lunedì 23 aprile 2012

Gothian. Capitolo 46. Alienor e Lilieth: si compie il Millennio e scade l'Antico Patto


E infine il giorno tanto temuto era giunto.
Il primo gennaio dell'anno Mille dalla fondazione dell'Impero Lathear, quando, secondo la tradizione e le profezie, l'Antico Patto che aveva garantito la pace tra i popoli del Continente Centrale e la non interferenza dei demoni nelle vicende umane.
Questa consapevolezza aveva offuscato i festeggiamenti per il capodanno nel villaggio di Keltar Senia e anche nella residenza di lady Ariellyn Vorkidian.
Mentre il druido Halfgan invocava la protezione degli dei, la principessa
Alienor di Alfarian ascoltava pensierosa, chiedendosi cosa le avrebbe riservato il futuro. 


Non poteva tornare nel suo regno, perché la guerra civile tra suo padre Kerelik e sua madre Alyx stava dilaniando le terre degli Alfar. Ormai la sua vera famiglia erano i Vorkidian. 
Lilieth era come una madre e lady Aryellin come una nonna. Presso di loro aveva trovato un affetto che i suoi genitori non erano stati in grado di darle, ma sapeva che né Lilieth, né lei stessa sarebbero potute rimanere a lungo in quel luogo. 
C'è una missione da compiere e non può essere ulteriormente rinviata.
Nonostante queste preoccupazioni, si unì al brindisi che lady Ariellyn aveva proposto per il nuovo anno, con una tradizionale frase nella lingua del Keltar:
«Le temps viendra!»
Voleva dire che prima o poi sarebbe arrivato il tempo della gioia, ma nessuno pareva crederci veramente, meno di tutti Lilieth, la cui espressione era triste ed i cui occhi parevano sul punto di piangere.


Aveva saputo infatti, per mezzo di un messaggio inviatole da Vyghar il Pirata, dell'incontro tra Ellis e Masrek, avvenuto due notti prima presso Colonia Fluvia.
La riconciliazione di Masrek con la sorella-amante era stata vissuta da Lilieth come un tradimento da parte dell'uomo di cui formalmente era ancora la moglie.
Il druido Halfgan, che diciotto anni prima aveva celebrato il loro matrimonio, aveva dichiarato che vi erano gli estremi per ottenerne l'annullamento, secondo le leggi della Federazione Keltar, ma Lilieth non aveva voluto.
Alienor all'inizio non aveva compreso il perché: 
"Come puoi tollerare una cosa simile?"
Lilieth aveva preso per mano la fanciulla e le aveva risposto:
"Ci sono due motivi. Il primo riguarda mio figlioSe il mio matrimonio venisse annullato, Marvin diventerebbe un figlio illegittimo, ed io non posso fargli questo. Ha già sofferto troppo per colpa mia. Il secondo motivo è che le decisioni importanti non vanno mai prese sull'onda delle emozioni del momento. Quasi sempre ci si pente. Tu sei giovane, Alienor, ed è normale il fatto che non condividi la mia pazienza, ma un giorno capirai che l'orgoglio in amore è un limite"
La principessa accettò la risposta, ma aveva un dubbio:
"Tu provi ancora qualcosa per Masrek? Ti manca veramente?"
Lilieth aveva riflettuto a lungo prima di rispondere:
"Lo capirò solo quando gli avrò parlato. In questo momento so solo che di lui mi manca non tanto ciò che era, ma ciò che io credevo che fosse".
Alienor aveva annuito, tenendo per sé un'altra domanda.
 Per quanto ancora potrà respingere le attenzioni di Vyghar, ora che Masrek l'ha delusa?
Si riscosse da queste riflessioni, e rispose anch'ella al brindisi:
«Le temps viendra!»
E il suo sguardo incontrò il volto rassicurante di lady Ariellyn, che con la sua sola presenza dimostrava come a volte fosse possibile riuscire a sopportare anche per lungo tempo un grande dolore, se si era motivati da un nobile scopo.


Lady Ariellyn è una donna forte.
Alienor aveva provato un’immediato rispetto per questa dama altera, ma ospitale ed educata. Il suo profilo aristocratico pareva il busto di una delle grandi regine del passato, a testimoniare la sua discendenza da Vorkidex.
Eppure credo che preferirebbe essere una persona qualunque, e vivere una vita normale.
Alienor si trovava d’accordo in questo: i suoi doveri di principessa degli Alfar l’avevano portata a quelle peregrinazioni interminabili.
Presto ripartiremo verso sud, verso Lathena.
Era stata Lilieth a parlargliene, quando aveva annunciato a Lady Ariellin che il giorno dopo avrebbero ripreso il viaggio, per portare a termine una missione della massima importanza.
Lady Ariellin non ne era rimasta sorpresa: aveva custodito gelosamente il sigillo imperiale di Masrek per tutti quegli anni. 
Aveva fatto credere a tutti che fosse andato distrutto. C'era riuscita mantenendosi estranea ad ogni ambizione. Lo aveva fatto per Marvin, che con quel sigillo avrebbe potuto rivendicare il Trono del Sole, denunciando l'incesto di Ellis e quindi l'illegittimità della successione di Elner XI.
Stiamo facendo tutto questo per Marvin, ed io di lui conosco solo il ritratto conservato in questa casa.



Quel ritratto le piaceva. 
Sarebbe bello poterlo conoscere. Ma il mio destino è a sud, e il suo a nord… ognuno di noi, se vuole  crescere, deve andare nella direzione opposta a quella da cui proviene
Lei a Lathena, lui a Gothian.
Ma forse un giorno, se fossero sopravvissuti a tutto quel male, forse si sarebbero incontrati.
Le temps viendra.
Le pareva bello quel motto dei Keltar, e sentì che era diventato anche suo.
Un giorno, alla fine di tutto, avrebbe potuto riappropriarsi della sua vita, innamorarsi ancora una volta, vivere l’ebbrezza di un grande amore ricambiato.
Le temps viendra!
Lady Ariellin parve leggerle nel pensiero: 
«Alienor, sei sicura di non voler restare con me? Io so cosa stai passando. Non sono ignara del dolore. Ci sono anche in me lacrime non versate. Sono le lacrime delle cose, ed ogni cosa mortale commuove le nostre anime»
Alienor riconobbe una citazione da un antico poema dei Lathear. 
Sunt lacrimae rerum, et mentes mortalia tangunt.
Lilieth intervenne: 
«Madre, dobbiamo compiere il nostro dovere fino in fondo. Che cosa saremmo senza un nobile scopo? Senza un movente non si vive... me l'hai insegnato tu!»
Era vero.
Negli occhi di lady Ariellyn si fece strada la comprensione e l’accettazione delle scelte di sua figlia.


Anche Alienor aveva nel cuore le stesse emozioni di Lilieth, e le venne spontaneo abbracciare Lady Ariellin dicendo: 
«Noi torneremo! Così come Lilieth è ritornata, anche io ritornerò, e saranno tempi migliori per tutti»
Ariellyn si lasciò abbracciare teneramente, pensando a come sarebbe stato bello se anche Marvin fosse stato lì con loro, e avesse potuto conoscere Alienor e convincerla a vivere con lui una vita normale.
E invece il fato li disperde, come le foglie…
Strinse a sé Alienor come se fosse sangue del suo sangue.
Perché mi sembra di aver già vissuto questa scena mille volte?
Non doveva far trasparire le sue paure: doveva infondere fiducia a Lilieth e ad Alienor. Ripeté allora le sue parole di augurio:
«Le temps viendra!»


N.d.A.

Alienor di Alfarian è interpretata da Jessica Brooks nel ruolo di Ghanima Atreides ne "I figli di Dune" di Frank Herbert.
La lingua keltari moderna corrisponde all'attuale francese, mentre i vari dialetti comprendono la lingua occitana, i dialetti gallo-italici e le lingue celtiche (gallese, scozzese, bretone, irlandese).
L'espressione "Le temps viendra" è il titolo di un romanzo di Sarah Morris su Anna Bolena.
Lilieth Vorkidian è interpretata da Claire Forlani nel ruolo di Igraine Pendragon in "Camelot".
La frase "L'orgoglio in amore è un limite" è tratta dalla canzone "Per sempre" di Nina Zilli.
Lady Ariellyn Vorkidian è interpretata da Alice Krige nel ruolo di lady Jessica Atreides in "Children of Dune",
Marvin Vorkidian è rappresentato da Jon Snow ne "Il trono di spade".
Alcune frasi di lady Ariellyn sono tratte dall'Eneide. "Non ignara mali miseri succurrere disco" è pronunciata da Didone. L'altra frase è pronunciata da Enea:"Sunt lacrimae rerum et mentes mortalia tangunt".
Nella finzione del romanzo i poemi in latino sono considerati scritti in lingua latheari classica, mentre la lingua latheari moderna parlata è l'italiano (lingua comune del Continente) e nelle zone periferiche lo spagnolo castigliano. Le lingue alfari appartengono invece al gruppo germanico.
Il "nobile scopo" è un concetto espresso ne "Gli eretici di Dune", quando la reverenda madre Odrade del Bene Gesserit scopre un antico messaggio dell'imperatore Leto II Atreides.
"Senza un movente non vivrei" è una frase tratta dalla canzone "Cercami" di Renato Zero.
"Come le foglie" è il titolo di un'opera teatrale di Giuseppe Giacosa. Da non confondere con la canzone "Come foglie" cantata da Malika Ayane. Merita di essere ricordata anche la meravigliosa canzone "Les feuilles mortes" scritta dal poeta Prevert.

domenica 22 aprile 2012

Mia Martini: vita e musica (3° parte)

Dopo la grande rentrée sul palcoscenico con "Almeno tu nell'universo", di cui si è parlato nel post precedente, Mia Martini tornò al successo, in maniera molto superiore a tutte le aspettative. La seconda parte della sua carriera ha messo d'accordo, sempre, gli ottimi giudizi della critica con uno strepitoso successo di pubblico, tale che le sue ultime canzoni divennero quasi subito dei classici e contribuirono a creare un mito che, come sempre accade, la morte precoce ha alimentato e consacrato.



Nel 1990 si ripresenta a Sanremo col meraviglioso e magico brano: "La nevicata del '56", scritta da Franco Califano sulla base di un comune ricordo di entrambi. L'interpretazione fu memorabile:

http://www.youtube.com/watch?v=OhpKWYZJV4Q&feature=fvwrel



In quegli anni avviene anche la riappacificazione con la sorella Loredana, in occasione del loro compleanno (erano infatti nate, seppur in anni diversi, nello stesso giorno).



Nel 1992, sulla scia del successo delle precedenti partecipazioni, Mia Martini torna a Sanremo, con un brano che arrivò secondo, ma che da tutti è considerato come la vera canzone vincitrice, e a dimostrarlo è il fatto che tutti ricordano "Gli uomini non non cambiano", mentre nessuno ricorda il brano che vinse ("Portami a ballare" di Luca Barbarossa). La canzone "Gli uomini non cambiano" ha qualcosa di autobiografico, legato ai due uomini più importanti della sua vita: il padre Giuseppe Berté (tutt'ora vivente) e l'ex compagno Ivano Fossati, entrambi amati alla follia, ma con un alternarsi di incomprensioni e litigi.
 Questa canzone, magnifica, ha vent'anni esatti, e sembra che sia stata cantata ieri:

http://www.youtube.com/watch?v=g1nrmqM0XWY





Gli ultimi tre anni di vita della cantante furono caratterizzati da un enorme impegno lavorativo, che comportava concerti ravvicinati, esibizioni continue e quindi anche spostamenti e tour dai ritmi massacranti.
Se a questo si aggiunge il fatto che Mimì era una fumatrice accanita, e che si stava sottoponendo a delle pesanti cure farmacologiche per un tumore all'utero, si può capire, anche senza scomodare le voci che attribuirono il suo decesso alla cocaina, che la salute fisica della cantante era fragile, e che quindi l'attacco cardiaco che le fu fatale ebbe probabilmente cause naturali.
Poi è chiaro che, come sempre accade quando un artista muore prematuramente (Mia Martini aveva 48 anni, la stessa età di Whitney Houston) si creano sempre delle leggende sia sulla vita che sulla morte.
Il corpo della cantante fu trovato il 14 maggio 1995 nella sua casa di Cardano al Campo, vicino a Varese, dove aveva scelto di abitare per poter stare vicina al padre, con cui si era riconciliata. 
 Al di là delle polemiche che seguirono tra la sorella, la madre e il padre, quello che colpisce è la condizione di solitudine in cui la cantante, destinata a diventare un mito, si trovava in quel week-end di maggio di diciotto anni fa.
Possiamo ricordarla sia come era agli esordi



sia come appariva nelle ultime immagini che la ritraggono



ma il modo migliore, è certamente una canzone... e sceglierei una canzone significativa, che lei cantò sempre con la forza di chi sta parlando di sé, e delle cose che ama e che odia allo stesso tempo. La canzone è "Padre davvero". Ascoltatela, perché merita...

http://www.youtube.com/watch?v=HpadLWCvdLw


sabato 21 aprile 2012

Gothian. Capitolo 45. L'Arcidruido e l'Iniziazione di Marvin gli Arcani Supremi

Da quando era arrivato a Floriana, Marvin aveva alloggiato presso il Tempio del Sacro Cortile, dove risiedeva l'Arcidruido Fingal il Saggio.



In quelle notti Marvin aveva sognato il suo antenato Vorkidex, di cui gli stavano affluendo i ricordi nella memoria.
Tra il 30 e il 31 dicembre, aveva sognato che Vorkidex si rivolgeva al figlio Kevin dicendogli
"Se io dovessi cadere in battaglia, spetterà a te il compito di salvare i Keltar dallo sterminio. Dovrai rivelare ai Lathear che il loro imperatore, Arexatan Eclionner, è figlio di un demone, e convincere i sacerdoti di Lathena a eliminarlo. Poi dovrai invocare gli dei, a protezione del nostro popolo e della nostra stirpe, ed affidarti al loro consiglio. Tutto dipenderà da te! Giura che lo farai!"
Kevin Vorkidian rispondeva al padre
"Lo giuro sulla mia stessa vita!" 


Vorkidex era stato ucciso da Arexatan in duello, nel corso della Battaglia di Floriana sull'Amnis, il primo gennaio del primo anno dalla fondazione dell'Impero Lathear.



 Ma l'Imperatore di Lathena non aveva avuto il tempo di godersi il successo.
 Arexatan era stato ucciso dal suo stesso figlio Wechtigar I, detto il Pio, con cui successivamente Kevin Vorkidian aveva stipulato l'Antico Patto, alla presenza del Conte Fenrik di Gothian, di Edwina Ataris e di tutti gli dei e i demoni.
Marvin però aveva bisogno di conoscere alla perfezione i contenuti del Patto e le sue implicazioni e l'Arcidruido aveva acconsentito:
«E' giunto il giorno della verità, Marvin, oggi sarai iniziato agli Arcani Supremi, e tutte le tue domande avranno una risposta!»
L'iniziazione prevedeva prima un colloquio con l'Arciduido, e poi una serie di rituali esoterici.
Fingal il Saggio, iniziò il suo discorso:
«Due sono i principi che reggono l'Universo: l'Energia e l'Entropia. Essi sono chiamati gli Arcani Supremi. L'Energia è la sostanza stessa dell'universo. L' Entropia è la degradazione dell'Energia dall'Ordine al Disordine, dalla Luce alla Tenebra, dal Calore al Ghiaccio, dal Bene al Male


Entrambi questi principi hanno un'entità superiore che li presiede, il Dio del Bene, Ahura Mazda, e il Dio del Male, Deva Ahriman»
Fingal spiegò che quei nomi potevano essere pronunciati solo nei sacri templi, a bassa voce, tra adepti o parenti carnali, iniziati agli Arcani Supremi. 
In particolare il nome del Dio del Bene, Ahura Mazda, era così sacro che soltanto durante il rito di iniziazione poteva essere rivelato dal Maestro all'allievo.
Ma vi era una sua raffigurazione simbolica, che lo poneva al vertice di una gerarchia che teneva insieme tutte le religioni dei Tre Continenti.


«La nostra religione, come le altre del Continente Centrale» continuò l'Arcidruido «tramanda oralmente i suoi contenuti più segreti. Per questo solo gli iniziati sono in grado di riconosce il simbolo di Ahura Mazda e di collegarlo ai simboli delle religioni degli altri Continenti»
Marvin conosceva la mappa, che poneva Lathena al centro del mondo.


L'Arcidruido precisò:
«La supremazia dualistica di Ahura Mazda e Deva Ahriman è la caratteristica che unifica le religioni degli Alfar, dei Keltar e dei Lathear.
 Sia gli Alfar che i Keltar sono apparentemente politeisti, ma in realtà quelli che noi chiamiamo "dei" sono più propriamente da definire "angeli" o "demoni", a seconda che in essi prevalga il Bene o il Male.  Gli Angeli, o Ahura, dipendono gerarchicamente da Ahura Mazda. I Demoni, o Deva, dipendono invece da Deva Ahriman.  Tra agli Ahura, spicanno tre Angeli che sono preposti ad alcuni fenomeni fondamentali, come la Luce, a cui è preposta Aenor, venerata dagli Alfar, la Luna, a cui è preposta Ulien, di cui tua madre Lilieth è sacerdotessa, e il Sole, a cui è preposto Belenos, venerato da noi Keltar»



Marvin pose la domanda fondamentale:
«Ma allora perché i Lathear credono che Eclion sia il dio del Sole, e si professano monoteisti? Forse Arexatan li ha ingannati?» 
Il Maestro sorrise:
«Vedo che Halfgan ti ha insegnato bene! Arexatan Eclionner, quando si proclamò Imperatore dei Lathear, fece credere ai sudditi che suo padre Eclion fosse il dio del Sole, ma non era vero, era un demone, il Signore delle Tenebre, secondo in potenza solo ad Ahriman, Dio del Male. E i suoi fratelli sono Atar, demone del Fuoco e padre di Edwina Ataris, e Gothar, demone del Ghiaccio e padre di Fenrik Steinberg, conte di Gothian. Fu Kevin Vorkidian a svelare questo inganno al Clero di Lathena» 
Marvin comprendeva l'implicazione di quella verità:
«Se, come voi mi confermate, gli Eclionner sono discendenti di un demone, allora per metà lo sono anch'io. Eclionner è il mio vero cognome, quello di mio padre»



L'Arcidruido trasse un sospiro: «E' così. Ma prima di parlare di questo, dobbiamo chiarire i dettagli dell'Antico Patto, che domani scadrà con il compiersi del Millennio dalla morte di Vorkidex e di Arexatan»
Marvin annuì.
Fingal il Saggio allora riprese il suo discorso: «Arexatan fu ucciso da suo figlio Wechtigar I il Pio per due ragioni: la prima è che il Clero di Lathena aveva rivelato a Wechtigar la verità sul conto di Eclion, e la seconda è che Wechtigar temeva di essere diseredato, nel caso suo padre avesse avuto figli maschi dalla sesta moglie, la favorita, Edwina Ataris, ora conosciuta come Marigold di Gothian, la Dama Gialla»




«Stava per scoppiare una guerra tra Angeli e Demoni. Eclion ed Atar volevano vendicarsi contro Kevin Vorkidian, discendente di Belenos e di Ulien. A quel punto Gothar si propose come mediatore in nome delle gerarchie demoniache ed Aenor come garante per conto delle gerarchie angeliche e in rappresentanza degli Alfar. Gothar affidò la mediazione a suo figlio, il Conte Fenrik, mentre Aenor inviò il suo discendente Balder, primo re degli Alfar»
Quest'ultima notizia sorprese Marvin:
«Dunque anche la stirpe di Alienor di Alfarian era vincolata al Patto!»
Fingal il Saggio confermò e proseguì:
«La notte di quel primo gennaio di mille anni fa, i contraenti del Patto si riunirono proprio in questo luogo, nel centro dell'isola di Floriana sull'Amnis
Erano presenti:
 Wechtigar Eclionner, Kevin Vorkidian, Edwina Ataris, Fenrik di Gothian e Balder di Alfarian. 
Wechtigar ottenne il titolo di Imperatore dei Lathear, Kevin ottenne la salvezza dei Keltar l'autonomia della Federazione dei Ducati, Edwina ottenne l'immortalità attraverso il bacio del Vampiro Fenrik, che le donò un lungo sonno, ma ella non divenne come lui, in quanto il Fuoco di Atar la preservò, Fenrik però ottenne di divenire suo marito ed ebbe il dominio sugli Albini e sull'Artico, infine, Balder divenne re degli Alfar. 
Tutti costoro firmarono un documento nel quale impegnavano se stessi ed i loro discendenti a non farsi più la guerra per mille anni, ed a rispettare l'equilibrio tra le forze del Bene e quelle del Male. 
Poi giurarono, ognuno sul nome del proprio protettore angelico o demoniaco, di rispettare tale Patto, e di punire chi eventualmente lo avesse violato.
E infatti, quando tuo nonno Sephir attaccò Elenna sul Dhain, nell'anno della Primavera di Sangue, fu gravemente punito, e la punizione è ricaduta poi su tuo padre, e su di te
Ora so che avrai molte domande da rivolgermi, per cui ti invito a ritirarti in meditazione, ed a riflettere attentamente su tutto quel che ti ho detto, prima di proseguire nei rituali di iniziazione»


N.d.A.

L'arcidruido Fingal il Saggio (il cui nome deriva dal poema "Ossian" di Mcpherson) è rappresentato da re Jaheaerys I Targaryen il Conciliatore, ne "Il trono di spade" di George Martin.
Kevin Vorkidian è rappresentato da re Daeron I Targaryen il Giovane Drago.
Arexatan Eclionner e re Vorkidex in duello sono rappresentati da Rhaegar Targaryen e Robert Baratheon nella Battaglia del Tridente, nell'antefatto alle "Cronache del Ghiaccio e del Fuoco".

Wechtigar I il Pio è vagamente ispirato a Ludovico I il Pio, figlio ed erede di Carlo Magno.

La teoria degli Arcani Supremi è di mia invenzione. Si tratta di una vera e propria forma di credo religioso caratterizzato da due aspetti fondamentali: il primo è il sincretismo tra varie religioni (Zoroastrismo, Druidismo, Taoismo e Buddhismo) e mitologie (celtica, germanica, norrena e tolkieniana, tratta da "Il Silmarillion"); il secondo è la non-contraddittorietà di questo credo con le attuali teorie scientifiche, in particolare la fisica e l'astronomia. I concetti di Energia ed Entropia rientrano nel Secondo Principio della Termodinamica, che afferma, in una delle sue formulazioni, che l'universo evolve verso un grado crescente di disordine, in cui l'energia decade e si disperde. Ecco dunque perché l'energia rappresenta il polo positivo che deve essere rinforzato per riequilibrare la tendenza entropica dell'universo.
Si prospetta dunque una religione diteistica, cioè con due divinità di eguale potenza, l'una buona e l'altra malvagia, e con una serie di gerarchie di angeli e demoni, a cui impropriamente i culti politeisti danno il nome di dei: una delle missioni profetiche di Marvin Vorkidian sarà quella di iniziare tutto il popolo dei Keltar agli Arcani Supremi. Questo però avverrà molto gradualmente, e troverà sviluppo solo nel sequel di questo romanzo, che si intitolerà "Gli eredi di Gothian", a cui sto lavorando.
La religione qui presentata non è però ciò in cui credo io come persona.

Il medaglione è un reperto celtico che mostra il dio solare Belenus o Belenos.

Marigold di Gothian è rappresentata da Melisandre di Asshai, con la quale ha in comune il culto per il fuoco. Inoltre l'appellativo "Dama Gialla" ricorda quello "Donna Rossa" che viene attribuito a lady Melisandre in "A Song of Ice and Fire".
In questa ottica i più vicini al ghiaccio sono i vampiri albini del conte Fenrik, personaggio che richiama in parte anche Roose Bolton, e i più vicini al fuoco sono gli Alfar, o Elfi, il cui primo re è Balder, divinità della mitologia nordica, fratello di Thor e Loki.

venerdì 20 aprile 2012

Mia Martini: vita e musica (2° parte)

Dopo il successo, Mia Martini conobbe l'amore: la sua relazione con Ivano Fossati incomincia intorno al 1976 e finisce intorno al 1982.

File:Mia Martini (65).jpg

Da questo sodalizio umano e artistico, nasce l'esperienza di Mia Martini come ispiratrice di alcuni brani di grande raffinatezza, che Fossati scrisse per lei, tra cui  il capolavoro "La costruzione di un amore" del 1979.

http://www.youtube.com/watch?v=6t5zZvGRo8c

Possiamo notare che la voce della cantante è cambiata rispetto agli esordi è divenuta più roca e profonda, e questo ne aumenta il fascino e ne caratterizza lo stile inimitabile.



File:Mia Martini (108).jpg

Un'altro capolavoro è ispirato da una  frase che Mimì avrebbe detto al termine di una lite col suo compagno: "E non finisce mica il cielo se non ci sei tu!".
Fossati, colpito da questa frase, le dedicò l'ultima canzone della loro storia, intitolata appunto: "E non finisce mica il cielo". Meravigliosa!

http://www.youtube.com/watch?v=1BqITMZofwM&ob=av2n



Del 1982 è una canzone che Mia Martini scrisse di persona, con Shel Shapiro, con un chiaro riferimento alla tormentata storia con Fossati, che si stava concludendo in maniera piuttosto travagliata. Il brano, splendido, si intitola "Quante volte".

http://www.youtube.com/watch?v=NPmLfXzpAgQ

"...e dalla ruota del mio destino / lui sale e scende / ed ogni volta sembra un po' più grande..."



In chiave autobiografica reinterpreta "Quando finisce un amore" di Riccardo Cocciante

http://www.youtube.com/watch?v=oMIwYWZKjEY&feature=endscreen&NR=1

Nel filmato vediamo una Mia Martini in grande forma fisica e vocale, ed un giovane Cocciante, appollaiato su un gradino, che la osserva con sguardo concupiscente. ;-)



Tra il 1983 e il 1989, Mia Martini scompare dalle scene. Tre sono i motivi: un intervento alle corde vocali, che aveva reso la sua voce ulteriormente roca e quasi metallica; una crisi in seguito alla fine della relazione con Fossati; e infine una diceria, nata in seguito ad alcuni incidenti nell'allestimento di palchi per un concerto, e poi fatta girare prima per scherzo e poi per invidia e malignità, secondo cui la cantante avrebbe portato sfortuna. Un'accusa ridicola, ma che le case discografiche presero tremendamente sul serio, forse per coprire altri motivi, probabilmente di carattere lavorativo ed economico.
In questi anni Mia Martini si ritira in una villa di campagna in Umbria, trascorrendo il tempo in meditazione e contatto con la natura. La serenità riconquistata in solitudine non era però destinata a durare.



Nel 1989, per necessità economiche, e per sollecitazione degli amici cantautori, tra cui Bruno Lauzi, Franco Califano, Renato Zero e Francesco De Gregori, dopo sei anni di totale silenzio, Mia Martini si ripresenta al grande pubblico a Sanremo, cantando quella che sarà destinata a diventare la sua canzone più nota in assoluto, un evergreen che ancora oggi è un brano in base a cui si valutano le capacità delle aspiranti interpreti. Sto parlando ovviamente di "Almeno tu nell'universo", scritta per lei da Bruno Lauzi. Eccone la prima storica esecuzione live a Sanremo, la sera della rentrée in grande stile:

http://www.youtube.com/watch?v=doiwVoV4-hY





Ricordo bene quella serata, avevo 13 anni e ammetto che non avevo mai sentito nominare Mia Martini.
Quando fu annunciata chiesi a mia madre chi era, e lei mi rispose "E' la sorella di Loredana Bertè". Ora, con tutto il rispetto per Loredana e per le sue canzoni, alcune delle quali mi piacciono molto, io credo che adesso si debba dire che la Bertè "è la sorella di Mia Martini", attribuendo una giusta priorità alla migliore, Mimì.





Nella prossima puntata parlerò della vita e delle canzoni del secondo periodo di successo di Mia Martini, dal 1989 al 1995.
Fine seconda parte. (p.s. per le appassionate di moda, Mia Martini vestiva Armani)

giovedì 19 aprile 2012

Gothian. Capitolo 44. Ellis e Masrek si incontrano dopo 18 anni


Lo vide di lontano.
Se ne stava immobile, presso le rovine di un antico tempio, nelle vicinanze di Colonia Fluvia, il primo avamposto lathear nella pianura amnisiana.
Era la notte del 30 dicembre.
Per due giorni i diplomatici di Ellis avevano preparato l'incontro, dopo che le prime legioni imperiali avevano varcato la Sublime Porta, ed erano entrate nei territori della Federazione Keltar.
L'Eremita non si era opposto all'idea dell'incontro, anzi, aveva detto che era lì per questo.
Ora la osservava avvicinarsi, con uno sguardo attento, ma sereno.


Lei camminava sola, lentamente, con il cuore che batteva forte, e sentiva ardere in petto l'antica fiamma.
I lunghi capelli nerazzurri erano raccolti dietro la nuca, tranne due riccioli ai lati del viso. 


Sguardi.
Guarda, Masrek, sono qui per te.
Gli occhi di lei non poterono fare a meno di velarsi per la commozione, ma anche in quella condizione di esule e di supplice, manteneva un aspetto regale. 
Masrek la fissava in silenzio: c’era curiosità in quello sguardo, forse anche un po' di sorpresa.
Cosa si aspettava di vedere? Un fantasma, un demone, o semplicemente una donna invecchiata in solitudine?
Lacrime leggere le rigarono il bel viso, e con una mano cercò di nasconderle.
Voleva parlare, ma non ci riusciva.
Cosa sto aspettando? Forse un abbraccio che non arriverà?
Mentre si chiedeva questo, Masrek le fece cenno di fermarsi, e parlò con calma, cercando di non lasciarsi turbare dalle emozioni: 
«Ho atteso per diciotto anni questo momento, ed ora che sta accadendo, tutto mi pare diverso da come l'avevo immaginato. 
Mi aspettavo di vedere la Vedova Nera, assetata di sangue e di potere, inacidita dal tempo, dagli intrighi e dai delitti. 
E invece nel tuo viso rivedo l'espressione di fanciulla che avevi allora, quando il tuo volto era lo specchio dei miei sogni. 


Ellis, dove sono andati tutti questi sogni? Sono passati come la pioggia sulle montagne, come il vento sui prati. I lunghi giorni sono tramontati a ovest, dietro la linea dell'orizzonte, nel nulla...»


Lei avrebbe voluto parlare, ma vide che lui non aveva ancora concluso il suo discorso. E infatti egli riprese:
«Ho passato diciotto anni da solo, a fare l'inventario delle cose perdute, soffocando l'urlo dei rimorsi nella consolazione di poterti dare la colpa di tutto. 
Sarebbe stato più facile se avessi potuto leggere il rancore nei tuoi occhi: avrei potuto rispondere con altrettanto rancore!
E invece ora mi fa disperare la visione di te, che piangi mentre mi guardi, fragile come ramo spezzato, e il pensiero di me che non so dirti altro, se non che questa non era certo la vita che sognavamo per noi. Ma ora è tardi, sempre più tardi...»
«No… non è tardi! » implorò Ellis «non è ancora finita la nostra storia! Non è mai finita, non finirà mai...»
Non riuscì a dire altro perché il pianto le aveva alterato la voce.
Cercò di fare un passo verso Masrek.
«Ellis!» la fermò subito lui «devi sapere che c'è stata un'altra donna nella mia vita...»
Lei scrollò le spalle, come se la cosa non avesse la minima importanza.
C'è stata... quindi non c'è più... 
Accennò un timido sorriso.
Masrek lo ricambiò e riprese a parlare:
«Dopo di lei, ho vissuto da Eremita. Ho passato le mie giornate come sabbia nel deserto. C'era meno aridità nelle rocce che nel mio cuore.
 Non avrei mai dovuto lasciare Lathena, abbandonare te e nostra madre... Vi ho lasciate sole: avrei dovuto consolarvi e invece ho permesso che Fuscivarian vi usasse per i suoi scopi. Non mi danno pace né pietà le voci dei rimpianti e pentimenti…»
Ellis agitò le mani come per dire che tutto questo ormai apparteneva al passato.
Lui allora, con un filo di voce, disse:
«C'è un'ultima cosa che forse ancora non sai: io ho sposato quella donna, e ho avuto un figlio da lei...»
Ellis sgranò gli occhi.
Bial non gliel'aveva detto, ma i Servizi Segreti avrebbero dovuto saperlo!
Non ne ha avuto il coraggio. Credeva che sarei impazzita del tutto se avessi saputo... o forse c'era qualcosa di più? Forse questo figlio era sotto la protezione di qualcuno più potente di me...
Guardò suo fratello con preoccupazione:
«Chi è la donna che hai sposato?»
«Una nobile Keltar... ero andato da lei per discutere di questioni politiche e religiose, prima di raggiungere nostro padre a Elenna sul Dhain...»
Ellis sospirò.
Aveva capito. Avrebbe dovuto capirlo molto prima. Gli indizi c'erano tutti. 
Bial glieli aveva mostrati separatamente, come tessere di un mosaico.
Aveva fatto il suo dovere.
Sono stata io a non voler mettere insieme quei tasselli. La vista di quel mosaico mi avrebbe uccisa. Eppure il mio inconscio l'aveva capito, e dentro di me stavo morendo.
Gli espresse le sue conclusioni:
«Tu sei il padre di Marvin Vorkidian, vero? Il giovane che Mollander voleva mettere sul Trono del Sole al posto di nostro figlio... ora capisco perché anche nostro padre lo appoggia. Ma sai una cosa? Non me ne importa niente! Se Marvin vuole il Trono, che vada a prenderselo! Elner ha fatto già la sua scelta: ha voluto Marigold al suo fianco e ha esiliato me. E' tempo che impari a cavarsela da solo...»
In quel momento iniziò a piovere.
Anche gli Dei partecipano al mio dramma!
La pioggia scendeva su di lei come un pianto universale.


Lui fece per parlare ma lei lo fermò.
«Ascoltami, Masrek...  tu sei l'unica persona che conta nella mia vita. Una vita che forse era già scritta male in me, prima ancora che nascessi…come un soldato scelto nell'esercito perdente...»
Lui scosse il capo:
«Ora sei troppo severa con te stessa!»
Lei  alzò l'indice della mano destra:
«No, lasciami finire… io ho sulla coscienza molti morti, ed ho creato le premesse per una guerra che scuoterà tutto il Continente... non sarò mai troppo severa con la mia anima dannata...»
Si guardarono di nuovo negli occhi, con la consapevolezza della difficoltà estrema di quel momento storico, che andava oltre le loro tragedie personali.
«Ellis, dimmi che possiamo ancora impedire questo bagno di sangue!»
Lei scosse la testa: 
«Guardami... e dimmi cosa vedi! Anzi, te lo dico io: una esule sconfitta... Masrek... io non conto più niente!»
Lui rimase assorto, e poi rispose:
«Ma hai ancora quindici legioni ai tuoi ordini! E nostro padre comanda una associazione segreta molto potente: se uniamo le nostre forze...»


Lei mostrò un'espressione delusa:
 «E' per questo che sei qui, vero? Per le legioni? E' nostro padre che ti manda...»
La voce di Ellis era più triste che arrabbiata.
Masrek dovette annuire: 
«Sono qui anche per questo, ma non solo per questo! Ho bisogno di te... di te come persona, mi capisci? Ho capito che tu sei l'altra parte di me, e che solo insieme possiamo sentirci completi»
Lei fissò la pioggia.
«E’ freddo» commentò distratta.
Lui allora le si avvicinò.
I loro occhi si incontrarono di nuovo. 
I loro corpi si avvicinarono ancora.
E finalmente si abbracciarono.


Masrek la stringeva fortissimo, e la accarezzava.
Mi desidera ancora...
Quando finalmente tornarono a guardarsi, lei sorrise:
«Io ho una sola confessione da farti, Masrek. L'unica persona, diversa da te, che abbia mai amato veramente, è il mio eunuco, Bial: ti rendi conto? Amare un eunuco!»
Risero.
Per un attimo ad entrambi tornò in mente l'ultima volta in cui avevano riso insieme.
Era stato il famoso giorno della passeggiata ai margini del deserto, a sud di Lathena.


Il giorno del loro primo bacio, e del loro amore proibito.


Quel ricordo li rasserenò.
Lui assunse un tono scherzoso: «Ma com’è possibile che tu non ti sia più innamorata di altri uomini? Non è normale…»
Ellis rise:
 «Ah! Normale! Cosa ci può essere di normale nella vita di un Eclionner?»
Anche Masrek rise:
«Forse anche parlare in una notte di fine dicembre sotto la pioggia non è molto normale... magari se ci mettiamo al riparo forse...»
La prese per mano e la condusse in punto dove l'edificio era rimasto in piedi.
Si abbracciarono di nuovo, e poi, come vent'anni prima, con la stessa passione di allora, si baciarono.
 





mercoledì 18 aprile 2012

Mia Martini: vita e musica (1° parte)


Domenica Berté (Bagnara Calabra20 settembre 1947 – Cardano al Campo12 maggio 1995), in arte Mia Martini, è stata una delle più famose e apprezzate cantanti italiane.



Domenica è secondogenita di quattro figlie: Leda, nata nel 1945Loredana (1950) e Olivia (1957). 
Il padre, Giuseppe Bertè (1921), tutt'ora vivente, era insegnante di latino e greco, poi preside di liceo, mentre la madre Maria Salvina Dato, morta nel 2003, faceva la maestra elementare.
"Mimì" (così era chiamata in famiglia) decide di intraprendere la carriera di cantante già da ragazzina, contro la volontà del padre, all'interno di balere e feste, e dopo aver effettuato diverse serate come intrattenitrice, ed aver partecipato ad alcuni piccoli concorsi per voci nuove, nel 1962 convince la madre ad accompagnarla a Milano in cerca di un provino, in modo da poter ottenere un contratto discografico.

File:Mimi Bertè al Festival di Bellaria.jpg

A maggio del 1964 ottiene i primi riconoscimenti. Tra il 1965 e il 1971, trasferitasi a Roma con la madre e le sorelle, conosce Renato Zero e il produttore Alberigo Crocetta, fondatore del Piperche decide di lanciarla subito in ambito internazionale attraverso un nuovo nome, "Mia Martini": Mia in onore di Mia Farrow, e Martini perché cognome noto all'estero come marca di liquori.
 Il look si fa più "zingaresco", con i molti anelli, collane e bijoux.



Nel 1972 arriva il grande successo. Con la Ricordi di Milano registra Piccolo uomo (testo di Bruno Lauzi, musica di Dario Baldan Bembo). La canzone ha un successo travolgente e Mimì giunge al vertice della hit parade vincendo il Festivalbar '72.
Nel filmato qui sotto possiamo vedere Mia che canta Piccolo uomo, nel 1972, con i capelli biondi !!!


http://www.youtube.com/watch?v=_3ehLPw0RVY

"...oggi tu ti liberi di me, di me che sono tanto fragile..."





Nel 1973 interpreta lo storico brano Minuetto, considerato a ragione uno dei migliori della sua carriera, scritto da Franco Califano e Dario Baldan Bembo, in assoluto il suo 45 giri più venduto.   E' uno straordinario successo, apprezzato dal pubblico e dalla critica. Con questo brano vince nuovamente, per il secondo anno di seguito, il Festivalbar.

"E' un' incognita ogni sera mia, un'attesa pari a un'agonia, troppe volte vorrei dirti no, e poi ti vedo e tanta forza non ce l'ho..."


Un grande successo commerciale è anche il successivo LP dal titolo Il giorno dopo, in cui canta Ma quale amore di Antonello Venditti.
Nel 1974  suoi dischi escono in vari paesi del mondo: registra i suoi successi in francese, tedesco e spagnolo, ed è considerata dalla critica europea la cantante dell'anno.


Nel 1975 la Rai manda in onda il suo primo special intitolato semplicemente "Mia", con la partecipazione di Gabriella Ferri. Contemporaneamente il 45 giri Al mondo registra una buona entrata in classifica, grazie anche alla partecipazione, con questa canzone, alla rassegna canora Caravella dei successi.
Riceve il Premio della Critica EuropeaPalma de Mallorca per il brano Nevicate, estratto dall'LP Sensi e controsensi, uno dei più amati dall'artista, in cui compare anche Volesse il cielo di Vinicius De Moraes, registrata in presa diretta con un'orchestra di sessanta elementi.





Del 1976 è una splendida canzone evocativa della sua terra natale, la Calabria, verso cui manifesta sentimenti contrastanti: il titolo è "Fiore di melograno". 

http://www.youtube.com/watch?v=Pze0W2_n7-c

"...chi lascia la sua terra se ne pente / un giorno o l'altro ci ritornerà..."






Nel 1977 incomincia la relazione con Ivano Fossati, destinata a cambiare la sua vita, nel bene e nel male.


Ma di questo parlerò nella 2° parte.