mercoledì 11 agosto 2021

Vite parallele. Capitolo 152. Il fuoco sotto la cenere.




La notizia era attesa da moltissimo tempo, eppure, quando alle 6.36 del 17 agosto 1992, il venerabile Francis George Burke-Roche, Maestro dei Maestri dell'Ordine degli Iniziati, esalò il suo ultimo respiro, tutti gli appartenenti all'Ordine e i loro confidenti provarono un senso di momentaneo smarrimento.
A dire il vero, non proprio tutti, poiché Lorenzo Monterovere fu pervaso da un'ondata di euforia mai sperimentata in precedenza.
Finalmente l'attesa è finita!
Era tutta la vita che aspettava quel momento.  
Burke-Roche era l'ultimo ostacolo ai progetti che lui e Albedo portavano avanti da sempre.
La successione al vertice dell'Ordine era una pura formalità e il consigliere Fernando Albedo aveva già la maggioranza dei voti del Consiglio Ristretto, che lo avrebbe nominato ufficialmente Gran Maestro alla prima riunione dopo le esequie del defunto.
E Lorenzo sarebbe diventato il presidente della Confraternita del Serpente Rosso e soprattutto il direttore generale del Programma Genetico e avrebbe potuto apportare, con cautela, qualche piccola, ma importante modifica che aveva in mente, per cercare di ricomporre la frattura con la Fratellanza Bianca.
Ma bisognava agire con molta attenzione e prudenza. Non era stato facile arrivare fino a lì. 
Lorenzo aveva cinquant'anni esatti e per i primi vent'anni della sua vita era stato, all'interno della famiglia Monterovere, l'ultima ruota del carro.
Suo nonno Enrico, quando tornava ubriaco dall'osteria, si divertiva a stuzzicarlo dicendogli, in un dialetto imbastardito, che era "l'utma scureza ad Biribesk", suscitando l'ilarità generale, specie quella di suo fratello Francesco e di sua sorella Enrichetta.
Poi, quando ormai il vecchio nonno ubriacone era morto e il severissimo padre avviato sulla strada della nevrosi fobico-ossessiva e dell'ipocondria, il talento straordinario di Lorenzo negli studi umanistici emerse in maniera prorompente, specie negli anni universitari: l'ottima media e la rapidità del curriculm gli era valsa numerose borse di studio. 
Dopo le lauree, con lode, in Lettere Classiche e in Filosofia, con tesi così raffinate da meritare la pubblicazione nelle riviste accademiche, aveva vinto una ulteriore borsa di studio per il Dottorato di Ricerca in Filosofia teoretica ad Hannover, nel Land della Bassa Sassonia.
Era stato lì che aveva conosciuto il suo primo maestro e benefattore, l'illustre professor Erich von Tomaten, da tutti considerato "il Filosofo Metafisico" per eccellenza.
Quando Tomaten aveva saputo che la famiglia di Lorenzo risiedeva a Faenza e stava lavorando alla canalizzazione delle acque nella Romagna Centrale, non vi erano stati più dubbi riguardo al fatto che Lorenzo era degno di entrare a far parte dell'Ordine degli Iniziati.
Tomaten aveva raccontato a Lorenzo tutti i mirabili e terribili eventi avvenuti quando era in Italia ai tempi della Linea Gotica, e l'allievo aveva ascoltato con meraviglia e crescente curiosità.
Maestro e discepolo si erano trovati in perfetta sintonia nel condividere un sogno, quello della Nuova Camelot, e dell'Impero Millenario.
Tomaten apparteneva alla generazione di Iniziati che ancora credeva nell'Antica Via: i suoi modelli di riferimento erano quelli della tradizione germanica e celtica, che in Lorenzo si affiancarono a quelli della tradizione greco-romana e giudaico-cristiana.
Dopo l'Iniziazione e l'iscrizione alla Confraternita del Serpente Rosso, Lorenzo era stato raccomandato all'attenzione del consigliere Albedo, già allora direttore del Programma Genetico, con l'obiettivo di potenziare le capacità mentali e la salute generale.
La metodologia di Albedo però era diversa: guardava alle nuove scoperte scientifiche e tecnologiche.
All'inizio Lorenzo non ne era entusiasta, ma nemmeno pregiudizialmente contrario.
Albedo gli aveva assegnato missioni delicate e pericolose, tutte coronate da successi indiscutibili.
Poi erano seguiti quelli che Lorenzo chiamava "gli anni dell'attesa", ed erano stati estenuanti.
Certo, l'insegnamento a Bologna, presso la cui Università deteneva la cattedra di Storia delle religioni, gli aveva permesso di conoscere allievi promettenti, tra cui alcuni futuri Iniziati.
Però, ad essere sinceri, tutto il peso burocratico connesso all'insegnamento, aveva incominciato a diventare opprimente.
E persino il suo ruolo di Maestro e la sua specializzazione nel cosiddetto "insegnamento profondo", stavano incominciando a prosciugare le sue energie.
Non poteva fare il "talent scout" per tutta la vita: aveva bisogno di un incarico esecutivo di grande prestigio e il consigliere Albedo glielo aveva promesso: "Quando io diventerò il Maestro dei Maestri, tu mi succederai alla guida del Programma Genetico".
Quello era l'accordo.
Ma non avevano fatto i conti con la longevità del venerabile Francis Burke-Roche e l'ostinazione con cui la sua confraternita, l'Aristocrazia Nera, frenava le innovazioni del Programma Genetico. 
Quell'attesa era diventata esasperante, soprattutto negli ultimi anni, quando la malattia di Burke-Roche, pur essendo grave, non riusciva proprio ad assestare il colpo di grazia al Grande Maestro.
Quando Albedo gli comunicò la notizia del decesso del Venerabile, Lorenzo pianse lacrime di gioia.
Finalmente!

Lorenzo fu uno dei primi a recarsi alla camera ardente, allestita in gran segreto nel palazzo reale di Sandringham, nel Norfolk, su suggerimento della principessa Alessandra, l'onorevole lady Ogilvy, che aveva ottenuto l'autorizzazione telefonica di Sua Maestà.






Poiché la maggior parte dei comuni mortali riteneva che Francis George Burke-Roche fosse morto nel 1958, non c'era pericolo che qualche profano si insinuasse tra gli Iniziati.
E infatti quel giorno, quando Lorenzo entrò nella sala, vi trovò, oltre al feretro, fortunatamente chiuso, del defunto Venerabile, "i soliti ignoti" ossia i membri del Consiglio Ristretto, tra cui lo stesso Albedo, raggiante e ossequiato; i rappresentanti delle varie Confraternite (Aristocrazia Nera, Fratellanza Bianca, Serpente Rosso e gli Eterni); e infine alcuni membri della famiglia Burke-Roche, tra cui Jessica, i suoi nonni e il suo fidanzato, lord Waldemar Richmond, Duca di Ravensbourne, più l'immancabile principessa Alessandra di Kent, che sprizzava gioia da tutti i pori. 
Per lei i funerali erano più divertenti dei matrimoni, perché oltre ad essere eventi mondani di tutto rispetto, erano accompagnati dalla gioiosa constatazione, da parte dell'onorevole lady Ogilvy, di essere sopravvissuta a qualche odiato nemico o pericoloso rivale o persino amico o parente non abbastanza riguardoso nei suoi confronti (categoria che comprendeva di fatto tutti gli amici e i parenti dei coniugi Ogilvy). Riteneva inoltre che il nero da lutto le donasse particolarmente.




In quel caso poi, la Principessa aveva avuto l'onore di presiedere il ricevimento a nome della Famiglia Reale, facendosi aiutare da qualche altra vecchia cariatide dell'aristocrazia britannica.
Ma il più felice di tutti era Lorenzo.
Per quell'occasione, pregustata da decenni, aveva già scelto un completo color indaco tendente al viola scuro, che teneva sempre nel doppio fondo della valigia, e che provocò la disapprovazione di lady Fermoy e qualche sorriso tra alcune inconsapevoli future vittime dell'epurazione che Albedo e il suo discepolo avevano in mente.
Dopo aver ossequiato il nuovo Maestro dei Maestri, Lorenzo recitò con grande perizia la parte dell'addolorato amico di famiglia dei Burke-Roche, ottenendo sincere lacrime di commozione da parte dei nonni di Jessica, la quale osservava la scena con divertito apprezzamento.
Era arrivata da poco, con l'auto blu del futuro marito, ma senza autista: guidava lei, naturalmente.
Indossava un abito nero con gonna lunga, spacco laterale vertiginoso e occhiali scuri d'ordinanza, ed era radiosa, come se la morte del bisnonno l'avesse sollevata da un peso di cui solo lei e il suo Maestro erano stati pienamente consapevoli.




E infatti, non appena fu possibile svincolarsi dai vari obblighi di circostanza, Lorenzo prese Jessica a braccetto, e insieme si recarono in un cortile interno, per confessarsi i reciproci pensieri, perché in fin dei conti soltanto lei, la sua allieva prediletta, che amava come una figlia, poteva capire il suo stato d'animo.
Lei gli si rivolse con la consueta complicità:
<<Oggi sembri un gatto che ha appena mangiato un canarino>>
Un lampo felino negli occhi di lui le fece capire che aveva ragione:
<<L'attesa durava da sempre... ed io ero stanco ed affamato, amica mia. Assetato, pure, ma "ora la sete mi sarà lieve, meno acre la ruggine">>
Lei apprezzò la sua sincerità in salsa montaliana e confessò a sua volta:
<<E non eri l'unico ad attendere. Mi pare che la morte del Venerabile abbia fatto contenti tutti. Voleva venire persino mia cugina, la Principessa di Galles, (in fondo lei è nata proprio qui), ma sua nonna, lady Fermoy, ha posto il veto. Siamo proprio una "famiglia unita", non c'è che dire!
Non avevo mai visto tanta allegria. Il bisnonno Francis non era certo una persona amabile.
Pensa che non ha voluto vedermi nemmeno in punto di morte
Del resto, c'era da aspettarselo: erano anni che non voleva più avere niente a che fare con me, e tutto questo perché mi sono "permessa" di essere ciò che il Programma Genetico aveva previsto che fossi. 
Una volta tanto che le cose erano andate secondo gli auspici, perché negarmi la possibilità di ricevere un adeguato insegnamento dal miglior Maestro dell'Ordine?
Ovviamente è una domanda retorica: tu sei il braccio destro di Albedo e tra il venerabile bisnonno e Albedo c'era una faida in corso, ed io, diventando tua allieva, non mi sono prestata a quel tipo di mentalità.
Con questo non sto assolvendo Albedo, sto solo dicendo che non volevo trascorrere la vita nel rancore, e non avevo il diritto di seppellire sotto terra i talenti che ho ricevuto in dono.
Mi dispiace solo che i miei nonni si siano trovati tra l'incudine e il martello: non volevano offendere Francis, ma ti assicuro che sono sempre stati dalla nostra parte>>
Lorenzo lo sapeva bene:
<<Tuo nonno Edgar si è comportato con grande dignità, considerando tutto ciò che ha sofferto, per non parlare del fatto che suo padre ha sempre cercato di mettergli i bastoni tra le ruote>>
Jessica sapeva che il Maestro si attendeva una risposta che gli desse l'imbeccata per un successivo discorso, e lei sapeva quale:
<<Forse gli ricordava troppo la giovane fanciulla indifesa di Baltimora con cui l'aveva concepito e penso che valesse la stessa cosa anche nei mei confronti, nonostante io tenti in tutti i modi di non assomigliare a lei!>>
Lorenzo sorrise:
<<Sei mille volte meglio, non temere. E comunque non noto alcuna somiglianza>> mentì <<ma credo che il Venerabile non vi volesse vedere per marcare ulteriormente la sua presa di distanza dal Programma Genetico.
Da anni la sua fazione manifesta un crescente scetticismo nei confronti delle idee di Albedo.
Il nuovo Venerabile trova irritante la loro mancanza di fede>>
Jessica aveva paura di Albedo:
<<Mi chiedo come riesci ad ammansirlo>>
Lorenzo partiva sempre dal presupposto che le conversazioni fossero spiate e  le telefonate fossero intercettate, per cui gettava sempre acqua sul fuoco:
<<Albedo è molto gentile con chi è gentile con lui. E' un comportamento equo>>




Jessica l'aveva capito da tempo:
<<E adesso, cosa succederà?>>
Lorenzo era elettrizzato:
<<Adesso, mia cara Jessica, è finalmente giunto il nostro momento. Albedo è già, di fatto, il nuovo Maestro dei Maestri, ed io avrò la direzione del Programma Genetico e di tutte le aziende e le fondazioni da esso controllate.
Non posso però far saltare la mia copertura a Bologna: un mio trasferimento darebbe troppo nell'occhio. E poi c'è quell'altra ragione che tu conosci e di cui dobbiamo parlare.
Per questo mi sarebbe di grandissimo aiuto se tu accettassi di assumere il ruolo di vicedirettrice della Tessier-Ashpool Corporation con delega alla supervisione della Sezione Sperimentale, quella della clonazione umana.
Del resto, detieni la quota di maggioranza dell'azienda che fu di tua madre ed è giunto il momento che tu porti a termine ciò che lei, purtroppo...>>
Lasciò in sospeso il discorso: sarebbe stato offensivo nei confronti di Jessica fingere che sua madre Marie Gabrielle Tessier-Ashpool fosse morta per una "tragica fatalità".
Lei capì le implicazioni del discorso:
<<Sì, è il momento. Alla sede di Londra della Tessier-Ashpool mi conoscono tutti e credo che se lo aspettino. Mi atterrò scrupolosamente al piano che abbiamo elaborato, specie per la parte che riguarda...>>
E si guardò intorno, perché anche i muri avevano orecchie.
Lui annuì:
<<Certo, non preoccuparti: è stato tutto concordato nel dettaglio, ma è ora che la sperimentazione diventi pienamente operativa, abbiamo aspettato fin troppo a lungo>>
Jessica si rese conto di avere tra le mani una responsabilità immensa:
<<E se le altre fazioni dovessero creare dei problemi?>>
Lorenzo sorrise, pregustando la ghiotta notizia:
<<Non li creeranno. Albedo ha preso accordi con i suoi alleati.
Ci sarà un'epurazione di tutti coloro che non sostengono con sufficiente fervore la nostra linea.
Non se l'aspettano, credono che io sia inoffensivo, ma si sbagliano.
Tutti quelli che per decenni mi hanno guardato con sospetto e disapprovazione saranno retrocessi a mansioni noiose, faticose o disgustose: come i comuni mortali, e mi ringrazieranno, per essere stato così indulgente.
Gli altri si adegueranno, specie quando capiranno che Albedo ed io abbiamo creato un vero e proprio esercito di infiltrati in ogni contesto dove la situazione è incerta.
Da oggi ciascuno avrà ciò che gli spetta, nel bene e nel male. Unicuique suum...>>
Jessica vide negli occhi del Maestro un lampo della parte meno nota della sua personalità, e cioè quella della belva feroce che si annidava nella mente e nel corpo di tutti i Monterovere, come lui stesso le aveva confessato dopo una delle sue famigerate esplosioni d'ira:
<<Non ne dubito. I Monterovere pagano sempre i loro debiti, nel bene e nel male, ed io ormai mi sento una di voi>>
Il Maestro ne fu compiaciuto:
<<Sei la mia gemma più preziosa, Jessica: non dimenticarlo mai. Sposerai mio nipote e comanderai tu, lui penderà dalle tue labbra e i vostri figli potranno aspirare alla grandezza.
La tua generazione assisterà a molti cambiamenti, ma tu sarai preparata a dare un contributo decisivo al Nuovo Ordine Mondiale che stiamo costruendo.
Noi siamo il fuoco sotto la cenere.  Noi siamo quello che può succedere, e che succederà>>





L'entusiasmo di Lorenzo era contagioso.
Jessica si sentì pervadere da un'improvviso senso di aspettativa:
<<Tra quanto tempo l'Impero Millenario sarà svelato al mondo?>>
Era una domanda azzardata.
Lorenzo rispose con solennità:
<<Dipende dall'esito del nostro esperimento. 
Dovremo dimostrare che il Programma Genetico è l'unica risposta possibile al pericolo dell'esercito di automi e di cyborg che la Silicon Valley creerà quando sfodererà la sua arma più micidiale.  
Ovviamente sarà una battaglia silenziosa: è fondamentale che lo sia. 
Finiranno tutti nella trappola senza nemmeno accorgersene e quello sarà il momento in cui potremo venire allo scoperto, con gradualità, ma in maniera sistematica e costante.
Non posso dirti la data esatta, ma orientativamente, ci vorranno all'incirca trent'anni, massimo quaranta.
I segni dei tempi ci indicheranno il momento esatto in cui avranno luogo le battaglie decisive.
Sì, è un periodo lungo, ma noi Iniziati abbiamo la vita più lunga, per cui ci saremo quando l'Ordine pianterà la sua bandiera su San Francisco.
A quel punto noi presenteremo i nostri candidati per i ruoli chiave dell'Impero Millenario>>
Jessica ci aveva messo molto tempo a capire la complessità del piano, e persino a distinguere chi fossero le diverse parti in causa, "noi" e "loro", dal momento che in ogni guerra si finisce per diventare come la parte peggiore di quelli contro cui si combatte, eppure amava quell'aura cavalleresca e medievaleggiante che circondava il Grande Disegno nell'ottica monteroveriana:
<<Ti vedo bene nel ruolo di Merlino. Dovrai farti crescere una lunga barba bianca, quando sarà il momento>>
Lorenzo rise:
<<Ah, no, la barba non fa per me. Ma l'idea di diventare il futuro Merlino mi pare allettante.
E tu quale parte preferisci: Viviana, Morgana o Ginevra?>>
Jessica mostrò al suo Maestro il Lato Oscuro che a lui piaceva tanto:
<<Tutte e tre, ma senza le loro debolezze>>
Lorenzo non poté fare a meno di rivedere nello sguardo di lei quello dell'illustre bisnonna che non si doveva nominare.
Le assomiglia, eccome. 
Si sentì quasi in colpa per averla destinata ad arpionare suo nipote.
Ma quel vanesio ha bisogno di una come lei, che gli insegni come si sta al mondo.
Certo, Aurora avrebbe reso felice quello scapestrato, ma Jessica lo avrebbe fatto crescere.
Non ci si poteva opporre a una come lei.
<<Raggiungerai tutti i tuoi obiettivi. Su questo non ho mai avuto dubbi>>
Ne era assolutamente convinto.
Tutti gli altri miei discepoli acquistano personalità solo se gli do un copione da recitare, senza il quale tornerebbero ad essere tremendamente ordinari.
Ma Jessica non aveva bisogno di copioni.
In tutti questi anni non ho trovato in lei alcuna debolezza. Le sue emozioni non pregiudicano mai la giustezza delle scelte e delle azioni. E' un caso unico in tutta la storia del Programma Genetico.
Le aspettative erano alte, ma lei era andata oltre.
Sarà così anche con le altre?
Jessica gli lesse nel pensiero:
<<Non credo si possa ricreare quello che c'era tra noi. I ricordi ci rendono unici, anche quando la biologia ci fa sembrare identici>>
Lorenzo annuì:
<<Lo credo anch'io, ma l'importanza scientifica di ciò che stiamo facendo è indiscutibile e...>>
Lei terminò la frase
<<... "e i presupposti da cui muoviamo non sono arbitrari". Però poi nella pratica può succedere di tutto. Sono preoccupata, e anche un po' gelosa, ma capisco che l'esperimento deve procedere con maggiore velocità. 
Preferisci conoscerla qui o... >> 
Nessuno dei due trovava le parole.
<<No, voglio che tutto si svolga come quando tu sei venuta da me, anche se...>>
La sua voce si incrinò.
Jessica intuì il suo stato d'animo e gli venne in aiuto con una delle sue battute fulminanti:
<<Tutti penseranno che stai piangendo per il Venerabile!>>
La sola idea fece tornare il sorriso nel volto di Lorenzo:
<<Mi mancheranno le tue freddure>>
Jessica sorrise:
<<E a me mancherà la voce che risponde ai miei perché...>>
Lorenzo fu travolto dalla nostalgia, come se guardasse quella scena dal futuro e gli eventi fossero ormai cristallizzati o scolpiti nel marmo.
Nessuna potrà mai essere meglio di lei. I nostri sforzi sono vani... forse gli automi hanno ragione...
Ma non poteva permettere che il sentimentalismo offuscasse la sua lucidità.
Si impose di tornare al suo serafico autocontrollo:
<<Lei come si chiama?>>
Chiamare per nome un soggetto gli conferisce il primo germoglio di dignità personale.
Jessica, naturalmente lo capì e gliene fu grata:
<<Jennifer. Scelsi io il nome: ero solo una bambina, quando Albedo mi concesse quest'unico diritto. Tutte le mie "gemelle" avrebbero avuto un nome che iniziava con J, ma non per onorare me stessa: era un modo per garantirmi che non ce ne fossero troppe. 
Il suo embrione fu impiantato quindici anni fa nell'utero di una certa Claire Chantal Borderau, la seconda moglie del mio zio materno, Sir John Junior Tessier-Ashpool. 
I genitori sono stati generosamente ricompensati per la collaborazione e la discrezione.
L'educazione di Jennifer è stata molto simile alla mia e a quella di Jane, compreso il trauma della morte dei genitori in un incidente stradale>>
Lorenzo divenne più viola dei suoi abiti:
<<Ehm... io avevo spiegato ad Albedo che non era necessario spingersi fino a quel punto, ma sai com'è fatto. Ha lavorato nell'Ahnenerbe, dopo che la sede fu trasferita in Argentina, nel '45, e a differenza di Tomaten, lui non era un semplice infiltrato, e ne ha condiviso i metodi>>
Jessica l'aveva già capito da tempo, ormai le "altre memorie" le avevano detto ciò che Lorenzo non aveva avuto il coraggio di confessarle:
<<Sì, anche se speravo che certi metodi si fossero un po' umanizzati.  La loro sede adesso è in Antartide, vero?>>
Lorenzo annuì:
<<Sì, dopo la caduta di Videla, Albedo preferì non rischiare. Ma ormai lo sanno tutti. 
E' il momento che la Tessier-Ashpool acquisisca il controllo definitivo di ciò che resta dell'Ahnenerbe del Nuovo Lebensborn. Quei nomi devono sparire: io non sono come Albedo e tu meno che mai. 
Pensa che Albedo voleva comprare il castello di Wewelsburg. Ho dovuto sudare sette camicie viola per farlo ragionare.
E naturalmente lo convinsi del fatto che, al momento opportuno, avremmo dovuto acquistare, tramite una fondazione, il castello di Hohenzollern, che von Tomaten aveva scelto come modello per la "Grande Camelot". 
Un unico castello, sopra a una montagna solitaria ricoperta da una foresta: tutto questo è il simbolo di ciò che siamo.





Ti affido anche questo incarico: avrai la direzione dell'ufficio Fusioni e Acquisizioni dell'azienda.
E' necessario agire in fretta, prima che arrivino i Giapponesi o i Cinesi>>
Lei sentiva il peso della responsabilità:
<<I Tedeschi non ci perdoneranno mai>>
Lorenzo scrollò le spalle:
<<Non solo loro. Credo che nessuno ci perdonerà. Ma io sono abituato ad avere contro più o meno tutti. Solo che stavolta temo che nemmeno io riuscirò a perdonarmi>>
Jessica, per sdrammatizzare, ricordò una frase a suo parere divertente:
 <<Confucio diceva: "quando fai qualcosa, sappi che avrai conto chi voleva fare la stessa cosa, chi voleva fare il contrario e soprattutto quelli che non volevano far niente">>
Lui sorrise:
<<Sì, il concetto è quello. Diciamo pure che sono pronto al martirio. Il valore di un'ideale o di un sentimento è la somma dei sacrifici che si è disposti a fare per esso, compreso quello estremo, anche se non credo che ce ne sarà bisogno. Abbiamo le oligarchie dalla nostra parte, a prescindere dalla loro nazionalità.
Tomaten sosteneva che i Tedeschi hanno avuto le loro occasioni e le hanno perse, con disonore, oltre tutto. E anche i Francesi e gli Italiani>>
Jessica pose la domanda fondamentale:
<<E allora su quali basi verrà rifondato l'Impero Millenario?>>
Il Maestro non aveva dubbi:
<<L'Unione Europea è la premessa. Ma quando ci troveremo di fronte al fenomeno della globalizzazione dei mercati e delle comunicazioni, avremo bisogno di un'organizzazione più estesa, ma comunque esclusiva, e sarà la Commissione Trilaterale>>
L'allieva annuì:
<<Sì, in effetti come intelaiatura iniziale potrebbe funzionare. Cosa ne pensa David Rockefeller? E Brzezinski? E Kissinger? E gli altri Immortali? Basterebbe un loro veto per far saltare tutto. Ma per avere il loro nulla osta dovremmo fare un patto con... tu sai chi...>>
Lorenzo sorrise:
<<Questa sarà la vera sorpresa, quando il Consiglio Ristretto si riunirà per ratificare la nomina di Albedo  La nuova maggioranza comprenderà, per la prima volta, anche gli Eterni, il che ci consentirà di togliere di mezzo i membri più recalcitranti dell'Aristocrazia Nera e confinare per sempre all'opposizione la Fratellanza Bianca e i suoi assurdi scrupoli morali>>
Jessica spalancò i suoi occhioni da cerbiatta:
<<Gli Eterni! Ma è troppo rischioso! Persino il venerabile Albedo non può competere con... tu sai chi...>>
Da dietro le spalle spuntò, "ubiqua ai casi e onnipresente negli affari tenebrosi", l'Onorevole Lady Ogilvy: 
<<Non temere, Jessica, è tutto sotto controllo>>
A quel punto la giovane Burke-Roche, mentre faceva la riverenza alla Principessa, capì la raffinatezza della trama ordita dal venerabile Albedo e dal maestro Monterovere:
<<Quindi voi eravate d'accordo fin dall'inizio, Altezza Reale! E vostro fratello, il Duca di Kent?>>
La principessa Alessandra arricciò il suo considerevole naso windsoriano:
<<Io ero e sono l'unica, nella Famiglia, a conoscere integralmente e completamente i piani di Albedo. Non è stato facile recitare la parte della piccola fiammiferaia per tutta la vita. 
Ma da adesso si cambia musica. Li faremo fuori uno per uno, hai la mia parola. 
E riguardo a quell'idiota di mio fratello, naturalmente lui non sa nulla: è già tanto avergli lasciato il controllo della Massoneria britannica e di Chatham House.
Il rapporto con gli Eterni, invece, è molto più delicato. I più pericolosi sono quelli che stanno nell'ombra: ne ho una lista piena, è gente che non muore mai. Quando arrivano intorno ai cent'anni cambiano identità, e continuano a tramare in segreto. 
Ma io li tengo d'occhio e li depennerò dalla mia lista uno per uno, lo giuro, uno per uno!>>
Lorenzo approvò vigorosamente, con un il consueto lampo felino negli occhi.
Jessica, ora che aveva conosciuto anche il nipote, si sentiva in diritto di affermare che i Monterovere erano come i gatti: misteriosi, buffi, imprevedibili, affamati, indomabili, eleganti, teneri, tranne quando erano a caccia, perché in quel caso diventavano feroci e spietati come giaguari.
Il Maestro si rivolse alla sua allieva, dopo aver preso congedo da lady Ogilvy:
<<Jessica,  se vuoi sapere qualcosa di più sugli Eterni, leggi il romanzo Quarta fase di Raphael A. Lafferty, o se vuoi rimanere sui classici, La Fonte Sacra di Henry James potrebbe darti una prima idea, per quanto, come ho sempre cercato di insegnare a tutti i miei allievi, il genere fantastico, sia esso fantasy o fantascienza, va inteso come realismo di una realtà più grande>>.
Jessica annuì, mentre sentiva il brivido che percorre chiunque entri nella "stanza dei bottoni dell'astronave madre":
<<Albedo ha messo insieme una straordinaria concentrazione di potere. Esisterà una qualche opposizione?>>
Il Maestro annuì e si lanciò con fervore in una specie di "lectio magistralis", come era abituato a fare con gli "happy few", i discepoli detti Monteroveriani che seguivano i suoi seminari di Storia delle Religioni, nella soffitta del dipartimento di Filologia Classica:
<<Oh, sì, certo! La Fratellanza Bianca ci accusa di aver abbandonato l'Antica Via della Mano Sinistra. Non hanno torto, Albedo li ha estromessi, ma io vorrei ricucire lo strappo, e lo farò, ma in segreto.
E poi le grandi religioni tradizionali si opporranno al nostro credo.
Quelle monoteiste contesteranno la concezione "diteista", come è legittimo che sia. 
E ben vengano i sani dibattiti sull'intenzione del Demiurgo, sulla natura vera o illusoria del Libero Arbitrio o sull'eventualità che Dio non sia onnipotente. 
Con tutti si riuscirà dialogare, tranne che con l'Islam: per sua scelta, sarà il nostro nemico più intransigente, specie adesso che sta prendendo piede la sua ala fondamentalista, sulla scia del khomeinismo, una delle sciagure dei nostri tempi. 
Io fui uno dei pochi ad avvertire il pericolo.
 "Prima ci chiedono la libertà in base ai nostri principi e poi ce la tolgono in base ai loro".
E' accaduto e accadrà di nuovo.
E' il vizio di tutti i movimenti e i partiti confessionali: prima o poi accadrà anche nel mondo sunnita, persino nella laica Turchia.
Quante volte ne abbiamo parlato, con te e con Waldemar, e con tutti i miei diletti Monteroveriani.
Noi saremo diversi: nessuno sarà mai costretto a diventare un Iniziato e non toglieremo a nessuno la libertà in base ai nostri principi. Noi siamo pluralisti.
Gli stessi Iniziati, posti di fronte ai Misteri, li interpretano in maniera diversa, per cui ognuno, in fin dei conti, ed entro certi limiti di coerenza, avrà la propria Weltanschauung.
Thomas Merton, cattolico, sosteneva che "l'idea che noi ci facciamo di Dio è più rivelatrice di noi stessi che di Lui".>>
Jessica capì che era quell'ultima la frase chiave su cui meditare (ed era tramite quel tipo di frasi che Lorenzo avrebbe continuato, anche a distanza, a proporle l'insegnamento profondo).
Alla fine, l'allieva rispose:
<<Su noi Iniziati rivela il fatto che siamo diffidenti. Non pessimisti, ma diffidenti nei confronti di ciò che i nostri sensi percepiscono, e che noi potremmo fraintendere. Timeo Danaos et dona ferentis>>
Lorenzo ne convenne:
<<Sì, siamo diffidenti, e in fondo una certa diffidenza è il giusto contrappeso ai rischi dell'idealizzazione
Lo so, è una medicina amara, ma sarà quella che permetterà a noi stessi e alla nostra civiltà di sopravvivere a tutti gli assalti che verranno da dentro e da fuori.
Molti periranno, ma i sopravvissuti potrebbero creare modelli interessanti>>

giovedì 5 agosto 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 151. La Somma Sacerdotessa e la Casa degli Spiriti




 Le tre sorelle Ricci-Orsini giunsero ai confini del Sacro Bosco di Confluentia quando era già pomeriggio inoltrato e videro che le cose non erano cambiate granché dai tempi del racconto di Clara Torricelli, la madre di Ettore Ricci.
La differenza maggiore consisteva nell'accentuazione del divario tra le aree coltivate del Feudo Orsini e l'Area Protetta di Confluentia (quello era il nuovo nome dell'Opera Pia, dopo l'ultima ridefinizione del suo status firmata una decina d'anni prima da Elvira Bergantini ed Ettore Ricci), sempre finanziata dalle grandi famiglie, ma patrocinata dal WWF Italia e dalla Lipu e riconosciuta come Area Naturale Protetta della Selva di Confluentia nel censimento del 1991, per iniziativa del consigliere regionale Edoardo Monterovere, con il nulla osta di Diana Orsini e di Iole Bergantini.

L'Area di Confluentia, se vista da lontano, sembra tutto tranne che un'Oasi del WWF.
E' una specie di triangolo: due lati sono costituiti da due corsi d'acqua che confluiscono, e il terzo è determinato dal Viual, il viottolo sterrato che parte dalla Via Nuova, di fianco all'erboristeria (ancora di proprietà della famiglia Bergantini, ma gestita da ragazze del luogo) per poi attraversare la Torricchia, un grande fosso melmoso che drena le acque reflue da Forlimpopoli in giù.



Il Viual continua poi in direzone del Bevano, che invece è un vero e proprio corso d'acqua naturale, in cui confluiscono tutti i vari fossi, canali e torrentelli della zona.
Dalla confluenza della Torricchia nel Bevano prende il nome la zona, così conosciuta sin dai tempi degli antichi Romani.
A nord del Viottolo, verso la bassa e la confluenza, c'era il Bosco Sacro, mentre a sud, verso l'Appennino, c'erano i campi coltivati.
Le antiche residenze sul Viottolo avevano subito la triste sorte della demolizione. I ponti, invece, erano stati restaurati.
L'argine del Bevano, pur non essendo particolarmente alto, era massiccio e ben curato, e il suo ruolo di confine orientale dell'Oasi era stato reso ancor più evidente.
(Soltanto dopo la catastrofica alluvione del 1996 l'argine fu notevolmente rialzato).





Era stata persino ripristinata una "zona umida" ossia uno stagno naturale d'acqua dolce, che era un pallido ricordo delle antiche paludi.
La siepe che proteggeva il Bosco Sacro era molto più fitta, per quanto più curata.
C'era un unico sentiero che introduceva nella selva: niente più possibilità di scelta tra la via larga e la via stretta di evangelica memoria. Ora ce n'era una sola, ma era quella stretta o quella larga?




Il bosco era fitto, ma c'erano tanti piccoli sentieri che permettevano di inoltrarsi nelle varie direzioni.
C'erano molti uccelli: lì gli unici cacciatori ammessi erano i gatti.
Quella volta ad accoglierli non ne venne uno bianco come Albus, che aveva propiziato la visita di Clara Torricelli, futura signora Ricci, nonna paterna delle tre sorelle Ricci-Orsini.

Ne arrivarono ben quattro: uno era rosso, uno era grigio col pelo lungo e leonino, un altro era bianco con macchie nere bizzarramente distribuite e l'ultimo era tigrato, grasso e sornione.
Mentre stavano guardando quei quattro musetti simpatici, all'improvviso, ne arrivò un altro: aveva gli occhi azzurri e il pelo lungo e bianco, come Albus, ma il muso e le orecchie erano neri, così come la parte inferiore delle zampe.




<<Lui si chiama Macchia, non è un nome originale, ma si mimetizza così bene che sembra soltanto una macchia semovente>> disse una voce da dietro una siepe.
Quella voce autorevole apparteneva ad una donna alta e vestita interamente di nero, con tanto di velo e gramaglie, come una vedova dei tempi passati.
La seguivano altre due donne più basse ed egualmente vestite.
Colei che aveva parlato aveva un volto spigoloso, ma senza età, perché non c'erano rughe, ma mancavano le sopracciglia e i capelli.
Aveva un aspetto inquietante, gli occhi freddi di chi è abituato a comandare da molto tempo.

<<Vi stavo aspettando e dal momento che non ci siamo mai viste di persona, ho ritenuto che fosse doveroso da parte mia un gesto di buona educazione. E così sono venuta di persona ad accogliervi in questo luogo di pace e di meditazione.
Sono Iole, la Somma Sacerdotessa di Confluentia, e c'è ancora qualcuno che mi chiama "la Signora dei Fiumi" o persino "la Dama del Lago", anche se quel piccolo stagno non rende giustizia al ricordo delle grandi paludi di un tempo.
In teoria dovreste rivolgervi a me con l'appellativo di Reverenda Madre, ma tra noi non è necessario, poiché condividiamo molte cose, tra cui il sangue degli Orsini.
Margherita, Silvia e Isabella: vi riconosco perché siete comparse tante volte nei miei sogni premonitori>>




Poi indicò le altre due donne, apparentemente della stessa età, e cioè "senza età".
<<Vi presento le mie figlie, Irma ed Ermide. Sì, il secondo è un nome orribile e anche il mio non è gran che, ma glieli ha dati mia madre, Luisa, perché ufficialmente la madre era lei, nei documenti.
So che sapete già molte cose sul nostro conto. Non me l'ha riferito nessuno, ma come vi ho detto mi capita di avere delle premonizioni.
So che sei scettica, Isabella, per cui rispondo alle obiezioni che hai in mente: le premonizioni non vengono a comando e sono come i sogni: difficili da ricordare, difficili da ricostruire e difficili da interpretare.  
Noi Iniziati abbiamo delle tecniche per affinare questo "dono", se vogliamo chiamarlo così. 
Si tratta di un dono ereditario, che si rafforza in maniera genetica.
Un nostro dono di famiglia, potremmo dire>>
Silvia ne aveva già avuto abbastanza:
<<Nostro? Di quale famiglia stai parlando? I fantomatici Bergantini di Villa Inferno? 
Il mio commercialista si chiama Bergantini, ma non ha mai saputo di avere parenti da quelle parti>>
Iole fece un cenno con la mano, rivolto a tutti e a nessuno in particolare:
<<Quanta fretta, Silvia... sei sempre stata così impaziente...
Per prima cosa, tu e le tue considerevoli sorelle, mi seguirete lungo il sentiero, così avrò modo di mostrarvi la mia umile dimora, la quale ha visto tempi migliori, ma è comunque meno spettrale di quel che si crede.
Sì, so quel che dice la gente. La chiamano "la Casa degli Spiriti": è un nome poetico, anche se tecnicamente impreciso, e alquanto vago, come le definizioni ufficiali di Spirito e di Anima, due concetti di cui solo un Iniziato può davvero conoscere la reale natura, attraverso una sorta di intuizione mistica.
Potete anche chiamarla Villa Inferno, è un nome scherzoso che si inventò una mia antenata, perché noi siamo sempre state qui, e qui saremo sempre: alla confluenza dei due fiumi... anche se ora la loro portata idrica è molto ridotta per considerarli tali>>




La casa era stata edificata su una piattaforma sopraelevata, sicuramente per evitare che le piene dei fiumi la allagassero.
Il Bevano scorreva placido nelle vicinanze e il cortile adiacente era protetto da muri di pietra, con varie scalinate che portavano fino alle verande del piano terra.
Era un edificio dalla forma strana, poteva sembrare quasi un incrocio la una pagoda, una piccola piramide a gradoni e una villetta vittoriana.
C'era un piano terra con veranda, un primo piano, una mansarda e al centro una torretta col balcone.
Nelle intenzioni delle Sacerdotesse doveva essere il giusto compromesso tra un'abitazione per anziane signore e un tempio per divinità talmente antiche da aver perduto persino il nome.




<<Be', pensavo che avremmo trovato di peggio>> disse Isabella.
La Somma Sacerdotessa accennò un lievissimo sorriso, che poteva anche essere di scherno, poi indicò alcune sedie:
<<Sediamoci qui in cortile, almeno per il momento. 
Hai ragione Isabella, la casa si presenta bene, se consideriamo che è più vecchia di me, ed io ho quasi cent'anni. Ma devo rispondere a Silvia riguardo all'identità della mia famiglia.
In epoche passate non c'era tutta la burocrazia di adesso, per cui ci si riferiva a noi come alla Stirpe, sottintendendo che era la discendenza delle Somme Sacerdotesse di Confluentia. 
Poi i tempi sono cambiati e dovevamo inventarci un cognome che non desse nell'occhio.
Fu scelto il cognome Bergantini perché era molto diffuso da queste parti ai tempi della mia bisnonna, Viviana, che era stata unita, per mezzo delle Nozze Sacre, a Ludovico Orsini.
Non c'è nessun Bergantini tra i miei antenati, ma in compenso ci sono molti conti Orsini e se proprio fosse necessario un vero cognome, quest'ultimo sarebbe il più vero di tutti.
C'è più sangue Orsini in un un mio capillare che in tutte voi messe insieme.
A che prezzo! Direte. E a che scopo? Vi chiederete.
Generazioni di incesti uno dietro l'altro, un abominio, certo, ma era l'unico modo per rafforzare il nostro "dono" e rinnovare, per mezzo delle Nozze Sacre, il nostro legame con questa terra.
Esistono altri "doni", altre capacità mentali superiori, che in parte si sono sviluppate anche in me, dopo l'Iniziazione, in particolare le memorie ancestrali: ricordo cose vissute dai miei antenati e che nessuno mi ha mai raccontato, ma io percepisco che sono vere.
Sono una Veridica: mi accorgo, in genere, se chi ho davanti mi sta mentendo o dicendo la verità.
Esistono altre doti, alcune in grado di metterci in contatto con entità sovrumane.
So che voi non mi credete, ed è proprio per questo che ve ne parlo: se mi prendeste sul serio, vi sentireste in dovere di uccidermi all'istante. Non ci riuscireste, però, perché gli Iniziati hanno anche un addestramento fisico alle arti marziali, che si mantiene costante nel tempo.
Vi consiglio di non mettermi alla prova, perché persino alla mia età potrei farvi una brutta sorpresa.
Tutte queste doti ci permetteranno di non farci sopraffare dagli automi, poiché tutti gli Iniziati sanno che verrà un giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra l'umanità.
Io stessa ho avuto una premonizione al riguardo: ho visto un uomo che si vantava delle mirabolanti capacità del suo telefono cellulare (che diventerà una specie di computer factotum e un giorno lo vedrete anche voi, per quanto io dubiti che riuscirete a imparare ad usarlo) e l'altro uomo che ribatteva, provocatoriamente: "Come ci si sente ad avere un cellulare più intelligente di te?"




Pensate, io, nella mia casa, non ho nemmeno il televisore: non mi serve. Posso vedere passato e futuro: non a comando, lo ripeto, ma è comunque un passatempo molto interessante ed appagante. Ricordi ancestrali e premonizioni affiorano in modo spontaneo, ma non arbitrario: esiste una logica, difficile da capire, data la nostra attuale limitatezza, ma che ci conduce in una direzione ben precisa, come un faro nella notte, prima che sorga il sole!

La premonizione è un dono presente nella linea di discendenza degli Orsini, per quanto la vostra percentuale di geni "orsiniani" sia molto diluita.
Voi siete "portatrici sane", anche se tu, Silvia, hai una buona capacità intuitiva, che è la premessa a tutti gli altri "doni" che espandono la mente, e per questo gli Iniziati ti hanno sempre tenuta d'occhio.
So che cercate notizie e conferme su di loro, ed io ve ne parlerò, perché ci sono molte cose che ancora non sapete.
Ovviamente non potrò dirvi tutto: sono vincolata al supremo giuramento del Silenzio riguardo ai Misteri Superiori.
Non mi credereste mai, in ogni caso.
Ma voi siete qui per il ragazzo! Temo però che sia troppo tardi...>>

Silvia provò una stretta allo stomaco che sembrò avvolgere anche il cuore:
<<Troppo tardi per cosa?>>
La voce di Iole si tinse di una nota più triste:
<<Sto parlando della sua salute mentale e a voler essere onesti non c'è mai stata molta speranza, al riguardo, fin dal suo concepimento.
Ah, vedo che Isabella è d'accordo. Chissà, magari è lei la vera veggente: sarebbe ironico, visto che è anche la più scettica.
Ma tu Silvia, come hai potuto commettere un errore così grossolano!
Incrociare i geni dei Ricci-Orsini con quelli dei Lanni-Monterovere è stata una pazzia, un azzardo mille volte più grave di tutti gli incesti consumati nelle Nozze Sacre di Confluentia.
Dico sul serio.
Noi almeno, quando decidevamo chi dovesse essere la Sposa e chi lo Sposo, abbiamo sempre cercato l'armonia, e cioè coppie ben assortite.
Margherita e Isabella hanno scelto bene, da questo punto di vista, per quanto ci sia stato qualcuno che le ha indirizzate verso la giusta strada.
Ma tu, Silvia... tu hai fatto l'opposto!>>
Silvia ebbe una reazione paradossale, sembrava quasi contenta:
<<Quindi sono stata io a scegliere! Non c'è stata interferenza da parte degli Iniziati, vero?>>
La Reverenda Madre apparve molto delusa:
<<Mi rimangio le parole che ho detto riguardo alla tua intuizione. 
L'interferenza degli Iniziati c'è stata, eccome! Ma tu sei caduta nella trappola della corrente sbagliata.
C'erano divisioni enormi tra le varie correnti dell'Ordine: all'epoca il consigliere Albedo non era ancora così potente!
E dunque c'erano per te ampi margini di autonomia.
Tu avresti potuto scegliere e avresti dovuto sapere per esperienza personale cosa significa essere figli di una coppia male assortita>>

Silvia le lanciò un'occhiata di fuoco:
<<Non mi piace questo tono e nemmeno questo linguaggio così offensivo verso la mia famiglia>>
Iole si limitò a fissarla, e poi continuò il suo discorso come se niente fosse:
<<Nella tua stessa personalità i geni dei Ricci e quelli degli Orsini fanno a pugni tra loro da una vita. Il temperamento collerico e impulsivo di tuo padre cerca continuamente di prevalere su quello malinconico ed elegiaco di tua madre, con il risultato di continui sbalzi di umore.
Vedo che Margherita e Isabella sono d'accordo: in Margherita è prevalso il temperamento degli Orsini e in Isabella quello dei Ricci.
Purtroppo tu, Silvia, non hai avuto questa fortuna, e non l'aveva nemmeno Francesco, diviso tra la creatività estrosa dei Lanni e le nevrosi di suo padre, Romano Monterovere, di cui sono noti i disturbi ossessivo-compulsivi, le ansie, le fobie, l'ipocondria, la misantropia.
Ah, non c'è che dire: tu e Francesco avete fatto proprio, come si usava dire ai miei tempi, "un bel minestrone". Tutti questi ingredienti buttati a caso nella pentola, senza chiedersi neppure una volta che tipo di brodo stesse borbottando a lento fuoco.
Fuor di metafora: come potevate illudervi di generare figli non predisposti alla sanità mentale?>>
Silvia scosse il capo:
<<Tu non sai niente! Non sono venuta qui per farmi processare da una come te, una sgualdrina che ha avuto un figlio dal proprio stesso padre, e quel figlio era un assassino, e ha rovinato la vita alla mia famiglia! A mio padre!
Se sono qui è solo per avere informazioni su cosa vogliono gli Iniziati da mio figlio e farai meglio a darmele subito o me ne andrò lasciandoti ammuffire qui con quelle due cariatidi mute che chiami figlie!>>
Irma scattò in piedi, e con un vocione quasi maschile dimostrò inequivocabilmente di saper parlare, ed Ermide fece anche peggio, ringhiando improperi di ogni genere.
La Somma Sacerdotessa scosse il capo e sospirò, pur mantenendo un'espressione tranquilla:
<<Elvira ti avrebbe già cacciato a pedate, e anche le mie figlie, ma io sono diversa: non sono impulsiva e nemmeno permalosa. In questo sono molto simile a mio padre, e nella mia vita ho amato solo lui. Per cui sarò anche incestuosa, ma non sono una sgualdrina.
Le mie figlie sono nate dopo la morte di Ippolito. Mia madre scelse per me, come nuovo Sposo per le Nozze Sacre, vostro nonno, Primo Ricci. Era necessario per vincolare questa terra ai suoi nuovi proprietari e così sono nate Irma ed Ermide. Ma io e Primo non eravamo ben assortiti e quindi lui se ne tornò dalla sua bella Clara, ed io non ho più conosciuto un uomo.
Ora però è necessario che io ti spieghi alcune cose, per farti capire bene chi sono gli Iniziati, cosa vogliono ottenere e perché sono interessati alla tua famiglia e a quella delle tue sorelle.




So che conoscete l'esistenza del "Serpente Rosso". Un tempo anche noi ne facevamo parte, e pertanto conosciamo bene la storia del Programma Genetico, i suoi metodi e le sue finalità.
Poi però il consigliere Albedo decise di allontanarsi dall'Antica Via.
La scoperta del DNA aveva spalancato immense prospettive per quella che sarebbe diventata "l'ingegneria genetica".
Albedo si basò sempre più su di essa, mentre noi rimanemmo fedeli alla tradizione.
Siamo Sacerdotesse, persone di fede, e abbiamo continuato a credere nelle Nozze Sacre e nel Patto tra le grandi famiglie latifondiste e la nostra famiglia di stirpe sacerdotale.
Però il conte Achille ci ha tradito, e vostra madre non sapeva quasi nulla di noi, e nemmeno vostro padre. 
Ma il Rito tra la famiglia dei proprietari della terra e la Stirpe sacerdotale va rinnovato per ogni generazione. 
Come vi ho detto, al posto del conte Achille, fu scelto Primo Ricci, l'altro vostro nonno, perché aveva comprato gran parte delle terre. Da lui ebbi Irma ed Ermide, che sono dunque vostre parenti sia dal lato Ricci che dal lato Orsini.
Primo però era innamorato di Clara e non voleva più tradirla e nemmeno che i suoi figli venissero coinvolti.
Dunque, per la generazione successiva, non potemmo scegliere Ettore, ed allora il ruolo dello Sposo toccò a Michele e quello della Sposa a Ida.
Massimo fu concepito a Beltane e dunque sarebbe stato lo Sposo per la generazione successiva, visto che Ettore e Diana avevano avuto tre femmine.
Margherita e Isabella erano già state promesse ai loro futuri mariti, per questo la scelta obbligata eri tu, Silvia.
Pensavamo che, a tempo debito, tra te e Massimo sarebbe potuto nascere qualcosa, se noi avessimo operato in maniera efficace.
E non fare quella faccia! Sareste andati molto d'accordo!
Ma tu hai voluto sposare Francesco Monterovere.
Se avessi avuto una figlia femmina sarebbe stata l'ideale per Vittorio, ma hai avuto un maschio e i due ragazzi alla fine, da amici sono diventati avversari, poi rivali e infine acerrimi nemici.




Comunque, il punto è un altro e cioè che il professor Erich Von Tomaten, il Filosofo Metafisico, Iniziato di Rango Segreto infiltratosi nella sezione Ahnenerbe delle SS, che risiedette, in qualità di interprete, a Villa Orsini tra il '43 e il '45, non voleva rassegnarsi a considerare perduta l'influenza del Serpente Rosso nella nostra Contea.
Von Tomaten era affascinato da questo luogo e da tutti noi, credo che pensasse che qui il tempo si fosse fermato in un'epoca forse mai esistita, ma in qualche modo simile al mito di Merlino e della Dama del Lago: la vostra casa era Camelot e la mia era Avalon.
Lorenzo, il discepolo prediletto del Filosofo Metafisico, doveva cercare di ricucire il rapporto tra noi e Albedo, ma ha fatto qualcosa di diverso.
E' riuscito a sollecitare l'intervento di Albedo, ma ha voluto prendere per sé e per la sua famiglia una fetta della torta.
A quanto pare il Consigliere deve aver trovato qualcosa di interessante, da queste parti, dal momento che ha dato a Lorenzo carta bianca per corrompere mezzo mondo, e lo ha fatto, pur di favorire l'incontro tra te e Francesco e successivamente un accordo tra la tua famiglia e i Monterovere.
Più o meno la stessa cosa che ha fatto adesso per ottenere l'accordo tra i Monterovere e i Visconti-Ordelaffi.
Peraltro tuo figlio era d'accordo: ne aveva parlato direttamente col Visconte a casa di un notaio dalla fama molto losca.
Sì, sì, ti sto dicendo la verità. Del resto, che cosa non si farebbe per amore?
Solo che lui non ha idea di cosa c'è dietro a Lorenzo, e sarebbe meglio non dirglielo, perché potrebbe peggiorare la situazione.
Vedi, proprio adesso Albedo sta per diventare il Maestro dei Maestri, il Venerabile capo dell'Ordine degli Iniziati, e Lorenzo presiederà il Programma Genetico.
E non c'è nulla che tu possa fare per contrastare il potere di Lorenzo e di Albedo.
Adesso è troppo tardi. E' tardi per me, per le mie figlie, per le poche novizie che ci aiutano. 
E' tardi per voi e soprattutto è tardi per tuo figlio>>
Silvia era incerta se andarsene o continuare a porre domande a quella vecchia pazza, ma alla fine la disperazione prevalse, e lei rimase:
<<Ma secondo i tuoi discorsi era già tardi nel momento stesso del concepimento, per cui non vedo come né perché, se fossi venuta prima da voi, ci sarebbe stata qualche speranza...>>
La Reverenda Madre corrugò la fronte:
<<Come ti ho detto, non c'è mai stata molta speranza, ma forse un briciolo ancora poteva esserci.
Elvira sperava che almeno, dopo il suo vaticinio, avreste agito con maggiore prudenza.
Avevate riconosciuto nel ragazzo i talenti delle quattro stirpi, ma invece di insegnargli la prudenza, la pazienza e l'umiltà,  tu e Francesco lo avete incoraggiato a primeggiare, ad eccellere, senza capire che lo stavate esponendo alle invidie di mezzo mondo.
Silvia, non è necessario essere Iniziati per conoscere che le invidie portano male! 
Certo, il Serpente Rosso cerca l'eccellenza, ma in segreto. Vuole il potenziamento delle capacità mentali dell'essere umano, una sorta di evoluzione, ma prima è necessario un lunghissimo percorso di addestramento, di umiltà e di severissima disciplina.
Se cerchi la disciplina, troverai la tua libertà, ma se cerchi solo la libertà, diverrai schiava dei tuoi desideri.
Ecco, questo è il genere di cose che si insegnano, qui, alle novizie e sarebbe stato molto utile anche per tuo figlio un insegnamento di questo tipo.
Ora invece dovrà affrontare la Prova del Dolore senza questi insegnamenti e sarà tutto molto più difficile: ce la farà, sta tranquilla, ma il prezzo sarà elevatissimo.
Si renderà conto, nel peggiore dei modi, che le sue attuali ambizioni sono per lo più infondate>>
Silvia faceva fatica a seguire tutte quelle allusioni:
<<Di quali ambizioni stai parlando? E' solo un adolescente innamorato di una ragazza che, a quanto pare, lo ricambia. Certo, il Savoy è stata un'ostentazione, da parte della famiglia di Aurora. Ho cercato di convincere Roberto a rifiutare una vacanza così scandalosa, ma...>>
La Somma Sacerdotessa fece un gesto d'impazienza:
<<Non è quello, anzi, almeno potrà portarsi dietro dei bei ricordi. 
No, quando parlo di ambizioni penso a qualcos'altro>>
Silvia era stanca delle reticenze dell'altra donna:
<<Cosa?>>
Iole la fissò con occhi gelidi e parlò con voce tagliente:
<<Eredita troppo potere, specie adesso che è fidanzato con l'ereditiera Visconti-Ordelaffi.
Si illude di poter diventare il dirigente delle aziende dei suoi nonni e di quelle dei suoi suoceri.
Ma come potrà mai governare gli altri se non riesce a governare nemmeno se stesso?>>

All'improvviso intervenne Isabella:
<<Ehi, un secondo. Non so cosa gli hai detto, Silvia, ma se ambisce a dirigere il Feudo Orsini, dovrà passare sul mio cadavere!>>
Silvia si schermì:
<<Non gli ho detto nulla io, è stato nostro padre, in punto di morte, gli chiese di giurare che avrebbe studiato economia in un'università prestigiosa, e poi fare un master in agraria o qualcosa di simile, e solo allora, naturalmente partendo dal basso, si sarebbe dedicato all'azienda della nostra famiglia. Lui non voleva, ma il babbo ha insistito e alla fine lui ha giurato e lo sai come sono i Monterovere: non vengono mai meno alla parola data>>
Isabella scosse il capo:
<<Il babbo aveva avuto due ictus e vari anestesie... non capiva più niente alla fine! Non avrebbe mai costretto un povero ragazzo a giurare una cosa simile! Non c'è nessuna promessa, dal momento che a richiederla era una persona ormai non più presente a se stessa.
Quindi, Reverenda Madre, tolga pure il Feudo Orsini dalla lista dei poteri che lui dovrebbe ereditare. 
Quello andrà al mio Alessio!>>

Margherita sgranò gli occhi:
<<Come sarebbe a dire? E' sempre stato il mio Fabrizio l'erede designato
E' il cugino più grande, ed è figlio della sorella più grande, quindi non vedo proprio da dove derivi la tua pretesa di...>>

La Reverenda Madre pose fine all'altercò in maniera brutale:
<<Guardatevi! Le tre considerevoli sorelle Ricci-Orsini! 
Vi state beccando come chiocce per assegnare ai vostri figli un Feudo che nessuno di loro ha chiesto di gestire e non ha la tempra per gestire.
E non l'avete nemmeno voi...>>

Isabella scattò:
<<Ma come ti permetti, vecchia strega, di venirmi a dire come dovrei gestire la mia azienda! Io gestisco anche quelle di mio marito, e gli faccio fare un sacco di soldi, una montagna di soldi!>>
La Somma Sacerdotessa parve divertita:
<<Albedo controlla quasi la metà del Feudo Orsini e tu lo sai meglio di me, Isabella, per cui, almeno per una volta nella vita, scendi dal cocuzzolo della montagna di soldi di tuo marito e prendi atto della realtà.
Quel Feudo non sarà più vostro: lo state perdendo!>>
A quel punto fu Margherita a perdere la pazienza:
<<Abbiamo altre tenute, nella nostra Contea!>>
Iole rispose nel più tagliente dei modi:
<<Perderete anche quelle!>>
Margherita divenne viola come i suoi occhi:
<<Per diciotto generazioni i conti Orsini hanno retto la Contea di Casemurate!>>
La Reverenda Madre non mollò la presa:
<<L'avranno anche retta loro, ma l'abbiamo governata con noi! Siamo state noi a guidarli!
 Noi siamo le garanti della fertilità di questa terra e quindi anche degli stramaledetti soldi che avevate in passato e che ora scarseggiano>>
Silvia tornò in azione:
<<Governavate voi anche quando Ippolito dilapidava il patrimonio di famiglia per creare il Castello Neogotico? Non avete dato prova di grande acume, in quel momento>>

Qui la Somma Sacerdotessa si fermò e poi sorrise compiaciuta:
<<Ecco la mia ragazza, quella che avrebbe dovuto sposare mio nipote... ma lasciamo perdere... volevo solo dire che finalmente sei arrivata al nocciolo della questione.
Era la Nuova Camelot, il nostro sogno. Ippolito era un Iniziato, un membro del Serpente Rosso, e conosceva il Grande Disegno. 
E questo disegno non valeva, ovviamente, solo per noi. 
Ogni Contea avrebbe avuto la sua Camelot. Noi saremmo stati un esempio per gli altri.
Un progetto neofeudale, ma illuminato, giusto ed equo, per un'umanità evoluta e sana e forte e libera. Un mondo neofeudale da intendersi come federale, con istituzioni elettive, equità sociale e diritti individuali, una confederazione di federazioni, ognuna delle quali composta da regni (nazioni), ducati (regioni), comuni (città) e contee (circoscrizioni). Un mondo senza burocrazia, senza oppressione, un mondo di donne libere, uomini liberi e libertà.
E e al di sopra di tutto, un Impero Millenario, governato dall'Ordine degli Iniziati, con una corte itinerante e meravigliosi manieri e castelli neogotici ovunque, come quelli di Balmoral, di Neuschwanstein, di Lichtenstein e soprattutto di Burg Hohenzollern, il castello che Von Tomaten aveva scelto come "La Grande Camelot", o "La Camelot Imperiale Millenaria.












Questo è il sogno degli Iniziati. E' la Via Aurea: non è un bel nome? Dovrete farvelo piacere, perché è tutto quello che c'è e tutto quello che sempre ci sarà!>>

Isabella rise a crepapelle:
<<Oh, è tutto molto commovente, ma per quel che riguarda il nostro "castello" non hai risposto alla domanda fondamentale che sta dietro ogni iniziativa del genere: chi avrebbe dovuto pagare? Chi doveva finanziare la Nuova Camelot di Ippolito Orsini?>>
La Reverenda Madre la fissò con disprezzo:
<<Donna di poca fede! Per te tutto si riduce ai soldi. 
Ma hai comunque diritto a una risposta: li avrebbero versati i Paulucci di Calboli, con cui gli Orsini avevano stipulato un'alleanza matrimoniale. Achille Orsini era fidanzato con Adelaide, la cugina ricca di vostra nonna Emilia.
Sì, questa è un'altra delle verità che non compaiono nella versione ufficiale della vostra gloriosa storia, quella pubblicata dalla diligente Clara Ricci.
E' stato il conte Achille a rovinare tutto: sedusse Emilia, la cugina povera, che era decisamente più bella, ma vostro nonno dovette sposarla senza avere in cambio un centesimo.
Ecco chi ha rovinato il nostro sogno, e ha consegnato la nostra terra alla famiglia Ricci.
Quel giorno fu piantato il seme del male!
Diana sapeva di essere "la figlia della colpa", non amata dai suoi genitori, sacrificata a sposare un uomo che disprezzava...>>
Margherita alzò l'indice della mano destra e lo puntò sulla vecchia:
<<Non ti permettere di parlare così dei miei genitori, lurida sgualdrina incestuosa!>> 
Ogni volta che una di loro perdeva il controllo, Iole sorrideva, come se non si divertisse così da molti anni:
<<Vi state ripetendo, siate più creative, più pungenti. E non abbiate timore: i vostri insulti non mi fanno né caldo, né freddo.
Io so chi sono, nel bene e nel male.
Sono figlia di Ippolito Orsini e anche sua sposa nel rito delle Nozze Sacre.
Sono la garante della fertilità di questa terra, e posso offrire novizie vergini per rinnovare il rito, secondo quanto previsto dal Mandato Celeste che mi ha insignita del ruolo di Somma Sacerdotessa di Uinen, Brigid e Morrigan.
Sono la Signora dei Fiumi, la Dama del Lago, il vertice della Stirpe sacerdotale di Confluentia, la Nuova Avalon e il mio sogno è ancora la Nuova Camelot!
Ho perduto mio figlio, è vero, il mio Mordred, che però ha avuto un figlio e un nipote, Massimo e Vittorio, sui quali faccio ancora affidamento.
Quando Albedo decise di appoggiare le tue nozze con Francesco, Elvira consigliò a sua figlia Ida di cambiare strategia e a Massimo di sposare Elisabetta De Benedictis, figlia di Ginevra Orsini.
E così il vincolo tra la famiglia dei proprietari e quella delle sacerdotesse è stato ricucito.
Quelle nozze si consumarono nella notte di Beltane, qui, a Confluentia.
Nozze Sacre, a tutti gli effetti, da cui è nato il nostro principe, Vittorio, pronipote mio e di Elvira.
E' Vittorio il vero Orsini, è a lui che questa terra è stata consacrata e non risponderà a nessun altro. Voi state puntando tutto sui cavalli sbagliati.
Se tuo padre avesse accettato un patto di alleanza con la famiglia di Michele, tutto sarebbe stato risolto tra noi.
Michele era un Orsini, anche se non lo sapeva, ed ha amministrato il Feudo con mano salda...>>
Silvia ribatté:
<<Era un assassino e un truffatore. Ha ucciso nostra zia Isabella e nostro zio Arturo, ha velocizzato la morte del conte Achille, ha ucciso Federico Traversari, sperando di far ricadere la colpa su nostro padre. Poi ha portato alla rovina il grande Ettore Ricci.
Questo era tuo figlio, quello che hai concepito insieme a tuo padre: fu quello il giorno in cui venne piantato il seme del male>>
La Reverenda madre assunse l'aria di un avvocato che sta per pronunciare la sua arringa:
<<Isabella si donò volontariamente a quel soldato tedesco la notte di Beltane. Non ci fu stupro o violenza: sarebbe stato un sacrilegio. Elvira officiò la cerimonia: voleva bene ad Isabella come se fosse sua figlia. Era presente anche il professor Erich von Tomaten, sostenitore del progetto Lebensborn e Maestro di Lorenzo Monterovere all'università di Hannover.
Tutti loro hanno condiviso il sogno della Nuova Camelot.
Voi eravate lì, ma non contavate niente, non sapevate niente e non avete mai capito niente.
Tranne vostra zia Isabella. 
Era una fanciulla di una bellezza che non aveva eguali, ed era uno spirito libero, sembrava una ninfa dei boschi o dei fiumi. Si innamorò dell'ufficiale tedesco e lo sposò nel rituale delle Nozze Sacre.
Poi un giorno venne a sapere che lui era legalmente sposato, in Germania, e lo lasciò, poi si presentò da noi, chiedendoci di aiutarla ad abortire. 
Voleva uccidere il figlio concepito nel giorno delle Nozze Sacre! Era un doppio sacrilegio!
Elvira l'avrebbe anche fatto, le voleva troppo bene... non era obiettiva nei suoi confronti.
Per questo fui io a prendere in mano la situazione: parlai delle sue intenzioni con Mueller e con Tomaten, i quali cercarono di farle cambiare idea, ma lei era determinata. 
Una sera Isabella fu sul punto di confessare tutto a Diana, violando la riservatezza sui Misteri.
A quel punto autorizzai Michele ad agire, e lui lo fece per salvare Confluentia.
Elvira non fu avvertita: mi assunsi io la responsabilità, dicendo che era un atto dovuto per manifesto sacrilegio e rivelazione dei Misteri.
Ettore, che in fondo era un buon uomo, credeva che Michele l'avesse fatto per evitare uno scandalo che avrebbe potuto danneggiare l'onore degli Orsini.
A quel punto dovevamo decidere come riuscire a ripristinare le Nozze Sacre e il sogno della Nuova Camelot.
Chi meglio di Arturo Orsini poteva essere il nostro nuovo Artù?
Michele cercò di parlargli, ma Arturo liquidò la questione dicendo: "Parlerò con mio padre e con Ettore, e smantelleremo la vostra maledetta Casa degli Spiriti una volta per tutte!"
E con quelle parole firmò la sua condanna a morte e quella di suo padre, ma nel caso di Achille fu un anche un gesto di pietà, visto che aveva il cancro e soffriva molto.
A quel punto ci rimaneva una sola opzione: puntare tutto sul figlio di Michele, e cioè Massimo.
E tu, Silvia, eri la predestinata.
Non sarebbe stato un incesto: lui era solo un tuo lontano cugino, ma avremmo rivelato la sua discendenza e ottenuto per lui il cognome degli Orsini.
Fu tuo padre a commettere il più grande errore della sua vita quando rifiutò in maniera sprezzante l'alleanza matrimoniale con la famiglia Braghiri, dicendo la famosa frase: "Sei il mio miglior servitore, Michele, ma un uomo del mio rango non può dare la propria in sposa al figlio di un servitore".
Da quel momento Michele ha avuto un solo obiettivo: distruggere Ettore.
Elvira lo lasciò fare, ma io non ero d'accordo: la famiglia Ricci era legata a Confluentia, tutte le sorelle di Ettore, tranne Adriana, naturalmente, erano dalla nostra parte, conoscevano i piani degli Iniziati e li approvavano. Non potevamo farci nemica la famiglia Ricci, anche perché Clara sapeva tutto di noi e se non aveva detto niente, era soltanto per salvare l'ordine costituito, dal momento che una faida tra i Ricci-Orsini e i Braghiri avrebbe finito per distruggere entrambe le famiglie, cosa che in parte è accaduta.
Michele era impazzito, non potevamo più controllarlo. Massimo lo offrì a Eclion in cambio della rovina di Ettore ed Elvira officiò il rito, sacrificando se stessa, perché riteneva che la rovina dei Ricci-Orsini avrebbe favorito l'ascesa di Massimo. 
Si sbagliava, naturalmente.
Ma non tutti i guai vengono per nuocere: io divenni la Somma Sacerdotessa, e al contrario di mia sorella, avevo ed ho ancora le idee molto chiare.
La storia, infatti, non finisce qui.
Ora viene il bello, ciò che ancora non sapete, ma che sta accadendo già adesso, mentre noi parliamo. 
Un nuovo Impero sta nascendo, che vi piaccia o no. Albedo ne sarà l'artefice e Lorenzo ne sarà la Guida Spirituale.
Ma i giochi restano aperti tra le varie fazioni: un giorno ognuna presenterà i suoi candidati per la corona che fu di Ottone I il Grande.
E allora ci sarà da divertirsi...>>





Silvia scosse il capo:
<<A me non importa nulla del vostro Impero Millenario: io voglio sapere cosa accadrà a mio figlio. Parla chiaro: cosa vogliono gli Iniziati da lui?>>
Iole la fissò con aria grave:
<<Vuoi davvero conoscere le mie premonizioni sul suo futuro? Ricordati che il futuro non si può migliorare: ogni intervento teso a cambiare in meglio un vaticinio non fa altro che rafforzarlo e renderlo peggiore>>
Silvia era sgomenta:
<<E' davvero così terribile ciò che hai visto?>>
La Reverenda Madre chiuse gli occhi, come per rivedere mentalmente il vaticinio:
<<Non morirà, se è questo che mi stai chiedendo. E non impazzirà, anche se la sua mente subirà una grande trasformazione. Ti può bastare, come rassicurazione?>>
Silvia chiuse gli occhi a sua volta:
<<E' troppo generica. Devo decidere che cosa fare, e se tu mi consigli di non fare niente, devi convincermi che è davvero la cosa migliore, o quantomeno il male minore>>
La Somma Sacerdotessa annuì:
<<D'accordo. Ti dirò tutto, ma ti avverto subito: ciò che ti dirò non sarà affatto piacevole>>