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domenica 19 febbraio 2012

Gothian. Capitolo 14. L'imperatrice Ellis: i delitti della Vedova Nera


Il Consiglio dei ministri era riunito per discutere, in presenza dell'Imperatrice Vedova, la questione del rapimento della principessa Alienor.
Ellis era vestita a lutto, e pareva profondamente dispiaciuta e commossa.


Ai suoi lati erano presenti il senatore Fuscivàrian e l’eunuco Bial, ministro dei Servizi  Segreti.
Il primo ministro, Rowland Tucker, fedelissimo di Ellis, sedeva all'altro capo del tavolo, assorto e quasi seppellito da una grande quantità di pergamene e registri, e il suo viso quadrato appariva sofferente e in vistoso imbarazzo. Gli altri membri del Consiglio erano silenziosi e dimessi.
«Ehm…»  esordì Rowlan Tucker con voce bassa e incerta «Vostra Maestà…» pausa e sospiro «a nome di tutto il Consiglio, esprimo il mio profondo dolore per il rapimento della principessa Alienor di Alfarian, per opera di una banda di pirati, e per l'assassinio dei membri dell’equipaggio della nave ammiraglia Dolce Ellis»
Si fermò a guardare i volti impassibili dei presenti e poi, dopo un ennesimo sospiro, continuò:
 «Il resoconto degli avvenimenti è stato stilato in base alle testimonianze dei capitani delle navi della flotta Alfar, che scortavano la nostra ammiraglia» altra occhiata veloce al Consiglio e altro sospiro «Secondo tali testimonianze non si era mai vista prima d’ora una flotta pirata di tali dimensioni... » A questo punto Tucker parve perdere il filo del discorso, e i suoi occhi piccoli e infossati fissarono il vuoto per alcuni istanti, mentre la bocca si chiudeva in una linea sottile, e le gote flaccide si agitavano in un leggero tremolio.


«Ora io mi chiedo…» riprese con grande sforzo e voce ancor più rauca «e vi chiedo… ehm… come è stato possibile che i pirati fossero a conoscenza del fatto che proprio quel giorno a quella tale ora sarebbe passata la flotta che scortava la principessa Alienor?»
Si fermò e si schiarì la voce, osservando le reazioni del Consiglio.
Il senatore Fuscivarian era immobile come una statua di sale e dal suo volto rugoso non traspariva la minima emozione. L’eunuco Bial, con gli occhi truccati di bistro fissava le proprie unghie laccate. 
I ministri guardavano con immotivato interesse il tavolo, il pavimento o il soffitto, oppure le finestre o le porte.
«La sparizione dell’ammiraglio Travemund rende ancora più difficile il compito di dare una risposta plausibile. Propongo quindi che sia istituita una commissione d’indagine guidata dal più autorevole e neutrale esponente del nostro Senato, il qui presente Sibelius Fuscivarian»
Molti ministri annuirono e il senatore Fuscivarian parve approvare con un quasi impercettibile cenno del capo questa affermazione.

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Tucker sapeva che non c'era altra soluzione.
Fuscivarian ci è ancora utile, e in questo momento è l'unico che ci può garantire il completo insabbiamento delle indagini.
Il Primo Ministro trasse un sospiro di sollievo e guardò con deferenza l’Imperatrice.
Vedete, Maestà, come mi sono prodigato per  voi?
Ma il viso di Ellis rimaneva impostato sull’espressione di sofferente cordoglio che aveva fin dall’inizio della riunione, come se tutte le cose dette dal Consiglio non la riguardassero minimamente.
«Ora» riprese Tucker, di nuovo teso «C’è da affrontare il problema delle nozze mancate di Sua Maestà Imperiale Elner XI, e dei rapporti con il Regno degli Alfar»
Questo era il punto più controverso, e infatti il silenzio divenne totale.
Quell'idiota di Elner sta ancora festeggiando come se nulla fosse successo...

File:The Roses of Heliogabalus.jpg

Tucker sapeva che su questo punto si stava giocando non solo la sua carriera, ma la sua stessa vita.
«Ehm… sono stato informato del fatto che una parte del Senato Imperiale ha richiesto ed ottenuto con voto di maggioranza un ordine del giorno…ehm… che solleciti Sua Maestà Elner XI affinché prenda comunque moglie al più presto per garantire ... la linea di discendenza primogenita della dinastia Eclionner…»
E qui Tucker guardò Fuscivarian
Questa è un'altra tua gatta da pelare.
Il vecchio senatore era profondamente assorto, tanto da apparire quasi addormentato.
Ellis rimaneva imperscrutabile.
«Inoltre, ho qui una richiesta del Re degli Alfar di discutere le condizioni per il rilascio di sua figlia Alienor e in caso di… ehm… di esito infausto… c’è anche un… come dire…un eventuale… ipotetico, s’intende…rischio di ritorsioni militari...»
Ancora silenzio imbarazzato del Consiglio.
Maledizione Ellis, parla, aiutami!
Ma la Vedova Nera non dava segno di vita.


«E’ quindi puramente come atto dovuto, puramente formale, che io…io » balbettò il Primo Ministro con voce implorante «cioè… il Consiglio... si pronunci su questi temi di grande… di enorme… come dire…»
A questo punto Ellis intervenne per porre fine a quella scena pietosa.
Sollevò la mano destra per comandare che si facesse silenzio. Poi,  rimanendo a capo chino, con voce serissima e ferma, dichiarò: 
«Sebbene ancora distrutta dal dolore, ho trovato la forza di partecipare a questo Consiglio, e di valutare le questioni all'ordine del giorno»
Sollevò lo sguardo :
«Quanto al primo punto, ho piena fiducia nella commissione d'indagine - e qui fissò con aria minacciosa il senatore Fuscivarian - e non intendo interferire con i suoi lavori»


Tucker la guardava con  ammirazione:
Il ruolo della donna in lutto le si addice, è nata per recitarlo...
Ellis gli lanciò uno sguardo d'intesa:
«Riguardo alle nozze di mio figlio, invito il primo ministro a riferire al Senato che Elner XI confida nella liberazione della principessa Alienor e ritiene offensiva l'idea di pensare a un altro fidanzamento»
Tutti annuirono con decisione.
 «Sarà fatto, Maestà» garantì Tucker, pensando alla genialità di quel piano. Il rapimento impediva nel contempo le nozze con Alienor e qualunque altro fidanzamento, lasciando alla Reggente tutto il tempo per consolidare il proprio potere.
Ellis riprese la parola: «Circa il terzo punto, sono certa che la prima preoccupazione di re Kerelic di Alfarian sia quella di concentrarsi sul ritrovamento di sua figlia, piuttosto che muovere guerra al nostro Impero. Si riferisca al Senato che qualsiasi voce di intervento militare è completamente infondata»
Tucker rispose con un inchino, in segno di totale sottomissione.
 Provava, nei confronti della sovrana che lo aveva scelto come Primo Ministro, un misto di paura e di attrazione.
Ripensò alla prima volta in cui, un ventina d’anni prima, aveva incontrato Ellis Eclionner, all’epoca ancora adolescente e poco influente rispetto al resto della dinastia.
Già allora aveva una predilezione per il nero. Pareva che si stesse preparando ai funerali di tutte le future vittime dei suoi complotti.


A quei tempi era impiegato presso la Cancelleria, dove passavano tutti i segreti dell'Impero.
Ellis aveva bisogno di lui per ottenere informazioni, e lui aveva bisogno di lei per accrescere il suo potere, in quanto i suoi avversari erano vicini ad altri esponenti della dinastia.
Su quanti cadaveri siamo dovuti passare, Ellis!
A volte Tucker provava qualcosa di simile al rimorso, ma lei gli ripeteva le stesse parole:
 “La nostra è una guerra, e le guerre non si vincono con le buone maniere”.
Il fine giustificava i mezzi. E quel fine era il Trono.
Il gioco del Trono era tutto per lei, e Tucker era stato contagiato da questa smania di ascesa politica, quasi fosse una febbre, o una sete insaziabile. 
Ma ci fu una volta in cui il suo lutto era sincero.
Lo ricordava con precisione. Era il giorno in cui avevano riportato a Lathena il presunto corpo di suo fratello, il principe Masrek.
Di quella vicenda si era occupato l'eunuco Bial.
Il rapporto ufficiale diceva che Masrek era stato ucciso ad Elenna sul Dhain ed il suo corpo era stato preso in consegna dal capo dei disertori, detto "lo Sciancato".
Nel rapporto ufficioso, però, Bial aveva sostenuto tutto il contrario.
Non c'erano prove sufficienti per identificare il cadavere, mentre al contrario c'erano molti motivi per ritenere che lo Sciancato, di cui si sospettava la reale identità, avesse deliberatamente inscenato il tutto per proteggere Masrek attribuendogli una nuova identità.
"In ogni caso, io l'ho perduto per sempre". 
Quello era stato il commento di Ellis..
Il suo dolore era immenso.
 Al funerale era sinceramente provata ed angosciata
Dopo la cerimonia si era recata nella sua villa sulla scogliera, a picco sul mare. 
Lui era stato convocato, ed era andato subito da lei.
La trovai ai bordi del burrone, appoggiata ad una lapide, con il vento che le scompigliava i capelliGli era parsa come una divinità offesa, una statua che dominava gli elementi dall’alto del promontorio. Aveva in mano una rosa nera, e la stava gettando in mare.


Quando si era voltata, lui aveva visto un'espressione di dolore e insieme di determinazione nei suoi occhi color indaco, che parevano scuri come la notte, e fissi, quasi osservassero una realtà diversa e cupa, che solo lei poteva vedere.
Era bellissima…e terribile... e disperata…



N.d.A.

Ellis Eclionner nella prima foto è rappresentata da Romy Schneider nei panni dell'imperatrice Sissi (Elizabeth von Wittelsbach) sovrana d'Austria e Ungheria.

domenica 29 gennaio 2012

Gothian, Capitolo 1, Ellis Eclionner: Bellezza, Potere e Delitti di un'Imperatrice



Lathena, 25 giugno 999 dalla fondazione dell'Impero Lathear (I.L.)17 anni dopo il matrimonio dei Conti di Gothian, nell'anno della Primavera di Sangue.


Data: 25 giugno dell'anno 999 dalla fondazione dell'Impero Lathear (I.L.)17 anni dopo il matrimonio dei Conti di Gothian, nell'anno della Primavera di Sangue.

Alla base della Piramide Imperiale, in fondo all’immenso salone delle udienze pubbliche, vi era una scalinata, alla cui sommità risplendeva il Trono del Sole, d'oro massiccio decorato e consacrato al dio Eclion.



Lassù, a malapena, si poteva scorgere, avvolto in pesanti vesti di seta e pietre preziose, un esile ragazzo di diciannove anni, che dormiva beatamente. La sua testa era reclinata sulla spalla sinistra, sulla quale ricadevano i lunghi capelli neri dai rilessi blu, tenuti fermi da un diadema aureo tempestato di scuri zaffiri color indaco. 
«O Figlio del Sole, noi ti supplichiamo!» dichiarò, genuflesso, a grande distanza dal trono, un vecchio ambasciatore, dalla pelle olivastra e dall’aria afflitta: «La siccità sta bruciando tutto il nostro raccolto, e noi siamo ridotti alla fame!» 
Era difficile che la sua voce potesse essere udita fino in cima trono, e infatti l’unica risposta del giovane fu un russare sommesso e discreto, ma persistente. 
«O Figlio del Sole, sfama i tuoi sudditi che muoiono a causa dell’ira di Eclion per i peccati commessi dagli impuri! Perché se il dio Sole ci manda la siccità, non è per punire noi devoti, ma gli empi che ovunque e persino qui, nella Città Santa, hanno peccato nel delitto e nella fornicazione!» 
Non ci furono reazioni da parte del ragazzo addormentato, né la corte se li attendeva da lui, che pure formalmente era l’Altissimo, Sua Celeste Maestà Imperiale Elner XI Eclionner, imperatore dei Làthear, Signore del Continente Centrale e Discendente del dio Eclion.
«O divino, aiutaci! Eclion lo Splendente ha revocato il Mandato Celeste alla Dinastia! Se vuoi placare la sua ira, assisti i tuoi sudditi fedeli e punisci gli empi e i depravati, che affamano il popolo e che anche in questa santa corte hanno corrotto i costumi… » 
I cortigiani non sapevano dove guardare, ma attendevano l'inevitabile. E l'inevitabile avvenne.
«Adesso basta! » tuonò una voce femminile decisa e potente da un solido seggio di granito scuro ai piedi del sontuoso trono dorato. Seguì totale, e il supplicante si prosternò a terra. 
         La donna era alta e snella, sui trentacinque anni, vestita di abiti scuri, vedovili, ma ricercati, che facevano risaltare la sua bellezza inquietante. Era lei, l'Imperatrice Vedova, detta anche la Vedova Nera.



La prima cosa che colpiva in lei era la chioma di capelli neri lisci, con riflessi blu scuri, che toccavano terra e che risaltavano nel viso sensuale. Poi gli occhi, spietati, fermi, irremovibili.
«Date a questo plebeo venti monete d’oro e venti frustate. Così non dimenticherà la generosità della Dinastia e si ricorderà che le prediche, qui a Palazzo, le possono tenere soltanto i vescovi!» 
Il vecchio, terrorizzato, cercò di scusarsi: «Perdonami, o divina Ellis… sono il tuo umile servo… abbi pietà… » 
La donna fece cenno alle guardie di sbrigarsi, e mentre i pretoriani portavano via il vecchio supplicante, si rivolse al Maestro del Cerimoniale: «Chi è il prossimo?»
Nessuno si fece avanti. Il Gran Ciambellano dovette intervenire: «Vostra Maestà, ci sarebbe l’ambasciatore della tribù dei Songu, per quella disputa con la tribù degli Hazli. Il conflitto è… » 
Ellis sollevò una mano.
«Non mi interessa un accidente di quei selvaggi! Prendete i due ambasciatori e se si rifiutano di fare la pace, date venti frustate a entrambi e rispediteli al loro sudicio paese!» 
Il Ciambellano chinò il capo, con costernazione: «Ai tuoi ordini, o sacra Ellis» 
Poi la donna guardò, con irritazione, in alto verso il trono dorato, dove suo figlio continuava a russare, e poi, rivolta al pubblico, sentenziò: «Queste ridicole questioni annoiano Sua Maestà». 
Poi si avvicinò al Trono del Sole, salì i gradini fino ad arrivare ai piedi del giovane sovrano, finse si inchinarsi e di baciargli l’anello di zaffiro. In realtà gli diede un morso nel dito, che lo fece sobbalzare e svegliare di soprassalto, terrorizzato: «Eh… cosa...»
«Taci e fai quel che ti dico, idiota!» sibilò Ellis e poi, ad alta voce: «O Figlio del Sole, illuminaci con le tue sante parole!»
«Cosa devo dire, madre? » sussurrò Elner XI stropicciandosi gli occhi. 
«Dichiara chiusa l’udienza. Per oggi ne ho avuto abbastanza di ascoltare questi straccioni!» 
L’imperatore obbedì alla madre, come era sua abitudine fin da quando era nato. 
Seguì un silenzio imbarazzato rotto solo da una protesta dell’Arcivescovo di Lathena, il magro Cardinale Augustin Arenga: «Ehm... venerabile Ellis…la città santa sta traboccando di pellegrini giunti per vedere il Sommo Sacerdote». 
Ellis dominò la sua rabbia: di fronte al Clero di Lathéna, che venerava il dio del sole, Eclion lo Splendente, persino il potere imperiale incontrava dei limiti.: «Eminenza…se i pellegrini sono venuti qui per vedere il Sommo Sacerdote e non l’Imperatore, è al Sommo che spetta l’onore e la gioia di ospitarli» 
La sfumatura ironica della frase non passò inosservata, e molti ridacchiarono, ma il Cardinale con un mezzo inchino rispose impassibile: «Gli alloggi di proprietà del Santo Clero sono già colmi della devozione dei nostri pellegrini, o venerabile Ellis» 
Gli occhi dell’imperatrice parvero scintillare di pagliuzze blu scure: «Che soluzione propone Vostra Eminenza? » 
Con un sorriso forzato, il Cardinale Arenga dichiarò: «Se la Corona ci fornisse i mezzi finanziari per poter compensare i proprietari delle locande, potremmo forse riuscire a… » 
Ellis guardò verso i ministri più eminenti per trovare alleati e infatti una voce si levò: «Le casse dello Stato sono vuote!» fu il secco commento del ministro delle finanze «Mentre non si può dire altrettanto di quelle del Clero!» 
La Reggente sorrise: adorava mettere l’uno contro l’altro i vari cortigiani. Era il modo migliore per scaricare tutte le colpe sugli altri ed evitare che si formassero alleanze contro di lei. 
In questo modo, da anni, Ellis Eclionner era riuscita a dominare indiscussa su tutto l’Impero. La sua ascesa al potere era incominciata quando suo nonno paterno Wechtigar XVI Barbablù era morto dopo aver bevuto un calice di vino, nell'anno della Primavera di Sangue.



             La sua morte era avvenuta pochi mesi dopo che il figlio Sephir e il nipote Masrek erano stati dichiarati morti in guerra.



 Il Trono era così passato a Elner X, di cui Ellis era cugina e consorte da meno di un anno. 
Non era stato propriamente un matrimonio d'amore, ma  otto mesi dopo le nozze, con leggero anticipo, era nato il futuro Elner XI.
Due soli mesi era durato il regno di Elner X, deceduto improvvisamente, sempre nell'anno della Primavera di Sangue,  lasciando Ellis come unica reggente e detentrice del supremo potere, che esercitava con l’aiuto del fedelissimo eunuco Bial, capo dei Servizi Segreti, del senatore Sibelius Fuscivarian, suo nonno materno e del primo ministro, il burocrate Rowland Tucker. 
Quando era vivo Elner X, e persino negli ultimi anni di regno del vecchio Wechtigar, Ellis aveva mantenuto un profilo basso, ma era una finzione necessaria per non essere sospettata di nulla.
Ripensava spesso a quella sua rapida ascesa e si ripeteva che:
Il potere deve spettare a chi ha la forza per prenderlo e l'astuzia per conservarlo! 
Suo padre, il principe della corona Sephir Eclionner, era stato, almeno ufficialmente, ucciso da lord Fenrik Steinberg, Conte di Gothian, durante la battaglia di Elenna sul Dhain, nell’anno della Primavera di Sangue.



Di questo omicidio non potranno certo accusare me! Almeno non direttamente...
In seguito, pochi giorni prima del decesso di Wechtigar XVI, era stato dichiarato "defunto" anche il fratello di Ellis, il principe Masrek, il cui presunto cadavere era stato fatto ritrovare, dietro lauto compenso, nei pressi di Lathena, da una banda di disertori agli ordini dello Sciancato, un sopravvissuto alla battaglia Elenna sul Dhain, che aveva incominciato a delinquere in quei mesi.
E' stato lo Sciancato! E' lui che si è macchiato le mani di sangue! E non si sa nemmeno se quel sangue fosse veramente di mio fratello.
La madre di Ellis e Masrek, Wensy Fuscivàrian, la dolce principessa della corona, tanto amata dal popolo, era distrutta per il dolore del figlio prediletto, dopo quella del marito. Pochi giorni dopo era stata trovata morta ai piedi di una torre, dalla quale, presumibilmente, si era gettata per la disperazione.
Adorava Masrek, come tutti, e ignorava me... non ho motivo di averne pietà... per quanto...
Non terminò il pensiero che la sua coscienza le aveva ispirato. Sarebbe stato troppo ammettere che forse non si era trattato di suicidio, e che probabilmente lei, Ellis, avrebbe potuto impedire quella morte, se solo avesse voluto.
I lutti si erano succeduti uno dietro l’altro, lasciando Ellis sola e indiscussa guida suprema della Dinastia e dell'Impero, seppur con la finzione della Reggenza. 
E' stata la volontà di Eclion!
Ellis se l’era ripetuto talmente tante volte, negli ultimi diciotto anni, che ormai si era convinta della indiscutibile verità di quelle affermazioni. 
Dopotutto il suo destino le era stato profetizzato quando ancora era una bambina. 
Sovrana tu sarai, fino a quando non giungerò la Fanciulla Dorata delle Nevi e ti porterà via tutto ciò che hai di più caro e sacro... oh,ma che sciocchezza!
Ellis non credeva alla profezia del suo anziano precettore, padre Izùmir Mollànder, un sensitivo e occultista, divenuto poi Priore della Grande Canonica, il più prestigioso ordine sacerdotale del Clero di Lathena. 
In realtà alla sovrana piaceva solo credere alle parti “fauste” della profezia, mentre riguardo alle parti “infauste”, si sforzava di dimenticare ciò che non avrebbe mai voluto sentirsi dire. 
La sua forza era sempre stata la capacità di convincersi dell’assoluta giustezza delle cose che le facevano comodo e della totale infondatezza di tutte le altre. 
Da questo traeva origine l’energia implacabile con cui, fin da ragazzina, aveva perseguito e puntellato la sua inarrestabile ascesa al potere, nonostante le minacce sia interne che esterne all’Impero e alla Dinastia. 
Era necessario! Solo io potevo salvare l'Impero dalla disgregazione!
Persino la stupidità di suo figlio Elner XI era diventata una risorsa per lei: solo così poteva esercitare la reggenza senza alcun disturbo.Quel pensiero la entusiasmava.
Io sono la discendente del Sole Eclion! La Predestinata secondo l'Antico Patto! Colei che unificherà il Continente e il mondo intero sotto un'unica bandiera!
E guardò la statua dorata di Eclion, perdendosi nella sua scintillante bellezza.