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lunedì 2 luglio 2012

Maria Callas: gli ultimi anni (1966-77)


Nel 1966, Maria Callas rinunciò alla nazionalità statunitense e a quella naturalizzata italiana per tornare alla nazionalità greca, in vista di un possibile matrimonio con Aritstotele Onassis.
In quel periodo Maria tentò anche una riconciliazione con la madre Evangelia, che però non andò a buon fine, per il carattere orgoglioso di entrambe. Nonostante Evangelia fosse anziana e malata, era destinata a sopravvivere a sua figlia. Forse questo l'avrebbe resa meno severa.
Anche con Onassis le cose degenerarono.
L'armatore greco non solo si rifiutò di regolarizzare la loro unione, ma nel 1968, forse per assecondare un disegno economico che gli permettesse di aumentare il suo giro d'affari con gli Stati Uniti, decise di sposare Jacqueline Bouvier, vedova di John Kennedy.
Il giorno delle nozze tra Arì e Jackie, Maria Callas commentò con tagliente ironia

<<Sono contenta che Jackie Kennedy abbia potuto finalmente ridare un "nonno" ai suoi figli>>




Pochi sanno che subito dopo il matrimonio con Jackie, Onassis tentò di riallacciare i rapporti con la Callas, tanto da passare ore in limousine davanti all'appartamento parigino di lei, nella speranza di essere ricevuto, cosa che ovviamente non accade. Perduto l'amore e nonostante la salute incerta, Maria decise di ritornare sulle scene.


 Una grande occasione per tornare alla ribalta, questa volta nel cinema, fu quando le venne offerto il ruolo di protagonista del film Medea di Pier Paolo Pasoliniun'interpretazione giudicata sublime e passata alla storia.



 Il film, che riproponeva in chiave barbarica e vagamente autobiografica (sia per Pasolini che per la Callas) la vicenda della maga della Colchide che viene a contatto traumatico col mondo della civiltà, fu girato nei bellissimi scenari della Cappadocia, oltre che negli studi di Cinecittà, e dette modo alla Callas di distrarsi e di arricchirsi culturalmente e umanamente, incontrando intellettuali d'alto rango, come Pasolini, di cui divenne intima amica e confidente.



Una serie di poesie che Pasolini scrisse in quel periodo riflettono un'intesa artistica e un'amicizia profonda, sia da parte della Callas, sia da parte del poeta, colpito dalla sua personalità forte e sincera. Molte di queste poesie andarono poi a far parte della raccolta Trasumanar e organizzar



La seconda significativa attività fu come docente in un ciclo di master-classes tenuto alla celebre Juillard School di New York dall'ottobre del 1971 al marzo del 1972, con ventisei allievi selezionatissimi.
 Di queste master classes rimane la registrazione di ben 46 ore di lezioni, interessantissime per capire la genesi di molte idee interpretative della cantante non solo sui propri ruoli ma anche su quelli di tutte le altre voci del grande repertorio. La Callas chiamava sul palco il giovane cantante, che eseguiva l'intera aria una volta, dopodiché si passava alla ripetizione minuziosa di sezioni singole, di frasi, parole, cadenze. Esemplare a questo riguardo è il "Cortigiani, vil razza dannata" dal Rigoletto: la Callas canta da soprano le frasi del baritono, immedesimandosi completamente nel momento scenico-musicale voluto da Giuseppe Verdi), ma tutte le lezioni possono dirsi preziose per i consigli prodigati e gli esempi tangibili fatti ascoltare dalla Divina, che al confronto con allievi pur brillantissimi e nel pieno delle forze, giganteggia sopra loro come un'aquila.





Nell'ottobre del 1973 iniziò un tour mondiale insieme a Giuseppe Di Stefano, che si concluse l'11 novembre del 1974 a Sapporo (Giappone).



 Con molto impegno ed estenuanti ore di prove, la Callas ritrovò la propria potenza vocale come stanno a testimoniare le registrazioni dei concerti del 1974.
Il pubblico e la critica accolsero con ammirazione ed entusiasmo questa sua ultima tournée.


Ma il prezzo pagato in termini di stanchezza fisica e mentale fu enorme.
Dopo il concerto in Giappone, nel 1974. la Callas si ritirò definitivamente dalle scene, stremata dall'impegno fisico per la preparazione dei concerti.

Da allora visse quasi da reclusa nella sua casa di Avenue Georges Mandel 36 a Parigi, evitando contatti persino con conoscenti e amici. 

Il 1975 fu l'anno più doloroso sia per la sfera privata che per la sua personalità artistica: nel marzo, a Neuilly-sur-Seine, morì Onassis, in seguito ai postumi di miastenia gravis, da cui era afflitto da tempo; il 2 novembre Pier Paolo Pasolini fu ucciso in circostanze misteriose.
Nel 1976 morì anche l'altro suo grande regista e amico di una vita: Luchino Visconti.

Venerdì 16 settembre 1977, nel suo appartamento di Parigi, Maria Callas fu colpita da infarto e morì per arresto cardiaco a soli 53 anni. 
Le sue condizioni cardiocircolatorie erano compromesse da tempo, e il referto del medico legale non lascia adito a dubbi, nonostante tutte le ipotesi che furono avanzate a causa della scomparsa prematura.
Il suo corpo fu cremato e le ceneri sparse nel mare Egeo, secondo le sue ultime volontà.


sabato 30 giugno 2012

Maria Callas: gli anni d'oro (1957-65)




Nel 1957, Maria Callas non era "soltanto" la più famosa e apprezzata cantante lirica vivente, ma era diventata un personaggio pubblico, una vera e propria icona di stile, che nell'immaginario collettivo occupava un ruolo di primo piano, e partecipava a molti eventi mondani con altri personaggi leggendari dell'epoca, qui sotto la vediamo con Marilyn.


La foto successiva ritrae la Callas con un'altra grande icona di stile, anzi di classe, quale fu Grace Kelly, a cui era legata da una personale amicizia, dovuta ai lunghi periodi trascorsi a Montecarlo:



Nel 1957, ad un ricevimento a Venezia organizzato in suo onore dalla contessa Anna di Castelbarco, per il quale rinunciò a cantare una recita supplementare de La sonnambula al Festival di Edimburgo nonostante le richieste della Scala, incontrò per la prima volta Aristotele Onassis. Per quella volta, il greco fu solo uno dei tanti miliardari con cui la nuova vita sociale internazionale la faceva venire a contatto, complice l'ambigua e adorante amicizia di Elsa Maxwell, anch'essa presente alla festa. 
L'anno seguente, probabilmente impressionato dal Gala in onore della Callas organizzato dal Teatro dell'Opéra di Parigi, Onassis non volle essere da meno, e organizzò una cena in suo onore al Dorchester Hotel di Londra, in occasione della prima della Medea al Covent Garden (giugno 1959).





Caso mai non fosse stato chiaro il messaggio, Onassis si fece anche fotografare mentre, al momento dei saluti, cercava di trattenere a sé la Callas,  che, visibilmente sorpresa e turbata, si trovò schiacciata tra il futuro amante e il marito, che già parevano contendersela: ecco la foto incriminata!





Un mese dopo, l'invito a trascorrere le vacanze estive sullo yacht Christina per una crociera insieme a Winston Churchill e consorte e ad altre personalità del Gotha internazionale colse una Callas stanchissima per una massacrante tournée di concerti e molto desiderosa di una vacanza. 
Convinse il marito ad accettare.
Meneghini però, che soffriva il mal di mare, non usciva quasi mai dalla cabina e la Callas non era certo il tipo da rimanere a consolare l'anziano consorte, per cui si sentì libera di svagarsi e divertirsi.
Onassis era un seduttore, ma la Callas aveva migliaia di seduttori, più ricchi, più belli, più giovani.
Perché Onassis riuscì dove nessun altro era riuscito prima, e cioè a infrangere la ferrea fedeltà della Callas a suo marito?
Provo a lanciare alcune ipotesi.
Onassis era greco come lei. Le ricordava suo padre, quel padre che era stato così assente e distratto.
Era brillante, carismatico, passionale, con una fama, mai smentita, di grande amatore sotto le lenzuola. La stessa Callas confessò in una lettera, poi divenuta di dominio pubblico nello scandalo incredibile che ne seguì, di aver scoperto "il piacere fisico", per non dire sessuale, solo grazie ad Onassis.
A quel punto gli ingredienti perché sorgesse il grande amore c'erano tutti: il movente, le condizioni favorevoli, le affinità elettive e quel riconoscere in un altro l'altra metà di se stessi.
Dopo nemmeno due settimane, al rientro a Montecarlo, Maria Callas era perdutamente innamorata dell'armatore greco e aveva deciso di separarsi dal marito, e anche di chiedere il divorzio, cosa che le era permessa in quanto aveva conservato la cittadinanza statunitense.





Inizialmente la notizia apparve troppo clamorosa per essere presa sul serio. Per convincere i cronisti mondani ci volle una dichiarazione ufficiale di Meneghini, esasperato dal fatto di non saper dire, a tutti coloro che, nel torrido ferragosto, cercavano sua moglie per vari motivi professionali e personali, che Maria era introvabile, probabilmente in qualche isola greca con Onassis.





Lo scandalo fu deflagrante, uno dei più chiacchierati di tutto il secolo, secondo solo a quello di Wallis Simpson e di Edoardo VIII.
Da quel momento, ogni uscita pubblica della Callas diventò preda dei giornalisti, fino al giorno della sua morte.
Secondo alcuni amici, la separazione con Meneghini era comunque nell'aria, già prima della conoscenza di Onassis, per diverse cause dovute proprio a Meneghini (esasperante, tirchio, sempre in cattivi rapporti coi dirigenti dei teatri, e infine troppo poco mondano rispetto alla vertiginosa ascesa della moglie di quegli ultimi tre anni).
In ogni caso, da quel fatidico 1959, per alcuni anni la Callas e Onassis fecero coppia fissa nel "gran mondo", mentre gli avvocati procedevano nelle pratiche di divorzio di lei da Meneghini e di lui dalla prima moglie Athina Livànos. 
Quello che nessuno seppe è che però proprio mentre lasciava il marito, Maria Callas fece testamento a suo favore, nominando Meneghini suo erede universale ed escludendo così la madre e la sorella.
Che i rapporti di Maria con Evangelia e Yakinti fossero pessimi era noto, ma il motivo principale di quel testamento, che emerse in sede giudiziale molto tempo dopo, fu che per Maria, quello fu il modo di sdebitarsi definitivamente verso Meneghini, che l'aveva aiutata in modo determinante ad arrivare al successo. Alcuni obiettano che Meneghini era molto più vecchio di lei, e quindi improbabile come erede, e invece le sopravvisse di molti anni. E' possibile che la Callas, stremata dai concerti e dagli sforzi vocali, presentisse che la sua vita non sarebbe stata lunga.




Mentre la Callas viveva quasi in una favola la storia d'amore della sua vita, incominciò il lento declino della sua carriera.



Dal 1959 iniziò a diradare vistosamente gli impegni, presa da una stanchezza irrecuperabile almeno a livello vocale. Nell'agosto del 1960, con una linea vocale ancora cospicua ma intaccata da un forte vibrato e dal registro acuto indebolito e accorciato, cantò la Norma ad Epidauro, in settembre incise nuovamente l'opera, e il 7 dicembre inaugurò la stagione lirica della Scala nella parte non protagonistica di Paolina nel Poliuto di Gaetano Donizetti. Ma le forze, anche a causa della rigidissima dieta a cui si sottoponeva, le vennero meno.

File:Callas-onassis.jpg

Per molto tempo, tra il 1961 e il 1962,  fu assente dalla scena pubblica e si parlò di una gravidanza tardiva, conclusasi con un aborto spontaneo, che avrebbe aggravato le condizioni psicofisiche della Divina.
Nel 1964, dietro forti insistenze di Franco Zeffirelli, cantò nel ruolo di Tosca al Covent Garden di Londra, con un notevole successo. Nel 1965 replicò la Tosca alla Carnegie Hall di New York, il tempio della grande musica americana: il ritorno fu trionfale. Maria sembrò aver ritrovato lo splendore degli anni precedenti e ciò la indusse a cantare cinque repliche della Norma all'Opera di Parigi, ma proprio in quella circostanza sia la voce che il fisico non ressero. Il 29 maggio 1965 terminò la scena dell'atto II del tutto sfinita e l'ultima scena venne annullata. E quello, come si usa dire in questi casi, fu l'inizio della fine.


Nella prossima, ed ultima parte, parlerò degli ultimi 12 anni di vita della Divina.

giovedì 28 giugno 2012

Maria Callas: la Musica e il Successo (1948-57)



Nel 1948, Maria Callas ottenne, anche grazie all'appoggio del marito Battista Meneghini, il ruolo che la rese famosa in tutto il mondo, e cioè quello della Norma, nell'omonima opera di Bellini, soprattutto per la magistrale e inimitabile interpretazione della romanza "Casta diva", che merita veramente di essere riascoltata, e che vi consiglio caldamente di ascoltare cliccando il link qui sotto:

http://www.youtube.com/watch?v=MBW5a77wINQ

Il suo famoso acuto nel vocalizzo del brano "Casta diva", tutt'ora non superato in altezza da nessun altro soprano d'opera, la trasforò nel giro di pochi mesi da giovane promessa in venerata e consacrata interprete a livello internazionale.
Il successo si accompagnò anche con una operazione di "restyling" della sua immagine: perse 30 chili in un anno, incominciò a vestirsi e a truccarsi come un'attrice di Hollywood. Tutto questo, inevitabilmente, creò attorno a lei l'alone del mito. Non era semplicemente una cantante lirica, era diventata un personaggio dell'immaginario collettivo, o meglio ancora un'icona di un nuovo tipo di bellezza che negli anni '50 si affermò anche nel cinema, nella moda e nella politica (il riferimento è ovviamente a Audrey Hepburn, che era il modello estetico di riferimento della Callas, e poi Cocò Chanel, Wallis Simpson e Jackie Kennedy, la futura rivale in amore della stessa Callas)



Si parlò di "trasformazione della Callas" e rilevantissime furono le conseguenze sull'arte scenica, che la Callas portò ad altezze inimmaginabili: libera e fluida nei movimenti, in condizioni di salute sufficientemente buone (era del resto poco più che trentenne), riconcepì le sue creazioni come in senso coreografico, imponendo un modello di recitazione fortemente espressionistico, dalla gestualità nervosa. L'amico critico Andre Tubeuf sosteneva che, a differenza di altre cantanti bravissime che però cantavano da un lato e recitavano dall'altro, in lei canto e recitazione erano qualcosa di assolutamente integrato, difficile da descrivere (esemplare in questo senso la scena della pazzia di Lucia di Lammermoor, dove il gioco di braccia e di mani ascendente e discendente seguiva in modo inesplicabile e misterioso le frasi musicali). A dimostrazione che il dimagrimento non fosse solo una vanità femminile, ma una seria esigenza artistica al fine di rendere credibili fino a una totale immedesimazione, anche fisica, le sue già prodigiose personificazioni ("un dì felice eterea", canta Alfredo della Traviata, "raggiante di pallore")




Nei primi anni '50 la Callas lavorò soprattutto in Italia, dividendosi tra la Scala di Milano e il Teatro all'Opera di Roma. Pur essendo statunitense di nascita e greca di origine, parlava perfettamente l'italiano, con un leggero accento lombardo-veneto dovuto al fatto che il suo principale interlocutore era il marito Battista Meneghini.
Alla Scala cantò nel ruolo di Tosca, in spettacoli memorabili per la regia di Luchino Visconti e dell'allora suo giovane allievo Zeffirelli, che della Callas fu intimo amico, come anche Pasolini.

Famosissima è la romanza: "Vissi d'arte..." e anche questa merita di essere riascoltata, è sublime, vi prego, regalatevi questo momento di pura estasi:

http://www.youtube.com/watch?v=HfPBNs2rDP0

Altro suo "cavallo di battaglia" fu, ne "La traviata", la romanza "Amami Alfredo..." uno dei più potenti acuti della storia della lirica, anche questo tutt'ora insuperato:

http://www.youtube.com/watch?v=3JE4mIB54mI




Meravigliosa fu lì'intepretazione, nel "Gianni Schicchi" di Puccini, della famosa romanza "O mio babbino caro", che nessun'altra riuscì più a interpretare con eguale potenza e partecipazione psicologica:

http://www.youtube.com/watch?v=s6bSrGbak1g

Alcuni forse la ricorderanno come colonna sonora del film "Camera con vista" di James Ivory, con Helena Bonham-Carter, tratto dall'omonimo romanzo di Forster.


Divenuta una celebrità a livello mondiale, tornò per un breve periodo a New York dopo tanti anni, e divenne il centro della vita mondana di Manhattan, senza per questo venir meno alle durissime ore di prova e di esercitazione di canto a cui si sottoponeva ogni giorno con inflessibile rigore.


File:Maria Callas.1.JPG

Dopo numerosi tour mondiali, raggiunse l'apice della carriera nel 1957, l'anno che segnò una svolta decisiva nella sua vita, quando conobbe Aristotele Onassis, l'uomo della sua vita.

Fine seconda parte.

martedì 26 giugno 2012

Maria Callas, la Divina (1° parte)


Maria Anna Cecilia Sophia Kalogheròpoulos (New York2 dicembre 1923 – Parigi16 settembre 1977), in arte Maria Callas, è stata un soprano statunitense di origini greche e vissuta per lungo tempo in Italia e in Francia. E' in assoluto la cantante lirica più famosa della storia e la sua voce, come in generale tutto il suo personaggio, è diventato qualcosa di "divino". Alcune cose di lei sono note a tutti, ma forse non sono le cose più importanti. Proviamo a ripercorrere la sua vita e la sua carriera musicale per cercare di conoscerne anche gli aspetti meno noti, ma non meno importanti.



genitori, George Kalogeropoulos ed Evangelia Dimitriadou, nati in Grecia, si trasferirono negli Stati Uniti d'AmericaVi sbarcarono nel 1923, e si trasferirono in un piccolo appartamento di Long Island. George Kalogeropoulos, registrato all'anagrafe come George Callas,  trovò lavoro nel settore farmaceutico di un drugstoreMaria nacque al Flower Hospital di New York il 2 dicembre dello stesso anno. 
A tre anni, stando ai racconti della madre Evangelia, che le sopravvisse, Maria sembra già ben avviata alla carriera musicale: a tre anni ascolta arie d'opera grazie alla pianola del padre e della madre, a quattro suona il pianoforte.  Dal 1931 prese lezioni di canto.





Nel 1937 i genitori si separarono e la madre, ritornata in Grecia nel settembre di quello stesso anno, riassunse il cognome Kalogeropoulos. Maria venne ammessa al Conservatorio di Atene dove si diplomò in canto, pianoforte e lingue, studiando con il soprano italiano Maria Trivella, forse prima scopritrice di un registro acuto facilissimo, ma ancora senza quelle note gravi che sarebbero divenute tipiche della sua particolare organizzazione vocale. L'audizione del 1937 prevedeva la "Habanera" dalla Carmen e "La Paloma". L'11 aprile 1938, non ancora quindicenne, partecipò ad un concerto-saggio con altri studenti, e cantò arie da Il franco cacciatore di Weber, La regina di Saba di Gounod e il duetto d'amore dalla Madama Butterfly. Dopo altri piccoli concerti e audizioni, arrivò, il 2 aprile 1939, un ruolo completo da primadonna: Santuzza in Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, vincendo il premio che il conservatorio metteva in palio. Cominciò così la prima fase di una precocissima carriera che le farà guadagnare l'appellativo di "Divina", ma che determinerà anche un prematuro ritiro dalle scene. Nel corso del 1939 continuò a cantare soprattutto arie e duetti del repertorio lirico-spinto italiano (AidaUn ballo in mascheraCavalleria)




Nonostante lo scoppio della guerra e l'occupazione nazista della Grecia, per Maria sarà un susseguirsi di interpretazioni in crescendo, preparate in condizioni precarie ma con uno scrupolo e una precisione inaudite, per l'ambiente musicale greco-tedesco. Non mancarono le accuse di collaborazionismo per aver cantato sotto una direzione tedesca. La madre e la sorella smentirono tali voci, dichiarando che nascondevano in casa alcuni militari inglesi; circostanza relativamente alla quale non manca un episodio toccante, sembra reale, che vedrebbe la Callas improvvisare "Vissi d'arte", dalla Tosca, al pianoforte durante un'ispezione fascista; i militari, distratti dal suo canto, avrebbero desistito da più approfonditi controlli. 



Nel 1945, il 3 agosto, tenne l'ultimo, acclamato concerto ad Atene, poi partì per gli Stati Uniti per stare un po' col padre, ma dopo due anni sostanzialmente inconcludenti a New York, decise di seguire il consiglio della sua insegnante di canto e di trasferirsi in Italia, patria della musica lirica e del melodramma. Era il 1947.




 Il 27 giugno 1947 la Callas arrivò in nave a Napoli, in compagnia di Rossi Lemeni e di Louise Caselotti, la moglie dell'agente Eddie Bagarozy per il quale aveva sottoscritto un contratto capestro, e da lì si recò in treno a Verona per iniziare le prove. Appena giunta nella città veneta, la Callas fece due importanti incontri: con Giovanni Battista Meneghini, suo futuro marito, grande appassionato di lirica e possessore di una fiorente industria di laterizi, e col direttore Tullio Serafini, uno dei più grandi direttori italiani del tempo. Grazie al loro aiuto, Maria riuscì, in Italia, ad ottenere, a partire dal 1948, i suoi primi grandi successi che le conferirono una fama internazionale.


Ma di questo parlerò nella prossima puntata.