lunedì 1 maggio 2017

L'Axis Mundi



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L'Axis Mundi (Asse del Mondo) è un termine proprio della storia delle religioni[1], con il quale si indica la nozione di "asse dell'universo" presente in differenti religioni e mitologie.

Definizione

Sono diversi gli ambiti che posseggono la funzione di Axis Mundi, ovvero la funzione di collegare Cielo, Terra e Inferi[2]. Esempi di Axis Mundi sono il Monte Meru della cosmologia religiosa del Sud-est asiatico, lo Hara Berezaiti della tradizione religiosa iranica o anche l'Himinbjörg della mitologia scandinava[2]. Anche gli alberi "cosmici" svolgono la funzione di "asse dell'universo".
Così Mircea Eliade:
« Nei miti e nelle leggende sull'Albero della Vita abbiamo spesso trovato implicita l'idea che esso si trova nel centro dell'Universo e collega Cielo, Terra e Inferno. Questo dettaglio di topografia mitica ha valore particolarissimo nelle credenze dei popoli nordici, sia altaici che germanici e centro-asiatici, ma la sua origine è probabilmente orientale (mesopotamica). »
Mircea Eliade, Albero - "Axis Mundi", in Trattato di storia delle religioni, Torino, Boringhieri, 1984, pp. 384 e ss..)
Gli Altaici ritengono che al centro della Terra si collochi un gigantesco abete che arriva alla dimora di Bai-Ulgän, ovvero fino al Cielo[3]. In modo simile i Tartari Abakan ci dicono di una betulla che cresce su una montagna di ferro[3]. Medesima concezione si riscontra nelle credenze antico scandinave con l'albero Yggdrasil, mentre i Sassoni chiamano tale l'albero come Irminsul[4]. In alcune mitologie cinesi, l'albero cosmico si situa presso la "Capitale perfetta" eretta al centro del mondo e da lì collega le None Sorgenti ai Noni Cieli; tale albero viene nominato come "legno eretto" ("Kieou-Mou")[5]. Allo stesso modo il "primo albero" della tradizione MayaYaxche, il cui posto indica il centro di tutte le direzioni e i colori dell'universo[2].
« L'albero, secondo questi miti, esprime la realtà assoluta nel suo aspetto di norma, di punto fisso, sostegno del Cosmo. È il punto d'appoggio per eccellenza. Di conseguenza, le comunicazioni col cielo possono avvenire soltanto intorno a esso, o addirittura per suo tramite. »
(Mircea Eliade, 1984, pp. 384 e ss.)
Simo Parpola[6] evidenzia la presenza dell'"albero sacro" nella tradizione religiosa assira, rappresentazione del sovrano assiro in qualità "Axis Mundi", ovvero di unione tra cielo e terra in quanto rappresentante del cielo sulla terra. Lo studioso finlandese[6] ritiene anche che tale rappresentazione sia alla base dell'albero della tradizione ebraica della Qabbaláh, mentre le nozioni relative siano presenti anche nello Zoroastrismo e nelle correnti platoniche[7].
Nelle tradizioni degli indiani del Nordamerica è presente un pilastro cosmico in qualità di “Axis Mundi”. Presso gli indiani Lenape, ma non solo, il palo al centro di dove si svolge il culto cerimoniale sostiene il cielo giungendo alla divinità celeste[2].
Anche le città, in particolare modo quelle imperiali con i loro palazzi e templi, possono svolgere il ruolo di "Axis Mundi", riproducendo l'immagine della montagna cosmica (vedi ad esempio lo ziggurat babilonese)[2].
Tutte queste immagini dell'"Axis Mundi" risultano essere dei luoghi di passaggio dove gli esseri, umani e non, possono incontrarsi o passare da un luogo all'altro; ma tali immagini possono anche indicare la soluzione di contraddizioni nello sviluppo spirituale in quanto ogni differente piano entra in comunicazione[2]. Per questa ragione, ovvero per il fatto che l'"essere", nella sua completa essenza e quindi nella sua piena realtà, è accessibile in tutte le sue dimensione, il luogo dell'Axis Mundi è considerato il più sacro[2].
Questi simboli quindi, nella loro ambivalenza (in quanto collegano i differenti regni celesti, terreni e inferi, ma al contempo ne sottolineano la distanza) implicano un particolare vissuto basato sulla necessità di una rottura dei differenti piani di esistenza, per realizzare una differente esperienza del mondo rispetto a quella ordinaria[2].

Note

  1. « AXIS MUNDI, the “hub” or “axis” of the universe, is a technical term used in the study of the history of religions. »
    Lawrence E. Sullivan, Axis Mundi, in Encyclopedia of Religion, vol. 2, New York, Macmillan, 2004, pp. 712 e ss..)
  2. ^ a b c d e f g h Lawrence E. Sullivan, 2004, pp. 712 e ss.
  3. ^ a b Uno Holmberg-Harva, Der Baum des Lebens, Helsinki, 1923, pp. 33 e ss.
  4. ^ Rodolfo di FuldaDe miraculis sancti Alexandri, 3.
  5. ^ Marcel GranetLa pensée chinoise (1934), Parigi, Albin Michel, 1999. In italiano: Il pensiero cinese. Milano, Adelphi, 1971.
  6. ^ a b Simo ParpolaThe Assyrian Tree of Life: Tracing the Origins of Jewish Monotheim and Greek Philosophy, in Journal of Near Eastern Studies, vol. 52, 1993, pp. 161-208.
  7. ^ Cfr. anche Pietro ManderLa religione dell'antica Mesopotamia, Roma, Carocci, 2010, p. 107.

Bibliografia

  • Mircea EliadeAlbero - "Axis Mundi", in Trattato di storia delle religioni, Torino, Boringhieri, 1984, pp. 384 e ss..
  • Lawrence E. Sullivan, Axis Mundi, in Encyclopedia of Religion, Vol. 2, New York, Macmillan, 2004, pp. 712 e ss..

Voci correlate

domenica 30 aprile 2017

L'Occhio della Provvidenza

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L'Occhio della Provvidenza è un'espressione utilizzata in araldica per indicare il triangolo raggiante e caricato di un occhio.

Descrizione

Viene rappresentato come un occhio spesso circondato da raggi di luce o da gloria ed è solitamente inscritto in un triangolo. È generalmente interpretato come essere l'occhio di Dio protettore dell'umanità (o come divina provvidenza).[1]
Nell'era moderna, l'uso più notevole dell'occhio della provvidenza è nel rovescio dello Stemma degli Stati Uniti d'America, che appare anche sulle banconote da un dollaro statunitense.

Utilizzo

Araldica

L'occhio della provvidenza appare in molti emblemi e sigilli ufficiali tra cui:
Stemma di BraslawBielorussia.

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Massoneria

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Massoneria.
Una delle prime versioni massoniche dell'occhio della Provvidenza con nuvole e gloria semicircolare.
Oggigiorno, l'occhio della Provvidenza è generalmente associato alla Massoneria. L'occhio compare nella iconografia standard dei massoni nel 1797, con la pubblicazione del Freemasons Monitor di Thomas Smith Webb. Qui rappresenta l'occhio che tutto vede di Dio ed è un monito al fatto che ogni pensiero e azione di un massone sono osservati da Dio (a cui ci si riferisce nella Massoneria come Grande Architetto dell'Universo[3]). Tipicamente, l'occhio della Provvidenza massonico è posto sopra a una gloria semicircolare ed è, talvolta, inscritto in un triangolo.

Numismatica

L'occhio appare:

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Stati Uniti d'America

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Stemma degli Stati Uniti d'America.
Nel 1782 venne adottato nel rovescio dello Stemma degli Stati Uniti d'America. È stato inizialmente suggerito come elemento per lo stemma nel 1776 nella prima delle tre commissioni per l'ideazione dell'emblema, come suggerito dell'artista Pierre Eugene du Simitiere.[4]
Sullo stemma, l'occhio è circondato dai motti Annuit Cœptis, ovvero "Egli approva [le nostre] decisioni", e Novus Ordo Seclorum, ovvero "Nuovo Ordine delle Epoche". L'occhio è posto sopra ad una piramide incompleta con tredici gradoni, rappresentanti le tredici colonie originarie e la crescita futura della nazione. Sul gradone più basso viene scritto 1776 in numeri romani. Il simbolismo sostiene che l'Occhio, ovvero Dio, desidera la prosperità degli Stati Uniti d'America.
Considerazioni popolari fra gli interessati di teoria del complotto affermano che l'occhio della Provvidenza nello Stemma degli Stati Uniti d'America indica l'influenza della Massoneria nella fondazione degli Stati Uniti, cosa che è stata parodiata nel film Disney del 2004 Il mistero dei Templari. Comunque, l'uso massonico comune dell'occhio è successivo di 14 anni alla creazione dello stemma. Inoltre, nelle varie commissioni per il disegno dello stemma, solo Benjamin Franklin era massone (e le sue idee non furono approvate)[5].[6] Infine, molte organizzazioni massoniche hanno esplicitamente negato ogni connessione alla creazione dello stemma.[7][8]
Forse a causa del suo uso nello stemma nazionale, l'occhio è presente in diversi stemmi e loghi americani, come nello Stemma del Colorado o in quello della città di Kenosha.[9] È apparso nel logo originale dell'Information Awareness Office del DARPA.
Vecchio emblema del DARPAInformation Awareness Office.

Apparizione in opere artistiche

Note

  1. ^ L'occhio come simbolo cristiano
  2. ^ Wörterbuch der ägyptischen Sprache 1, 268.13
  3. ^ Massoneria e l'occhio che tutto vede - dal sito della Grande Loggia della British Columbia e dello Yukon
  4. ^ Lo stemma degli Stati Uniti, pubblicato dal US Dept. of State
  5. ^ Massoni nel primo comitato, su greatseal.comURL consultato il 27 luglio 2015.
  6. ^ Progetto originale di Franklin, su greatseal.comURL consultato il 27 luglio 2015.
  7. ^ Grand Lodge of British Columbia and YukonAnti-massoneria FAQ
  8. ^ Pietre-Stones Review of FreemasonryIl dollaro "massonico": verità o commedia? di W.Bro. David Barrett
  9. ^ Kenosha sealkenowi.com.

Bibliografia

  • Antonio Manno, Vocabolario araldico ufficiale, edito a Roma nel 1907.

Voci correlate

L'Occhio di Horus

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L'Occhio di Horus[1] è nella religione egizia il simbolo della prosperità, del potere regale e della buona salute, ed è personificato dalla dea Wadjet (o Wedjat,[2][3][4] UadjetWedjoyetEdjo o Uto). In seguito al sincretismo tra Horus e Ra nella divinità di Ra-Harakhti, l'Occhio di Horus viene associato all'Occhio di Ra[5], di cui diventa sinonimo[6], nonostante in origine i due occhi facessero riferimento a rappresentazioni grafiche ben distinte.

Lingua egizia

wU28AtD10
wḏȝ - udjat ha il significato di "preservare"[7] o "protezione".[8]

Mito

Secondo la mitologia egizia, Horus volle vendicare l'uccisione del padre Osiride, perpetrata dal fratello di quest'ultimo, Seth, ma nello scontro con lo zio perse l'occhio sinistro, che si divise in sei parti.[9]
In una forma più recente del mito, l'occhio di Ra, smarrito per una ragione non nota, sarebbe stato lo scopo di una ricerca affidata a Shu e Tefnet[10]. A causa del protrarsi nel tempo di tale ricerca il dio del sole si sarebbe provvisto di un nuovo occhio che al ritorno del rivale non volle cedergli il suo precedente ruolo. Allora Ra avrebbe trasformato l'occhio in un serpente posto sulla sua fronte, l'ureo.[11]

Amuleto

Amuleto udjat.
L'amuleto ebbe grande importanza e diffusione nella civiltà e venne posto, di regola, all'interno dei bendaggi che avvolgevano il corpo del defunto, oltre che su rilievi, incisioni e papiri, in quanto simbolo di rigenerazione. Graficamente è costituito da un occhio sovrastato dal sopracciglio e sotto da una spirale, per alcuni il tratto residuo del piumaggio del falco, animale del quale Horus prende le sembianze, ma anche evoluzione dei segni di lacrime.
L'amuleto era portato da uomini, divinità o animali sacri[12]; poteva essere dipinto sulle navi come segno apotropaico, sui fianchi dei sarcofagi affinché il defunto potesse vedere nell'aldilà[12] o sui muri come difesa dai ladri[13].

Aritmetica

Nella matematica egizia le parti costituenti l'udjat servivano a scrivere le frazioni, aventi il numero 64 come denominatore comune[14]. Nella vita quotidiana, era usato come "traduzione grafica delle unità di misura dei cereali"[15]: ciascuna parte aveva un valore di frazione dell'intero, così come di rappresentazione dei sensi umani. Nello specifico:
  • la parte verso il naso rappresentava la frazione 12 e l'olfatto (il naso);
  • la pupilla rappresentava la frazione 14 e la vista (la luce);
  • il sopracciglio rappresentava la frazione 18 e il pensiero (la mente);
  • la parte verso l'orecchio rappresentava la frazione 116 e l'udito (l'orecchio);
  • la coda curva rappresentava la frazione 132 e il gusto (il germoglio del frumento);
  • il piede rappresentava la frazione 164 e il tatto (il piede che tocca terra).
Sommando le varie parti si ha un totale di 6364: si riteneva che il restante 164 fosse stato aggiunto dal dio Thot, sotto forma di poteri magici[15].
L'occhio di Horo come unità di misura.
D11
D12
D13
D14
D15
D16

Note

  1. ^ Alan Gardiner, Egyptian Grammar, Oxford 1927-1994, pag. 451; Maria Carmela Betrò, Geroglifici, Milano 1995, pag. 55.
  2. ^ Pommerening, Tanja, Die altägyptischen Hohlmaße (Studien zur Altägyptischen Kultur, Beiheft 10), Hamburg, Helmut Buske Verlag, 2005.
  3. ^ M. Stokstad, "Art History".
  4. ^ Chapter 14, Egyptian Art in David P. Silverman, Ancient Egypt, Duncan Baird Publishers, 1997, p. 228.
  5. ^ Alessandro Bongioanni & Maria Croce (ed.), The Treasures of Ancient Egypt: From the Egyptian Museum in Cairo, Universe Publishing, a division of Rizzoli Publications Inc., 2003. p.622. Secondo gli autori, 'Udjat' era il termine che indicava gli amuleti con il disegno dell'occhio di Horo.
  6. ^ Wörterbuch der ägyptischen Sprache 1, 268.13.
  7. ^ Papyrus de Kahun, 29, 41-42 : Griffith, The Petrie Papyri, Hieratic Papyrus from Kahun and Gurob, Londres, 1897-1898.
  8. ^ Coffin Texts IV, 246/247a-250/251b, B9Cb.
  9. ^ Piergiorgio OdifreddiIl museo dei numeri, Milano, Rizzoli, 2015 [2014], p. 38, ISBN 978-88-17-08217-4.
  10. ^ Eye of Ra su Ancient Egypt Online
  11. ^ Miti dell'antico Egitto, Giunti Editore, 2003 ISBN 8844027380
  12. ^ a b Lázló Kákosi, La magia in Egitto ai tempi dei Faraoni, Milano 1991, pag. 83
  13. ^ Lázló Kákosi, La magia in Egitto ai tempi dei Faraoni, Milano 1991, pag. 86
  14. ^ James P. AllenMiddle Egyptian, Cambridge University Press (2004), p. 102
  15. ^ a b Maria Carmela Betrò, Geroglifici, Milano 1995, pag. 55.

Bibliografia


  • Mario Tosi, Dizionario enciclopedico delle divinità dell'antico Egitto. Torino, Ananke, 2004. ISBN 88-7325-064-5