domenica 21 maggio 2017

La corona dell'Impero d'Etiopia

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Imperatore d'Etiopia (Ge'ez: ንጉሠ ነገሥት, nəgusä nägäst, più comunemente Negus Neghesti, in italiano "Re dei Re") era il titolo che indicava il sovrano ereditario dell'Impero d'Etiopia, sino all'abolizione della monarchia nel 1975. L'imperatore era il capo di Stato e il capo di governo, detentore ultimo del potere esecutivolegislativo e giudiziario. Un articolo del National Geographic Magazine definì l'Etiopia imperiale "nominalmente una monarchia costituzionale, ma nei fatti una autocrazia benevola".[2]

Titolo e trattamento


Stendardo imperiale di Haile Selassie I con il Leone di Giuda

Stendardo imperiale con San Giorgio che uccide il drago
Il titolo di "Re dei Re", spesso tradotto imprecisamente in italiano "Imperatore", risale all'epoca dell'antica Mesopotamia, ma venne usato ad Axum dal re Sembrouthes (ca. 451 d.C.). In ogni caso, lo storico Yuri Kobishchanov fa risalire questo uso al periodo seguente la vittoria dei Persiani sui Romani nel 296-297.[3] Il suo uso, almeno dal regno di Yekuno Amlak in poi, fece in modo che sia i funzionari subordinati che i governanti tributari, in particolare i governatori vassalli di Goggiam (che nel 1690 era dodicesimo nel protocollo degli Stati non dinastici), di Uolleggà, delle province costiere e più tardi di Scioa, ricevettero il titolo onorifico di nəgus, la parola per "re".
La consorte dell'imperatore era chiamata ətege. L'imperatrice Zauditu usò invece la forma femminile nəgəstä nägäst ("Regina dei Re") per dimostrare che regnava per proprio diritto e non usò il titolo di ətege.

Successione

Alla morte del sovrano la successione al trono poteva essere reclamata da qualsiasi parente maschio con un legame di sangue con l'imperatore: figli, fratelli, zii o cugini. La primogenitura era preferita, ma non sempre applicata. Di conseguenza ci furono due fasi: la prima, impiegata occasionalmente prima del XX secolo, era di imprigionare tutti i possibili rivali dell'imperatore in un luogo sicuro, per limitare drasticamente la possibilità che minassero la stabilità dell'impero con rivolte o che contestassero la successione dell'erede apparente; la seconda, impiegata con sempre maggiore frequenza, prevedeva la selezione del nuovo imperatore da un consiglio di alti funzionari, sia laici che religiosi.
Le tradizioni etiopiche non concordano sull'inizio dell'usanza di imprigionare i rivali su una Montagna dei Principi. Una tradizione fa risalire questa pratica al re Zaguè Yemrehana Cristòs, che si narra avesse ricevuto l'idea in sogno;[4] lo storico Tadesse Tamrat scredita questa tradizione, sostenendo che i dati sulla dinastia Zaguè rivelano troppe successioni contrastate.[5] Un'altra tradizione, analizzata da Thomas Pakenham, afferma che tale pratica precedette la dinastia Zaguè, e che venne impiegata la prima volta a Debre Damo, che venne conquistato dalla regina Gudit nel X secolo, che vi fece isolare 200 principi sino alla loro morte; in ogni caso, Pakenham rileva che l'abate di Debre Damo, interrogato sulla questione, affermò di non conoscere tale storia.[6] Taddesse Tamrat sostiene che tale pratica ebbe inizio durante il regno di Wedem Arad, in seguito alle lotte di successione che lui ritiene essere la verità dietro la serie di brevi regni dei figli di Iagbea Siòn. Un approccio costruttivista afferma che la tradizione venne usata occasionalmente, talora indebolita o decaduta, e che venne talvolta riutilizzata a pieno effetto dopo alcune sfortunate controversie. Lo stesso approccio afferma che la pratica inizi in tempi immemorabili, dato che l'usanza etiope permetteva a tutti gli agnati di succedere al governo delle terre della monarchia, a patto di non frammentare il regno.
Questi potenziali rivali vennero inizialmente imprigionati sull'Amba Geshen, sino a quando Ahmed Gragn non conquistò e distrusse tale sito e, in seguito, dal regno di Fāsiladas fino alla metà del XVIII secolo, sul Wehni. Si dice che queste prigioni di montagna reali siano state di ispirazione per Rasselas, breve storia di Samuel Johnson.
Nonostante l'imperatore avesse in teoria potere illimitato sui propri sudditi, i suoi consiglieri ricoprirono un ruolo sempre più importante nel governo dell'Etiopia, perché a molti sovrani succedettero bambini o anche principi incarcerati, i quali potevano lasciare la propria prigione con successo solamente con ausilio esterno. Di conseguenza, verso la metà del XVIII secolo, gran parte del potere dell'imperatore era stato trasferito a membri della sua corte, come Ras Mikael Sehul di Tigrè, che detenne l'effettivo potere nell'impero e che elevò e depose imperatori a piacimento durante la loro lotta per il controllo dell'intero regno.

Ideologia

Gli imperatori d'Etiopia derivavano il proprio diritto a governare da due pretese dinastiche: la loro discendenza dai re di Axum e la loro discendenza da Menelik I, figlio di Salomone e di Makeda, regina di Saba.
La pretesa della loro discendenza dai re di Axum deriva dalla pretesa di Iecuno Amlàc di essere discendente di Dil Na'od, attraverso suo padre. Tale pretesa al trono venne anche sostenuta dal suo matrimonio con la figlia dell'ultimo re Zaguè, da lui stesso ucciso in battaglia, nonostante gli etiopi non riconoscessero normalmente la discendenza per parte femminile.
La pretesa di discendere da Menelik I si basa invece sull'affermazione che anche i re di Axum fossero di Menelik I; la definitiva e meglio nota formulazione di ciò è presente nel Kebra Nagast. Mentre le informazioni sopravvissute di questi re non riescono a fare luce sulle loro origini, questa affermazione genealogica compare per la prima volta nel X secolo, ad opera di uno storico arabo. Le interpretazioni di questa pretesa variano notevolmente. Alcuni, tra cui molti etiopi, la accettano come un fatto evidente. All'estremo opposto molti, specialmente non etiopi, la classificano come propaganda, un tentativo di connettere la legittimità dello Stato alla Chiesa ortodossa etiope. Alcuni studiosi assumono un approccio più moderato, tentando di trovare un collegamento tra Axum e il regno sud-arabo di Saba, o tra Axum e il regno di Giuda prima dell'esilio. A causa della mancanza di dati e fonti adeguate, non è possibile attualmente determinare una teoria maggiormente probabile.

Storia

Dinastia salomonica

La restaurata dinastia Salomonide, che sosteneva di discendere dagli antichi sovrani axumiti, governò l'Etiopia dal XIII secolo al 1974, con solo qualche usurpatore. L'usurpatore maggiormente significativo fu Cassa Hailu, che le 1855 assunse il completo controllo sull'Etiopia e che fu incoronato Teodoro II, affermando di discendere dai Salomonidi per parte femminile. Dopo la sua sconfitta e morte, un altro dinasta salomonide, Cassa Mercha, divenne Giovanni IV; tuttavia, la sua discendenza per parte femminile dai Salomonidi era ben attestata. Sahle Mariàm, che discendeva dagli imperatori salomonidi in linea maschile diretta (più giovane solo della linea di Gondar), ascese al trono imperiale dopo la morte Giovanni IV come Menelik II, ripristinando quindi la tradizionale linea di successione maschile salomonide.
I più famosi imperatori post-Teodoriani furono Giovanni IVMenelik II e Haile Selassie I. L'imperatore Menenelik II conseguì un'importante vittoria militare contro gli italiani nel marzo 1896 nella battaglia di Adua. Menelik perse però l'Eritrea in favore dell'Italia e il Gibuti in favore della Francia. Dopo Menelik, tutti gli imperatori furono salomonidi per parte femminile. La linea maschile, attraverso i discendenti del cugino di Menelik Taye Gulilat, esisteva ancora, ma era stata ampiamente messa da parte a causa del disgusto personale di Menelik per questo ramo della sua famiglia. I successori salomonidi di Menelik governarano l'Etiopia sino al colpo di Stato militare del 1974.

Occupazione italiana


Stemma dell'Imperatore d'Etiopia durante l'occupazione italiana
Nel 1936, con l'occupazione dell'Etiopia, l'imperatore Haile Selassie I fu costretto a fuggire all'estero per difendere davanti alla società delle nazioni l'aggressione e invasione italiana in EtiopiaMussolini dichiarò conseguentemente l'Etiopia, insieme all'Eritrea e alla Somalia italiana, parte di un impero coloniale chiamato Africa Orientale Italiana.
Durante l'estate del 1936 Vittorio Emanuele III si proclamò Imperatore d'Etiopia, un titolo considerato illegittimo dalla comunità internazionale della Società delle Nazioni ma il tutto decadde con la Seconda Guerra mondiale. Il titolo in pratica rimase connesso all'effettivo governo dell'Etiopia per cinque anni, sino al 1941. Vittorio Emanuele III rinunciò ufficialmente al titolo nel 1943.

Ritorno di Haile Selassie

Haile Selassie I ritornò al potere in seguito alla Campagna dell'Africa Orientale Italiana durante la seconda guerra mondiale. Nel gennaio del 1942 venne ufficialmente reintegrato al potere in Etiopia.
Sia la carica di imperatore che la linea di successione al trono d'Etiopia furono rigorosamente definiti nelle due costituzioni adottate durante il regno di Haile Selassie: quella del 16 luglio 1931 e quella riveduta del novembre 1955.
L'ultimo monarca salomonide a regnare in Etiopia fu Amha Selassie I, figlio di Haile Selassie, a cui venne offerto il trono dal Derg, dopo la deposizione di suo padre, il 12 settembre 1974. Quando Amha Selassie, comprensibilmente diffidente del Derg, rifiutò di tornare in Etiopia per governare, il Derg annunciò che la monarchia era decaduta il 21 marzo 1975. Nel mese di aprile del 1989, Amha Selassie venne proclamato imperatore in esilio a Londra, con la sua successione retrodatata alla data della morte di Haile Selassie nell'agosto del 1975, invece della sua deposizione nel settembre del 1974. Nel 1993 un gruppo chiamato "Consiglio della Corona d'Etiopia", che comprende numerosi discendenti di Haile Selassie, sostenne che il titolo di Negus Neghesti era ancora esistente, e che era il legittimo capo dell'Etiopia. La Costituzione dell'Etiopia del 1995 confermò l'abolizione dell'impero.

Note

  1. ^ The Ark of the Covenant: The Ethiopian Traditionlamblion.comURL consultato il 16 febbraio 2013.
  2. ^ Nathaniel T. Kenney, "Ethiopian Adventure", National Geographic127 (1965), p. 555.
  3. ^ Yuri M. Kobishchanov, Axum, translated by Lorraine T. Kapitanoff, and edited by Joseph W. Michels (University Park: University of Pennsylvania State Press, 1979), p. 195. ISBN 0-271-00531-9.
  4. ^ Francisco ÁlvaresThe Prester John of the Indies, translated by Lord Stanley of Alderley, revised and edited with additional material by C.F. Beckingham and G.W.B. Huntingford, (Cambridge: The Hakluyt Society, 1961), p. 237ff.
  5. ^ Taddesse Tamrat, Church and State in Ethiopia (1270 - 1527) (Oxford: Clarendon Press, 1972), p. 275, n. 3. ISBN 0-19-821671-8.
  6. ^ Thomas Pakenham, The Mountains of Rasselas (New York: Reynal & Co., 1959), p. 84. ISBN 0-297-82369-8.

Bibliografia

Voci correlate

La Dinastia Salomonica d'Etiopia e il Leone di Giuda


La Dinastia Salomonica è la casa reale tradizionale dell'Etiopia ed è considerata da alcuni la più antica del mondo. Secondo il kebra negast discenderebbe da Menelik I, figlio di Re Salomone (nato nel 1011 a.C. circa) e la Regina di Saba.
Nello stemma imperiale il simbolo della discendenza da Salomone è il Leone di Giuda.
La seconda casa reale più antica è quella giapponese (711 a.C. nascita del primo imperatore giapponese).

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Origini

Il capostipite della dinastia, il principe Yekuno Amlak, dell'etnia Amhara, salì al potere quando rovesciò l'ultimo sovrano della dinastia Zagwe, il 10 agosto 1270 (data con cui la storiografia segna l'inizio dell'Impero d'Etiopia). Yekuno Amlak proclama Tegulet capitale del nuovo reame, (che comprende le attuali regioni di Amhara e Shewa) e vi trasferisce la sua corte. Alla sua morte, avvenuta nel 1285, gli succede il figlio Yagbéa-Syon, che sconfiggendo il sultanato di Adal si assicurò il controllo delle rotte commerciali con l'Egitto, inaugurando un periodo di prosperità per il regno.

Sovrani d'Etiopia

Nel 1328 l'impero si espande verso oriente: infatti, in risposta alle persecuzioni contro i cristiani copti perpetrate dal sultano mamelucco d'Egitto, l'imperatore Amda Seyon I conquista il sultanato di Fatajar e Ifat, distruggendo e saccheggiando la capitale di quest'ultimo. Nonostante tutto già all'epoca l'impero soffriva di un eccessivo frazionamento (lo storico egiziano Maqrizi parla di ben 99 re che sfilarono alla corte di Tegulet). Il figlio di Amda Seyon, Saifa-Arad, salì al trono nel 1344 e con lui l'impero acquisì un tale prestigio da diventare il protettore ufficiale del Patriarcato di Alessandria: quando nel 1352 il patriarca venne arrestato e imprigionato dai mamelucchi, egli compì un ardito raid nella valle del Nilo, giustiziando o convertendo con la forza le carovane in transito. Nei successivi due secoli l'impero continuò a combattere con i vicini regni musulmani e in particolare con il sultano di Adal, con risultati altalenanti. Nel 1536, durante il regno di Dawit II, l'Abissinia viene completamente sottomessa dall'imam di HarrarAhmed Gragn, alla testa di un'orda di guerrieri somali arrivati al suo fianco dopo la proclamazione del jihād. Nel 1543, il figlio di Dawit II, l'imperatore Atsnaf Sagad I, con l'aiuto di un contingente portoghese riesce a sgominare gli invasori e ad uccidere il signore di Harrar; tuttavia la pace dura poco: nei successivi 16 anni il sovrano etiope affronterà un periodo di guerra continua prima con gli Oromo provenienti da sud e successivamente con i sultanati dell'est, desiderosi di vendicare la morte di Ahmed Gragn. Il 23 marzo del 1559, l'imperatore è sconfitto presso Fatajar e decapitato: la sua testa venne prima portata ad Harrar e presentata alla vedova di Gragn, quindi esposta per tre anni in cima a una colonna. Nel 1557 i gesuiti arrivarono in Etiopia e riuscirono a conquistare la fiducia della corte e dell'imperatore, che concesse loro di rimanere nel paese. La loro diplomazia e la loro perseveranza convinsero l'imperatore Malak Sagad III ad onorare la promessa fatta dai suoi predecessori ai soldati portoghesi giunti in soccorso contro gli eserciti musulmani, più di 50 anni prima: far aderire l'Etiopia al rito romano, accettando la supremazia del papa. Nel 1621 il sovrano etiope proclamò ad Axum, alla presenza dei suoi grandi feudatari, l'entrata del paese nella Chiesa cattolica: a quel punto, Mendez, capo dei gesuiti e massimo rappresentante della chiesa in Etiopia, accelerò i tempi e senza alcun compromesso pretese l'immediato ri-battesimo dei cristiani etiopi, la ri-consacrazione delle chiese, l'abbandono della liturgia Ge'ez in favore della messa in latino (che nessuno però poteva capire) e la fine del culto dei santi etiopi (i cui resti sarebbero stati a volte buttati fuori dei santuari senza tante cerimonie). Per chiunque si ribellava la punizione era terribile: l'amputazione della lingua o di un arto; ma nel 1632 il malcontento popolare sfociò in una vera e propria guerra civile, che si concluse con la sconfitta dell forze imperiali e l'abdicazione dell'imperatore in favore di suo figlio Fāsiladas. Il nuovo sovrano ristabilì la religione cristiana etiope ed espulse i gesuiti; successivamente fondò nel nord-ovest la città di Gondar e ne fece la nuova capitale del regno, spezzando così la tradizione secolare della famiglia imperiale di spostarsi periodicamente di provincia in provincia (strategia ideale per garantire una pronta difesa dell'impero e per controllare l'operato dei propri feudatari). Il 7 maggio 1769, con la deposizione dell'imperatore Iyoas I da parte del Ras Mikael Sehul, ebbe inizio l'Era dei Principi, caratterizzata da una forte instabilità politica e sociale. Il potere degli imperatori venne fortemente ridotto, in favore di quello dei reggenti che tuttavia non riuscirono mai a controllare i vari Ras dell'Etiopia, che cominciarono a combattersi l'un l'altro per espandere i propri feudi, facendo cadere il paese in una lunga guerra civile. A partire dal 1852, il Ras di Qwara, Kassa Hailou, intraprese una grande campagna militare per sconfiggere i signori della guerra e riunificare l'impero: l'impresa venne completata nel 1855, con la sua incoronazione a imperatore sotto il nome di Tewodros II. Il nuovo sovrano per la prima volta nella storia etiope non era un membro della dinastia salomonica; infatti solo nel 1889 con la salita al potere di Menelik II si ristabilì la continuità dinastica sul trono d'Etiopia. Nonostante ciò, Tewodros II inaugurò un importante processo di modernizzazione dello stato etiope, proseguito anche dai suoi successori.

La dinastia oggi

Nel 1930 salì al potere l'imperatore Hailè Selassiè che dovette prima affrontare l'invasione italiana del 1936 che la occupo e successivamente l'esilio in Inghilterra fino al 1941, anno in cui gli Alleati presero il controllo del Corno d'Africa. Negli anni settanta il Negus, ormai ottantenne, negò l'esistenza della carestia che stava decimando le regioni di Wollo e del Tigray rifiutandosi di intervenire. Per l'esercito, già da anni in agitazione, fu il pretesto per agire: nel 1974 mise in atto un colpo di Stato che rovesciò la monarchia, incarcerando l'imperatore, e proclamando la nascita del Derg. Inizialmente la giunta militare offrì il titolo di Re al figlio di Hailè Selassiè, ma, dopo un suo duro comunicato radio diffuso dall'Inghilterra (dove era in esilio) contro i generali etiopi, essa venne ritirata. I membri della famiglia imperiale che si trovavano in Etiopia vennero sistematicamente incarcerati, per essere rilasciati tutti solo nel 1989; nell'aprile dello stesso anno al principe ereditario Asfaw Wossen venne conferito il titolo di "Imperatore d'Etiopia", dai membri della comunità etiope a Londra. Nel 1991 il regime del Derg venne abbattuto dai ribelli dell'EPRDF che proclamarono la nascita della repubblica e Amha Selassie fondò il Moa Anbessa Party per promuovere la restaurazione della monarchia in Etiopia e quindi il suo ritorno in patria; tuttavia, nonostante i suoi sforzi, nella Costituzione del 1995 venne riconfermata l'abolizione dell'istituto monarchico. Nel 1997 moriva dopo una lunga malattia lo stesso Amha Selassie che venne seppellito con tutti gli onori nella Cattedrale della Santa Trinità di Addis Abeba alla presenza del Patriarca di Etiopia, Abuna Paulos: suo figlio, Zera Yacoub Amha Selassie è l'attuale capo della famiglia imperiale salomonica.

Genealogia (1790-2010)[modifica | modifica wikitesto]

Sahle Selassié (1795-1847)
= Woizero Bezabesh
│
├──  Haile Melekot (1824-1855)
│    = Ejigayehu
│    │
│    └── Menelik II (1844-1913)
│        = Altash Tewodros
│        = Befana Gatchew
│        = Taytu Betul
│        + Abechi
│        │
│        └── Zewditu I (1876-1930)
│               = Araya Selassie Yohannes
│               = Gugsa Welle
│
│        + ?
│        │
│        └── Shoagarad Menelik (1867-?)
│            = Wedadjo Gobena
│            │
│            └── Wosan Seged
│
│            = Mikael di Wello
│            │
│            ├── Zenebework
│            │
│            └── Iyasu V (1895-1935)
│
├── Seyfu (1828-?)
│
└── Tenagnework
    = Woldemikael Guddessa
    │
    ├── Haylie Guddisa
    │
    └── Ras Mekonnen Welde Mikaél (1852-1906)
        = Yeshimebet Ali
        │
        └── Hailé Selassié I (1892-1975)
            = Menen Asfaw
            │
            ├── Tenagnework (1916-2003)
            │   = Destà Damtù
            │
            ├── Amha Selassie I (1916-1997)
            │   = Wolete Israel Seyoum
            │   │
            │   └── Ijigayehu (1933-1977)
            │
            │   = Medferiashwork Abebe
            │   │
            │   ├── Maryam Senna
            │   │   = Seyfu Zewde
            │   │
            │   ├── Sehin Azebe
            │   │
            │   ├── Sifrash Bizu
            │   │
            │   └── Zera Yacobe (1953-viv.)
            │       = ?
            │       │
            │       └── Lideta
            │
            ├── Tsehai (?-1942)
            │
            ├── Zenebework (?-1933)
            │   = Haile Selassie Gugsa
            │
            ├── Makkonen (1923-1957)
            │   = Sarah Zigaw
            │   │
            │   ├── Wossen Seged
            │   │
            │   ├── Mikael
            │   │
            │   ├── Tefferi
            │   │
            │   ├── Beede Mariam
            │   │
            │   └── Dawit
            │
            └── Sahle (1931-1962)
                = Mahisente Habte Mariam
                │
                └── Ermias (1960-viv.)
                    = Gelila Fiseha
                    │
                    ├── Christian
                    │
                    └── Rafael

Voci correlate

Bandiera e stemma dell'Impero d'Etiopia (1270-1975)

Impero d'Etiopiaየኢትዮጵያ ንጉሠ ነገሥት መንግሥተMängəstä Ityop'p'ya – Bandiera

Impero d'Etiopiaየኢትዮጵያ ንጉሠ ነገሥት መንግሥተMängəstä Ityop'p'ya - Stemma

L'Impero d'Etiopia (in amarico መንግሥተ፡ኢትዮጵያ, Mängəstä Ityop'p'ya), noto anche come Abissinia, è stato un impero africano fondato intorno al 1270, quando Yekuno Amlak spodestò l'ultimo sovrano Yetbarak della dinastia Zaguè dando origine alla dinastia Salomonica, così chiamata per via della reclamata discendenza dal re Salomone; Yekuno Amlak assunse quindi il titolo di negus neghesti (ንጉሠ ነገሥት), ovvero Re dei Re. L'impero copriva una zona geografica che comprende l'Eritrea e la metà settentrionale dell'Etiopia.
Governato quasi ininterrottamente dall'etnia Habesha (da cui il nome Abissinia), composta dai popoli del tigre e amara, l'Impero Etiope riuscì a respingere gli eserciti arabi e turchi, ad avviare amichevoli relazioni con diversi paesi europei, e ad evitare la colonizzazione durante il XIX secolo. A seguito della occupazione britannica dell'Egitto nel 1882, l'Etiopia e la Liberia furono le uniche due nazioni africane a rimanere indipendenti durante la spartizione dell'Africa da parte dalle nazioni europee nel tardo 19° secolo.
Nel 1974, l'Etiopia era uno dei tre soli paesi al mondo ad avere il titolo di imperatore per il suo capo di Stato (gli altri due erano l'Iran della dinastia imperiale dei Palhavil'ultimo dei quali detronizzato nel 1979, e il Giappone, che ha ancora l'imperatore come suo sovrano).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

D'mt e Regno di Axum[modifica | modifica wikitesto]


Dawit II d'Etiopia (Lebna Dengel), Imperatore dell'Etiopia (nəgusä Nagast) e membro della dinastia salomonica.
L'occupazione umana dell'Etiopia è iniziata molto presto, come dimostrano i ritrovamenti. Si ritiene che gli antichi egizi affermarono che Punt noto come paese dell'oro era in Etiopia nel 980 a.C, secondo il resoconto del Kebra Nagast Menelik I fondò l'impero etiopico. Nel I secolo a.C. si stabili l'impero axumita che esisteva dal VII secolo. Questo regno venne fondato nel IV secolo con la chiesa ortodossa etiope come religione di Stato ed era quindi uno dei primi stati cristiani.[2]

Medioevo etiope[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la conquista di Axum da parte della regina Gudit o Yodit, iniziò un periodo che alcuni studiosi riferiscono come il Medioevo etiope.[3] Secondo la tradizione etiopica governò sui resti dell'impero axumita per 40 anni prima di trasmettere la corona a i suoi discendenti.[3] Si sa molto poco su questa regina e se effettivamente istituì uno stato, una cosa è certa però e che il suo regno ha segnato la fine del controllo aksumita in Etiopia.

Dinastia Zagwe[modifica | modifica wikitesto]

L'ultimo dei successori di Regina Yodit sono stati rovesciati da Mara Takla Haymanot che fondò la dinastia Zagwe nel 1137,[3] che sposò una discendente femminile dell'ultimo imperatore aksumita per affermare il suo legittimo erede.[3] Gli Zagwe erano dell'etnia Agaw il cui potere non venne esteso molto di più lontano della loro regione. La capitale era a Adafa, non lontano dalla moderna Lalibela nelle montagna del Lasta.[4] Gli Zagwe fecero del cristianesimo religione di Stato perseguendo così le tradizioni Axumite. Essi costruirono molte magnifiche chiese come quelle di Lalibela. La dinastia sarebbe durata fino al suo rovesciamento da una nuova dinastia che sosteneva di discendere dagli antichi re axumiti la dinastia salomonide.

Dinastia salomonica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1270[4] la dinastia Zagwe fu rovesciata dall'imperatore Yekuno Amlak che sosteneva di discendendere dagli imperatori aksumiti e quindi dal re Salomone e in tal modo la dinastia salomonica venne fondata e governata dagli Habesha, da cui prende il nome l'Abissinia. Gli Habesha regnarono con poche interruzioni da 1270 fino alla fine del XX secolo. Fu sotto questa dinastia che la maggior parte della storia moderna dell'Etiopia venne vissuta. Durante questo periodo, l'impero conquistò e incorprò praticamente tutti i popoli all'interno della moderna Etiopia. Gli Etiopi combatterono con successo gli eserciti italiani, arabi e turchi e resero fruttuosi i contatti con alcune potenze europee, in particolare i portoghesi con i quali si allearono in battaglia contro gli Ottomani e il Sultanato somalo dell'Adal guidato da Ahmad ibn Ibrahim al-Ghazi durante la conquista dell'Abissinia.

Era di principi[modifica | modifica wikitesto]


Le conquiste di Menelik II su una mappa del mondo.

Impero etiopico (arancione) nel 1750, le conquiste dell'imperatore Menelik II alla fine del XIX secolo (giallo)
Dal 1769-1855, l'impero etiopico venne attraversato del periodo dell'"Era dei Principi" (in amarico Zemene mesafint). Questo è stato un periodo della storia etiope con numerosi conflitti tra i ras della guerra; l'imperatore aveva un potere limitato, dominava solo la zona intorno alla ex capitale di Gondar. Sia lo sviluppo della società e della cultura ristagnò in questo periodo. Conflitti religiosi, sia all'interno della Chiesa ortodossa etiope e contro i musulmani sono stati spesso utilizzati come pretesto per reciproche lotte intestine. L'era dei Principe si è conclusa con il regno di Teodoro II d'Etiopia.

Regno dell'imperatore Teodoro II e spartizione dell'Africa[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1868, in seguito alla detenzione di alcuni missionari e rappresentanti del governo britannico, la Gran Bretagna lanciò una spedizione punitiva in Etiopia. La campagna fu un successo per la Gran Bretagna e l'imperatore Teodoro II d'Etiopia si suicidò. Il 1880 si caratterizzò dalla spartizione dell'Africa. L'Italia, alla ricerca di una presenza coloniale in Africa, invase l'Etiopia e in seguito conquistò con successo alcune regioni costiere e firmò con l'imperatore Menelik II il Trattato di Uccialli creando la colonia di Eritrea. A causa delle differenze significative di traduzioni tra italiano e amarico del Trattato di Uccialli, l'Italia ritene di aver assunto in Etiopia un protettorato, l'Etiopia ripudiò il trattato nel 1893. Umiliata, l'Italia dichiarò guerra all'Etiopia nel 1895. La prima guerra italo-etiope portò alla battaglia di Adua nel 1896, in cui l'Italia venne sconfitta decisamente. Di conseguenza venne firmato il Trattato di Addis Abeba nel mese di ottobre, che rigorosamente disciplinò i confini dell'Eritrea e costrinse l'Italia a riconoscere l'indipendenza dell'Etiopia. Le delegazioni del Regno Unito e la Francia di cui possedimenti coloniali confinavano accanto all'Etiopia arrivarono nella capitale etiope per negoziare i propri trattati.

Invasione italiana e la seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1935 con la conclusione della guerra d'Etiopia l'Italia conquistò l'Etiopia, che entrò così a far parte dell'Africa Orientale Italiana. Nel 1941 il paese fu liberato dalle truppe del Regno unito con la collaborazione della resistenza etiope degli arbegnuoc.[5][6] Nel secondo dopoguerra all'Etiopia venne assegnata l'Eritrea, che rimase unita all'Etiopia fino al 1993.

Derg[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1974 una giunta militare di orientamento marxista-leninista e con posizioni filo-sovietiche, il Derg, guidata da Mengistu Haile Mariam, mise fine al regno di Haile Selassie, che fu imprigionato e morì nell'agosto dell'anno successivo in circostanze ancora non chiarite. Le ipotesi attuate fino ad ora ritengono che la sua morte probabilmente sia avvenuta a causa delle mancate cure e per le condizioni di prigionia. Altre ipotesi addirittura arrivano a supporre che l'imperatore Haile Selassie fosse stato eliminato. La monarchia venne ufficialmente abolita il 12 marzo 1975Menghistu Hailè Mariàm, deposto nel 1991 e fuggito in Zimbabwe presso il suo amico Robert Mugabe, sarà condannato a morte nel 2006 in contumacia da un tribunale etiope per genocidio e crimini contro l'umanità.

Note

  1. ^ www.nationalanthems.info
  2. ^ Saheed A. Adekumobi, The History of Ethiopia, Westport CT u. a., Greenwood Press, 2007, pp. 10, ISBN 978-0-313-32273-0.
  3. ^ a b c d Adekumobi, p. 10
  4. ^ a b Pankhurst, p. 45
  5. ^ G. Rochat, Le guerre italiane 1935-1943, pp. 300-301.
  6. ^ A. Del Boca, Gli italiani in Africa orientale, vol. III, pp. 338-340 e 458-460.

Bibliografia

  • A. Del Boca, Gli italiani in Africa orientale, vol. III, pp. 338–340 e 458-460.
  • G. Rochat, Le guerre italiane 1935-1943, pp. 300–301.
  • (DE) [Pankhurst, p. 45]
  • (DE) [Saheed A. Adekumobi, The History of Ethiopia, Westport CT u. a., Verlag, 2007, p. 10, ISBN 978-0-313-32273-0.]
  • (EN) [Adekumobi, p. 10]

Voci correlate