L'origine del nome "cravatta" deriva dal fatto che essa era stata importata in Francia dai mercenari croati della Guerra dei Trent'anni e proprio da "croato" deriva il vero nome di questo accessorio, originariamente definito croatta e poi, per estensione, cravatta.
In origine la cravatta non possedeva la silhouette odierna, lunga e affusolata, ma si trattava invece di un fazzoletto ed era spesso identificata come una sciarpa.
Essa era fatta di mussola e ornata alle estremità da pizzi e ricami importanti.Spesso era corredata da spilloni che la fermassero a diversa altezze e la impreziosivano con pietre preziose incastonate.
Sia Carlo II, Re d'Inghilterra, che il Re Sole, sovrano di Francia, furono degli appassionati di questo accessorio, spendendo per esso gran parte del loro denaro.
A quel tempo la cravatta era esclusivamente bianca. Essa poteva girare una o due volte intorno al collo (o al colletto) dell'uomo, per annodarsi poi sul davanti in modo che fossero evidenziati i ricchi ricami.
Siamo nel 1660 e la strada per questo indumento è ancora lunga e difficile per essere accettata unanimemente.
Nella prima metà del Settecento entra ufficialmente nella vita borghese con colori più scuri, nero, blu e verde, con forme più castigate e decorazioni meno vistose.
Essa tuttavia, rimane inizialmente utilizzata in ambiti strettamente formali come cene di gala, ricevimenti importanti ecc.
Il vento della rivoluzione francese porta scompiglio anche nel guardaroba: ci si scontra pure a colpi di cravatte: di colore nero quelle dei rivoluzionari e nella tonalità bianca quella dei controrivoluzionari. La cravatta esce vittoriosa dalla battaglia e conquista l’uomo romantico dell’800.
Dai tempi di Jane Austeen in avanti, l'accessorio si complica, nascono veri trattati sull’arte di fare i nodi e c’è chi pensa addirittura ad inventare quello alla “gastronoma”, scorrevole e per questo più sensibile ai peccati di gola.
Abbiamo anche la variante "A la Byron", con la classica dicitura francesizzante, oppure quella "Sentimentale".È questo il periodo di massimo splendore dell'accessorio. Esso viene adottato dai dandy inglesi, che ne forgiano la forma e gli stili. Essa si allunga fino a fare diverse volte il giro del collo del gentiluomo, andando poi a fermarsi appena sotto il mento con un fiocco, conferendo al damerino un'aria affettata e un po' snob.In questi decenni interi manuali vengono scritti sull'arte di annodare la cravatta, in particolare il più famoso è la Neckclothitania, di cui avete visto un assaggio all'inizio di questo post. In questo documento vengono elencati i nodi più famosi, le circostanze in cui impiegarli, il loro significato e, naturalmente, come realizzarli.
Passata la Reggenza, i colori bianchi dei girocolli Regency lasciano il posto a tonalità più scure e, per laprima volta nella sua storia, il tessuto di cui è fabbricata diventa "fantasia", ovvero adorno di disegni e trame.
Oltre a righe e pois che diventando quasi subito di gran moda, si creano anche molti nuovi nodi, alcuni adoperatissimi ancora adesso e conosciuti come il Prince Albert Knot, dedicato al principe consorte d'Inghilterra.
Nell'età vittoriana la cravatta perde la sua essenza di sciarpa, mantenendo il giro intorno al colletto e il nodo davanti, a volte prefabbricato, tuttavia mantiene la forma di "fazzoletto" nella sua parte terminale, tagliata di netto in orizzontale, che veniva rimboccata nel panciotto o nella giacca, dando all'accessorio la carattetistica forma a palloncino. Sarà proprio da questo dettaglio che essa sarà soprannominata puff tie.
Parlando di nodi, non si può non menzionare una citazione di Oscar Wilde tratta da uno dei suoi libri, dove viene esaltata l'importanza di annodare bene e con gusto la propria cravatta:
Una cravatta bene annodata è il primo passo serio nella vita.
Oscar Wilde, L'importanza di chiamarsi Ernesto
Dopotutto il nodo ha sempre avuto una grande importanza nell'iconografia, essendo simbolo di unione, matrimonio e vita.
La cravatta rimase un elemento fondamentale per tutta la moda dell'Ottocento, ma subirà altri grandi cambiamenti durante i primi decenni del Novecento a causa della pressante richiesta del pubblico di avere un accessorio pratico ma elegante allo stesso tempo.
Negli anni venti nascerà la cravatta come la conosciamo oggi, composta da tre parti cucite insieme, di forma allungata, con una estremità più larga e una più sottile e dalla punta tagliata di sbieco.
Nel Novecento, ancora, essa muterà fino a diventare una semplice striscia di stoffa, senza punta, ma completamente tagliata.
Da sempre alcuni stilisti o giornalisti cercano invano di fomentare un sentimento anti-cravatta come "guinzaglio" sociale che costringe alle rigide regole del passato.
Non condivido affatto questo pensiero.
Camicia e cravatta danno un autentico tocco di classe agli uomini e sanciscono, per così dire, il passaggio dall'età scolare fatta di maglie e maglioni, a quella adulta di giacche, camicie e cravatte.
D'altro canto sono forse meglio quelle orripilanti cravatte in plastica (loro ci danno qualche nome altisonante, ma alla fine plastica è) con disegnini a ripetizione idioti e il nodo già fatto?
Personalmente le detesto, come odio quei tripudi di cravatte a zucchette la sera di Halloween, il pessimo gusto fatto abbigliamento, ma è un'opinione, certo, quindi discutibile.
Certo è che nel secolo odierno la cravatta sta avendo il suo secondo momento di declino dopo la fine dell'Impero Romano.
Ad ogni modo, utilizzata molto o poco, l'arte di annodare la cravatta è rimasta. Quando ero bambina guardavo affascinata il mio papà mentre, la mattina, si annodava la cravatta davanti allo specchio e invidiavo gli uomini che la portavano.
Trattandosi di una tradizione e, senz'altro, di un patrimonio culturale importante, mi auguro che questo accessorio non vada scomparendo del tutto, ma che anzi venga preservato oltre la classica cerimonia di nozze, quando poi il cravattino viene tagliuzzato secondo una non meglio identificata tradizione e sparso tra gli invitati che elargiscono, in cambio, una somma di denaro per gli sposi (ad un mio amico che non se l'aspettava l'hanno fatto e lui c'è rimasto davvero malissimo perché quella cravatta era fantastica e gliel'avevano annodata davvero divinamente!).
E adesso un po' di libri di approfondimento, lascio qualche titolo, sperando che possano interessare.
- Collars, stocks and cravats: a history and costume dating guide to civilian men's neckpieces, 1655-1900
- The bloodied cravat (A Beau Brummel Mystery) -> fa parte del ciclo di misteri che hanno come protagonista il famoso dandy
- The art of tying the cravat
- Daddy's Ties, monografia contenente bellissime immagini di cravatte, soprattutto moderne, ma anche qualcuna antica (niente a che vedere con quelle con le zucchette, però!)
- 85 modi di annodare la cravatta di Thomas Fink e Yong Mao.
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