martedì 14 febbraio 2012

Caterina de' Medici: un'italiana sul trono di Francia

Caterina de' Medici (Firenze 1519 - Blois 1589) fu regina di Francia come consorte di Enrico II dal 1547 al 1559 e come regina madre tra il 1559 e il 1589.


Figlia di Lorenzo II de' Medici, duca di Urbino, era nipote del papa Clemente VII, che la propose al re di Francia Francesco I come moglie per il delfino Enrico, a cui andò sposa nel 1533, all'età di 14 anni.




Da Enrico ebbe dieci figli, di cui tre furono poi re di Francia: Francesco II, Carlo IX ed Enrico III.
Durante il regno del marito non ebbe alcun potere, in quanto il re era manovrato dall'amante, Diana di Poitiers, contessa di Chenonceau.
Quando però Enrico II fu ucciso durante un torneo, nel 1559, Caterina ottenne la Reggenza per il figlio adolescente Francesco II.
Da quel momento Caterina si vestì sempre di nero, per manifestare la propria condizione di vedova, e questo, assieme alla presenza di alcuni astrologi (tra cui Nostradamus) ed alchimisti, contribuì a creare il mito della Regina Nera, a cui venne attribuita la colpa di tutte le morti sospette, comprese quelle del marito e dei figli.




Dopo la morte del primogenito Francesco II, Caterina assunse la reggenza in nome del secondogenito Carlo IX.
In quegli anni era scoppiata in Francia la guerra civile tra i Cattolici e i protestanti Ugonotti.
Caterina, per quanto cattolica, preferì svolgere un ruolo di mediazione tra le parti, per garantire alla monarchia una superiorità rispetto alle varie fazioni e alle famiglie nobiliari che le rappresentavano: i cattolici duchi di Guisa e gli ugonotti, duchi di Borbone.
Per favorire una pacificazione, ma anche per controbilanciare il potere dei Guisa, Caterina diede sua figlia Margot in sposa ad Enrico di Borbone, re di Navarra.
Un famoso romanzo di Dumas, La Regina Margot, ricostruisce gli eventi gravissimi che avvennero dopo le nozze, nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572, passata alla storia come la Notte di San Bartolomeo, in cui a Parigi e in tutta la Francia, furono uccisi 30.000 ugonotti.
Il romanzo, come anche il film che ne è stato tratto, con Virna Lisi nella parte di Caterina, tende ad avvalorare la Leggenda Nera secondo cui la regina vedova avrebbe convinto il figlio Carlo IX a dare l'ordine della strage per prevenire un complotto da parte del protestante ammiraglio di Coligny.




L'unica cosa certa è che Enrico di Borbone dovette abiurare, cioè sciogliere il giuramento di fedeltà alla fede protestante. Successivamente Enrico avrebbe detto, secondo la tradizione, le parole "Parigi val bene una messa", facendo intendere che quella conversione gli avrebbe garantito la successione al trono, in quanto cugino degli ultimi Valois e marito della principessa Margot.
Sul momento parve che la strage della notte di San Bartolomeo avesse posto fine alle guerre di religione.
In questo quadro, Caterina viene dipinta come trionfatrice, quando, la mattina del 25 agosto, uscì dal castello reale del Louvre, assieme alla famiglia e alla corte, per verificare l'accaduto:


In realtà, dopo la morte di Carlo IX, quando il figlio preferito di Caterina, il duca d'Anjou Enrico III divenne re, scoppiò una nuova guerra, detta dei tre Enrichi, in quanto vide contrapposti, oltre al re Enrico III, il duca Enrico di Guisa e il duca Enrico di Borbone.
Gli eventi precipitarono quando Enrico III, contravvenendo al parere di Caterina, si schierò contro Enrico di Guisa, che venne ucciso nel dicembre del 1588.
Per prendere le distanze da questo atto, Caterina si ritirò nel castello di Blois.




Consapevole dell'imminente fine della dinastia dei Valois, Caterina rinunciò a qualsiasi atto politico, e dopo poche settimane morì di polmonite nel gennaio 1589.
Pochi mesi dopo Enrico III fu ucciso ed Enrico IV di Borbone divenne re di Francia, dando inizio ad una nuova dinastia.

lunedì 13 febbraio 2012

Gothian. Capitolo 11. Ellis e i giardini pensili di Lathéna

L’Acropoli di Lathéna era il centro storico, politico, sociale e culturale non solo della città, ma di tutto l’Impero Lathear
Era stata costruita prima che Arexatan Eclionner prendesse il potere e trasformasse l'antica Repubblica in un Impero. 


Arexatan aveva fatto costruire sull’Acropoli un’enorme fortezza, con al centro una massiccia Piramide a gradoni, e per ogni grado, sul terrazzamento, c’era un giardino pensile meravigliosamente curato. 


Al vertice della Piramide c’erano gli appartamenti della famiglia imperiale.
 In cima alla cuspide dell'edificio brillava un disco d’oro, a simboleggiare Eclion,  il Sole, che aveva generato il primo imperatore.
Per mille anni i sovrani della Dinastia Eclionner avevano governato l’impero dall’alto di quella piramide, senza farsi mai vedere dal popolo.
A tutti gli imperatori Eclionner era piaciuto molto recitare il ruolo di semidei, e alla fine erano arrivati a credere alla loro stessa finzione, ritenendo veramente di avere una natura sovrumana. E la piramide era il simbolo della separazione tra la “marmaglia umana” e la purezza di sangue della Dinastia. La "limpieza de sangre", in nome della quale spesso gli Eclionner si erano sposati tra di loro, col grado di parentela di cugini.
La stessa Imperatrice Vedova, Ellis, aveva sposato suo cugino Elner X.
Ma non si era limitata a quello.
I suoi pensieri non si soffermavano mai più di qualche istante su quel discorso.
Per scacciare le ossessioni moleste, Ellis amava recarsi nel giardino pensile del grado più alto, quello riservato solo a lei, a suo figlio ed ai suoi intimi.
Nel giardino c’erano zone erbose, altre boscose, una fontana con un ruscello che alimentava una piscina. Ogni giorno quest’ultima veniva svuotata e riempita di nuova acqua fatta risalire dai pozzi con grande fatica degli schiavi.


Quel giardino pensile e quella piscina erano i luoghi che Ellis amava di più.
La Reggente ritrovava la pace interiore, quando poteva rinfrescarsi in quell'acqua che rifletteva l'intenso blu del cielo, lasciandosi accarezzare i capelli e le spalle dalla brezza tiepida e profumata delle palme che crescevano intorno. 


Quel giorno Ellis si sentiva particolarmente soddisfatta. Era da poco arrivato un piccione viaggiatore con il messaggio tanto atteso, scritto in codice cifrato dall’ammiraglio Travemund, nel quale si confermava che il piano riguardante la principessa Alienor, suggerito dalla contessa Marigold di Gothian, era stato ormai definito e programmato in una maniera che ella non esitava a definire “deliziosa”.
         Bene! Tutto sta andando come avevo previsto...
Si alzò dolcemente e con lentezza uscì dall'acqua, subito raggiunta dalle fidate ancelle che le portarono un soffice e caldo mantello.
Dopo essere rimasta sdraiata alcuni minuti su uno dei letti, l'imperatrice si alzò per passeggiare verso i bordi del grande giardino, da dove si poteva dominare l’intera città.


L’aria di Lathéna, quel mattino, era cristallina come l’acqua di una sorgente, e la città brulicava di vita, pulsava come un grande cuore che faceva andare avanti tutto l’Impero.
Ellis respirò profondamente, assaporando la purezza dell’aria in cima all’Acropoli, e si sentì pervasa da un’euforia connessa al potere illimitato.
Presto la finzione della Reggenza non sarà più necessaria: assumerò personalmente la corona, mi risposerò e avrò altri figli, e regnerò col mio nome su tutto il Continente Centrale, e poi anche sugli altri continenti!
I suoi piani  erano molto ambiziosi.
Prevedevano una guerra di rivincita contro gli Alfar e una riannessione di tutti i territori dei Keltar. L’Impero sarebbe tornato al suo massimo splendore, come ai tempi di Adrian Eclionner e del suo successore Wechtigar XIV il Grande, che aveva portato l’Impero all’apogeo e all’egemonia intercontinentale.
Ma in futuro il  nome di Ellis Eclionner sarà considerato più importante del loro, e più sacro di quello del divino Arexatan.


Aveva atteso tutta la vita quel momento: c’erano voluti vent’anni di intrighi, congiure e sacrifici per arrivare a questo “nobile scopo”. 
Il gioco del Trono, come Bial lo ha chiamato.
Un gioco che richiedeva la massima attenzione.
Ellis e i suoi più fidi collaboratori avevano conosciuto fin dall’inizio i rischi di un piano così vasto, così complesso e ingegnoso, così rischioso e protratto nel tempo.
E così sanguinario…
Ma il sangue versato era stato, dopotutto, il prezzo da pagare “per il bene della causa”. In alcuni casi, poi, si era trattato della “giusta punizione” per tutti coloro che l’avevano maltrattata e umiliata fin dalla sua prima infanzia.
I suoi genitori stravedevano per suo fratello Masrek, e non avevano la minima attenzione per lei. Suo padre Sephir vedeva nel ragazzo una sua piccola copia, e lo adorava. Sua madre Wensy Fuscivarian, la figlia del senatore Sibelius, mostrava affetto e considerazione solo per il figlio maschio.
Anch’io amavo Masrek…
Un nodo alla gola la assalì.
Cercò di non pensarci, ma non ci riuscì.
Nemmeno ora, nel momento del trionfo, riesco a liberarmi dagli spettri del passato.
Quanti ricordi…
Da bambina Ellis era stata semplicemente ignorata, tranne che dal nonno materno, Fuscivarian, che le aveva fatto notare la gravità dell’indifferenza con cui veniva trattata.
L’ indifferenza degli altri è la peggiore delle offese. I pedagoghi la chiamano "disconferma". E' il più grave messaggio che si può trasmettere. E' come dire: "Tu, per me, non esisti".
La piccola Ellis aveva cercato affetto e considerazione, e, a parte le attenzioni morbose di Fuscivàrian, aveva trovato solo disinteresse e freddezza.
Era una Principessa del Sangue, eppure aveva meno importanza di una comune bambina. 
Mai un momento di tenerezza, mai una parola dolce, mai un apprezzamento.
Fuscivarian aveva intuito tutto ciò ed aveva acuito l’astio che la principessa covava verso i genitori e l’invidia verso il fratello minore privilegiato e viziato. L’aveva osservata, aveva notato i suoi silenzi, i suoi sbalzi di umore, la sua solitudine.
E così, nei dialoghi tra il vecchio senatore e la nipote, era stato concepito per la prima volta quello che Ellis amava definire “il Grande Disegno”. Lei e suo nonno erano stati consapevoli fin dall’inizio della gravità morale del loro piano. Avevano messo in conto la possibilità di doversi macchiare del sangue del loro sangue.
Fuscivarian diceva che era un mio risarcimento morale.
Il risarcimento per anni di umiliazione, di sottomissione, di obbedienza formale, di finta devozione, di affettata modestia.
 Sempre due passi indietro all'imperatore, ed uno dietro ai miei genitori, i principi della corona, e a mio fratello, velata di nero, nelle poche occasioni pubbliche a cui le permettevano di presenziare, non era nemmeno notata dai presenti
Rimaneva così sempre sola, sempre nell’ombra.
Era nata così la sua Leggenda Nera.
La gente si chiedeva cosa ci fosse dietro il velo scuro, dietro la maschera da sfinge che l’allora sedicenne principessa si era imposta in ogni occasione pubblica.
L’imperscrutabile Ellis! L'oscura Ellis! La perfida Ellis!


Perfino il nonno Fuscivarian a volte cadeva in quel tranello. Una volta le aveva chiesto quali fossero i suoi reali sentimenti, ed Ellis aveva detto che i sentimenti erano un lusso che non poteva concedersi. Al che il senatore aveva ribattuto: «Una lunga finzione crea una realtà. Tu sei veramente senza sentimenti!»
Che stupido! Solo dopo, solo troppo tardi si era accorto che in lei covava, oltre ad una rabbia fredda anche un amore indicibile verso suo fratello.
L’ossessione non la lasciava respirare.
Masreksolo Eclion sa quanto ti ho amato! E anche tu mi amavi! Ma non hai voluto assumerti le tue responsabilità. Non mi hai lasciato alternativa. Dovevo sposare nostro cugino per legittimare la nascita di...
Si impose di non pensarci, ma le conseguenze di quella decisione erano state inevitabili: il gioco del Trono era entrato nella sua fase più decisiva.
Sephir e Masrek non avevano fatto ritorno dalla guerra, 
In assenza dei principi ereditari, il gioco si era fatto molto più semplice.
E così il sangue aveva incominciato a scorrere e il veleno a colpire.
Prima Wechtigar XVI, poi la principessa Wensy, poi Elner X.
 Ellis ricordava bene le parole di Padre Mollander, a cui aveva confessato i suoi peccati: «Si paga sempre, prima o poi, il prezzo del sangue»
Quell’ammonizione echeggiava nei suoi incubi: “Il prezzo del sangue…” le ripeteva il prete vestito di nero: “Il prezzo del sangue!”.
Ma non era solo quella frase. In realtà Padre Mollander l'aveva messa in guardia anche su altre questioni. 
Il prete suo precettore era un esorcista, un uomo che aveva reali poteri occulti, un veggenteun sensitivo. Gli bastava il contatto delle mani sulla fronte per avere delle premonizioni sulla vita altrui.
Oltre alla parte nota della Profezia, quella relativa all'Antico Patto tra Wechtigar I il Pio e Kevin Vorkidian, alla presenza dell'ultima moglie di Arexatan, c'era una parte nota solo a Ellis e ai confratelli della Grande Canonica.
Ellis rabbrividì, cercando di convincersi che ormai quella minaccia era stata completamente distrutta,
“Il Figlio dei Cento Re tornerà a cercarti dalla tomba…”
Lei aveva creduto che si trattasse di Masrek, ma il prete aveva scosso il capo.
Non riteneva che il principe fosse morto e comunque il numero delle generazioni non tornava. Masrek era il quarantanovesimo discendente di Arexatan. 
 "C’è un errore nell’interpretazione della profezia ufficiale. Percepisco che molto di ciò che appare non corrisponde al vero. La massima insidia giunge dalla Fanciulla Dorata delle Nevi"
Per fortuna almeno quell'insidia stava per essere risolta: Alienor era ormai un capitolo chiuso.
Dovrò compensare Marigold di Gothian, per aver suggerito ai miei inviati un piano così sottile. Dicono che sia una inziata agli Arcani Supremi: potrebbe essermi di grande aiuto, per interpretare il resto della Profezia.
Quell'idea andava meditata, ma non in quel momento.
Ellis non voleva rovinarsi quella meravigliosa giornata con le solite preoccupazioni.
Osservò la Città Eterna che si estendeva a perdita d’occhio e si inebriò di nuovo della sensazione di potere assoluto che era ormai diventata la sua principale ragione di vita.
Il potere è meglio di tutto, persino dell'amore. 
Non era vero. Non ci aveva mai creduto seriamente.
Però era un valido surrogato.
Ne aveva conferma mentre osservava dall'alto la vitalità della Capitale: Lathéna sarebbe stata completamente sua, e poi l’Impero, il Continente, il Mondo!
 Era giusto che fosse così.
Sono la discendente diretta di Arexatan Eclionner, il Figlio del Sole! Eclion è con me! Tutto ciò che io faccio, è Eclion che lo vuole!


Ma anche su questo, Padre Mollander l'aveva ammonita più volte: "Eclion è furioso per il modo in cui tu hai permesso a Fuscivarian di eliminare i suoi eredi. Ma tu conosci ciò che può placare la sua ira!"
Lo sapeva fin troppo bene. 
Ho generato io il tributo che Egli ha chiesto. E ormai il tempo del Suo avvento è prossimo.

domenica 12 febbraio 2012

Le sei mogli di Enrico VIII

Enrico VIII Tudor (1491-1547), fu Re d'Inghilterra dal 1509 alla morte.
E' passato alla storia per due ragioni, collegate tra loro: lo Scisma anglicano, cioè la separazione della Chiesa inglese da quella Cattolica Romana, e il numero delle sue mogli, sei, che si succedettero nell'arco di un breve periodo, dopo che Enrico, vistosi negare l'annullamento del primo matrimonio dal Papa, era diventato capo della Chiesa Anglicana e quindi decisore in merito alla questione dell'annullamento dei matrimoni. Si avvalse, a dire il vero, anche di metodi più rapidi, come la decapitazione delle mogli che lo avevano particolarmente deluso. Ma vediamo di conoscere meglio queste sei donne, che furono tutte regine.

1) Caterina d'Aragona (1485-1536)


Figlia di Ferdinando d'Aragona e di Isabella di Castiglia, divenne principessa di Galles sposando Arturo Tudor, fratello maggiore di Enrico, e ne rimase vedova poco tempo dopo. Sposò Enrico subito dopo la sua incoronazione, nel 1509, e fu regina d'Inghilterra fino al 1533, anno in cui fu sancito l'annullamento del matrimonio.
Spagnola di origine, cattolica di religione, poté contare, a corte, sull'appoggio della nobiltà filo-spagnola e filo-cattolica, all'epoca molto numerosa, anche in considerazione del fatto che inizialmente Enrico si era schierato contro la riforma protestante di Lutero e Calvino.
Inoltre, in quanto sorella di Giovanna di Castiglia, era anche zia dell'Imperatore Carlo V, che la sostenne apertamente nella lunga e tormentata vicenda che dal 1525 al 1533 vide il partito filo-cattolico e filo-spagnolo opporsi alla richiesta di annullamento del matrimonio, avanzata da Enrico in quanto Caterina non era in grado di dargli un figlio maschio. In realtà Caterina diede ad Enrico sei figli, di cui due maschi, morti però in giovane età. Una sola figlia riuscì a diventare adulta, Maria, nata nel 1516, che sarà regina regnante dal 1553 al 1558, e passerà alla storia col nome di Maria I la Cattolica, per i suoi sostenitori, e Maria I la Sanguinaria, per i suoi detrattori, soprannome dovuto al suo tentativo, piuttosto cruento, di ripristinare il cattolicesimo nel regno, e di tagliare la testa a chi si opponeva. Persino sua sorella Elisabetta, nata dal secondo matrimonio del padre, rischiò la decapitazione.

2) Anna Bolena (1507-1536)


La sua storia è nota. La famiglia Boleyn cercò di ottenere titoli, terre e ricchezze incoraggiando l'interesse del re verso le due figlie, in particolare Anna, della quale Enrico si innamorò fortemente nel 1525, quando ormai risultava chiaro che la regina Caterina non era in grado di generare un erede maschio. Queste due ragioni furono alla base della decisione del re di avviare il processo di annullamento del primo matrimonio, che avvenne solo nel 1533.
Paradossalmente la coppia giunse al tanto sospirato matrimonio quando ormai il rapporto tra loro si stava deteriorando. Anna era malvista dal popolo, e soprattutto, dopo aver messo al mondo la figlia Elisabetta, futura regina regnante, andò incontro a tre aborti spontanei, trovandosi così nelle stesse condizioni di Caterina, la quale era ancora viva e, seppur confinata in un castello, si considerava ancora la legittima moglie del re, e tale la considerava gran parte del popolo e della nobiltà.
Caterina morì nel gennaio del 1536, proprio mentre Anna partoriva un figlio maschio morto alla nascita.
Pochi mesi dopo Anna fu arrestata con l'accusa di adulterio e stregoneria: accusa infondata, secondo la maggioranza degli storici, in quanto le confessioni dei presunti amanti e complici furono ottenute sotto tortura. Rinchiusa nella Torre di Londra, Anna visse per due settimane nel terrore e nell'angoscia, per poi essere condannata a morte e decapitata il 19 maggio del 1536.

3) Jane Seymour (1509 -1537)




Dama di compagnia di Caterina d'Aragona e poi di Anna Bolena, non era bella, aveva un carattere quieto e remissivo. Suo fratello Edward, duca di Somerset, era amico del Re, e favorì la nascita di una relazione tra Enrico e Jane quando ancora sia Caterina che Anna erano in vita. Dopo la morte della prima e la decapitazione della seconda, nel 1536, Enrico la sposò il 30 maggio dello stesso anno.
Il matrimonio fu felice, e coronato dalla nascita del tanto sospirato figlio maschio, il futuro Edoardo VI, principe di Galles, che venne al mondo il 12 ottobre 1537.
Indebolita dal parto, Jane contrasse una infezione che la portò alla morte precoce il 24 ottobre 1537.
Fu l'unica delle sei mogli ad essere fino all'ultimo amata dal marito, dalla corte e dal popolo.

4) Anna di Cleves (1515-1547)


Olandese di nascita, Anna non conosceva l'inglese ed era estranea alle raffinatezze di corte. Fu scelta da Enrico perché gli piacque il suo ritratto, quello che vedete qui sopra, ma quando i due si incontrarono di persona, il re ne rimase profondamente deluso. Nonostante ciò, il matrimonio ebbe luogo il 6 gennaio 1540. Queste nozze hanno dei risvolti comici, nel senso che pare che il sovrano la trovasse così brutta da non riuscire a consumare il matrimonio. In realtà Enrico, proprio in quel periodo, si era innamorato di Caterina Howard, e quindi chiese l'annullamento nel giugno dello stesso anno.
Sprovveduta, ma non stupida, Anna di Cleves concesse al re l'annullamento pochi gioni dopo, e il matrimonio fu ufficialmente sciolto il 13 luglio 1540.
Enrico, apprezzando il buon senso dell'ex-moglie, le conferì il titolo di "sorella del Re"e le donò alcune proprietà di campagna, dove Anna visse serenamente fino alla morte.


5) Caterina Howard (1520-1542)




Dama di compagnia delle due precedenti regine, era divenuta amante di Enrico in giovanissima età. Dopo il divorzio da Anna di Ceves, il re, innamoratissimo, la sposò il 28 luglio 1540.
A causa della giovane età e della difficoltà sempre maggiore di Enrico, divenuto obeso e sofferente di salute, di concepire figli, e forse anche di avere rapporti fisici, Caterina ebbe una relazione con il giovane e affascinante cortigiano Thomas Culpeper. Tale relazione fu scoperta dal re l'1 novembre 1541.
L'amante di lei fu arrestato e confessò sotto tortura altri reati. Caterina fu arrestata il 12 novembre e trascorse gli ultimi mesi della sua vita nella Torre di Londra.  Decadde dal titolo di regina il 19 novembre e fu successivamente decapitata il 13 febbraio 1542.


6) Caterina Parr (1512-1548)




Vedova di due precedenti mariti, Caterina Parr era stata introdotta a corte da Thomas Seymour, ex-cognato del re. Enrico, ormai enormemente grasso e malato, ne apprezzò l'intelligenza, la prudenza e la diplomazia, e le fece una proposta di matrimonio che non si poteva rifiutare.
Le nozze furono celebrate il 12 luglio 1543.
Caterina, sesta regina consorte, e terza con quel nome, si adoperò per la riappacificazione del re con le principesse Maria ed Elisabetta, che vennero reintegrate nella linea di successione, dopo il fratello Edoardo.
Mentre la salute di Enrico declinava, Caterina Parr divenne di fatto la reggente, ed ottenne il controllo effettivo del governo.
Nonostante i numerosi tentativi da parte dei cortigiani per metterla in cattiva luce, riuscì a conservare la fiducia del sovrano e di tutta la famiglia reale.
Il suo potere rimase saldo per tutto il tempo in cui fu regina fino alla morte di Enrico, il 28 gennaio 1547, ed anche dopo la morte del re, quando Caterina sposò in quarte nozze Thomas Seymour, zio del nuovo re Edoardo VI.
Inaspettatamente, data l'età, Caterina rimase incinta e morì nel dare alla luce la figlia Mary il 5 settembre 1548.

sabato 11 febbraio 2012

Gothian. Capitolo 10. Alienor e Marigold: una sorpresa non gradita.


Quando la nave fluviale che lungo il Dhain trasportava Alienor di Alfarian e il suo seguito, tra cui Marigold di Gothian e Gahel di Udsen, giunse all'enorme estuario, in vista del porto di Baralbeck, la principessa trovò ad attenderla una brutta sorpresa.
La flotta degli Alfar era infatti accompagnata da una enorme nave dal cui albero maestro sventolava la bandiera dei Lathear, quella col Sole Eclion, giallo su sfondo bianco.



L'ultima volta che una nave con quella bandiera aveva sostato presso il porto di Baralbeck, era stato nell'anno della Primavera di Sangue, e aveva portato Sephir Eclionner e le sue legioni, pronte a saccheggiare il regno e a massacrare gli Alfar.
Sulla piccola nave di Alienor, tutto l'equipaggio apparve fortemente contrariato dalla presenza dell'enorme imbarcazione dei Lathear.
Tutti, tranne Marigold di Gothian, che rimase impassibile, e Ser Gahel, che la imitò.
Alienor di avvicinò al capitano: «Cosa ci fa quella nave nel porto di Baralbeck? Non era nei piani la sua presenza!»
Il capitano scosse il capo, con aria preoccupata, e osservò il porto col cannocchiale: «Non ci posso credere! E' la nave ammiraglia dell'Impero! La "Dolce Ellis"!»
Marigold osservava la bandiera con l'aria di chi rivede una persona cara dopo moltissimo tempo.
Alienor non se ne accorse, era troppo arrabbiata per quell'ennesimo atto di prepotenza dei Lathear.
 «Si comportano già da padroni! Questo non era nei patti!»
 «L'Antico Patto è già stato violato diciassette anni fa! Tutti gli altri patti sono secondari» dichiarò la Dama Gialla.


Un lieve sorriso le increspava le labbra e gli occhi erano fissi in direzione della bandiera imperiale, mentre il sole le illuminava il viso ed i capelli.
Alienor ebbe un brivido
Non è stata mai così tremendamente radiosa come adesso! 
Avrebbe voluto chiederle il perché, ma ormai non c'era più tempo: stavano per entrare nel porto, e c'era una gran folla ad attenderli.
Una folla di Alfar, per fortuna!
La nave fece manovra ed entrò nell'insenatura prospiciente all'estuario del Dhain. che immetteva da un lato nell'Oceano Orientale e dall'altro nel porto di Baralbeck.
Di fronte al punto di attracco, Alienor notò un picchetto d'onore con alcuni personaggi che non erano certo Alfar.
Uno di essi era un giovane aitante dai capelli neri e dal corpo muscoloso, un Lathear sicuramente, e un altro era scuro di pelle e indossava una tonaca ancor più scura, che contraddistingueva il Clero di Lathéna.
Sempre peggio!
Gli altri però erano tutti Alfar, e parevano essere tranquilli, per cui la nave attraccò senza esitazione al molo, poco distante dalla minacciosa ed enorme presenza della "Dolce Ellis".
Il governatore di Baralbeck era sorridente, ma disturbato dalla presenza dei due intrusi.
«Vostra Altezza Reale, vi do il benvenuto nella città di Baralbeck» dichiarò mentre la aiutava a scendere dalla nave. La folla si inginocchiò di fronte alla Principessa Reale, che manteneva un aspetto guardingo e per nulla contento.


«Governatore, che significa tutto ciò?» chiese Alienor guardando la nave ammiraglia della flotta imperiale.
«Ehm, forse ve lo potrà spiegare meglio l'ammiraglio Auran Travemund, comandante della flotta dei Lathear»



Il giovane muscoloso dai capelli neri fece un profondo inchino, e poi disse: «Vostra Altezza, io ed il mio equipaggio siamo giunti in pace e senz'armi, con l'unico compito di farvi da scorta d'onore fino a Lathena!»
Alienor attese alcuni istanti, prima di porgerli la mano.
 «L'Imperatrice non doveva disturbarsi a mandare la propria nave ammiraglia con tanto di comandante ed equipaggio. Noi non l'avevamo richiesto»
Rimanendo inchinato, dopo il baciamano, e con il ginocchio piegato, l'ammiraglio Travemund, con la massima gentilezza possibile, dichiarò: «Sua Maestà l'Imperatrice Vedova vuole, con questo gesto di omaggio nei vostri confronti, mettere a tacere ogni voce calunniosa secondo cui ella si sarebbe opposta alle vostre nozze con suo figlio. Vi preghiamo umilmente di accettare questo gesto distensivo, animato solo dal desiderio di pace tra i nostri due regni e i nostri due popoli»
Alienor sospirò e il suo sguardo si spostò verso il sacerdote:
 «Vedo che anche il Clero di Lathena ha voluto onorarmi con la sua presenza»
Il prete non era rimasto né inginocchiato, né inchinato. Si presentò con voce ferma e grave: «Sono Padre Rudo Ulùme, confratello della Grande Canonica»


Alienor gli tese la mano, e lui le concesse un rapidissimo gesto di ossequio, per poi tornare a fissarla con un misto di severità e di curiosità.
La Grande Canonica! E' l'ordine più potente del Clero. Questo Ulùme deve essere un seguace di Padre Mollànder, il confessore personale dell'Imperatrice, e secondo molti anche il più esperto esorcista e negromante del mondo conosciuto.
La situazione era già imbarazzante di per sé, ma quando Ulume scorse la Contessa di Gothian dietro alla principessa, sgranò gli occhi e si ritrasse, come se avesse visto il più terribile dei démoni.
«Padre Ulume» esclamò Màrigold scendendo regalmente dalla nave, e ignorando tutti gli altri «la vostra fama vi precede. Sono una sacerdotessa di Atar, il Fuoco Segreto, e mi è giunta voce fino al castello di Gothian, dove andai sposa al Conte Fenrik, che voi siete un valente esorcista, il migliore, dopo il vostro maestro, Padre Mollander, naturalmente!»
Il prete ebbe un attimo di puro terrore sul volto, ma si ricompose quasi subito:
«Anche la vostra fama vi precede, lady Marigold» disse in tono severo, senza inchinarsi e senza aggiungere altro.
Alienor era sempre più preoccupata per le reazioni strane che la sua tanto "fidata" dama di compagnia suscitava in tutte le persone di potere che la incontravano.
Appena la vedono, tutti rimangono sconcertati, come se avessero davanti un fantasma. Possibile che io in sedici anni di vita abbia avuto come confidente una persona tanto temibile? Ha ammesso di essere una sacerdotessa di Atar, ma questo di per sé non vuol dire nulla.
In ogni caso, doveva cercare di riprendere il controllo della situazione:
«Bando ai convenevoli, io e il mio seguito siamo stanchi per il lungo viaggio, e vorremmo riposare qui almeno una notte, prima della partenza »
Il governatore annuì con l'aria di qualcuno che doveva farsi perdonare molte cose, e risposte gentilmente:
«Naturalmente, Vostra Altezza: ho preparato la dimora reale per voi e per tutti coloro che vi accompagneranno a Lathena»
Alienor annuì, e gli fece cenno di accompagnarla verso l'alloggio.
Non vide lo sguardo d'intesa tra Ser Gahel e l'ammiraglio Travemund, e nemmeno quello tra Marigold di Gothian e Padre Ulume. Un'intesa che avrebbe segnato il suo destino.


N.d.A.

Marigold di Gothian è interpretata da Lena Headey nel ruolo di Cersei Lannister ne "Il trono di spade" ("A game of thrones") di George Martin.
L'ammiraglio Auran Travemund è rappresentato da Renly Bataheon da "Le cronache del ghiaccio e del fuoco" ("The song of ice and fire").
Alienor di Alfarian è interpretata da Jessica Brooks nel ruolo di Ghanima Atreides nella serie "Children of Dune", dal romanzo "I figli di Dune" di Frank Harbert.
Padre Rudo Ulume è interpretato da Samuel L. Jackson nel ruolo del Maestro Jedi Mace Windu, nella prima trilogia di Star Wars, Guerre Stellari.




venerdì 10 febbraio 2012

Diana di Poitiers e il castello-ponte sulla Loira.

Il castello di Chenonceau-sur-Loire fu fatto costruire da re Enrico II di Francia per la sua amante, Diana di Poitiers



Diana di Poitiers, (1499-1566) fu la "vera regina di Francia" durante il regno di Enrico II di Valois.

Di lei si hanno altri ritratti tra cui i seguenti:

File:François Clouet 002.jpg



Quando Enrico II morì in seguito a un incidente in un torneo, nel 1559, Diana perse tutti i suoi poteri e privilegi, e fu confinata prima a Chenonceau e poi ad Anet.
Da quel momento, e per 30 anni, il potere in Francia fu gestito dalla regina vedova, Caterina de Medici, in nome dei figli Francesco II, Carlo IX ed Enrico III, morti tutti e tre giovani e senza eredi.
Ma Caterina merita un post a sé...

giovedì 9 febbraio 2012

Gothian. Capitolo 9. Marvin e Halfgan: il momento della verità.


Marvin e il druido Halfgan passeggiavano lungo l’argine erboso del Fossato Piccolo, come ai vecchi tempi. Era una bella giornata di metà luglio e i contadini avevano già raccolto il grano.
 L’acqua scorreva placida nel fossato e alcuni pescatori avevano già messo le trappole per le anguille, che dal mare, presso la foce del fiume Candido, risalivano lungo il suo affluente, il Fossato Grande, per poi prendere alcune la via delle paludi e altre quella del Fossato Piccolo.


Quando era bambino Marvin aveva chiesto ad Halfgan dove erano le “sorgenti” del Fossato Piccolo, e il druido aveva riso, dicendo che il fossato non aveva sorgenti, ma era alimentato dagli scoli dei campi. 


Al che il bimbo non si era perso d’animo e aveva replicato che comunque ci doveva essere tra questi scoli uno più lungo degli altri, che risaliva più indietro, e l’inizio di quello era da considerarsi una sorgente. 



E così Marvin aveva cominciato a chiedere in giro, specialmente ai mercanti o ai vecchi, da dove aveva inizio il fossato, ed aveva appreso che il suo ramo principale incominciava alle pendici delle colline, a Ovest. In base alle indicazioni che gli venivano date aveva  disegnato delle mappe sempre più precise, e alla fine aveva insistito con Halfgan affinché lo accompagnasse, a dorso di mulo, in una gita “alle sorgenti del Fossato Piccolo”. Il druido aveva chiesto a Lady Ariellin il permesso di portare il ragazzo fino alle colline, e lei aveva annuito, ma aveva anche commentato, tristemente: «Ha già il desiderio di viaggiare e di scoprire cose nuove, proprio come i suoi genitori. Ho promesso alla mia povera Lilieth di proteggerlo, ma come farò quando lui sarà cresciuto, e vorrà andare lontano?»
Il ricordo di quella gita fece sorridere Marvin, che chiese ad Halfgan se si ricordava.
«Certo che mi ricordo! Il viaggio si rivelò molto più lungo del previsto. Il fossato si restringeva sempre più, ma continuava ad andare a ritroso all’infinito. Quando giungemmo alle pendici delle colline era poco più di un rivolo, ma la sua acqua zampillava veloce e pareva venire da lontano. Scoprimmo che si trovava al centro di una piccola vallata e raccoglieva le gronde dei fossi laterali. Risalimmo quella valle fino al pomeriggio inoltrato, poi ti dissi che si era fatto troppo tardi e che dovevamo tornare a casa. Tu non volevi sentire ragioni e non ti rassegnavi all’idea di tornare senza aver visto il punto esatto dal quale il fossato aveva inizio.


 Io non capivo come potesse interessarti un dettaglio in apparenza tanto insignificante, ma adesso, conoscendoti meglio, mi è tutto chiaro. Tu vuoi conoscere direttamente il Principio di tutte le cose, tu non accetti il Mistero, e non ti dai per vinto finché non ti illudi di averlo chiarito»
Erano parole sagge e Marvin rimase silenzioso per un po’, riflettendo su di esse, poi riprese a parlare.
«Anche voi druidi studiate i misteri della natura, e vi procurate le visioni, con erbe e funghi, per scrutare nell’Ignoto»
«Sì» ammise Halfgan «ma c’è un limite che anche noi druidi non possiamo valicare, nemmeno nelle nostre visioni. Ci è stato detto di non andare oltre, perché non potremmo più tornare indietro»
«Ma vi è stato anche detto che un giorno Qualcuno verrà, che potrà proseguire e ritornare, e vedrà ciò che voi non potete vedere»



Halfgan annuì gravemente:
«E’ un’antica profezia, tramandata per secoli da noi druidi. Si narra che colui che avrà questo dono, nascerà dall’unione di due nobili stirpi, appartenenti a popoli diversi. Sia gli Alfar che i Lathear hanno fatto propria questa profezia, escludendo per principio i Keltar, perché, nella loro sciocca superbia, ci considerano un popolo inferiore. Ora poi, come tu sai bene, non si fa che parlare del fidanzamento tra l’imperatore Elner dei Lathear e la principessa Alienor degli Alfar, e sono in molti a ritenere che da questa unione nascerà il Profeta»
Marvin aggrottò la fronte:
«Tu ci credi?»
Halfgan scosse il capo:
«No, ma questo matrimonio potrebbe portare la pace tra i loro regni, e se, per ottenerla, serve invocare la Profezia, allora lo facciano pure!»
Marvin annuì:
  «I religiosi Lathear ad Amnisia sostengono la stessa cosa. La Grande Canonica li manda qui a diffondere queste leggende, al fine di favorire la pace nel Continente Centrale, ma forse non ci credono neanche loro»
Halfgan non pareva convinto del tutto:


 «Io sono un semplice druido di campagna, e so solo quello che i miei maestri mi hanno insegnato e quello che le mie piccole premonizioni mi hanno permesso di intuire, ma in base agli elementi che ho in possesso, credo che la promessa del Profeta sia qualcosa di più di una leggenda. E non è un caso il fatto che anche la Chiesa di Lathéna attenda un Profeta, una reincarnazione di Arexatan Eclionner, il figlio di Eclion!»
Marvin si lasciò andare ad uno sfogo adolescenziale:
«Che prove abbiamo del fatto che Arexatan Eclionner fosse davvero il figlio del dio Eclion? Aveva doti straordinarie, certo, ma era pur sempre un mortale! E infatti il mio antenato Kevin Vorkidian 



riuscì ad ucciderlo, per vendicare la morte di suo padre Vorkidex Pendragon!»
Halfgan inarcò le sopracciglia bianche e cespugliose:
 «Chi ti ha insegnato questa versione? Non certo un druido! Noi sappiamo bene che non fu Kevin ad uccidere Arexatan, ma suo figlio Wechtigar I, ingiustamente detto "il Pio"!»
Marvin esitò a rispondere:
«Io... ho condotto alcune ricerche, nella biblioteca di Amnisia, e tutte le fonti indicavano Kevin come uccisore, e raccontavano che per porre fine alla faida tra le due Dinastie, Wechtigar e Kevin si incontrarono alla presenza del Sommo Sacerdote, e conclusero un Patto, giurando nel nome dei  loro protettori divini, Eclion e Belenos, che per cinquanta generazioni i due popoli non si sarebbero più fatti la guerra»



Il druido si accigliò: «Amnisia è stata sotto il dominio dei Lathear per più di novecento anni! Credi forse che avrebbero lasciato nelle biblioteche una versione che incolpasse Wechtigar il Pio di parricidio? Perché non ti sei rivolto a me, in questa ricerca?»
Marvin sollevò lo sguardo su di lui:
«Perché tu hai promesso a Lady Ariellyn di non raccontarmi nulla sulla stirpe dei Vòrkidian! Tu e lei mi avete sempre nascosto tutto sull'importanza della famiglia di mia madre e sui motivi della sua scomparsa! Lo so che mia nonna vuole proteggermi, ma tu dovevi dirmi qualcosa!»
Halfgan sospirò:
«Ti ho sempre detto che Ariellyn aveva ottime ragioni per impormi il silenzio. Io sono sempre stato d'accordo con lei, perché non volevo che tu subissi la sorte di tua madre! Lilieth era stata mia allieva, era divenuta una sacerdotessa di Ulien, la dea della Luna!



Era stata iniziata ai Misteri, e conosceva gli Arcani Supremi! E cosa gliene è derivato? Solo del male! Niente di buono è mai toccato in sorte a chi volesse conoscere l'esatta versione del Patto!»
Tacquero entrambi. Sapevano che prima o poi quel momento sarebbe giunto, il momento della verità.
Marvin non era più disposto ad accettare segreti o dilazioni. Il suo sguardo era deciso, la sua volontà ferma, la sua risolutezza, incrollabile.



«Io devo sapere! Ormai ho scoperto quasi tutto, e se non mi dirai tutto il resto, lo cercherò a costo della mia stessa vita!»
Il vecchio distolse lo sguardo da lui, fissò un punto indefinito all'orizzonte, come se stesse vedendo un fantasma, e con voce grave, iniziò:
«Neanche se volessi, potrei dirti "tutto il resto", come lo chiami tu. Non è qualcosa di semplice, che si possa improvvisare. Occorre una vita di preparazione a questi sacri Misteri. Nemmeno l'Arcidruido, con tutta la sua saggezza, conosce la verità sul Giuramento di Kevin e sul Patto Supremo! Non ti basta sapere che Kevin non uccise nessuno? Che la stirpe di tua madre non si è macchiata del Crimine? Anche solo questa verità a Lathéna sarebbe considerata eretica. La Sacra Inquirenza ha bruciato vivi migliaia di uomini per molto meno. Vuoi fare la stessa fine? Credi che ad Amnisia non ci siano pericoli? Qualcuno ha tradito tua madre, e quel qualcuno è alle dipendenze della Vedova Nera, l'imperatrice Ellis, o di quel suo eunuco! Altri sono le spie dell'eminenza grigia, il senatore Fuscivàrian. Altri ancora sono emissari della Grande Canonica di Eclion. E infine, ci sono i tagliagole alle dipendenze di un uomo che si fa chiamare "lo Sciancato", e che io ritengo sia stato l'esecutore materiale del rapimento dei tuoi genitori. Ecco la verità! E adesso che la sai, cosa vuoi fare? Sfidare a duello tutto l'Impero Lathear?.»
 Marvin non si lasciò intimidire da quella requisitoria. Era pur sempre un retore, e conosceva le tecniche di persuasione degli oratori:
«Io sono l'ultimo dei Vorkidian, la cinquantesima generazione dall'ultimo Re! Molti guardano a me con speranza. Aspettano un Profeta mezzosangue? Io sono pronto, e non mi sottrarrò al mio dovere»
Halfgan si mise a ridere:
 «Pronto? Ma se non sai neanche tenere in mano una spada! Credi di essere il Profeta? Se tu lo fossi, non avresti bisogno di chiedermi niente! Vuoi la verità? Cos’è la verità? Quid est veritas?Si sono commessi atti atroci in nome di questa parolaTu credi forse che io non provi la tua stessa rabbia, al pensiero della scomparsa di Lilieth, che per me era come una figlia? Ma poi penso a quello che lei ora vorrebbe se fosse qui. Era una donna di pace, non concepiva la violenza, né la vendetta. E anche tuo padre, era un uomo giusto, onesto, che non avrebbe fatto del male a nessuno. L'unico modo per onorare la loro memoria è rispettare ciò in cui credevano più di ogni cosa, e cioè la pace! Loro volevano questo per te, che diventassi un uomo di pace. Per questo ti abbiamo fatto studiare la diplomazia, e non l'uso delle armi. Vuoi forse tradire la loro ultima volontà?»
Marvin tardò a rispondere, poi disse, a bassa voce: «I figli non diventano mai ciò che i genitori vorrebbero. Io posso prometterti solo che sarò prudente. Molto più prudente di mio padre o di mia madre! Ora ho ben chiari chi sono i miei nemici. Li saprò riconoscere, quando entrerò al servizio del Duca di Amnisia. Ma prima, Lady Ariellyn dovrà dirmi quello che tu mi hai taciuto. Chi era mio padre? Cosa ci faceva un Lathear in questo borgo sperduto della Federazione Keltar? Chi è esattamente l'uomo che si fa chiamare "lo Sciancato"?»
Sapeva di avere colto nel segno.
 Halfgan chiuse gli occhi, e a bassa voce recitò una preghiera in lingua keltari antica, e terminò dicendo: «Tutte le tue domande hanno un'unica risposta. In un'unica parola. Un cognome. Ma non sarò certo io a dirti quale».

N.d.A.

Il re Vorkidex dei Keltar è rappresentato da Edmure Tully ne "Il trono di spade" di George Martin ne "Le cronache del ghiaccio e del fuoco".
Marvin Vorkidian è rappresentato da Jon Snow, protagonista di "A game of thrones" in "The song of ice and fire".

mercoledì 8 febbraio 2012

Gothian. Capitolo 8. Ellis e il senatore Fuscivàrian: la Progenie di Eclion.

L’anziano Senatore Sibelius Fuscivàrian, nonno materno dell'Imperatrice Ellis, avanzava a passi brevi e silenziosi verso gli uffici personali della sovrana, con la quale tutte le mattine concordava la linea politica da tenere in Senato assieme ai Lord fedeli alla Corona.
Il nobile clan dei Fuscivàrian era considerato secondo di importanza solo alla stessa Dinastia Imperiale, con la quale aveva stabilito importanti alleanze matrimoniali. 
Sibelius aveva dato in moglie sua figlia Wensy al Principe della Corona, Sephir Eclionner, e da quella unione erano nati  Ellis e  Masrek.
La Principessa della Corona, Wensy Fuscivàrian, era stata molto amata dal popolo, 


perché era l'unica, nella famiglia imperiale, ad avere un cuore buono, e a dedicarsi ad opere di bene e di aiuto verso i bisognosi. Usciva spesso dall'Acropoli e amava passeggiare per la capitale, acclamata dalla gente, cosa impensabile per tutti gli altri componenti della famiglia imperiale.
Dopo la presunta morte del marito Sephir e dell'amatissimo figlio Masrek, Wensy si era gettata dalla finestra di una torre situata a fianco della Piramide, nell'Acropoli.
Suicidio. Quella almeno era la versione ufficiale. 
La  povera Wensy aveva idee pericolose, pensò il senatore passando davanti ad un meraviglioso ritratto di sua figlia.
Una sua eventuale reggenza sarebbe stata un grave pericolo per l'Impero.
 E poi soffriva troppo. Mi era intollerabile vederla in quelle condizioni... 
La morte tragica della Principessa della Corona aveva destato una grande commozione tra i Lathear, che avevano partecipato in migliaia ai funerali.
La principessa del popolo... così l'avevano chiamata in quei giorni.
Sibelius, fingendosi affranto dal dolore, aveva utilizzato persino quella circostanza a vantaggio del suo clan, ed aveva trasformato la tomba di Wensy in un luogo di pellegrinaggio e di devozione verso i Fuscivàrian.
Era stato un  grande successo anche per gli Eclionner.
Dopotutto anche Wensy, rendendosi defunta, ha fatto la sua parte per la maggior gloria della Dinastia imperiale. Ah, che destino curioso: amata da tutti tranne che dalla sua famiglia...
Ellis poteva avere anche qualche valido motivo per essere gelosa del rapporto privilegiato della madre con suo fratello Masrek, ma questo elemento, da solo, senza altre motivazioni politiche, non sarebbe parso accettabile nemmeno al vecchio senatore per giustificare l'odio che ella nutriva verso la madre.
Ellis è un mostro, e l'ho creato io, quel mostro!
Un tempo ne andava fiero.
Il mio personale capolavoro politico... e la mia più grande delusione!
Ancora era incerto su quale sorte decidere per la nipote. Doveva stare molto attento, perché nel gioco del trono tutto dipendeva dalla capacità di saper gestire anche i più  piccoli dettagli.
Sibelius ormai era un maestro in quell'arte.
Non si era limitato a salire al potere. 
Era sgusciato su, furtivo, tra le fessure
         Lo avevano sottovalutato, forse anche per il suo aspetto.
.


Era piccolo e gobbo, e il suo viso volpino poteva ricordare i gargoyle delle cattedrali gotiche.


Aveva molti scheletri nell'armadio, ma la cosa non turbava la sua coscienza.
Non si sentiva in colpa. Tutto ciò che aveva fatto era stato necessario per il bene dell'Impero, e ancor di più per la gloria del dio Eclion e del suo santo Clero.
In nome dello stato e della divinità, talvolta erano necessari dei sacrifici. 
Anche umani!
 Era entrato al servizio dell'imperatore Wechtigar XVI, detto Barbablù ed in breve tempo aveva ottenuto incarichi sempre più importanti, fino a diventare Primo Ministro e persino consuocero del monarca. Aveva dato in moglie l'altra sua figlia, Susan, al nipote dell'imperatore, Ivar, figlio di una delle sorelle di Wechtigar e da quel matrimonio era nato Elner X. 
Ricordava quei tempi con nostalgia.
Ah,Wechtigar sì che era un vero sovrano, amava divertirsi e gozzovligliare! E lasciava a me tutto il resto. Ci intendevamo alla perfezione.
Era stato fin troppo facile, per Fuscivarian, accumulare il potere, mentre Wechtigar Barbablù si abbandonava alla crapula e alle orge. 
Bastava fargli avere una vergine ogni sera...


... e raccoglierne i resti la mattina dopo...
Ma la vera opera d’arte della carriera del Senatore era stato sbarazzarsi dei due eredi legittimi, che lo avrebbero tagliato fuori da ogni incarico di potere. 
Togliere di mezzo Sephir  era stato un azzardo. Era pericoloso assecondare la sua brama di sangue, affidandogli la guida di quella spedizione folle. Bisognava autorizzarlo facendo finta di prenderne le distanze, e tutti ci sono cascati. Solo io ed Ellis sapevamo che non poteva vincere, perché stava violando il Patto, e non poteva più tornare, proprio perché lo aveva violato. 
E poi il Principe della Corona era odiato da tutti, persino da suo padre.
 Tutti sapevano che Sephir era un sanguinario, un sadico torturatore.


E tale è rimasto, anche dopo, anche nell'ombra... sotto falso nome...
Ma quella era tutta un'altra storia, un conto ancora in sospeso.
Devo risolvere un problema per volta. Ed eliminare un Eclionner per volta.
Nella crisi dinastica che era seguita all'anno della Primavera di Sangue, Sibelius era riuscito ad imporre come sovrano il debole e malaticcio Elner X, il marito di Ellis, la quale aveva da poco messo al mondo un figlio, Elner XI.
Dopo soli sette mesi di matrimonio. Troppo pochi per credere che il giovane Elner sia figlio di suo “padre”...dal quale ha ricevuto solo il nome...
Ma quelli erano affari di Ellis, l'importante era sapere che lei era la madre! Da lei veniva il più puro sangue di Eclion, lei era una Principessa del Sangue: così erano chiamate le discendenti dirette e primogenite del divino Arexatan.
Finché Elner X era stato in vita, Ellis aveva operato seguendo i consigli del nonno materno, ma quando anche Elner fu “aiutato a morire”, la nomina di Ellis a Reggente era diventata inevitabile.


Il mio errore più grande…
Fuscivàrian non si dava pace per essere stato così sciocco da credere di poterla manovrare.
Troppo potere si era concentrato nelle mani dell’Imperatrice Vedova, che aveva cercato di rendersi più autonoma “promuovendo” Sibelius alla Presidenza del Senato, in modo da sostituirlo nella guida del Governo con un certo Rowland Tucker, un burocrate a lei fedelissimo.
Tucker era una nullità.
E lei lo ha scelto proprio perché è una nullità!
Un signor nessuno come primo ministro le andava benissimo: non le aveva mai fatto ombra, non aveva mai osato disobbedirle.
Ogni volta che si ricordava di come era stato ingannato da sua nipote, Fuscivarian veniva colto da una fredda rabbia interiore e da uno sconfinato desiderio di vendetta e di riconquista del potere.
 Nel frattempo, dallo scranno più alto del Senato Imperiale, il vecchio politico si era dovuto barcamenare in una posizione di precario equilibrio tra le varie fazioni, cercando di organizzare attorno a sé un ampio consenso, che un giorno gli sarebbe tornato utile. Per diciassette anni aveva tessuto nell’ombra la sua rivincita, e sentiva che il momento in cui avrebbe di nuovo controllato il Trono era vicino.
Ellis doveva essere eliminata.
Non basta mandarla in convento, devo ucciderla, come ho fatto con sua madre! 
Aveva creato lui quel mostro, ed ora doveva distruggerlo.
Era necessario, così come era stato necessario togliere di mezzo gli altri Eclionner.
Ma non sarebbe stato facile. Ellis non era come gli altri. Lei era la Vedova Nera!
Se la ricordava da bambina, molto vivace e caparbia, gelosissima del fratello.
Era stato facile far leva su quel sentimento.
Mi è bastato farle notare come tutti, in famiglia, amassero solo Masrek e non tenessero in minima considerazione lei.
Crescendo, la principessa Ellis aveva imparato a mascherare la sua rabbia dietro ad un’immagine di falsa modestia e di simulata innocenza.


Come sapeva apparire dolce e ingenua, la piccola Ellis, quando era adolescente!
Sapeva tenere a bada i suoi difetti e le sue debolezze, e Sibelius aveva sottovalutato sia l'astuzia che la rabbia che covavano dentro di lei.
Ma c'è stato qualcosa di più! E questo qualcosa sarà la sua rovina, perché chi ama il potere non deve amare nient'altro e nessun altro!
Sibelius aveva incominciato a sospettare qualcosa il giorno in cui Ellis aveva sposato Elner X, poco prima che Masrek raggiungesse il padre Sephir ad Elenna sul Dhain, nell'anno della Primavera di Sangue..
L’orchestra suonava una musica triste, per accompagnare una danza tipica delle assolate regioni del Sud, e nell’udire quelle note malinconiche Ellis si era improvvisamente incupita. Stava guardando fissamente Masrek, che per mostrarle la contrarietà a quel matrimonio, aveva ballato tutto il giorno con una loro coetanea Il Senatore aveva riso di lui e di tutta quella sceneggiata. E in quel momento era avvenuto l'incredibile: Ellis gli aveva detto una cosa sorprendente, l'unica affermazione sincera di tutta la sua vita: «Non ridere! Non si deve ridere mai dell’amore, in nessuna delle sue manifestazioni…».
In quel momento Sibelius aveva capito il punto debole di Ellis, quello che l'avrebbe trascinata prima o poi alla rovina.
Masrek! Lui è il suo punto debole! Ed il tempo per colpire è arrivato. La Vedova Nera va schiacciata come un insetto!
Giunto nell’anticamera dell’ufficio privato dell’Imperatrice, il vecchio fece un rapido cenno alle guardie affinché lo annunciassero.
Quando Sibelius entrò in quella stanza buia che esalava aromi di cera e di incenso, Ellis non lo degnò nemmeno di uno sguardo e continuò a scribacchiare incomprensibili appunti su un papiro, al lume di una lampada azzurra. Faceva sempre così quando era particolarmente nervosa.
Non lo guardò e non lo invitò a sedersi.
«Mia cara nipote...» esordì Fuscivarian, ma fu subito interrotto.
«Quando mi chiami così so che devo preoccuparmi…» 
L'Imperatrice aveva detto quelle parole senza sollevare lo sguardo. Il vecchio mantenne la calma:
«Mia dolce Ellis, sono diciassette anni che governiamo l’Impero insieme e...»
Lei lo interruppe di nuovo: «Ed è ora che tu vada all'inferno!»
Il senatore non si lasciò provocare:
 «Mi dici questo solo perché ritengo necessario il matrimonio…»
A quel punto lei si alzò di scatto e lo fissò con aria annoiata:
«Non ci sarà nessun matrimonio»



Notando l'aspetto tetro e scarmigliato della nipote, Sibelius vide per la prima volta in lei i segni della stanchezza.
Provò quasi pena e sentì di doverle almeno un avvertimento:
«Non ti conviene metterti contro di me, Ellis».
L’Imperatrice restò impassibile: «Stavo per darti lo stesso consiglio. Credi che non conosca le trame dei tuoi leccapiedi? So a memoria i nomi di chi mi ha tradito, e posso garantirti che al minimo tentativo di ribellione li farò impalare vivi davanti alle porte dell'Acropoli!»
Sibellius si chiese fino a che punto fosse realmente informata: «Ti fidi troppo del tuo eunuco!»
La sovrana rise: «Lui dice che mi fido troppo di te… non è divertente? »
La faccia del vecchio senatore era diventata grinzosa come il tronco di un pino: «Ellis, io faccio appello alla tua razionalità. Questa opposizione contro Alienor è una sciocchezza da adolescente!»
Si era aspettato un’esplosione d'ira da parte di lei, e invece la Reggente rimase impassibile.
Quel silenzio preoccupò Fuscivarian molto più di quanto avrebbe fatto una sfuriata: «Ellis, mi stai ascoltando?»
L'imperatrice, sempre più seria, sussurrò: «La Progenie del Sole non dovrà unirsi con quella delle Nevi fino alla cinquantesima generazione dal divino Arexatan»
Fuscivarian capì: «Se quello che temi è una violazione dell'Antico Patto, basterà attendere pochi mesi e allo scadere del Millennio, Elner potrà sposare chi vuole!»


«Dimentichi che Elner appartiene alla cinquantesima generazione, quella più pericolosa! Il Millennio scadrà solo con la generazione successiva...»
Il senatore la fissò con sguardo di rimprovero: «Questa interpretazione è minoritaria! Il termine "generazione" va inteso come periodo di venti anni!»
«Ti sbagliLe parole del Giuramento vanno rispettate alla lettera!»
Fuscivarian ridacchiò: «E da quando in qua tu rispetti i giuramenti? »
Ellis rispose con solennità: «C’è un unico Giuramento che conta! Così mi insegnò Padre Izùmir Mollànder, il mio precettore, che adesso è Priore della Grande Canonica»
Sibelius era legato ai Cardinali e al Sommo Sacerdote, e non vedeva di buon occhio il potere della Grande Canonica: «Mollander è un eretico! Il cardinale Arenga lo farà presto bruciare al rogo!»
 «No, Sibelius! Io non lo permetterò! Mollander è un potente esorcista, e conosce la demonologia meglio di chiunque altro. Mi ha servito bene e ho bisogno di lui, ora più che mai!»
Il vecchio inorridì: «Demonologia? Stai forse insinuando che Eclion sia un demone?»
Il viso di Ellis rimase impassibile: «Eclion è adirato... abbiamo avvelenato due imperatori, la sua Progenie! Abbiamo rinnovato il Crimine del figlio di Arexatan! »
Fuscivarian inarcò le sopracciglia: «Questa leggenda è blasfema! Wechtigar I il Pio non uccise Arexatan! Fu Kevin Vorkidian che si macchiò del Crimine!»
«Chiunque sia stato ad uccidere Arexatan, non cambia la nostra responsabilità nella morte dei suoi ultimi discendenti… Eclion si sente tradito, e pretende che paghiamo il prezzo del sangue…non possiamo correre il rischio di una sua reincarnazione!» la voce di Ellis era quasi impercettibile.
Fuscivarian rimase atterrito. La sua fede in Eclion vacillava.
E se fosse vero? Se fosse un demone? 
Dopotutto gli Eclionner erano stati uno peggio dell'altro, una dinastia di pazzi sanguinari.
Ellis ed io ne abbiamo eliminati tre! Che cosa abbiamo scatenato? Chi potrebbe risvegliarsi nel corpo di Elner XI, il cinquantesimo discendente, nato da un incesto tra fratelli carnali?
L’Imperatrice approfittò di questo suo smarrimento per tornare al suo tono autoritario: «Ora capisci perché Alienor va eliminata? Ho già incaricato i nostri referenti di prendere contatto con la dama di compagnia, Lady Marigold di Gothian. So per certo che è caduta in disgrazia presso la corte di Alfarian, ed anche ad Elenna è stata pesantemente offesa. Sarà facile farla passare dalla nostra parte. Ora che sai come stanno le cose, torna in Senato e cerca di far rinsavire i ribelli. Digli che la fanciulla degli Alfar non metterà mai piede nell’Impero. Il suo destino è segnato, così come lo è stato quello di tutti coloro che si sono messi contro di me!»
Fuscivarian annuì, suo malgrado, e si inchinò in segno di congedo, lasciando con sollievo l’atmosfera tetra di quella stanza, dove la Vedova Nera aveva riportato la sua ennesima vittoria.


N.d.A.

La principessa Wensy Fuscivarian è rappresentata nel ritratto dell'imperatrice Sissi (Elizabeth von Wittelsbach) sovrana dell'impero Austro-Ungarico.
Il senatore Sibelius Fuscivarian è interpretato da Ian McDiarmid, l'imperatore Palpatine di Guerre Stellari, Star Wars.
Sephir Eclionner è rappresentato in questo capitolo da un ritratto del principe Vlad Tepes Dracula di Valacchia.
Ellis Eclionner è interpretata da Daniela Amavia nel ruolo di Alia Atreides in "Children of Dune" e da Eva Green nel ruolo di Morgana in "Camelot".
Il demone Eclion è mostrato nella forma del Re Sole nel film "Le roi danse".