domenica 8 aprile 2018

Corona, scettro e insegne del Sacro Romano Impero

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Le insegne imperiali o "regalia", o "gioielli della corona imperiale" (in tedesco Reichsinsignien, Reichskleinodien, Reichsschatz) sono i regalia degli imperatori e dei re del Sacro Romano Impero. Le parti più importanti sono la corona imperiale, la lancia sacra e la spada imperiale. Oggi sono conservate nella camera del Tesoro del palazzo di Hofburg a Vienna, in Austria.
Le Insegne imperiali sono le uniche insegne reali perfettamente conservate dal medioevo. Durante il Basso Medioevo, la parola "insegne imperiali" ha avuta molte variazioni in lingua latina, infatti questi erano chiamati: insignia imperialiaregalia insigniainsignia imperialis capellae quae regalia dicuntur ed altre parole simili.

Componenti

Le insegne imperiali si possono dividere in due gruppi: il più grande chiamato Nürnberger Kleinodien, in italiano "gioielli di Norimberga", perché vennero conservati proprio a Norimberga dal 1424 al 1796.
Questo gruppo comprende la corona imperiale e parte del vestiario; il globo imperiale (cioè un globo crucigero) lo scettro imperiale, la spada imperiale, la spada cerimoniale, la Croce imperiale e la lancia sacra e tutti i reliquiaritranne la "borsa di santo Stefano.
Il secondo gruppo, chiamato Aachener Kleinodien, in italiano "gioielli di Aquisgrana", perché le insegne appartenenti a questi gruppo vennero conservate ad Aquisgrana fino al 1794.
Questo gruppo comprende la borsa di santo Stefano, la Bibbia imperiale e Altachiara la leggendaria spada di Carlo Magno.

Lista dei componenti delle insegne imperiali



Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Gioielli di AquisgranaLuogo di origine e data di produzione
Borsa di santo Stefanoinizi del IX secolo
Bibbia imperialeAquisgrana, fine dell'VIII secolo
AltachiaraEuropa orientale, seconda metà del IX secolo

L'ultimo imperatore del Sacro Romano Impero Francesco II indossa le insegne. Sono ben evidenti: corona, scettro, globo, camice, stola, scarpe e guanti.

Gioielli di NorimbergaLuogo di origine e data di produzione
Corona imperialeGermania occidentale, seconda metà del X secolo
Croce imperialeGermania occidentale, attorno al 1024/1025
Lancia sacraVIII/IX secolo
Frammento della Vera Croce
Spada imperialeGermania, fine XI secolo
Globo imperialeGermania occidentale, fine XII secolo
Mantella d'incoronazionePalermo, 1133/1134
camicePalermo, 1181
DalmaticaPalermo, attorno al 1140
CalzePalermo, attorno al 1170
ScarpePalermo, attorno al 1130 o attorno al 1220
GuantiPalermo, 1220
Spada cerimonialePalermo, 1220
StolaItalia centrale, attorno al 1338
"Adlerdalmatika" (dalmatica con aquila)Germania settentrionale, attorno al 1350
Scettro imperialeGermania, inizi del XIV secolo
AspersorioGermania, inizi del XIV secolo
Reliquiario con cateneRoma o Praga, attorno al 1368
Reliquiario con frammenti dei vestiti di san Giovanni EvangelistaRoma o Praga, attorno al 1368
Reliquiario con un frammento della mangiatoia di Gesù CristoRoma o Praga, attorno al 1368
Reliquiario con un osso del braccio di sant'Annaprobabilmente Praga attorno al 1350
Reliquiario con un dente di san Giovanni BattistaBoemia, attorno al 1350
Custodia della Corona imperialePraga, attorno al 1350
Reliquiario con un pezzo della tovaglia usata per l'Ultima cena

sabato 7 aprile 2018

Vite quasi parallele. Capitolo 111. Come le nevi di un anno fa

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Mentre la primavera della sua vita era sfumata lentamente in un'estate secca e arida, Riccardo Monterovere si apprestava a tornare al luogo d'origine della sua stirpe paterna, il borgo di Monterovere Boica, dove suo zio Lorenzo lo attendeva.
Mentre il treno che lo portava da Bologna a Modena sferragliava rumoroso sulla pianura emiliana, l'ultimo dei Monterovere non poteva fare a meno di riflettere sulla sua non proprio esaltante condizione.
Era di umore nostalgico, come c'era da aspettarsi da un uomo che aveva avuto e perduto tutto ciò che si poteva avere e perdere nella vita.
Ma aveva imparato a tenere certi pensieri per sé.
Persino i suoi lamenti erano visti come una forma di megalomania egocentrica.
E poi, per giunta, essere infelici, ai tempi del governo Monti, era considerato, come minimo, un atto antipatriottico.
E dunque doveva continuare a recitare la parte di Lord Richard, autoproclamato Duca di Mascarel, Conte di Cervia, Marchese di Forlì, nonché erede quantomeno spirituale del Feudo Orsini di Casemurate, come se niente fosse cambiato
Invece era cambiato tutto e lui era così stanco...
Non sono più quello che credono io sia, e del resto, chi lo è?
Era sempre stato abile a recitare, eppure negli ultimi tempi gli costava molta più fatica.
Era quella maledetta nostalgia: sentiva la mancanza persino dei suoi nemici!
Passiamo talmente tanto tempo della nostra vita a combattere un nemico che alla fine, quando è sconfitto, incominciamo ad averne nostalgia, e a rimpiangere i tempi in cui lui, a modo suo, dava un senso alle nostre battaglie, e quindi alla nostra stessa esistenza
E naturalmente gli mancava Ilaria, per quanto il suo tradimento, unito a un certo femminismo esagerato che stava prendendo piede in quegli anni, lo avesse reso vagamente misogino.
Alle donne piace l'uomo rispettoso, sensibile, attento ai diritti femminili, alle conquiste del femminismo, mansueto. E poi ne trovano un altro col quale andare a letto.
Chissà, forse era questa una delle ragioni per cui gli antichi Franchi avevano inventato la Legge Salica.
Mulieres ne succedant in terram salicam.
Ma quella legge aveva impedito a sua nonna Diana di trasmettere il cognome degli Orsini, e di conseguenza anche il titolo comitale di Casemurate, ai nipoti, figli delle sue figlie.
Casemurate era così lontana, ormai... così avvolta dalle nebbie, come l'isola di Avalon...
Era stata il paradiso della sua infanzia, e il "bambino della campagna" era ancora lì, al centro della sua personalità, e ne costituiva la parte più vitale.
Forse Ilaria aveva ragione: forse è vero che non sono mai cresciuto.
Ma questo valeva per molti altri della sua generazione.
Riccardo aveva almeno l'onestà di ammetterlo a se stesso.
Lui e gran parte dei suoi coetanei cresciuti nella società edonista e consumista postsessantottina avevano posticipato, e talvolta persino rifiutato, il peso dell'ingresso nell'età adulta: un taglio netto dalle regole della società tradizionale, che indirizzava i giovani nell'investire le loro energie migliori nel lavoro e nella creazione di una famiglia.
Ma la demografia parlava chiaro: le cose erano cambiate.
A quanto pare non c'era poi una gran voglia di sgobbare per lavori degradanti, stressanti o malpagati, o per tuffarsi nel buio in matrimoni che duravano pochi anni, e tantomeno farsi carico di marmocchi piangenti.
Certo, il contesto era cambiato, c'era la crisi economica, c'era la disoccupazione, c'era la precarietà, ma tutto questo era solo una parte del discorso.
Il fatto è che quella vita di lavoratori schiavi/coniugi frustrati/genitori esasperati, non era poi così attraente, anzi, pareva una vita già finita prima di iniziare: non si voleva la responsabilità, l'impegno, la fatica, gli obblighi, le pappe, i pannolini. 
La cosa più tragica, in tutto questo, era il fatto che la generazione dei quarantenni guardava con commiserazione il mondo tradizionale dei loro genitori, così privo di eros, e tuttavia viveva grazie alle risorse economiche ereditate dalla generazione precedente.
E' stato un progresso o una decadenza?
Anche questa domanda lo riportava al mondo della sua infanzia.
Riccardo era nato proprio quando il movimento hippy era al suo apice e i suoi principi si stavano diffondendo in tutta la società occidentale. che fino a quel momento si era fondata sull'etica del dovere, del lavoro e della fatica per realizzare qualcosa di valore.
Poi tutto era diventato apparentemente facile.
Ora cerchiamo di evitare la fatica e l'impegno. Tutta la tecnologia è volta ed evitare qualsiasi sforzo, il robot sostituisce l'operaio, la consegna a domicilio evita di uscire e fare acquisti. Nell'economia la finanza speculativa sostituisce gli investimenti produttivi. Nella cultura internet, i videogiochi e le chiacchiere evitano la fatica di leggere libri. Nel campo dei rapporti di lavoro il diritto sostituisce il dovere, nelle relazioni amorose il sesso facile evita l'impegno appassionato dell'innamoramento e la fatica di crescere una famiglia. L'ideale è diventato una società dove ci si diverte e non ci si impegna. Questa mentalità edonista sta addormentando la società europea e rallenta, inesorabilmente, il suo sviluppo.
Questi pensieri incominciavano a operare nella personalità di Riccardo una trasformazione che lo distaccava sempre di più dai miti del progressismo e lo avvicinava ad una forma di tradizionalismo quasi mitologico, come quello di Esiodo che rimpiangeva, secoli prima della nascita di Cristo, l'età dell'oro.
Era un mito, certo, ma tutte le civiltà presentavano uno schema simile, quello della "caduta" da un'età dell'oro e di una decadenza verso l'età del ferro e della disgregazione.
E questo valeva non solo per le civiltà, ma anche per gli individui.
In fondo, a chi non è capitato di riandare con la mente ai momenti felici del suo passato e dire: "Ah, quelli sì che erano tempi!", per poi rabbuiarsi nella consapevolezza che certe cose non tornano più.
E' l'eterno interrogativo dell'"ubi sunt".
Poteva ricordarne infinite citazioni.
Ubi est gloria nunc Babiloniae? Ubi est Romulus, ubi est Remus? Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.
Oppure Dante:
«La casa Traversara e li Anastagi /(e l'una gente e l'altra è diretata), /le donne e' cavalier, li affanni e li agi /che ne 'nvogliava amore e cortesia /là dove i cuor son fatti sì malvagi».



O Jorge Manrigue:
Che ne fu del re don Juan? / E degli Infanti di Aragona?Che n'è stato? / Cosa è stato di tanta nobiltà? / Le giostre ed i tornei, / i cimieri e l'armature? / Nient'altro fu che vento? /
Che cosa sono stati, / se non erbe di campo?






O il Beuwulf, a cui si era ispirato Tolkien:
Dov'e andato il cavallo? Dove il cavaliere? Dove colui che elargiva tesori? Dove i sedili del banchetto? Dov'è la baldoria della sala grande? Come se n'è andò quel tempo! Come se mai non fosse stato...
O l'amara considerazione del giudice inglese Ranulph Crewe sui grandi casati distrutti dalla Guerra delle Due Rose:
 C'è una fine per i nomi e per le dignità e qualunque cosa sia di questa terra. E dunque perché non dei De Vere? Dove sono i Neville, dove i Warwick, dove i Mortimer? E ditemi, il più grande, dov'è il Plantageneto
 E soprattutto il  verso conclusivo della Ballade des dames du temps jadis di Francois Villon, che dopo una lunga serie di domanda su "dove sono" i grandi personaggi del passato, risponde a se stesso con un'altra domanda, anch'essa destinata a rimanere insoluta:
Mais où sont les neiges d'antan?
Dove sono le nevi di un tempo?
Questa lirica piacque molto a Dante Gabriel Rossetti, che così tradusse:
Where are the snows of yesteryear?
Dove sono le nevi di un anno  fa?
Amava questa poesia, così come molte liriche del passato.
Nutriva diffidenza per i poeti contemporanei, perché chi scrive versi liberi può essere considerato poeta solo se è in grado di dare una valida giustificazione del perché è andato a capo riga in quel determinato punto e non in un altro. In un certo senso, deve conquistarsi il diritto di andare a capo riga.
Anche quel discorso contribuiva all'accusa di "conservatorismo" che gli era stata mossa da alcuni amici, in particolare dai discepoli di suo zio Lorenzo, i "Monteroveriani" della Confraternita degli Eburnei.
Lo stesso Lorenzo, irritato da certe sue boutades contro i radical-chic e il loro progressismo dogmatico e fanatico, che finiva per buttar via l'acqua sporca col bambino dentro, lo aveva severamente ammonito:
<<Spero che tu non stia diventando un reazionario, Riccardo, come la famiglia di tua madre, gli Orsini, che hanno passato la vita ad andare avanti guardando indietro. 
Ma chi si volta indietro fa la fine di Orfeo o della moglie di Lot, tramutata in una statua di sale, bloccata per l'eternità ad adorare le ceneri di una città distrutta>>

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Lui aveva scosso il capo:
<<Ti sbagli! Non sono affatto un reazionario, almeno non nel senso di bigotto o bacchettone o integralista o fanatico di una qualche forma di Restaurazione. Sono favorevole a cambiare ciò che non funziona e ad accogliere le novità che migliorano realmente la qualità della vita. 
Nessuno è mai del tutto progressista o del tutto conservatore>>
Lorenzo valutò quelle parole, soppesandole nel suo cuore:
<<E questo è più vero nel tuo caso, perché sei nato dall'unione di due stirpi che appartenevano a opposti schieramenti: gli Orsini fanno parte della Nobiltà Nera, da sempre conservatrice, e i Monterovere della Nobiltà Bianca, di orientamento più progressista. 
Il matrimonio dei tuoi genitori doveva contribuire a ricomporre l'antica frattura>>
Riccardo fu percorso da un brivido gelido:
<<Ma di cosa stai parlando? I miei si sono sposati per amore e contro il parere delle loro famiglie! E comunque appartengono a rami collaterali da lungo tempo decaduti e privati di signoria e comando. Non crederai certo a quelle assurde teorie del complotto sul predominio mondiale dell'Aristocrazia Nera e sul presunto primato degli Orsini al suo interno?>>

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Lorenzo aveva abbassato la voce:
<< Ci sono molte cose che non sai. Nemmeno tua nonna Diana era al corrente di ciò che fu deciso a Roma, dai rami principali della sua famiglia.
Ma io conosco il Grande Disegno e l'Antica Via degli Arcani Supremi.
 Tutto ti sarà chiaro quando verrai al Castello di Monterovere. Poi sarai tu a dover scegliere da che parte stare>>
Riccardo si era ribellato:
<<Non so di che parli e non voglio assolutamente vincolarmi con nessuna fazione o peggio ancora con società segrete o antiche congregazioni! Come ti ho detto non sono né progressista, né conservatore!>>
Lorenzo aveva continuato a fissarlo, con aria meditabonda:
<<Forse, eppure tu ce l'hai nel sangue, tutto questo... e sento che in te esiste una qualche forma di nostalgia dell'Ancien Regime, e non solo perché ti saresti trovato dalla parte giusta.
Tu sei uno storico, tra le altre cose, e ti sarai di certo accorto, osservando le generazioni del passato, che non se ne riesce a trovare una che non abbia temuto l'avvenire e rimpianto "il bel tempo andato", "la Belle Epoque", "il buon tempo antico", "il Secolo d'Oro", "il Paradiso Perduto">>
Riccardo annuì:
<<In effetti è così. Ma credo che questo accada perché abbiamo la tendenza a mitizzare ciò che è perduto, persino quando non è mai esistito: la perduta Atlantide, la perduta Camelot, dove pioveva soltanto di notte.
Il passato in sé e per sé è prosaico, imbarazzante, atroce e a volte persino mostruoso.
Abbiamo bisogno di leggende per indorare la pillola e così la nostra memoria selettiva, quando si pone di fronte al passato, tende a dimenticare la miseria, i massacri, le epidemie, le ingiustizie, lo sfruttamento, le prepotenze e persino le più infime sgradevolezze. 
Se i miei antenati erano nobili, io sono la "rea progenie dagli oppressor discesa", per dirla con Manzoni, e in tal caso credo sia meglio rinunciare ad ogni rivendicazione>>
Lorenzo sorrise:
<<Nemmeno se ti sarà data la possibilità di rimediare a tutto questo? Il passato non ritorna mai uguale. Non chiederti dove sono le nevi di un anno fa. Tu non hai colpa per i soprusi compiuti dai tuoi antenati, e nemmeno io. La nostra unica colpa sarebbe quella di vivere di rimpianti, perché rimpiangendo disperatamente un passato che crediamo essere stato felice, molti di noi uomini, esseri paradossali, andiamo sempre avanti guardando indietro, come se vedessimo, nel nostro incessante progresso, una perenne decadenza>>






venerdì 6 aprile 2018

La Turchia invade anche il nord dell'Iraq, come sempre nel silenzio dei media

Turkish Forces Quietly Developing Their Ground Operation In Northern Iraq




Si chiama Operazione "Tigris Shield", Scudo del Tigri, ed è la replica, in Iraq, delle analoghe invasioni militari della Turchia di Erdogan nel nord della Siria.

L'esercito turco, dopo settimane di bombardamenti nella regione curda del nord dell'Iraq, ha dato inizio all'operazione di terra: le truppe sono avanzate di 17 chilometri nel territorio iracheno, avendo come obiettivo quello di conquistare la regione abitata dai Curdi.

Da settimane Ankara sta aumentando la sua presenza in Iraq, costruendo basi militari nell’area montuosa di Balkaya, che si trova nel nord del Paese, vicino al confine con la Turchia. Secondo quanto riferito dal quotidiano Asharq Al-Awsat, le forze turche starebbero penetrando sempre più nella regione del Kurdistan, dove avrebbero costruito 3 basi  permanenti.

Stando alle fonti della sicurezza turca, le basi sarebbero state stabilite nell’area montuosa di Balkaya, nel distretto turco di Semdinli, a un’altitudine di 2.400 metri, nel contesto delle operazioni contro i soldati del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) in Iraq. Da parte sua, il quotidiano curdo Rudaw ha dichiarato che le operazioni turche si sarebbero intensificate nell’area di Sidakan, nel nord dell’Iraq, che si trova vicino ai Monti Qandil, un’area molto importante nel Kurdistan iracheno.

Le autorità turche non hanno commentato la notizia, ma hanno ribadito che Ankara non esiterà a svolgere alcun lavoro che possa preservare la sicurezza dei suoi confini e del suo popolo. In questo contesto, il governo turco ha sottolineato che l’esercito sta adottando le misure necessarie nel sud-est del Paese, al confine con l’Iraq, al fine di impedire le operazioni terroristiche e l’infiltrazione di elementi del PKK, provenienti dai Monti Qandil, all’interno del Paese.

In questo contesto, lunedì 2 aprile, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha dichiarato che la Turchia è in grado di condurre operazioni contro i gruppi terroristici senza alcuna “approvazione” da parte dei Paesi stranieri. In tal senso, il capo di stato ha affermato: “In questi giorni la Turchia sta trovando le organizzazioni terroristiche fuori dai suoi confini e sta entrando nelle loro tane. Loro provano a scappare, ma noi li seguiamo” e ha aggiunto: “Sono scappati verso Afrin, in Siria, e verso Sinjar, in Iraq. Abbiamo detto a Baghdad che se non gestiranno la situazione, ce ne occuperemo noi. Non pensiamo di aspettare nessuna approvazione da parte di nessuno per questo tipo di azioni”.

Già il 26 marzo, il presidente turco aveva dichiarato che le forze irachene sarebbero “parzialmente intervenute” nel distretto di Sinjar, situato nel nord-ovest dell’Iraq, al confine con la Siria, e che la Turchia avrebbero fatto tutto il necessario, in caso in cui la campagna irachena non avesse raggiunto l’obiettivo desiderato. Lo stesso giorno, il primo ministro iracheno, Haider Al-Abadi, aveva ordinato alle forze irachene di rafforzare la propria presenza al confine con la Turchia, al fine di prendere il controllo del territorio e impedire ai combattenti curdi di lanciare attacchi nell’area di confine.

Nelle ultime settimane, dopo la conquista della città siriana di Afrin da parte di Ankara, avvenuta il 18 marzo nel contesto dell’operazione Ramo d’Olivo, la campagna militare turca lanciata contro il territorio siriano per liberarlo dai terroristi, le forze turche hanno intensificato le operazioni contro i soldati curdi nel nord dell’Iraq. Domenica 1 aprile, l’esercito iracheno aveva riferito d aver distrutto 8 rifugi dei combattenti del PKK nel nord dell’Iraq e di aver intrapreso operazioni contro il terrorismo nelle regioni di Hakurk e Qandil. Il giorno successivo, lunedì 2 aprile, il Ministero dell’Interno aveva annunciate di aver neutralizzato almeno 61 membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) nelle operazioni contro il terrorismo lanciate nel nord dell’Iraq nel periodo compreso tra il 26 marzo e il 2 aprile. Precedentemente, il 27 marzo, l’agenzia stampa nazionale turca Anadolu aveva rivelato che qualche giorno prima, giovedì 22 marzo, un raid aereo turco aveva neutralizzato 41 terroristi nella regione di Qandil, nel territorio settentrionale iracheno, i quali, stando alle informazioni riportate dallo Stato Maggiore turco, avrebbero organizzato un attacco contro l’esercito di Ankara. Tra il 10 e l’11 marzo, gli aerei da guerra della Turchia avevano distrutto almeno 18 obiettivi appartenenti al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) nella parte settentrionale dell’Iraq.

Fonte: Sicurezza Internazionale quotidiano sulla politica internazionale.
http://sicurezzainternazionale.luiss.it/2018/04/03/turchia-basi-turche-nel-nord-delliraq/

Traduzione dall’inglese e redazione a cura di Laura Cianciarelli

giovedì 5 aprile 2018

Tratti di zona marina italiana ceduti alla Francia



Non si placa la polemica sul trattato di Caen e la cessione da parte dell'Italia di alcuni tratti del mar Ligure e di quello di Sardegna alla Francia.
Nei giorni scorsi la politica si era scontrata sul tema, con Giorgia Meloni in prima fila nel denunciare la cessione a riflettori spenti di "zone molto pescose" e del "diritto allo sfruttamento" di un giacimento di gas appena scoperto nel nostro mare. Ebbene, dopo le reazioni stizzite del Pd alla pubblicazione della notizia sugli organi di stampa, anche la Francia è stata costretta al dietrofront.
Facciamo un salto indietro. Il 25 marzo i francesi terranno una consultazione pubblica per elaborare un documento strategico sul Mediterraneo. Niente di strano. Peccato che ai documenti preparatori del dibattito allegarono delle cartine del mar di Sardegna che già comprendeva la piena operatività del trattato di Coen e - dunque - l'acquisizione da parte di Parigi dei nostri mari.
A sentire il sottosegretario agli Affari Europei, Sandro Gozi, il trattato non è operativo perché il Parlamento non l'ha ancora ratificato. Per Gozi "nessuno intende modificare i confini marittimi tra Italia e Francia". Resta il fatto che la Francia abbia già ridisegnato le sue cartine. Non solo. Perché nel gennaio del 2016 un peschereccio fu intercettato dalla gendarmeria d'Oltralpe, sequestrato nel porto di Nizza e liberato solo dietro cauzione. In realtà il peschereccio si trovava in acque italiane, ma i francesi si comportavano come se fossero state già loro. Parigi alla fine ammise l'errore. Ma se tre indizi fanno una prova...Per Mauro Pili, battagliero politico sardo, infatti, non si sarebbe trattato affatto di un errore. Ci avrebbero provato, insomma. "Sono stati beccati e sono stati costretti a cambiare il tutto a 4 giorni dalla scadenza", scrive Pili su facebook.
Lo stesso, infatti, è successo col la querelle delle cartine modificate. L' ambasciata francese a Roma ieri ha presentato le sue scuse e si è impegnata a far cambiare il carteggio. Lo stesso ha fatto il ministero della Transazione ecologica, spiegando che non c'è da parte loro il desiderio di "modificare le frontiere marittime nel Mediterraneo".

Geopolitica europea

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Il V4 ossia il Gruppo di Visegrad

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Il Gruppo di Visegrád (polaccoGrupa wyszehradzkaunghereseVisegrádi EgyüttműködéscecoVišegrádská skupinaslovaccoVyšehradská skupina), noto anche come Visegrád 4 o V4, è un'alleanza di quattro paesi dell'Europa centrale:

Storia

Il Gruppo di Visegrád si è costituito a seguito di un vertice dei capi di Stato e di governo di Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia tenutosi nella città ungherese di Visegrád il 15 febbraio 1991. L'incontro si era svolto per stabilire e rafforzare la cooperazione fra questi tre stati (divenuti quattro il 1º gennaio del 1993 con la divisione consensuale della Cecoslovacchia), allo scopo di promuovere l'integrazione unitaria del gruppo nell'Unione europea. Questo tipo di approccio fallì e si passò presto a rapporti diretti tra Bruxelles e i singoli stati candidati. Tutti i membri del Gruppo di Visegrád sono entrati nell'Unione europea il 1º maggio 2004, e l'unico paese tra questi ad aver adottato l'euro è la Slovacchia dal 2009.
La cooperazione e l'alleanza fra i quattro diversi stati proseguì comunque nei diversi campi della cultura, dell'educazione, della scienza, nonché in quello dell'economia. Nel 1999 è stato istituito il Fondo d'Investimento Internazionale di Visegrád, con sede a Bratislava, che, in accordo con la decisione dei capi di governo dei paesi membri, dal 2005 il fondo ha un budget annuale di 3 milioni di euro. Il gruppo di Visegrád riunisce quattro degli stati post-comunisti più prosperi (ad esclusione della Slovacchia), che presentano un'economia di mercato relativamente affermata e un tasso di crescita piuttosto alto rispetto alla media europea.

Ispirazione storica

La scelta di riunirsi, il 15 febbraio 1991, nella città ungherese di Visegrád è dovuta ad un incontro ivi avvenuto tra i sovrani Carlo I d'UngheriaCasimiro III di Polonia e Giovanni I di Boemia nel 1335. Carlo I d'Ungheria e Giovanni I concordarono nella necessità di creare nuove vie commerciali che evitassero il centro di Vienna e di ottenere accessi più veloci ai diversi mercati europei. Un secondo incontro si svolse sempre a Visegrád nel 1339.

Dati

Tutti i paesi del Gruppo di Visegrad fanno parte dell'Unione europea dal 2004, ma per ora solo la Slovacchia ha anche adottato l'euro come moneta, a partire dal 2009, mentre le altre nazioni invece non hanno ancora deciso una data per l'eventuale adozione.
NomeSuperficie
(km²)
Popolazione
(abitanti)
UEEuro
PoloniaPolonia312.68538.073.745Unione europea
Rep. CecaRepubblica Ceca78.86610.467.542Unione europea
SlovacchiaSlovacchia49.0355.389.180Unione europeaEuro symbol.svg
UngheriaUngheria93.03010.076.581Unione europea
Visegrad group.pngGruppo di Visegrad533.61664.007.048Unione europea

Presidenza del Gruppo

La presidenza del gruppo V4 cambia annualmente nel mese di giugno.
  • Rep. Ceca 1999-2000 Presidenza ceca;
  • Polonia 2000-2001 Presidenza polacca;
  • Ungheria 2001-2002 Presidenza ungherese;
  • Slovacchia 2002-2003 Presidenza slovacca;
  • Rep. Ceca 2003-2004 Presidenza ceca;
  • Polonia 2004-2005 Presidenza polacca;
  • Ungheria 2005-2006 Presidenza ungherese;
  • Slovacchia 2006-2007 Presidenza slovacca;
  • Rep. Ceca 2007-2008 Presidenza ceca;
  • Polonia 2008-2009 Presidenza polacca;
  • Ungheria 2009-2010 Presidenza ungherese;
  • Slovacchia 2010-2011 Presidenza slovacca;
  • Rep. Ceca 2011-2012 Presidenza ceca;
  • Polonia 2012-2013 Presidenza polacca;
  • Ungheria 2013-2014 Presidenza ungherese;
  • Slovacchia 2014-2015 Presidenza slovacca;
  • Rep. Ceca 2015–2016 Presidenza ceca;
  • Polonia 2016-2017 Presidenza polacca.

Voci correlate