Dopo il successo, Mia Martini conobbe l'amore: la sua relazione con Ivano Fossati incomincia intorno al 1976 e finisce intorno al 1982.
Da questo sodalizio umano e artistico, nasce l'esperienza di Mia Martini come ispiratrice di alcuni brani di grande raffinatezza, che Fossati scrisse per lei, tra cui il capolavoro "La costruzione di un amore" del 1979.
http://www.youtube.com/watch?v=6t5zZvGRo8c
Possiamo notare che la voce della cantante è cambiata rispetto agli esordi è divenuta più roca e profonda, e questo ne aumenta il fascino e ne caratterizza lo stile inimitabile.
Un'altro capolavoro è ispirato da una frase che Mimì avrebbe detto al termine di una lite col suo compagno: "E non finisce mica il cielo se non ci sei tu!".
Fossati, colpito da questa frase, le dedicò l'ultima canzone della loro storia, intitolata appunto: "E non finisce mica il cielo". Meravigliosa!
http://www.youtube.com/watch?v=1BqITMZofwM&ob=av2n
Del 1982 è una canzone che Mia Martini scrisse di persona, con Shel Shapiro, con un chiaro riferimento alla tormentata storia con Fossati, che si stava concludendo in maniera piuttosto travagliata. Il brano, splendido, si intitola "Quante volte".
http://www.youtube.com/watch?v=NPmLfXzpAgQ
"...e dalla ruota del mio destino / lui sale e scende / ed ogni volta sembra un po' più grande..."
In chiave autobiografica reinterpreta "Quando finisce un amore" di Riccardo Cocciante
http://www.youtube.com/watch?v=oMIwYWZKjEY&feature=endscreen&NR=1
Nel filmato vediamo una Mia Martini in grande forma fisica e vocale, ed un giovane Cocciante, appollaiato su un gradino, che la osserva con sguardo concupiscente. ;-)
Tra il 1983 e il 1989, Mia Martini scompare dalle scene. Tre sono i motivi: un intervento alle corde vocali, che aveva reso la sua voce ulteriormente roca e quasi metallica; una crisi in seguito alla fine della relazione con Fossati; e infine una diceria, nata in seguito ad alcuni incidenti nell'allestimento di palchi per un concerto, e poi fatta girare prima per scherzo e poi per invidia e malignità, secondo cui la cantante avrebbe portato sfortuna. Un'accusa ridicola, ma che le case discografiche presero tremendamente sul serio, forse per coprire altri motivi, probabilmente di carattere lavorativo ed economico.
In questi anni Mia Martini si ritira in una villa di campagna in Umbria, trascorrendo il tempo in meditazione e contatto con la natura. La serenità riconquistata in solitudine non era però destinata a durare.
Nel 1989, per necessità economiche, e per sollecitazione degli amici cantautori, tra cui Bruno Lauzi, Franco Califano, Renato Zero e Francesco De Gregori, dopo sei anni di totale silenzio, Mia Martini si ripresenta al grande pubblico a Sanremo, cantando quella che sarà destinata a diventare la sua canzone più nota in assoluto, un evergreen che ancora oggi è un brano in base a cui si valutano le capacità delle aspiranti interpreti. Sto parlando ovviamente di "Almeno tu nell'universo", scritta per lei da Bruno Lauzi. Eccone la prima storica esecuzione live a Sanremo, la sera della rentrée in grande stile:
http://www.youtube.com/watch?v=doiwVoV4-hY
Ricordo bene quella serata, avevo 13 anni e ammetto che non avevo mai sentito nominare Mia Martini.
Quando fu annunciata chiesi a mia madre chi era, e lei mi rispose "E' la sorella di Loredana Bertè". Ora, con tutto il rispetto per Loredana e per le sue canzoni, alcune delle quali mi piacciono molto, io credo che adesso si debba dire che la Bertè "è la sorella di Mia Martini", attribuendo una giusta priorità alla migliore, Mimì.
Nella prossima puntata parlerò della vita e delle canzoni del secondo periodo di successo di Mia Martini, dal 1989 al 1995.
Fine seconda parte. (p.s. per le appassionate di moda, Mia Martini vestiva Armani)
Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
venerdì 20 aprile 2012
giovedì 19 aprile 2012
Gothian. Capitolo 44. Ellis e Masrek si incontrano dopo 18 anni
Lo vide di lontano.
Se ne stava immobile, presso le rovine di un antico tempio, nelle vicinanze di Colonia Fluvia, il primo avamposto lathear nella pianura amnisiana.
Era la notte del 30 dicembre.
Per due giorni i diplomatici di Ellis avevano preparato l'incontro, dopo che le prime legioni imperiali avevano varcato la Sublime Porta, ed erano entrate nei territori della Federazione Keltar.
L'Eremita non si era opposto all'idea dell'incontro, anzi, aveva detto che era lì per questo.
Ora la osservava avvicinarsi, con uno sguardo attento, ma sereno.
Lei camminava sola, lentamente, con il cuore che batteva forte, e sentiva ardere in petto l'antica fiamma.
I lunghi capelli
nerazzurri erano raccolti dietro la nuca, tranne due riccioli ai lati del viso.
Sguardi.
Guarda, Masrek, sono qui per te.
Guarda, Masrek, sono qui per te.
Gli occhi di lei non poterono fare a meno di velarsi per la commozione, ma anche in quella condizione di esule e di supplice, manteneva un aspetto regale.
Masrek la fissava in silenzio: c’era curiosità in quello sguardo, forse anche un po' di sorpresa.
Cosa si aspettava di vedere? Un fantasma, un demone, o semplicemente una donna invecchiata in solitudine?
Lacrime leggere le rigarono il bel viso, e con una mano cercò di nasconderle.
Voleva parlare, ma non ci riusciva.
Cosa sto aspettando? Forse un abbraccio che non arriverà?
Mentre si chiedeva questo, Masrek le fece cenno di fermarsi, e parlò con
calma, cercando di non lasciarsi turbare dalle emozioni:
«Ho atteso per diciotto anni questo momento, ed ora che sta accadendo, tutto mi pare diverso da
come l'avevo immaginato.
Mi aspettavo di vedere la Vedova Nera, assetata di sangue e di potere, inacidita dal tempo, dagli intrighi e dai delitti.
E invece nel tuo viso rivedo l'espressione di fanciulla che avevi allora, quando il tuo volto era lo specchio dei miei sogni.
Ellis, dove sono andati tutti questi sogni? Sono passati come la pioggia sulle montagne, come il vento sui prati. I lunghi giorni sono tramontati a ovest, dietro la linea dell'orizzonte, nel nulla...»
Lei avrebbe voluto parlare, ma vide che lui non aveva ancora concluso il suo discorso. E infatti egli riprese:
«Ho passato diciotto anni da solo, a fare l'inventario delle cose perdute, soffocando l'urlo dei rimorsi nella consolazione di poterti dare la colpa di tutto.
Sarebbe stato più facile se avessi potuto leggere il rancore nei tuoi occhi: avrei potuto rispondere con altrettanto rancore!
E invece ora mi fa disperare la visione di te, che piangi mentre mi guardi, fragile come ramo spezzato, e il pensiero di me che non so dirti altro, se non che questa non era certo la vita che sognavamo per noi. Ma ora è tardi, sempre più tardi...»
«No… non è
tardi! » implorò Ellis «non è ancora finita la nostra storia! Non è mai finita, non finirà mai...»
Non riuscì a dire altro perché il pianto le aveva alterato la voce.
Cercò di fare un passo verso Masrek.
«Ellis!» la
fermò subito lui «devi sapere che c'è stata un'altra donna nella mia vita...»
Lei scrollò le spalle, come se la cosa non avesse la minima importanza.
C'è stata... quindi non c'è più...
Accennò un timido sorriso.
C'è stata... quindi non c'è più...
Accennò un timido sorriso.
Masrek lo ricambiò e riprese a parlare:
«Dopo di lei, ho vissuto da Eremita. Ho passato le mie giornate come sabbia nel deserto. C'era meno aridità nelle rocce che nel mio cuore.
Non avrei mai dovuto lasciare Lathena, abbandonare te e nostra madre... Vi ho lasciate sole: avrei dovuto consolarvi e invece ho permesso che Fuscivarian vi usasse per i suoi scopi. Non mi danno pace né pietà le voci dei rimpianti e pentimenti…»
Ellis agitò le mani come per dire che tutto questo ormai apparteneva al passato.
Lui allora, con un filo di voce, disse:
«C'è un'ultima cosa che forse ancora non sai: io ho sposato quella donna, e ho avuto un figlio da lei...»
Non avrei mai dovuto lasciare Lathena, abbandonare te e nostra madre... Vi ho lasciate sole: avrei dovuto consolarvi e invece ho permesso che Fuscivarian vi usasse per i suoi scopi. Non mi danno pace né pietà le voci dei rimpianti e pentimenti…»
Ellis agitò le mani come per dire che tutto questo ormai apparteneva al passato.
Lui allora, con un filo di voce, disse:
«C'è un'ultima cosa che forse ancora non sai: io ho sposato quella donna, e ho avuto un figlio da lei...»
Ellis sgranò gli occhi.
Bial non gliel'aveva detto, ma i Servizi Segreti avrebbero dovuto saperlo!
Non ne ha avuto il coraggio. Credeva che sarei impazzita del tutto se avessi saputo... o forse c'era qualcosa di più? Forse questo figlio era sotto la protezione di qualcuno più potente di me...
Guardò suo fratello con preoccupazione:
«Chi è la donna che hai sposato?»
«Una nobile Keltar... ero andato da lei per discutere di questioni politiche e religiose, prima di raggiungere nostro padre a Elenna sul Dhain...»
Ellis sospirò.
Aveva capito. Avrebbe dovuto capirlo molto prima. Gli indizi c'erano tutti.
Bial glieli aveva mostrati separatamente, come tessere di un mosaico.
Aveva fatto il suo dovere.
Aveva fatto il suo dovere.
Sono stata io a non voler mettere insieme quei tasselli. La vista di quel mosaico mi avrebbe uccisa. Eppure il mio inconscio l'aveva capito, e dentro di me stavo morendo.
Gli espresse le sue conclusioni:
Gli espresse le sue conclusioni:
«Tu sei il padre di Marvin Vorkidian, vero? Il giovane che Mollander voleva mettere sul Trono del Sole al posto di nostro figlio... ora capisco perché anche nostro padre lo appoggia. Ma sai una cosa? Non me ne importa niente! Se Marvin vuole il Trono, che vada a prenderselo! Elner ha fatto già la sua scelta: ha voluto Marigold al suo fianco e ha esiliato me. E' tempo che impari a cavarsela da solo...»
In quel momento iniziò a piovere.
Anche gli Dei partecipano al mio dramma!
La pioggia scendeva su di lei come un pianto universale.
Lui fece per parlare ma lei lo fermò.
«Ascoltami, Masrek... tu sei l'unica persona che conta nella mia vita. Una
vita che forse era già scritta male in me, prima ancora che nascessi…come un soldato scelto nell'esercito perdente...»
Lui scosse il capo:
Lui scosse il capo:
«Ora sei troppo
severa con te stessa!»
Lei alzò l'indice della mano destra:
Lei alzò l'indice della mano destra:
«No, lasciami finire… io ho sulla coscienza molti morti, ed ho creato le premesse per una guerra che scuoterà tutto il Continente... non sarò mai troppo severa con la mia anima dannata...»
Si guardarono di
nuovo negli occhi, con la consapevolezza della difficoltà estrema di quel
momento storico, che andava oltre le loro tragedie personali.
«Ellis, dimmi che possiamo
ancora impedire questo bagno di sangue!»
Lei scosse la
testa:
«Guardami... e dimmi cosa vedi! Anzi, te lo dico io: una esule sconfitta... Masrek... io non conto più niente!»
Lui rimase assorto, e poi rispose:
«Ma hai ancora quindici legioni ai tuoi ordini! E nostro padre comanda una associazione segreta molto potente: se uniamo le nostre forze...»
Lei mostrò un'espressione delusa:
«E' per questo che sei qui, vero? Per le legioni? E' nostro padre che ti manda...»
La voce di Ellis
era più triste che arrabbiata.
Masrek dovette annuire:
«Sono qui anche per questo, ma non solo per questo! Ho bisogno di te... di te come persona, mi capisci? Ho capito che tu sei l'altra parte di me, e che solo insieme possiamo sentirci completi»
Lei fissò la pioggia.
«E’ freddo»
commentò distratta.
Lui allora le si avvicinò.
I loro occhi si incontrarono di nuovo.
I loro corpi si avvicinarono ancora.
I loro corpi si avvicinarono ancora.
E finalmente si abbracciarono.
Masrek la stringeva fortissimo, e la accarezzava.
Mi desidera ancora...
Quando finalmente tornarono a guardarsi, lei sorrise:
«Io ho una sola confessione da farti, Masrek. L'unica persona, diversa da te, che abbia mai amato veramente, è il mio eunuco, Bial: ti rendi conto? Amare un eunuco!»
Risero.
Per un attimo ad entrambi tornò in mente l'ultima volta in cui avevano riso insieme.
Era stato il famoso giorno della passeggiata ai margini del deserto, a sud di Lathena.
Il giorno del loro primo bacio, e del loro amore proibito.
Quel ricordo li rasserenò.
Lui assunse un tono scherzoso: «Ma com’è possibile che tu non ti sia più innamorata di altri uomini? Non è normale…»
Lui assunse un tono scherzoso: «Ma com’è possibile che tu non ti sia più innamorata di altri uomini? Non è normale…»
Ellis rise:
«Ah!
Normale! Cosa ci può essere di normale nella vita di un Eclionner?»
Anche Masrek rise:
«Forse anche parlare in una notte di fine dicembre sotto la pioggia non è molto normale... magari se ci mettiamo al riparo forse...»
La prese per mano e la condusse in punto dove l'edificio era rimasto in piedi.
Si abbracciarono di nuovo, e poi, come vent'anni prima, con la stessa passione di allora, si baciarono.
mercoledì 18 aprile 2012
Mia Martini: vita e musica (1° parte)
Domenica Berté (Bagnara Calabra, 20 settembre 1947 – Cardano al Campo, 12 maggio 1995), in arte Mia Martini, è stata una delle più famose e apprezzate cantanti italiane.
Domenica è secondogenita di quattro figlie: Leda, nata nel 1945, Loredana (1950) e Olivia (1957).
Il padre, Giuseppe Bertè (1921), tutt'ora vivente, era insegnante di latino e greco, poi preside di liceo, mentre la madre Maria Salvina Dato, morta nel 2003, faceva la maestra elementare.
Il padre, Giuseppe Bertè (1921), tutt'ora vivente, era insegnante di latino e greco, poi preside di liceo, mentre la madre Maria Salvina Dato, morta nel 2003, faceva la maestra elementare.
"Mimì" (così era chiamata in famiglia) decide di intraprendere la carriera di cantante già da ragazzina, contro la volontà del padre, all'interno di balere e feste, e dopo aver effettuato diverse serate come intrattenitrice, ed aver partecipato ad alcuni piccoli concorsi per voci nuove, nel 1962 convince la madre ad accompagnarla a Milano in cerca di un provino, in modo da poter ottenere un contratto discografico.
A maggio del 1964 ottiene i primi riconoscimenti. Tra il 1965 e il 1971, trasferitasi a Roma con la madre e le sorelle, conosce Renato Zero e il produttore Alberigo Crocetta, fondatore del Piper, che decide di lanciarla subito in ambito internazionale attraverso un nuovo nome, "Mia Martini": Mia in onore di Mia Farrow, e Martini perché cognome noto all'estero come marca di liquori.
Il look si fa più "zingaresco", con i molti anelli, collane e bijoux.
Nel 1972 arriva il grande successo. Con la Ricordi di Milano registra Piccolo uomo (testo di Bruno Lauzi, musica di Dario Baldan Bembo). La canzone ha un successo travolgente e Mimì giunge al vertice della hit parade vincendo il Festivalbar '72.
Nel filmato qui sotto possiamo vedere Mia che canta Piccolo uomo, nel 1972, con i capelli biondi !!!
http://www.youtube.com/watch?v=_3ehLPw0RVY
"...oggi tu ti liberi di me, di me che sono tanto fragile..."
Nel 1973 interpreta lo storico brano Minuetto, considerato a ragione uno dei migliori della sua carriera, scritto da Franco Califano e Dario Baldan Bembo, in assoluto il suo 45 giri più venduto. E' uno straordinario successo, apprezzato dal pubblico e dalla critica. Con questo brano vince nuovamente, per il secondo anno di seguito, il Festivalbar.
"E' un' incognita ogni sera mia, un'attesa pari a un'agonia, troppe volte vorrei dirti no, e poi ti vedo e tanta forza non ce l'ho..."
Un grande successo commerciale è anche il successivo LP dal titolo Il giorno dopo, in cui canta Ma quale amore di Antonello Venditti.
Nel 1974 suoi dischi escono in vari paesi del mondo: registra i suoi successi in francese, tedesco e spagnolo, ed è considerata dalla critica europea la cantante dell'anno.
Nel 1975 la Rai manda in onda il suo primo special intitolato semplicemente "Mia", con la partecipazione di Gabriella Ferri. Contemporaneamente il 45 giri Al mondo registra una buona entrata in classifica, grazie anche alla partecipazione, con questa canzone, alla rassegna canora Caravella dei successi.
Riceve il Premio della Critica Europea a Palma de Mallorca per il brano Nevicate, estratto dall'LP Sensi e controsensi, uno dei più amati dall'artista, in cui compare anche Volesse il cielo di Vinicius De Moraes, registrata in presa diretta con un'orchestra di sessanta elementi.
Del 1976 è una splendida canzone evocativa della sua terra natale, la Calabria, verso cui manifesta sentimenti contrastanti: il titolo è "Fiore di melograno".
http://www.youtube.com/watch?v=Pze0W2_n7-c
"...chi lascia la sua terra se ne pente / un giorno o l'altro ci ritornerà..."
Nel 1977 incomincia la relazione con Ivano Fossati, destinata a cambiare la sua vita, nel bene e nel male.
Ma di questo parlerò nella 2° parte.
martedì 17 aprile 2012
Gothian. Capitolo 43. Lady Ariellyn riabbraccia sua figlia Lilieth
Da molti anni aveva perso la speranza.
Non aveva voluto nemmeno sentir parlare di sua figlia.
Anche il solo sentir nominare Lilieth le provocava un dolore insostenibile.
La gente lo aveva capito, ma tendeva a semplificare troppo la questione.
Non si nomina la corda in casa dell'impiccato.
Era questo che pensavano.
Non aveva voluto nemmeno sentir parlare di sua figlia.
Anche il solo sentir nominare Lilieth le provocava un dolore insostenibile.
La gente lo aveva capito, ma tendeva a semplificare troppo la questione.
Non si nomina la corda in casa dell'impiccato.
Era questo che pensavano.
In realtà Lady Ariellyn Vorkidian, Contessa di Keltar Senia, era dilaniata dai sensi di colpa, anche se, per amore di suo nipote, aveva sempre mantenuto un contegno esemplare.
Si sentiva in colpa per non essere stata in grado di impedire la rovina di sua figlia.
Ariellyn era rimasta vedova quando Lilieth era ancora una bambina, ed aveva accettato che il ruolo paterno fosse esercitato dal druido Halfgan, guida spirituale della contea.
Si sentiva in colpa per non essere stata in grado di impedire la rovina di sua figlia.
Ariellyn era rimasta vedova quando Lilieth era ancora una bambina, ed aveva accettato che il ruolo paterno fosse esercitato dal druido Halfgan, guida spirituale della contea.
Tutti i guai erano iniziati quando Lilieth aveva deciso di diventare una sacerdotessa di Ulien, dea della luna, ed Halfgan l'aveva iniziata agli Arcani Supremi.
Perché l’ho permesso? Nulla di buono è mai derivato alla mia stirpe dall'intromettersi nel conflitto tra angeli e demoni.
Il secondo gravissimo errore era stato permetterle di
sposare Masrek Eclionner.
I Vorkidian e gli Eclionner si sono fatti la guerra per secoli, la stirpe della Luce contro la progenie delle Tenebre... ed io ho tollerato che queste due discendenze si unissero...
Si era illusa che, in quel modo, Lilieth e Marsrek, con le loro nozze, sanassero una volta per sempre l'antica frattura, e creassero le condizioni per la pace.
Che stupida sono stata! Credere che bastasse questo per porre fine ad una ostilità millenaria!
Si era illusa che, in quel modo, Lilieth e Marsrek, con le loro nozze, sanassero una volta per sempre l'antica frattura, e creassero le condizioni per la pace.
Che stupida sono stata! Credere che bastasse questo per porre fine ad una ostilità millenaria!
Ma l'errore più grande di tutti, era stato lasciare che Lilieth accompagnasse Masrek nella sua missione a Lathena.
Non mi perdonerò mai per averle consentito di partire.
Non mi perdonerò mai per averle consentito di partire.
Dopo il rapimento di sua figlia, Lady
Ariellyn non aveva avuto più notizie di lei.
All'inizio le aveva cercate, ma ogni volta che si illudeva, la delusione era ancora più cocente.
Si era resa conto che l'unica cosa che potesse fare era non ripetere gli stessi errori col figlio di Lilieth.
Aveva vietato ad Halfgan di rivelargli la verità sui motivi della sparizione dei genitori, e si era opposta fermamente all'idea che il ragazzo fosse iniziato al druidismo.
Credeva che farlo istruire come retore e giurista gli avrebbe garantito una vita tranquilla, lontana dai pericoli.
All'inizio le aveva cercate, ma ogni volta che si illudeva, la delusione era ancora più cocente.
Si era resa conto che l'unica cosa che potesse fare era non ripetere gli stessi errori col figlio di Lilieth.
Aveva vietato ad Halfgan di rivelargli la verità sui motivi della sparizione dei genitori, e si era opposta fermamente all'idea che il ragazzo fosse iniziato al druidismo.
Credeva che farlo istruire come retore e giurista gli avrebbe garantito una vita tranquilla, lontana dai pericoli.
Ma ho fallito anche con Marvin, ora lui è proprio nel mezzo del futuro campo di battaglia!
Quando Marvin era partito, Halfgan aveva trovato
il coraggio di affrontare la Lady e di violare il tabù che gravava sulla storia di
Lilieth.
“Insomma Ariellyn, come te lo
devo dire? Ci sono delle prove inconfutabili secondo cui Lilieth potrebbe
essere ancora viva! Ho ricevuto
dei messaggi inequivocabili dai druidi di Tadna: dicono di averla vista in compagnia di alcuni navigatori di fiume: si sta muovendo verso sud, lungo il corso dell'Amnis.”
Lei aveva scosso la testa, facendo tremare i suoi riccioli ramati.
Era ancora giovane: era diventata madre presto, e a sua volta Lilieth aveva avuto Marvin quando era giovanissima.
Tanta fretta... e poi, per anni e anni, il nulla...
Era ancora giovane: era diventata madre presto, e a sua volta Lilieth aveva avuto Marvin quando era giovanissima.
Tanta fretta... e poi, per anni e anni, il nulla...
C’era voluto troppo tempo per accettare
l’idea che Lilieth non tornasse più, e ora Halfgan insisteva nel riaprire una
ferita che non si era mai rimarginata del tutto.
"Halfgan, mi sono illusa troppe volte... ci crederò solo se e quando la vedrò con i miei occhi"
Erano passati alcuni giorni e poi, in una fredda giornata di fine dicembre, le informazioni di Halfgan si erano rivelate esatte.
Un messaggio in codice da Amnisia annunciava l'arrivo di "ospiti" non specificati, ma la calligrafia sembrava proprio quella di Lilieth.
Erano passati alcuni giorni e poi, in una fredda giornata di fine dicembre, le informazioni di Halfgan si erano rivelate esatte.
Un messaggio in codice da Amnisia annunciava l'arrivo di "ospiti" non specificati, ma la calligrafia sembrava proprio quella di Lilieth.
Solo a quel punto aveva concesso a se
stessa di sperare.
Halfgan era tornato alla carica: “Coloro che la volevano prigioniera la volevano anche viva.
Questo, insieme ad altre informazioni, mi fa pensare che siano i suoi stessi carcerieri ad accompagnarla. Credo che in fondo loro l'abbiano solo protetta da pericoli maggiori”
Ariellyn era rimasta colpita da
quell’osservazione: “Rapirla e imprigionarla per proteggerla? Dovrei forse ringraziarli?”
Halfgan aveva evitato di spingersi oltre: “Vado
alla darsena del Fossato Grande: lì attraccherà la barca
con tua figlia e gli altri... ospiti... ma farò capire che per il momento solo Lilieth è persona gradita. Li farà rimanere a distanza, ma sappi fin d'ora che non se ne andranno. Sarà tua figlia a spiegarti come stanno le cose.”.
Lei si era limitata a fissarlo con aria smarrita. La situazione non le era chiara, ma in quel momento erano troppi i suoi pensieri, e le emozioni lo erano ancora di più.
E da quel momento era rimasta in attesa.
E da quel momento era rimasta in attesa.
E' passata un'ora e mi pare un
secolo…
Non voleva presentarsi subito al
cancello: aveva prima bisogno di osservare di lontano, dall’alto del balcone dell’antica
villa.
Era quasi metà mattina quando finalmente scorse in lontananza, sulla riva del Fossato Piccolo, due donne insieme ad Halfgan, che faceva strada.
Una delle due era bionda, e pareva una adolescente, quindi non poteva essere Lilieth.
Ma l'altra...
Aspettò ed osservò meglio.
Una delle due era bionda, e pareva una adolescente, quindi non poteva essere Lilieth.
Ma l'altra...
Aspettò ed osservò meglio.
Dei santissimi! Vi rendo grazie!
Guardò meglio e non ebbe più dubbi, era lei!
E non era cambiata.
Indossa il diadema della moglie di Vorkidex... e sorride...
E non era cambiata.
Indossa il diadema della moglie di Vorkidex... e sorride...
La gioia di Ariellyn non si poteva esprimere a parole.
Corse giù per le antiche scale della villa e si diresse verso il ponte sul fossato.
Anche Lilieth si era messa a correre in direzione del ponte.
E proprio lì, finalmente, madre e figlia poterono riabbracciarsi.
Si tennero strette per molto
tempo, incapaci di staccarsi o di dire una parola, sotto lo sguardo benevolente di Halfgan.
Infine, dopo un'eternità di istanti, si guardarono negli occhi.
Lilieth fu la prima a parlare.
Lilieth fu la prima a parlare.
«Madre, perdonami per tutta la sofferenza
che ti ho causato. In tutti questi anni il mio cuore si straziava al pensiero di te che mi credevi
morta, ma era necessario che non ci fossero comunicazioni di alcun tipo... niente che
permettesse ai nostri nemici di risalire a Marvin»
Ariellyn annuì. Lo capiva, e dovette ammettere che sua figlia si era comportata saggiamente.
C’era Marvin da difendere. Ma chi sono questi nemici?
Accarezzò il viso della figlia, ed un pensiero la turbò.
Diede voce a una domanda inevitabile.
Accarezzò il viso della figlia, ed un pensiero la turbò.
Diede voce a una domanda inevitabile.
«E Masrek...»
Lilieth sorrise:
«E' vivo anche lui, madre... e so che sta percorrendo la via coloniale verso sud... ma la sua strada è diversa dalla mia....»
Ariellyn non volle insistere:
«Ci sono troppe notizie incredibili in una volta sola. Mi pare di essere in un sogno. Ma tu sei vera, bambina mia, sei reale, io ti tocco, ti sento parlare, ti accarezzo i capelli»
«Ci sono troppe notizie incredibili in una volta sola. Mi pare di essere in un sogno. Ma tu sei vera, bambina mia, sei reale, io ti tocco, ti sento parlare, ti accarezzo i capelli»
E di nuovo la abbracciò.
Quando tornarono a guardarsi in
faccia, Ariellyn le disse: «Marvin è diventato un uomo ormai, avrei voluto trattenerlo qui, ma non potevo continuare a nasconderlo in eterno...»
E le lacrime le impedirono di proseguire.
E le lacrime le impedirono di proseguire.
«Lo so» rispose subito
Lilieth «Halfgan mi ha spiegato tutto. Sei stata come una madre per lui, la migliore delle madri! Io l'ho messo al mondo, ma tu hai fatto tutto il resto, e te ne sarò grata per sempre. A me è stato concesso di vederlo solo in lontananza: mentre passavamo vicino al porto di Floriana, io l'ho visto... sapevo che era lui... somiglia così tanto a suo padre...»
Ariellyn annuì.
Somiglia troppo a suo padre, è questo che mi preoccupa...
Ma non disse niente: quella era una giornata di festa, e non voleva turbare quella gioia con altre preoccupazioni.
Somiglia troppo a suo padre, è questo che mi preoccupa...
Ma non disse niente: quella era una giornata di festa, e non voleva turbare quella gioia con altre preoccupazioni.
L’unica cosa che importa è che lei sia qui.
Solo allora notò che la ragazza bionda stava attendendo vicino ad Halfgan e sorrideva.
«Chi è questa giovane che ha i tratti degli Alfar?»
Lilieth fece un cenno ad Alienor che si presentò:
«Sono Aliènor di Alfàrian... anche io data per morta, ed anche io tornata nel vasto mondo per compiere il mio destino...»
«Chi è questa giovane che ha i tratti degli Alfar?»
Lilieth fece un cenno ad Alienor che si presentò:
«Sono Aliènor di Alfàrian... anche io data per morta, ed anche io tornata nel vasto mondo per compiere il mio destino...»
Ariellyn ricambiò il sorriso e chinò il capo leggermente, in segno di omaggio.
Aveva intuito che potesse essere lei. A sorprenderla non era tanto l'identità della principessa, quanto le sue parole.
Destino! Tutti a parlare di destino!
Detestava quel termine. Non era mai stata fatalista, e le sembrava sbagliato credere che gli eventi non si potessero cambiare con le proprie forze. Ma anche quello era un argomento troppo delicato, e decise di rimandare tutte le domande ai giorni seguenti..
C'è un tempo per ogni cosa, e questo è il tempo per la felicità!
N.d.A.
Lady Ariellyn Vorkidian è interpretata da Alice Krige nel ruolo di lady Jessica Atreides ne "I figli di Dune" ("Children of Dune") miniserie tv tratta dall'omonimo romanzo di Frank Herbert.
La guerra tra i Vorkidian e gli Eclionner è ispirata a quella tra gli York e i Lancaster, nota come Guerra delle due Rose (ne ha tratto ispirazione anche George Martin nelle sue Cronache, dove la rivalità principale è tra la famiglia Stark e la famiglia Lannister).
Marvin Vorkidian è rappresentato come Jon Snow ne "Il trono di spade".
La città di Tadna è ispirata da Pavia e il fiume Tadnius dal Ticino, mentre l'Amnis è il Po.
Lilieth Vorkidian è intepretata da Claire Forlani nel ruolo di Igraine Pendragon in "Camelot".
L'espressione "Per le antiche scale" è una citazione del titolo di un romanzo di Mario Tobino.
Il druido Halfgan è interpretato da Gurney Halleck. Nella stessa foto Lilieth è rappresentata come Irulan Corrino.
Alienor di Alfarian è interpretata da Jessica Brooks nel ruolo di Ghanima Atreides.
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Vorkidian
lunedì 16 aprile 2012
Dalida (2° parte): gli anni tra il '67 e l''87
Dopo essersi ripresa dai tragici eventi del 1967, l'anno successivo Dalida partecipò a Partitissima (ex Canzonissima) dove vinse con la canzone Dan dan dan. Sempre nel 1968 recitò sul set del film italiano Io ti amo di Antonio Margheriti con Alberto Lupo. Il 18 giugno ottenne il titolo di Commendatore delle Arti, delle Scienze e delle Lettere, conferitole dal presidente francese Charles De Gaulle, e il 5 dicembre ricevette, prima donna, la medaglia della Presidenza della Repubblica.
Tra le canzoni famose che Dalida interpretò in questo periodo, merita di essere ascoltata la versione italiana di Bang bang, che era stata portata al successo da Cher.
http://www.youtube.com/watch?v=DtnvtFKSjUs
Ad una sua relazione con un giovane di molti anni minore di lei è dedicata la canzone Il venait d'avoir 18 ans
http://www.youtube.com/watch?v=fURYxaE5wlI&feature=related
Un suo capolavoro degli anni '70 è A ma manière, una delle mie preferite
http://www.youtube.com/watch?v=L44gGdfgK9A
Mi piace tantissimo anche la sua versione della meravigliosa Les feuilles mortes, scritta dal poeta Jacques Prevert
http://www.youtube.com/watch?v=kaiXmH38o_
Indimenticabile la melodia di Les temps de fleurs
http://www.youtube.com/watch?v=vc4FuJb434A&feature=related
In quegli anni, Dalida vive una intensa e lunga relazione con Richard Chanfray, conte di Saint-Germain
http://www.youtube.com/watch?v=ziiaC252Gfw&feature=related
Altro famosissimo suo ballo è la danza del ventre di Salma ya salama, da vedere assolutamente!
http://www.youtube.com/watch?v=59mYSdNut0E&feature=related
Memorabile il remake di I just call to say I love you di Stevie Wonder, Pour te dire je t'aime
http://www.youtube.com/watch?v=BUs4gn0wBwU
Nel 1981 ottenne il disco di diamante.
Gli anni '80 segnarono l'apice del suo successo. Le sue famose serate al teatro dell'Olympia erano sempre "sold out", e spesso vi presenziava il presidente Mitterand, che non mancava di far arrivare al camerino della cantante enormi mazzi di rose rosse.
Nel 1986, in Egitto recitò nel film Le sixième jour (Il sesto giorno, di Youssef Chahine) per la prima volta in un ruolo di drammatico e come protagonista.
Se il successo della cantante e attrice andava a gonfie vele, al contrario la sua vita privata era motivo di grande sofferenza. Dal 1967 in avanti, infatti, Dalida soffriva di ricorrenti crisi depressive, spesso in concomitanza con la fine di relazioni sentimentali importanti. Quando la sua storia con Richard Chanfray terminò, la cantante ripiombò in una crisi da cui non si riprese mai del tutto. Di questa sua sofferenza ella parla anche nelle sue canzoni, tra cui la famosa "Je suis malade"
Sabato 2 maggio 1987 dopo aver chiamato il fratello-manager Orlando, annunciandogli il rinvio di un previsto servizio fotografico a causa del freddo, e dopo aver detto alla cameriera che sarebbe andata a teatro, prese un taxi, fece il giro dell'isolato, imbucò una lettera per il fratello e si recò nella sua casa in Rue d'Orchampt sulla Butte di Montmartre e ingerì dei barbiturici.
Morì il 3 maggio, a 55 anni, vent'anni dopo il primo tentativo di suicidio e dieci anni dopo il secondo.
Accanto al corpo fu trovato un biglietto: Pardonnez-moi, la vie m'est insupportable
Perdonatemi, la vita mi è insopportabile.
domenica 15 aprile 2012
Gothian. Capitolo 42. Elner, Marigold e il risveglio di Arexatan
La notte del 29 dicembre 999, l'imperatore Elner XI sognò di essere Arexatan Eclionner, il suo antenato e fondatore della Dinastia.
Molti ricordi che erano appartenuti ad Arexatan incominciarono ad affluire, attraverso il sogno, nella memoria di Elner.
Lady Marigold di Gothian dormiva al suo fianco.
Quando però lo aveva sentito parlare nel sonno, si era svegliata e lo aveva ascoltato e osservato per tutta la notte, con un grande senso di aspettativa, perché finalmente si stava realizzando ciò che lei aveva atteso per mille anni.
Al mattino, al suo risveglio, Marigold vide subito che l’espressione
del volto del giovane sovrano era cambiata e che gli occhi color indaco brillavano con
una particolare intensità.
Riconobbe i segni.
Il Dormiente si stava risvegliando.
E’
lui, il mio amato…
L’imperatore la fissava.
Si osservarono per
un’eternità d’istante.
«Edwina…» le
disse a bassa voce, con un'intonazione inconfondibile..
Marigold annuì,
pronunciando esattamente la frase che le profezie avevano ripetuto tante volte
nei suoi sogni: «Ho attraversato gli oceani del tempo per ritrovarti, Arexatan»
Lui le prese la mano e gliela baciò.
«Dunque il Patto è stato rispettato... conosco i contenuti di questo accordo che fu siglato dopo la mia morte... li conosco tramite i ricordi di Elner, perché io ora sono lui come lui è me»
Marigold annuì
«Tu sai, dunque, Arexatan, il prezzo che ho dovuto pagare…»
Egli annuì:
«Il morso del Vampiro, quel viscido essere che ora è
tuo marito, il Conte di Gothian, la creatura più malvagia che sia mai esistita su questa terra!»
«Non avevo altra
scelta. Ma lui non mi ha contaminata, perché io sono figlia di Atar, e il Fuoco cammina con me»
Elner annuì:
«Lo so mia cara,
lo so. Ma tra due giorni, quando finalmente il Millennio sarà scaduto, non dovrai più recitare questa commedia, e potrai tornare ad essere mia moglie!»
Marigold scosse la testa:.
«Il Patto prevede che io resti Lady Marigold Steinberg, Contessa di Gothian, fino a che il Conte Fenrik avrà vita»
L'imperatore ebbe uno scatto l'ira:
«Maledizione! Come hai potuto accettare questa clausola?»
La Dama Gialla
cominciò a parlare con la sua ipnotizzante voce flautata:
«Lo ha preteso Gothar, demone del ghiaccio e padre di Fenrik. Da tempo sta accumulando potere, a discapito di Eclion. Pare che lo stesso Ahriman, dio del Male, sia pronto a sostenere Gothar contro Eclion, e quindi Fenrik contro di te»
Elner sorrise ironicamente:
«Un tempo eravamo noi, i "cattivi", ma adesso scopro che ci sono personaggi più cattivi di noi. Forse non è stata una buona idea bruciare Mollander e la Grande Canonica: ci sarebbero potuti essere utili...»
La Dama Gialla sospirò:
«Mollander e i suoi appoggiavano Marvin Vorkidian! Dovevo eliminarli!»
L'imperatore rimase silenzioso, mentre i ricordi di Arexatan e quelli di Elner incominciavano a fondersi in un'unica memoria.
«Dunque Marvin acquisterà i ricordi sia di Vorkidex che di Arexatan? I "miei" ricordi! Dovrò rinascere anche in un discendente del mio nemico! Quale follia è mai questa?»
Marigold rispose con voce ancora più suadente:
«In Marvin i ricordi di Vorkidex saranno dominanti e quelli di Arexatan non prenderanno mai il sopravvento. Certo, Marvin Vorkidian potrà accedere a tutte le informazioni contenute nella tua memoria, ma questo gli servirà per il compito che Belenos gli ha riservato: guidare i Keltar contro gli Albini di Fenrik. E se le cose andranno secondo le mie previsioni, Marvin e Fenrik si uccideranno a vicenda, lasciando noi finalmente liberi di sposarci e di regnare su tutto il Continente!»
Detto questo sorrise con aria diabolica.
Comprendendo la sottigliezza del suo piano, Elner si compiacque:
«Vedo che questi mille anni non sono trascorsi invano... hai acquisito una capacità di tramare piani molto più sottili rispetto a quelli di un tempo. Ora capisco che dovrò chiamarti Marigold, perché l'ingenua Edwina ormai è un ricordo, così come l'antico Arexatan. Ora io sono Elner XI, ed unisco i ricordi del fondatore della Dinastia con quelli del suo ultimo erede!»
Marigold annuì, ma quando parlò c'era una vena di trsistezza nella sua voce:
«Questo è nel contempo la forza e il limite della nostra condizione attuale. Il sogno di Edwina e Arexatan si è spezzato irreparabilmente. Non possiamo riprendere da allora come se nulla fosse accaduto, siamo in un altro tempo, e siamo persone diverse. Il nostro sogno non potrà più essere come prima...»
L'imperatore capì, e sebbene le memorie di Arexatan si ribellassero a quel pensiero, la consapevolezza del presente lo costringeva a prenderne atto:
«Vorrà dire che sarà meglio di prima! Creeremo un sogno più grande! Ci vendicheremo di coloro che ci separarono, sconfiggeremo tutti i nostri nemici e avversari, e insieme, alla fine, domineremo il mondo!»
La sete di potere e di guerra degli Eclionner appariva moltiplicata in lui.
Marigold l'aveva previsto. Il figlio di Ellis e Masrek, con le memorie di Arexatan, sarebbe diventato l'Eclionner più temibile di tutti i tempi.
«Realizzeremo questo sogno! Per ora non dobbiamo fare altro che aspettare. Tutte le forze armate in gioco dovranno distruggersi vicendevolmente. Quando si saranno indeboliti, allora noi colpiremo! E fiumi di porpora scorreranno lungo tutto il Continente...»
Elner la fissò con decisione, avendo ormai chiaro qual era il piano:
«Sarà duro dover attendere, perché è forte il mio desiderio di combattere! Ma conosco la situazione. Mia madre controlla ancora quindici legioni, e le dovrà offrire a mio padre e a mio nonno Sephir, che le metteranno a disposizione di Marvin. E lui, invece che marciare contro di noi, punterà a Nord! I Keltar lo seguiranno. Ora la città di Floriana è ben fortificata e munita di riserve di cibo e
di pozzi d’acqua pura, e sotto di essa vi sono cunicoli con cui riesce ad avere sovvenzioni e a mandare ambasciatori. Queste forze si stanno riunendo. Bial
l’Eunuco sta tessendo una grande alleanza tra Ellis, Masrek, Sephir, Marvin, i Keltar e Kerelik di Alfarian… ma non sa che questa armata non marcerà mai su Lathena! Marcerà su Gothian! E noi staremo a guardare! E solo alla fine, quando tutti saranno deboli, scateneremo le nostre forze su tutte le terre e su tutti i mari!»
Detto questo, l'euforia si trasformò in desiderio, e finalmente Arexatan ed Edwina, dimenticando per un po' la loro nuova identità, poterono tornare ad amarsi come se quei mille lunghissimi anni non fossero mai passati.
N.d.A.
Arexatan Eclionner è interpretato da Jonathan Rhys-Meyers.
Il risveglio degli "altri ricordi" è simile a quello che avviene nel romanzo Dune di Fran Herbert al protagonista Paul Atreides dopo aver bevuto l'"acqua della vita", l'essenza di spezia che lo trasforma in un equivalente maschile di una Reverenda Madre del Bene Gesserit. La scena è egregiamente rappresentata nel film "Dune" di David Linch.
La frase: "Ho attraversato gli oceani del tempo per ritrovarti" è una citazione dal film "Dracula di Bram Stoker" diretto da Francis Ford Coppola.
Il Conte di Gothian è rappresentato in questo capitolo come il principe Vlad Tepes Dracula, signore di Valacchia e Transilvania.
Il demone Gothar è rappresentato da un personaggio del videogioco Castlevania.
Belenos o Belenus è il dio celtico della luce. I Keltar sono infatti i Celti, così come gli Alfar sono gli Elfi e i Lathear sono i Latini, per quanto il parallelismo sia solo superficiale.
Marigold di Gothian è interpretata da Emmanuelle Seigner ne "La nona porta" di Roman Polanski, con Johnny Depp.
L'ultima illustrazione è di Luis Royo.
N.d.A.
Arexatan Eclionner è interpretato da Jonathan Rhys-Meyers.
Il risveglio degli "altri ricordi" è simile a quello che avviene nel romanzo Dune di Fran Herbert al protagonista Paul Atreides dopo aver bevuto l'"acqua della vita", l'essenza di spezia che lo trasforma in un equivalente maschile di una Reverenda Madre del Bene Gesserit. La scena è egregiamente rappresentata nel film "Dune" di David Linch.
La frase: "Ho attraversato gli oceani del tempo per ritrovarti" è una citazione dal film "Dracula di Bram Stoker" diretto da Francis Ford Coppola.
Il Conte di Gothian è rappresentato in questo capitolo come il principe Vlad Tepes Dracula, signore di Valacchia e Transilvania.
Il demone Gothar è rappresentato da un personaggio del videogioco Castlevania.
Belenos o Belenus è il dio celtico della luce. I Keltar sono infatti i Celti, così come gli Alfar sono gli Elfi e i Lathear sono i Latini, per quanto il parallelismo sia solo superficiale.
Marigold di Gothian è interpretata da Emmanuelle Seigner ne "La nona porta" di Roman Polanski, con Johnny Depp.
L'ultima illustrazione è di Luis Royo.
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