mercoledì 14 marzo 2012

Gothian. Capitolo 26. Ulume e Mollander progettano di esiliare Ellis

Padre Rudo Ulùme, sacerdote e confratello dell’Ordine della Grande Canonicaera considerato da tutti un uomo dai grandi poteri soprannaturali.

 


Era senz'altro l'allievo più promettente del Priore Izùmir Mollànder.



















Solo loro due e pochi altri iniziati agli Arcani Supremi sapevano che il dio del sole non era Eclion, ma Belenos, capostipite dei Vorkidian.
Eclion è il Signore delle Tenebre e gli Eclionner ne sono i degni discendenti.
Questa verità implicava una conseguenza molto grave.
Gli Eclionner vanno allontanati dal potere, per preparare l'avvento del Figlio dei Cento Re, l'edere di entrambe le dinastie.
Ellis non poteva sapere il vero significato di quella formula. Non sospettava nemmeno la vera identità di Marvin Vorkidian.
Cinquanta sovrani Eclionner per parte di padre e cinquanta Vorkidian per parte di madre: Marvin Eclionner-Vorkidian, il Figlio dei Cento Re, colui che porterà equilibrio tra il Bene e il Male.
Ulume se lo immaginava già assiso al Trono del Sole, come garante del Nuovo Patto tra gli dei e i demoni.


Era un obiettivo a portata di mano, ma tutto dipendeva dalla missione che lui, Ulume, stava per intraprendere.
Come sono arrivato fino a qui? Quale destino mi ha scelto per diventare l'alfiere del nuovo equilibrio?
Doveva tutto al suo maestro.
Padre Mollander era stato per anni missionario tra le tribù dei Neri, nelle province del profondo sud del continente, i Ker e gli Zulu di Jandola.
Lì Rudo Ulume era nato, in una famiglia povera e molto numerosa.
Mollander aveva intuito il potenziale del giovane Ulume e lo aveva scelto come allievo. L'aveva istruito non solo nella cultura Lathear, ma anche, e soprattutto, nella religione Lathearica. L'allievo apprendeva tutto con molta rapidità e questo aveva confermato le intuizioni del sacerdote, che decise di insegnargli anche le pratiche di esorcismo, di misticismo e persino di necromanzia.
Ulume aveva una mente versatile, che riusciva ad unire una fede incrollabile, un forte afflato mistico e una fredda razionalità. Per questo motivo Mollander lo volle con sé, quando tornò a Lathena, e gli fece concludere il noviziato presso la Grande Canonica.
In quegli anni, Mollander era stato nominato Istitutore e Confessore dell'allora principessa imperiale Ellis Eclionner, per ordine del nonno materno di lei, il senatore Fuscivarian.



Mollander aveva saputo conquistarsi così bene la fiducia di Ellis e di Fuscivarian, che questi ultimi, dopo aver raggiunto il potere, lo avevano ricompensato sostenendo la sua nomina a Priore della Grande Canonica. Da quella posizione, il Priore era riuscito a collocare in posti di responsabilità e prestigio i suoi due migliori allievi: Padre Ulume nei Servizi Segreti e Padre Sulmen nella Cancelleria di Amnisia.
Tutto questo era accaduto diciotto anni prima, nell'anno della Primavera di Sangue.
Da allora molte cose erano cambiate, in particolare da quando Marigold di Gothian era giunta a Lathena, minacciando di sconvolgere i piani dell'Ordine canonicale.
Mollander era stato informato delle minacce della Dama Gialla, e aveva chiesto di rimanere alcuni giorni in ritiro spirituale e meditazione, al termine dei quali aveva convocato il suo migliore allievo.
Ulume si stava recando da Mollander, nelle stanze riservate dove il vecchio Priore trascorreva in quasi completo isolamento la parte finale della sua lunga vita.
L'allievo amava ripensare agli anni in cui il suo maestro, assieme ad altri pochi eletti come Sulmen e Grizinga, aveva elaborato un piano complesso, segretissimo e ambizioso, destinato alla creazione di una teocrazia nell’Impero Lathear e poi in tutto il continente. Questo piano era stato chiamato, con giusta enfasi, il Nuovo Patto.
Non tutto il Clero era a conoscenza di quel piano.
Se il cardinale Augustin Aregna, arcivescovo di Lathena e presidente del Tribunale della Sacra Inquirenza avesse conosciuto gli intenti dei canonici, li avrebbe fatti bruciare sul rogo.
Persino gli Eclionner temevano il Cardinale, grande amico di Fuscivarian.
Fino ad allora, comunque, il segreto era stato protetto.
Ulume era rimasto in contatto con Sephir e Masrek, aiutandoli a sopravvivere in incognito, sotto le false identità dello Sciancato e dell'Eremita.
Più oscuro, ma non meno importante, era stato l’operato di Padre Sulmen e di Padre Grizinga.
Povero Sulmen... diciassette anni a tener d’occhio quella famiglia, i Vorkidian, a vigilare che il ragazzo non corresse pericoli. E povero Grizinga, che dovrà difendere Marvin dalle insidie che lo aspettano in quell'impresa azzardata.
Ma anche quello era stato previsto.
Tutto andava alla perfezione, fintanto che non è arrivata la Contessa di Gothian!


In quella donna bellissima e terribile, che si faceva chiamare Marigold, si concentrava il potere dei tre demoni più forti: Atar, dio del fuoco, che l'aveva generata, Eclion, il Signore delle Tenebre che aveva generato il suo primo sposo, e poi Gothar, dio del ghiaccio, che aveva generato il suo secondo marito, il Conte Fenrik di Gothian, l'Albino, il re delle nevi.


Erano forze temibili, con numerosi progetti segreti.
Ma non ci fanno paura! Il Patto impedisce loro di agire fino alla fine di quest'anno.
E tra un mese, quando scadrà il Millennio, il vero dio del Sole, il luminoso Belenos, e la dea della luce Aenor e quella della luna, Ulien, potranno sostenere apertamente il Nuovo Patto!
Padre Ulume  era giunto nella camera privata del suo vecchio maestro. Poteva accedervi grazie al tuo titolo di Primicerio del Sacro Cubicolo.
Bussò.
«Entra, figlio mio» fu la risposta di Padre Mollander.
Ulume aprì la porta e trovò l’anziano maestro in ginocchio, davanti ad una immagine del Sole Radiante, a sette punte, simbolo di Belenos.

 

Sul comodino, c’era una copia vergata a mano della Luce Immortale, il testo sacro che Wechtigar I il Pio aveva scritto ispirato dalla dea della luce Aenor.
«Come state, Padre?» gli chiese l'allievo.
«Sufficientemente bene, figliolo, ma sento che il mio destino sta per compiersi, nel modo in cui avevo previsto»
«Così sia» disse Ulume con un  gesto di benedizione, e poi riprese «Sono qui per ricevere i vostri ordini. Come sapete domattina partirò per la spedizione che dovrebbe decidere le sorti del nostro piano»
«Lo so. Ho meditato molto in questi giorni. Il mio intuito dice che molte delle cose che noi vogliamo si avvereranno, ma alcune potrebbero non riuscire. Ecco, tu ti devi occupare di queste “alcune” che ti ho detto, e seguire il nostro piano passo per passo. Ti dovrai sempre trovare nel posto giusto al momento giusto»
Padre Ulume annuì:
 «Lo farò. Belenos mi aiuterà, come ha sempre fatto. La nostra forza è la certezza di operare per il Sommo Bene. E la nostra determinazione è ciò che ci ha sempre permesso di raggiungere le nostre mete. Non temo i nemici che incontrerò, ma sono preoccupato per voi, per quello che Edwina, anzi... Marigold, intende fare qui nella Città Santa»
Padre Mollander si lisciò la barba bianca, mentre si sedeva su un rigido scranno in legno.
«Fintanto che il Millennio non scadrà, Marigold non potrà fare niente. Sa bene che se violasse il Patto proprio ora, perderebbe tutto ciò che ha atteso per quasi mille anni. Ho ancora un mese di tempo per preparare la sua rovina. E in questo mese, io conto di poter convincere l’Imperatrice Vedova a partecipare al nostro piano»


Ulume inarcò le sopracciglia:
«Non sarà facile»
Mollander sospirò:
«E' una vita che tento di farle capire il suo ruolo. Ma credo che ormai incominci a capire che le mie profezie si stanno realizzando e che la Fanciulla delle Nevi non + Alienor, ma Marigold! Percepisco la tensione tra le due donne. Ellis è combattuta interiormente. C’è del buono in lei. Lo intuii tanto tempo fa, quando fu mia allieva. Credo che riuscirò a salvarla dal vero pericolo che la minaccia, e cioè la Dama Gialla!»
«Come intendete fare?»
Mollander sollevò una mano:
«Le confermerò il fatto che Marigold, in quanto Fanciulla delle Nevi, è il pericolo più grande. Ellis capirà che le conviene collaborare con noi, se intende salvarsi. Il mio obiettivo è di farle lasciare Lathena il prima possibile. Ma non voglio trattenerti oltre, figlio mio... » ciò detto il vecchio prete impartì la benedizione al suo allievo, con la mano aperta a indicare i raggi del sole, e poi lo salutò: «Ora va’, e tieni sempre a mente che, se è necessario sacrificare qualcuno per creare il regno del Sole in terra, questo qualcuno dovrà essere sacrificato, con la certezza che Belenos accoglierà la sua anima nella contemplazione della Luce Perenne»
«Così sia, Padre» disse Rudo Ulume, e con un breve inchino prese congedo dal suo maestro.
Mentre tornava alla sua cella, pensava a come era rettilinea la direzione della sua vita: dal profondo Sud verso il profondo Nord.
Dal Fuoco al Ghiaccio, dal Sole alle Nevi…
Ma quanti erano gli ostacoli! Nemmeno il Clero era unito.
Ebbe un momento di paura per la difficoltà della sua missione.
Dio del Sole dammi la forza! Ti imploro mentre osservo la luce del giorno, e ti prego di notte, quando le tenebre prevalgono, e tu non ci sei, ed io non ho requie…


N.d.A.

Rudo Ulume è Samuel L. Jackson nei panni del maestro jedi Mace Windu.
Izumir Mollander è Christopher Lee nei panni del Conte Dooku (Darth Tyranus) in Guerre Stellari.

martedì 13 marzo 2012

Eugenia de Montijo, la moglie di Napoleone III

María Eugenia Ignacia Augustina de Palafox y Portocarrero de Guzmán y Kirkpatrick de Montijo (Granada5 maggio 1826 – Madrid11 luglio 1920),  fu imperatrice dei Francesi dal 1853 al 1870 in virtù del suo matrimonio con Napoleone III; fu l'ultima sovrana di Francia.




Eugenia nacque in una nobile famiglia spagnola: sua sorella sposò il Duca d'Alba, l'uomo più nobile della terra, e nel prossimo post storico parlerò della Duchessa d'Alba attuale, e ci sarà da ridere, perché è un personaggio veramente bizzarro. 

File:L'impératrice Eugénie et sa sœur.jpg

Era considerata una donna molto bella ed elegante





Eugénie, come sarebbe stata nota in Francia, ebbe un'educazione variegata: nell'infanzia ebbe come insegnanti gli amici di sua madre, cioè niente meno che Prosper Mérimée e Stendhal. Fu poi educata a Parigi, dapprima nel celebre convento del Sacro Cuore, dove ricevette la tipica educazione tradizionale impartita alla grande aristocrazia; poi frequentò il Gymnase Normale, Civile et Orthosomatique, una scuola estremamente progressista e in contrasto con i metodi del Sacro Cuore. Infine, studiò anche in un collegio di Clifton, vicino a Bristol.




Quando Luigi Bonaparte divenne presidente della Seconda repubblica francese, Eugenia cominciò ad apparire, con la madre, ai balli dati all'Eliseo dal principe-presidente, divenuto imperatore come Napoleone III nel 1852.


File:Franz Xaver Winterhalter Napoleon III.jpg


L'imperatore si innamorò di lei e i due si fidanzarono il 22 gennaio 1853 per poi sposarsi
il 30 gennaio.





Le nozze furono celebrate in pompa magna nella cattedrale di Notre-Dame.
Da quel momento Eugenia divenne Imperatrice dei Francesi.




Con la sua bellezza, il suo fascino e la sua eleganza Eugenia contribuì notevolmente al successo del regime imperiale. Eugenia dettò la moda: quando nel 1855 iniziò ad indossare le crinoline, tutta l'Europa seguì il suo esempio e quando alla fine degli anni sessanta le abbandonò, su consiglio del suo leggendario stilista, Charles Worth, le donne la seguirono nuovamente. L'aristocratica eleganza di Eugenia, lo splendore dei suoi vestiti e la ricchezza dei suoi gioielli sono ben documentati in innumerevoli dipinti, soprattutto realizzati dal suo ritrattista personale, Franz Xaver Winterhalter. L'interesse di Eugenia per la vita di Maria Antonietta ebbe conseguenze sulle mode e sull'arte del tempo: l'imperatrice infatti, oltre a indossare abiti ispirati alXVIII secolo, prediligeva arredamento e mobilio in stile neoclassico, caratteristico del regno di Luigi XVI e di quello di Napoleone I


File:L'impératrice Eugénie en robe de cour, 1862, Franz Xaver Winterhalter (detail).jpg

Per la sua educazione e per la sua intelligenza, spesso il marito la consultava sulle importanti questioni di Stato, ed ebbe la reggenza durante le assenze di Napoleone, nel 18591865 e 1870. Da cattolica e conservatrice, l'influente Imperatrice contrastava tutte le tendenze liberali della politica di Napoleone III.


File:L'impératrice Eugénie, 1856, Gustave Le Gray detail.jpg

Osteggiò, per devozione al papa, la politica filo-italiana di Napoleone III, tanto più che la prima fase dell'alleanza francese con i piemontesi era nata sotto l'egida della relazione della Contessa di Castiglione con l'Imperatore.  Quando il Secondo impero crollò a seguito della sconfitta subita dalla Francia nella Guerra franco-prussiana (1870-1871), l'Imperatrice e suo marito trovarono rifugio in Inghilterra e si stabilirono a Chislehurst, nelKent. L'ultima sovrana di Francia, con l'aiuto del suo dentista americano il dott. Evans, fuggì da Parigi prima che fosse proclamata la repubblica o si verificasse qualsivoglia tentativo rivoluzionario, memore di quello che era accaduto a Maria Antonietta meno di cento anni prima. Come infatti, all'epoca nelle strade di Parigi si urlava "a morte l'austriaca", in quei giorni i francesi presero a gridare "a morte la spagnola". Nell'immagine qui sotto, la ex famiglia imperiale in esilio.


File:La famille impérial en exil à Camden Place 1872.jpg

Nel novembre 1872 l'ex-imperatore si ammalò di calcoli alla vescica e la regina Vittoria gli inviò i suoi medici migliori. Acconsentì a farsi operare. Il 2 gennaio avvenne il primo intervento che asportò solo una parte del grande calcolo che lo faceva soffrire. Seguirono altre operazioni e sembrava che stesse meglio, ma il 9 gennaio 1873 morì. Fu sepolto a Saint Mary, la chiesetta cattolica di Chislehurst.
Eugenia portò il lutto per il resto della sua lunga vita.


File:L'impératrice Eugénie en deuil 1873.jpg


Eccola nel 1890


File:L'impératrice Eugénie en deuil 1880a.jpg

E la sua ultima foto, trent'anni dopo, poco prima della morte a 94 anni

File:L'Impératrice Eugénie en 1920.jpg

Nel 1920 moriva l'ultima sovrana di Francia.



lunedì 12 marzo 2012

Gothian. Capitolo 25. Marvin parte: incomincia l'avventura!


La "Compagnia dei liberatori di Alienor”, costituitasi per il ritrovamento della principessa degli Alfar, era composta in totale da centocinquanta uomini, tra cui Marvin Vorkidian, che per l'occasione sfoggiava un nuovo abito, con una copertura di pelliccia e un arco per le frecce: l'unica arma che, per il momento, aveva imparato ad usare.


Il comandante della spedizione era il giovane Ser Yvain De Bors, figlio del Duca Gallrian, e con lui sarebbero partiti anche nove suoi fedelissimi cavalieri, dieci scudieri, cinque artigiani, cinque cuochi, tre medici e due barbieri.


Gli altri membri della Compagnia erano così suddivisi: Padre Varys Grizinga, allievo di Padre Sulmen, e un suo seguito di quattro uomini.
Infine c’erano cinque giovani diplomatici, tra cui Marvin di Keltar Senia e cinque druidi, guidati dal giovane druido Gwydion.


Il ruolo di difensori della Compagnia, era affidato a centinaio di fanti, reclutati tra i Keltar.
Il giorno della partenza, il Duca di Amnisia, vestito in pompa magna, tenne un discorso appassionato.
«Sono felice di vedervi tutti qui, pronti per questa importantissima missione e ritengo che una migliore scelta di uomini non poteva essere fatta! Per cui nutro grandi speranze nell’esito positivo della spedizione. Ho la massima fiducia in tutti voi e in mio figlio, Ser Yvain, che in qualità di capo della Compagnia agirà come io stesso avrei agito»
Fece una pausa ad effetto.
«I nostri informatori dei servizi segreti ci hanno assicurato che il rapimento della principessa Alienor è avvenuto poco più a sud del golfo di Dhain. E’ noto che i pirati hanno i loro covi nei fiordi che si creano là dove le montagne dei Denti del Drago incontrano l’Oceano Orientale. Da lì, i pirati e i fuorilegge salgono le cime dei monti, dove vivono le loro donne e i loro figli, conducendo una vita bestiale e indegna di un uomo. Che gli Dei proteggano la principessa, che è caduta in balia di simili bruti. Ma fortunatamente le nostre spie ci hanno indicato l’area dove è più probabile che abbiano nascosto l’ostaggio. Noi dunque correremo in suo aiuto! Io sarò con voi col pensiero, ma ora cedo la parola a mio figlio, che vi parlerà più nel dettaglio dell'itinerario che seguirete»





<<Ho già in mente l’itinerario che percorreremo per raggiungere i Denti del Drago e condurre da lì le nostre esplorazioni. Innanzi tutto eviteremo il mare, perché la stagione è sfavorevole, siamo già in autunno, e poi non è il caso di rendere la nostra partenza evidente e di sfidare i pirati nel loro elemento. Per questo ho deciso che partiremo inizialmente attraversando la nostra laguna fino al fiume Amnis, che poi valicheremo presso la città di Floriana, la nostra capitale. Dopodiché proseguiremo a piedi verso le montagne, ma evitando le strade con maggior traffico. Ci sono molti boschi e zone selvagge e noi dovremo avanzare attraverso di loro in direzione delle montagne senza dare nell’occhio. Meno persone ci vedono e meglio è. Poi inizieremo a esplorare le valli e le zone dei fiordi. Porteremo con noi delle scorte di cibo, ma conto sul fatto che la nostra caccia e raccolta nelle foreste possa fornirci viveri in abbondanza»
Marvin ascoltava con interesse e ammirazione.
Se fossi stato educato come un cavaliere! Ser Yvain è così brillante in quella armatura! Io invece sono solo un povero scriba, che non ha altra arma che la parola e le frecce di un arco...
Non tutti però condividevano l'entusiasmo di Ser Yvain de Bors.
Padre Grizinga, sacerdote di Eclion e irappresentante di Padre Sulmen, diede voce ai dubbi di tutti coloro che erano rimasti perplessi


 «Non metto in dubbio, Ser Yvain, la professionalità dei vostri servizi segreti, ma credo che in questo caso sia da ritenere molto improbabile che le vostre spie abbiano individuato gli esatti punti dove cercare la principessa.
I pirati  avranno sicuramente utilizzato un nuovo nascondiglio, che sarà ben nascosto. E poi, Messere, se anche per grazia di Eclion noi riuscissimo a trovare quel nascondiglio, non ci basteranno cento guardie a difenderci contro i fuorilegge. Non avete visto che scempio che hanno fatto dell'equipaggio Dolce Ellis?»
Infastidito per essere stato contraddetto, Ser Yvain cercò il supporto del padre, che però appariva impassibile. Gallrian ci teneva a mostrarsi imparziale, anche se disapprovava l'intervento di Padre Grizinga.
«Non ho mai detto che sarebbe stato facile» si difese il cavaliere «ma abbiamo in mano molti elementi per trovare la principessa! Quando ho giurato come cavaliere, mi fu chiesto di difendere i deboli, le vedove, gli orfani e le fanciulle rapite. Se questa impresa mi costerà la vita, allora sarà stato un onore averla persa per questa nobile causa! Ma voialtri pusillanimi e codardi siete sempre in tempo a rinunciare, se avete paura!»
«Non è questione di paura» ribatté severo Padre Grazinga «è questione di saggezza! Questo piano è mal congegnato. Cento soldati al seguito non possono certo passare inosservati, e allora, visto che la segretezza non è garantita, sarebbe molto meglio averne molti di più»
A questo punto il duca Gallrian incominciò a mostrare segni di impazienza.


«Non c’è tempo né denaro per reclutare altri uomini » esclamò Lord Gallrian «La principessa è in grave pericolo e bisogna intervenire subito. Quanto alla forza dei pirati, voi sembrate dimenticare, reverendo Padre, che l’equipaggio della Dolce Ellis è stato sopraffatto a causa del tradimento di qualcuno. Spero dunque che non vogliate insinuare che ci saranno traditori fra noi!»
«Non sia mai detto!» replicò il prete in modo visibilmente ironico
Era chiara la sua allusione alle voci secondo cui Gallrian potesse avere dei contatti segreti con i pirati, e proprio per questo non avesse paura a mandare suo figlio in quella missione così pericolosa.
Ser Yvain guardò prima il padre e poi gli altri membri della compagnia: «E voi? Avete delle domande? Delle obiezioni? Se ne avete, questa è l’ultima occasione per parlarne, perché una volta partiti, voi dovrete obbedire ai miei ordini senza discutere, sono stato chiaro?»
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato.
Marvin osservava la scena con grande interesse: si sentiva finalmente al centro della Storia!
Intervenne con tranquilla ironia il druido Gwydion. Era ancor giovane, ma la barba e gli occhi chiari penetranti, contribuivano a far sembrare il suo viso più adulto di quel che fosse.
«Non credo che la principessa resterà nascosta a lungo tra le montagne» 
«Non vi fidate dei nostri servizi segreti, druido Gwydion? » chiese Ser Yvain offeso e avrebbe sicuramente detto cose spiacevoli se il Duca non lo avesse fermato.
Fu proprio lui a rispondere al druido: «Noi abbiamo delle mappe molto dettagliate di tutte quelle regioni e dei nascondigli che i pirati usano di solito»
Gwydion sorrise in modo sarcastico: «Ah, sì? E allora perché non li siete mai andati ad arrestare?»
Il Duca ebbe un attimo di incertezza, poi con aria afflitta dichiarò:
 «Se fosse dipeso da me, li avrei già sterminati cento volte! Ma quei luoghi sono sotto la giurisdizione di altri Duchi, e non posso interferire nelle loro competenze»
Quella spiegazione non convinse nessuno.
Gallrian si oscurò: «Comunque sia, se la principessa non fosse nei rifugi a noi noti, la cercherete altrove. Avete con voi degli ottimi esploratori, e avete il permesso della Federazione Keltar di requisire le derrate alimentari che sono custodite nelle dispense. Conserverete tutto sotto sale o sotto spirito e avrete da mangiare per mesi»
Marvin vide il dubbio nei volti di molti membri della Compagnia.
Forse qualcuno voleva il fallimento della missione, e il Duca era complice di questo “qualcuno”?
Marvin però non riusciva a immaginare chi potesse esserci dietro le decisioni di Gallrian De Bors, né poteva credere che lui fosse talmente cinico da mandare pure suo figlio al massacro.
Non può essere Ellis la mandante, perché il suo uomo qui è Sulmen, non il Duca.
Ma allora la fazione del Duca chi rappresentava veramente?
La riunione stava terminando e Marvin notò con gioia che finalmente il momento della partenza era arrivato!.
Percepisco qualcosa…come se d’ora in avanti, insieme all'avventura, incominceranno a svelarsi i segreti e a compiersi i miracoli!


N.d.A.

Marvin Vorkidian è Theon Greyjoy.
Yvain de Bors è Loras Tyrell.
Gwidion il Druido è re Baelor Targaryen il Benedetto ("Baelor the Blessed").
La mappa della spedizione di Marvin è ispirata alla parte nord della pianura padana.
Padre Vaerys Grizinga è il maestro Luwin di Winterfell presso la famiglia Stark.
Gallrian de Bors è re Aegon IV Targaryen il Mediocre.

domenica 11 marzo 2012

Josephine Beauharnais, la moglie di Napoleone

Marie Josèphine Rose Tascher de La Pagerie, viscontessa di Beauharnais (Les Trois-Îlets23 giugno 1763 – Chateau de Malmaison29 maggio 1814) fu la prima moglie di Napoleone Bonaparte, e Imperatrice dei Francesi dal 1804 al 1810, anno in cui fu costretta a divorziare, non essendo in grado di dare un erede al marito.



Joséphine, così nominata da Napoleone (fino ad allora era chiamata Rose), nacque e visse in Martinica, fino a quando si sposò nel 1779 a Parigi con Alessandro di Beauharnais, dal quale ebbe due figli, Eugenio e Ortensia. 
In seguito alla Rivoluzione Francesse, venne arrestata col marito il 21 aprile 1794, con l'accusa di cospirazione per la restaurazione della monarchia. Suo marito fu ghigliottinato poco dopo. Josephine era destinata alla stessa sorte, quando la caduta di Robespierre portò al governo un Direttorio moderato, guidato da Paul Barras.
Liberata poco dopo dallo stesso Barras Josephine ne divenne l'amante e la consigliera. 
Barras le presentò il giovane generale Bonaparte, nel 1795




Napoleone si innamorò subito di lei, inizialmente non ricambiato. Dopo un anno di corteggiamento, alla fine ella cedette, e accettò la proposta di matrimonio del generale.






 L'8 marzo 1796, Napoleone e Giuseppina celebrarono il matrimonio con rito civile: nei documenti lo sposo si invecchiò di diciotto mesi, mentre Giuseppina si ringiovanì di quattro anni.


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Dopo le nozze, Napoleone partì per la Campagna d'Italia, ma non mancò di mandarle lettere d'amore per tutto il tempo della sua assenza. Lei, meno romantica, rispose più raramente. 


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Quando Napoleone partì per l'Egitto, Jospehine ebbe una relazione  con un certo Hippolyte Charles fino all'ottobre 1799. In queso periodo ella si dedicò all'acquisto della Malmaison. Al ritorno in Francia di Napoleone, Josephine era fuori Parigi a casa di amici, ma quando seppe la notizia cercò di andargli incontro, ma per sbaglio lo superò. Quando tornò a Parigi trovò la porta della camera da letto sbarrata: la sua assenza aveva confermato la gelosia del marito. Per ore Giuseppina, piangendo e supplicando, cercò di farsi aprire da Napoleone, ma senza successo. Fu grazie all'intervento di Eugenio e Ortensia che la porta fu aperta.


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Riconciliatasi con il marito, si trovò al centro del Colpo di stato del 18 brumaio 1799, con il quale Napoleone prese il potere come primo console e soppresse il Direttorio. Dopo il colpo di stato e il trasferimento della coppia Bonaparte trasferirono al palazzo del Lussemburgo, Giuseppina ruppe con il proprio passato e cercò di risanare le ferite del rapporto matrimoniale.
] Il 10 febbraio 1800, Giuseppina e il marito si trasferirono alle Tuileries, dopo che il palazzo aveva subito una ripulita dopo il periodo rivoluzionario. Giuseppina occupò quelli che erano stati gli appartamenti di Maria Antonietta, cosa che non le piacque molto: «Non sarò felice qui. Mi sembra che l'ombra della regina mi chieda cosa faccio nel suo letto»


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Ormai console a vita, Napoleone era in pratica sovrano assoluto della Francia. Il 18 maggio 1804 il Senato lo proclamò imperatore dei francesi.Ma il problema più grave che lo affliggeva era la mancanza di una successione. Né il matrimonio, né le sue occasionali avventure avevano dimostrato la capacità di Napoleone di avere un erede.Quando papa Pio VII giunse a Fontainebleau in previsione dell'incoronazione dell'imperatore e seppe che lui e Josphine non erano stati sposati religiosamente, si impuntò affermando che non avrebbe dato la benedizione in chiesa se la coppia non avesse celebrato il matrimonio religioso, che avvenne in segreto, con gioia di Jospehine, il 1º dicembre 1804 nello studio di Napoleone. Per non correre rischi, Giuseppina chiese poi il certificato di matrimonio al cardinale Fesch.
Domenica 2 dicembre 1804, nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi, fu celebrata la cerimonia di incoronazione. Dopo che Pio VII ebbe unto tre volte sulla testa Napoleone e della moglie, l'imperatore incoronò prima se stesso e poi Josephine, vestita con uno strascico di broccato argenteo costellato di api dorate.  


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Nell'agosto 1806 nacque la quarta coalizione anti-francese e Napoleone scese nuovamente in guerra: durante questo periodo, l'imperatore intrattenne una fitta corrispondenza con la moglie, che si trovava a Mainz. Insofferente al luogo, nonostante il fatto che vi fece acquisti per un ammontare complessivo di 54.685 franchi, Josephine espresse più volte il desiderio di accompagnare il marito in guerra. Le schermaglie epistolari continuarono fino a febbraio 1807.


File:Firmin Massot - Joséphine de France.jpg


Le lettere che Giuseppina ricevette da Napoleone, durante i mesi di separazione, furono solo brevi annotazioni sull'andamento della guerra e qualche interessamento per la moglie e la sua salute. Nello stesso tempo la contessa Walewska era rimasta incinta di un bambino e sia Napoleone che la moglie ne erano a conoscenza. Quando l'imperatore arrivò al Castello di Fontainebleau, il 26 ottobre 1809, Jospehine fu ricevuta con molta freddezza e più tardi si accorse che il marito aveva fatto chiudere a chiave la porta che metteva in comunicazione i due appartamenti imperiali.
l culmine della crisi matrimoniale della coppia imperiale coincise con un periodo di grande esaltazione per i successi ottenuti dalle armate francesi. Il 30 novembre, mentre cenavano da soli nell'appartamento dell'imperatore, Napoleone annunciò alla moglie la decisione di porre fine al loro matrimonio. L'imperatore affermò che voleva consolidare la dinastia, non volendo che fossero i suoi nipoti a succedergli: a quel punto ella svenne.
Il pomeriggio del 14 dicembre 1809, alla presenza dell'intera famiglia Bonaparte, di Talleyrand, di Cambacérès, di Eugenio e di Ortensia. Napoleone emozionato, lesse la dichiarazione con cui dichiarava di volere il divorzio dalla moglie, unicamente per il bene dello Stato e per il suo popolo, per il quale era disposto a sacrificare tutti i suoi affetti. Giuseppina fu definita colei che «aveva illuminato quindici anni» della sua vita, e la cui memoria sarebbe sempre stata «scolpita» nel suo cuore.
Ecco il quadro che ritrae la scena della firma del divorzio:


File:Le divorce de l'Impératrice Joséphine 15 décembre 1809 (Henri-Frederic Schopin).jpg

Dal momento delle seconde nozze dell'imperatore con Maria Luisa d'Austria, Jospehine ebbe pochi contatti con Napoleone, se non per lettera o tramite i figli di lei. Uno dei motivi principali che aveva spinto Napoleone a prendere le distanze era la soddisfazione nei confronti della nuova imperatrice Maria Luisa. Le speranze di Josphine di rendersi amica Maria Luisa e di essere riammessa a corte vennero presto deluse: la nuova imperatrice evitò sempre di incontrarla.
Josephine, delusa e malata, si ritirò allora a vita privata nella residenza della Malmaison.
Nel 1814, dopo l'abdicazione di Napoleone, Giuseppina ottenne la protezione dell'imperatore Alessandro I di Russia.
Si parla di un ultimo incontro e di una riappacificazione dei due ex sposi quando Napoleone partì per il primo esilio all'isola d'Elba.
Jospehine morì poco dopo, il 29 maggio 1814, a causa di una polmonite e fu sepolta nella chiesa di San Pietro e Paolo di Rueil. Circa 20.000 persone vennero per vedere la bara dell'ex-imperatrice, inondando Parigi con volantini che lodavano il suo nome. .


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