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Eldarion, Re di Arnor e Gondor, presiedeva per la prima volta il Gran Consiglio dei Sovrani e dei Governatori della Terra di Mezzo. Sedeva al vertice del lungo tavolo dove normalmente si riuniva il Consiglio Privato. Quel giorno i membri del Consiglio Privato si unirono agli altri ospiti in una serie di lunghe panche che si trovavano a una certa distanza, da entrambi i lati del tavolo.
Da un lato c'erano gli Uomini e dall'altro c'erano gli Altri Popoli e questo già segnava un dualismo che aveva preso piede verso la fine del regno di Aragorn Elessar, pur non essendo ben visto dal Vecchio Re, come ormai tutti lo chiamavano, specialmente dopo la sua morte.
Il nuovo Re prese la parola:
<<Illustri e cari amici e alleati della Terra di Mezzo, oggi ho l'onore di ospitare e presiedere, in seguito alla mia incoronazione a cui tutti voi avete generosamente partecipato, il Gran Consiglio dei Sovrani e dei Governatori, che da molti anni non era stato convocato, per varie ragioni di cui discuteremo.
I temi all'ordine del giorno sono infatti seri e improrogabili e necessitano di una analisi e di una adeguata discussione, nei limiti del reciproco rispetto.
Desidero innanzi tutto che sia chiaro che il Regno Riunito di Arnor e Gondor, pur essendo il più grande e popoloso della Terra di Mezzo, si pone comunque in una posizione di parità rispetto agli altri, a meno che non siano gli altri a richiedere il nostro aiuto e la nostra protezione.
Mio padre ha assicurato per oltre un secolo la pace e l'equilibrio tra i vari regni e i vari popoli, ma negli ultimi anni era preoccupato per le voci riguardanti la presenza di attriti tra i popoli e di manifestazioni di malcontento nei confronti del suo regno, la cui corona è ora passata a me.
Non lasciatevi ingannare dalla giovinezza del mio aspetto, io sono tra i più vecchi che siedono in questa grande aula, ma il sangue di Numenor e quello elfico di mia madre, la regina vedova Arwen, mi dona una vita e una giovinezza più lunghe che sono un privilegio di cui devo mostrarmi degno svolgendo con impegno e saggezza il difficile compito che mi è stato affidato da voi e da mio padre, ovvero quello di riuscire a ricomporre le fratture che si sono create nel nostro continente, anche nella consapevolezza che la Terra di Mezzo non è soltanto la zona di nord-ovest che noi controlliamo, ma anche quella dell'est di Rhun e del sud di Harad. Da quelle contrate gli Esterling e gli Haradrim, popoli malvagi, un tempo alleati di Sauron, premono da sempre per impadronirsi dei nostri regni. Se saremo uniti, potremo respingere i loro tentativi di invasione, ma se continueremo ad essere divisi e a bisticciare tra noi, allora un giorno o l'altro finiremo per soccombere di fronte alle grandi orde dell'est e del sud.
Solo se saremo uniti saremo forti e solo se saremo forti saremo liberi!
A voi la scelta!>>
Il Re si sedette sul suo alto scranno, mentre il suo discorso veniva accolto da un lungo applauso, che mostrava ancora una volta come la pace interna spesso si otteneva mostrando i pericoli dei nemici esterni.
Personalmente Eldarion avrebbe voluto trattare anche con gli Esterling e con gli Haradrim, ma non era ancora il momento: prima bisognava pacificare la Terra di Mezzo e, all'interno di essa, anche lo stesso Regno Riunito, che rischiava di dividersi nuovamente a causa delle lotte dinastiche e delle fazioni che si erano create.
Eldarion sapeva che tutte queste crepe si sarebbero viste chiaramente durante il dibattito che stava per cominciare e che rischiava di degenerare in una rissa, se avessero preso piede le idee di sua sorella Ancalime.
Occoreva vigilare con molta attenzione.
Come Eldarion aveva temuto, il primo a prendere la parola fu uno dei sovrani più polemici contro il Regno di Arnor e Gondor, ossia Thorin III, succeduto a Dain Piediferro come Re sotto la Montagna.
<<Maestà, signore e signori della Terra di Mezzo, per oltre un secolo il mio regno e quello di Gondor sono stati alleati di pari dignità>> esordì Thorin III Elminpietra, Re dei Nani di Erebor <<Alcuni anni fa, durante la visita di re Elessar, la principessa Ancalime e lo stregone Pallando ci hanno proposto di diventare vassalli del Re di Gondor, secondo la formula tradizionale dell'omaggio e del beneficio: "Lealtà con amicizia, fedeltà con amore, valore con onore, tradimento con vendetta".
In cambio di un equo contributo annuo dalle ricchezze delle nostre miniere, il Re di Gondor ci avrebbe garantito protezione e aiuto.
Non ero d'accordo, noi nani sappiamo ancora difenderci da soli, ma poi il Re vostro padre ci disse che il contributo era puramente simbolico e il vassallaggio era solo una formalità. Fu così che mi lasciai convincere. E finché il re Elessar era in salute e governava di persona, ha mantenuto la primessa. Egli era una garanzia di giustizia per tutti noi>>
Fece una pausa, poi, rivolgendo lo sguardo prima ad Ancalime e poi a Pallando, riprese:
<<Con l'andare del tempo, tuttavia, il Re si è ammalato ed è stato convinto a delegare molti incarichi.
Purtroppo alcuni delegati hanno abusato del potere che era stato loro concesso. E mi dispiace doverlo dire, ma quelle persone erano stretti collaboratori della Principessa Reale.
Il risultato è che, negli ultimi tre anni, le tasse sono raddoppiate, mentre la protezione da parte delle guarnigioni reali si è dimezzata.
Bande di rapinatori e aggressori infestano le strade, e questo ha messo in crisi il commercio.
Come se non bastasse, gli uomini di Dale e di Esgaroth sono diventati sprezzanti nei nostri confronti e ci mancano di rispetto.
Fintanto che re Elessar era vivo, potevamo appellarci a lui e ottenere protezione e sostegno, ma ora che lui è mancato, cosa succederà?
Mio signore e Re, io faccio appello a voi e alla vostra giustizia per risolvere questa situazione>>
Il re Eldarion aveva assunto un'espressione affranta, ma perplessa, che non prometteva nulla di buono.
Tacque per alcuni interminabili istanti:
<<Ciò che dici mi rammarica profondamente: i discendenti dei principi di Andunie mantengono sempre la parola data. Nostro padre ha fatto tutto il possibile per venire incontro alle vostre richieste, ma quando si è ammalato la principessa Ancalime ha assunto il ruolo di Sovrintendente Reggente. Avrei dovuto farlo io, ma non sono un uomo che brama il potere: ho accettato la corona soltanto per senso del dovere. Ora, le accuse che muovi alla Principessa Reale sono gravi e mi occuperò personalmente di verificare cos'è accaduto e di porvi rimedio.
Però, mio caro re Thorin III, il mio regno ha combattuto molte guerre per difendere tutti i popoli della Terra di Mezzo dagli attacchi degli Esterling e degli Haradrim, e questo ci è costato molto, e non solo in termini di vite umane. Io sono stato presente e so quel dico: il mare di Rhun era diventato rosso a causa del sangue. E quando mio padre, sul letto di morte, mi dettò le sue ultime volontà, mi parlò del fatto che le casse del regno faticano a pagare tutti i soldati e tutti i lavori pubblici. Per questo ti ripeto ciò che è già stato detto al mio popolo. Se ancora desiderate una guarnigione stabile e delle strade più sicure, dovrete in ogni caso pagare un tributo un po' più elevato. I mezzi non vi mancano>>
<<Vostra Maestà, mi dispiace contraddirvi, ma siete in errore: noi non possiamo permetterci di pagare di più!>>
A quel punto la principessa Ancalime intervenne:
<<Avete tonnellate di oro nelle vostre riserve di Erebor! Lo sanno tutti! Non osate farci credere il contrario!>>
Al sentire quelle parole, Gimli, sdegnato, si alzò di colpo e puntò il suo indice contro la principessa:
<<Le miniere si stanno esaurendo anche alle Caverne Scintillanti di Aglarond!
E quel poco che ci resta è frutto della fatica e del risparmio del nostro popolo!
Minatori, artigiani, commercianti hanno lavorato duramente, per generazioni, ed ora tu li vorresti derubare dei loro beni!
La verità, Altezza Reale, è che tu ci vuoi indebolire per sottomerci, e e dietro le tue fattezze di donna si cela un drago furioso peggiore di Smaug!>>
La principessa reale lo fulminò con uno sguardo carico di risentimento:
<<Tu eri un valoroso, Gimli, ma col tempo sei diventato petulante e avido, come tutti i tuoi antenati.
Hai accumulato ricchezze inestimabili sotto al fosso di Helm, nelle famose Caverne Scintillanti di Aglarond, che sono così chiamate proprio dallo scintillare delle tue pietre preziose, e hai il coraggio di venire qui a piangere miseria! Qui dove trascorri metà dell'anno dandoti alle gozzoviglie per cui sono noti i tuoi pari!
Non ti consento di rivolgerti a me in maniera tanto insolente, proprio oggi, davanti Gran Consiglio, soltanto perché i tuoi amici non vogliono pagare i tributi che ci devono!>>
Il volto del nano divenne violaceo:
<<Noi di Aglarond vi paghiamo già profumatamente! E in cambio di cosa? Solo disprezzo!
Io mi rivolgo al Re: mio signore Eldarion, mi conosci da una vita e sai che ti sono leale.
Non permettere questa ingiustizia! Non tradire la nostra alleanza e con essa la memoria di tuo padre!>>
Il Re appariva turbato:
<<Nessuno dovrà mai più mancare di rispetto al valoroso Gimli e al re Thorin III, nemmeno la Principessa Reale. Riguardo alla questione dei contributi alla difesa comune e al mantenimento dell'ordine, prometto che saranno proporzionali al reddito accertato e alle spese per servizio che noi forniamo. Non è e non sarà mai mia volontà opprimere un popolo che è nostro amico e alleato da tanto tempo>>
A quel punto, e con sorpresa di tutti, si alzò Pallando, con la sua poderosa mole:
<<Mio signore, difendere la Terra di Mezzo sta diventando sempre più oneroso, per le ragioni che tu stesso hai esposto riguardo agli Esterling e agli Haradrim, che vogliono impadronirsi della terra di mezzo. Se vogliamo procurarci un esercito degno di questo difficile compito è necessario che gli introiti delle pubbliche finanze siano considerevoli>>
Eldarion lo sapeva perfettamente:
<<I nostri venerabili Alatar e Pallando, che sono stati un così valido aiuto per il mio caro padre, negli anni della sua vecchiaia, sono qui proprio per aggiornarci sulla pericolosa situazione ai confini orientali e meridionali del Regno. Ma prima vorrei ascoltare come vanno le cose nella Contea degli Hobbit e nella Marca di Rohan. Invito pertanto il conte Isengrim Tuc ad esporre la sua relazione>>
Il nipote di Peregrino Tuc era decisamente più cupo del suo defunto nonno.
<<Vostra Maestà, noi Hobbit non chiediamo altro che libertà, pace e sicurezza. Un tempo i vostri antenati, i Raminghi del Nord, hanno protetto i nostri confini senza chiedere alcun compenso.
La rinascita di Regno di Arnor, a cui la Contea appartiene ed è legata da vincolo feudale, ha introdotto un'imposta, inizialmente accettabile, in seguito sempre più gravosa.
Noi non siamo ricchi quanto i Nani, siamo onesti agricoltori e artigiani e piccoli commercianti: più di tanto non possiamo pagare.
Mi duole dover far notare a Vostra Maestà una cosa che non ci spieghiamo: le guarnigioni di Annuminas, di Fornost e di Amon Sul sono state ridotte al minimo, esponendoci al rischio di scorrerie di pirati e briganti di ogni sorta.
Mio Re, permettimi di essere sincero: nemmeno ai tempi di Sauron noi...>>
La principessa Ancalime scattò in piedi:
<<Ma come osi? E' questo l'omaggio che sei venuto a rendere al nuovo Re? Mio fratello si è appena insediato e tu non hai niente di meglio da dire che rimpiangi i tempi di Sauron!
Stai approfittando della sua pazienza e del suo carattere mite, ma io non posso tacere, poiché mi sono fatta carico per tutta la vita di esprimere le verità che nessuno vorrebbe sentirsi dire.
E la verità, mio caro Conte, è che i pericoli si concentrano a est e a sud, mentre la tua Contea si trova a nord-ovest. Se tu vuoi che le guarnigioni di nord-ovest tornito ad essere più numerose, devi accettare di pagare un contributo maggiore.
Quando ancora esistevano gli Anelli del Potere, la loro magia, unita all'eroismo di un tempo, compreso quello di tuo nonno, furono sufficienti a sconfiggere il nemico.
Ora il tempo della magia è finito: gli stessi Stregoni Blu sono dotati ormai soltanto del potere che deriva dall'esperienza e dalla saggezza, mentre la magia sta ormai scomparendo.
E, peggio ancora, sta scomparendo anche l'eroismo: ognuno si rintana nelle sue caverne, siano essere quelle dei Nani, quelle degli Hobbit o quelle di Thranduil, ultimo re degli Elfi.
Voi avete la possibilità di scegliere tra il pagamento del tributo o il servizio militare. E siccome di questi tempi il valore militare si è rammollito a causa di una lunga pace, allora che si paghi il tributo! Ma chi non lo paga non può più richiedere la nostra protezione.
Se non pagherete, saremo costretti a spostare tutte le guarnigioni a est e a sud, non vi è altra scelta!>>
Al sentire quelle parole, Harding Gamgee, Sindaco della Contea, non riuscì a contenere la sua ira:
<<Non accetto di essere chiamato rammollito! E in particolare non accetto questa offesa da voi, che troppo a lungo avete approfittato della benevolenza di vostro padre, e ora mi pare che vogliate fare lo stesso con vostro fratello!>>
Il Re, sentendosi chiamato in causa, si alzò nuovamente dal suo scranno:
<<Amici, alleati e parenti: invito tutti voi ad abbassare i toni. Ricordate quanto vi ho detto prima, solo se saremo uniti saremo liberi, e solo se saremo liberi saremo forti.
Le guarnigioni di Arnor non saranno smantellate, così come non è smantellato il servizio dei Ranger. Ognuno contribuirà al finanziamento delle guarnigioni in proporzione al suo reddito e al suo patrimonio, e non ci saranno oppressioni: nessuno sarà ridotto in povertà e nessuno sarà lasciato senza protezione. Occorre uno sforzo comune, un contributo in base a ciò che si può offrire, per difendere la Terra di Mezzo, la casa comune di tutti noi.
Si potranno ridiscutere le cifre, ma ognuno deve fare la sua parte, se non vuole diventare schiavo di conquistatori che un tempo furono alleati di Sauron e che ora cercano di far rivivere l'Ombra anche seminando zizzania tra di noi.
Ognuno può esprimere il proprio parere, ma evitiamo le sterili polemiche e le offese personali>>
Ancalime, tuttavia, non intendeva recedere di un passo e dopo aver scambiato un'occhiata con Pallando, il quale annuì, prese nuovamente la parola.
<<Perdonami mio caro fratello, ma poiché nessun altro lo fa, tocca me stessa difendere il mio onore. Si è parlato di eccessiva benevolenza di mio padre nei miei confronti. E' falso! E lo dico a tutti i miei accusatori.
Forse non vi è chiara una cosa. Mio padre è sempre stato troppo benevolo e tollerante con voi, non con me!
Ma la sua benevolenza e la sua tolleranza sono state mal ripagate.
Voi Hobbit e Nani avete avuto un trattamento di favore. I sudditi di Arnor e Gondor pagano più tasse di voi e ritengono, giustamente a mio avviso, che questa sia un'ingiustizia. Vi è stato concesso uno Statuto Speciale e ne avete abusato.
Ebbene, vorrei ricordarvi che il regno di Arnor e Gondor non è un istituto di carità!
Se volete protezione, dovete pagare>>
A quel punto intervenne Faradas Brandibuck:
<<Questa è tirannia! Mi rivolgo direttamente a Sua Maestà il Re per implorarlo di smentire le gravi parole pronunciate dalla principessa Ancalime! Mio Sire, vi supplico, in nome della memoria di vostro padre...>>
Re Eldarion alzò un mano per farlo tacere:
<<Quando mio padre salì al Trono, la monarchia era vacante da secoli.
Il regno di Gondor era semidistrutto e quello di Arnor era una landa deserta.
Abbiamo ricostruito le città distrutte e ripopolato le terre abbandonate: tutto ciò aveva un costo.
I cittadini di Gondor lo sapevano e hanno accettato un compromesso: quando sarebbero stati in grado di pagare, avrebbero incominciato a versare tributi per pagare i costi della ricostruzione e quelli per il mantenimento dell'ordine e della difesa. Sapevano che solo una monarchia forte può garantire sicurezza, ordine ed efficienza sia a Gondor che ad Arnor.
Così è stato anche per chi si è alleato con noi, negli altri territori della Terra di Mezzo che ci hanno giurato fedeltà. In nome della libertà dei popoli, abbiamo riconosciuto che chi non era suddito del re di Arnor e Gondor pagasse di meno. E' stato un gesto di buona volontà.
I vostri nonni ce ne furono grati, i vostri padri non protestarono mai.
La terza generazione tende a dimenticare il perché delle cose e chi non ricorda il passato non può comprendere il presente.
Io vi ho già promesso molto: verificherò caso per caso che i tributi siano equi, lavorerò duramente per voi. Vi chiedo però di non considerare il mio regno e la mia famiglia dei tiranni, poiché mio padre non vi ha mai chiesto di inginocchiarvi, né lo farò io o qualcun altro della mia famiglia.
La Principessa Reale si è espressa con eccessiva severità, ma ha ripetuto un concetto che mio padre disse chiaramente ai vostri nonni: la protezione ha un costo.
E si espresse altrettanto chiaramente sul fatto che la nostra alleanza era una libera scelta, revocabile, ma comunque basata sul rispetto reciproco.
Si è convenuto sul principio di eguaglianza giuridica e sociale senza discriminazioni di razza, pertanto gli Hobbit, i Nani e gli Uomini hanno pari diritti di fronte alla legge del Regno di Arnor e Gondor, di cui sono cittadini per loro scelta>>
Le parole del Re furono seguite da un cupo silenzio, poi, improvvisamente, Legolas si alzò e prese la parola:
<<Il Re ha ragione. Io c'ero quando furono firmati quei patti. Sono amareggiato per il fatto fatto che la memoria di re Aragorn Elessar sia calpestata dimenticando le fondamenta su cui fu ricostruita l'intera Terra di Mezzo dopo la distruzione di Mordor.
Mio sire Eldarion: io ti ho visto nascere e crescere. Sei come un figlio per me. So che sei un uomo giusto e animato dal senso del dovere e dallo spirito di sacrificio.
Permettimi dunque di rivolgermi a te con tutta franchezza.
Come puoi tollerare che la rigidità politica di tua sorella si esprima in maniera sprezzante verso i nostri alleati?
La Principessa Reale ha assunto, negli anni della Reggenza, un atteggiamento sprezzante che non aiuta quel principio di unità a cui tu, mio signore, hai giustamente esortato noi tutti a rispettare.
Spero che d'ora in avanti il Re di Arnor e Gondor non le consenta di inasprire ulteriormente i toni, affinché non si dica, nella Contea o nel Mark: "Ecco come Gondor ringrazia i salvatori della patria!">>
Se fosse scoppiato un incendio o un terremoto, l'effetto sarebbe stato meno dirompente.
Un cupo presagio opprimeva il cuore di Eldarion.
Il Male si è nuovamente insinuato tra noi senza che ce ne accorgessimo.
Legolas aveva ragione, ma lui stesso si era spinto troppo oltre.
Se fosse stato vivo mio padre, non avrebbe osato attaccare Ancalime pubblicamente.
Aragorn aveva sempre agito in perfetta buona fede. Eppure, alla fine, si è lasciato ingannare anche lui.
Qualcuno ha reso ciechi i nostri occhi. Come è potuto accadere? Come siamo giunti a tanto? Chi c'è dietro a tutto questo?
Ricordò lo sguardo d'intesa che c'era stato tra Ancalime e Pallando e si chiese per l'ennesima volta che cosa avessero fatto gli Stregoni Blu durante la Terza Era, quando si trovavano in mezzo agli alleati di Sauron, che ora minacciavano i confini della Terra di Mezzo.
<<Mio caro Legolas, la tua opinione è sempre la benvenuta. D'ora in avanti esigo da tutti, compresi i membri della Famiglia Reale, e quindi entrambe le mie sorelle, un comportamento prudente e un linguaggio equilibrato.
La Principessa Reale ha un carattere forte e diretto, ma spero che comprenda il ruolo importante che ricopre e soppesi le parole e i toni, prima di esprime la sua legittima opinione.
Mi auguro anche che ci sia comprensione del fatto che Ancalime, avendo servito per anni questo regno al fianco di mio padre, ha particolarmente a cuore determinate questioni che tale peso suscita nel suo animo preoccupazione ed angoscia, da cui deriva una maggiore suscettibilità.
Se questo dovesse diventare un problema, alcune questioni potranno essere affidate a nostra sorella minore, la principessa Silmarien, la cui dolcezza di carattere è più indicata per la diplomazia.
Tenete conto, però, che Silmarien, proprio in virtù della sua giovinezza, ha minore esperienza della Principessa Reale, cioè della più anziana tra tutte le principesse figlie di un re. Il ruolo di Principessa Reale è gravoso e maggiormente lo è stato quando si è aggiunta la funzione di Reggente, da cui ora è esonerata, essendo io nelle piene capacità di regnare.
Forse le mie parole hanno scontentato tutti, e questa è la prova che sono stato equo e senza alcun favoritismo.
Essere un Re significa anche dover scontentare molte persone in nome dell'equità e delle necessità del regno. Me lo insegnò mio padre. Io non ho il suo carisma né la sua gloria, per questo è doppiamente gravoso il mio dovere.
Sono un uomo mite e paziente, ma nessuno osi approfittare di queste mie caratteristiche, poiché l'equità e il rispetto della legge esigono che il Re sia anche severo. Spero che nessuno di voi presenti debba mai sperimentare la mia severità.
E lo ripeto per la terza volta: solo se saremo uniti saremo forti e solo se saremo forti saremo liberi!>>