martedì 20 marzo 2012

Gothian. Capitolo 29. Il viaggio di Marvin.


Quel mattino di metà dicembreMarvin, in partenza per la sua missione, aveva salutato sua nonna dicendole seplicemente: «Prima o poi ritornerò» 
Lei lo aveva abbracciato rispondendogli con altrettanta semplicità: «Che gli dei ti proteggano». 
Non doveva essere stato facile per Lady Ariellyn Vorkidian veder partire suo nipote, l'ultimo parente che le era rimasto, eppure aveva dominato le emozioni e aveva sorriso radiosamente.
Il giovane sapeva che quel sorriso con cui sua nonna, guardandolo partire, gli aveva ispirato fiducia, sarebbe rimasto scolpito nella memoria per sempre.

Marvin non era solo, in quella missione.
La spedizione della Compagnia per la liberazione di Alienor, guidata dal giovanissimo e supponente Ser Yvain De Bors, figlio del Duca Gallrian di Amnisia, era partita all'alba.


Il tragitto era stato tracciato su una antica mappa. 


La flotta doveva attraversare la laguna salmastra fino al canale che la collegava col Braccio Mediano del Delta e da lì risalire fino ad immettersi nel grande grande fiume Amnis, sempre controcorrente, verso ovest, in direzione della capitale della Federazione Keltar, la città di Floriana. 
La piccola flotta aveva ormai lasciato la darsena settentrionale della città di Amnisia. La nebbia era così fitta che non si riusciva a vedere quasi nulla, nemmeno il confine tra il cielo e il mare: tutto era come sospeso in una grande nuvola, in un’atmosfera surreale. 
Amnisia ormai, vista di lontano, appariva piccola come l'isola magica delle fate, sperduta nelle nebbie, di cui la mitologia keltar aveva raccontato molte fiabe.
Marvin Vorkidian viaggiava sulla nave GallrianDuca intrepido, insieme ai diplomatici, ai druidi e ai sacerdoti di Eclion.


I cavalieri della Compagnia erano invece a bordo della Ser Yvain Il Valoroso.
Marvin trovava patetici e ridicoli quei nomi.
Il Duca e suo figlio sono dei palloni gonfiati.
Ma mentre Gallrian era un uomo furbo, Ser Yvain era soltanto un ingenuo, troppo giovane per guidare una missione così impegnativa, e troppo consapevole della propria bellezza e del proprio rango, per capire che tutto quel viaggio non era solo una scampagnata all'aria aperta.
Fortunatamente Ser Yvain era stato affiancato da altri cavalieri di lunga esperienza, che avrebbero dovuto garantire la sicurezza di tutti nei momenti difficili.
Ma è troppo presto per pensare a queste cose!
Marvin si guardò intorno, per scorgere qualche persona che conoscesse.
In quel momento il giovane druido Gwydion gli si avvicinò.



Marvin lo salutò. Era stato un allievo di Halfgan, ed era una presenza molto rassicurante. 
Insieme guardarono quel che restava dell’alba, un chiarore soffuso nella nebbia, pregando il dio Belenos, ma il sole se ne stava nascosto e l’aria era così fredda e umida che si sarebbe potuta tagliare col coltello.
Furono salutati bruscamente dal capitano della nave, un Keltar grosso, rossiccio e peloso, che poi li affidò a una specie di nostromo, sdentato e pieno di rughe, il quale li guidò sottocoperta per mostrare i loro pagliericci, bofonchiando parole incomprensibili in un dialetto sconosciuto.

 

Il rollio della nave incominciava a farsi sentire, ma fortunatamente né Marvin, né Gwidion erano deboli di stomaco. Sistemarono i loro pochi bagagli e poi, sperando che la nebbia si fosse dissolta e l’aria riscaldata, risalirono sul ponte e si avvicinarono alla prua.
La mancanza di vento rendeva necessario il lavoro dei rematori.
C’era ancora una certa caligine, e l’umidità penetrava nelle ossa, ma incominciava a distinguersi il confine tra l’acqua della laguna e il cielo.
Grigia e livida appariva la laguna di Amnisia, e sconfinata. Marvin pensò a come poteva essere apparsa ai primi Keltar, che dalle lontane regioni del nord erano scesi lungo il fiume e poi lungo quel lago salmastro, alla ricerca di isole e di porti per stabilire delle basi commerciali con il sud e l’Impero.
Le tribù dei Keltar che avevano colonizzato la zona a sud dell’Amnis erano di tre spirpi: Boni, Lingonici e Senii, quelli che si era spinti più a sud e aveva fondato la città insulare di Amnisia e poi colonizzato il territorio paludoso circostante con opere di bonifica.
«Come sono i Keltar a nord dell’Amnis?» chiese Marvin al druido.


Gwidion sorrise: «Sono orgogliosi! Si ritengono gli unici veri Keltar, e considerano gli altri come dei mezzosangue inaffidabili. L’unica cosa che tiene unite le tribù ed evita la guerra è la costante diplomazia dei druidi al servizio dei vari Duchi della Federazione» 
Marvin lo aveva sentito dire spesso, ma si rifiutava di crederlo.
«Perché sono tanto prevenuti, Gwydion?»
Il giovane druido era stato più volte a nord dell'Amnis, e Marvin lo riteneva un abile osservatore.
«Perché credono che siamo servi dei Lathear, cosa in parte vera, se consideri che il Clero di Lathena controlla buona parte della nostra amministrazione»
Marvin annuì. Si era immaginato quella risposta, ma la sua vera preoccupazione era un'altra.
«Dunque non troveremo supporto al nord, nella nostra missione?»
Gwydion soppesò la risposta:
«I druidi ci aiuteranno, in particolare l’Arcidruido. I duchi  faranno qualche storia, ma alla fine l'Arciduca di Floriana troverà una mediazione. Quanto al popolo, certo non dobbiamo aspettarci delle facce sorridenti»
Marvin sospirò.
Nemmeno i druidi sorrideranno troppo quando vedranno Padre Grizinga e la sua squadra di canonici di Eclion.
Gwydion, come se gli avesse letto nel pensiero, dichiarò: «Alcuni druidi credono che la principessa Alienor non sia la Fanciulla Dorata delle Nevi, colei che che secondo la profezia dovrà sposare il  Figlio dei Cento Re»
Dopo quella affermazione, Marvin si rese conto che Gwydion era stato informato dal vecchio Halfgan sul segreto della famiglia Vorkidian, e cioè il matrimonio di Lilieth con Masrek Eclionner.
Cinquanta sovrani per parte di padre e cinquanta per parte di madre: io sono il Figlio dei Cento Re... e Gwydion mi sta offrendo la sua guida spirituale...
Lo guardò dritto negli occhi.
«Gwidion, io… non so come spiegarlo ma, ultimamente, faccio dei sogni strani, che riguardano personaggi del passato... vedo due guerrieri che si scontrano in duello, sono Arexatan Eclionner su un cavallo nero e Vorkidex dei Keltar, con la mazza di... 


...  di Kernunnos, il Re Cervo, primo sovrano dei Keltar, antenato di Vorkidex...
 
... e figlio del dio Belenos. Solo che prima di iniziare il duello, i due sovrani alzano le visiere dell'elmo, e tutti e due hanno il mio volto»
Gwydion annuì: «Tu discendi da entrambi, ed entrambi si risveglieranno in te... questi sogni sono solo un preavviso... ma non temere, io ti aiuterò: sia Halfgan che l'Arcidruido in persona mi hanno preparato a questo: io ti insegnerò come dominare i dormienti, quando si risveglieranno»
Marvin accennò un sorriso di gratitudine, e poi continuò a parlare:
 «Nel duello vince Arexatan, come nella storia, ed io vedo me stesso sul trono imperiale... 


 E in tutte le visioni c'è un cane albino al mio fianco, con gli occhi rossi. Ma Alienor non compare mai. Non capiscoCosa dicono le premonizioni dei druidi?».
Gwydion rispose a voce bassa:
«In molti, raggiungendo la condizione dello spirito chiamata Awen... una sorta di "ispirazione"...

File:Awen symbol final.svg

 ... vedono un villaggio chiuso in una valle sperduta tra monti altissimi. Lì regna Vyghar il Pirata, un uomo di grandi ambizioni, che riteniamo sia imparentato con i Lathear, perché ha gli occhi e i capelli neri. Secondo alcuni la sua famiglia apparteneva alla stirpe di Linthael, un ramo collaterale della famiglia imperiale Eclionner...»
Marvin rimase sorpreso.
Un altro Eclionner in incognito?
Ma c'erano altre questioni che lo preoccupavano di più
«Hai detto che Alienor potrebbe non essere la fanciulla della Profezia. Ma se non è lei, allora chi...»
Gwidion lo guardò con serietà: «Nei tuoi sogni c'è la risposta. Dimmi cosa vedi!» 
Marvin chiuse gli occhi e tornò a ricordare:
«Vedo due cose: sullo sfondo c'è un castello altissimo, minaccioso, tra i ghiacci perenni» 

Non era necessario specificarne il nome. Era ovvio.
La ruota del mio destino gira tutta intorno a quel luogo maledetto... Gothian...


«Poi davanti al castello compare una giovane donna molto bella, con un grande mantello nero... non ho idea di chi possa essere»


Anche Gwydion era incerto. Il castello era quello di Gothian, non c'erano dubbi, ma si era aspettato che la donna fosse la Dama Gialla, oppure una fanciulla albina, non una donna in nero.
«Se veste in nero non può essere la Fanciulla Dorata. Fatico a interpretare questa visione, ma ormai mancano solo due settimane al Millennio, e man mano che ci avvicineremo a quella data, i tuoi sogni diventeranno sempre più espliciti. La nostra generazione vedrà compiersi tutto ciò che fu profetizzato. E solo allora capiremo chi ha sbagliato nell’interpretare i presagi»
Marvin alzò un indice.
«C'è un'ultima cosa che vedo, nel sogno. Una grande guerra. Una carneficina senza fine, e macabri fiumi di porpora, tra i ghiacci...»



Gwydion rimase per un momento pensieroso, poi rispose: «I tuoi sogni riflettono le tue paure e i tuoi conflitti interiori, ma non solo. Molti druidi hanno avuto la percezione di questo rischio, e circolano voci di una possibile guerra civile nell’Impero Lathear e anche nel Regno Alfar. Ma il vero campo di battaglia potrebbe essere qui, nella valle dell'Amnis. Ma per ora gli oracoli sono troppo ambigui… tutto si chiarirà quando il Millennio sarà scaduto...»
Marvin annuì, però aveva davanti agli occhi l'immagine del ghiaccio vicino al sangue, e quella combinazione, nella sua mente, aveva un solo nome: Gothian!


N.d.A.

Lady Ariellyn Vorkidian è interpretata da Alice Krige, nel ruolo di Jessica Atreides nella miniserie "Childrens of Dune" dal romanzo "I figli di Dune" di Frank Herbert.
Ser Ywain de Bors è rappresentato da ser Loras Tyrell ne "Le cronache del ghiaccio e del fuoco" di George Martin.
Marvin Vorkidian è rappresentato da Jon Snow ne "Il trono di spade" ("A game of thrones").
Il druido Gwydion è interpretato da Ewan McGregor nei panni del maestro jedi Obi Uan Kenobi in Guerre Stellari (prima trilogia).
La donna davanti al castello di Gothian comparirà nel sequel di questo romanzo, "Gli eredi di Gothian".

lunedì 19 marzo 2012

La Regina di Maggio (seconda parte)

La vita di  Maria José cambia radicalmente dopo la dopo la sconfitta della monarchia nel referendum del 1946, nel quale ella dichiarò di aver votato "scheda bianca".
Umberto II lascia l'Italia e si stabilisce in Portogallo. Maria José invece si reca in Svizzera, a Merlinge, ufficialmente per una terapia agli occhi. Di fatto questa decisione sancisce la separazione della coppia reale. 
I coniugi si reincontreranno solo in occasione di matrimoni, funerali e qualche altra cerimonia ufficiale.

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Per il resto, la Regina di Maggio si occupa dei figli e si dedica agli studi storici e ad iniziative di beneficenza. Viaggia molto, ma in incognito. Di rado la si vede in occasioni mondane. Restano comunque alcune foto, nelle quali si possono ammirare i gioielli di sua proprietà in quanto erede del re del Belgio.





Una delle sue principali passioni è la musica classica. Ora che gli impegni ufficiali non occupano più le sue giornate, passa molto tempo a suonare il pianoforte.



Diventa vedova il 18 marzo 1983. Qui sotto la vediamo ai funerali, assieme alla nipote, l'allora regina del Belgio, Fabiola.



Nella foto qui sotto assiste alla comunione del nipote Emanuele Filiberto.



Nel 1987 le viene accordato il permesso di tornare in Italia. Vi rientrerà nel 1988, in occasione di un convegno storico ad Aosta.


Negli anni '90 trascorre un lungo periodo in Messico, presso la figlia Maria Beatrice.























Qui, nel 1994, viene raggiunta dalla tragica notizia della morte del nipote Raffaello, figlio di Maria Beatrice.
Le circostanza della morte del giovane non sono state mai chiarite. Si è ipotizzato il suicidio, ma la famiglia ha sempre smentito.
Dopo questo lutto, ormai novantenne, Maria José si stabilisce definitivamente a Ginevra, presso la figlia Maria Gabriella.
Qui sotto una delle sue ultime foto con il figlio, il nipote e la nuora Marina Doria.



 Si spegne nel gennaio del 2001, all'età di 93 anni, e viene sepolta nella cripta dell'abbazia medievale di Hautcombe.

File:Abbaye royale de Hautecombe II - 200501.JPG

domenica 18 marzo 2012

Gothian. Capitolo 28. Ellis e Marigold: giochi pericolosi a corte


L'Imperatrice Vedova ostentava un’aria di grande sicurezza quando prese posto nella sala del trono per la  tradizionale riunione del Senato Imperiale, che si teneva a metà dicembre, a Corte, per discutere sulle condizioni dello Stato. Ciò che colpì maggiormente i senatori era che la Reggente aveva deciso di non indossare più gli abiti del lutto, dopo tanti anni, e di sfoggiare un vestito che ne sottolineava la bellezza.


Devono pensare che sto bene, che sono sana e forte più che mai! 
Era fondamentale, nei momenti di crisi, cercare di trasmettere una immagine di potenza.
Davanti a lei c'era tutta l'aristocrazia dell'Impero: militari, burocrati, nobili di ogni grado, preti, rappresentanti delle corporazioni.
La mia base di consenso è ancora ampia.
Ma non poteva illudersi troppo. Con l'avvicinarsi del Millennio, e quindi della scadenza del Patto, tutte le forze che da decenni tramavano nell'ombra sarebbero presto uscite allo scoperto.
«Onorevoli senatori» incominciò con voce ferma «l'anno che sta per concludersi, il diciassettesimo del regno di mio figlio Elner, ha visto aggravarsi alcune problematiche da tempo irrisolte. Nei territori che sono fuori dal dominio del nostro Impero, la situazione sta precipitando. Intere zone della Federazione Keltar sono sotto il dominio di due pericolose organizzazioni criminali, l'Alleanza di Tupile, che esercita la pirateria sui mari, e la Piovra di Terramara, che controlla i fiumi e le foreste della valle amnisiana. Tutto ciò non è più tollerabile!»
Un gradito applauso confortò la sovrana.
«E’ mia intenzione colpire questi criminali al più presto, per evitare che consolidino le loro posizioni. A tal fine ritengo necessario che il mio incarico di Reggente sia confermato anche per il prossimo anno, ed accresciuto con nuovi poteri operativi. A tal fine ho preso accordi con i miei collaboratori...» e indicò Fuscivarian, Tucker e Bial.
Le apparvero del tutto inadeguati alla gravità del momento.
Tre incapaci che non sanno più nemmeno allacciarsi le scarpe!
Ma non poteva fidarsi di nessun altro.
«... affinché provvedano nelle sedi opportune a rafforzare i poteri istituzionali della Reggenza, e ad inasprire le punizioni verso tutti coloro che vi si oppongono»
Un silenzio cupo accolse questa dichiarazione.
Che mi odino pure, purché mi temano!
Occorreva però, dopo il bastone, usare anche la carota.
«A tutti voi che costituite l'aristocrazia imperiale, io offro la possibilità di estendere i vostri poteri, le vostre terre, le vostre ricchezze e la vostra gloria, se collaborerete con me e con i miei consiglieri al fine di preparare un'operazione di sicurezza nelle terre della Federazione Keltar» 
Un applauso accolse quella proposta, che era stata già fatta circolare ampiamente, per valutarne il gradimento.
Operazione di sicurezza. Un ottimo eufemismo... merito di Marigold! 
E lanciò un rapido sguardo alla Dama Gialla, che stava in piedi a sinistra del trono dell'imperatrice, ed osservava il Senato con espressione minacciosa.



Ellis trovava divertente il fatto che due donne riuscissero a terrorizzare quell'assemblea di maschi così presuntuosi ed arroganti.
«Mentre il nostro stimato Primo Ministro Tucker continuerà ad occuparsi dell’ordinaria amministrazione dei territori sotto il legittimo controllo della Dinastia...»
Si fermò un istante per guardare in faccia il suo fedelissimo, in piedi alla sua destra.
Tucker non sa nemmeno contare fino a dieci, ma è l'unico che mi può garantire piena fiducia.
Inspirò per riprendere fiato:
«...l’eunuco Bial avrà il compito di coordinare l’attività strategica e diplomatica nella conduzione dell'operazione di sicurezza, insieme ai capi dell’esercito e della marina»
Come si aspettava, alla sola pronuncia del nome dell'eunuco, tornò il silenzio gelido.
Ci sarà da ridere a vedere quella femminuccia di Bial che tiene testa a quei militari fanfaroni...
Sorrise al pensiero.
«Bene! Ora, per domande, dubbi e chiarimenti, vi lascio in buona compagnia, con il nostro saggio e beneamato senatore Fuscivarian...»
Il tono era decisamente ironico.
Non vi invidio affatto per tale "buona compagnia"... 
Guardò di sottecchi l'anziano avo materno, che osservava la scena con occhi semichiusi e teneva le mani occupate gingillandosi con alcune monete d'oro.


«... e nel prendere congedo, invoco su di voi la benedizione di Eclion!»
Si alzò dal trono e sollevò le mani al cielo, con i palmi aperti, mentre tutti cadevano in ginocchio davanti a lei.
Provò un senso di ebbrezza di fronte a quella manifestazione del proprio potere.
Mi mancherà tutto questo... mi mancherà terribilmente...
Si voltò per nascondere la sua improvvisa commozione, e fece cenno alla Prima Dama di seguirla.
Tutti conoscevano di fama la Contessa di Gothian, e parevano attendere il giorno in cui la Dama Gialla li avrebbe liberati dalla tirannide della Vedova Nera.
Passerebbero dalla padella alla brace... Marigold ed Elner sarebbero centomila volte peggio di me e dei miei ridicoli collaboratori!
Le due donne uscirono dalla sala, e camminarono lungo corridoi e scale interminabili, salutate militarmente dalle guardie, fino al arrivare ai piani nobili della reggia.
«Vorrei parlare con te in privato, Marigold... seguimi nelle mie stanze!» 
La Contessa di Gothian annuì leggermente, impassibile.
Quando arrivarono al soggiorno, Ellis fece uscire le ancelle e disse alle guardie che sostavano dietro la porta: «Non voglio essere disturbata a meno di eventi gravissimi e questioni improrogabili»
Una volta che la porta fu chiusa, l'imperatrice cambiò completamente espressione, e lanciò a Marigold uno sguardo gelido.
Adesso vediamo se è veramente lei la Fanciulla Dorata delle Nevi!
Si avvicinò ad un vecchio seggio. 
«Marigold, aiutami a togliermi questo abito»
La Dama Gialla obbedì, con aria guardinga.
Ellis rimase con indosso soltanto un corpetto di color vermiglio e oro.
Guarda il mio corpo: sono ancora giovane, bella e forte!



Si accomodò sulla poltrona e fissò la sua dama di compagnia con occhi sospettosi.
 «Marigold, io non sono sicura di potermi fidare di te»
La Dama Gialla non reagì come Ellis si era aspettata.
Non parlò, assunse un'insolita espressione di dolcezza, e gentilmente, con la mano destra, bianchissima e morbida, toccò il ginocchio sinistro dell'imperatrice, senza dire nulla.
Un brivido passò dalla donna bionda a quella mora.
Ecco la sua risposta... il suo tocco magico!
Ellis avrebbe voluto ironizzare su quell'assurda manifestazione di intimità, e togliere la mano dell'altra donna, che stava pericolosamente risalendo verso la coscia, ma si sentiva come ipnotizzata, e non trovava le forze.
Cercò, almeno, di trovare le parole: «Guardami, Marigold, e rispondimi! Sei tu la Fanciulla Dorata delle Nevi di cui parla la profezia di Padre Mollander? Sei tu colei che mi toglierà tutto ciò che ho di più caro?» 
La Dama Gialla scosse il capo, e la sua espressione divenne incredibimente triste.
Appariva sinceramente addolorata.
Mi guarda come se avesse davanti l'immagine di qualcuno che è morto da molto tempo. 



Ellis non sopportava quello sguardo compassionevole, e tanto meno quel silenzio ostinato.
«Di' qualcosa, maledizione!»
La Contessa di Gothian, allora, sussurrò: 
«Io sono devota ad Eclion e voi siete una Eclionner. Questo significa molto per me»
Non era una risposta esauriente, ma c'era qualcosa di vero.
E' una sacerdotessa di Atar, che a sua volta è un servitore di Eclion... questo ha un senso, ma non basta... non ha negato di essere la Fanciulla Dorata della profezia!
Marigold si avvicinò e con l'altra mano spinse di lato l'altra gamba dell'imperatrice.
Ellis sentì il profumo dolcissimo della donna bionda, e fu percorsa da un nuovo brivido.
Questa incantatrice mi sta stregando!
La Vedova Nera non aveva mai permesso ad alcuna donna di osare tanto, nemmeno a quella mezza donna che era il suo eunuco.
Non era mai stata attratta dalle donne, ma la Contessa di Gothian era come una calamita, attirava tutto ciò che aveva attorno. Bisognava fermarla!
«Non andare oltre! Non sono mai stata fortunata negli amori trasgressivi...» 

Marigold la guardò negli occhi.
Aveva compreso al volo: «Vi riferite a Masrek, vero?»
Ellis sospiro, ripensando al suo dolce fratello.


Sentì un improvviso bisogno di confessare alla Dama Gialla il suo tormento.
 «Sì, è la sua ombra che mi perseguita...  pensa che a volte sogno che siamo ancora bambini, e gli dico: "Masrek, credevo che fossimo grandi, e che tu fossi fuggito via". E lui mi  risponde: "E' così infatti! Lascia che la mia fuga immobile possa dare speranza a chi crede che la partita sia ancora aperta, perché la partita è chiusa solo per chi si arrende..."»
Marigold parve sinceramente turbata da quel racconto:
«E il sogno continua?»  
Ellis annuì, doveva farle capire che si era pentita.
«Io gli urlo: Pietà! Pietà per il perdente e per chi ha vinto, pietà per chi si sbaglia o ha già sbagliato, pietà per chi non sa Chi è il Bene e il Male, pietà per chi lo sa, per chi lo dice... pietà per chi lo ignora e brancola nel buio...» 
La Dama Gialla era sconvolta. Ellis aveva mostrato un'intuizione pura degli Arcani Supremi. Questo la rendeva molto più consapevole, imprevedibile, e pericolosa.
«Maestà, il vostro dolore è più forte di quanto immaginassi. L'ombra di Masrek vi sta cambiando...» 

La sovrana scosse il capo:
 «No, Marigold, non sto cambiando, sto solo ritrovando me stessa...» 
sospirò «... quella che ero prima, la fanciulla il cui unico peccato era di amare la persona sbagliata»



La Dama Gialla chiuse gli occhi, e parlò con voce suadente:
«Amare non è mai un errore»
Le sue mani ripresero ad avanzare lungo i fianchi dell'imperatrice.
Ellis non credeva a questo lato sentimentale e passionale di Marigold.
Decise di accusarla fino in fondo, e nel contempo di accusare se stessa.
 «E invece sì che può esserlo! E' un errore quando pretendiamo il possesso della persona amata! E' uno sbaglio quando la persona che amiamo diventa solo un mezzo per soddisfare i nostri piaceri. Tutto questo conduce al disprezzo per gli altri e per se stessi. Amore e odio si confondono, diventano le facce della stessa medaglia. Questo amore mi ha fatto diventare cinica, crudele ed io... io odio ciò che sono, ciò che sembro... mi sono allontanata così tanto dalle virtù classiche da non trovare più un'anima che mi stringa forte di notte e mi dia una ragione sincera per risvegliarmi la mattina»
Gli occhi di Marigold brillavano, e questa volta non per la rabbia, ma per la passione.
E' sincera, dovette ammettere Ellis, ma questo non la rende meno pericolosa...
Ora sapeva senza ombra di dubbio che Marigold era la Fanciulla Dorata della Profezia e che avrebbe causato la sua rovina. Solo l'Antico Patto l'aveva trattenuta, ma dopo...
Ellis ormai aveva deciso: avrebbe lasciato Lathena allo scadere del Millennio, per guidare il suo esercito verso l'ultima battaglia. Ormai i preparativi erano stati avviati. Presto sarebbe dovuta partire. Avrebbe lasciato Elner alla Dama Gialla, e sarebbe andata alla ricerca di Masrek.
Ma non ora! Ora ho bisogno di Marigold, del suo fuoco che riscaldi il mio cuore di ghiaccio! Lei è la mia consolazione e la mia nemesi, la mia espiazione e la mia redenzione... 
Sarebbe giunto presto tra loro il tempo dell'odio, ma non quel giorno, non in quel momento, non lì.
Oggi siamo due persone che hanno perduto troppo presto il loro unico amore, e hanno l'bisogno l'una dell'altra, pur sapendo che presto una sola delle due si potrà salvare.



N.d.A.

Marigold di Gothian è Cersei Lannister interpretata da Lena Headey.
Masrek Eclionner è rappresentato da Finrod Felagund, re degli Elfi Noldor nella Terra di Mezzo. Finrod è figlio di Finarfin e fratello di Galadriel, regina degli Elfi di Lothlorien.
Ellis Eclionner è rappresentata come Morgana di Avalon, la fata celtica del ciclo bretone, sorella di re Artù di Camelot.
Sibelius Fuscivarian (o Fujiwara) è rappresentato da Viserys II Targaryen.

sabato 17 marzo 2012

Maria José, la Regina di Maggio (1° parte)

Marie José Charlotte Sophie Amelie Henriette Gabrielle di Sassonia-Coburgo-Gotha
(Ostenda4 agosto 1906 – Ginevra27 gennaio 2001), nata principessa reale del Belgio, fu l'ultima regina d'Italia come consorte di Umberto II di Savoia. 
Poiché il suo regno durò solamente dal 9 maggio al 12 giugno 1946, venne soprannominata dagli Italiani: la Regina di maggio.




Era figlia del re del Belgio, Alberto I di Sassonia-Coburgo-Gotha, cugino del re Giorgio V del Regno Unito,  e di Elisabetta di Wittelsbach, della casa reale di Baviera, omonima dell'imperatrice d'Austria, Sissi, sua prozia.


 


Difficilmente si sarebbe potuto trovare un sangue più "blu" di quello della principessa reale del Belgio per l'erede al trono d'Italia, Umberto di Savoia. Il loro matrimonio era stato combinato fin da quando Maria José era ancora bambina. La sua provenienza dal più aperto ambiente reale belga e l'educazione di stampo moderno che aveva ricevuto, si scontravano con il rigore della più chiusa monarchia italiana. La più classica educazione e istruzione dello stesso Umberto e, soprattutto, il ligio ossequio del principe all'etichetta, alle regole e all'autorità paterna, furono tutti fattori di ostacolo alla riuscita della loro unione. In seguito, Maria José avrebbe confidato all'amico giornalista, Indro Montanelli, che in confronto alla casa reale del Belgio, la casa reale di Savoia le era apparsa fin da subito "un frigidaire", ossia un frigorifero!
Le nozze con il Principe di Piemonte furono celebrate a Roma l'8 gennaio del 1930 nella Cappella Paolina del palazzo del Quirinale



 




La coppia trascorse i primi anni di matrimonio a Torino, dove Umberto comandava il 92º reggimento di fanteria con il grado di colonnello. Negli anni torinesi la principessa preferì sottrarsi ai rapporti con gli esponenti della nobiltà e con la cerchia delle amicizie del marito, ritagliandosi spazi e frequentazioni personali. 
Anche a Roma, nell'appartamento privato del Quirinale, ricevette filosofiintellettuali e scrittori in modo del tutto indipendente da Umberto.


 


Diverso e sotto alcuni aspetti più felice fu il periodo trascorso da Maria José e Umberto a Napoli, dove essi si trasferirono nel 1933, complici probabilmente l'ambiente umano e il clima. Di certo la vita di coppia venne allietata in questo periodo dalla nascita di tre dei loro quattro figli: Maria Pia il24 settembre 1934Vittorio Emanuele il 12 febbraio 1937Maria Gabriella il 24 febbraio 1940. La quartogenita, la principessa Maria Beatrice, nacque a Roma il 2 febbraio 1943. 




Maria José si occupò personalmente dei suoi figli, sia nei soggiorni autunnali al Castello Reale di Racconigi che in quelli estivi di Villa Maria Pia a Posillipo



Non vi fu mai simpatia tra la principessa e Mussolini, specie dopo l'alleanza con Hitler e la firma delle leggi razziali. Da quel momento, Maria José non nascose i propri sentimenti di ostilità nei confronti dell'operato di Mussolini e anche Umberto, del resto, faticava a nascondere un certo dissenso.
Fino allo scoppio della guerra, la sua vita fu comunque serena, e caratterizzata da una partecipazione ad iniziative benefiche e viaggi in tutto il paese e all'estero. Per tutto questo si guadagnò la simpatia di buona parte degli Italiani, anche di molti che non vedevano con favore i Savoia o la stessa monarchia.


 






Ecco una curiosa immagine risalente ad un viaggio in Libia, allora parte dell'impero coloniale italiano.

File:Umberto MariaJosè Libia.JPG

Attenta alla politica interna e internazionale, nel 1939 Maria José sostenne che l'Italia non era nelle condizioni di sostenere, e tanto meno vincere, una guerra. Quando l'Italia entrò in guerra, nel 1940, la principessa promosse un'azione segreta volta a collegare l'ambiente antifascista direttamente con i Savoia. A tal fine incontrò personaggi come Benedetto CroceUgo la MalfaIvanoe BonomiElio VittoriniAlcide de Gasperi.
Mussolini era al corrente delle azioni della principessa, ma ne sottovalutò l'importanza, considerando che il re era comunque dalla parte del governo, almeno fino al 1942. Nell'ambiente della monarchia, per questa ragione, Maria José venne definita da molti "l'unico uomo di Casa Savoia".
Il 6 agosto 1943 Maria José venne convocata dal suocero, il quale non le parlava direttamente da più di due anni, e le venne espressamente ordinato di troncare immediatamente ogni rapporto con l'opposizione antifascista e ogni attività politica. Inoltre il re la costrinse a ritirarsi con i quattro figli a Sant'Anna di Valdieri, sotto la sorveglianza della cognata Jolanda, e le ordinò di rimanervi fino a che lui stesso non l'avesse espressamente richiamata a Roma.
 
L'8 settembre la principessa, come il resto degli italiani, apprese la notizia dell'Armistizio dalla radio. Dopo un viaggio piuttosto avventuroso, riuscì a portare in salvo i figli in Svizzera, dove si mise in contatto, tramite Luigi Einaudi, con gli ambienti partigiani. Pur essendo controllata dalle autorità elvetiche, riuscì comunque, in diverse occasioni, a trasportare armi per la Resistenza nel nord Italia. C'era in lei la speranza di poter salvare la monarchia dal discredito in cui era caduta dopo la fuga del re a Brindisi. Nonostante Umberto avesse ottenuto la luogotenenza, il re si rifiutò di abdicare, e la principessa, che per tutta la vita era stata educata a diventare regina, incominciò a temere che l'impegno di tutti quegli anni fosse divenuto ormai inutile. Tornata in Italia dopo la Liberazione, riprese l'attività di volontariato presso la Croce Rossa. Durante una visita all'ospedale di Cassino, il 9 maggio 1946, fu informata dell'abdicazione del suocero. Fonti contemporanee riportano che quando, di ritorno a Roma, fu salutata come "regina", non manifestò alcun entusiasmo, e anzi avrebbe commentato: "Sono una regina? Non in queste condizioni. Non è così che mi ero immaginata questo giorno"
Non ci fu nessuna incoronazione per colei che per quasi quarant'anni era stata educata per regnare. Solo una sbiadita foto di circostanza ricorda i pochi giorni di regno della Regina di Maggio.
Fine prima parte. 


venerdì 16 marzo 2012

Gothian. Capitolo 27. Alienor, Lilieth e il Pirata partono verso sud


Era un gelido mattino di fine autunno, a Tupile, in mezzo ai monti.
Alienor e Lilieth avevano da poco terminato la colazione quando dalle finestre della baita videro un assembramento di paesani, e capirono che il Pirata Gentiluomo, Vyghar di Linthael, era tornato dopo due settimane di assenza.
Il clima si era fatto più freddo. Le cime delle montagne erano ricoperte di neve.
A metà mattina, Vyghar si fece annunciare e comparve con l'aria di chi si sente al centro di eventi della massima importanza.


«Mie care signore, domani partiremo da qui per recarci in un luogo lontano, a sud. Rallegratevi, almeno andiamo verso il caldo!»
Ci fu un attimo di pausa e di disorientamento.
«Lo Sciancato dunque ha deciso?» domandò Lilieth, come se sapesse già la risposta.
Vyghar annuì e con aria vagamente ironica aggiunse: «Non solo, ha anche anticipato metà del riscatto! Ora i miei uomini sono ricchi, ed al mio ritorno potrò ricostruire la fortezza di Linthael!»
Alienor ebbe un attimo di illusione: «Mi libererete?»
Il lieve sorriso del pirata contrastava con la serietà dei suoi occhi neri.
«No, mia principessa. Voi e lady Lilieth verrete con me: abbiamo una missione della massima importanza da compiere. Ve ne parlerò durante il viaggio, ora non c'è tempo»
Lilieth parve avere un’intuizione, fece per parlare, ma poi non disse nulla.
Alienor era troppo delusa per accorgersene.
«Avete un giorno intero per prepararvi. Domattina si parte, e il viaggio, come ho detto, sarà lungo!»
Uscì senza dire altro.
Le due donne si guardarono, dubbiose.
Lilieth sorrise dolcemente: «Per diciotto anni non è successo nulla, e poi gli eventi sono precipitati. Ma questo non mi stupisce: il Millennio si avvicina, l'antico Patto scade, e tutte le forze si mettono in movimento»


Il pendolo che la distingueva come sacerdotessa di Ulien, dea della luna, era particolarmente luminoso quel mattino, e Lilieth pareva tutta circondata da un'aura di sacralità.
Alienor si era affezionata a lei come a una madre: «I nostri destini sono legati, come tu avevi previsto»
Lilieth annuì: «E' così. Siamo state entrambe tenute lontane dal luogo in cui deve compiersi il nostro destino. E' accaduto perché i tempi non erano maturi. Ora però tutto sta cambiando»
La bionda principessa apparve incuriosita, oltre che felice di partire.


«Hai qualche idea sul luogo esatto dove ci porteranno?»
«Qualcuna, Alienor, ma nessuna certezza. Le forze in gioco sono tante, e si stanno muovendo tutte in una volta. Probabilmente si passerà dalle mie terre, da mia madre, Lady Ariellyn Vorkidian, Contessa di Keltar-Senia e poi proseguiremo verso la grande muraglia»

 


Alienor annuì.
Si mise poi a preparare i suoi effetti personali, in silenzio, per non disturbare i pensieri dell'altra donna, che aveva già pronti da molto tempo i propri bagagli.
Da fuori si sentiva la voce possente di Vyghar che scherzava con i suoi uomini, divenuti improvvisamente molto allegri dopo le ultime donazioni.
«Vi ho resi molto ricchi, come vi avevo promesso! Ma dovrete aspettare ancora un po' prima di poter tornare alla vita mondana! Fintanto che non avremo rovesciato gli attuali sovrani, i loro servizi segreti vi scoverebbero subito, e non avreste il tempo di godervi nemmeno un centesimo del vostro tesoro»
Fece una pausa ad effetto.
«La mia missione è di importanza fondamentale. Mi recherò a stanare la Vedova Nera nel suo covo, al centro della sua ragnatela. Devo portarle i vostri saluti?» 
Un vecchio pirata si fece avanti: «Capitano! Mandate a dire all'Imperatrice che tutti i pozzi sono stati avvelenati, e i ponti bruciati, e brilla la roccia dove aspetteremo di travolgere i suoi legionari!»
Vyghar gli appoggiò una mano sulla spalla:
«Ben detto! Ora ci si presenta l'occasione per abbattere i sovrani che ci hanno espulsi dai loro regni. Nessuno conosce il nostro reale potere. Sono in molti a commettere l’errore di sottovalutare l’Alleanza di Tupile. Non hanno idea di quanti siamo, e non sanno che conosciamo segreti tali da scuotere l’Impero dei Lathear, il Regno degli Alfar e la Federazione dei Keltar fin dalle loro fondamenta. L’Alleanza è nata come un sogno di libertà e di giustizia. Ci ribellammo ai carnefici della Primavera di Sangue. Ora quei carnefici osano chiamarci criminali, loro che si comportano come il peggiore dei criminali!»

 

Alienor sentì che il pirata aveva parlato con sincerità, e percepì una sofferenza indicibile dietro a quelle parole, un dolore antico che accomunava tutti i pirati dell'Alleanza di Tupile.
Per la prima volta, credette di capire il loro stato d'animo.
Ognuno di noi, in un certo momento della vita, vorrebbe mollare tutto e andarsene, creare una propria Alleanza di Tupile, oltre i confini del mondo, per dimenticare tutto il resto.
Non ci aveva mai pensato, prima di quel momento. Credeva che i pirati fossero solo dei ladri e degli assassini, ma quella visione era riduttiva.
Sono esuli, certo, e feriti dalla vita… ma sono comunque uomini liberi!
Forse era questa commistione di esilio, dolore e desiderio di libertà ciò che accomunava il Pirata a Lilieth?
Possibile che in tanti anni non ci sia mai stato niente tra di loro?
Guardò Lilieth, che ascoltava il discorso come se fosse rivolto anche a lei.
Alienor colse l'occasione per porle la domanda che fin dal loro primo incontro era rimasta in sospeso:
«Non hai mai provato niente per Vyghar?»
Lei tardò a rispondere, e infine disse:
«Per me ormai è come un fratello»
La principessa evitò di farle notare che anche suo marito Masrek e sua cognata Ellis erano fratelli, e questo non aveva impedito loro di diventare amanti e avere un figlio insieme, Elner XI.
«E per Masrek provi ancora amore?»
Anche questa volta Lilieth dovette pensarci su, prima di formulare una risposta:
«Io amo il Masrek di diciotto anni fa. Non so se amerei quello che è diventato, l'Eremita. Credo che il dolore su di lui abbia avuto un effetto più pesante che su di me. Lui non ha una fede che lo sostenga, e il dio della sua stirpe, Eclion, non sa dare conforto, ma solo disprezzo verso tutti gli uomini più deboli»
Alienor non era pienamente soddisfatta di quella risposta. Doveva capire se Lilieth si sentiva ancora vincolata al giuramento matrimoniale oppure no.
«Il tuo affetto potrebbe farlo ritornare come era allora, quando ti chiese in sposa a tuo padre, davanti all'assemblea dei Keltar Senia, e tu eri una fanciulla più giovane di me»


Lilieth scosse il capo:
«Non credo. Io ero già una sacerdotessa, iniziata agli Arcani Supremi, sapevo bene a cosa andavo incontro. Ma lui... lui non poteva immaginare, ed io non volevo rovinare i pochi giorni di felicità che ci erano stati concessi dagli dei. E poi sono successe troppe cose, dopo. Non potrò mai dimenticare tutto quello che accadde nell'anno della Primavera di Sangue. Un sogno fu infranto...»
Alienor ricordò allora una frase che Marigold di Gothian aveva ripetuto più volte: «Il sogno che interrompi non tornerà più uguale»


N.d.A.

Vyghar di Linthael è Johnny Depp nei panni di Jack Sparrow.
Alienor di Alfarian è rappresentata come Elayne Trakand, principessa di Caemlin ne "La ruota del tempo" di Robert Jordan.
Ariellyn Vorkidian è Francesca Annis nei panni di Jessica Atreides, nel film "Dune" di David Linch, tratto dall'omonimo romanzo di Frank Herbert.
Lilieth Vorkidian e Masrek Eclionner sono rappresentati come Lyanna Stark e Rhaegar Targaryen al torneo di Harrenal, nell'anno della Falsa Primavera, ne "Le cronache del ghiaccio e del fuoco" di George Martin.