La toga (il cui nome è connesso con il verbo latino tego, "ricoprire") è una sopravveste di lana o di altro tessuto, il cui uso è stato ed è tradizionalmente legato all'appartenenza ad una determinata professione o categoria sociale.
Tipologie
Con questa parola ci si riferisce in particolare:
- o a un ampio e lungo mantello di lana che gli antichi Romani portavano sopra la tunica,
- o a una lunga sopravveste nera indossata
Toga romana
Tito Livio e Floro raccontano che la toga pretesta (in latino toga praetexta) fu importata a Roma come usanza dei vicini Etruschi al tempo di Tarquinio Prisco.[1] Era un tipo di toga bordata di rosso, che veniva indossata da tutti i più alti magistrati.
« A me non dispiace la teoria di quelli che sostengono che [l'uso dei dodici littori siano stati] importati dalla vicina Etruria (da dove furono introdotte la sella curule e la toga pretesta) tanto questa tipologia di subalterni, quanto il loro stesso numero. Essi credono che ciò fosse così per gli Etruschi poiché, una volta eletto il re dall'insieme dei dodici popoli, ciascuno di essi forniva un littore. » |
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 8.) |
L'uso della toga era riservato esclusivamente ai cittadini romani maschi, mentre gli schiavi e gli stranieri non avevano il diritto di indossarla. Chi era condannato all'esilio era condannato a perdere il diritto ad indossarla, lo ius togae.[2] Solo più tardi ne fu concesso l'uso a tutti gli abitanti dell'impero. I cittadini delle province, secondo alcune testimonianze, tendevano a non indossarla,[3] ma anche gli stessi romani, con l'avvento del periodo imperiale, iniziarono ad abbandonarne l'uso, tanto che Augusto fu costretto ad imporre che i cittadini la usassero almeno nel Foro.[4] Ecco cosa scrive Svetonio:
« Si applicò per far riprendere la moda e il costume di un tempo: un giorno, vedendo in un'adunanza del popolo una folla di gente malvestita, indignato esclamò: "Ecco i Romani, padroni del mondo e il popolo che indossa la toga", e diede incarico agli edili, dopo ciò, di non tollerare che nel Foro e nei dintorni si fermasse qualcuno se non avesse prima abbandonato il mantello che copriva la toga. » |
(Svetonio, Augustus, 40.) |
Di qualsiasi tipo fosse, era un grande mantello ovale, ripiegato in due nel senso della lunghezza. Si indossava creando dapprima un mazzo di pieghe che dovevano essere appoggiate sulla spalla sinistra; la si passava poi attorno al corpo lasciando libera la spalla destra. Essendo ampia e pesante, la toga dava un aspetto imponente a chi la portava e ben rappresentava l'importanza di Roma, dominatrice del mondo antico.
Tra le varianti di toga abbiamo:
- Toga virilis (o toga pura): toga dell'età adulta (che si raggiungeva attorno ai 15-17 anni), solitamente di colore bianco avorio.[5] Il Pontefice massimo ne posava un lembo sulla testa. Questa festa era celebrata solitamente il17 marzo, coincidendo con i Baccanale.[6] I Senatori e i Cavalieri avevano il privilegio di poterla ornare con una striscia di tessuto color porpora appuntata sulla spalla e che scendeva sul davanti, larga per i primi e stretta per i secondi (laticlavio, angusticlavio).
- Toga candida: ossia bianca, indossata dai candidati che si presentavano alle elezioni. Il colore doveva indicare l'onestà delle loro intenzioni.
- Toga pulla (o toga atra): una toga marrone o grigio scuro, indossata durante i giorni di lutto.
- Toga praetexta: si trattava di un tipo di toga orlata di porpora. Essa veniva indossata da:
- Tutti i ragazzi romani liberi, che non avevano raggiunto ancora l'età adulta (fino ai 15-17 anni), veniva indossata nelle occasioni formali ed ovviamente era di dimensioni minori rispetto a quella degli adulti
- Tutti i maggiori personaggi civili e religiosi, che per la loro funzione erano considerati Magistrati Curuli
- Tutti gli ex Magistrati Curuli ed i Dictatores al momento della sepoltura e in altri casi anche durante certe solennità.
- Secondo la tradizione essa era stata indossata da tutti gli antichi Re di Roma
- Durante l'impero il diritto di portare questo tipo di toga venne spesso esteso come un onore riservato indipendentemente dalla funzione svolta
- Toga picta: toga color porpora e strisce d'oro, indossata dai comandanti delle legioni in occasione della celebrazione del trionfo dopo la battaglia e dagli imperatori nel periodo tardo romano. Attorno al IV secolo la toga picta era integralmente ricamata, e per questo indossata solo da personaggi di altissimo rango. Essendo rigida e pesante, fu superata da mantelli più comodi da indossare come la clamide.
- Toga trábea: toga variopinta indossata dagli Auguri, figure che, presso i romani, davano l'interpretazione della volontà degli dei studiando il volo degli uccelli.
- Toga sinus: versione più grandiosa, si pensa lunga circa tre metri. Il sinus era la parte di tessuto appoggiata al fianco destro, che poteva anche essere ripiegato sul capo. Il lembo che cadeva dalla spalla sinistra ai piedi diventò talmente lungo, che fu ulteriormente ripiegato e usato come tasca (umbus).
- La toga contabulata: usata nel tardo impero, era caratterizzata dal fatto che il lembo anteriore, invece di essere lasciato cadere ai piedi, era passato trasversalmente sul torace. Se ne vedono parecchi esempi sui dittici in avorio del IV secolo d.C.
Toga moderna
La toga nella magistratura e nell'accademia
Alcune professioni e cariche pubbliche, di origine per lo più medievale e di particolare prestigio intellettuale.
Durante lo svolgimento dei loro compiti professionali tali funzionari indossavano, e spesso indossano ancora (abitualmente o in occasioni formali) specifici abiti di diversa foggia, che vanno tutti sotto il nome di toga. Tradizionalmente tale abito serviva per differenziarsi dal resto della popolazione ed all'interno della stesso ordine per distinguere particolari gradi, funzioni o prerogative.
La toga nel protestantesimo
Anche alcuni pastori protestanti, soprattutto quelli di tradizione luterana e calvinista, indossano normalmente una toga durante il culto evangelico, in particolare per la predicazione. Questa prassi fu voluta dai primi riformatori in esplicita polemica con l'uso cattolico-romano dei paramenti liturgici: la toga era un abito laico (come laico è a tutti gli effetti un pastore), ma era anche il segno di chi aveva visto pubblicamente riconosciuta (normalmente con il conseguimento del dottorato) la propria formazione accademica. Il pastore riformato, quindi, continua ad essere un membro di Chiesa non rivestito di particolari funzioni sacerdotali, e però, in virtù dei suoi studi teologici pubblicamente riconosciuti, viene scelto per una funzione ecclesiastica per molti versi analoga a quella civile del magistrato, il quale applica ai casi concreti una legge (per il pastore, la Scrittura) non stabilita dal magistrato stesso.
Note
- ^ Floro, Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC, I, 5.6.
- ^ Svetonio, Claudio, 15; Plinio il giovane, Epistole, 4, 113.
- ^ Giovenale, 3, vv. 171-2; Marziale, IV, 66, vv. 3-4.
- ^ Svetonio, Augusto, 40.
- ^ Cicerone, Pro Caelio, 33.
- ^ Publio Ovidio Nasone, Fasti, III, 771 seg..
- ^ R.D. 14-12-1865 n. 2641
Bibliografia
- Henni Harald Hansen, Storia del costume, ed. Marietti
- Rosita Levi Pisetzky, Il costume e la moda nella società italiana, ed. Einaudi, 1978
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