lunedì 25 marzo 2019

Mappe dell'Italia delle Signorie e dei Principati nel 1400 e nel 1500



L'Italia nel 1434 dopo la Pace di Lodi

The Peace of Lodi by Medhelan1395

L'Italia nel 1499



Massima espansione della Repubblica di Venezia nel 1509 alla vigilia della Battaglia di Agnadello

Repubblica Venezia espansione in Terraferma.png

mercoledì 20 marzo 2019

Emblema dei Savoia come Re di Sardegna





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Armi dei capi di casa Savoia

StemmablasonaturaPeriodo
Armoiries Savoie Ancien.svg Armoiries Savoie Ancien - écu moderne.svgd'oro, all'aquila di nero.Conti di Savoia - ante XII secolo
Prime armi concesse come vicari imperiali, probabilmente mai usate dalla famiglia
Arms of the House of Savoy.svgdi rosso, alla croce d'argentoArmi attestate a partire da Tommaso I di Savoia (1177 † 1233)
Coat of arms of the Saxonian ancestry of the house of Savoy.svgpartito, nel 1º di rosso al cavallo spaventato d'argento, nel 2º fasciato d'oro e di nero di otto pezzi al crancelino di verde posto in banda attraversante sul tutto e innestato in punta d'argento a tre puntali di spada di rosso maleordinati composto dalle armi di Westfalia, Sassonia e Angria.Duchi di Savoia
Con l'aumentare della potenza della famiglia, i conti di Savoia sostennero di discendere dalla casa di Sassonia ed inclusero nelle loro armi tale quarto
Armoiries Savoie 1563.svginquartato, nel 1º e 4º partito, nel 1º di rosso al cavallo spaventato d'argento, nel 2º fasciato d'oro e di nero di otto pezzi al crancelino di verde posto in banda attraversante sul tutto e innestato in punta d'argento a tre puntali di spada di rosso maleordinati, nel 2º d'argento seminato di plinti di nero, al leone dello stesso attraversante, nel 3º di nero, al leone d'argento; sul tutto di rosso alla croce d'argento.Il duca Emanuele Filiberto di Savoia(1528 † 1580) inquartò le armi sassoni con quelle del Chiablese e di Aosta, mettendo la Savoia sul tutto:
Armoiries Savoie 1630.svginquartato: nel I controinquartato nel 1º d'argento alla croce potenziata d'oro accantonata da quattro crocette dello stesso, nel 2º burellato d'azzurro e d'argento di dieci pezzi al leone di rosso armato lampassato e coronato d'oro attraversante sul tutto, nel 3º d'oro al leone di rosso armato lampassato e coronato d'azzurro e nel 4º d'argento al leone di rosso armato lampassato e coronato d'oro; nel II gran quarto partito, nel 1º di rosso al cavallo spaventato d'argento, nel 2º fasciato d'oro e di nero di otto pezzi al crancelino di verde posto in banda attraversante sul tutto e innestato in punta d'argento a tre puntali di spada di rosso maleordinati, nel III gran quarto partito, nel 1º d'argento seminato di plinti di nero al leone dello stesso attraversante e nel 2º di nero al leone d'argento; nel IV gran quarto partito, nel 1º cinque punti d'oro equipollenti a quattro punti d'azzurro, nel 2º d'argento al capo di rosso; sul tutto di rosso alla croce d'argento.Il duca Vittorio Amedeo I di Savoia(1587 † 1637) ricevette nel 1630 il Monferrato. Egli ne approfittò per aggiungere alle sue armi altre pretensioni: il regno di Cipro e Gerusalemme, la contea di Ginevra:
Armoiries Sardaigne 1720.svginquartato: nel I controinquartato nel 1º d'argento alla croce potenziata d'oro accantonata da quattro crocette dello stesso, nel 2º burellato d'azzurro e d'argento di dieci pezzi al leone di rosso armato lampassato e coronato d'oro attraversante sul tutto, nel 3º d'oro al leone di rosso armato lampassato e coronato d'azzurro e nel 4º d'argento al leone di rosso armato lampassato e coronato d'oro (Gerusalemme, Cipro e Armenia); nel II gran quarto partito, nel 1º di rosso al cavallo spaventato d'argento (Westfalia), nel 2º fasciato d'oro e di nero di otto pezzi al crancelino di verde posto in banda attraversante sul tutto (Sassonia) e innestato in punta d'argento a tre puntali di spada di rosso maleordinati (Angria), nel III gran quarto partito, nel 1º d'argento seminato di plinti di nero al leone dello stesso attraversante (Chiablese) e nel 2º di nero al leone d'argento (Aosta); nel IV gran quarto partito, nel 1º cinque punti d'oro equipollenti a quattro punti d'azzurro (Genevese), nel 2º d'argento al capo di rosso (Monferrato); sul tutto d'argento, alla croce di rosso, accantonata da quattro teste di moro, attortigliate d'argento (Sardegna); sul tutto del tutto di rosso alla croce d'argento (Savoia)Re di Sardegna
Nel 1720, il duca Vittorio Amedeo II di Savoia ottenne il regno di Sardegna:
Armoiries Sardaigne 1815.svginquartato, nel 1º d'argento, alla croce di rosso, accantonata da quattro teste di moro di nero, attortigliate d'argento (Sardegna), nel 2º gran quarto partito, nel 1º burellato d'azzurro e d'argento di dieci pezzi al leone di rosso armato lampassato e coronato d'oro attraversante (Cipro), nel 2º d'argento alla croce potenziata d'oro accantonata da quattro crocette dello stesso (Gerusalemme), nel 3º gran quarto d'argento alla croce di rosso (Genova) e nel 4º gran quarto di rosso alla croce d'argento brisata da un lambello d'azzurro (Piemonte), sul tutto d'oro all'aquila di nero, sul tutto del tutto di rosso alla croce d'argento (Savoia).Nel 1815, il re Vittorio Emanuele I di Sardegna ottenne Genova: Ne approfittò per semplificare le sue armi:
Armoiries Sardaigne 1831.svginquartato: nel I controinquartato nel 1º d'argento alla croce potenziata d'oro accantonata da quattro crocette dello stesso, nel 2º burellato d'azzurro e d'argento di dieci pezzi al leone di rosso armato lampassato e coronato d'oro attraversante sul tutto, nel 3º d'oro al leone di rosso armato lampassato e coronato d'azzurro e nel 4º d'argento al leone di rosso armato lampassato e coronato d'oro; nel II gran quarto partito, nel 1º di rosso al cavallo spaventato d'argento, nel 2º fasciato d'oro e di nero di otto pezzi al crancelino di verde posto in banda attraversante sul tutto e innestato in punta d'argento a tre puntali di spada di rosso maleordinati, nel III gran quarto controinquartato, nel 1º di nero al leone d'argento, nel 2º d'argento alla croce di rosso, nel 3º d'argento seminato di plinti di nero al leone dello stesso attraversante, nel 4º d'argento all'aquila coronata di rosso col volo abbassato, su un monte di tre cime di nero uscente da un mare d'azzurro movente dalla punta e ondato d'argento; nel IV gran quarto controinquartato, nel 1º di rosso alla croce d'argento brisata da un lambello d'azzurro, nel 2º d'argento al capo di rosso, nel 3º cinque punti d'oro equipollenti a quattro punti d'azzurro, nel 4º d'argento al capo d'azzurro; sul tutto d'oro all'aquila di nero; sul tutto del tutto di rosso alla croce d'argento; sul tutto nel capo d'argento, alla croce di rosso, accantonata da quattro teste di moro di nero, attortigliate d'argento.Nel 1831 il trono passa a Carlo Alberto di Savoia, del ramo dei Savoia-Carignano: riprende le armi del 1720 aggiungendovi diversi quarti (Genova, Nizza, Piemonte e Saluzzo):
Coat of arms of the House of Savoy.svgdi rosso alla croce d'argento.Regno di Sardegna
Nel 1833 i re tornarono ad armi semplificate.
Coat of arms of the Kingdom of Italy (1848-1870).svgdi rosso alla croce d'argento.Nel 1848 le armi reali vengono modificate aggiungendo il tricolore quale ornamento esteriore. La prima modifica è del 1º agosto, successivamente lo stemma verrà ulteriormente modificato il 28 novembre, restando quindi invariato fino al 1870.
Coat of arms of the Kingdom of Italy (1870).svgNel 1870 la Consulta araldica norma lo stemma dello Stato (ma non quello reale)
La Consulta Araldica [...] delibera che lo stemma dello Stato debba d'ora in poi raffigurarsi nel modo seguente:
di rosso alla croce d'argento; lo scudo cimato da elmo Reale ornato di svolazzi d'oro e d'azzurro, coronato di corona Reale, sormontata da una croce trifogliata d'oro, attorniato dal Collare del Supremo Ordine della SS. Annunziata, movente dagli angoli superiori dello scudo; ed interiormente a questo Collare, dalla fascia della Gran Croce dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, più, entro questa fascia, dalle altre due delle Gran Croci degli Ordini, militare di Savoia e della Corona d'Italia, moventi, la prima dalla metà del fianco destro, l'altra dalla metà del fianco sinistro dello scudo, ciascuna colla gran croce rispettiva, pendente sotto lo scudo, a metà della distanza tra la punta ed il fianco laterale, e congiungentisi, le fasce, sotto la punta dello scudo stesso; dalla quale esce ancora la Croce dell'Ordine Civile di Savoia appesa al suo nastro, questo, attraversante sulle fasce degli ultimi due ordini, il tutto al naturale; sostenuto da due leoni al naturale, controrampanti, affrontati, colla testa volta all'infuori, appoggiati sopra due bastoncini d'oro, divergenti in fascia, a modo di svolazzi sottili, da un terzo della punta dello scuso, essi leoni tenenti cadauno un guidone Reale Italiano, a lungo fusto, svolazzante all'infuori; il tutto attraversante sovra un manto di porpora sparso di rose, e di nodi di Savoia d'oro, appannato d'armellini, movente dall'elmo reale; l'intero stemma sotto un padiglione di velluto azzurro, soppannato di raso bianco frangiato d'oro, la frangia attaccata ad un gallone caricato di croci scorciate e di nodi di Savoia alternati; esso padiglione a colmo d'oro, sormontato da una stella d'argento, raggiante d'oro; la base del colmo accostata dalla sommità dei guidoni, fustati d'oro, tenuti dai leoni, e che sono interzati in palo di verde, di bianco e di rosso, il bianco caricato in cuore di uno scudetto di rosso alla croce bianca, bordato di un sottilissimo filetto di azzurro.
Stemma del Regno d'Italia, versione completa dalla deliberazione della Consulta Araldica del Regno d'Italia del 4 maggio 1870
Great coat of arms of the king of italy (1890-1946).svgIl Re porta per grande stemma lo scudo di Savoia cimato con elmo reale coronato colla Corona di ferro; coi sostegni reali, e colle grandi insegne degli ordini equestri reali; il tutto posto sotto al padiglione regio cimato colla Corona reale di Savoia; tutto lo stemma accollato al fusto del gonfalone di Savoia che è cimato coll'aquila sabauda d'oro, ha lo stendardo bifido di rosso, crociato, e soppannato di tela d'argento e colle cravatte azzurre scritte coi motti e gridi d'arme: SAVOYE-SAINT -MAURICE- BONNES NOUVELLES.Nel 1890, con regio decreto del 1º gennaio, viene definito lo stemma del re.

Stemma del Principe ereditario

StemmaBlasonaturaNome del principe o del ramo cadetto
CoA of the prince of Piedmont.svgdi rosso alla croce d'argento, il tutto brisato da un lambello a tre pendenti d'azzurroPrincipe di Piemonte, titolo dell'erede al trono di Casa Savoia. Dal 1861, con l'Unità d'Italia si alternò con il titolo di Principe di Napoli.

Rami cadetti

StemmaBlasonaturaNome del principe o del ramo cadetto
Coa France Family William of Champlitte.svgdi rosso alla croce d'argento, con la banda d'azzurroSavoia-Acaia, Principi di Piemonte
Inizia con Filippo I di Savoia-Acaia (1301 † 1334), figlio di Tommaso I. Ramo estinto nel 1418.
Armoiries Savoie-Nemours.svg Armoiries Savoie-Nemours 1652.svginquartato, nel 1º e 4º partito nel 1º di rosso al cavallo spaventato d'argento, nel 2º fasciato d'oro e di nero di otto pezzi al crancelino di verde posto in banda attraversante sul tutto e innestato in punta d'argento a tre puntali di spada di rosso maleordinati, nel 2º d'argento seminato di plinti di nero al leone dello stesso attraversante, nel 3º di nero al leone d'argento; sul tutto di rosso alla crocve d'argento, brisato da una bordura indentata di rosso.Savoia-Nemours, Duchi di Nemours
Inizia con Filippo di Savoia-Nemours (1490 † 1533), duca di Nemours, figlio di Filippo II di Savoia. Ramo estinto nel 1659. Oggi impiegato dal Principe di Piemonte.
Armoiries Savoie-Nemours 1652.svginquartato: nel I controinquartato nel 1º d'argento alla croce potenziata d'oro accantonata da quattro crocette dello stesso, nel 2º burellato d'azzurro e d'argento di dieci pezzi al leone di rosso armato lampassato e coronato d'oro attraversante sul tutto, nel 3º d'oro al leone di rosso armato lampassato e coronato d'azzurro e nel 4º d'argento al leone di rosso armato lampassato e coronato d'oro; nel II gran quarto partito, nel 1º di rosso al cavallo spaventato d'argento, nel 2º fasciato d'oro e di nero di otto pezzi al crancelino di verde posto in banda attraversante sul tutto e innestato in punta d'argento a tre puntali di spada di rosso maleordinati, nel III gran quarto partito, nel 1º d'argento seminato di plinti di nero al leone dello stesso attraversante e nel 2º di nero al leone d'argento; nel IV gran quarto partito, nel 1º cinque punti d'oro equipollenti a quattro punti d'azzurro, nel 2º d'argento al capo di rosso; sul tutto partito di rosso alla croce d'argento e d'azzurro a tre gigli d'oro brisato da un lambello a tre pendenti d'argento e in cuore da un bastone dello stesso scorciato e posto in sbarra.Enrico II di Savoia-Nemours(1625 † 1659), figlio cadetto di Enrico I, segue l'evoluzione araldica del ramo originale, sostituendo lo scudo centrale di Savoia con un partito di Savoia e Longueville (sua moglie era una Orléans-Longueville):
Armoiries Savoie-Carignan 1630.svginquartato: nel I controinquartato nel 1º d'argento alla croce potenziata d'oro accantonata da quattro crocette dello stesso, nel 2º burellato d'azzurro e d'argento di dieci pezzi al leone di rosso armato lampassato e coronato d'oro attraversante sul tutto, nel 3º d'oro al leone di rosso armato lampassato e coronato d'azzurro e nel 4º d'argento al leone di rosso armato lampassato e coronato d'oro; nel II gran quarto partito, nel 1º di rosso al cavallo spaventato d'argento, nel 2º fasciato d'oro e di nero di otto pezzi al crancelino di verde posto in banda attraversante sul tutto e innestato in punta d'argento a tre puntali di spada di rosso maleordinati, nel III gran quarto partito, nel 1º d'argento seminato di plinti di nero al leone dello stesso attraversante e nel 2º di nero al leone d'argento; nel IV gran quarto partito, nel 1º cinque punti d'oro equipollenti a quattro punti d'azzurro, nel 2º d'argento al capo di rosso; sul tutto di rosso alla croce d'argento alla bordura indentata d'argento.Savoia-Carignano, Principi di Carignano
Inizia con Tommaso Francesco di Savoia (1599 † 1656), principe di Carignano, figlio di Carlo Emanuele I, duca di Savoia.
Armoiries Savoie-Carignan 1656.svginquartato: nel I controinquartato nel 1º d'argento alla croce potenziata d'oro accantonata da quattro crocette dello stesso, nel 2º burellato d'azzurro e d'argento di dieci pezzi al leone di rosso armato lampassato e coronato d'oro attraversante sul tutto, nel 3º d'oro al leone di rosso armato lampassato e coronato d'azzurro e nel 4º d'argento al leone di rosso armato lampassato e coronato d'oro; nel II gran quarto partito, nel 1º di rosso al cavallo spaventato d'argento, nel 2º fasciato d'oro e di nero di otto pezzi al crancelino di verde posto in banda attraversante sul tutto e innestato in punta d'argento a tre puntali di spada di rosso maleordinati, nel III gran quarto partito, nel 1º d'argento seminato di plinti di nero al leone dello stesso attraversante e nel 2º di nero al leone d'argento; nel IV gran quarto partito, nel 1º cinque punti d'oro equipollenti a quattro punti d'azzurro, nel 2º d'argento al capo di rosso; sul tutto partito di rosso alla croce d'argento e d'azzurro a tre gigli d'oro brisato da un bastone di rosso scorciato posto in banda e da una bordura dello stesso.Emanuele Filiberto di Savoia-Carignano sostituì lo scudo centrale con un partito di Savoia e di Borbone-Condé (famiglia di sua madre)
Armoiries Savoie-Carignan-Soissons.svgdi rosso alla croce d'argento alla bordura indentata d'argento.Savoia-Soissons, Conti di Soissons
Inizia con Eugenio Maurizio di Savoia-Soissons, figlio di Tommaso Francesco di Savoia(1599 † 1656), principe di Carignano.
Arms of the House of Savoy-Genova.svg Coat of arms of the savoy-genova line.svgdi rosso alla croce d'argento alla bordura composta d'argento e di rosso.Savoia-Genova, Duchi di Genova
Inizia con Ferdinando di Savoia(1822 † 1855), duca di Genova, figlio di Carlo Alberto di Savoia, re di Sardegna.
Arms of the House of Savoy-Aosta.svg Coat of arms of the savoy-aosta line.svgdi rosso alla croce d'argento alla bordura composta d'oro e d'azzurro.Savoia-Aosta, Duchi d'Aosta
Inizia con Amedeo (1845 † 1890), duca d'Aosta e per poco tempo re di Spagna, figlio di Vittorio Emanuele II di Savoia, re d'Italia.
Armoiries Amédée d'Espagne.svginquartato, nel 1º di rosso al castello d'oro aperto e finestrato d'azzurro (Castiglia), nel 2º d'argento al leone di rosso armato, lampassato e coronato d'oro (Leon), nel 3º d'oro a quattro pali di rosso (Aragona) e nel 4º di rosso alle catene d'oro poste in cinta, in croce e in decusse, caricate nel cuore da uno smeraldo al naturale (Navarra), accompagnato in punta d'argento a una mela granata di rosso, gambuta e fogliata di verde (Granada); sul tutto di rosso alla croce d'argento alla bordura composta d'oro e d'azzurro.Stemma di Amedeo d'Aosta come Amedeo I, re di Spagna(1870-1873)
Escudo Amadeo I.pnginquartato, nel 1º di rosso al castello d'oro aperto e finestrato d'azzurro (Castiglia), nel 2º d'argento al leone di rosso armato, lampassato e coronato d'oro (Leon), nel 3º d'oro a quattro pali di rosso (Aragona) e nel 4º di rosso alle catene d'oro poste in cinta, in croce e in decusse, caricate nel cuore da uno smeraldo al naturale (Navarra), accompagnato in punta d'argento a una mela granata di rosso, gambuta e fogliata di verde (Granada); sul tutto di rosso alla croce d'argento.(altra versione dello stemma di Amedeo I, nel quale lo scudetto in cuore è quello di Savoia e non del ramo cadetto)

Voci correlate

domenica 17 marzo 2019

Armature e simboli degli antichi popoli pagani europei ed eurasiatici




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Roman

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Guerrieri Longobardi, Franchi, Ostrogoti, Avari, Slavi, Vandali e Berberi



I re Longobardi d'Italia, prima della conquista di Carlo Magno

Langobardians



Sotto, la mappa dell'Europa nell'anno 814 alla morte di Carlo Magno


Sotto, lo stemma di Casa Oakgreat

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Max Dalton - "BFF"

giovedì 14 marzo 2019

Vite quasi parallele. Capitolo 140. La fragilità del Regno

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Immortale è il nome di Camelot, eppure la sua gloria durò soltanto una generazione. Che ne fu del re Arturo? E della Tavola Rotonda, che n'è stato? Cosa è stato di tanta nobiltà? Le giostre ed i tornei, i cimieri e le armature: nient'altro fu che vento? Che cosa sono stati, se non erbe di campo?
Come in ogni leggenda, vale il detto "queste cose non avvennero mai, ma saranno ricordate per sempre".
"Gil-galad sugli Elfi solea regnare, quando i giorni eran giovani e belli. Ora tristi cantano i menestrelli, del suo regno perduto tra i monti e il mare".
Quanta nostalgia in quei versi di Tolkien sul regno perduto del leggendario Gil-galad, e quanto dolore per la sua scomparsa. Il ricordo è sempre così, per una sorta di legge universale.
La felicità passata non è più felicità, ma il dolore passato è ancora dolore.
Questa era una delle lezioni più dure che Riccardo Monterovere aveva appreso dalla vita, e lui aveva vissuto tutto senza sconti."He did it the hard way", avrebbe detto Bette Davis.
Tutta la sua vita era stata una specie di guerra di trincea, per difendere se stesso e la propria famiglia dalle avversità della sorte.
"Mancò la fortuna, non il valore" avrebbero chiosato i caduti di El Alamein.
"Era un uomo interminabilmente sopravvissuto a se stesso", avrebbero detto di lui, in seguito, alcuni conoscenti.
Tutto questo era indubitabilmente vero, ma c'era una parte di verità che ben pochi altri conoscevano, e si trattava dei postumi della sua Iniziazione agli Arcani Supremi.
L'incontro con Eclion aveva destabilizzato quel poco di equilibrio che ancora gli rimaneva.
Non c'era da meravigliarsi.
Conoscere di persona un nemico è un'esperienza sorprendente, specie quando ci si rende conto che non è poi così diverso da noi e desidera cose molto simili a quelle che noi desideriamo.
Ci si accorge che forse non c'era nemmeno motivo di entrare un guerra, che tutto il sacrificio compiuto non aveva una motivazione reale, si basava solo su un equivoco, e dunque, in fondo, su una casualità.
Eclion diceva di essere il Signore Oscuro, ma forse era soltanto il portavoce del vero Principe delle Tenebre, la cui identità rimaneva del tutto sconosciuta.
Riccardo non si sarebbe mai piegato a lui, ma non voleva nemmeno una guerra.
Parafrasando un antico proverbio cinese, lo scrittore slovacco Jozef Cíger-Hronský, formulò un celebre aforisma: "Meglio accendere una piccola fiamma, piuttosto che maledire l'oscurità".
A dire il vero le fonti cinesi parlano di una "candela", e così pure Eleanor Roosevelt

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A Riccardo Monterovere piaceva di più la formulazione di Cíger-Hronský, perché la fiamma, o la fiaccola, aveva una connotazione più forte, più virile, più pagana nel senso più alto del termine.
La candela è fragile, la fiamma è forte, ma fa più paura.
In particolare se si trattava della Fiamma di Atar.
Però il Signore del Fuoco tardava a manifestarsi e Riccardo non era nemmeno in grado di dire se questo fosse un bene o un male.
 L'oscurità non può scacciare l'oscurità, ma accendere il fuoco non è facile e può comportare dei rischi.
E poi le tenebre avevano comunque il loro fascino.
Nel buio si vedono meglio le stelle

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La sua vita stava prendendo una piega strana. A volte gli sembrava di andare alla deriva, senza più alcun ormeggio, né alcuna bussola. Si sentiva sempre più diverso dagli altri, ma questo non lo spaventava.
Per essere insostituibili bisogna essere diversi
E intanto il tempo passava.
La primavera di quell'anno, giunta così in anticipo, era diventata quasi stucchevole nel suo odore dolciastro.
Ma nel suo cuore l'inverno non era mai passato.
"Ah la piagata primavera è pur festa se raggela in morte questa morte"
Giorno dopo giorno, l'opaca trafila delle cose, vana più che crudele, aveva imposto nuovamente i suoi ritmi.
Era finito anche il Tirocinio per l'insegnamento e il successivo inserimento nelle graduatorie permanenti dei provveditorati, da cui le scuole chiamavano i supplenti.
All'epoca Riccardo si illudeva di poter essere di qualche utilità a un mondo di adolescenti ormai fagocitati dagli smartphone e da Instagram, oppure sbandati nelle periferie dove lo Stato non esisteva più e forse non era mai esistito.
Era arrivata l'estate.
In quell'estate del 2013 era morto il suo ultimo prozio, Edoardo Monterovere, l'ultimo dei figli di Enrico e di Eleonora Bonaccorsi.
Ai funerali rivide lo zio Lorenzo e lo trovò molto invecchiato: era come se improvvisamente si fosse sentito tagliato fuori dalla "cabina di regia" dell'Ordine degli Iniziati.
Riccardo gli si avvicino con una certa cautela.
Lo zio gli sorrise, ma i suoi occhi erano tristi:
<<Ecco il "sole nascente" della famiglia Monterovere. E' una ruota che gira, e adesso è il tuo momento>>
Riccardo non ne era affatto convinto:
<<Il mio momento? Nessuno dell'Ordine si è fatto più vivo, nemmeno Joanna. A volte mi sembra che sia stato tutto un sogno>>
Lorenzo scosse il capo:
<<Non temere, presto si faranno vivi. A fine estate scade il termine entro cui devi scegliere a quale delle quattro confraternite giurare fedeltà>>
Il nipote sospirò:
<<Sono ancora così confuso. Ma sento il tempo che scorre e la mia età giovane andarsene via con lui, senza aver vissuto pienamente, né aver costruito qualcosa di forte, in grado di resistere alle tempeste della vita>>
Lo zio parve comprensivo:
<<Queste sono le conclusioni che si traggono alla fine di ogni estate.
Cosa c'è dietro all'estate, all'estate che finisce? La mia è finita da un pezzo e ora l'arpa della mia vita suona soltanto le note dell'afflizione.
Ognuno di noi ha il proprio inferno che lo aspetta, ed io ho molte colpe da espiare. 
Incomincio a chiedermi persino se sia stato giusto coinvolgerti nel "grande disegno".
Ma avevo bisogno di qualcosa di superiore in cui credere, qualcosa che mi riscattasse dalla banalità quotidiana. Quando sarà il mio turno>> e fece cenno alla cappella che ospitava le salme dei Monterovere, conti di Querciagrossa, dove i necrofori stavano murando la bara del prozio Edoardo <<vorrei dare disposizione di scrivere sulla mia lapide: "Non fu soldato, non fu mai re, ma aveva un sogno dentro di sé". Ma forse è un po' troppo mielosa... meglio il silenzio del nudo marmo>>
Riccardo ascoltava queste parole, soppesandole nel suo cuore. Le ponderava, ma non se ne rallegrava, perché erano presagio di morte e di sventura.
<<Non sottovalutare ciò che hai fatto, zio. E non sottovalutare i sogni. In loro io sono riuscito a vedere molte cose: il passato, il futuro, la verità...
Me l'hai insegnato tu, o ti sei pentito anche di questo?>>
Lorenzo tardò a rispondere.
Il nipote osservò gli ultimi, lugubri atti della cerimonia.
Quel che rimaneva della sua famiglia, un tempo così numerosa e potente, ormai era per metà sepolto nelle due cripte (quella dei Monterovere a Querciagrossa e quella degli Orsini a Casemurate) e l'altra metà era in preda alla malattia e alla decadenza.
Il rito funebre paradossalmente attenuava il senso di angoscia. Questa del resto era sempre stata la funzione di ogni rito: creare un ordine fittizio per alleviare l'angoscia.
Il rito era tutto ciò che serviva, in certi momenti.
 Come quelli che lo avevano legato a Joanna, dopo l'Iniziazione : "le candele romane, a san Giovanni, che sbiancavano lente l’orizzonte, ed i pegni e i lunghi addii, forti come un battesimo nella lugubre attesa dell’orda (ma una gemma rigò l’aria stillando
sui ghiacci e le riviere dei tuoi lidi, gli angeli di Tobia, i sette, la semina dell’avvenire) e gli eliotropi nati dalle tue mani – tutto arso e succhiato da un polline che stride come il fuoco e ha punte di sinibbio"
<<Su che fragili basi abbiamo edificato il nostro Regno...>> disse infine lo zio.
Folta la nuvola bianca delle falene impazzite turbinava intorno agli scialbi fanali delle tombe: l’estate declinante anticipava, sulla sera, il gelo notturno negli orti che dalle colline scendevano fino ai renai del Panaro.
<<Quale Regno?>> chiese Riccardo.
Lorenzo scosse scosse il capo:
<<Quello degli Iniziati, naturalmente. Ora mi rendo conto che avevi ragione e le tue obiezioni erano fondate. Presto tutti i nodi verranno al pettine e quello che tu avevi previsto si avvererà. Tempo due o tre anni e l'età "buonista" sarà al tramonto, per essere sostituita da un'età che qualcuno chiamerà "populista". Quando quel giorno arriverà, l'Ordine degli Iniziati darà inizio alla fase operativa del "grande disegno".
E per allora, tu dovrai farti trovare pronto per gli incarichi che ti saranno affidati>>

Mappa dell'Impero Veneziano al suo apogeo (1509)

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Storia degli stemmi della Francia

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Stemma della Francia

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Stemma della Francia.
Stemma regno Francia.jpg
Simbolo della monarchia, il "Giglio di Francia" è stato per lungo tempo l'emblema degli elenchi dei re di Francia. Secondo Angelo de Gubernatis, il giglio, simbolo della riproduzione, rappresenterebbe la successione dinastica e l'aumento della popolazione.
Il blasone di gigli compone il cuore degli stemmi di Francia indossati dai re. Inizialmente senza numero definito (seminato di gigli), il numero dei gigli è stato portato a tre da Carlo V. Sotto i Borboni, si è presentato talora accollato al blasone di Navarra (Partito de Francia e di Navarra). Restaurato nel 1814 dopo il periodo napoleonico, ha definitivamente perso la sua qualità di emblema ufficiale nel 1830, sotto Luigi Filippo, che lo sostituì con la carta costituzionale.
Lo stemma di Francia ha fatto parte anche delle armi dei re d'Inghilterra, dalla guerra dei cent'anni fino al 1801, data di creazione del Regno Unito. Peraltro, lo si trova ancora nelle armi del dominion del Canada. Infine compare, con una brisura (bordura di rosso: stemma di Anjou) nelle armi di Spagna.
Nel linguaggio araldico, lo stemma con i gigli rimane definito «di Francia». La maggior parte delle altre repubbliche d'Europa si sono appropriate degli antichi stemmi reali, considerandoli come un segno di sovranità e di continuità nazionale. Il dipartimento francese invece non ha mai voluto adottare questo simbolo.

Bandiere Regno di Francia

Anticamente la Francia aveva adottato una serie di stemmi e bandiere (piuttosto stendardi) diversi.
Ripercorrendo le varie tappe ribadiamo quello scritto sopra ma adesso vediamolo più nel dettaglio.
Il regno di Francia è quell'entità territoriale (ovviamente non statale) sviluppatasi intorno al V-VI secolo d.C., deve la sua fondazione ai re Merovingi, Uno tra questi fu il re Clodoveo, secondo la leggenda; dopo essersi convertito al cristianesimo adotto come stemma o simbolo reale dei gigli.
L'origine dei gigli in araldica è tuttora molto discussa, perché ne abbiamo prove certe a partire dal X secolo, con la dinastia Capetingia, che adotta il seminato di gigli su sfondo blu, come loro anche altri rami collaterali adottano questo stemma, seppur con delle variazioni.
Adesso vediamo l'evoluzione dello stemma, e di conseguenza della bandiera nel dettaglio:

Francia Arcaica o Merovingia (IV-VIII secolo d.C.)

Se prendiamo per vero tutto quello raccontato nella leggenda, il re Meroveo, (figura, oggi possiamo dirlo, realmente vissuta) sembra che abbia adottato come stemma per i franchi salii tre rane, talvolta inserite su uno sfondo blu, il colore delle rane poteca variare dall'oro al rosso, e la bandiera dal blu all'argento (in araldica il bianco si definisce argento).

Francia Carolingia IX-X secolo

Sotto la dinastia Carolingia le cose appaiono più confuse, perché se da un lato compare la croce simbolo dell'impero carolingio, in altre miniature appare uno stemma tagliato da un lato: seminato di gigli d'oro in sfondo blu, dall'altro lato: aquila germanica nera su sfondo oro.
Il giglio sembra che faccia la sua prima apparizione proprio in questo momento, anche se non ha la forma del classico fleur-de lyse medievale.
per quanto riguarda gli stendardi; almeno dalle ricostruzioni storiche essi sono spesso rossi con tre piccoli gigli dorati.

Francia Capetingia (987-1336)

La Francia sotto i capetingi si arricchì notevolmente, dal punto di vista architettonico fu ideato lo stile gotico, comparso già nell X-XI secolo.
Grande e ricca metropoli, Parigi diventava la capitale europea per eccellenza.
Lo stemma classico della Francia capetingio è il seminato di gigli in sfondo azzurro. I gigli rappresentano la discendenza reale, e la speranza di ricchezza e prosperità per tutto il regno, il blu rappresenta la regalità e la pace, obbiettivo fondamentale per la crescita di un regno.

Francia dei Valois (1337-1589)

Nel 1337 il ramo Capetingio si estingue, Il regno viene affidato ai Valois; ramo collaterale dell'estinta dinastia. L'estinzione della dinastia Capetingia causa la guerra dei 100 anni, scatenata dal re Inglese, che è anche lui pretendente al trono di Francia, perché imparentato coi capetingi. Nel 1453 la guerra si conclude con la vittoria dei francesi, guidati da Carlo VII di Valois, aiutato fino al 1431 da Giovanna d'Arco. Lo stemme e la bandiera francese dal 1337 appare semplificato, il seminato è stato sostituito per tre gligli d'oro più grandi, lo sfondo azzurro è adesso più chiaro.
Sia lo stemma che la bandiera nel periodo che va dalla guerra dei cento anni alla fine delle guerre di religione rappresentano la medesima cosa.

Francia dei Borbone (1592 -1792)

Innumerevoli sono le modifiche in questo periodo, la forma dei gigli cambia appaiono più corti e si riempiono di fronzoli, non son più alti e stilizzari come nel medioevo e nella prima età moderna. Sotto Enrico IV lo stemma ha due scudi uno tre gigli d'oro su sfondo blu, l'altro (di Navarra) catenato d'oro su sfondo rosso,sono uniti e appaiono su una baiera bianca, talvolta seminata di gligli.
Sotto Luigi XIII stemma e bandiera perdono lo scudo di Navarra
Sotto Luigi XIV e XV la bandiera subisce alcune modifiche, e nasce la bandiera mercantile (seminato di gigli su sfondo rosso).
Con Luigi XVI la Bandiera è seminata di gilgi su sfondo argento (bianca) e con stemma blu con tre gilgi al centro.
Dopo la rivoluzione Francese, con la Restaurazione monarchica viene adottata una bandiera tutta bianca, spessa priva di gigli.
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L'orifiamma di Saint-Denis

Nel Medioevo l'orifiamma dell'abbazia di Saint-Denis era lo stendardo francese in tempo di guerra. Dietro questo stendardo si batterono le truppe comunali durante la Battaglia di Bouvinmninohoues. Conservato nella Basilica di Saint-Denis, veniva prelevato solo in casi di grave minaccia per il Regno.
"L'orifiamma, sottolinea il barone Pinoteau, eminente araldista, era un gonfalone rosso decorato con fiocchi di colore verde o rosso così da ricordare il sangue versato dai martiri"
"L'orifiamma dell'abbazia di Saint- Denis[...]sarebbe stato chiamato così poiché formato da uno stendardo rosso disseminato di fiammelle dorate"
"Lo stendardo reale (da non confondere con l'orifiamma) serve durante la battaglia a dare indicazioni all'esercito in merito alla posizione del sovrano, i suoi successi o le sue sconfitte. Questo stendardo reale, chiamato anche " Vexillum" era "d'azur semé de fleur de lys d'or" (d'azzurro seminato di gigli d'oro)"
(Tratto e tradotto da: Louis Fontaine, "Le sang et la gloire, des hommes et des batailles qui ont fait la France" Editions de Paris, Ulis 2003, p. 28, 44.)

Emblemi e bandiere dell'Ancien Régime

Durante gli anni dell'Ancien Régime non esisteva ancora un'unica bandiera nazionale. Difatti le bandiere delle navi mercantili erano bianche e blu, a croce o a bande orizzontali alternate. Al contrario, le bandiere del Re erano bianche, a volte con gigli dorati e riportavano le armi e i simboli della casa reale. Le navi del Re (soppresse nel 1748) sbandieravano lo stendardo rosso con i fiori di giglio e anch'esse portavano le armi della casa reale Borbonica. I reggimenti invece avevano delle bandiere a croce bianca con colori molto diversi, cosa che permetteva di distinguerli gli uni dagli altri. Oltre alla sua bandiera caratteristica, ogni reggimento aveva uno stendardo bianco con una croce anch'essa bianca; esso serviva a segnalare, durante le crociate, la posizione del posto di comando.

La bandiera bianca

Era totalmente una bandiera bianca (senza i fiori di giglio), e ondeggiò per l'ultima volta su un palazzo ufficiale a Parigi il 31 luglio 1830 (sull'Hôtel des Invalides) e a Algeri il 16 agosto dello stesso anno (ancora più tardi nelle isole remote, dove la notizia del cambiamento di bandiera giunse più tardi). Dopo la caduta del Secondo Impero, la bandiera bianca fu la condizione sine qua non di Enrico d'Artois (1820-1883) per salire sul trono nel 1873. Questa esigenza portò all'instaurazione della Terza Repubblica. Oggi la bandiera bianca è sempre l'emblema dei legittimisti, che rifiutano la bandiera tricolore, macchiata, secondo loro, dal sangue di Luigi XVI.

Il vessillo tricolore

La bandiera comunemente conosciuta come il tricolore; composta da tre colori tra cui 2 sono i colori della città di Parigi, il rosso e il blu, e al centro quello della regalità: il bianco.
In occasione della rivolta capeggiata da Étienne Marcel nel 1358 vi era stato un tentativo di imporre i colori della città di Parigi anche alla famiglia reale di Francia, più in particolare al Delfino Carlo (divenuto poi nel 1365 Carlo V di Valois detto "il Saggio" da non confondersi Con Carlo V d'Asburgo imperatore del Sacro Romano Impero nato a Gand nel 1500)
Fu nei giorni della Rivoluzione francese, tra domenica 12 e venerdì 17 luglio 1789 che i tre colori furono adottati come i colori della libertà e il popolo se ne appropriò con entusiasmo. Prima di quel momento il tricolore apparteneva esclusivamente al Re e compariva nell'uniforme delle sue guardie scelte, ma già in occasione della Festa della Federazione (14 luglio 1790) fu rappresentato in svariati modi su stendardi e coccarde, e, in particolare fu associato alla divisa della Garde Parisienne, chiamata Guardia Nazionale.
Il primo emblema nazionale tricolore fu istituito per un decreto della Assemblea Nazionale Costituente il giorno 24 ottobre 1790. Non si trattava di una vera e propria bandiera nazionale, ma era destinata alle marina civile e militare. Era bianco, colore ormai identificato come simbolo della Francia repubblicana e non più della monarchia e recava in alto, vicino all'asta il tricolore incorniciato da una striscia rossa all'esterno e blu vicino all'asta.
Invece il disegno della bandiera di Francia come la conosciamo noi fu adottato il 15 febbraio 1794 (secondo il calendario rivoluzionario: 29 "Piovoso" del II anno della Rivoluzione) dalla Convenzione nazionale. Fu il pittore Jacques-Louis David che concepì l'idea di disporre il blu presso l'asta e il rosso, colore più vivo, sulla parte esterna del vessillo.
Fu nel 1812 che Napoleone decise di adottare la soluzione di David come bandiera nazionale "in terra e in mare"; poco a poco essa si impose come simbolo della nazione intera tranne negli anni della Restaurazione(1815-1830) in cui fu riportata in auge la bandiera bianca.

Simboli dell'Impero francese

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Primo Impero francese.

Simboli della Repubblica francese

Un simbolo della Repubblica francese è un emblema della nazione francese che si inscrive nella tradizione repubblicana.
Gli emblemi nazionali della Quinta Repubblica francese sono[1]:
Altri simboli sono[2]:
  • La MarianneMarianne
  • il 14 luglio14 juillet
  • il gallo, coq
  • il fascio littoriofaisceau de licteur
  • il gran sigillo di FranciaLe sceau

Le drapeau tricolore

Le drapeau (la bandiera) è di colore rosso, bianco e blu. È per i francesi un simbolo molto importante.
Vedi: Bandiera della Francia

La Marseillaise

Vedi: La Marsigliese

Liberté, Égalité, Fraternité

Vedi: Liberté, Égalité, Fraternité

Marianne

Vedi: Marianne

14 juillet

Vedi: Rivoluzione francese

Le coq

La scelta del gallo come simbolo francese risale all'Antichità e trae origine dall'assonanza tra gallus (gallo in latino) e Gallus (abitante della Gallia). Benché sia spesso utilizzato come simbolo del paese, specialmente delle federazioni sportive, non è mai figurato tra i simboli ufficiali. Tuttavia, compare - con una sfera sotto le zampe - sul primo e sul secondo controsigillo di Luigi Filippo, alla punta delle bandiere che sono incrociate in decusse dietro le armi (lo stemma) di Orleans (1º controsigillo) o dietro il libro aperto che rappresenta la carta costituzionale (2º controsigillo), come sulla punta delle bandiere e degli stendardi della marina, sotto la Monarchia di Luglio. Nella stessa epoca, i sigilli usati per i trattati internazionali mostrano un gallo, la parola France circondata di raggi, la carta del 1830, una corona chiusa, la Legion d'onore, una corona d'alloro e di quercia, e delle bandiere, delle quali quattro su sei sono sormontate dal gallo.
Lo si ritrova anche nell'iconografia del Gran sigillo di Francia e ha rappresentato un'alternativa alla Marianna su francobolli di uso corrente.

Le faisceau de licteur


Fascio littorio nel simbolo della Repubblica

Altri

L'Esagono

Ispirato dalla forma geografica del paese, che viene soprannominata Hexagone, questo emblema è riprodotto fra l'altro sulle monete e su alcuni documenti.

La Repubblica francese si è dotata nel settembre 1999 (sotto il governo di Lionel Jospin) di un logo che richiama la bandiera nazionale sotto forma di rettangolo allungato, la cui parte bianca prende la forma del profilo di Marianneche guarda verso destra. Sotto il simbolo si trovano le scritte Liberté Égalité Fraternité e République Française (le due maiuscole richiamano le iniziali RF).

Simboli popolari della cultura francese

I simboli popolari

  • La baguette;
  • Il basco nero;
  • Il pompon rosso del marinaio;
  • Il formaggio (roquefortcamembert);
  • Alcuni piatti regionali (bœuf bourguignoncassoulet du sud-ouestchoucroute alsacienne, la quiche lorraine, il jambon beurre parigino...);
  • La Festa della Federazione del 14 luglio (balli dei pompieri, ritornelli e filastrocche, fuochi d'artifici, parate militari);
  • Il vino (in particolare lo champagne);
  • Le cosce di rana (i britannici chiamano i francesi Froggies e sono chiamati da questi rosbifs).

I simboli all'estero


La Torre Eiffel, uno dei simboli più celebri di Parigi (che non è la Francia da sola)

Note

  1. ^ Article 2 de la Constitution du 4 octobre 1958 - (al.1) « La langue de la République est le français. (al.2) L'emblème national est le drapeau tricolore, bleu, blanc, rouge. (al.3) L'hymne national est La Marseillaise. (al.4) La devise de la République est « Liberté, Égalité, Fraternité ». (al.5) Son principe est : gouvernement du peuple, par le peuple et pour le peuple. Texte de la constitution sur le site du Conseil constitutionnel
  2. ^ Les symboles de la République française - Présidence de la République

Voci correlate


Stemmi storici