Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
lunedì 12 dicembre 2016
domenica 11 dicembre 2016
La Settimania, il principato ebraico nel sud della Francia
Settimania è l'antico nome della regione francese della Linguadoca-Rossiglione. L'origine onomastica risale al periodo romano antico, allorché la Legione VII (Legio Septima) si trovava colà di guarnigione, fino all'inizio del Medioevo. La Settimania copriva all'incirca gli stessi territori della regione attuale della Linguadoca-Rossiglione, salvo alcune parti del Gard e della Lozère.
Dopo la conquista romana della Gallia mediterranea (122 a.C.), questa regione aveva ricevuto il nome di Gallia Narbonese. Il nome di Settimania fu più largamente impiegato solo dopo la sua conquista da parte dei Visigoti nel 412. Dopo la disfatta visigota nella battaglia di Vouillé nel 507, la Settimania restò la sola parte della Gallia in mano visigota, e per questo venne chiamata anche Gothia, rimanendo formalmente dipendente dal regno di Spagna fino alla conquista araba del 719.
Successivamente una comunità ebraica prese il controllo della zona.
Riporto quanto scritto presso il sito Narkive (Newsgroup Archive) free.it.storia.medioevo
"Questa zona ospitava una vasta
popolazione ebraica prima tollerata, poi perseguitata dai Visigoti. La
conquista dei Mori fu perciò ben accettata dagli ebrei locali, un pò come
era successo in Spagna.
La Settimania rimase in mano araba per circa quarant'anni, diventando un
principato moresco con capitale Narbona. Usando la zona come base di
partenza, i Mori si spinsero in Francia fino a lambire Lione. La loro
avanzata fu però fermata da Carlo Martello, che mise sotto assedio la
capitale Narbona, difesa però strenuamente da Arabi ed Ebrei.
Entro il 752 il figlio di Carlo, Pipino il Breve, aveva stretto alleanza con
gli aristocratici locali, portando così la Settimania sotto il suo dominio,
tranne Narbona, che resisteva tenacemente.
Dopo sette anni di assedio, Pipino, ormai Re dei Franchi, fece un patto con
gli ebrei di Narbona: in cambio del loro aiuto contro i Mori (e del loro
appoggio per la sua legittimazione a successore dei Merovingi, ma questo è
un'altro discorso), avrebbe concesso agli Ebrei di Settimania UN PRINCIPATO
ED UN RE ESCLUSIVAMENTE LORO.
Quindi nel 759 la popolazione ebrea si rivoltò contro gli occupanti mori,
aprì le porte a Pipino, che conquistò la città. Poco più tardi, gli Ebrei
riconobbero Pipino come sovrano nominale (e convalidarono le sue pretese ad
una legittimazione biblica). Anche Pipino mantenne gli impegni presi: nel
768 in Settimania fu creato un principato ebraicoche riconosceva
nominalmente la sovranità di Pipino, ma che in pratica era indipendente.
Fu anche insediato un sovrano, con il titolo di re degli Ebrei. Venne
accolto nei ranghi della nobiltà franca col nome di Teodorico o Thierry, ed
era il padre di Guglielmo di Gellone. Era riconosciuto tanto da Pipino
quanto dal Califfo di Baghdad come il seme della casa di Davide.
Questo Teodorico apparteneva alla dinastia Merovingia, che aveva regnato sui Franchi fino al 751, quando Pipino aveva deposto Childerico III.
I Merovingi facevano risalire la loro discendenza dalla casa di Davide, probabilmente per legittimarsi agli occhi della popolazione cristiana e di quella ebraica.
Secondo i più fantasiosi, tale discendenza sarebbe stata addirittura Messianica, in quanto sarebbe avvenuta tramite un figlio che Maria Maddalena avrebbe dato allo stesso Gesù, come molti hanno scritto e romanzato, riguardo alla teoria del Sang Real divenuto Santo Graal.
nome arabo era Natronai al-Makir. Questi sposò inoltre la sorella di Pipino,
L'unica cosa accertata è che Teodorico di Settimania sposò Alda, zia di Carlomagno, imparentandosi così anche con la nuova casa reale dei Carolingi.
Lo stesso Pipino aveva sposato Berta di Laon, che era una nipote di un re merovingio.
Il Principato si estese con la donazione di molti
territori concessi dai sovrani carolingi, tra cui alcuni appezzamenti della
Chiesa, che causarono malumore al Papa Stefano III.
Il figlio di Teodorico era Guglielmo (o Guillem) di Gellone, re degli Ebrei
di Settimania, conte di Barcellona, di Tolosa, d'Alvernia e di Razés. Era
riconosciuto come discendente di Davide dai Carolingi, dal Califfo di
Baghdad e dal Papa.
Il libro indica come prove del suo essere Giudeo il fato che parlasse
correntemente l'ebraico e l'arabo. Il suo stemma è il Leone di Giuda, lo
stesso degli esilarchi e del re David.
Nelle campagne militari rispetta
rigorosamente il Sabato e le feste ebraiche. Guglielmo divenne Pari di
Carlomagno e porse sul capo la corona imperiale a Ludovico, che avrebbe
esclamato "Nobilissimo Guglielmo... è la tua stirpe che ha innalzato la mia"
(william, count of Orange, a cura di Glanville Price, 1975). Inoltre come
prova si dice che nello stemma di molte città della zona figura la croce a
sei punte, la Stella di David, che compare anche nella chiesa di Santa Maria Maddalena a Rennes le Chateau"
Il simbolismo della stella a sei punte può essere collegato a quello dell'Ape, utilizzato dai Merovingi
Riguardo a tale simbolismo, riportiamo l'analisi La "Famiglia del Graal: Il simbolismo della "Linea di Sangue"
I Merovingi avevano come emblema anche quello dell'ape. Quando la tomba di Childerico I, supposto figlio di Meroveo, venne ritrovata ed aperta nel 1653, al suo interno, tra gli altri oggetti, vennero ritrovate 300 piccole api in oro puro. L'ape è stato simbolo della regalità sin dal tempo degli Egizi, e veniva spesso associata alla futura del Faraone. È noto che Napoleone si fece realizzare un mantello cerimoniale impreziosito da queste api e che lo utilizzò quando si auto-incoronò imperatore di Francia.
Il simbolismo di questo animale è legato alla sua caratteristica di costruire alveari in forma di cellette perfettamente esagonali. L'esagono, in tale contesto, rappresenta una manifestazione dell'armonia divina insita nella Natura, perché questa forma geometrica incorpora i due triangoli equilateri, uno retto ed uno inverso, che rappresentano la dualità e l'unione maschile-femminile (vedi l'Esagramma).
L'ape, dunque, potrebbe rappresentare un altro indizio simbolico che fa riferimento alla linea di discendenza divina. Grazie alla sua capacità di trasformare il polline dei fiori (materia grezza) in puro miele (materia perfezionata), l'ape assume anche il significato alchemico della trasformazione della materia, e quello massonico del cammino di perfezionamento che porta l'adepto da una condizione di pietra grezza e pietra squadrata. Infine, per la sua caratteristica di sparire nei mesi invernali e di tornare a primavera, l'ape è diventato nei secoli un simbolo della resurrezione divina e, talvolta, dello stesso Cristo.
La Settimania fu riconquistata da Pipino il Breve e da Carlo Magno che le annetté amministrativamente una parte della Marca di Spagna, fino all'Ebro. Fu divisa nell'865 in due province, con due capitali: Barcellona e Narbona. La Settimania divenne allora il Marchesato di Gothia. In età feudale, si parlava di «ducato di Narbona» ma questo titolo, in mano ai conti di Toulouse, non comportava l'esercizio di alcun potere reale dei titolari, visto che il potere politico era diviso fra differenti signorotti locali (contea di Mauguio, di Saint-Gilles, vicecontee di Narbona, di Carcassonne, di Razès, di Béziers, d'Agde e di Nîmes, signori di Montpellier).
Il nome Settimania deriverebbe dalla presenza sul luogo dei veterani della Legione VII romana che avrebbero occupato la regione, o dalle sette città sedi d'importanti vescovati che erano disseminati sul territorio: Elne, Agde, Narbona, Lodève, Béziers, Maguelonne e Nîmes. Col passaggio "storico" di Elne e degli attuali Roussillon, Cerdagne e Capcir sotto l'influenza catalana, la città d'Uzès divenne la settima diocesi.
Bernardo di Settimania, Bernardo anche in spagnolo, in portoghese e in galiziano, Bernard in francese e Bernat in catalano (795 – Basilica di Saint-Sernin, prima metà dell'844) fu duca di Settimania dall'820 all'831 e dall'836 alla sua morte, conte di Autun dall'826 all'830 e dall'834 alla sua morte, conte di Barcellona dall'826 all'832 e dall'836 alla sua morte e conte di Tolosa dall'836 alla sua morte.Figlio del conte di Tolosa, duca di Narbona e marchese di Gotia, Guglielmo di Gellone (755-812), che era cugino di Carlo Magno, e di Cunegonda, nobile di origine visigota[2], come è riportato anche nella vita di san Guglielmo di Gellone, scritta da un anonimo cronista, tra il X e l'XI secolo[3].
Bernardo compare, assieme al padre, alla madre alla matrigna ed ai fratelli e sorelle, in un documento del dicembre 804, inerente alla fondazione dell'Abbazia di Gellone (oggi Saint-Guilhem-le-Désert)[2].
Quando il padre si ritirò in monastero, anche Bernardo gli subentrò nella successione[4].
In gioventù, in Gotia, appoggiò il fratellastro Gocelone, conte di Rossiglione e d'Empúries, capo del partito della guerra ad al-Andalus contro il fratello, Berà, conte di Barcellona, del partito della pace coi musulmani.
Nell'820 ricevette il ducato di Settimania da Ludovico il Pio e sempre nel febbraio di quell'anno fu tra quelli che accusarono suo fratello Berà, alla dieta di Aquisgrana[5], che portò al combattimento a cavallo e alla condanna all'esilio di Berà.[6]
Il 29 giugno 824, nel palazzo di Aquisgrana, sposò Dhuoda di Guascogna[7](804-843), presunta figlia del duca di Guascogna Sancho I Lopez (772-816).
Nell'826, alla morte dello zio, Teodoino (il cronista francese Flodoardo (894–966), nella sua Historiae Remensis lo ricorda come parente di Teodoino[8]), divenne conte di Autun, il suo fratellastro, Teodorico IV, che morì poco dopo e a cui successe Bernardo[9].
Sempre nello stesso anno, ottenne la contea di Barcellona (negli Einhardi Annales, nell'827, viene citato come conte di Bracellona[10]). Appena insediato, una parte della nobiltà gota, ancora fedele a Berà, capeggiata da Aissó[10], che era scappato dalla prigione di Aquisgrana si ribellò e, con l'aiuto dei mussulmani della zona (pacifisti), riuscì ad occupare parte della contea, senza che l'imperatore intervenisse validamente in suo aiuto (aveva inviato solo un piccolo contingente di Franchi).
Una parte della nobiltà visigota si schierò con Bernardo, che riuscì a contenere i ribelli.
Aissó allora chiese aiuto all'emiro di Cordova, ʿAbd al-Raḥmān II ibn al-Ḥakam, che inviò un contingente, che arrivò a Saragozza[10], nel maggio 827, marciò su Barcellona, a cui pose l'assedio, a cui si era unito il nipote di Bernardo, il figlio di Berà, Guillemundus, detto Guglielmo (?-dopo l'827), conte di Razès e di Conflent.
Solo dopo l'arrivo dei Mori, guidati dal generale Ubayd Allah, detto Abu Marwan, Ludovico il Pio ordinò al figlio, Pipino[10], re d'Aquitania ed ai conti Ugo di Tours e Matfrido d'Orléans, di allestire un esercito per portare aiuto a Bernardo.
Ma prima che l'esercito Franco si muovesse, i Mori erano già stati respinti fuori dalla contea ed i ribelli con loro[10], senza però poter recuperare il bottino che avevano razziato nei distretti di Gerona e di Barcellona (827)[10]; questa vittoria, comunque, portò ad incrementare la stima che la corte aveva per Bernardo.
Sempre nello stesso anno, ottenne la contea di Barcellona (negli Einhardi Annales, nell'827, viene citato come conte di Bracellona[10]). Appena insediato, una parte della nobiltà gota, ancora fedele a Berà, capeggiata da Aissó[10], che era scappato dalla prigione di Aquisgrana si ribellò e, con l'aiuto dei mussulmani della zona (pacifisti), riuscì ad occupare parte della contea, senza che l'imperatore intervenisse validamente in suo aiuto (aveva inviato solo un piccolo contingente di Franchi).
Una parte della nobiltà visigota si schierò con Bernardo, che riuscì a contenere i ribelli.
Aissó allora chiese aiuto all'emiro di Cordova, ʿAbd al-Raḥmān II ibn al-Ḥakam, che inviò un contingente, che arrivò a Saragozza[10], nel maggio 827, marciò su Barcellona, a cui pose l'assedio, a cui si era unito il nipote di Bernardo, il figlio di Berà, Guillemundus, detto Guglielmo (?-dopo l'827), conte di Razès e di Conflent.
Solo dopo l'arrivo dei Mori, guidati dal generale Ubayd Allah, detto Abu Marwan, Ludovico il Pio ordinò al figlio, Pipino[10], re d'Aquitania ed ai conti Ugo di Tours e Matfrido d'Orléans, di allestire un esercito per portare aiuto a Bernardo.
Ma prima che l'esercito Franco si muovesse, i Mori erano già stati respinti fuori dalla contea ed i ribelli con loro[10], senza però poter recuperare il bottino che avevano razziato nei distretti di Gerona e di Barcellona (827)[10]; questa vittoria, comunque, portò ad incrementare la stima che la corte aveva per Bernardo.
Nell'828, Bernardo sventò un nuovo attacco dei Mori contrapponendogli un esercito in armi.
Nell'agosto dell'829, Bernardo, insignito del titolo di gran camerario di Francia[11] e ricevuto il feudo della marca di Spagna[12], fu chiamato a corte a sostituire il nuovo re d'Italia, Lotario I[13], inviato in Italia[11], nella custodia del figlio minore di Ludovico il Pio[14], Carlo il Calvo.
Lasciati i suoi feudi nelle mani del fratellastro, Gocelone, denominato per questo "marchese di Gotia", andò ad occupare ad Aquisgrana la posizione più vicina all'imperatore e a amministrare il palazzo ed in generale tutti i beni imperiali, portando forse eccessivi cambiamenti tra i componenti della corte di Ludovico, ed i suoi nemici lo accusarono di aver «messo sottosopra il palazzo e di aver sciolto il consiglio imperiale».
Sembra inoltre che, secondo il cronista Thegano, i parecchi nemici (Wala e tutti i collaboratori del co-imperatore Lotario in testa) non tardarono a mettere in giro la voce che Bernardo fosse divenuto l'amante dell'imperatrice,Giuditta di Baviera[14] (fu chiusa in un monastero[14]), anche perché i di lei fratelli, Corrado e Rodolfo, che furono tonsurati e chiusi in un monastero[14], con lui gran camerario, avevano fatto rapida carriera a corte.
Sembra inoltre che, secondo il cronista Thegano, i parecchi nemici (Wala e tutti i collaboratori del co-imperatore Lotario in testa) non tardarono a mettere in giro la voce che Bernardo fosse divenuto l'amante dell'imperatrice,Giuditta di Baviera[14] (fu chiusa in un monastero[14]), anche perché i di lei fratelli, Corrado e Rodolfo, che furono tonsurati e chiusi in un monastero[14], con lui gran camerario, avevano fatto rapida carriera a corte.
Nell'830, secondo la Vita Hludowici Imperatoris[15], il figlio di Ludovico il Pio, il re Pipino I di Aquitania (797-838), per vendicare lo sgarbo fatto al padre, si apprestò a marciare contro l'imperatore per punire la matrigna ed uccidere Bernardo[16] che ebbe l'autorizzazione di Ludovico il Pio a mettersi in salvo[16], mentre, secondo gli Annales Bertiniani, Bernardo e l'imperatore, lasciata Aquisgrana, stavamo avanzando verso la Bretagna,[17], per una spedizione contro i Bretoni riottosi a riconoscere l'autorità dell'imperatore, per riunirsi a Parigi, col resto dell'esercito[18]. Il figlio di Ludovico il Pio, il re Pipino I di Aquitania (797-838), convinto da Wala che Bernardo volesse portargli via il regno[19], si ribellò al padre e col fratello Lotario I, proveniente dall'Italia, si avviarono verso Parigi per scalzare Ludovico il Pio ed uccidere Bernardo[18]. Bernardo sentendosi seriamente minacciato, si trovò costretto a fuggire e ritornare nei suoi domini, a Barcellona[18] ed in Settimania[20].
Nel novembre dell'831, dopo che l'imperatore a febbraio, nella dieta di Aquisgrana, aveva trionfato, il re Pipino I di Aquitania, con l'appoggio di Bernardo, che non solo, non era ancora stato reintegrato nella carica di gran camerario, ma era stato esiliato in Spagna[21], si ribellò, all'imperatore; il quale, dopo aver soggiogato l'altro figlio Ludovico il Germanico, sconfisse (832) i ribelli che si dovettero presentare all'imperatore. Pipino fu imprigionato e il suo regno fu dato a Carlo il Calvo[22]; mentre, secondo la Vita Hludowici Imperatoris[15], Bernardo fu spogliato di tutti i suoi possedimenti[23], che furono concessi al conte di Tolosa, Berengario il Saggio, che si era schierato con l'imperatore.
Inizialmente Bernardo si oppose, ma poi, nell'833, assieme al fratellastro, Gocelone ed a Sunila, fedele luogotenente di Gocelone si decise a ritornare nelle proprietà di famiglia in Burgundia[24], nella contea di Autun, ora governata dal conte d'Alvernia, Guerino, che aiutò Bernardo a riprendersi ed insieme arrivarono sino al fiume Marna[25].
Inizialmente Bernardo si oppose, ma poi, nell'833, assieme al fratellastro, Gocelone ed a Sunila, fedele luogotenente di Gocelone si decise a ritornare nelle proprietà di famiglia in Burgundia[24], nella contea di Autun, ora governata dal conte d'Alvernia, Guerino, che aiutò Bernardo a riprendersi ed insieme arrivarono sino al fiume Marna[25].
Nell'834 Pipino e Bernardo si schierarono con Ludovico il Pio contro Lotario I, che, all'assedio di Chalon-sur-Saône (Bernardo era rientrato in possesso della contea di Autun, mantenendola sino all'844[9]), fu sconfitto; nel corso dell'assedio, Lotario, dopo averli catturati, condannò al patibolo sia il fratellastro di Bernardo, Gocelone che Sunila, che vennero decapitati[26], mentre la sorella, la monaca Gerberga, in quanto strega, venne annegata, nellaSaona. Bernardo, sia per la vittoria riportata, che per il tributo di sangue della sua famiglia, chiese di essere reintegrato nei suoi titoli. Ovviamente Berengario si oppose in quanto anche lui era stato artefice della vittoria.
Per risolvere la questione, nell'835, Ludovico li convocò entrambi ad un'assemblea che si tenne, nei pressi di Lione; ma durante il trasferimento, Berengario all'improvviso morì per cui Bernardo rientrò in possesso di quasi tutti i suoi domini a cui si aggiunse la contea di Tolosa, infatti il cronista francese Flodoardo (894–966), nella sua opera lo cita come Bernardo comiti Tolosano[27].
Nell'841, dopo la vittoria riportata da Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico sull'imperatore Lotario I, Bernardo inviò il figlio Guglielmo da Carlo il Calvo per garantirgli il suo appoggio per la sottomissione del nuovo re Pipino II di Aquitania (823-864).
Ciononostante, Carlo il Calvo, nell'842, decise di destituirlo. Bernardo non accettò ed allora appoggiò Pipino II nella sua ribellione.
Ciononostante, Carlo il Calvo, nell'842, decise di destituirlo. Bernardo non accettò ed allora appoggiò Pipino II nella sua ribellione.
Dopo la pace (trattato di Verdun 843), che assegnava l'Aquitania, Tolosa e la Settimania al re dei Franchi Occidentali, Carlo il Calvo, quest'ultimo attaccò (844) la contea di Tolosa per impadronirsene, ma la spedizione si bloccò all'assedio di Tolosa; però Bernardo fu catturato (sembra per una fortunata coincidenza) e tradotto, nel maggio dello stesso anno da Carlo, che condannò colui che per due anni (829-830) era stato il suo protettore, alla decapitazione[28], per sospetto tradimento e che incautamente mai si sarebbe aspettato di essere giustiziato da Carlo il Calvo[29].
Secondo gli Annales Xantenses, dopo che Bernardo fu decapitato, il figlio Guglielmo di Settimania, con Pipino II, al comando delle truppe aquitane sconfisse Carlo il Calvo[30], il 14 giugno 844, sulle rive del fiume Agout, un affluente del Tarn.
Nella contea di Tolosa gli subentrò il figlio Guglielmo di Settimania, mentre nelle contee di Barcellona, Girona, Osona, Besalú, Béziers, Narbona e Nîmes, invece gli subentrò il conte d'Urgell e Cerdagna, Sunifredo I.
Discendenza
Bernardo e Dhuoda ebbero tre figli[31]:
- Guglielmo di Settimania (826[7]-850), conte di Tolosa, conte di Barcellona e duca di Settimania. Decapitato da Carlo il Calvo. Per lui la madre Dhuoda compose, tra l'841 e l'843 un trattato d'educazione: "Manuel pour mon fils".
- Bernardo Pianta di Velluto (841[32]-886), conte di Tolosa
- Regelinda, terzogenita[32] (ca.843-?), nell'860, sposò Vulgrino[33], conte d'Angoulême
Note
- ^ Tra l'832 e l'836 la contea fu assegnata a Berengario il Saggio
- ^ a b (LA) Testamento in latino di Guglielmo di Gellone , riga 7
- ^ Don Bernardo Maria Amico, Leggendario dei Santi benedettini: Vita di San Guglielmo , Pag 346
- ^ Don Bernardo Maria Amico, Leggendario dei Santi benedettini: Vita di San Guglielmo , Pag 349
- ^ (EN) Foundation for Medieval Genealogy : Dinastie comitali catalane-Bero
- ^ (LA) Monumenta Germanica Historica, Scriptores, tomus I: Einhardi Annales, Pag 206
- ^ a b (LA) Le manuel de Dhuoda ,par 5, Pag 52
- ^ (LA) Flodoardo, Remensis canonicus, Historiae Remensis, libro III, cap. XXVI, pagg. 243
- ^ a b (EN) Foundation for Medieval Genealogy : Nobiltà della Burgundia - Bernard
- ^ a b c d e f (LA) Monumenta Germanica Historica, Scriptores, tomus I: Einhardi Annales, Pag 216
- ^ a b (LA) Monumenta Germanica Historica, Scriptores, tomus I: Einhardi Annales, Pag 218
- ^ (EN) Foundation for Medieval Genealogy : Nobiltà della Catalogna - Bernard
- ^ (LA) Monumenta Germanica Historica, tomus I: Einhardi Fuldensis Annales, Pag 360
- ^ a b c d (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II: Thegani Vita Hludovici imperatoris, Pag 597
- ^ a b La Vita Hludowici Imperatoris sono due biografie, dalla nascita all'840, dell'imperatore Ludovico il Pio, scritte, in latino, da due monaci, uno anonimo, conosciuto come "l'Astronomo", mentre del secondo si conosce il nome: Thegano.
- ^ a b (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II: Vita Hludovici imperatoris , Pag 633
- ^ (LA) Annales de Saint-Bertin , Pag 1
- ^ a b c (LA) Annales de Saint-Bertin , Pag 2
- ^ Wala aveva informato segretamente Pipino I di Aquitania che Bernardo, col pretesto della spedizione contro i Bretoni, pensava di volgersi contro il re d'Aquitania, per strappargliene il possesso.
- ^ (LA) Nithardus, Historiae, liber I: par. 3
- ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II: Vita Hludovici imperatoris , Pag 634
- ^ Gli Aquitani però attaccarono la scorta che conduceva Pipino I alla prigione di Treviri e riuscirono a liberarlo. L'esercito imperiale non riuscì a ricatturarlo, anzi fu cacciato fuori dall'Aquitania e, l'anno seguente, si unirono a Pipino i fratelli Lotario I e Ludovico II il Germanico, con l'assistenza dell'arcivescovo di Reims, Ebbo, nell'833, deposero il padre e proclamarono imperatore Lotario.
- ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II: Vita Hludovici imperatoris , Pag 635
- ^ Il padre di Bernardo e del fratellastro, Gocelone, Guglielmo di Gellone era figlio del conte di Autun, Teodorico I
- ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II: Vita Hludovici imperatoris , Pag 637
- ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II: Vita Hludovici imperatoris , Pag 639
- ^ (LA) Flodoardo, Remensis canonicus, Historiae Remensis, libro III, cap. XXVI, pagg. 243 e 244
- ^ (LA) Annales de Saint-Bertin , Pagg 56 e 57
- ^ (LA) Monumenta Germanica Historica, tomus I: Ruodolfi Fuldensis Annales, Pag 364
- ^ (LA) Annales Xantenses, Pag 13
- ^ (EN) Foundation for Medieval Genealogy : Nobiltà dei Franchi - Bernard
- ^ a b (LA) Le manuel de Dhuoda ,par 5, Pagg 51 e 52
- ^ (LA) Ademarus Engolismensis, Historiarum , libro III, par 19, nota 8, Pag 35
Bibliografia
Fonti primarie
- (LA) Monumenta Germanica Historica, tomus primus.
- (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II.
- (LA) Le manuel de Dhuoda.
- (LA) Annales Bertiniani.
- (LA) Flodoardo, Remensis canonicus, Historiae Remensis.
- (IT) Bernardo Maria Amico, Leggendario dei Santi benedettini.
- (LA) Nithardus, Historiae.
- (LA) Annales xantenses.
- (LA) Ademarus Engolismensis, Historiarum Libri Tres.
Letteratura storiografica
- René Poupardin, Ludovico il Pio, in «Storia del mondo medievale», vol. II, 1999, pp. 558–582
- René Poupardin, I regni carolingi (840-918), in «Storia del mondo medievale», vol. II, 1999, pp. 583–635
- (ES) Cronicas Carolingias: La Marca Hispano-Catalana, biblioteca-tercer-milenio.com.
- (EN) The Development of Southern French and Catalan Society, 718-1050, libro.uca.edu.
Voci correlate
- Conti di Tolosa
- Conti di Barcellona
- Governanti della Provenza
- Imperatori del Sacro Romano Impero
- Tabella cronologica dei regni della Penisola iberica
Nato in Borgogna, era figlio del conte di Autun, Teodorico I (ca. 720 – ca. 804) di antica famiglia Merovingia e di Alda o Audana[2] (?-† 751), figlia di primo o secondo letto di Carlo Martello, come è scritto in un documento dell'804, in occasione della fondazione del monastero di Gellone. Quindi Guglielmo era cugino di Carlo Magno di cui fu anche paladino[3]
Biografia
Dal 781, fu tra i consiglieri del re d'Aquitania, Ludovico il Pio e quando, tra il 789 ed il 790, Torsone venne destituito, lo sostituì come reggente d'Aquitania[4] e fu investito della contea di Tolosa[5].
Nel 793 l'emiro di Cordova, Hisham I, figlio e successore del primo emiro omayyade Abd al-Rahman I, proclamò la guerra Santa contro i Cristiani del nord; radunò due grandi eserciti che attaccarono contemporaneamente sia le Asturie che l'Aquitania, dove Guglielmo, nelle vicinanze di Narbona, fu battuto, ma dopo una strenua resistenza, che attenuò la spinta dei Mori[6]. Guglielmo passò all'offensiva e, secondoEginardo nella Vita Hludowici Imperatoris, nell'801, partecipò alla conquista di Barcellona[7], assieme ad Ademaro di Narbona[3] e divenne marchese della Marca di Spagna. Narbona fu liberata nell'803.
Ritrovò un suo vecchio amico d'infanzia, Benedetto, all'abbazia d'Aniane nel Rossiglione, ed insieme, nell'804, sempre secondo Eginardo nella Vita Hludowici Imperatoris, fondarono il monastero benedettino di Gellone a Saint-Guilhem-le-Désert, dove, nell'806, si ritirò, dopo aver abdicato da tutti i suoi titoli[3][8].
Discendenza
Guglielmo si sposò due volte: secondo Le manuel de Dhuoda, scritto dalla nuora Dhuoda, prima con Cunegonda d'Austrasia († 795), nobile di origine visigota, e poi con Guitberga d'Hornbach († 804)[9], citate nel documento per la fondazione dell'Abbazia di Saint-Guilhem-le-Desert, del dicembre 804[10].
Guglielmo ebbe sette figli da Cunegonda:[3]
- Berà († 844), conte di Barcellona e marchese di Gotia. La paternità di Berà è indicata anche nelle Europäische Stammtafeln[11], vol III[12] (non consultate), inoltre Berà è citato come figlio di Guglielmo nella Vita Hludowici Imperatoris[13], quando riceve dal padre i territori conquistati ai Saraceni[14]
- Guitcario († prima dell'824), nominato nel documento per la fondazione dell'Abbazia di Saint-Guilhem-le-Desert, del dicembre 804[15]
- Idelmo († prima dell'824), nominato nel documento per la fondazione dell'Abbazia di Saint-Guilhem-le-Desert, del dicembre 804[15]
- Heriberto (ca. 785-843), citato dalla nipote Dhuoda, nel suo manuale[16], secondo Eginardo fu signore di Tortosa, dopo la presa della città, nell'809[17] e fu uno dei missi dominici di Carlomagno, nell'812[17]. Sempre secondo Eginardo fu inviato a domare una ribellione di suo cugino Hodo[18]. Catturato, nell'830, in Italia da Lotario, figlio di Ludovico il Pio, secondo gli Annales Bertiniani, fu accecato per ordine dello stesso Lotario[19]ed esiliato col cugino Hodo[18]. Heriberto da una moglie di cui non conosciamo né il nome, né gli ascendenti, ebbe una figlia, Cunegonda (ca.800- dopo l'835) che nell'813, sposò il re d'Italia, Bernardo
- Helimbruc († prima dell'824), nominato nel documento per la fondazione dell'Abbazia di Saint-Guilhem-le-Desert, del dicembre 804[15]
- Bernardo di Settimania, nominato nel documento per la fondazione dell'Abbazia di Saint-Guilhem-le-Desert, del dicembre 804[15] (794-844), marchese della Marca di Spagna, conte di Barcellona, duca di Settimania, e conte di Tolosa, che fu decapitato, per ordine di Carlo il Calvo.
- Gerberga († 834), citata dalla nipote Dhuoda, nel suo manuale[16] monaca a Chalon, fu annegata nella Saône, per ordine di Lotario I[20], versione confermata anche dall'Astronomo, nella Vita Hludovici imperatoris[21].
Da Guitberga Guglielmo ebbe quattro figli:
- Gocelone (ca. 796- † 834), nominato nel documento per la fondazione dell'Abbazia di Saint-Guilhem-le-Desert, del dicembre 804[15] e citato dalla nipote Dhuoda, nel suo manuale[16], conte di Rossiglione e d'Empúries e marchese di Gotia ed è indicato, come conte, tra i missi dominici di Ludovico il pio, nell'834[22], decapitato per ordine di Lotario I[21]
- Teodorico († ca. 840), citato dalla nipote Dhuoda, nel suo manuale[16], conte di Autun, succedendo, dopo l'826 allo zio Teudoino
- Guarniero († prima dell'843), citato dalla nipote Dhuoda, nel suo manuale[16]
- Rotilde († prima dell'843), citata dalla nipote Dhuoda, nel suo manuale[16] che sposò Wala (ca. 772- † 836).
Note
- ^ Il ciclo di leggende epiche conosciuto come Chanson de geste de Guillaume d'Orange dit Guillaume au Court Nez si ispirò a Guglielmo di Gellone e rappresentò l'eroe delle lotte della Francia del sud contro i Saraceni.
- ^ (LA) Monumenta Germanica Historica, tomus primus: Einhardi Annales, p.163
- ^ a b c d (EN) Nobiltà carolingia - Guglielmo
- ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II: Vita Hludovici imperatoris , Pag 609
- ^ (EN) Nobiltà della Settimania - Guglielmo
- ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II: Vita Hludovici imperatoris , Pag 612
- ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II: Vita Hludovici imperatoris , Pag 612 nota 26
- ^ a b (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus V, Ex vita Sancti Willelmi, pag. 475
- ^ (LA) Le manuel de Dhuoda , Pag 237
- ^ (LA) Testamento in latino di Guglielmo di Gellone , riga 7
- ^ Le Europäische Stammtafeln sono una raccolta di tavole genealogiche delle (più influenti) famiglie europee.
- ^ (EN) Foundation for Medieval Genealogy : Dinastie comitali catalane-Bero
- ^ La Vita Hludowici Imperatoris sono due biografie, dalla nascita all'840, dell'imperatoreLudovico il Pio, scritte, in latino, da due monaci, uno anonimo, conosciuto come "l'Astronomo", mentre del secondo si conosce il nome: Thegano.
- ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II: Vita Hludovici imperatoris , Pag 613
- ^ a b c d e (LA) Testamento in latino di Guglielmo di Gellone , riga 6
- ^ a b c d e f (LA) Le manuel de Dhuoda , Pag 238
- ^ a b (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II: Vita Hludovici imperatoris , Pag 615
- ^ a b (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II: Vita Hludovici imperatoris , Pag 633
- ^ (LA) Annales de Saint-Bertin , Pag 2
- ^ (LA) Annales de Saint-Bertin , Pag 16
- ^ a b dMGH | Band | Scriptores [Geschichtsschreiber] | Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum separatim editi (SS rer. Germ.) | 64: Thegan, Die Taten Kaiser Ludwigs. As...
- ^ (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II: Vita Hludovici imperatoris , Pag 637
Bibliografia
Fonti primarie
- (LA) Monumenta Germanica Historica, tomus primus.
- (LA) Monumenta Germaniae Historica, tomus II.
- (LA) Le manuel de Dhuoda.
- (LA) Annales Bertiniani.
- (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptores, tomus V.
Letteratura storiografica
- René Poupardin, "Ludovico il Pio", cap. XVIII, vol. II (L'espansione islamica e la nascita dell'Europa feudale) della Storia del Mondo Medievale, pp. 558–582.
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