Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
mercoledì 5 aprile 2017
Vite quasi parallele. Capitolo 56. Summerchild. II Figlio dell'Estate.
Nel 1975 sono nati David Beckham, Angelina Jolie, Charlize Theron, Matteo Renzi, Andrea Agnelli, Asia Argento, Martina Colombari, Kate Winslet, Marion Cotillard, Drew Barrymore e molti altri parassiti della società tra cui, ultimo ma non meno importante, Riccardo Monterovere, figlio di Francesco Monterovere e di Silvia Ricci-Orsini.
Stando alle testimonianze, l'estate del 1975 fu molto calda e molto lunga, e si protrasse ben oltre i limiti stagionali, tanto che il caldo continò per tutto il mese di ottobre.
Tanto bastò perché i giornali incominciassero a parlare, con toni apocalittici, di "estate indiana" e di surriscaldamento globale, dopo che per anni si era attesa invano un'imminente glaciazione.
Ma forse c'era davvero qualcosa di strano nell'aria. Qualcosa di nuovo, anzi, d'antico.
I vecchi guardavano il cielo e scuotevano la testa. I più avveduti tra loro interpretarono i segni.
I più lungimiranti capirono che erano presagi funesti per la generazione che nasceva.
Lo capì la contessa madre Emilia Orsini ogni volta che pensava al pronipote che stava per nascere: <<Povero figlio dell'estate, che nascerai e crescerai all'apice di questo benessere! Che ne sarà di te quando la stagione cambierà? Perché l'estate non può durare per sempre>>
La vecchia Nan di Casa Stark e il compianto lord Eddard le avrebbero dato ragione, ma all'epoca nessuno credeva realmente a quelle parole.
Le Cassandre non sono mai state simpatiche a nessuno, anche quando avevano ragione, anzi soprattutto quando avevano ragione.
Ma in fondo noi che siamo nati in quegli anni credevamo davvero che quel paradiso sarebbe durato per sempre.
Perché avremmo dovuto preoccuparci?
Era l'estate del nostro mondo, e noi ne eravamo i figli.
Era un'epoca di grandi conquiste civili e sociali.
Se i nostri padri erano i Figli dei Fiori, noi fummo senza dubbio i Figli dell'Estate.
C'era nell'aria un grande senso di aspettativa, una forte speranza e fiducia nell'avvenire.
Credevamo che quello fosse solo l'inizio di una felicità destinata a diventare sempre più grande.
Abbiamo creduto nel progresso, nel miglioramento, nella crescita.
Non ci rendevamo conto che accanto al progresso c'erano anche segnali di decadenza.
Eravamo molto ambiziosi, ma solo pochi di noi hanno ottenuto ciò che volevano: la maggioranza si è dovuta accontentare: i più ora si trovano in condizioni peggiori di quelle dei loro genitori alla stessa età.
Abbiamo meno diritti, meno opportunità, meno speranze rispetto alla generazione che ci ha preceduto.
In parte è anche colpa nostra: abbiamo dato tutto per scontato, abbiamo preteso molto senza imparare lo spirito di sacrificio, siamo stati troppo avidi.
Ci siamo comportati come cicale, mentre avremmo dovuto imitare le formiche, che nella bella stagione fanno le scorte per l'inverno.
Però eravamo in buona fede, almeno all'inizio. Come può un bambino sapere che "sempre azzurra non può essere l'età"?
Ci sentivamo in primavera, credevamo che il meglio dovesse ancora venire, che la vera estate dovesse ancora arrivare e non siamo stati capaci di capire in tempo che era quella l'estate. era quella la felicità, era quello il nostro momento, era quello, e noi avremmo dovuto farne tesoro.
E invece ci siamo lasciati sfuggire tutto tra le mani.
Non siamo nemmeno riusciti a difendere i diritti per i quali i nostri genitori e i nostri nonni avevano lottato e faticato.
Chi ha quarant'anni adesso sa bene di cosa sto parlando.
E ne parlo perché quella è stata la sorte della generazione di Riccardo Monterovere, il quale nacque privilegiato, ebbe un'infanzia molto felice, un'adolescenza brillante e ambiziosa, una prima giovinezza passionale ed intensa, per poi accorgersi all'improvviso che tutto gli franava intorno.
Credeva di essere una specie di Principe di Galles, per poi accorgersi, troppo tardi, di non essere nessuno. Si credeva Delfino di un grande regno e si trovò erede di niente di particolare.
Fu travolto da una frana: e non era solo la frana destinata a rovinare la dinastia Ricci-Orsini-Monterovere: a quella avrebbe anche potuto porre rimedio. No, era la frana della Generazione X, del ceto medio, dell'Italia, dell'Europa, dell'Occidente.
Le generazioni più giovani ancora non se ne sono del tutto rese conto, ma toccherà anche a loro, un giorno, aprire gli occhi.
Ma questa è la storia delle vite quasi parallele dal cui incrocio nacque Riccardo Monterovere, il quale forse poteva anche aver avuto più fortuna di altri. Ma non c'è onore nella fortuna.
Non c'è onore nel prendere atto di aver avuto e perduto tutto ciò che era possibile avere e perdere nella vita.
martedì 4 aprile 2017
Vite quasi parallele. Capitolo 55. Il condominio dei pazzi
Alla fine Ettore Ricci mantenne la sua promessa e trovò un appartamento in città per la figlia e il genero.
Il condominio, situato nella zona residenziale di Forlì, consisteva in un edificio di nuova costruzione, comprendente otto appartamenti di circa duecento metri quadrati ciascuno, con ampi terrazzi, garages al piano terra e cantine nel seminterrato
Ettore intestò l'appartamento alla figlia, ma, nello stupore generale comprò altri due appartamenti e ne fece dono a Michele Braghiri, amministratore del Feudo Orsini e a sua moglie Ida, governante della Villa.
Disse che era un premio per la fedeltà della famiglia Braghiri e un dono per i figli di Michele e Ida, ma tutti pensarono che Michele stesse ricattando Ettore su certe vecchie questioni su cui era meglio che si continuasse a tacere.
Gli appartamenti acquistati da Ricci si trovavano tutti e tre al secondo piano.
In quello sulla sinistra andarono a vivere Francesco Monterovere e Silvia Ricci-Orsini, nel giugno 1975, quando ormai la gravidanza di lei era in fase avanzata.
Nell'appartamento al centro, sempre al secondo piano, si stabilì Oriana Braghiri con il marito Sergio Pesaresi, gioielliere, e i due figli, Ivan e Igor, tutti e due grandi sportivi e giovani promesse del calcio.
Inutile dire che da quell'appartamento provenivano quasi sempre rumori molesti derivanti dalle partite di calcio viste in televisione con annesso tifo da stadio.
Nell'appartamento sulla destra andarono a vivere Primo Braghiri, agente di commercio, con la moglie Camilla e le figlie Donatella e Angelina, sulla cui straordinaria e precoce intelligenza giravano leggende, messe in giro dai genitori e soprattutto dai nonni, in particolare dalla vecchia Ida, in perenne attesa della rivincita sui discendenti degli Orsini.
Avere i Braghiri come vicini di pianerottolo non era il massimo, ma almeno Silvia ne conosceva già i difetti.
Gli altri condomini erano ancora più singolari.
Conosciamoli partendo dal primo piano, dove c'era una identica disposizione degli appartamenti.
Quello a sinistra era stato comprato da un concessionario dell'Alfa Romeo, il perito tecnico Cesare Semenzana, originario di Roma, così come sua moglie Sofia. La coppia aveva due figlie: la grande, Ramona, assomigliava a un cavallo, ma era molto ambiziosa, la piccola, Federica, sembrava una Barbie, ma non brillava per intelletto.
Sia Cesare che Sofia Semenzana erano accaniti fumatori, ma il marito fumava solo sigari toscani pestiferi e la moglie solo sigarette nazionali altamente tossiche.
La coppia era impegnata politicamente nel Movimento Sociale, e professava con tenacia le proprie convinzioni, che peraltro trapelavano anche da alcune scelte comportamentali.
In primo luogo lui era un grande esperto di armi da fuoco e un cacciatore che avrebbe fatto impallidire Terminator.
Il suo aspetto era reso ancora più minaccioso da due baffoni spioventi alla Bismarck.
Naturalmente aveva tre cani da caccia che teneva nei terrazzi, senza portarli in giro, di modo che le loro deiezioni corporali colavano direttamente nel cortile sottostante. Le povere bestie, costrette a vivere peggio che in un canile, abbaiavano ad ogni ora del giorno e della notte.
Ci furono denunce, processi e diatribe giuridiche a non finire, ma nemmeno il Giudice Papisco, la Signorina De Toschi e il Senatore Leandri poterono contrastare le più influenti raccomandazioni in alto loco del Semenzana.
Si diceva che a Roma conoscesse personaggi importantissimi, tra cui lo stesso Andreotti, e che potesse persino vantare amicizie in Vaticano.
Oriana Braghiri, che una volta era entrata nel loro appartamento con qualche scusa ben architettata, era rimasta sconvolta da ciò che aveva visto e sentito. Corse subito a riferirlo a Silvia Ricci:
<<Hanno armi ovunque, trofei di caccia appesi alle pareti, una testa di cervo sopra il camino, e poi i busti del Duce dappertutto e nel suo studio ho visto perfino un ritratto di Hitler! E la moglie mi ha preso da parte e mi ha detto: "Lo sa di chi è la colpa di tutto?" E io: "Di chi?". E lei: "Degli Ebbbbrei" con venti "b" l'avrà detto. E c'era un puzzo di fumo che non ci si stava>>
Le parole dell'Oriana si rivelarono fondate.
Silvia, che era una donna pragmatica, ne trasse subito una conclusione a cui si attenne per tutto il tempo a venire:
<<Be', se le cose stanno così, mi sa che è meglio non farli arrabbiare>>
Diversamente la pensava il vicino dell'appartamento di centro del primo piano e cioè il geometra Vincenzo Casadei, detto anche Casadei di Sotto, per non confonderlo con Casadei di Sopra del terzo piano.
Vincenzo e sua moglie Ornella erano comunisti anarchici e lei addirittura era una hippie, per cui si trovavano agli antipodi dei Semenzana, come mentalità, e passarono il resto dei loro giorni in perpetua lite coi vicini.
Del resto la vita di condomino è fatta così.
Su un solo punto i Casadei di Sotto si trovavano in accordo con i Semenzana, e cioè il tabagismo: Vincenzo fumava le Marlboro, Gabriella le Gitanes, ed entrambi le canne.
Coerentemente col loro stile di vita da figli dei fiori avevano un enorme camper con cui ogni estate andavano in vacanza nella ex Jugoslavia, all'epoca "paradiso comunista" un po' meno trendy dell'attuale Croazia.
Il problema è che si spostavano col camper anche per andare alla Conad, e siccome quel pachiderma non entrava nel garage, lo tenevano parcheggiato vicino al cancello.
Se qualcuno osava protestare, loro minacciavano di comprarne un altro.
Il terzo condomino del primo piano, sulla destra, era ancora più bizzarro degli altri.
Si trattava di un certo Luciano Bonetti, elettrauto, soprannominato il Potatore Folle per la sua mania ossessivo-compulsiva di trascorrere ogni fine settimana tagliando il prato (fiori compresi), potando le siepi in modo da farle sembrare dei cubi di plastica e riducendo gli alberi a tronchi smozzicati con pochi sparuti germogli.
Alla fine di questo scempio, naturalmente, lavava la macchina.
La moglie di Bonetti, Manuela, era completamente sottomessa al marito.
Avevano due figli: il maschio, Loris, era fissato col motociclismo fin dalla primissima infanzia, la femmina, Marina, era l'unica sana di mente in famiglia.
Concludiamo questa rassegna passando "ai piani alti".
Al terzo piano c'erano solo due appartamenti molto grandi.
In quello sulla sinistra si alternarono numerosi condomini, tutti ritenuti vittime del maleficio lasciato dalla prima proprietaria, la famigerata vedova Schiavina (il suo nome proprio era ignoto, così come il suo cognome da ragazza), che aveva ereditato l'azienda del defunto marito e aveva fama di essere, oltre che una ninfomane insaziabile a livello sessuale (la sfilata dei suoi amanti era interminabile su e giù per le scale), anche un'esperta in stregoneria.
Nei prossimi capitoli si presenteranno prove inconfutabili dei poteri paranormali della Schiavina.
Dall'altro lato, a tenere testa al maleficio, c'erano i Casadei di Sopra.
Il capofamiglia era l'integerrimo cavalier Arnaldo Casadei, dirigente dell'Eni, detto il Censore, per la sua severità, ma soprannominato anche "il Rospo" per la sua inarrivabile bruttezza.
Sua moglie Leni era una tedesca conosciuta durante uno degli innumerevoli viaggi di lavoro.
In molti si chiedevano come mai Helena Gruber, detta Leni, avesse sposato Casadei di Sopra, anche se circolava una leggenda metropolitana secondo cui la bionda tedesca aveva sperato, baciando per la prima volta il Rospo, che si trasformasse in un principe, ma purtroppo il Rospo era rimasto tale.
Inoltre, la sua espressione eternamente accigliata, così come l'esposizione al sole del deserto del Qatar. negli anni gloriosi in cui andava in cerca di petrolio, avevano prodotto nel volto di Arnaldo Casadei delle rughe enormi, spropositate, come dei fossi, dei solchi che si diramavano dal naso in tutte le direzioni.
Una volta Silvia lo descrisse in questo modo: "Le sue rughe sembrano i raggi di un sole, ma brutto" e da allora il Sole Brutto divenne il terzo appellativo di Casadei di Sopra.
Ma lui non sembrava particolarmente preoccupato per la propria bruttezza, come del resto accade agli uomini ricchi e in carriera.
Come diceva la buon'anima di Tsa Tsa Gabor, "un uomo ricco è sempre bello" e il cavalier Arnaldo Casadei, dirigente dell'Eni, era decisamente un uomo ricco.
Ebbero una figlia, Adelina, che per sua fortuna assomigliava alla madre nel fisico e al padre nel carattere.
E fu così che, in quel condominio di pazzi, Francesco Monterovere e Silvia Ricci-Orsini costruirono il loro nido d'amore.
lunedì 3 aprile 2017
L'ipotesi multiregionale nella teoria dell'evoluzione umana
L'ipotesi multiregionale (o della continuità regionale) è un'ipotesi paleoantropologica basata sulle misurazioni paleoantropometriche di Franz Weidenreich, successivamente riproposta (al fine di colmarne le lacune iniziali), con diverse varianti rispetto all'originale da Milford H. Wolpoff nel 1988. Tale ipotesi fu formulata e riformulata per poter fornire una possibile spiegazione della comparsa dell'uomo moderno. Si propone quindi di descrivere un periodo che va dal Pleistocene (2 500 000 di anni fa) all'Homo sapiens (200 000 anni fa) e quindi all'Uomo moderno (130 000 anni fa).
L'ipotesi multiregionale sostiene che i discendenti di Homo ergaster non si sarebbero evoluti in specie distinte ma, in seguito alle varie migrazioni, avrebbero avuto notevoli scambi di caratteri che avrebbero "uniformato" le diverse popolazioni e quindi portato all'uomo moderno. Di conseguenza l'attuale specie Homo sapiens sarebbe il risultato della evoluzione di diverse sottospecie dallo status tassonomico incerto (probabilmente classificabili in toto come sottospecie di Homo erectus). Secondo l'ipotesi Out of Africa II invece i cromagnon erano già H. sapiens mentre tutte le altre popolazioni migrate in precedenza (che avevano già occupato Europa Asia e Oceania) erano ormai specie del tutto separate (Homo pekinensis, Homo soloensis, Homo neanderthalensis e Homo heidelbergensis) che successivamente si sono estinte, mentre l'ipotesi multiregionale sostiene che fossero ancora tutti parte della stessa specie, non ancora H. sapiens (africano arcaico, europeo arcaico ecc.)[1].
La teoria rifiuta di applicare il concetto di evoluzione parallela alla specie umana, preferendovi quello di variazione clinale. Le diverse popolazioni umane quindi, pur rimanendo a volte isolate per lunghi periodi di tempo, avrebbero comunque mantenuto un'interfecondità tale da consentire il flusso genico tra le popolazioni stesse[1].
Tale ipotesi non è accettata dalla maggioranza della comunità scientifica, la quale contesta la mancanza di prove certe, e soprattutto l'incompatibilità di tale ipotesi con la maggioranza dei dati genetici ed antropologici disponibili. L'ipotesi alternativa, attualmente dominante, è quella dell'origine africana (Out of Africa I e Out of Africa II).
Evidenze paleontologiche
Gli studi di Weidenreich e Wolpoff, sebbene fra di loro discordi nel ritenere quali siano i caratteri a supporto di un'origine multiregionale, al fine di supportare una supposta origine multiregionale ipotizzano entrambi una possibile continuità in alcuni tratti morfologici, osservata con una analisi di tipo fenetica, tra le diverse specie umane ancestrali[2], tuttavia gli studi del gruppo di ricerca di Mirazon hanno dimostrato come proprio alcuni di quei caratteri morfologici presentino importanti discontinuità, e non risulterebbero quindi collegati ad origini multiregionali, bensì frutto di adattamenti ambientali dovuti a convergenza evolutiva[3].
Asia
La ricostruzione del cranio di H. erectus denominato Sangiran 17 del sito archeologico di Sangiran (Isola di Giava) mostra una sorprendente somiglianza con alcune popolazioni umane moderne. In particolare il suo prognatismo corrisponde con quello delle popolazioni aborigene australiane, indicando quindi una possibile continuità evolutiva tra H. erectus e queste popolazioni di H. sapiens[4].
Cina
Molti paleoantropologi riscontrano numerose continuità morfologiche tra i resti fossili dell'uomo di Pechino (H. erectus pekinensis, datato tra i 680.000 e i 780.000 anni fa) e le popolazioni moderne[4].
Ritrovamenti effettuati nel 2003 nel sito archeologico di Tianyuan mostrano ominidi con tratti moderni mescolati a tratti arcaici, datati secondo il metodo del carbonio-14 intorno ai 40 000 anni fa il che secondo alcuni metterebbe in seria crisi l'ipotesi di un'origine esclusivamente africana dell'uomo. Un ulteriore ritrovamento effettuato nel 2008 ha portato alla luce uno scheletro con caratteristiche miste moderne e arcaiche datato intorno a centomila anni fa.[5]
Europa
I sostenitori dell'ipotesi multiregionale sostengono che i ritrovamenti archeologici effettuati in Europa indicano una continuità morfologica incompatibile con una completa estinzione dei neanderthal senza ibridazione con i cromagnon[6].
In contrasto con questa argomentazione tuttavia la comparazione morfologica dei crani di H. sapiens e H. neanderthalensis indicherebbe trattarsi di due specie diverse, in quanto i due crani presentano differenze più ampie di qualunque coppia di sottospecie conosciuta. Questi dati implicherebbero una possibilità di ibridazione nulla o estremamente ridotta.[7][8].
Un'ulteriore conferma di questa teoria verrebbe da scheletri di ominidi con caratteristiche "miste" neanderthal-sapiens, che vengono interpretati dai sostenitori del multiregionalismo come esempi di ibridazione. Gli esempi principali sono il Bambino di Lapedo (in Portogallo)[9], e la mandibola Oase 1 trovata nel 2002 a Peştera cu Oase (Romania)[10]. L'interpretazione di questi reperti tuttavia non è condivisa[11].
Un'analisi del 2007 individua numerose caratteristiche morfologiche dell'uomo moderno assenti nei fossili africani ma presenti nei neanderthal, in particolare riguardo alla morfologia del cranio. I relatori dello studio concludono che queste caratteristiche siano presenti nell'uomo moderno come conseguenza di una ibridazione tra cromagnon e neanderthal[12].
Evidenze genetiche
DNA mitocondriale
Un'analisi del 1987 sul DNA mitocondriale indicava un antenato comune a tutti gli umani viventi (detto Eva mitocondriale) da collocarsi nel continente africano 200 000 anni fa. L'analisi suggeriva che la popolazione umana da esso discendente si fosse diffusa sostituendo gli altri ominidi piuttosto che incrociandosi con essi[13].
Analisi successive effettuate sul DNA mitocondriale dei neanderthal e dei denisova indicano che le loro linee genetiche si sono discostate da quella umana in un periodo precedente rispetto all'antenato comune e non rilevano alcun incrocio tra queste specie e Homo sapiens[14][15].
I dati sul DNA mitocondriale contrastano con l'ipotesi multiregionale[4], tuttavia i suoi sostenitori obiettano che l'analisi del DNA mitocondriale non è sufficiente ad escludere del tutto la possibilità di ibridazione, le cui tracce potrebbero essersi perse per fenomeni quali la deriva genetica[16][17].
DNA nucleare
Le analisi condotte sul cromosoma Y sono coerenti con i dati relativi al DNA mitocondriale. I dati indicano tuttavia che alcuni genotipi siano introgressi in Africa provenendo dall'Asia, e non esistono prove che tali genotipi fossero già presenti in Africa[18].
Studi effettuati sul cromosoma X hanno invece trovato dati incompatibili con la teoria di un'origine africana relativamente recente[19]. Un altro studio condotto sempre sul cromosoma X ha evidenziato una possibile ibridazione tra l'uomo moderno e il ceppo asiatico di H. erectus[20].
Un'ulteriore analisi condotta su 25 regioni cromosomiche ha rilevato numerosi eventi di flusso genico tra le linee africane ed euroasiatiche, solo alcuni dei quali associabili direttamente all'ipotesi dell'origine africana. Alcuni di questi eventi possono essere fatti risalire all'originaria espansione dell'H. erectus. Secondo i relatori dello studio, questo dimostra incontrovertibilmente la continuità multiregionale dell'uomo[21].
DNA antico
Con lo sviluppo delle tecniche che permettono l'estrazione di materiale genetico direttamente dai resti fossili (il cosiddetto DNA antico), il DNA dei neanderthal è stato analizzato direttamente. Le prime analisi effettuate nel 2006 indicavano un contributo neandertaliano al genoma umano compreso tra 0 e 20%[22]. Analisi successive indicano che il contributo neandertaliano al genoma umano è diverso da zero, individuando una quota di DNA pari all'1-4% condivisa con i moderni europei[23]. Analisi condotte sul genoma dell'Homo di Denisova hanno rilevato che esso condivide il 4-6% del genoma con i moderni melanesiani, fornendo così una prova a supporto della possibilità di flusso genico tra le popolazioni umane al di fuori dell'Africa[24]
Ipotesi alternative
Oltre all'ipotesi dominante Out of Africa II, un'ulteriore ipotesi vede l'H. erectus sorgere al di fuori dall'Africa, forse in Asia, per poi tornare a colonizzare quel continente che vide la nascita dei suoi antenati. Questa ipotesi è nota come ipotesi dell'origine euroasiatica[25]
Apparentemente simile, ma solo per il nome, è l'ipotesi poligenista, basata sul concetto dell'evoluzione parallela. Proposta dal paleontologo Carleton Coon, la teoria non gode di alcun credito presso gli antropologi[26][27] poiché le evidenze genetiche e i fossili ad oggi conosciuti forniscono dati diametralmente opposti a quest'ipotesi, tranne che per alcune ossa, fra cui un cranio, ritrovati in Georgia nel 2007, ma ancora in fase di studio[28].
Note
- ^ a b Milford H. Wolpoff et al. Multiregional, Not Multiple Origins American Journal of Physical Aanthropology 112:129–136 (2000) [1]
- ^ Milford H Wolpoff, John Hawks, David W Frayer, Keith Hunley, Modern Human Ancestry at the Peripheries: A Test of the Replacement Theory, in Science, vol. 291, nº 5502, AAAS, 2001, pp. 293–297, DOI:10.1126/science.291.5502.293, PMID 11209077.
- ^ Guido Barbujani, Europei senza se e senza ma. Storie di neandertaliani e di immigrati, Bompiani, 2008, ISBN 978-88-587-0102-7.
- ^ a b c Wolpoff, Milford, and Caspari, Rachel, Race and Human Evolution, Simon & Schuster, 1997, pp. 25–30.
- ^ Phil McKenna, "Chinese challenge to 'out of Africa' theory", New Scientist, Novembre 2009
- ^ Milford H. et al. Why not the Neandertals? World Archaeology Vol. 36(4): 527 – 546 Debates in World Archaeology 2004 Taylor & Francis Ltd ISSN 0043-8243 print/1470-1375 online DOI: 10.1080/0043824042000303700 [2]
- ^ Katerina Harvati, Stephen R Frost and Kieran P McNulty, Neanderthal taxonomy reconsidered: Implications of 3D primate models of intra- and interspecific differences, in PNAS, vol. 101, nº 5, 2004, pp. 1147–1152, DOI:10.1073/pnas.0308085100, PMC 337021, PMID 14745010.
- ^ Osbjorn M Pearson, Has the Combination of Genetic and Fossil Evidence Solved the Riddle of Modern Human Origins?, in Evolutionary Anthropology, vol. 13, nº 4, 2004, pp. 145–159, DOI:10.1002/evan.20017.
- ^ "The early Upper Paleolithic human skeleton from the Abrigo do Lagar Velho (Portugal) and modern human emergence in Iberia "
- ^ "An early modern human from the Peştera cu Oase, Romania"
- ^ Tattersall, Ian, and Schwartz, Jeffrey H., Hominids and hybrids: The place of Neanderthals in human evolution, in Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, vol. 96, nº 13, 1999, pp. 7117–7119, DOI:10.1073/pnas.96.13.7117, PMID 10377375.
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- ^ Cann, Rebecca L., Stoneking, Mark, and Wilson, Allan C., Mitochondrial DNA and human evolution, in Nature, vol. 325, nº 6099, 1º gennaio 1987, pp. 31–36, DOI:10.1038/325031a0, PMID 3025745.
- ^ JA Hodgson, Disotell TR, No evidence of a Neanderthal contribution to modern human diversity., in Genome Biology, vol. 9, nº 2, BioMed Central, 2008, p. 206, DOI:10.1186/gb-2008-9-2-206, PMC 2374707, PMID 18304371.
- ^ Krause, Johannes, et al, The complete mitochondrial DNA genome of an unknown hominin from southern Siberia, in Nature, vol. 464, nº 7290, 24 marzo 2010, pp. 894–897, DOI:10.1038/nature08976, PMID 20336068.
- ^ JH Relethford, Genetic evidence and the modern human origins debate, in Heredity, vol. 100, nº 6, Macmillan, 5 marzo 2008, pp. 555–63, DOI:10.1038/hdy.2008.14, PMID 18322457.
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- ^ Templeton, Alan R., Haplotype Trees and Modern Human Origins (PDF), in Yearbook of Physical Anthropology, vol. 48, S41, 2005, pp. 33–59, DOI:10.1002/ajpa.20351.
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- ^ Green, Richard E., et. al., A Draft Sequence of the Neandertal Genome, in Science, vol. 328, nº 5979, 7 maggio 2010, pp. 710–722, DOI:10.1126/science.1188021, PMID 20448178.
- ^ Reich, David, et al, Genetic history of an archaic hominin group from Denisova Cave in Siberia, in Nature, vol. 468, nº 7327, 23 dicembre 2010, pp. 1053–1060, DOI:10.1038/nature09710, PMID 21179161.
- ^ How Man Began
- ^ Spedini G. Antropologia evoluzionistica Piccin 2005
- ^ L'emergere dell'Homo sapiens, Enciclopedia Britannica
- ^ A skull that rewrites the history of man - Science - News - The Independent
Voci correlate
- Cronologia dell'evoluzione dei primati
- Out of Africa I
- Out of Africa II
- Ipotesi dell'origine euroasiatica
- Homo
- Evoluzione umana
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