mercoledì 28 dicembre 2016

Logres, il regno di Artù

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Logres (anche Logris o Loegria) è il nome del regno di re Artù nella Materia di Britannia. Deriva da Lloegyr, il nome gallese per la Gran Bretagna che corrispondeva grosso modo all'odierna Inghilterra. In un senso stretto, la parola Inghilterra non potrebbe essere usata per riferirsi agli eventi arturiani dato che questa deriva da "Angle-land", parola emersa dopo le invasioni anglosassoni. Secondo Goffredo di Monmouth, il regno prese il nome dal leggendario re Locrino, il più vecchio dei figli di Bruto di Troia. Nella sua Historia Regum BritanniaeGoffredo di Monmouth utilizza la parola "Loegria" per descrivere una provincia che conteneva gran parte dell'Inghilterra, ad eccezione della Cornovaglia. Nelle leggende arturiane, logres era un codice cavalleresco di Camelot.
Albione è l'antico nome della Gran Bretagna. Oggi viene usato poeticamente per riferirsi a tutto il Regno Unito o solo all'Inghilterra. È anche la base del nome gaelico della ScoziaAlba. Il termine gallo-latino Al-biōn (medio irlandese Albbuprotoceltico *Alb-en-), insieme ad altri toponimi europei e mediterranei, come Alpe e Albania, ha due possibili etimologie, entrambe plausibili: *al-boprotoindoeuropeo oppure *alb-, protoalbanese. Ma molto più probabilmente deriva dal gaelico al-bio, la Scozia era chiamata Alba (e talvolta anche l'Irlanda), mentre il Galles era anche nominato Yr Alban.
Prydain o Prydein è il nome gallese con cui si indica la Gran Bretagna.
Nei testi medievali (come il Mabinogion), il termine si riferisce spesso alla parte più settentrionale dell'isola, quella oltre i fiumi Forth e Clyde.


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Pendragon Coat of Arms
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Historia Regum Britanniae

Logres I- Britain & Gaul


 Geoffrey of Monmouth (1136) 





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Logres II- Constance




Logres III- Pannonia

Carrie

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So che si può vivere
non esistendo,
emersi da una quinta, da un fondale,
da un fuori che non c’è se mai nessuno
l’ha veduto.
So che si può esistere
non vivendo,
con radici strappate da ogni vento
se anche non muove foglia e non un soffio increspa
l’acqua su cui s’affaccia il tuo salone.
So che non c’è magia
di filtro o d’infusione
che possano spiegare come di te s’azzuffino
dita e capelli, come il tuo riso esploda
nel suo ringraziamento
al minuscolo dio a cui ti affidi,
d’ora in ora diverso, e ne diffidi.
So che mai ti sei posta
il come – il dove – il perché,
pigramente rassegnata al non importa,
al non so quando o quanto, assorta in un oscuro
germinale di larve e arborescenze.
So che quello che afferri,
oggetto o mano, penna o portacenere,
brucia e non se n’accorge,
né te n’avvedi tu animale innocente
inconsapevole
di essere un perno e uno sfacelo, un’ombra
e una sostanza, un raggio che si oscura.
So che si può vivere
nel fuochetto di paglia dell’emulazione
senza che dalla tua fronte dispaia il segno timbrato
da Chi volle tu fossi… e se ne pentì.
Ora,
uscita sul terrazzo, annaffi i fiori, scuoti
lo scheletro dell’albero di Natale,
ti accompagna in sordina il mangianastri,
torni indietro, allo specchio ti dispiaci,
ti getti a terra, con lo straccio scrosti
dal pavimento le orme degli intrusi.
Erano tanti e il più impresentabile
di tutti, perché gli altri almeno parlano,
io, a bocca chiusa.

(E. Montale)

In memoria di Carrie Fisher, la nostra stella più amata.

lunedì 26 dicembre 2016

La Chiesa Evangelica Valdese

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La Chiesa evangelica valdese è una chiesa cristiana riformata di tradizione valdese, con un'organizzazione di tipo presbiteriano, presente da quasi un millennio in Italia.
Ha una popolazione complessiva, al 31 dicembre 2010, di 25.693 fedeli in Italia (gran parte dei quali nelle valli valdesi) e in alcune comunità di lingua italiana nelle maggiori città della Svizzera[2] e circa 13.000 in Argentina e Uruguay[3].
La Chiesa Valdese nacque a Lione nel XII secolo con gli insegnamenti di Valdo di Lione (Lione, 1140 – 1206 circa) come risposta alla corruzione dell'epoca della Chiesa di Roma. Presenti in Italia dal XIII secolo, per secoli i valdesi furono oggetto di dure persecuzioni. Tra queste, particolarmente cruente furono quelle del XVII secolo nelle valli Valdesi del Piemonte: le Pasque piemontesi del 1655, e le persecuzioni del 1686, sfociate nell'esilio e nel successivo Glorioso rimpatrio. I valdesi hanno conquistato i diritti civili nel 1848, sotto Carlo Alberto. Da allora la Chiesa valdese si è sviluppata e diffusa in tutta la penisola italiana.
Durante l'occupazione nazista dell'Italia settentrionale nella seconda guerra mondiale, i valdesi italiani furono attivi nel mettere in salvo molti ebrei, che altrimenti sarebbero stati minacciati dallo sterminio imminente, nascondendoli nella stessa val Pellice, il territorio in cui gli antenati valdesi trovarono rifugio.
I primi insediamenti di valdesi italiani in Sudamerica sono nati nel 1856 ed oggi la Chiesa valdese del Río de La Plata (Iglesia valdense de Rio de La Plata) ha 24 congregazioni e 13.000 membri divisi fra l'Uruguay e l'Argentina[3].
I valdesi sono diffusi soprattutto in Piemonte, dove contano 41 chiese (120 in tutta Italia) di cui 18 nelle cosiddette valli valdesi, ed hanno il loro centro a Torre Pellice, in provincia di Torino. La città di Torino ha quattro chiese valdesi. A Roma le chiese sono due: quella storica e più antica di via 4 novembre e quella di piazza Cavour collegata alla Facoltà valdese di teologia. Ogni anno nell'ultima settimana di agosto, i deputati delle chiese locali ed i pastori si riuniscono a Torre Pellice, per dare luogo al "Sinodo Valdese", massimo momento assembleare e decisionale nella vita delle chiese.
Da ricordare l'isola linguistico-religiosa di Guardia Piemontese in Calabria, dove la popolazione, pur non professando ormai la fede riformata valdese a seguito della strage del 1561 ad opera dell'inquisizione romana, parla ancora un dialetto provenzale. Sulla piazza centrale, chiamata piazza della Strage, la porta del Sangue ricorda il triste episodio.
Negli ultimi decenni si è sviluppato, nonostante le comprensibili diffidenze dovute alle vicende storiche, un dialogo ecumenico con la Chiesa cattolica, il cui risultato più concreto è l'intesa sui matrimoni misti negli anni novanta. I valdesi restano critici sull'utilizzo dell'otto per mille per il sostentamento della Chiesa cattolica; i valdesi che vi hanno aderito nel 1993, utilizzano i fondi per progetti di natura assistenziale, sociale e culturale, non destinano somme per il mantenimento dei pastori e per le attività cultuali della chiesa. Permangono notevoli distanze anche riguardo alle questioni etiche, quali la contraccezione, l'interruzione di gravidanza, l'accanimento terapeutico e l'eutanasia.
Resta forte l'impegno politico dei valdesi, i quali hanno partecipato attivamente al Risorgimento e alla Resistenza. Esponenti della chiesa - tra i quali spesso anche pastori (come Tullio VinayLino De Benetti e Domenico Maselli negli ultimi anni) - sono stati eletti al Parlamento italiano. Sono membri della Chiesa evangelica valdese due ex ministri (Valdo Spini e Paolo Ferrero), un ex presidente di regione (Riccardo Illy), un ex deputato (Domenico Maselli), un senatore (Lucio Malan), un deputato (Luigi Lacquaniti), un sindaco di città capoluogo di provincia (Rosario Olivo), alcuni consiglieri regionali e l'eurodeputato Niccolò Rinaldi.

Laicità dello stato, temi etici e progressismo sociale

I valdesi sono sempre stati impegnati a favorire la piena laicità dello Stato. La chiesa valdese si è pronunciata in senso fortemente contrario all'esposizione del crocifisso, e più in generale di ogni simbolo religioso, in luoghi pubblici. Per quanto riguarda i cosiddetti "temi etici", i valdesi hanno favorito il dibattito su temi quali omosessualitàabortotestamento biologicoed eutanasia. Si è anche detta molto favorevole ai registri per il testamento biologico, che in molte città sono gestiti dalle comunità valdesi. Durante il sinodo del 2010, la chiesa valdese si è espressa a favore della ricerca sulle cellule staminali[4].
Nella Chiesa valdese di oggi è largamente prevalente un'apertura ai temi dell'omoaffettività. Il sinodo valdese, a larga maggioranza, ha deliberato in favore della benedizione delle coppie omosessuali.[5] La Chiesa valdese si impegna attivamente nella lotta all'omofobia[6] e nel supporto alla comunità LGBT. Il dibattito sul tema dell'omosessualità avviene anche tramite la R.E.F.O. (Rete Evangelica Fede e Omosessualità)[7] e l'"Associazione Fiumi d'acqua viva - Evangelici su fede e omosessualità"[8]. La benedizione delle coppie omoaffettive è stata approvata da un ordine del giorno del sinodo della Chiesa valdese il 26 agosto 2010 « laddove la chiesa locale abbia raggiunto un consenso maturo e rispettoso delle diverse posizioni »[9]; l'orientamento è stato confermato nel corso del Sinodo 2011.[10].
A tale posizione si oppone un gruppo minoritario[11] di dissenzienti, radunati nell'associazione Sentieri Antichi Valdesi,[12] che si ritengono i più fedeli ai principi espressi dalla confessione di fede della Chiesa valdese e considerano l'omosessualità una "degenerazione" dell'ordinamento divino ed un peccato dal quale il credente debba ravvedersi. Il diverso approccio scelto da tale gruppo minoritario ha come nocciolo teorico il letteralismo legato al richiamo delle citazioni del Levitico[13] (testo che prevede la pena di morte e i sacrifici di animali per purificarsi da parto e mestruazioni), approccio che contrasta con la riflessione[14] storico, filologico ed esegetica condotta dalla Chiesa valdese unita, da un lato, alla constatazione dei risultati della scienza circa la naturalità dell'orientamento omosessuale e, dall'altro, al messaggio evangelico di inclusione[15] così come esplicitato e vissuto da Gesù verso tutti coloro che manifestavano, oltre alla fede, l'amore[16], compreso dunque l'amore omosessuale.
Nelle date attorno alla Giornata internazionale contro l'omofobia (17 maggio), la Chiesa valdese, insieme ad altre confessioni Cristiane e alla Chiesa cattolica, sostengono e organizzano veglie di preghiera in memoria delle vittime del'omofobia e della transfobia[17]. Una fiaccolata, di anno in anno, è organizzata in città diverse d'Italia. A queste iniziative partecipa anche l'Associazione Fondo Samaria, solidarietà LGBT di ispirazione cristiana[18].

Dottrina[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Valdismo.
Nell'esegesi biblica, la Chiesa valdese, nelle sue espressioni oggi ufficiali, rifiuta l'approccio letteralista o fondamentalista, accostandosi piuttosto ai testi della Bibbia con il metodo storico-critico. I testi vetero- o neotestamentari vengono contestualizzati nell'ambiente storico e sociale in cui furono scritti, e interpretati alla luce di un messaggio evangelico universale e sempre valido.

Intesa con lo Stato italiano[mo

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Religioni in Italia § Concordato e intese.
Lo Stato Italiano, oltre al Concordato con la Chiesa cattolica, ha stretto intese con alcune confessioni religiose presenti nel Paese, ai sensi dell'art. 8 della Costituzione. L'Intesa con la Tavola valdese è stata conclusa 21 febbraio 1984 e approvata con la legge 449/1984, revisione conclusa il 25 gennaio 1993 e approvata con la legge 409/1993.

Lo stemma valdese


Iscrizione e candeliere valdese sul portale del tempio valdese di Roma
Le chiese valdesi hanno oggi come stemma un candeliere con una candela accesa, attorno alla cui fiamma stanno sette stelle e la scritta Lux lucet in tenebris.
Scarsi e sparsi sono gli scritti sullo stemma valdese pubblicati nel corso del tempo sui periodici valdesi e altrove: essi sono di vario tipo, dal carattere storico all'araldico, dal pastorale al poetico, dal meditativo all'esortativo.
La forma dell'emblema valdese ha subito non poche modificazioni, secondo l'epoca, l'estro e le intenzioni del disegnatore di turno, causando a volte dibattiti e polemiche alla vana ricerca della sua forma originale o di quella considerata più acconcia.
Apparso per la prima volta nel 1640 sul frontespizio di un libro di Valerio Grosso, allora pastore a Bobbio Pellice, una trentina di anni più tardi lo si trova nell'opera di Jean LégerHistoire des Vaudois des Alpes. Il simbolo di una lampada e la menzione della luce nelle tenebre sono riferimenti espliciti alla parola dell'Evangelo che parla di Gesù come di una luce nel mondo (Vangelo di Giovanni 1, 5).
Le stelle sono quasi sicuramente un riferimento alla visione dell'Apocalisse (cap. 1, 16) dove Gesù è presentato come un sacerdote nella cui mano destra stanno sette stelle che rappresentano le chiese dell'Asia allora perseguitate. Con questa immagine le chiese valdesi intendevano comunicare: siamo come una lampada che regge la luce dell'Evangelo e siamo come le sette chiese perseguitate dell'Apocalisse.
Molto probabilmente i valdesi del XVII secolo hanno tratto quest'idea dal blasone dei conti di Luserna San Giovanni, allora signori della val Pellice, che per questo si chiamava val Luserna fino al tempo della Rivoluzione francese. Si tratta di una lampada accesa, in latino appunto lucerna, con una scritta anch'essa di origine biblicaVerbum tuum lampada pedibus meis (la tua parola è lampada ai miei piedi; Salmo119, 105).

Organizzazione

La più alta autorità valdese è il Sinodo, cioè l'assemblea generale composta da 180 membri che si riunisce ogni anno in agosto a Torre Pellice.
L'organo che rappresenta la Chiesa verso lo Stato e le altre organizzazioni ecumeniche è la Tavola Valdese, composta da 7 membri e presieduta dal moderatore. Le cariche hanno una durata limitata a 7 anni.[19] L'attuale moderatore è il pastore Eugenio Bernardini, in carica dal 2012, subentrato alla pastora Maria Bonafede, prima donna a ricoprire l'incarico.[20]

Note

  1. ^ Incluse le chiese Metodiste, una chiesa presbiteriana coreana e una chiesa evangelica coreana Hanmaum
  2. ^ Chiesa evangelica valdese (Unione della Chiese metodiste e valdesi), Relazione al Sinodo delle chiese metodiste e valdesi sedente in Torre Pellice dal 21 al 26 agosto 2011, Torino, 2011, p. 181
  3. ^ a b Iglesia Evangélica Valdense del Río de la Plata / Organizacióniglesiavaldense.orgURL consultato il 2 settembre 2011.
  4. ^ Chiesa evangelica valdese - Unione delle chiese metodiste e valdesi
  5. ^ Dibattito e decisioni del Sinodo Valdese 2010. È bene precisare che la Chiesa valdese non considera il matrimonio come sacramento, ma lo intende come benedizione da parte di Dio di una coppia sposata civilmente.
  6. ^ Atto del Sinodo Valdese 2007
  7. ^ Chi siamo « Refo – Rete Evangelica Fede e OmosessualitÃ
  8. ^ Chi siamo « Associazione "Fiumi d'acqua viva"
  9. ^ Chiesa evangelica valdese - Unione delle chiese metodiste e valdesi. Come le altre chiese storiche del protestantesimo, la Chiesa valdese ritiene che il singolo credente sia guidato dallo Spirito Santo, e quindi le linee approvate dal sinodo, sia nel campo dell'etica sessuale come in quello politico-sociale, non sono vincolanti per le comunità locali.
  10. ^ Chiesa evangelica valdese - Unione delle chiese metodiste e valdesi: Sinodo 2011 - Comunicati Stampa Sinodo - Comunicato stampa n. 5chiesavaldese.orgURL consultato il 2 settembre 2011.
  11. ^ L'associazione non rende pubblico il numero dei suoi soci. Stando alla loro pagina web, il loro appello al Sinodo contro la benedizione di coppie omosessuali è stato sottoscritto da una quarantina di membri di chiese valdesi.
  12. ^ Sentieri antichi valdesi
  13. ^ Appello al Sinodovaldesi.eu.
  14. ^ Scheda esegetica su Levitico 18 20 (PDF), chiesavaldese.org.
  15. ^ “Contro l'omofobia” - Sinodo 2013chiesavaldese.org.
  16. ^ Benedizioni - Sinodo 2010chiesavaldese.org.
  17. ^ In Veglia / Interfaith Vigil IDAHOT / Las vigilias, su In Veglia / Interfaith Vigil IDAHOT / Las vigiliasURL consultato il 22 giugno 2016.
  18. ^ Fondo Samaria - La solidarietà LGBT di ispirazione cristiana, su www.fondosamaria.orgURL consultato il 22 giugno 2016.
  19. ^ Chiesa Evangelica Valdese, Sinodochiesavaldese.orgURL consultato il 16 settembre 2012.
  20. ^ Valdesi: il pastore Eugenio Bernardini eletto nuovo moderatore, in ASCA, 31 agosto 2012.

Voci correlate



Il Valdismo

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Il valdismo, i cui fedeli sono chiamati valdesi, fu in origine un movimento pauperistico medievale nato nell'ultimo quarto del XII secolo[1]; scomunicato nel 1184, dal 1532 è una confessione protestante di matrice calvinista.
I valdesi presenti in Italia e in Svizzera sono riuniti nella Chiesa evangelica valdese, che a partire dal 1975 è integrata con la Chiesa metodista italiana nella Unione delle Chiese metodiste e valdesi, quelli in Uruguay e Argentina costituiscono la Chiesa evangelica valdese del Rio della Plata.

Storia e dottrina

Origini

La corrente valdese del cristianesimo nasce nel Medioevo, precisamente nel XII secolo, come movimento religioso, costituito da contadini e in genere da poveri, che precede di poco quello promosso da Francesco d'Assisi. Tradizionalmente si fa risalire la fondazione del movimento a Valdo di Lione (o Pietro Valdo o Valdesio, dalla latinizzazione Valdesius). In realtà, l'origine dei Valdesi si confonde con il grande fermento di movimenti pauperistici di riforma del Cristianesimo sviluppatisi nel corso del XII secolo[2]. Oggi, esiste una via a Lione che porta il suo nome, nel 5ème arrondissement (rue Pierre-Valdo).

Tempio valdese di Torre Pellice
Valdo, si dice in seguito all'ascolto da un menestrello della vita di sant'Alessio, decise di approfondire lo studio della Bibbia: egli però non conosceva il latino, così si fece tradurre i Vangeli e altri scritti biblici in francese[3]. Fu colpito in particolar modo dalle parole rivolte da Gesù al giovane ricco: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi" (Matteo XIX, 21). Decise allora, nel 1173, di abbandonare la moglie, far accogliere le figlie nel monastero di Fontevrault[4] e offrire tutta la sua ricchezza ai poveri[5]. In seguito si circondò di un gruppo di seguaci con i quali, fatto voto di castità e vestiti solo di stracci[6], andava in giro a predicare il messaggio evangelico; ben presto il gruppo fu identificato con l'espressione Poveri di Lione. La loro predicazione si svolse all'interno dell' "ortodossia" romana, rivolgendosi principalmente contro il dualismo cataro[7].
La fedeltà al papa di Roma da parte del movimento valdese in questi anni è testimoniata dalla ricerca di approvazione ecclesiastica nel 1179, in occasione del terzo concilio Laterano: essi si recarono a Roma incontrandosi anche con il pontefice Alessandro III, il quale dimostrò apprezzamento per il loro proposito di vivere in maniera povera e conforme al dettato evangelico, ma non fu disposto a riconoscere la loro richiesta di essere predicatori della Parola[8].
In quel periodo l'annuncio del Vangelo infatti era riservato solo ai chierici e agli ecclesiastici, ai laici non era permesso predicare ed era persino sconsigliata la lettura diretta e personale della Bibbia.
Valdo tuttavia, insieme ai suoi seguaci, continuò a diffondere l'insegnamento cristiano nonostante il divieto papale, in piena disobbedienza; quindi, nel 1180, fu convocato dal cardinale Enrico di Marcy, vescovo di Albano, in un sinodo a Lione, nel quale Valdo e i suoi seguaci dichiararono la loro completa "ortodossia" e al contempo esposero quelli che consideravano gli "errori" dei catari. Nonostante ciò, la predicazione da parte dei laici e delle donne e la lettura individuale della Bibbia erano aspetti considerati inaccettabili dalla Chiesa romana, consapevole del fatto che ammettere tale innovazione avrebbe significato dare il via ad un processo di trasformazione dagli esiti imprevedibili qualora la lettura e interpretazione dei testi sacri fosse permessa anche a fedeli non appartenenti al clero. Tutto questo era stato ben compreso da Walter Map, rappresentante di re Enrico II Plantageneto al concilio lateranense del 1179, che a proposito dei valdesi aveva scritto:
« Costoro mai hanno dimore stabili, se ne vanno due a due a piedi nudi, vestiti di lana, nulla possedendo, ma mettendo tutto in comune come gli apostoli, seguendo nudi il Cristo nudo. Iniziano ora in modo umilissimo, perché stentano a muovere il piede; ma qualora li ammettessimo, ne saremmo cacciati »
(Walter MapDe Nugis Curialium[9])
Nel 1184 a Verona, con la bolla Ad abolendampapa Lucio III scomunicò una serie di movimenti ritenuti ereticali anche molto diversi tra loro, tra cui i poveri di Lione, i valdesi. La motivazione per tale scomunica rimase la "presunzione" dei valdesi a voler predicare in pubblico[10]. Nonostante la condanna papale, comunque, il movimento valdese continuò la sua espansione verso il Mezzogiorno di Francia e l'Italia (Piemonte, Lombardia, Puglia e Calabria), giungendo anche in alcune regioni della Germania, in Svizzera, e persino in AustriaSpagnaUngheriaPolonia e Boemia.
Le comunità valdesi erano organizzate su due livelli: vi erano i "perfetti" o "barba" (che significa "zio", in contrapposizione al "padre" cattolico) che seguivano i tre voti monastici di povertàcastità, e obbedienzaed erano predicatori itineranti, e i semplici fedeli, che erano detti "amici" o "noti". La comunità aveva tre gradi gerarchici: diaconi, presbiteri e vescovi e preparava i futuri predicatori in apposite scuole, gli "ospizi". Osservavano la liturgia delle Ore e i digiuni, celebravano la Cena del Signore (nella Linguadoca con pane, vino e pesce) e la sera del Giovedì Santo praticavano la lavanda dei piedi. Studiavano a memoria interi Vangeli e altre parti della Bibbia che Valdo aveva fatto tradurre nelle varie lingue popolari.
Dopo la scomunica, però, il movimento valdese perse la sua compattezza originaria e iniziò a sfaldarsi in gruppi locali differenziati tra di loro. La prima grande spaccatura avvenne nel 1205 circa, quando una parte consistente di valdesi di Lombardia dette vita ad un gruppo autonomo detto appunto Poveri Lombardi (pauperes Lombardi)[11]. Entrando in Lombardia i predicatori e le predicatrici valdesi poveri (fratres et sorores) miravano, come altrove, a costituire gruppi di amici o credentes che vivessero nel mondo, lavorassero e li sostenessero con le loro elemosine. Vennero però qui a trovarsi in una situazione politica e sociale radicalmente diversa da quella d'oltralpe. Trovarono infatti una miriade di Comuni in lotta perenne per la loro piena indipendenza dall'Impero e dal papato e, all'interno, lacerati dalle lotte tra partito guelfo e partito ghibellino.
I valdesi non ebbero problemi a inserirsi nelle strutture comunali, riuscendo anche a farsi eleggere alle cariche più importanti, ma la maggior parte di loro preferì restare ai margini della vita politica a causa del severo divieto del giuramento, dell'insistenza sulla povertà assoluta e per una certa sfiducia verso le autorità umane. Il partito ghibellino sembrava spesso appoggiare questi movimenti ereticali, non però per un reale interesse per le questioni religiose, ma per sfruttare ai suoi fini l'anticlericalismo della loro predicazione. E così, ad alcuni podestà che li difendevano e li appoggiavano, ne seguirono spesso altri che li condannavano e li bruciavano sul rogo[12].
Ma in Lombardia i valdesi vennero ben presto a contatto e furono influenzati da altri movimenti popolari di carattere sociale e religioso, da tempo presenti in loco o di nuova istituzione, come i Patarini, gli Arnaldisti e gli Umiliati[13]. I valdesi lombardi ne furono influenzati al punto da adottare dei provvedimenti che provocarono la reazione di Valdo fino alla scissione che ebbe luogo nel 1205, essenzialmente a causa di tre motivi:
  1. I predicatori in Lombardia entrarono a far parte di comunità di lavoratori e ne crearono delle proprie. Secondo Valdo i predicatori non dovevano lavorare ma vivere in povertà delle offerte degli amici per non essere corrotti dalla brama di ricchezze.
  2. I lombardi si scelsero un capo a vita nella persona del piacentino Giovanni da Ronco detto il Buono. Valdo obiettava che l'unico preposto del loro movimento doveva rimanere Gesù Cristo.
  3. I lombardi elessero dei ministri ai quali affidarono compiti sacerdotali, come la consacrazione dell'eucaristia. Valdo temeva che questo fosse il primo passo per costituirsi come contro-chiesa: egli infatti aveva voluto creare una fraternità religiosa di predicatori che si impegnavano a supplire alle carenze del clero nella predicazione e nella cura d'anime, ma non dovevano sostituirsi ad esso. Valdo voleva rimanere nella Chiesa romana e lavorarvi, anche se scomunicato.
Da questa prima divisione nacque una crisi del movimento che ebbe importanti evoluzioni nel giro di pochi anni.

Dal XIII secolo al XVI

Tra il 1205 e il 1207 Valdo morì senza essere riuscito a ricomporre lo scisma interno al suo movimento e la frattura con Roma. Da allora molti gruppi iniziarono ad allontanarsi dall'ortodossia cattolica, rifiutando le gerarchie ecclesiastiche, giudicate peccatrici e malvagie. Quando il Concilio Lateranense IV nel 1215 definì formalmente la dottrina della transustanziazione (cioè l'idea della presenza reale e sostanziale di Cristo nell'Eucarestia), questa non trovò consensi tra i valdesi.[14]
A causa di queste tendenze il principale interprete del valdismo originario, Durando d'Osca, insieme ad un gruppo di discepoli, tentò di mettere fine al dissidio con le gerarchie ecclesiastiche facendo riconoscere dalla Chiesa romana i punti essenziali della primitiva ispirazione di Valdo. La speranza però si rivelò illusoria: il Papa, nel 1208, approvò il loro proposito di vita religiosa ma non colse i motivi centrali della loro ispirazione e il nuovo ordine, con il nome di Poveri Cattolici (pauperes catholici), fu orientato in funzione antiereticale.
Una sorte leggermente migliore toccò a Bernardo Primo e ai suoi seguaci, riconosciuti nel 1210 dalla Chiesa con il nome di Poveri Riconciliati, che riuscirono a inserire nel loro proposito il supremo magistero di Cristo e il mandato apostolico di predicare per la salvezza del popolo di Dio.
Entrambi i gruppi, comunque, non riuscirono nel loro intento di rifondare dall'interno la Chiesa né a sottrarre dall'«eresia» gli altri movimenti valdesi. Inoltre le gerarchie ecclesiastiche li guardavano con sospetto e furono spesso accusati di aver accettato l'«ortodossia» romana solo formalmente; nel giro di pochi anni, perciò, i Poveri Cattolici e i Poveri Riconciliati si esaurirono o furono costretti a fondersi con altri ordini religiosi.
I restanti membri del movimento valdese si erano organizzati in due gruppi, quello ultramontano e quello italico. Nel 1218 la Società dei Fratelli Ultramontani (societas fratrum Ultramontanorum) e la Società dei Fratelli Italici (societas fratrum Italicorum) si incontrarono a Bergamo con l'intento di trovare una nuova unità, ma non riuscirono a ricomporre le loro fratture.
L'incapacità di trovare un accordo derivò probabilmente dalle diverse concezioni dei due schieramenti sulla natura del movimento. Per gli Ultramontani si trattava ancora di una libera fraternità di predicatori e predicatrici, poveri e itineranti, che si dedicavano alla missione e alla cura d'anime all'interno della Chiesa romana, di cui riconoscevano la validità dei sacramenti nonostante la scomunica e la persecuzione; gli italici, invece, erano ormai sulla via di un distacco totale dalla Chiesa romana di cui contestavano la legittimità a causa della sua immoralità, procedendo infatti ben presto ad organizzarsi come Chiesa alternativa.

La croce ugonotta, uno dei simboli valdesi
La separazione tra le due tendenze del Valdismo continuerà ancora per gran parte del Duecento, soprattutto in Italia, ma finirà per perdere progressivamente di significato e, alla fine del secolo XIII, si noterà una convergenza delle due posizioni. Gli Ultramontani dovranno rendersi ben presto conto che non era più possibile trovare sacerdoti cattolici disposti ad ammetterli alla celebrazione dei sacramenti e dovettero organizzarsi anch'essi in proprio.
I valdesi furono duramente perseguitati anche nei secoli successivi ma, a differenza dei catari, l'Inquisizione non riuscirà mai a spegnere il focolaio valdese nonostante la durissima repressione. Vivendo nella clandestinità, e spesso riuscendo a nascondersi in zone eccentriche, il movimento valdese riuscirà ad arrivare al XVI secolo e ad aderire alla Riforma protestante calvinista nel 1532 col sinodo di Chanforan, segnando una svolta decisiva per il futuro della comunità.
Nel Trattato sulla tolleranza Voltaire descrisse una persecuzione di cui i valdesi furono vittime nell'aprile del 1545:
« Poco tempo prima della morte di Francesco I alcuni membri del Parlamento di Provenza, sobillati da alcuni ecclesiastici contro gli abitanti di Mérindol e di Cabrières, chiesero al re dei soldati per appoggiare l'esecuzione di diciannove persone di questi paesi, da loro condannate: invece ne fecero sgozzare 6000, senza risparmiare né donne, né vecchi, né bambini; ridussero in cenere trenta villaggi. Queste popolazioni, fino allora sconosciute, avevano il torto, senza dubbio, di essere valdesi: era questa la loro unica malvagità. Da trecento anni vivevano in deserti e montagne che avevano reso fertili con un lavoro incredibile. La loro vita pastorale e tranquilla ricordava l'innocenza attribuita alle prime età del mondo. Le città vicine non erano conosciute da loro che per i prodotti che vi andavano a vendere; ignoravano i processi e la guerra. Non si difesero: furono sgozzati come degli animali in fuga, che si spingono in un recinto e si uccidono. »
(Voltaire, Trattato sulla tolleranza, traduzione di Glauca Michelini, Giunti Editore, 2007, p.33.)

L'effimera «Pace di Cavour»

Nel 1561 fu firmata la Pace di Cavour, primo esempio di libertà religiosa nell'Europa moderna. In realtà il valdismo poteva essere confessato solo nelle zone di montagna, al di sopra dei 700 m. Persecuzioni furono invece scatenate in Puglia e soprattutto in Calabria, dove dalla fine di maggio al giugno 1561 un migliaio di Valdesi furono massacrati dalle truppe del Regno di Napoli con l'appoggio dell'Inquisizione di Roma.
L'accordo di Cavour del 1561 aveva dato tutela al piccolo residuo valdese stabilito nel ghetto costituito dalle Valli del Pellice, della Germanasca e del Chisone che dal 1532, nel Sinodo di Chanforan, aveva aderito alla Riforma calvinista. Le durissime condizioni di vita e l'epidemia di peste del 1630 avevano provocato oltre 6000 morti ma nonostante ciò i contatti con Ginevra e con la Svizzera francese avevano consentito perfino uno sviluppo e lo sconfinamento dagli angusti limiti territoriali imposti con la costruzione di un luogo di culto a San Giovanni di Luserna[15].

XVII secolo: persecuzione e resistenza

Nel 1655 il principe Carlo Emanuele II sospinto dalla cattolicissima madre Cristina di Francia, figlia di Enrico IV, inviò il marchese di Pianezza con i suoi armigeri a "ristabilire l'ordine"; il piano era stato approntato dalla Congregazione romana "per propagare la fede ed estirpare gli eretici". I valligiani ospitarono senza sospetti gli armigeri nelle loro case ma questi, il sabato Santo, ad un segnale diedero inizio al massacro passato alla storia con il nome di Pasque piemontesi durante il quale le atrocità perpetrate contro donne e bambini suscitarono lo sgomento delle nazioni protestanti[16]Oliver Cromwell raccolse il disperato appello dei pastori sfuggiti alla cattura interessando l'Inghilterra puritana alla salvezza della comunità valdese; con febbrile lavoro diplomatico interessò Ginevra e i cantoni protestanti e lo stesso ministro di Luigi XIV, cardinale Giulio Mazzarino (1602–1661) perché si ponesse fine alla distruzione di un popolo che non era una semplice parte del mondo protestante ma "rappresentava l'anello di congiunzione del protestantesimo con l'età apostolica"[15].
Il poeta John Milton scrisse in tal senso il sonetto: [17]
Vendica o Signore i tuoi santi trucidati le cui ossa giacciono sparse sulle gelide montagne alpine; di coloro che mantenevano la purezza della tua verità quando i nostri padri adoravano tronchi e pietre. Non dimenticare: nel tuo libro registra i loro gemiti erano pecore tue, e nel loro antico ovile furono trucidati dal piemontese sanguinario che precipitava la madre con il figlio dalla rupe…[18]
Il duca di Savoia in seguito alla forte pressione internazionale fu costretto a concedere le cosiddette Patenti di Grazia il 18 agosto del 1655. La quiete durò solo un trentennio: nel 1685 Luigi XIV, re di Francia, revocò l'editto di Nantes e conseguentemente venne revocata anche la libertà di culto delle comunità valdesi sotto sovranità francese. Il duca Vittorio Amedeo II di Savoia si affrettò anche lui ad emanare un editto, il 31 gennaio 1686, con il quale si revocavano le vecchie concessioni dell'editto di Cavour procedendo con la cattolicizzazione forzata, la demolizione dei luoghi di culto valdese, la cacciata di pastori e maestri, rapimento di bambini per "battezzarli" ed educarli (come servi) alla "vera fede cattolica" nel tentativo di cancellazione dell'identità valdese[19]. Sotto la guida di Enrico Arnaud fu tentata una disperata resistenza contro i 10.000 soldati piemontesi e francesi ma alla fine, 1712 tra uomini e donne erano morti, 148 bambini erano stati strappati ai genitori e 8500 superstiti incarcerati mentre altri 3000 erano, in parte fuggiti e in parte avevano accettato di cattolicizzarsi, deportati nel vercellese. Un piccolo gruppo di irriducibili proseguiva la guerriglia che alla fine permetteva ad un gruppo di 260 persone e, successivamente, di altri prigionieri, di espatriare in Svizzera. L'editto del 3 gennaio 1687, strappato al duca dietro intervento degli stati protestanti, disponeva poi l'esilio perpetuo per i ribelli il cui numero è stimato in 3.381 persone. L'editto vietava però l'espatrio ai nove pastori e alle loro famiglie nonché ai bambini inferiori a 12 anni che dovevano essere educati alla fede cattolica. Ciò creava i presupposti perché nascesse negli esuli il desiderio di ritornare per ricongiungersi ai cari e cercare i propri figli; le condizioni internazionali propizie furono determinate dalla preparazione della lega antifrancese di Guglielmo di Orange prossimo all'insediamento sul trono inglese. Con tale aiuto, sotto la guida di Enrico Arnaud nell'agosto del 1689, iniziò il cosiddetto "Glorioso rimpatrio"; un migliaio di esuli attraversarono le Alpi e percorsero i 200 km dal Lago Lemano alla Val di Susa. Più di un terzo non arrivò a destinazione; il rimanente vide la mano di Dio nella loro salvezza: infatti un capovolgimento di alleanze portò alla rottura della coalizione franco-piemontese e al passaggio di Vittorio Amedeo II nella Lega di Augusta a fianco di Inghilterra e Paesi Bassi. Per ottenere l'appoggio dei valdesi nella difesa dei confini il duca emanò l'Editto di tolleranza, vennero liberati i carcerati e ritornarono altri profughi da ogni dove; il ghetto alpino era un'area marginale ed emarginata ma nuovamente libera per la propria fede anche se ciò provocava le irate proteste del papa Innocenzo XII[15].
Durante tutto il XVII secolo si rafforzarono i legami con le chiese riformate d'oltralpe. La Rivoluzione francese e poi Napoleone Bonaparte produssero infine l'emancipazione di valdesi ed Ebrei del regno di Sardegna[20].

Dal XVIII secolo a oggi

Nel 1848 con le Lettere patenti di Carlo Alberto vengono riconosciuti i diritti civili e politici dei valdesi.
Nel 1850 si sviluppa il sistema delle scuole alpine di borgata a opera del colonnello inglese Charles Beckwith. Gli antropologi chiamano "paradosso alpino" il fenomeno secondo il quale il livello di istruzione e di apertura culturale di una comunità aumenta proporzionalmente alla quota. Lo stereotipo della comunità alpina come una realtà chiusa e impermeabile è contraddetta da realtà come quella valdese, che alla fine del XIX secolo presentava una percentuale di analfabeti trascurabile e vantava contatti con le élite culturali di mezza Europa.
Nel 1979 si sigla il patto di integrazione tra metodisti e valdesi in un'unica comunità confessionale.

Valdismo negli anni duemila

Laicità dello stato, temi etici e progressismo sociale

I valdesi si sono sempre impegnati per favorire la piena laicità dello stato.
La chiesa valdese si è pronunciata come fortemente contraria all'esposizione del crocefisso, e più in generale di ogni simbolo religioso, in luoghi pubblici[21].
Per quanto riguarda i "temi etici", i valdesi favoriscono il dibattito su temi quali omosessualitàabortotestamento biologico ed eutanasia, ponendosi di fatto in contrasto con la Chiesa Cattolica, interpretando le Sacre Scritture alla luce delle nuove frontiere teologiche, linguistiche e scientifiche acquisite.
La Commissione Bioetica della Tavola Valdese si è espressa in maniera articolata sia sull'aborto sia sull'eutanasia, con posizioni che sostanzialmente si possono riassumere nell'affermazione della centralità della responsabilità personale in queste delicate decisioni[22]. La Chiesa Valdese è anche impegnata nella diffusione del testamento biologico, i cui registri in molte città sono gestiti dalle comunità valdesi.[23]
La Chiesa evangelica valdese, durante il sinodo del 2010, si è espressa a favore della ricerca sulle cellule staminali[24].

Valdismo e omosessualità

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Omosessualità e protestantesimo.
La Chiesa Valdese ritiene che il singolo credente sia guidato dallo Spirito Santo, e mantiene quindi un certo riserbo nell'offrire direttive specifiche nel campo dell'etica sessuale come in quello politico-sociale. Ciononostante, i valdesi si sono dimostrati molto aperti sul tema dell'omosessualità; il 26 agosto 2010 il Sinodo valdese ha votato un ordine del giorno che consente la benedizione delle coppie dello stesso sesso, “laddove la chiesa locale abbia raggiunto un consenso maturo e rispettoso delle diverse posizioni”, con 105 voti a favore, 9 contrari e 29 astenuti[25], su 180 aventi diritto al voto. La Chiesa Valdese, inoltre, si impegna attivamente nella lotta all'omofobia[26] e nel supporto alla comunità LGBT.
Il dibattito sul tema dell'omosessualità avviene anche tramite la R.E.F.O. (Rete Evangelica Fede e Omosessualità)[27] e l'Associazione Fiumi d'acqua viva - Evangelici su Fede e Omosessualità"[28]. Vi è anche una parte di valdesi contrari al riconoscimento liturgico delle coppie omosessuali, la cui principale espressione è il sito non ufficiale valdesi.eu, oggetto peraltro di una deplorazione da parte del Sinodo 2011.
Nell'esegesi biblica, la Chiesa valdese, nelle sue espressioni oggi ufficiali, rifiuta l'approccio letteralista o fondamentalista, accostandosi piuttosto ai testi della Bibbia con il metodo storico-critico. Anche i testi vetero- o neotestamentari che condannano gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso, come tutti gli altri passi biblici, vengono contestualizzati nell'ambiente storico e sociale in cui furono scritti, e re-interpretati alla luce del moderno messaggio evangelico universale.

Diffusione attuale


Tempio Valdese nel quartiere San Salvario di Torino

Italia

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Chiesa evangelica valdese.
Dopo molti secoli di dure persecuzioni, i valdesi hanno acquistato la libertà legale nel 1848, durante il regno di Carlo Alberto di Savoia (vedi Statuto Albertino). Da allora la Chiesa Valdese si è sviluppata e diffusa attraverso la penisola italiana. Durante l'occupazione nazifascista dell'Italia settentrionalenella seconda guerra mondiale, i valdesi italiani erano attivi nel portare la salvezza agli ebrei che sarebbero stati minacciati dallo sterminio imminente, nascondendo molti di loro nella stessa Val Pellice, territorio in cui gli antenati valdesi trovarono rifugio.[29]
L'organo di stampa ufficiale è il settimanale Riforma.
Oggi i valdesi sono diffusi soprattutto in Piemonte, dove contano 41 Chiese (120 in tutta Italia) di cui 18 nelle cosiddette "Valli Valdesi", ed hanno il loro centro a Torre Pellice, in provincia di Torino. La città di Torino ha quattro Chiese valdesi. Ogni anno nell'ultima settimana di agosto, i deputati delle chiese locali ed i pastori si riuniscono a Torre Pellice, per dare luogo al Sinodo Valdese, massimo momento assembleare e decisionale nella vita delle chiese.
Dal 1780 è presente una comunità valdese degna di nota in Val Tramontina, in Friuli-Venezia Giulia[30].
Da ricordare l'isola linguistico-religiosa di Guardia Piemontese in Calabria (CS), che fu fondata nel XII secolo da rifugiati valdesi provenienti da Bobbio Pellice in Piemonte. A Guardia Piemontese, la popolazione, pur non professando ormai la fede riformata valdese a seguito della strage del 1561 ad opera dell'Inquisizione romana, parla ancora un dialetto provenzale. Affacciata sulla Piazza della strage, lungo le mura periferiche della città, la Porta del sangue ne testimonia la triste vicenda storica. Presente ed attiva è invece la comunità valdese di Dipignano, sempre in Calabria (CS), concentrata in un antico nucleo abitativo chiamato Doviziosi, dove da pochi anni ha anche acquistato dalla Curia la chiesa intitolata a sant'Ippolito, restaurandola e adibendola a proprio luogo di culto.
Negli ultimi decenni si è sviluppato, nonostante le diffidenze dovute alle vicende storiche, un certo dialogo ecumenico con la Chiesa cattolica, il cui risultato più concreto è stata l'intesa sui matrimoni misti negli anni novanta, mentre permangono ancora alcune distanze dal mondo cattolico riguardo alle questioni etiche e morali, ad esempio riguardo al riconoscimento da parte del Sinodo valdese della legittimità dell'eutanasia.
Sempre forte è stato l'impegno politico dei Valdesi, i quali hanno partecipato attivamente al Risorgimento e alla Resistenza antifascista. Da sempre esponenti della Chiesa, tra i quali spesso anche pastori (come Tullio VinayLino De Benetti e Domenico Maselli negli ultimi anni), sono stati eletti al Parlamento Italiano. Sono membri della Chiesa evangelica valdese due ex-ministri (Valdo Spini e Paolo Ferrero), un deputato (Luigi Lacquaniti), un senatore (Lucio Malan), un ex-deputato (Giorgio Gardiol), un sindaco di città capoluogo di provincia (Rosario Olivo) e qualche consigliere regionale. L'imprenditore Riccardo Illy, ex sindaco di Trieste ed ex presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, proviene da una famiglia valdese.
In ambito artistico, erano valdesi l'artista Paolo Paschetto, autore del Emblema della Repubblica Italiana, il pittore ed intellettuale Filippo Scroppo ed il regista cinematografico Luigi Comencini e lo è il cantautore, scrittore, sceneggiatore e fumettista Gianfranco Manfredi[31]. È di famiglia valdese il regista teatrale Marco Sciaccaluga e Silvio Federico Baridon, partigiano, politico, rettore e docente universitario italiano, fondatore, nel 1968, della IULM.
Il 22 giugno 2015, il papa Francesco ha visitato il Tempio Valdese dove ha incontrato il Moderatore della Tavola valdese[32]: è stata la prima volta che un pontefice ha fatto visita ad un tempio valdese. In questa occasione, il papa ha chiesto scusa a nome della Chiesa cattolica romana per le persecuzioni di cui i valdesi sono stati vittime nel corso dei secoli[33]. Le scuse sono state apprezzate ed accettate dal successivo Sinodo valdese[34].

Sudamerica

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Colonia Valdense.
I primi insediamenti di valdesi italiani si sono avuti in Sudamerica nel 1856 ed oggi la Chiesa Valdese del Río de La Plata (Iglesia Valdense del Río de La Plata) ha 40 congregazioni e 15.000 membri divisi fra l'Uruguay e l'Argentina. Tali comunità sono autonome rispetto alla Chiesa evangelica valdese con sede a Torre Pellice, anche se naturalmente mantengono una piena e fraterna comunione con essa.

Stati Uniti d'America


Chiesa presbiteriana valdese a Valdese, Burke County, Carolina del Nord (1899)
Nell'epoca coloniale anche gruppi di valdesi italiani e francesi migrarono negli Stati Uniti; ad esempio William Paca, uno dei firmatari della Dichiarazione d'Indipendenza, era un discendente di immigrati valdesi. Ancora verso la fine dell'Ottocento, tra gli emigranti italiani vi erano alcuni valdesi. Di conseguenza nel corso dei secoli furono fondate comunità valdesi negli U.S.A., di cui la più grande è una cittadina nelle Contea di Burke nella Carolina del Nord, denominata Valdese[35]; qui la popolazione, secondo il censimento del 2000, ammontava a 4.485 abitanti e la congregazione usa il nome di Chiesa Presbiteriana Valdese. Chiesa e comunità vennero fondate nel 1893, anno in cui giunse un piccolo gruppo di valdesi dalle Alpi Cozie che fondò la cittadina di Valdese; oggi la Chiesa Valdese è la più antica Chiesa evangelica ancora in attività. Il 9 luglio 1895, la Chiesa Presbiteriana Valdese di Valdese si è associata alla Chiesa Presbiteriana degli Stati Uniti, ed è ora membro del Presbiterio del West-North Carolina.
Negli anni venti tutte le chiese e le missioni valdesi statunitensi si sono fuse nella Chiesa Presbiteriana: ciò è dovuto all'assimilazione culturale delle seconde e terze generazioni. Esiste però un gruppo, denominato Vecchia Chiesa Valdese degli Anabattisti, che reclama di provenire dall'organizzazione italiana, ma che dopo essere giunto in America si è dichiarato indipendente dalle organizzazioni della Chiesa valdese ufficiale; un tempo fu una confessione di dimensioni considerevoli, ma oggi si è ridotta ad un piccolo gruppo religioso presente solo nel Michigan e nell'Ohio.[36] Tra le Chiese valdesi più conosciute in America c'è anche un gruppo consistente a New York.

Germania e Svizzera

Nel 1698 circa 3.000 valdesi giunsero nella Renania meridionale. La maggior parte di loro sono poi ritornati alle loro valli del Piemonte, ma coloro che sono rimasti in Germania sono stati assorbiti dalle altre chiese di tradizione riformata-calvinista e dieci congregazioni esistono oggi come componente della Evangelische Kirche von DeutschlandMörfelden-Walldorf è un comune tedesco di 33.721 abitanti, situato nel land dell'Assia; è una località a circa 10 km da Francoforte sul Meno, fondata il 10 luglio del 1699 da Valdesi. Walldorf è un comune tedesco di 14.685 abitanti[37], situato nel land del Baden-Württemberg, fondato il 10 luglio del 1699 da Valdesi in fuga dalle Valli Valdesi dopo la revoca dell'Editto di Nantes del 1685 e le successive persecuzioni cui furono sottoposti. Quattordici famiglie delle Valli Valdesi decisero di fermarsi e fondare una nuova località, piuttosto che continuare a girovagare lungo il Reno o rientrare nelle Valli Valdesi, rinunciando alla propria fede valdese. È attiva l'Associazione Amici dei Valdesi di Walldorf. In Svizzera sono presenti sette chiese evangeliche di lingua italiana che, grazie a un accordo con la Tavola Valdese, fruiscono della cura di alcuni pastori valdesi: due a Zurigo, le altre a BasileaGinevraLosannaSciaffusaSan Gallo.

Note

  1. ^ Agnoletto, p. 169
  2. ^ Herbert Grundmann, Movimenti religiosi nel Medioevo, Bologna, Il Mulino, 1980, I. 3."I provvedimenti ecclesiastici contro l'eresia e il movimento religioso del XII secolo", pag. 54-65.
  3. ^ Herbert Grundmann, op. cit., pag. 59.
  4. ^ Chronicum universale anonimi Laudunensis, a cura di Cartellieri-Stechele, Lipsia-Parigi, 1909, pag. 21
  5. ^ Herbert Grundmann, op. cit., pag. 58.
  6. ^ Attilio Agnoletto, Storia del Cristianesimo, Milano, I.P.L., 1978, pag. 169
  7. ^ Giorgio Tourn, I Valdesi - la singolare vicenda di un popolo-chiesa, Torino, Claudiana, 1977, pag. 16
  8. ^ Herbert Grundmann, op. cit., pag. 58-62.
  9. ^ Walter Map, De nugis curialium, Clarendon Press, Oxford, 1983, ISBN 0-19-822236-X, pag. 126. Google books, riportato l'8 ottobre 2010.
  10. ^ Herbert Grundmann, op. cit., pag. 64-65.
  11. ^ Giorgio Tourn, op. cit., pag. 21-23
  12. ^ Giorgio Tourn, op. cit., pag. 29-31
  13. ^ Si veda, a proposito del carattere comune delle cosiddette "eresie urbane" in Italia settentrionale, il saggio di Cinzio ViolanteEresie urbane e eresie rurali, in Medioevo ereticale, a cura di Ovidio Capitani, Bologna, Il Mulino, 1977, ISBN 88-15-00053-4, in particolare la sezione II. 2, pagine 192-194
  14. ^ Giorgio Tourn, I valdesi fuori delle valli - Medio Evo e Valdesi(PDF), fondazionevaldese.orgURL consultato il 12 marzo 2012.
  15. ^ a b c Taverna, Storia del Cristianesimo, p. 22
  16. ^ Luigi Santini, Il Valdismo ieri e oggi, Editrice Claudiana, Torino, 1965. pp. 30-31
  17. ^ Testo in inglese: XV: On the late massacher in Piemont. Avenge O lord thy slaughter'd Saints, whose bones Lie scatter'd on the Alpine mountains cold, Ev'n them who kept thy truth so pure of old When all our Fathers worship't Stocks and Stones, Forget not: in thy book record their groanes Who were thy Sheep and in their antient Fold Slayn by the bloody Piemontese that roll'd Mother with Infant down the Rocks. Their moans The Vales redoubl'd to the Hills, and they To Heav'n. Their martyr'd blood and ashes sow O're all th'Italian fields where still doth sway The triple Tyrant: that from these may grow A hunder'd-fold, who having learnt thy way Early may fly the Babylonian wo.
  18. ^ citato in Giorgio Tourn, I Valdesi nella storia, Claudiana, Torino, 1996. pp. 41-47
  19. ^ Ernesto Ayassot, I protestanti in Italia, Area editore, Milano, 1962. pp. 30-31
  20. ^ Salvatore Caponnetto, op.cit., pp.459-469
  21. ^ Valdesi: niente crocifisso nelle scuole, su LaStampa.itURL consultato il 26 dicembre 2015.
  22. ^ Documenti elaborati fino ad oggi dalla Commissione Bioetica.chiesavaldese.orgURL consultato il ottobre 2010.
  23. ^ Al testamento biologico ci pensano i valdesi.tv.repubblica.itURL consultato il maggio 2011.
  24. ^ Atto del Sinodo 2010chiesavaldese.orgURL consultato il ottobre 2010.
  25. ^ La Chiesa Valdese benedice le coppie omosessuali. È bene precisare che la Chiesa Valdese non considera il matrimonio come sacramento, ma lo intende come benedizione di una coppia sposata civilmente.
  26. ^ Atto del Sinodo Valdese 2007
  27. ^ Chi siamo « Refo – Rete Evangelica Fede e Omosessualità
  28. ^ Chi siamo « Associazione "Fiumi d'acqua viva"
  29. ^ Il Comune di Rorà fu decorato con la medaglia di bronzo al merito civile per questo motivo. Si veda la motivazione della decorazione sul sito ufficiale della Presidenza della Repubblica
  30. ^ http://www.pordenonewithlove.it/comune/Tramonti-di-Sopra-143
  31. ^ Luciano Comida, La Bibbia, lettura fondante, intervista a Gianfranco Manfredi, in Riforma - Settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste, valdesi, anno XIX, n. 2, 14 gennaio 2011
  32. ^ Programme du pape François à Turin les 21-22 juin | ZENIT - Le monde vu de Rome
  33. ^ Visita Pastorale a Torino: Tempio Valdese (22 giugno 2015) Parole del santo Padrew2.vatican.vaURL consultato il 26 ottobre 2015.
  34. ^ Fulvio FerrarioLettera al papa: un western all'italiana?riforma.itURL consultato il 26 ottobre 2015.
  35. ^ Town of Valdese, NC
  36. ^ Arnold, Dr.M.M., Storia delle chiese nel Michigan e la valle dell'Ohio, pp 10, Pubblicazioni Arno, 2002.
  37. ^ (DEStatistisches Landesamt Baden-Württembergstatistik.baden-wuerttemberg.deURL consultato il 23 giugno 2012.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]