Il Regno Lombardo-Veneto fu uno Stato dipendente dall'Impero austriaco concepito dal cancelliere Klemens von Metternich all'inizio della Restaurazione seguita al crollo dell'impero napoleonico, la cui nascita venne sancita nel 1814 dal Congresso di Vienna. Il Lombardo-Veneto perse quasi tutta la Lombardia (eccetto Mantova e la riva sinistra del Mincio) nel 1859, quando questa venne annessa al Regno di Sardegna al termine della seconda guerra d'indipendenza italiana, ma il Regno cessò di esistere nel 1866 con l'annessione del Veneto, della provincia di Mantova e del Friuli al Regno d'Italia sancita dal Trattato di Vienna.
Lombardia e Veneto, separate dal
Mincio, ebbero ciascuna un proprio
Consiglio di Governo, affidato ad un Governatore, e distinti organismi amministrativi detti
Congregazioni Centrali, alle cui dipendenze stavano le amministrazioni locali, tra cui le
Congregazioni Provinciali e le
Congregazioni Municipali; le due regioni furono rispettivamente organizzate in 9 e 8 province o delegazioni
[7].
Le competenze del Governatore, attraverso il Consiglio di Governo, erano assai ampie e riguardavano: censura, amministrazione generale del censo e delle imposizioni dirette, direzione delle scuole, lavori pubblici, nomine e controllo delle Congregazioni Provinciali. Oltre, naturalmente, al comando dell'
esercito imperiale stanziato nel Regno, che, negli anni successivi si sarebbe occupato soprattutto di garantire l'ordine pubblico.
L'amministrazione finanziaria e di polizia, infine, era sottratta al Consiglio di Governo ed attribuita direttamente al governo Imperiale a Vienna, che agiva attraverso un Magistrato camerale (Monte di Lombardia, zecca, lotto, intendenza di finanza, cassa centrale, fabbricazione di tabacchi ed esplosivi, uffici delle tasse e dei bolli, stamperia reale, ispettorato dei boschi e agenzia dei sali), un Ufficio della Contabilità, una Direzione generale della Polizia.
Considerata la eccezionale centralizzazione del potere nelle mani del Governatore, nominato da Vienna, e del governo imperiale, ben si comprende come il ruolo del Viceré fosse assai marginale, ridotto a mera rappresentanza. A tal fine egli manteneva splendidi palazzi, ove teneva corte.
Sovrani
Al trono del Lombardo-Veneto si sono succeduti i seguenti Sovrani:
Viceré
I vari sovrani hanno regnato attraverso i seguenti
Viceré:
[19]
Governatori o Luogotenenti
I Viceré hanno retto il Regno attraverso i seguenti governatori o luogotenenti:
Lombardia
- 23 marzo 1848 - 6 agosto 1848: occupazione della Lombardia da parte dei Piemontesi in corrispondenza del plebiscito di annessione
Veneto
- 23 marzo 1848 - 24 agosto 1849: coesistono l'autorita della rinata Repubblica di Venezia e dell'amministrazione austriaca
Geografia antropica
Suddivisioni amministrative
Le province del Regno Lombardo-Veneto
L'unione fra le due regioni del regno era assai labile, e così l'amministrazione reale del territorio fu affidata a due distinti Consigli di Governo facenti capo ai due Governatori. Le classi agiate erano rappresentate nelle due Congregazioni Centrali, nominate dai Governi su proposta delle stesse, che erano composte da un nobile e un possidente per ogni provincia, un borghese per ogni città, e il governatore quale membro e presidente di diritto.
I due Governi della
Lombardia e del
Veneto erano suddivisi in diciassette
Province. Ciascuna Provincia era retta da una Delegazione Provinciale, istituita per la prima volta il 1º febbraio
1816 e al cui capo era posto un Regio Delegato, che sostituiva il prefetto napoleonico. In ogni Provincia era inoltre presente una Congregazione Provinciale composta per metà da nobili e per metà da possidenti locali, nominati per sei anni dal Governo su proposta delle autorità locali. I
deputati provinciali erano proposti al Governo dalla Congregazione Centrale la quale sceglieva sulla base di terne presentatele dalle Città e dalla stesse Congregazioni Provinciali uscenti. Le prime nomine nel 1815 furono fatte direttamente dall'imperatore, mentre in seguito per rinnovi parziali triennali. Le Congregazioni vennero sciolte durante il periodo di governo militare del regno fra il 1848 e il 1857. Le Congregazioni erano composte da quattro o sei o otto deputati provinciali, più un deputato per ogni città, più il Regio Delegato in qualità di componente e presidente di diritto.
Province Lombarde
|
Province Venete
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Ogni Provincia era suddivisa in Distretti, di cui 127 in Lombardia e 91 nel Veneto. Ogni Distretto era suddiviso in
Comuni, cellule di base dell'amministrazione pubblica. A seconda della loro popolazione, i Comuni potevano appartenere a tre classi differenti:
- Comuni di I classe, con abitanti superiori alle 10.000 unità, capoluoghi controllati direttamente dalle Delegazioni Provinciali, avevano un Consiglio Comunale di non più di 60 membri;
- Comuni di II classe, con una popolazione compresa tra i 3.000 ed i 10.000 abitanti, dotati di un Consiglio Comunale di almeno 30 membri, erano sottoposti ad un Cancelliere del Censo
- Comuni di III classe, con una popolazione inferiore ai 3.000 abitanti, erano diretti dall'Assemblea dei proprietari che si riuniva una volta l'anno, alla presenza del Cancelliere del Censo, per nominare i funzionari e per approvare il bilancio e i tributi, mentre nella restante parte dell'anno venivano delegati tre proprietari per l'ordinaria amministrazione.
La questione della "capitale"
Il Palazzo Reale di Milano, residenza formale del Viceré austriaco nel Regno Lombardo-Veneto dal 1815 al 1859
All'interno di tutte le forme di amministrazione del governo Lombardo-Veneto, vennero formalmente mantenute le divisioni tradizionali tra Lombardia e Veneto, a loro volta unitamente dipendenti dall'Impero d'Austria.
È altresì vero, però, che l'Imperatore nominava un suo rappresentante amministrativo e legale nei suoi territori italiani, il quale prendeva il nome di
Viceré. È bene premettere che molti dei Viceré del Regno, anche se formalmente accettanti l'incarico, non risiedettero mai entro i confini del Lombardo-Veneto, preferendogli di gran lunga la corte austriaca e l'amministrazione imperiale. Ad ogni modo i Viceré avevano la loro sede formale al
Palazzo Reale di Milano, il quale accoglieva gli appartamenti del Viceré che erano utilizzati come residenza ufficiale anche dall'Imperatore quando questi si trovava in visita nel Regno. La residenza di campagna era rappresentata dalla
Villa Reale di Monza.
La preferenza di Milano su Venezia per la scelta di una residenza, era dovuta a due fattori fondamentali: innanzitutto essa era una città strategicamente importante per tutta l'area dell'Italia settentrionale e soprattutto l'aristocrazia patriziale milanese era molto più incline a vedere un sovrano che direttamente risiedeva entro i propri confini che non i repubblicani veneziani. Peraltro questa tradizione di residenza milanese, seguiva le orme di quanto aveva fatto già
Maria Teresa d'Austria ponendo la sede dell'antico
Ducato di Milano a Milano. Tale territorio era stato tradizionalmente austriaco da molto più tempo rispetto a quello veneto, che invece era giunto entro i possessi della real casa d'Austria a partire dal crollo della
Repubblica di Venezia nel
1797 e che era andato consolidandosi effettivamente solo a partire dal Congresso di Vienna.
Ordinamento giudiziario
Il Senato di Giustizia
Il palazzo del Senato di Milano
Il senato di giustizia del Regno Lombardo-Veneto dopo che lo stato venne costituito, venne aperto ufficialmente il 7 aprile
1815, con sede a Vienna, rimanendo nella capitale imperiale sino al 28 giugno
1816, ovvero sino a quando il comandante Bellegarde non poté assicurare l'indiscusso potere austriaco sull'area della Pianura Padana. Nelle sessioni di questa prima fase vennero trattati gli affari giudiziari relativi al
Veneto ed alla
Dalmazia.
A partire dal 30 giugno
1816 apprendiamo che l'Imperial Regio governo diede disposizioni perché a partire dal 1º agosto
1816 venisse attivato il Senato di Giustizia del Regno a favore dell'intero stato da poco costituito e come tale che riprendesse l'attività amministrativa e deliberativa direttamente sul territorio italiano. Esso aveva essenzialmente il compito di controllare che tutte le azioni di governo si svolgessero "secondo la legge stabilita". Tale organo era praticamente un grande tribunale, ovvero aveva il compito di avallare le condanne più gravi che poi dovevano essere sottoscritte dall'Imperatore, giudicando delitti come la lesa maestà, la sommossa generale, fino a irrogare il carcere a vita o addirittura la pena di morte nei casi più gravi.
In base alla sovrana risoluzione dell'11 aprile
1829, apprendiamo che il senato era retto da un presidente e da dieci consiglieri aulici, sei austriaci, quattro italiani (solitamente due lombardi e due veneti).
Il Senato sopravvisse difatti sino al 3 gennaio
1851 quando il Feldmaresciallo Radetzky, con parere favorevole dell'Imperatore, visti i recenti disordini che le rivoluzioni avevano portato soprattutto in Lombardia, ne decise la soppressione e i compiti amministrativi di sua precedente competenza vennero trasferiti al Ministero della Giustizia, quindi a Vienna, altro punto che gettò il Lombardo-Veneto nel malumore, sentendosi gli abitanti di queste regioni privati di un'importante pietra miliare: l'autonomia nella giustizia.
L'amministrazione della giustizia
L'amministrazione della giustizia nel regno Lombardo-Veneto era suddivisa in tre gradi: Pretura e Tribunale, Tribunale d'appello e Supremo Tribunale di Giustizia. Ciascun capoluogo provinciale era sede di un tribunale di primo grado, mentre nei due centri regionali di
Milano e
Venezia erano presenti due corti d'appello. Al vertice del sistema si trovava il Senato, la Corte di Cassazione del Regno, che era stabilita a
Verona, presso il Palazzo dei Capitani, a capo del quale venne posto il conte d'Oettingen-Wallerstein.
Circa la giustizia lombardo-veneto sovente gli storici hanno ravvisato incongruenze ed inesattezze tra i vari emendamenti legislativi pubblicati dal 1815 al 1859, il che si ritiene fosse alla base di fraintendimenti, disordini e dei consequenziali inasprimenti delle pene, soprattutto dopo i due periodi rivoluzionari della
prima guerra di indipendenza. A differenza di altri domini austriaci in Italia come il
Granducato di Toscana, nel Regno Lombardo-Veneto la pena di morte non era stata abolita e continuava ad essere comminata per lesa maestà, ribellione ed altri gravi reati, anche se più della metà delle condanne a morte si trasformarono in ergastoli, esili o vennero amnistiate.
In parallelo, altrettanto diffuso, era l'esilio o il carcere duro che la giustizia lombarda e veneta prescrisse in quegli anni in special modo per i cospiratori rivoluzionari ed i carbonari i quali erano presenti in gran numero su tutto il territorio. Vittime illustri di questa giustizia furono
Silvio Pellico,
Piero Maroncelli e
Federico Confalonieri. Il carcere duro era rappresentato dalla
Fortezza dello Spielberg presso
Brno, in
Repubblica Ceca, allora parte remota e sperduta dell'Impero austriaco.
Tutte le milizie armate non austriache, e perciò gestite da italiani soggetti all'amministrazione austriaca (come la guardia civica o polizia municipale), indossavano la caratteristica giubba verde, il che li fece soprannominare non senza un tocco di malizia "remolazz" ovvero "sedani", un termine che in
lombardo è usato tradizionalmente per indicare un individuo sciocco, uomo da poco, inesperto, ignorante.
La magistratura contabile
Il Senato camerale di finanza, attivato il 9 aprile
1816, era la speciale magistratura cui era affidata la superiore autorità fiscale del Regno. Avente sede a
Palazzo Marino, assomigliava ad una moderna Corte dei Conti. Presieduto dal governatore, l’organismo preparava il bilancio dello Stato, ma il suo potere era limitato dal Governo, dalla Camera Aulica di
Vienna, e ovviamente dall’imperatore, che potevano bloccarne le deliberazioni. In seguito alla notificazione del 15 giugno
1830, il Senato fu sostituito da un unico Magistrato camerale.
[34]
Esercito del Regno Lombardo-Veneto
Soldati d'esercito nel Regno Lombardo-Veneto (1859)
L'esercito del Regno Lombardo-Veneto constava di nove reggimenti che facevano parte del più vasto esercito imperiale. Essi erano:
23° (Lodi),
38° (Brescia),
43° (Bergamo),
44° (Milano),
55° (Monza),
13° (Padova),
16° (Treviso),
26° (Udine),
45° (Verona).
Inoltre il Lombardo-Veneto forniva il personale che costituiva: i battaglioni cacciatori da campo (Feldjäger-Bataillone) N° 6, 11, 18 (lombardi), 8 e 25 (veneti), i reggimenti ulani (unità di cavalleria armate di lancia) N° 9, 11 (lombardi), 6 e 7 (veneti) ed il reggimento dragoni N° 8. tra questi reggimenti venne creato durante l'incoronazione di
Ferdinando I d'Austria a
Milano il corpo della Guardia del Corpo nobile Lombardo-Veneta
[35][36]
Contingenti lombardi e veneti erano altresì destinati a servire in tutte le altre unità combattenti e di servizio dell'armata imperiale: artiglieria da campagna (reggimenti N° 3, 6, 9 e 10), lanciarazzi (racchettieri) e artiglieria costiera, genio (battaglioni N° 1, 2, 6, 9, 10, 11) e
pionieri (battaglioni N° 2, 6). Sudditi del Regno formavano gli equipaggi della flottiglia dei laghi italiani e del Danubio, oltre naturalmente che della marina da guerra: alle province di Treviso e di Venezia (distretti di leva del reggimento di linea N° 16) spettava infatti alimentare il Corpo Marinai, mentre alle province di Padova e di Rovigo per intero e Vicenza in parte (distretti di leva del reggimento N° 13) e a quelle di Udine e di Belluno (reggimento N° 26) spettava inviare i contingenti annui alla fanteria ed all'artiglieria di Marina. Nel territorio del Regno era reclutata anche la gendarmeria locale (Gendarmerie).
(Ripartizione territoriale della monarchia ai fini del completamento dell'Armata dell'8 dicembre 1856)
Una modifica alla ripartizione territoriale del 1856 venne introdotta tre anni dopo. Già con la chiamata di leva dell'anno di guerra 1859 (seconda guerra di Risorgimento italiano), le reclute prima assegnate ai reggimenti ulani N° 7 (veneto) e 9 (lombardo), che divennero ambedue galiziani, furono avviate ai reggimenti dragoni N° 1 e 3.
(Ordinanza circolare del 17 gennaio 1859)
Il battaglione era la pedina fondamentale per dosare le forze in funzione del compito da assolvere; in guerra contava 1336 uomini suddivisi in 6 compagnie; la compagnia contava 221 uomini (4 ufficiali, 2 sergenti maggiori "Feldwebel", 4 sergenti "Zugsführer", 8 caporali, 12 sotto-caporali "Gefreite" e 191 soldati semplici inclusi tamburini, trombettieri, zappatori, conducenti e attendenti).
Sul piede di guerra il reggimento era formato da 4 battaglioni operativi (uno di granatieri su 4 compagnie e tre di campagna su 6 compagnie), più il 4º battaglione di campagna, destinato di norma di presidio nelle guarnigioni, e quello di deposito su 4 compagnie, per un totale di 6886 uomini delle 32 compagnie, compreso lo stato maggiore di reggimento, di cui faceva parte la banda musicale che sempre seguiva il reggimento in campagna. Il carreggio, affidato ad un apposito sottufficiale denominato "Wagenmeister", era composto da 32 carri e 76 cavalli, inclusi la fucina da campo ed il carro ambulanza.
(Organisationsstatut für die k.k. Armee, 26 gennaio 1857)
Religione
L'arcivescovo Karl Kajetan von Gaisruck, eletto alla cattedra milanese su pressione dell'Imperatore Francesco I
La religione era forse l'argomento che più di ogni altro univa il Regno Lombardo-Veneto al suo interno e con l'Impero Austriaco, in quanto entrambe le nazioni avevano alla loro base una profonda fede cristiana e come tale il
cattolicesimo era stato dichiarato religione di Stato.
A Venezia, permaneva un copioso nucleo ebraico con sede nel
ghetto di
Cannaregio. A Milano il cattolicesimo, ad ogni modo, aveva pesantemente risentito delle riforme apportate da
Giuseppe II alla fine del Settecento, il quale aveva soppresso molti conventi e monasteri nel tentativo di incamerare i beni della chiesa nelle casse statali dell'allora
Ducato di Milano. La nuova politica austriaca consistette quindi in una parziale e formale riconciliazione con la chiesa milanese, alla quale vennero concessi nuovi onori e privilegi da poter esercitare come ad esempio la presidenza spirituale dell'ordine cavalleresco lombardo-veneto della
Corona Ferrea. Non mancarono ad ogni modo le pesanti pressioni d'influenza anche nell'ambito ecclesiastico appena dopo la costituzione del Regno: a Milano, ad esempio, nel 1818 venne eletto arcivescovo l'austriaco
Karl Kajetan von Gaisruck che rimase in carica sino al 1846, governando la diocesi per una buona parte della vita del neonato regno lombardo-veneto.
Nelle terre del Regno Lombardo-Veneto la Chiesa cattolica contava sulle seguenti diocesi:
Lombardia
Province venete
Lingue del Regno
Idioma ufficiale del Regno Lombardo-Veneto era l'
italiano, lingua nella quale veniva impartita l'istruzione elementare, che era gratuita per tutti i bambini del Regno.
Monetazione
Numismatica lombardo-veneta
Proseguendo nella strada già tracciata sotto il dominio francese, dal 1822 il Lombardo-Veneto conobbe una radicale trasformazione anche in cambio monetario.
Il sistema di conto scelto fu quello milanese, restaurato dopo la parentesi napoleonica e preferito in quanto già armonizzato ai modelli tedeschi, mentre non fu restaurato l'antico retaggio di epoca medievale della complessa monetazione della Repubblica di Venezia. La coniazione austro-milanese consisteva in una monetazione nei classici tre metalli (oro, argento, rame), la quale andò a differenziarsi e perfezionarsi sotto i diversi sovrani che regnarono. All'epoca della sua fondazione nel Regno Lombardo-Veneto circolavano ancora le valute francesi, in quanto i pesanti debiti contratti in guerra non permettevano un'immediata coniazione. Fu solo dal 1822 che vennero proposte le nuove monete:
- Sovrana
- 1/2 Sovrana
- Scudo Nuovo da 6 lire
- 1/2 Scudo Nuovo (o fiorino)
- 1 lira austriaca
- 1/2 lira austriaca
- 1/4 di lira austriaca
- 5 centesimi (o soldo, in quanto un ventesimo di lira)
- 3 centesimi
- 1 centesimo
Fu
Francesco Giuseppe ad apportare le prime variazioni nel sistema monetario Lombardo-Veneto: egli infatti eliminò il 1/4 di lira austriaca, sostituendolo con una moneta in rame da 15 centesimi, aggiungendone anche una da 10 centesimi. Successivamente alla Seconda guerra d'indipendenza, nel Veneto entrò in vigore come moneta spicciola il
soldo e i
5/10.
Il governo austriaco, inoltre, abolì definitivamente tutta una serie di zecche minori che già si trovavano poco attive sul finire del Settecento e sotto l'amministrazione di Maria Teresa e
Giuseppe II, mantenendo attive unicamente le zecche di Milano e Venezia.
Parallelamente a questa circolazione di monete, erano usate come monete di libero scambio anche quelle dell'Impero Austriaco (austriaca ed ungherese), che seguivano una tipologia di monetazione differente: il calibro in questi casi era costituito dal peso effettivo del metallo della moneta.
Qui di seguito vengono riportate le tre differenti monetazioni circolanti liberamente all'interno del Regno Lombardo-Veneto con i cambi dell'epoca:
Equivalenze in moneta locale - Monetazione lombardo-veneta |
Moneta | Lire austriache |
Sovrana | 40 |
Scudo da 6 lire | 6 |
Lira | 1 |
Centesimo | 0,01 |
Equivalenze in moneta locale - Monetazione austriaca |
Moneta | Lire austriache |
Ducato | 14 |
Tallero | 6 |
Svanzica | 1 |
Kreutzer | 0,05 |
Equivalenze in moneta locale - Monetazione ungherese |
Moneta | Lire austriache |
Corona | 40 |
Fiorino | 2,857 |
Soldo | 0,0285 |
Note
- ^ le varianti della lingua lombarda, della lingua veneta e della lingua friulana, pur non essendo lingue ufficiali, erano le lingue di fatto parlate[senza fonte]
- ^ Che includeva il Friuli.
- ^ Aggianciata al fiorino austriaco al valore di un terzo.
- ^ nella quale poneva il proprio esercito (45.000 uomini in armi, vittoriosi alla recente grande battaglia del Mincio) agli ordini del Bellegarde e, il 27 partiva per Monaco di Baviera.
- ^ Carlo Cattaneo, dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra, Memorie, Lugano, Tipografia della Svizzera Italiana, febbraio 1849.
- ^ "Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834: parte prima 1814-22"
- ^ pag. 618 in M.Malte-Brun, Universal Geography, VII, Edinburgh, Adam Black, 1829.
- ^ a b Pubblicato da M. Max. Fried. Thielen, Vienna 1827, citato in M.Malte-Brun, pp. 755
- ^ Francesco Arese, La Lombardia e la politica dell'Austria, Archivio storico lombardo, LXXVIII
- ^ Esemplare, a questo proposito, è la carriera del magistrato trentino Antonio Mazzetti.
- ^ Karl Schonhals, Memorie della Guerra d'Italia degli anni 1848-1849, su books.google.it.
- ^ Gilberto Oneto, Gli italiani rimasti fedeli agli Asburgo (PDF), La Stampa.
- ^ Filippo Battaglia, Papà Radetzky (PDF), Le Lettere.
- ^ Casa editrice Le Lettere (PDF), su http://www.lelettere.it/Data/Files/prodotti/CORRIEREMILANO%20RADEZ%2024_06_12.PDF. URL consultato il 22 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2015).
- ^ G. Previdi, Abbiamo fatto il nostro dovere (PDF), su identitanazionale.it.
- ^ Adriano Balbi, Quadro statistico dei vari stati d'Italia, in Annali universali di statistica, Vol. 31, Milano, Società degli Editori degli Annali Universali delle Scienze e dell'Industria, 1832, p. 313. ISBN non esistente Si osserva che su alcune di tali cifre l'Annale in alcuni così imprecisione di valori
- ^ Almanacco Imperiale Regio per la Lombardia, Milano, 1837
- ^ Austria III. Titles of European hereditary rulers, su eurulers.altervista.org. URL consultato il 25 gennaio 2015.
- ^ Si badi bene che solo gli arciduchi, come parenti dell’imperatore, potevano essere ufficialmente viceré. Le altre figure furono nomine belliche a titolo provvisorio.
- ^ Nomina a titolo provvisorio, cessa con la proclamazione del Regno al Congresso di Vienna.
- ^ Nomina a titolo provvisorio una volta proclamato il Regno ma non ancora deciso il Viceré.
- ^ Nomina a titolo provvisorio per ristabilire l’ordine dopo la Prima guerra d'indipendenza.
- ^ Nomina a titolo provvisorio allo scoppio della Seconda guerra d'indipendenza; successivamente rimosso per incompetenza dopo la sconfitta nella battaglia di Magentacon conseguente perdita di Milano.
- ^ Nomina a titolo provvisorio, cessata dopo la sconfitta finale austriaca con l’armistizio di Villafranca.
- ^ Comprendente la Valcamonica, bresciana dal 1861.
- ^ Comprendente il circondario di Varese, incluso in una provincia separata nel 1927, e la grandissima parte dell'attuale Provincia di Lecco istituita nel 1992.
- ^ Non comprendeva il Cremasco.
- ^ Divisa nel 1859 (Decreto Rattazzi) fra le province di Cremona e Milano.
- ^ Comprendente il territorio dell'Altomilanese, ceduto in gran parte alla nuova provincia di Varese nel 1927.
- ^ Comprendente il circondario di Abbiategrasso, milanese dal 1861, ma escludente la Lomellina e l'Oltrepò, all'epoca parte del Regno di Sardegna.
- ^ Escluso l'Ampezzo, fino al 1919 parte del Tirolo.
- ^ Comprendente le attuali province di Udine e Pordenone (istituita nel 1968), ed escludente la Val Canale, all'epoca facente parte della Carinzia e il cantone di Cervignano facente parte della Contea di Gorizia.
- ^ Comprendente il delta sinistro del Po, rodigino dal 1866.
- ^ [1]
- ^ La reale Guardia del Corpo nobile Lombardo-Veneta
- ^ Statuto per la Real Guardia nobile del corpo Lombardo-Veneta
- ^ Manso e iugero erano due unità di misura piuttosto antiquate già all'epoca del Regno Lombardo-Veneto in quanto rappresentavano un retaggio dell'epoca medioevale. Esse erano utilizzate esclusivamente sulla carta, anche se per il conto spicciolo la pertica rimaneva l'unità di misura fondamentale
- ^ Bisogna ammettere che la misura della pertica, così come di tutte le altre misure presenti di seguito, variavano di molto da area ad area. Sappiamo infatti che convenzionalmente ed ufficialmente era accettata la cosiddetta "pertica milanese" corrispondente a poco più di 654 metri quadrati, ma difatti, in aree distanti dal capoluogo, le misure potevano variare di svariati metri quadrati in eccesso o in difetto, il che portava molta confusione anche nelle opere catastali.
- ^ vedi qui[collegamento interrotto]
Bibliografia
- Alberto Costantini; Soldati dell'Imperatore. I lombardo-veneti dell'Esercito Austriaco (1814-1866). Collegno, Chiaramonte, 2004.
- Franco Fucci; Radetzky a Milano. Milano, Mursia, 1997.ISBN 978-88-425-2257-7
- AA.VV. Ragguaglio delle antiche misure del Regno Lombardo Veneto col sistema metrico decimale. Reggio Emilia, Antiche Porte ed. 2010.
Voci correlate