Elisabetta I Tudor (Greenwich, 7 settembre 1533 – Londra, 24 marzo 1603) fu regina d'Inghilterra e d'Irlanda dal 17 novembre 1558 fino alla morte.
Figlia di Enrico VIII e della seconda moglie Anna Bolena, dopo la decapitazione della madre fu dichiarata illegittima, perse il titolo di principessa e fu cresciuta in esilio nel palazzo di Hatfield.
Dopo la morte del padre nel 1547 e del fratello Edoardo VI nel 1554, salì al trono la sorellastra Maria I, figlia di Caterina d'Aragona, e quindi cattolica e nemica della protestante Elisabetta.
Il marito di Maria, Filippo II di Spagna, e con lui tutto il partito "cattolico", considerava Elisabetta come il centro di tutte le congiure per deporre Maria, che ne ordinò l'arresto e la fece rinchiudere nella Torre di Londra in attesa di giudizio.Quando ormai Elisabetta temeva di subire la stessa sorte di sua madre Anna Bolena, la regina Maria si ammalò di tumore all'utero e alle ovaie (inizialmente scambiato per una gravidanza) e per non presentarsi a Dio con la morte della sorella sulla coscienza, si rifiutò di firmarne la condanna a morte, nonostante le insistenze del capo del partito cattolico, il Duca di Norfork.
Elisabetta fu dunque scarcerata, mentre Maria, agonizzante, fu abbandonata dal marito e dagli alleati.
Alla morte di Maria, nel 1558, Elisabetta, come ultima dei figli di Enrico VIII Tudor, fu riconosciuta unica legittima erede al trono e il 15 gennaio del 1559 fu incoronata regina d'Inghilterra e Irlanda.
Nella prima parte del suo regno, Elisabetta dovette affrontare alcuni problemi molto gravi:
1) la guerra mossa dalla Scozia, governata dalla reggente cattolica Marie de Guise, madre di Mary Stuart.
2) l'opposizione interna da parte del partito cattolico legato al Duca di Norfolk, il vero uomo forte del regno
3) le pressioni esterne affinché sposasse Filippo II di Spagna o Enrico d'Anjou, fratello del re di Francia
Chi ha visto il film "Elizabeth" con Cate Blanchett, sicuramente ricorderà questi elementi essenziali.
Dopo aver sconfitto la Scozia, di fatto rendendola satellite all'Inghilterra e preparando la nascita del Regno Unito, Elisabetta decise di non sposarsi e riuscì a sconfiggere la ribellione fomentata dal Duca di Norfolk.
In quegli anni contrasse il vaiolo, che le deturpò il viso ed i capelli. Da quel momento dovette truccarsi molto pesantemente per mascherare le cicatrici, e dovette indossare parrucche molto elaborate.
La seconda fase del suo regno fu caratterizzata dai seguenti problemi:
1) i rapporti sempre più tesi con la cugina Mary Stuart (Maria Stuarda), regina di Scozia
2) le minacce provenienti dalla Spagna di Filippo II
3) il rapporto sentimentale con Sir Walter Raleigh, navigatore e fondatore della prima colonia inglese sul suolo americano, chiamata Virginia, in onore della "Regina Vergine".
Sulla questione della verginità di Elisabetta si sono scritti fiumi di inchiostro. Al di là dell'aspetto di "gossip" che può caratterizzare questo discorso, la rilevanza storica risiede nel fatto che la regina volle creare un culto della propria personalità che facesse della sua presunta verginità una caratteristica quasi divina, tenendo presente che la chiesa anglicana aveva fortemente limitato il culto della Vergine Maria.
E' opinione maggioritaria che Elisabetta abbia avuto almeno tre amanti nel senso pieno del termine, e cioè lord Robert Dudley, conte di Leicester, Sir Walter Raleigh e lord Robert Deveraux, conte di Essex.
Nel 1587 Elisabetta scampò ad un attentato ordito dagli Spagnoli con la complicità di Maria Stuarda.
Il tribunale condannò la regina di Scozia a morte, ma Elisabetta cercò di opporsi a tale condanna, per tre ragioni: Maria era sua cugina, in quanto nipote di Margaret Tudor; Maria era una regina regnante, e la sua decapitazione avrebbe creato un pericoloso precedente, dal momento che prima di allora nessun sovrano regnante era mai stato condannato a morte; infine, Maria era alleata della Spagna, che avrebbe usato la sua morte come pretesto per attaccare l'Inghilterra.
Di queste tematiche si occupa il secondo film che Cate Blachett ha interpretato nel ruolo di Elisabetta e cioè "The Golden Age".
Elisabetta non riuscì a impedire la decapitazione di Maria Stuarda e questo provocò la dichiarazione di guerra da parte della Spagna. Il re Filippo II inviò la sua potentissima flotta, l'Invincibile Armada, per invadere militarmente l'Inghilterra.
Contrariamente ad ogni previsione, la flotta spagnola fu sconfitta da quella inglese, comandata da Charles Howard, I conte di Nottingham e da Francis Drake, aiutati dal maltempo. L'Armada fu costretta a ritornare in Spagna e la vittoria aumentò molto la popolarità di Elisabetta.
Si è soliti considerare la vittoria di Elisabetta sulla flotta spagnola come la data di inizio del dominio inglese sui mari e di conseguenza dell'impero britannico.
L'ultima parte del regno di Elisabetta fu caratterizzata dal tentativo di riconciliazione tra protestanti e cattolici, e dal rafforzamento della monarchia secondo criteri assolutistici. Per rafforzare il suo potere, Elisabetta si alleò con la piccola nobiltà di campagna, la "gentry", alla quale furono vendute le terre pubbliche, con notevoli introiti per le casse dello stato.
In seguito alla rivolta in Irland, Elisabetta spedì il suo favorito, il conte di Essex, a riportare l'ordine. Essex però, dopo molti insuccessi, tornò anticipatamente a Londra e fece irruzione nel palazzo reale, arrivando fino alle stanze private della regina, per denunciare un complotto contro di lui, ordito dal segretario di Elisabetta, Robert Cecil.
Elisabetta, sconvolta da questo comportamento e convinta da Cecil della colpevolezza di Essex nel fallimento della campagna irlandese, lo condannò a morte nel 1601.
Dopo questo atto, che le venne comunicato mentre suonava il virginale, Elisabetta cadde in una spirale depressiva dalla quale non si riprese mai più.
Con l'imconbere della la vecchiaia e della morte, la regina dovette occuparsi della successione. Paradossalmente l'erede legittimo era Giacomo Stuart, re di Scozia e figlio di Maria Stuarda, la presunta traditrice fatta condannare.
Consapevole della fine della dinastia Tudor e dell'avvento della dinastia Stuart, Elisabetta non fece testamento, accettando implicitamente la successione di Giacomo Stuart, appoggiato dall'onnipotente Robert Cecil, nell'ottica dellaa creazione di un regno unito che tenesse insieme Inghilterra, Scozia e Irlanda.
Ecco l'ultimo ritratto di Elisabetta, settantenne, "tra il Tempo e la Morte":
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Nel 1603 la profonda crisi depressiva di cui soffriva da due anni si aggravò a tal punto che ella smise di mangiare e di bere, e dopo essere stata immobile per ore davanti ad una finestra del Palazzo di Richmond, si distese infine nel letto, vestita, pronunciando la famosa frase "Chiamatemi un prete: ho intenzione di morire".
Elisabetta volle essere seppellita nell'abbazia di Westminster, di fianco alla sorella Maria I. L'iscrizione sulla loro tomba recita: "Compagne nel trono e nella tomba, qui noi due sorelle, Elisabetta e Maria, riposiamo, nella speranza di un'unica resurrezione".
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mercoledì 22 febbraio 2012
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