Visualizzazione post con etichetta colonia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta colonia. Mostra tutti i post

mercoledì 25 aprile 2012

Gothian. Capitolo 47. Ellis rivede suo padre Sephir Eclionner


L' "ospite di riguardo" era atteso da due giorni.
Nel quartier generale delle legioni imperiali, a Colonia Fluvia, aleggiava un certo nervosismo, considerata la cattiva fama di cui godeva il personaggio in questione.
Ellis Eclionner non aveva alcun desiderio di rivederlo, specialmente in quel momento, quando finalmente la sua storia proibita con Masrek era ricominciata.
Loro padre li aveva già divisi una volta e lo avrebbe fatto ancora, pur di evitare scandali.
Però ha bisogno delle mie quindici legioni. 
Di sicuro non gli interessava rivedere una figlia di cui non gli era mai importato niente. 
Ellis non si faceva illusioni in merito, mentre attendeva, davanti alle porte della città, l'arrivo di suo padre.


Sephir Eclionner, detto lo Sciancato, aveva perso i suoi diritti sulla corona imperiale dopo la vergognosa sconfitta di Elenna sul Dhain, nell'anno della Primavera di Sangue. Aveva violato l'Antico Patto, e il Conte Fenrik l'aveva punito sconfiggendolo e ferendolo gravemente in duello, ma l'aveva lasciato in vita, per non incorrere nelle ire del demone Eclion.
Ma ormai il Millennio ormai era scaduto, e con esso l'Antico Patto.
 Sephir era finalmente libero di giocare a carte scoperte la sua partita per impadronirsi del Trono che gli era stato negato.
 Tramite la sua organizzazione criminale, la Piovra, governava già vaste zone comprese tra la Federazione Keltar e l’Impero Lathear.
Ellis conosceva ormai tutto questo nei dettagli.
Eccomi qui costretta di nuovo a fare politica, quando credevo di essermi liberata per sempre del Gioco del Trono. Ma non c'è altra scelta: devo tenere a bada le ambizioni di mio padre, se voglio sostenere mio fratello.
Vide di lontano il corteo che si avvicinava.
Per essere un fuorilegge, Sephir Eclionner si muoveva fin troppo apertamente, ma ormai si era in tempi di guerra, e la Federazione Keltar era diventata una "terra di nessuno", stretta tra la calata degli Albini del Conte Fernik e l'avanzata delle truppe imperiali Lathear dal sud.
Sephir Eclionner voleva la rivincita.


Per ricevere suo padre, Ellis aveva scelto un aspetto sobrio, ma non dimesso.
Devo tenergli testa. 
Non sarebbe stato facile, perché lo Sciancato era un uomo di grandissima astuzia, e si diceva che fosse impossibile ingannarlo.
Ma io sono sua figlia, e sono più astuta di lui, perché in me scorre anche il sangue dei Fuscivarian.
Quando il corteo si avvicinò alle porte di Colonia Fluvia, Ellis si fece avanti, seguita dalla sua scorta, e raggiunse le truppe con la livrea della Piovra.
Ci sono anche uomini con la bandiera dell'Alleanza di Tupile... i pirati! 
Aveva sentito voci sul fatto che Vyghar di Linthael e Alienor di Alfarian si trovassero poco distanti, presso la Contea di Keltar Senia.
Facciano pure, ormai non sono più un mio problema...
Il vero problema era cercare di evitare di essere schiacciati nella morsa tra Fenrik e Marigold.
Quando il comandante della scorta di Sephir Eclionner si fece avanti, Ellis pronunciò un breve discorso:
«Cari amici, sono felice che la dinastia Eclionner si possa riunire in questo luogo neutrale, per superare le antiche divisioni e fronteggiare la minaccia dei nostri comuni nemici»

Camelot Series

Poi fece cenno di seguirla all'interno della città fortificata.
Con una certa apprensione guardò la carrozza che trasportava suo padre. Aveva le tende chiuse.
Nessuna curiosità da parte sua. Non devo attendermi niente.
Aveva preferito affrontare questo incontro da sola. La presenza di Masrek avrebbe  infastidito il vecchio. Eppure Ellis sentiva che ormai senza il sostegno del fratello-amante, non sarebbe riuscita più a fare nulla, anche se dall'esterno la sua immagine poteva ancora apparire quella di una sovrana.

Camelot series, Morgan

Dopo che furono entrati a Colonia Fluvia, attese che il padre fosse aiutato a scendere dalla carrozza. 
Sapeva che la ferita alla gamba, dopo il duello col Conte Fenrik, lo aveva reso zoppo e di conseguenza anche affetto da artrosi e scoliosi. Era per questo che lo chiamavano "lo Sciancato".
Quando il padre scese, Ellis rimase sorpresa, nel vederlo vestito in modo elegante e sontuoso, con tanto di toga purpurea, chiaro simbolo della dignità imperiale. 
Mi pare che sia molto meno "Sciancato" di quel che ha voluto farci credere.
Quel pensiero fu confermato dal fatto che Sephir si avvicinò senza bisogno di aiuto, appoggiandosi solo ad uno scettro molto raffinato, sempre per rimarcare i suoi diritti al Trono.
Si guardarono freddamente per alcuni istanti.
«Padre, vi do il benvenuto a Colonia Fluvia» furono le poche parole imbarazzate di Ellis, di fronte al gelo del genitore che non la vedeva da vent'anni.
Sephir mantenne la sua tipica espressione cupa e sdegnosa:
«Lasciamo da parte i convenevoli, figlia! Per quelli ho mandato avanti Masrek, e lui basta e avanza!»
Quelle parole furono come una pugnalata alla schiena, perché contenevano anche una frecciata esplicita riguardo al rapporto tra lei e suo fratello.
«Come volete, padre! Immagino siate stanco per il viaggio, vi mostro i vostri alloggi...»
Il vecchio le afferrò un braccio.
«Non c'è tempo! Dobbiamo passare subito all'azione, prima che Fenrik ci piombi addosso! C'è un conto in sospeso tra me e lui!»
Le unghie del padre le si conficcarono nel braccio come artigli, mentre lui si sorreggeva col bastone del comando. Aveva ancora molta forza, nonostante tutto.
Ellis provò repulsione:
«Lo so. Ma non crediate che l'appoggio delle mie legioni sia gratis!»
Lui allora si voltò e sogghignò:
«Ah ah, adesso riconosco mia figlia! Potrai ingannare gli altri con il tuo pentimento e la tua bontà ritrovata, ma non me!»
Ellis non sapeva se temere o compatire quel vecchio rancoroso. Ma una cosa era certa: doveva sopportarne la presenza, se voleva riuscire a salvare il Continente da minacce più grandi.
«Vi offro l'appoggio delle legioni in cambio di una sola cosa, ben precisa. Voi non dovrete più intromettervi nei rapporti tra me e Masrek!»
Sephir riprese la sua espressione disgustata.
«Ti stai vendendo per un ben misero piatto di lenticchie! Ma ormai il disonore che hai gettato sulla mia stirpe è tale che non farà alcuna differenza se tu e tuo fratello vi renderete ulteriormente ridicoli agli occhi del mondo. Ormai siete esclusi dalla successione. Io assumerò il comando di dieci legioni. Le altre cinque, tu e il tuo patetico amante le andrete ad offrire a Marvin Vorkidian, che adesso si trova a Floriana sull'Amnis!»
Ellis si sentì punta sul vivo.
Regalare le mie truppe al Mezzosangue? Al figlio della mia rivale in amore?
Per un attimo parve ritornare la terribile Vedova Nera del passato.



Rimase in silenzio per alcuni istanti, cercando di far sbollire la rabbia.
L'unica cosa che contava era che Masrek stesse con lei. Il resto non contava niente. Non aveva altra scelta che accettare:
«E va bene! Se è destino che Marvin Vorkidian possa essere in grado di proteggere il Continente centrale dal Conte di Gothian, allora io sarò al suo fianco!»
Sephir la fissò minacciosamente:
«Lo spero, per il tuo bene! E' la tua ultima occasione per farti perdonare le tue colpe e i tuoi scandali! Io resterò qui a coordinare le operazioni, in diretto contatto con i Servizi Segreti del tuo eunuco. Ma siccome non mi fido di te, ti affiancherò alcuni miei fedelissimi, tra cui l'ottimo padre Rudo Ulùme, una tua vecchia conoscenza!»



Il sacerdote uscì in quel momento dalla carrozza, e fece un breve inchino di fronte all'ex imperatrice. 
«Chi non muore si rivede, caro Ulume! Siete stato fortunato a scampare all'incendio della Grande Canonica!»
Il prete non si scompose.
«Spero che voi non commettiate l'errore della Contessa di Gothian, che ha sottovalutato i poteri del mio maestro, il priore Mollander. Io posso esservi molto utile contro le necromanzie del Conte Fenrik. E' da una vita che mi sto preparando per affrontarlo!»
Ellis annuì. 
«Il priore Mollander è stato il mio precettore, ed ho un debito verso di lui.  So che il suo spirito continua a vivere dentro di voi, padre Ulume, e questo mi basta»
Poi fissò il vecchio Sephir:
«Se non c'è altro...»
Lo Sciancato scosse la testa e si abbassò il cappuccio.
Ellis era disgustata dalla freddezza del genitore, ma non ne aveva più paura.
Dovrebbe farmi rabbia, ma ormai mi fa solo pena.
«Conducetelo ai suoi alloggi!» esclamò.
E se ne andò senza voltarsi indietro.



N.d.A.

Ellis Eclionner è interpretata da Eva Green nel ruolo di Morgana di Avanon nella serie "Camelot".
Sephir Eclionner è rappresentato come Balon Greyjoy in "A clash of Kings" di George Martin, da cui è stata tratta la seconda stagione della serie "A game of thrones", "Il trono di spade".
Padre Rudo Ulume è interpretato da Samuel L. Jackson in "Star wars".

giovedì 19 aprile 2012

Gothian. Capitolo 44. Ellis e Masrek si incontrano dopo 18 anni


Lo vide di lontano.
Se ne stava immobile, presso le rovine di un antico tempio, nelle vicinanze di Colonia Fluvia, il primo avamposto lathear nella pianura amnisiana.
Era la notte del 30 dicembre.
Per due giorni i diplomatici di Ellis avevano preparato l'incontro, dopo che le prime legioni imperiali avevano varcato la Sublime Porta, ed erano entrate nei territori della Federazione Keltar.
L'Eremita non si era opposto all'idea dell'incontro, anzi, aveva detto che era lì per questo.
Ora la osservava avvicinarsi, con uno sguardo attento, ma sereno.


Lei camminava sola, lentamente, con il cuore che batteva forte, e sentiva ardere in petto l'antica fiamma.
I lunghi capelli nerazzurri erano raccolti dietro la nuca, tranne due riccioli ai lati del viso. 


Sguardi.
Guarda, Masrek, sono qui per te.
Gli occhi di lei non poterono fare a meno di velarsi per la commozione, ma anche in quella condizione di esule e di supplice, manteneva un aspetto regale. 
Masrek la fissava in silenzio: c’era curiosità in quello sguardo, forse anche un po' di sorpresa.
Cosa si aspettava di vedere? Un fantasma, un demone, o semplicemente una donna invecchiata in solitudine?
Lacrime leggere le rigarono il bel viso, e con una mano cercò di nasconderle.
Voleva parlare, ma non ci riusciva.
Cosa sto aspettando? Forse un abbraccio che non arriverà?
Mentre si chiedeva questo, Masrek le fece cenno di fermarsi, e parlò con calma, cercando di non lasciarsi turbare dalle emozioni: 
«Ho atteso per diciotto anni questo momento, ed ora che sta accadendo, tutto mi pare diverso da come l'avevo immaginato. 
Mi aspettavo di vedere la Vedova Nera, assetata di sangue e di potere, inacidita dal tempo, dagli intrighi e dai delitti. 
E invece nel tuo viso rivedo l'espressione di fanciulla che avevi allora, quando il tuo volto era lo specchio dei miei sogni. 


Ellis, dove sono andati tutti questi sogni? Sono passati come la pioggia sulle montagne, come il vento sui prati. I lunghi giorni sono tramontati a ovest, dietro la linea dell'orizzonte, nel nulla...»


Lei avrebbe voluto parlare, ma vide che lui non aveva ancora concluso il suo discorso. E infatti egli riprese:
«Ho passato diciotto anni da solo, a fare l'inventario delle cose perdute, soffocando l'urlo dei rimorsi nella consolazione di poterti dare la colpa di tutto. 
Sarebbe stato più facile se avessi potuto leggere il rancore nei tuoi occhi: avrei potuto rispondere con altrettanto rancore!
E invece ora mi fa disperare la visione di te, che piangi mentre mi guardi, fragile come ramo spezzato, e il pensiero di me che non so dirti altro, se non che questa non era certo la vita che sognavamo per noi. Ma ora è tardi, sempre più tardi...»
«No… non è tardi! » implorò Ellis «non è ancora finita la nostra storia! Non è mai finita, non finirà mai...»
Non riuscì a dire altro perché il pianto le aveva alterato la voce.
Cercò di fare un passo verso Masrek.
«Ellis!» la fermò subito lui «devi sapere che c'è stata un'altra donna nella mia vita...»
Lei scrollò le spalle, come se la cosa non avesse la minima importanza.
C'è stata... quindi non c'è più... 
Accennò un timido sorriso.
Masrek lo ricambiò e riprese a parlare:
«Dopo di lei, ho vissuto da Eremita. Ho passato le mie giornate come sabbia nel deserto. C'era meno aridità nelle rocce che nel mio cuore.
 Non avrei mai dovuto lasciare Lathena, abbandonare te e nostra madre... Vi ho lasciate sole: avrei dovuto consolarvi e invece ho permesso che Fuscivarian vi usasse per i suoi scopi. Non mi danno pace né pietà le voci dei rimpianti e pentimenti…»
Ellis agitò le mani come per dire che tutto questo ormai apparteneva al passato.
Lui allora, con un filo di voce, disse:
«C'è un'ultima cosa che forse ancora non sai: io ho sposato quella donna, e ho avuto un figlio da lei...»
Ellis sgranò gli occhi.
Bial non gliel'aveva detto, ma i Servizi Segreti avrebbero dovuto saperlo!
Non ne ha avuto il coraggio. Credeva che sarei impazzita del tutto se avessi saputo... o forse c'era qualcosa di più? Forse questo figlio era sotto la protezione di qualcuno più potente di me...
Guardò suo fratello con preoccupazione:
«Chi è la donna che hai sposato?»
«Una nobile Keltar... ero andato da lei per discutere di questioni politiche e religiose, prima di raggiungere nostro padre a Elenna sul Dhain...»
Ellis sospirò.
Aveva capito. Avrebbe dovuto capirlo molto prima. Gli indizi c'erano tutti. 
Bial glieli aveva mostrati separatamente, come tessere di un mosaico.
Aveva fatto il suo dovere.
Sono stata io a non voler mettere insieme quei tasselli. La vista di quel mosaico mi avrebbe uccisa. Eppure il mio inconscio l'aveva capito, e dentro di me stavo morendo.
Gli espresse le sue conclusioni:
«Tu sei il padre di Marvin Vorkidian, vero? Il giovane che Mollander voleva mettere sul Trono del Sole al posto di nostro figlio... ora capisco perché anche nostro padre lo appoggia. Ma sai una cosa? Non me ne importa niente! Se Marvin vuole il Trono, che vada a prenderselo! Elner ha fatto già la sua scelta: ha voluto Marigold al suo fianco e ha esiliato me. E' tempo che impari a cavarsela da solo...»
In quel momento iniziò a piovere.
Anche gli Dei partecipano al mio dramma!
La pioggia scendeva su di lei come un pianto universale.


Lui fece per parlare ma lei lo fermò.
«Ascoltami, Masrek...  tu sei l'unica persona che conta nella mia vita. Una vita che forse era già scritta male in me, prima ancora che nascessi…come un soldato scelto nell'esercito perdente...»
Lui scosse il capo:
«Ora sei troppo severa con te stessa!»
Lei  alzò l'indice della mano destra:
«No, lasciami finire… io ho sulla coscienza molti morti, ed ho creato le premesse per una guerra che scuoterà tutto il Continente... non sarò mai troppo severa con la mia anima dannata...»
Si guardarono di nuovo negli occhi, con la consapevolezza della difficoltà estrema di quel momento storico, che andava oltre le loro tragedie personali.
«Ellis, dimmi che possiamo ancora impedire questo bagno di sangue!»
Lei scosse la testa: 
«Guardami... e dimmi cosa vedi! Anzi, te lo dico io: una esule sconfitta... Masrek... io non conto più niente!»
Lui rimase assorto, e poi rispose:
«Ma hai ancora quindici legioni ai tuoi ordini! E nostro padre comanda una associazione segreta molto potente: se uniamo le nostre forze...»


Lei mostrò un'espressione delusa:
 «E' per questo che sei qui, vero? Per le legioni? E' nostro padre che ti manda...»
La voce di Ellis era più triste che arrabbiata.
Masrek dovette annuire: 
«Sono qui anche per questo, ma non solo per questo! Ho bisogno di te... di te come persona, mi capisci? Ho capito che tu sei l'altra parte di me, e che solo insieme possiamo sentirci completi»
Lei fissò la pioggia.
«E’ freddo» commentò distratta.
Lui allora le si avvicinò.
I loro occhi si incontrarono di nuovo. 
I loro corpi si avvicinarono ancora.
E finalmente si abbracciarono.


Masrek la stringeva fortissimo, e la accarezzava.
Mi desidera ancora...
Quando finalmente tornarono a guardarsi, lei sorrise:
«Io ho una sola confessione da farti, Masrek. L'unica persona, diversa da te, che abbia mai amato veramente, è il mio eunuco, Bial: ti rendi conto? Amare un eunuco!»
Risero.
Per un attimo ad entrambi tornò in mente l'ultima volta in cui avevano riso insieme.
Era stato il famoso giorno della passeggiata ai margini del deserto, a sud di Lathena.


Il giorno del loro primo bacio, e del loro amore proibito.


Quel ricordo li rasserenò.
Lui assunse un tono scherzoso: «Ma com’è possibile che tu non ti sia più innamorata di altri uomini? Non è normale…»
Ellis rise:
 «Ah! Normale! Cosa ci può essere di normale nella vita di un Eclionner?»
Anche Masrek rise:
«Forse anche parlare in una notte di fine dicembre sotto la pioggia non è molto normale... magari se ci mettiamo al riparo forse...»
La prese per mano e la condusse in punto dove l'edificio era rimasto in piedi.
Si abbracciarono di nuovo, e poi, come vent'anni prima, con la stessa passione di allora, si baciarono.
 





mercoledì 11 aprile 2012

Gothian. Capitolo 40. Ellis e Bial: l'addio.


Da quando era giunta alla Vedetta Lathearica, Ellis Eclionner aveva trascorso molti giorni in volontario isolamento e meditazione.


La Vedetta era una fortezza situata in riva all'Oceano Orientale, a sud della Grande Muraglia e ad est dela Sublime Porta, tra la pineta e il mare. 


Era una costruzione antichissima, di grande fascino.


Il silenzio della stanza personale di Ellis, profumata di incensi, venne interrotto da una implorazione:
«Maestà, vi prego tornate in voi!»
 La voce dell'eunuco Bial era roca, ed egli si passava nervosamente le mani tra i lunghi capelli neri, che sul suo corpo snello e androgino lo facevano apparire una triste odalisca.


«Ho già deciso»
Nelle parole di Ellis c’era la tranquilla fermezza di chi aveva preso una decisone irrevocabile.
Bial non capiva.
Ellis, perché lo fai?
Provò a ripetere per l'ennesima volta le solite obiezioni.
«Mia signora, al di là della Grande Muraglia troverete solo nemici! Da decenni covano il desiderio di vendetta contro l'Impero. Non ci hanno perdonato l'aggressione ad Elenna sul Dhain, nell'anno della Primavera di sangue.»
La sovrana pareva una statua, nella sua bellezza sovrumana: il suo collo alto e sottile era coperto di ricami neri, ed il suo volto dai tratti aristocratici era immobile, e non lasciava trasparire emozioni.


«Non entrerò come una conquistatrice, ma come una supplice. Come ultimo mio atto politico, offrirò le mie legioni per proteggere la Federazione Keltar dalla grave minaccia che viene da Nord, da Gothian...»
L'eunuco non era convinto. Secondo i Servizi Segreti che lui dirigeva da diciotto anni, i Keltar non avrebbero affatto gradito che quindici legioni di Lathear alle dipendenze di Ellis varcassero la Sublime Porta per giungere in loro "soccorso".
Espresse questo suo pensiero all'impeatrice madre, la quale non si scompose.
«Mio padre e mio fratello mi aiuteranno»
«E come? Sono loro che hanno partecipato alla spedizione di Elenna sul Dhain! Le loro legioni hanno violato il patto! Hanno sulla coscienza la Primavera di Sangue!»
«E allora li aiuterò a ripulirsi la coscienza! E' la loro ultima occasione per redimersi, ed anche la mia»
La sua voce calma era qualcosa a cui Bial si doveva abituare, ma non ne avrebbe avuto il tempo.
Nobile semplicità e serena grandezza: Ellis non è mai stata così bella.
Bial non credeva di poter provare attrazione per una donna, ma avrebbe ingannato se stesso se non avesse ammesso che in quegli ultimi mesi ciò che provava per lei era diventato un sentimento importante.
Sapeva che ogni suo discorso ormai era inutile, eppure continuava a ribattere:
«Lo Sciancato e l'Eremita non sono affidabili. Mi è giunta voce che potrebbero persino sostenere un candidato al trono diverso da Elner. Siamo vicini a scoprire un segreto che ci è stato abilmente nascosto per diciotto anni. Masrek potrebbe aver avuto altri figli, forse anche legittimi!»
Ellis scrollò le spalle, e con un secco gesto del capo spostò i cepelli che le erano scesi sulla fronte.
«Masrek si trova a Colonia Fluvia. Tra pochi giorni gli parlerò e chiariremo tutto! Ho atteso fin troppo questo momento!»

L’eunuco scosse la testa: «Vi fidate troppo di Masrek. I tanti anni di eremitaggio potrebbero averlo cambiato. Se gli affidere il comando delle legioni, tutto il Continente sprofonderà nell’anarchia, e la Vedetta Lathearica brucerà come tutte le altre fortezze, fino alla stessa Lathena! »
Ellis annuì, con gli occhi lucidi: «Lathena… la città dai cieli di zaffiro… che io non vedrò mai più»


Quel tono così rassegnato e definitivo preoccupava l'eunuco più di ogni altra cosa.
«Voi potete vincere la guerra e tornare a Lathena da Imperatrice Regnante!»
La risposta di Ellis fu rapida e incontrovertibile:
«No! Lascerò ad altri il compito di vincere questa guerra, ammesso che vincere le guerre sia un merito. Ora io ora sono un’altra persona, ho altre speranze.  Devo porre rimedio a tutto il male che ho fatto. Ho commesso peccati imperdonabili, guidata solo dalla lussuria, dalla rabbia, dall’invidia, dalla superbia e dalla sete di potere! E ora cosa sono… Bial guardami mentre ti parlo! Guardami in faccia... non vedi i segni del male sul mio viso?»
Bial non li vedeva.
«Maestà, voi siete più bella che mai: non vedete che meraviglia vi restituisce il vostro specchio di argento?»
La donna scosse il capo: «Guarda meglio. Vedrai nel mio volto le ferite dell'anima»
Bial era sempre più sconvolto:
«Ma... se per caso Masrek non volesse collaborate? » si azzardò a chiedere, con un filo di voce.
Ellis pareva aver contemplato anche questa eventualità.
«Se lui non vuole, allora, per me, finisce qui» ebbe un attimo di smarrimento, poi: «Ti lascerò un testamento, ci saranno le mie ultime volontà, ed eredità per tutti, riconoscimenti e lasciti per ognuno di voi, e in particolare per te, amico mio. Io esco di scena, esco dalla Grande Storia, forse, ma non dalla storia di questa famiglia, gli Eclionner, che cercano un riscatto dopo mille anni di dispotismo e prevaricazione. Dobbiamo tutti pagare, ed io più di tutti gli altri!»
Parlava mantenendo gli occhi fissi, che non guardavano nulla, ma riflettevano la profondità del suo pensiero. Non c’erano più le pagliuzze violacee di rabbia, anzi, l’indaco degli Eclionner quella sera si era attenuato e addolcito in una sorta di color lavanda.
Bisognerebbe ritrarla ora, scolpirne ora l’effigie: rimarrebbe un’icona nei millenni.


«Non potete parlare sul serio, Maestà»
Ellis sorrise e gli accarezzò il volto: «Amico mio, qualunque cosa mi accada, racconta la mia vita ai posteri, fa’ che conoscano chi ero, nel bene e nel male, senza trascurare nulla. E’ l’ultimo mio desiderio, prima di iniziare questa avventura senza ritorno…»
Bial chinò il capo, per nascondere le lacrime che rigavano il suo ancor efebico viso da fanciulla: «Maestà… voi siete tutta la mia vita»
La sovrana finalmente lo guardò, e anche i suoi occhi blu si sciolsero in lacrime, ma continuò a sorridere nel pianto, e poi, abbracciò l’amico di sempre.
Si scambiarono, sussurrandole, parole dolcissime.
Poi Ellis abbandonò l’abbraccio e tornò ad essere statuaria e determinata:
 «Domattina mi guarderai per l’ultima volta mentre me ne andrò via. Ma non ti abbandonerò mai del tutto: entrerò nei tuoi pensieri, in una notte che non dormi, e mi sentirai vicina. Entrerò dentro ai tuoi sogni, quando sarà già mattino, e per quel giorno tu mi porterai con te...»


N.d.A.

Ellis Eclionner è ritratta in questo capitolo come una Dark Lady o una Dark Queen, una regina delle tenebre. Nei capitoli successivi sarà invece interpretata da Eva Green nel ruolo della fata Morgana di Avalon in "Camelot".
La Vedetta Lathearica è ispirata come posizione nella mappa alla città alta di Ancona e come roccaforte al Castello Aragonese di Ischia, che compare anche nella foto.
Lathena ha "i cieli di zaffiro" così come Bandalong, la capitale del pianeta Tleilax nell'universo di Dune di Frank Herbert, ha "i cieli carneliani" cioè del colore della corniola.
Il tema dell'espiazione delle colpe non solo proprie, ma anche degli antenati, avvicina Ellis Eclionner alla figura di Ermengarda, nell'Adelchi: "tu della rea progenie degli oppressor discesa... te collocò la provvida sventura infra gli oppressi / muori compianta e placida, scendi a dormir con essi / alle incolpate ceneri nessuno insulterà".
Le due righe finali del capitolo sono state ispirate dalla canzone "Non è mai un errore" di Raf.