lunedì 30 gennaio 2012

Bianca di Làncaster e la Guerra delle Due Rose

Bianca di Làncaster ( Bolingbroke Castle 1345 - Lincolnshire 1369) era figlia del primo Duca di Lancaster, e trasmise il suo titolo e la sua eredità al marito, il principe reale Giovanni di Gand, secondogenito di re Edoardo III d'Inghilterra. Nonostante ebbe una breve vita, il suo ruolo fu determinante nella storia inglese, perché i suoi discendenti, i Làncaster, diedero inizio alla Guerra delle Due Rose.


Edoardo III aveva numerosi figli tra cui:
1) Edoardo, principe del Galles detto il Principe Nero 


2) Giovanni, duca di Làncaster, marito di Bianca, da cui ottenne il ducato. Prima era noto come Giovanni di Gand.


 3) Edmondo, duca di York. 


4) Lionel, duca di Clarence 


Lionel morì giovane nel 1368.
Nel 1369 morì anche Bianca di Lancaster, di peste, dopo aver dato sette figli a suo marito Giovanni.
Il principe di Galles morì nel 1376, quando ancora era in vita il padre, il vecchio Re Edoardo III


Alla morte di Edoardo III nel 1377, salì al trono il giovane figlio del principe di Galles, che divenne re col nome di Riccardo II, sotto il quale la dinastia dei Plantageneti raggiunse l'apice della gloria.


Riccardo II scelse lo zio Giovanni di Lancaster come collaboratore, attribuendo ai Lancaster un grande potere. Dopo la morte di Giovanni nel 1399, però, il nuovo duca Enrico di Lancaster si ribellò al re e prese il potere, facendosi incoronare come Enrico IV nel 1400.


Questa usurpazione non venne accettata dal duca di York, che dichiarò i Lancaster traditori e nemici.
Da quel momento incominciarono le ostilità tra i Lancaster e gli York: questa guerra tra le due famiglie più potenti del regno venne detta Guerra delle Due Rose in quanto i Lancaster avevano come emblema una rosa rossa:


E gli York una rosa bianca:


La guerra vera e propria incominciò quando Enrico VI di Lancaster fu deposto da Edoardo IV di York, figlio di Cecilia Neville di Wawick e marito di Elisabetta Woodville di Rivers.





Alla morte di Edoardo IV, gli succedette il fratello Riccardo III di York.


La successione di Riccardo III fu però contestata dai Lancaster, in particolare da Margherita Beaufort, duchessa di Lancaster


Margherita, ultima dei Lancaster, aveva sposato un nobile gallese della famiglia dei Tudor, da cui aveva avuto il figlio Enrico Tudor. Quest'ultimo sconfisse e uccise Riccardo III, proclamandosi re col nome di Enrico VII e ne sposò la nipote Elisabetta di York


Elisabetta diede ad Enrico VII il famoso figlio Enrico VIII Tudor, quello delle sei mogli.


E di lui sappiamo già tutto, se non altro per aver visto I Tudors con Jonathan Rhis-Meyers nel ruolo di Enrico VIII. E sappiamo anche il perché scelse Elisabetta come nome per la sua figlia prediletta, che poi regnò come Elisabetta I: era il nome della madre di Enrico VIII.

Domani, nuova puntata del mio romanzo "Gothian"
Per chi si fosse perso la puntata di ieri sull'Imperatrice Ellis Eclionner, consiglio la lettura del post precedente a questo!

domenica 29 gennaio 2012

Gothian, Capitolo 1, Ellis Eclionner: Bellezza, Potere e Delitti di un'Imperatrice



Lathena, 25 giugno 999 dalla fondazione dell'Impero Lathear (I.L.)17 anni dopo il matrimonio dei Conti di Gothian, nell'anno della Primavera di Sangue.


Data: 25 giugno dell'anno 999 dalla fondazione dell'Impero Lathear (I.L.)17 anni dopo il matrimonio dei Conti di Gothian, nell'anno della Primavera di Sangue.

Alla base della Piramide Imperiale, in fondo all’immenso salone delle udienze pubbliche, vi era una scalinata, alla cui sommità risplendeva il Trono del Sole, d'oro massiccio decorato e consacrato al dio Eclion.



Lassù, a malapena, si poteva scorgere, avvolto in pesanti vesti di seta e pietre preziose, un esile ragazzo di diciannove anni, che dormiva beatamente. La sua testa era reclinata sulla spalla sinistra, sulla quale ricadevano i lunghi capelli neri dai rilessi blu, tenuti fermi da un diadema aureo tempestato di scuri zaffiri color indaco. 
«O Figlio del Sole, noi ti supplichiamo!» dichiarò, genuflesso, a grande distanza dal trono, un vecchio ambasciatore, dalla pelle olivastra e dall’aria afflitta: «La siccità sta bruciando tutto il nostro raccolto, e noi siamo ridotti alla fame!» 
Era difficile che la sua voce potesse essere udita fino in cima trono, e infatti l’unica risposta del giovane fu un russare sommesso e discreto, ma persistente. 
«O Figlio del Sole, sfama i tuoi sudditi che muoiono a causa dell’ira di Eclion per i peccati commessi dagli impuri! Perché se il dio Sole ci manda la siccità, non è per punire noi devoti, ma gli empi che ovunque e persino qui, nella Città Santa, hanno peccato nel delitto e nella fornicazione!» 
Non ci furono reazioni da parte del ragazzo addormentato, né la corte se li attendeva da lui, che pure formalmente era l’Altissimo, Sua Celeste Maestà Imperiale Elner XI Eclionner, imperatore dei Làthear, Signore del Continente Centrale e Discendente del dio Eclion.
«O divino, aiutaci! Eclion lo Splendente ha revocato il Mandato Celeste alla Dinastia! Se vuoi placare la sua ira, assisti i tuoi sudditi fedeli e punisci gli empi e i depravati, che affamano il popolo e che anche in questa santa corte hanno corrotto i costumi… » 
I cortigiani non sapevano dove guardare, ma attendevano l'inevitabile. E l'inevitabile avvenne.
«Adesso basta! » tuonò una voce femminile decisa e potente da un solido seggio di granito scuro ai piedi del sontuoso trono dorato. Seguì totale, e il supplicante si prosternò a terra. 
         La donna era alta e snella, sui trentacinque anni, vestita di abiti scuri, vedovili, ma ricercati, che facevano risaltare la sua bellezza inquietante. Era lei, l'Imperatrice Vedova, detta anche la Vedova Nera.



La prima cosa che colpiva in lei era la chioma di capelli neri lisci, con riflessi blu scuri, che toccavano terra e che risaltavano nel viso sensuale. Poi gli occhi, spietati, fermi, irremovibili.
«Date a questo plebeo venti monete d’oro e venti frustate. Così non dimenticherà la generosità della Dinastia e si ricorderà che le prediche, qui a Palazzo, le possono tenere soltanto i vescovi!» 
Il vecchio, terrorizzato, cercò di scusarsi: «Perdonami, o divina Ellis… sono il tuo umile servo… abbi pietà… » 
La donna fece cenno alle guardie di sbrigarsi, e mentre i pretoriani portavano via il vecchio supplicante, si rivolse al Maestro del Cerimoniale: «Chi è il prossimo?»
Nessuno si fece avanti. Il Gran Ciambellano dovette intervenire: «Vostra Maestà, ci sarebbe l’ambasciatore della tribù dei Songu, per quella disputa con la tribù degli Hazli. Il conflitto è… » 
Ellis sollevò una mano.
«Non mi interessa un accidente di quei selvaggi! Prendete i due ambasciatori e se si rifiutano di fare la pace, date venti frustate a entrambi e rispediteli al loro sudicio paese!» 
Il Ciambellano chinò il capo, con costernazione: «Ai tuoi ordini, o sacra Ellis» 
Poi la donna guardò, con irritazione, in alto verso il trono dorato, dove suo figlio continuava a russare, e poi, rivolta al pubblico, sentenziò: «Queste ridicole questioni annoiano Sua Maestà». 
Poi si avvicinò al Trono del Sole, salì i gradini fino ad arrivare ai piedi del giovane sovrano, finse si inchinarsi e di baciargli l’anello di zaffiro. In realtà gli diede un morso nel dito, che lo fece sobbalzare e svegliare di soprassalto, terrorizzato: «Eh… cosa...»
«Taci e fai quel che ti dico, idiota!» sibilò Ellis e poi, ad alta voce: «O Figlio del Sole, illuminaci con le tue sante parole!»
«Cosa devo dire, madre? » sussurrò Elner XI stropicciandosi gli occhi. 
«Dichiara chiusa l’udienza. Per oggi ne ho avuto abbastanza di ascoltare questi straccioni!» 
L’imperatore obbedì alla madre, come era sua abitudine fin da quando era nato. 
Seguì un silenzio imbarazzato rotto solo da una protesta dell’Arcivescovo di Lathena, il magro Cardinale Augustin Arenga: «Ehm... venerabile Ellis…la città santa sta traboccando di pellegrini giunti per vedere il Sommo Sacerdote». 
Ellis dominò la sua rabbia: di fronte al Clero di Lathéna, che venerava il dio del sole, Eclion lo Splendente, persino il potere imperiale incontrava dei limiti.: «Eminenza…se i pellegrini sono venuti qui per vedere il Sommo Sacerdote e non l’Imperatore, è al Sommo che spetta l’onore e la gioia di ospitarli» 
La sfumatura ironica della frase non passò inosservata, e molti ridacchiarono, ma il Cardinale con un mezzo inchino rispose impassibile: «Gli alloggi di proprietà del Santo Clero sono già colmi della devozione dei nostri pellegrini, o venerabile Ellis» 
Gli occhi dell’imperatrice parvero scintillare di pagliuzze blu scure: «Che soluzione propone Vostra Eminenza? » 
Con un sorriso forzato, il Cardinale Arenga dichiarò: «Se la Corona ci fornisse i mezzi finanziari per poter compensare i proprietari delle locande, potremmo forse riuscire a… » 
Ellis guardò verso i ministri più eminenti per trovare alleati e infatti una voce si levò: «Le casse dello Stato sono vuote!» fu il secco commento del ministro delle finanze «Mentre non si può dire altrettanto di quelle del Clero!» 
La Reggente sorrise: adorava mettere l’uno contro l’altro i vari cortigiani. Era il modo migliore per scaricare tutte le colpe sugli altri ed evitare che si formassero alleanze contro di lei. 
In questo modo, da anni, Ellis Eclionner era riuscita a dominare indiscussa su tutto l’Impero. La sua ascesa al potere era incominciata quando suo nonno paterno Wechtigar XVI Barbablù era morto dopo aver bevuto un calice di vino, nell'anno della Primavera di Sangue.



             La sua morte era avvenuta pochi mesi dopo che il figlio Sephir e il nipote Masrek erano stati dichiarati morti in guerra.



 Il Trono era così passato a Elner X, di cui Ellis era cugina e consorte da meno di un anno. 
Non era stato propriamente un matrimonio d'amore, ma  otto mesi dopo le nozze, con leggero anticipo, era nato il futuro Elner XI.
Due soli mesi era durato il regno di Elner X, deceduto improvvisamente, sempre nell'anno della Primavera di Sangue,  lasciando Ellis come unica reggente e detentrice del supremo potere, che esercitava con l’aiuto del fedelissimo eunuco Bial, capo dei Servizi Segreti, del senatore Sibelius Fuscivarian, suo nonno materno e del primo ministro, il burocrate Rowland Tucker. 
Quando era vivo Elner X, e persino negli ultimi anni di regno del vecchio Wechtigar, Ellis aveva mantenuto un profilo basso, ma era una finzione necessaria per non essere sospettata di nulla.
Ripensava spesso a quella sua rapida ascesa e si ripeteva che:
Il potere deve spettare a chi ha la forza per prenderlo e l'astuzia per conservarlo! 
Suo padre, il principe della corona Sephir Eclionner, era stato, almeno ufficialmente, ucciso da lord Fenrik Steinberg, Conte di Gothian, durante la battaglia di Elenna sul Dhain, nell’anno della Primavera di Sangue.



Di questo omicidio non potranno certo accusare me! Almeno non direttamente...
In seguito, pochi giorni prima del decesso di Wechtigar XVI, era stato dichiarato "defunto" anche il fratello di Ellis, il principe Masrek, il cui presunto cadavere era stato fatto ritrovare, dietro lauto compenso, nei pressi di Lathena, da una banda di disertori agli ordini dello Sciancato, un sopravvissuto alla battaglia Elenna sul Dhain, che aveva incominciato a delinquere in quei mesi.
E' stato lo Sciancato! E' lui che si è macchiato le mani di sangue! E non si sa nemmeno se quel sangue fosse veramente di mio fratello.
La madre di Ellis e Masrek, Wensy Fuscivàrian, la dolce principessa della corona, tanto amata dal popolo, era distrutta per il dolore del figlio prediletto, dopo quella del marito. Pochi giorni dopo era stata trovata morta ai piedi di una torre, dalla quale, presumibilmente, si era gettata per la disperazione.
Adorava Masrek, come tutti, e ignorava me... non ho motivo di averne pietà... per quanto...
Non terminò il pensiero che la sua coscienza le aveva ispirato. Sarebbe stato troppo ammettere che forse non si era trattato di suicidio, e che probabilmente lei, Ellis, avrebbe potuto impedire quella morte, se solo avesse voluto.
I lutti si erano succeduti uno dietro l’altro, lasciando Ellis sola e indiscussa guida suprema della Dinastia e dell'Impero, seppur con la finzione della Reggenza. 
E' stata la volontà di Eclion!
Ellis se l’era ripetuto talmente tante volte, negli ultimi diciotto anni, che ormai si era convinta della indiscutibile verità di quelle affermazioni. 
Dopotutto il suo destino le era stato profetizzato quando ancora era una bambina. 
Sovrana tu sarai, fino a quando non giungerò la Fanciulla Dorata delle Nevi e ti porterà via tutto ciò che hai di più caro e sacro... oh,ma che sciocchezza!
Ellis non credeva alla profezia del suo anziano precettore, padre Izùmir Mollànder, un sensitivo e occultista, divenuto poi Priore della Grande Canonica, il più prestigioso ordine sacerdotale del Clero di Lathena. 
In realtà alla sovrana piaceva solo credere alle parti “fauste” della profezia, mentre riguardo alle parti “infauste”, si sforzava di dimenticare ciò che non avrebbe mai voluto sentirsi dire. 
La sua forza era sempre stata la capacità di convincersi dell’assoluta giustezza delle cose che le facevano comodo e della totale infondatezza di tutte le altre. 
Da questo traeva origine l’energia implacabile con cui, fin da ragazzina, aveva perseguito e puntellato la sua inarrestabile ascesa al potere, nonostante le minacce sia interne che esterne all’Impero e alla Dinastia. 
Era necessario! Solo io potevo salvare l'Impero dalla disgregazione!
Persino la stupidità di suo figlio Elner XI era diventata una risorsa per lei: solo così poteva esercitare la reggenza senza alcun disturbo.Quel pensiero la entusiasmava.
Io sono la discendente del Sole Eclion! La Predestinata secondo l'Antico Patto! Colei che unificherà il Continente e il mondo intero sotto un'unica bandiera!
E guardò la statua dorata di Eclion, perdendosi nella sua scintillante bellezza.





sabato 28 gennaio 2012

Eleonora d'Aquitania, la Regina del Medioevo

Eleonora d'Aquitania nacque a Bordeaux nel 1122 e morì a Fontevrault nel 1204, a 82 anni


Fu Duchessa d'Aquitania  e Contessa di Poitiers per eredità paterna, Duchessa di Normandia e Angiò per matrimonio con Enrico Plantageneto (cosiddetto perché nel suo stemma c'era una pianta di Ginestra) e successivamente Regina d'Inghilterra quando suo marito divenne Re Enrico II.

Le testimonianze dell'epoca dicono fosse bellissima. Aveva capelli di un colore rosso dorato, gli occhi azzurri, era alta e aveva un bel corpo. Descrizione confermata da studi compiuti sul suo sepolcro.



Eleonora ed Enrico, grazie all'unione dei rispettivi possedimenti, si ritrovarono a controllare nel contempo l'Inghilterra e la Francia. Il ducato di Aquitania è quello dal colore rosa carne.


Dal loro matrimonio nacquero sette figli tra cui Riccardo I Cuor di Leone, futuro Re d'Inghilterra, Goffredo, Duca di Bretagna e il principe Giovanni Senzaterra, successore di Riccardo e padre di Enrico III. Chi ha letto o visto storie con Robin Hood ricorderà bene chi era il Principe Giovanni.

Eleonora, donna colta e raffinata, fu l'ispiratrice dei trovatori che scrissero in lingua francese antica le gesta di re Artù. Suo favorito fu Chretien de Troyes, autore di poemi cavallereschi del ciclo arturiano. Altri dedicarono a lei e sua figlia Marie de Champagne, liriche d'amore in lingua provenzale.


In questo arazzo sono rappresentate a sinistra Marie de Champagne e a destra, in rosa sua madre Eleonora d'Aquitania. Gli uomini sono il marito di Marie e due trovatori, identificabili in Chretien de Troyes e Bertrand de Ventadour. 

Pare che Eleonora abbia avuto relazioni sentimentali con entrambi i poeti , suscitando le ire del marito. Da qui la decisione di Eleonora di tornare a vivere nel castello di Poitiers, in Francia.


Da lì, nel 1173 la regina Eleonora sobillò la rivolta dei figli contro il marito. Quando sembrava che i figli avessero avuto la meglio, tornò in Inghilterra, ma Enrico riprese il controllo della situazione e la condannò alla prigionia a vita in un convento. Dopo alcuni anni di reclusione, Eleonora ottenne il perdono del re, e poté tornare a corte a Winchester nel 1183, a 61 anni. In questo anno è ambientato il film Il Leone d'inverno, dove Eleonora fu interpretata da Katharine Hepburn (da non confondere con Audrey):


Di questo film è stato girato recentemente un remake con Glenn Close, nel ruolo di Eleonora.


Nel film il re Enrico II, ormai anziano e malato, cerca di riconciliarsi con la moglie Eleonora, e sembra quasi riuscirci, ma alla fine la sete di potere dei figli e le congiure politiche dei cortigiani li portano ad  una nuova separazione.


Eleonora fu trasferita in Normandia fino al 1189, anno della morte di Enrico. Poiché il successore, re Riccardo I Cuor di Leone, figlio prediletto di Eleonora, partì proprio quell'anno per la Terza Crociata, la reggenza fu affidata ad Eleonora, che dovette però fare i conti con le ambizioni del figlio minore Giovanni e dello sceriffo di Nottingham. Al ritorno di re Riccardo,. Eleonora decise di trascorrere la vecchiaia nelle sue terre in Aquitania.



Vanessa Redgrave ha interpretato più volte a teatro il ruolo di Eleonora d'Aquitania nella vecchiaia.

Re Riccardo I morì ucciso da una freccia durante l'assedio di un castello, nel 1199.


Eleonora, addolorata per la perdita del figlio prediletto, appoggiò come successore Giovanni. Poi, al compimento degli 80 anni, si ritirò spontaneamente nel convento di Fontevrault. Dopo la sua morte, nel 1204, il suo corpo fu portato in Inghilterra ed ella fu sepolta accanto al marito, re Enrico II.


Su di lei si sono scritti romanzi, opere teatrali, sceneggiature cinematografiche e infinite biografie. Fu sicuramente una donna forte, volitiva, ma nel contempo raffinata, elegante e colta, amante dell'arte e della poesia. Questo amore fu così grande che nella scultura sul sarcofago che vedete qui sopra, Eleonora è rappresentata con un libro in mano. Una cosa del tutto rara per l'epoca.

Domani tornerò a presentarvi altri personaggi del mio romanzo "Gothian".


venerdì 27 gennaio 2012

Gothian. Antefatto.

   
Antefatto


Luogo: Castello di Gothian, Artide

Giorno: 9 aprile

Anno:  983 dalla fondazione dell'Impero Lathear, in seguito ricordato come "l'anno della Primavera di Sangue".




          «Stavi sognando?» le chiese l’uomo alto, magro, pallido, dagli occhi di ghiaccio e dai lunghi capelli color avorio.
«Ho sempre sognato» mormorò la donna bionda seduta sul grande letto a baldacchino «I sogni distinguono il sonno dalla morte»


L’uomo si tolse un guanto e si osservò le unghie affilate con aria distratta, quasi annoiata: «Da come ti agitavi, mi parevano incubi»
Gli occhi gialli di lei brillarono come quelli di un gatto selvatico, e le pupille si dilatarono. Scostò di colpo le sete dorate che ricoprivano il suo corpo perfetto.
«No, Fenrik, erano sogni di rivincita!»
Il Conte di Gothian colse l’allusione ad un evento accaduto in tempi remoti.
«Capisco… » la sua voce era sibilante e le labbra sottili, esangui: «…ed era un sogno ricorrente?»
Lo sguardo della donna divenne improvvisamente malinconico: «Non esistono sogni ricorrenti.  Il sogno che interrompi non sarà più uguale»
Il Conte percepì una minaccia in quella risposta, anzi, un desiderio di vendetta. Li ignorò, perché sapeva che il bersaglio non era lui: «Come vedi, il Patto è stato rispettato. Sephir Eclionner ha perso, ad Elenna sul Dhain. L'Impero Lathear è in ginocchio. Ora avrò quel che mi spetta?»
Lei annuì: «Tutti lo avranno, nel bene e nel male»
Il Conte fu percorso da un brivido: «E’ tuo diritto, Edwina…»
La donna si sollevò di scatto: «Non pronunciare mai più quel nome! Nessuno deve sospettare che io...»
«Ma, mia cara, chi vuoi che si ricordi di…»
«Zitto! Non una parola di più!»
Il Conte ebbe una contrazione alle labbra, e mostrò per un attimo i canini aguzzi. Non era abituato a farsi trattare in quel modo, ma Edwina Ataris era l’unica persona al mondo più potente di lui.
«Come vuoi essere chiamata?»
Lei sorrise, accarezzandosi i boccoli dorati: «Ricordi come viene chiamato quel fiore giallo che sboccia il primo giorno d’estate, nei giardini di Alfarian?»


Fenrik dovette fare uno sforzo: non amava i fiori, non amava la reggia di Alfarian, e soprattutto non amava gli Alfar. 
«Si chiama màrigold»
Le iridi gialle di lei parvero pulsare di gioia e brillare come pagliuzze dorate.
«Màrigold… ah… mi piace! Con questo nome tu mi chiamerai, quando oggi ci sposeremo. Il cognome e il titolo deriveranno dalle nostre nozze. Nessuno oserà chiederti altro su di me»
Il Conte annuì: «Questo è certo. Tutti mi temono! E hanno ragione di farlo!»
Marigold era soddisfatta: «Per questo ho scelto te, Fenrik Steinberg! Ed è tempo che noi due iniziamo a muovere tutte le pedine della grande scacchiera»
Fenrik si rabbuiò:
«Ci vuole cautela. Le cospirazioni in atto sono più di una, Edw... ehm... Màrigold!» Scandì le parole nel pronunciare quel nome.
Lei scrollò le spalle:
«Solo la nostra cospirazione si basa sulla conoscenza esatta del Patto: ci basta la memoria»
Il Conte dovette annuire: «In effetti, a differenza di tutti gli altri, il giorno in cui fu siglato il Patto, noi eravamo là»
La "dama gialla", come la chiamavano tutti, sorrise soddisfatta:
«Ben detto! Ora non ci resta che recitare questa farsa della cerimonia nuziale. Credo che mi divertirò molto nel ruolo di Marigold, Contessa di Gothian»
Fenrik accennò vagamente un ironico sorriso: «E’ passato molto tempo dall’ultima volta che Gothian ha avuto una Contessa»
Marigold ricambiò la smorfia: «Non ne dubitavo affatto. La cosa susciterà un certo scalpore, ad Alfarian, ma io so adattarmi bene alle circostanze. Ormai manca poco allo scadere del Millennio… e allora la vera versione del Patto dilagherà in tutto il Continente Centrale>>
Fenrik si concesse un sorriso:
<<Dai miei Albini delle nevi ai tuoi Alfar, dai Keltar ai Lathear, fino ai Neri dell’estremo sud! Non pongo limiti di spazio, né di tempo, al nostro Impero»
  
     


giovedì 26 gennaio 2012

Lo charme di Galla Placidia, l'ultima Imperatrice

Ecco un mosaico che ritrae l'imperatrice Galla Placidia (Costantinopoli 388 - Roma 450) 
                                               


Galla Placidia ebbe una vita piuttosto movimentata.Nata a Costantinopoli dall'imperatore Teodosio I e dalla sua seconda moglie Galla Valentina, figlia a sua volta di Valentiniano I e sorella di Valentiniano II, alla morte del padre seguì il fratello Onorio a Ravenna, appena diventata capitale dell'Impero Romano d'Occidente. Durante il regno di Onorio, Galla Placidia venne rapita dai Visigoti e costretta a sposarne il re Ataulfo. Fu liberata da un generale romano che ottenne di condividere il trono con Onorio, assumendo il nome di Costanzo III, che sposò poi Galla Placidia. Da questo matrimonio nacquero Valentiniano III (qui sotto a sinistra) e Onoria (qui sotto al centro). Si noti il trucco particolare di Onoria, specialmente il bistro che era una sorta di mascara dell'antichità, e veniva usato per delineare tutto il contorno delle palpebre, comprese quelle inferiori:



All'epoca anche gli uomini usavano il bistro e il trucco. La civiltà bizantina, forte non solo a Costantinopoli, ma anche a Ravenna, era estremamente raffinata.
Galla Placidia fu una icona di stile per mezzo secolo: la sua pettinatura, il suo trucco, i suoi gioielli di perle, erano diventati un must della corte ravennate.
Alla morte del fratello di Galla Placidia, l'imperatore Onorio, nel 423,  il trono imperiale passò a Velentiniano III che era ancora un bambino.  Ecco un quadro che mostra Valentiniano III sul trono con in mano le insegne imperiali: la spada e il globo d'oro, oltre che la porpora imperiale del mantello:

                                                                     
Valentiniano III regnò dal 423 al 455, ma fino al 450 il vero potere fu detenuto, in qualità di reggente imperiale, dalla madre Galla Placidia che dovette affrontare le invasioni barbariche, nel territorio dell'impero romano. Gli Unni erano i più pericolosi. Il loro re, Attila, aveva destato l'interesse di Onoria, che gli aveva inviato per lettera una proposta di matrimonio. Questo fu il pretesto che indusse gli Unni a invadere l'Impero. Onoria fu spedita in convento sotto il controllo severissimo della zia Pulcheria
Nell'immagine, tratta dal film Attila, del 1954, Sofia Loren interpreta Onoria ed Anthony Queen recita il ruolo di Attila:


Galla Placidia, terrorizzata dagli Unni, lasciò Ravenna e fuggì a Roma con il figlio. Affidò il comando dell'esercito al generale Ezio, che sconfisse Attila.  
Nel film tv del 2001, "Attila", il ruolo di Galla Placidia è interpretato dalla bravissima Alice Krige.



Galla Placidia morì a Roma poco dopo la sconfitta di Attila, convinta di aver salvato l'Impero, e fu sepolta a Ravenna nel meraviglioso Mausoleo che porta il suo nome.



Consiglio a tutti di visitarlo, a Ravenna. Si trova a fianco della basilica di San Vitale, ed ha la forma di una croce greca. E' una delle più belle espressioni dello stile bizantino in Italia.

Dopo la morte di Galla Placidia, Valentiniano III ed Ezio lottarono per il potere assoluto, tanto che l'imperatore uccise di persona, con un pugnale, il generale vittorioso che pretendeva di sposare sua figlia Eudoxia. Un alto dignitario, che aveva assistito all'omicidio, disse: "Sei un folle, Valentiniano, perché hai tagliato il tuo braccio destro con la mano sinistra!"

Fu una frase profetica: pochi giorni dopo, lo stesso Valentiniano III fu ucciso dai soldati per vendicare la morte di Ezio. Si compiva così la fine della dinastia valentiniana-teodosiana, e di fatto quella dell'impero romano d'occidente.
Roma fu saccheggiata dai Vandali:

Rimaneva invece intatto l'impero d'oriente, dove Giustiniano aveva ripristinato l'autorità imperiale, assieme alla moglie, l'imperatrice Teodora, che qui possiamo ammirare nello splendido mosaico della basilica di San Vitale a Ravenna:


Il mosaico che la rappresenta è probabilmente il più bello che si può trovare non solo a Ravenna, città che rimase bizantina per secoli, ma in tutta Italia. Teodora era di umili origini, si pensa persino che fosse una prostituta, ma l'imperatore Giustiniano se ne innamorò e la incoronò imperatrice. L'influenza di Teodora a corte fu molto positiva, e gli anni migliori del lunghissimo regno del marito furono quelli in cui lei visse. Dopo la sua morte, Giustiniano non si risposò e visse nel ricordo di lei.

La bellissima donna di cui parlerò domani è una sorpresa: sono sicuro che vi piacerà, anche se forse meriterebbe di essere odiata... non anticipo altro!


mercoledì 25 gennaio 2012

Le Veneri Imperiali

La prima fu sicuramente Livia Drusilla, seconda moglie di Augusto, e prima imperatrice di Roma.


Livia era una donna estremamente ambiziosa: quando vide che Ottaviano Augusto, nipote di Cesare, stava per diventare di fatto l'uomo più potente di Roma, lo sedusse. Pur essendo lei incinta e sposata con Tiberio Claudio Nerone da cui aveva avuto già un figlio con lo stesso nome, ed Ottaviano sposato con Scribonia, i due divorziarono contemporaneamente nel giorno in cui Scribonia partorì Giulia, l'unica figlia di Augusto. Successivamente Livia fu sospettata di aver avvelenato i figli maschi di Giulia e del marito di lei, Agrippa, pure lui morto prematuramente, per costringere Giulia a sposare suo figlio Tiberio e favorire così la successione al potere di Tiberio stesso. Durante il regno del figlio, Livia fu molto potente e morì a 87 anni, età rara per quei tempi. Sotto una foto con un busto di Giulia:


Condannata per adulterio, Giulia fu esiliata prima a Ventotene e poi a Reggio Calabria. Morì poco dopo suo padre Augusto, si pensa per ordine dell'ex marito Tiberio, appena divenuto nuovo imperatore.
Dal primo matrimonio con Agrippa aveva avuto anche due figlie: Giulia Minore ed Agrippina Maggiore. La prima subì la stessa sorte della madre, avendo commesso adulterio col poeta Ovidio: entrambi furono esiliati, lei in un'isola, lui sul mar Nero, ai confini del mondo conosciuto. Ecco Giulia Minore in una immagine su una moneta dell'epoca:



Agrippina Maggiore sposò Germanico, nipote dell'imperatore Tiberio, ed ebbe numerosi figli tra cui l'imperatore Caligola e la futura imperatrice Agrippina Minore.
Agrippina Minore sposò in prime nozze Domizio Enobarbo, che Svetonio descrive come "omni parte vitae detestabilis" e da lui ebbe il figlio, futuro imperatore Nerone. In seconde nozze Agrippina sposò suo zio, l'imperatore Claudio, che adottò Nerone come proprio erede. Dopo aver avvelenato Claudio, Agrippina fu reggente per alcuni anni in nome del figlio Nerone, che però poi la fece uccidere, perché si opponeva al divorzio di Nerone da Ottavia. Ecco una immagine di Agrippina Minore:


Con la morte di Nerone, finì la dinastia Giulio-Claudia, e per molti anni le donne non ebbero influenza politica. Tornarono ad averla con l'avvento della dinastia dei Severi, ma la figura femminile più interessante dell'era imperiale non fu una donna romana, ma una regina orientale che sfidò l'impero romano e cioè Zenobia di Palmyra.(Antiochia 225 - Tivoli 275) 



che riuscì a conquistare per un certo periodo di tempo la parte orientale dell'impero romano:



Sconfitta dall'imperatore Aureliano, Zenobia, legata con delle catene d'oro, venne esibita come trofeo durante le celebrazioni per il trionfo a Roma, nel 274, e passò il resto della sua vita in una villa presso Tivoli.


Molto singolare fu la vita dell'imperatrice Elena, madre di Costantino. Di umili origini, in gioventù faceva la cameriera in un'osteria di Nicomedia in Bitinia (e forse anche la prostituta). Lì conobbe Flavio Costanzo Cloro, generale romano, e ne divenne l'amante. Da lui ebbe un solo figlio, Costantino, mentre Costanzo si sposò con la figlia dell'imperatore Massimiano. Dopo l'abdicazione di Massimiano, Costanzo divenne imperatore, ma morì l'anno seguente, e suo figlio Costantino reclamò il potere supremo contro il figlio di Massimiano, Massenzio. Prima della battaglia definitiva, Elena, che si era convertita al Cristianesimo, invitò il figlio a porre fine alle persecuzioni dei cristiani. Costantino sognò una croce, con la scritta "in hoc signo vinces": sotto questa insegna vincerai. Sconfitti tutti i rivali, Costantino legalizzò il culto cristiano, ed Elena si recò in Palestina alla ricerca della reliquia della Croce.


Per questi meriti, Elena fu proclamata Santa (una bella carriera se pensiamo che era partita come prostituta).. La salma di Sant'Elena Imperatrice si trova a Roma nella chiesa di Santa Maria in Aracoeli.
Ultima grande donna dell'antichità fu Galla Placidia, nipote dell'imperatore Valentiniano I, sorella di Valentiniano II, figlia di Teodosio I, sorella di Onorio, moglie di Costanzo III e madre di Valentiniano III. La sua vita fu molto avventurosa e merita di essere raccontata bene, con immagini adeguate, nel post di domani.