venerdì 23 settembre 2016

Gli animali sacri nella religione celtica e le loro simbologie grafiche

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https://animalitotem.wordpress.com/2008/02/27/animali-della-tradizione-celtica/

Animali della tradizione celtica

Quasi tutte le culture sciamaniche credono negli animali come alleati o aiutanti. Talvolta gli animali diventano protettori e guide per lo sciamano, sia nel regno fisico, sia durante il viaggio nei mondi sottili. I Celti credevano negli animali come alleati, e attribuivano ai loro clan intime associazioni con animali specifici. Ogni gruppo etnico si identificava con unanimale e ogni membro del gruppo non solo pensava di discendere da un determinato animale (il totem), ma pensava anche di potersi appropriare, con iniziazioni particolari, delle qualità di questo animale. Alcuni gruppi etnici si chiamano “Figli dell’Orsa”, giacché simboleggiano, nel nome che portano, la loro discendenza dalla Grande Madre; altri invece si identificavano con il cigno oppure con l’oca dal piumato bianco, che rappresentavano il vestito di un Druido. Ogni clan aveva striscioni sui quali erano raffigurate le immagini o il simbolo del loro animale di origine, come ad esempio le bandiere dei Fianna. I Fianna, erano guerrieri indipendenti che non rispondevano all’autorità dei re ma solo ai bisogni del popolo, erano tanto dei mercenari quanto una sorta di paladini dell’antico mondo celtico.
L’animale veniva anche dipinto sugli scudi e a volte, tatuato sul corpo. Queste tradizioni potrebbero essere all’origine dei simboli araldici che divennero così popolari in epoche successive. Talvolta un eroe si identificava con una figura animale, come ad esempio la figura mitica di Diarmaid. La sorte di questo eroe, infatti, sarebbe legata ad un cinghiale. Su di lui esistono molte leggende. E tutte spiegano che il fratello di Diarmaid avrebbe ucciso accidentalmente un cinghiale. Proprio questo fatto sarebbe all’origine del divieto (tabù) di cacciare il cinghiale per tutti i suoi discendenti: pena la morte. Il simbolo totemico del cinghiale è molto diffuso nella Gallia (l’odierna Francia), dove quasi tutte le insegne di guerra sono sormontate da aste che rappresentano dei cinghiali. Nel calderone di Gundestrip c’è una placca dove è scolpito un cinghiale e dove i guerrieri hanno un elmo dove è stata fatta l’incisione di questo animale totem. È probabile che, col tempo, il cinghiale sia passato a rappresentare le forze solitarie del guerriero. Fra le tante storie legate al totemismo, e cioè al connubio tra uomo e animale, ricordiamo anche la storia di  Kulhwch, un giovane che nasce in mezzo a un branco di porci domestici, poi, la storia di Prydui, un altro eroe che si dice venne rapito alla sua nascita e poi deposto in una stalla dov’era appena nato un puledro. Invece l’irlandese Art, figlio di Conn o meglio “Testa di Orso”, prese questo nome totemico dopo avere conquistato la figlia di Coinechend. Anche Re Artù è legato alla figura di un animale totemico, in quanto il suo nome, significa “orso”.
Elenco degli animali della tradizione celtica
Ape (Beach): L’ape di solito è citata in connessione con il suo prodotto: il miele. L’ape è industriosa, laboriosa ed efficiente, quando si tratta di portare a termine un compito che le viene affidato. Sa anche difendere in modo intrepido le sue proprietà e la sua casa.
Aquila (Iolair, Fireun): Nelle storie celtiche l’aquila rappresenta la rapidità, la forza, e la conoscenza della magia. Connette con il sé superiore e vi aiuta a vedere le verità spirituali nascoste.
Cane (Abach, Madadh) o Hound (Cù): I cani per la loro fedeltà sono spesso menzionati nella mitologia celtica, come ad esempio Bran e Sceolan che appartenevano a mac Cumhail Finn.  Il cane era il custode dei mondi ultraterreni e  puniva anche i colpwvoli.
Cavallo (Each): Un popolare animale totem dei Celti; sacro alle dee Epona e Rhiannon.  Il cavallo è stato considerato una fedele guida per i viaggi nei mondi ultraterreni. Esso simboleggia resistenza, libertà e potere personale.
Cervo (Fiadh) o Stag (Sailetheach, Damh): Il cervo è stato spesso un messaggero e una guida per i mondi ultraterreni. Le corna del cervo erano usate dagli sciamani per il loro rituali. Il  cervo rappresenta la rapidità, la  grazia e la dolcezza. Insegna che si può cambiare sentiero, pur mantenendo la direzione stabilita
Cigno (Eala): Un mistico uccello descritto in molti modi nelle storie celtiche.  Le sue piume sono state spesso utilizzate nei rituali dei Bardi.  I cigni sono collegati con la musica e con il canto.  I Cigni aiutano anche a  interpretare i simboli dei sogni, e sono favorevoli nei periodi di transizione e di evoluzione spirituale.
Cinghiale (Bacrie, Torc): Importante per l’arte e i miti dei popoli celtici, il cinghiale è stato conosciuto per la sua astuzia e la sua natura feroce.  Nel calderone di Gundestrip c’è una placca dove è scolpito un cinghiale e dove i guerrieri hanno un elmo dove è stata fatta l’incisione di questo animale totem. È probabile che, col tempo, il cinghiale sia passato a rappresentare le forze solitarie del guerriero. Il Cinghiale Bianco di Marvan invece fu un veicolo di ispirazione per la sua arte.
Civetta (Cailleach, Oidhche, Comachag): La parola “cailleach” e il gaelico scozzese-significa “civetta”.  La civetta è spesso una guida per i mondi ultraterreni, una creatura che aiuta a vedere nelle tenebre, e anche un rapido cacciatore.  Essa può aiutarvi a smascherare coloro che vorrebbero ingannarvi o approfittare di voi.
Coniglio (Coinean): Un animale sacro alla dea Andraste in particolare. I suoi movimenti sono stati a volte utilizzati per la divinazione. Il suoi poteri sono associati con l’intuizione e con la ricezione di insegnamenti nascosti.
Corvo (Badb, Rocas): Questo animale era trattato con rispetto. Il corvo era un auspicio di conflitto e di morte, associato alle divinità Macha, Badb, e Morrigan.  La parola irlandese per il corvo è badb, che è anche il nome di una dea celtica della guerra.  Il corvo era anche ritenuto abile, scaltro, e portatore di conoscenza. Insegna il valore dell’inganno quando questo è necessario.  Insegna anche ad imparare dalle lezioni del passato, senza però aggrapparsi ad esso.
Delfino Questa creatura è stata associata con la divinità del mare.  Aiuta a ricordare i sogni e favorisce un riequilibrio della persona, bilanciando i ritmi del corpo, con quelli della natura.
Drago (Piastras (payshtha), Horm): Il drago nella mitologia celtica-britannica è talvolta rappresentato come un serpente d’acqua. Ci sono molti riferimenti a draghi o serpenti nei miti celtici.  In molte occasioni i guerrieri Fianna hanno combattuto enormi draghi. La maggior parte delle culture ha considerato il drago come una creatura benevola che abita le  grotte, i laghi, e il centro della terra. Antico simbolo di ricchezza il drago simboleggiava il potere degli elementi, in particolare, quello della Terra, ma anche il tesoro del subconscio. Appare quando è necessaria un’iniziazione.
Falco (Seabhag): La tradizione celtica orale, elenca il falco di Achill, la più grande isola al largo dell’Irlanda. Come altri uccelli, il falco è un messaggero tra il nostro mondo e il mondo degli spiriti. Tuttavia, ha forza, velocità e poteri più significativi, rispetto ad  altri uccelli.  Esso simboleggia anche lucidità e grande memoria.  Se si sente il grido di un falco durante un viaggio sciamanico, si presenteranno in futuro situazioni che necessitano di audacia e determinazione. 
Farfalla (Dealan-Dé): Molte culture collegano le farfalle con le anime dei morti. Nella tradizione celtica, nei viaggi ultraterreni dove apparivano farfalle erano presenti energie negative.  Nella tradizione attuale invece, la farfalla vi insegnerà a liberarvi dal passato e dagli schemi mentali superati, aiutandovi a fare chiarezza per risolvere i problemi.
Gabbiano (Faoilleann): I gabbiani non figurano nelle leggende celtiche,  ma sono collegati alle divinità del mare, come il dio Manannan mac Lir e la dea Don.  Come altri uccelli, sono messaggeri dei mondi invisibili.
Gallo (Coileach): In diverse leggende celtiche, il gallo insegue i fantasmi e sconfigge i terrori della notte cantando all’alba.  Egli rappresenta il coraggio dell’azione e la potenza della parola in grado di dissipare negatività.
Gatto (Caoit, Cat): Molte leggende celtiche raffigurano il gatto come un animale feroce, una  creatura del male, ma questo può derivare dal fatto che i gatti a quel tempo erano selvatici.  Tuttavia, è stato considerato un potente totem animale di diversi clan; Caithness è stato chiamato il clan dei Catti. In Irlanda si dice che Mac Cumhail abbia combattuto contro un clan del gatto, probabilmente dei Celti, che indossavano le pelli di gatto sui loro caschi.  Il gatto è un forte protettore, specialmente quando si deve affrontare uno scontro frontale.
Grifone: Questa mitica bestia ha la testa e le ali di un aquila, e il corpo e la coda di un leone. Insegna allo sciamano di combinare i poteri di entrambi gli animali. Il grifone simboleggia anche potere e magia.
Gru (Corr): Un tempo la gru era molto comune nelle Isole Britanniche. Una tardiva tradizione celtica, apparentemente nata dopo l’arrivo del cristianesimo, narra che  le gru in un’altra vita erano persone che ora stanno pagando una penitenza per il precedente cattivo operato. La gru era associata al dio del mare Manannan mac Lir. La gru, con i suoi colori nero, bianco e rosso, è stato un uccello sacro, collegato anche alle divinità della luna. Se compare nel viaggio sciamanico.  Impartisce insegnamenti e svela i misteri che permettono di raggiungere una verità più profonda.
Lince: Questa creatura è il custode dei segreti delle confraternite mistiche. La lince può contribuire allo sviluppo delle facoltà psichiche e aiuta nelle pratiche divinatorie. A volte simboleggia la necessità di esaminare se stessi nel profondo, per portare alla luce i talenti  nascosti.
Lontra (Cù-dubh o Dòbhran): Questi animali erano considerati magici dai Celti. La lontra è un forte protettore, che aiuta a ottenere saggezza, sostiene nella ricerca interiore e aiuta a riprendersi dalle crisi depressive. Aiuta a godersi la vita e a vivere nel presente.
Lucertola (Dearc): Uno dei pochi rettili riconosciuti come utile allo sciamano.  Esso simboleggia lo stato di sogno. Se vedi una lucertola in un viaggio, devi essere attento ai tuoi sogni che stanno portandoti un messaggio per trovare realizzazione.
Lupo (Madadh-alluidh): Il lupo è astuto e intelligente, in grado di pensare in modo indipendente. Può insegnare a leggere i segni della natura e protegge dai pericoli invisibili, insegnando anche l’arte della guerra, quando è necessario. In un viaggio sciamanico vi condurrà ad incontrare il vostro maestro interiore
Merlo (Druid dhubh, Lon Dubh): La leggenda dice che gli uccelli di Rhiannon sono tre merli, che sono appollaiati e cantano sull’albero della vita ai confini con i mondi ultraterreni.  Il loro canto, mette l’ascoltatore in uno stato di trance, che gli consente di recarsi nei mondi paralleli.  Il merlo è anche il detentore dei segreti della magia
Mucca (Bo) :Un tempo la mucca era così importante per i Celti, che è stata considerata una forma di scambio monetario.  Antichi signori irlandesi erano noti come l’aire-o signori della mucca.  La mucca è sacra alla dea Brigida.  La mucca simboleggia abbondanza e protezione; col suo senso materno può difendere il bambino interiore e provvedere a tutte le necessità quotidiane.
Orso (Arth) : Come animale Totem è presente in molti disegni celtici, anche se non è menzionato nel leggende.  La parola “arth”, che significa “orso”, è la radice dalla quale deriva il nome di Re Artù. L’orso è stato notato per la sua forza e la sua resistenza.  Esso può aiutarvi a trovare equilibrio ed armonia nella vostra vita, e aiutarvi a compiere un viaggio dentro voi stessi  per scoprire ciò che è necessario fare. 
Pipistrello (Ialtag): Associato con il viaggio nel regno degli spiriti vi conduce ad affrontare le vostre ombre interiori per rinascere a nuova vita; grazie al suo radar il pipistrello aiuta a evitare gli ostacoli e le barriere, fisiche e spirituali.
Rana (Losgrinn): In molte culture la rana è un simbolo di magia e di guarigione.  Può insegnare a saltare rapidamente da un livello di coscienza ad un altro, da questo mondo al mondo ultraterreno. La rana può anche aiutarvi a trovare il coraggio di accettare nuove idee e spingervi a fare dei cambiamenti, insegnandovi a fluire con l’esistenza
Riccio: questa piccola creatura insegna il dono dell’umiltà e dell’innocenza.
Salmone (Bradan): Una creatura molto saggia, nella cultura celtica. Il salmone vi insegna come entrare in contatto con le conoscenze ancestrali e conferisce il potere della tenacia e della perseveranza per nuotare controcorrente nelle acque della vita, al fine di tornare al vostro centro spirituale.
Scoiattolo (Feòrag): Questa creatura è sempre indaffarata e può mostrare allo sciamano come occuparsi di magia in modo pratico. Aiuta a pianificare le cose per tempo, in modo da utilizzare al meglio le risorse di cui si dispone. Equilibra lavoro e giocosità.
Serpente (Nathair): Il serpente è stato a lungo associato con la saggezza, la reincarnazione e la scaltrezza. Legato all’energia istintuale è un simbolo di vita, abbondanza, rinascita, trasformazione e morte. Chiamatelo quando avete bisogno di un forte cambiamento nella vostra vita. Se lo incontrate durante un viaggio sciamanico, forse avete bisogno di lasciare andare vecchie abitudini.
Tartaruga: La tartaruga si muove lentamente, è metodica e da protezione per affrontare persone e situazioni troppo intense.  Favorisce il radicamento e la sintonia con le energie della Terra. Aiuta a fluire con i cicli della vita, e a rispettare le esigenze del corpo.
Tasso (Broc): Questo animale è irriducibile di fronte al pericolo e si distingue per la sua tenacia e coraggio.  Nel racconto di Pwyll’s  alla corte di Rhiannon, un tasso è indicato come una guida durante il sogno.  Il tasso vi insegnerà a combattere per difendere i vostri diritti e a usare l’aggressività per farvi avanti
Topo (Luch): Il topo è spesso citato nel folklore celtico. Il topo rappresenta i segreti, l’astuzia, la timidezza e la capacità di nascondersi nei momenti di pericolo.  La sua comparsa spesso segnala la necessità di prestare attenzione ai piccoli dettagli.
Toro (Tarbh): Animale comunemente  raffigurato nella mitologia celtica, il toro è simbolo di forza e virilità.  In alcuni rituali divinatori era richiesto il sacrificio di un toro bianco.  Nel racconto del Tain Bo Cuilgne , due speciali tori sono ambiti da due governanti. Il toro raffigurava anche la fecondità e la potenza maschile.
Unicorno (Briabhall): Questo mitico animale aveva il corpo di un cavallo bianco, le gambe di un antilope, e la coda di leone; aveva inoltre un solo corno sulla testa.  E ‘il simbolo del potere supremo della magia. Insegna che ogni azione è una creazione e che ogni giorno è come una vita a se stante.  Aiuta anche a capire il rapporto tra realtà fisica e spirituale.
Volpe (Madadh-Ruadh, Sionnach): Nella tradizione celtica rappresenta la scaltrezza e la capacità di far perdere le proprie tracce. Permette anche di  vedere le motivazioni e i movimenti degli altri, pur rimanendo inosservati.


giovedì 22 settembre 2016

Celti in Emilia-Romagna




I Galli Boi, arrivati nella pianura padana dalla loro terra d'origine, che prese il nome di Boemia, alla fine del V secolo a.C., si stanziarono  nelle zone dell'Emilia centrale, conquistando Felsina, la città etrusca che divenne poi Bononia (Bologna). I Boi, così come le altre etnie galliche che colonizzarono il territorio dell'attuale Emilia-Romagna, e cioè i Lingoni e i Senoni, crearono insediamenti stabili e indipendenti fino a quando, alcuni secoli dopo, furono sconfitti dai Romani duecentosettanta anni dopo, ridotti in condizioni servili, utilizzati dai nuovi coloni latini per i lavori di bonifica, come braccianti, come abili artigiani.
Da quel momento la Storia non parla più di loro.
Una dimenticanza che si pone nell'ambito delle scarse fonti letterarie che riguardano in generale la presenza dei Celti nella nostra penisola, frutto di più fattori concomitanti. Innanzitutto i Celti erano un popolo che tramandava le proprie tradizioni oralmente e limitava l'uso della scrittura ai soli druidi, per cui le fonti scritte della loro storia sono solo di storici romani e greci, per secoli loro acerrimi nemici; oggettivamente interessati a descriverli in termini spregiativi e ad occultare la memoria delle loro imprese e delle loro vittorie. Inoltre, a parte qualche tomba, vi sono scarse testimonianze archeologiche della loro presenza sul territorio: pochi i resti dei villaggi, perché costruivano le loro abitazioni in legno e altro materiale deperibile; non luoghi di culto, perché celebravano i loro riti sotto le grandi querce secolari. Grossi ha raccontato i risultati delle sue ricerche in tre quaderni: “I nostri Celti”, “Litana Silva, la selva svelata”, “La sosta. Annibale in Val d'Enza”. Avendo come fonti le cose dette e non dette dai grandi storici di epoca romana, acquistano grande importanza i toponimi, il substrato celtico rimaste nel dialetto gallo-italico e nelle credenze del mondo contadino. Nel primo quaderno si fa riferimento al fatto che furono i Galli a favorire la diffusione dell'allevamento dei maiali e delle mucche rosse della steppa, che le tribù dei Galli Boi avevano portato dalle loro terre d'origine, ricorda i nomi dei centri abitati della nostra provincia di origine boica. Ad esempio Boretto (guado dei Boi), Taneto (quercia, recinto sacro), Arceto (bosco ceduo), Reggio (luogo di incontro dei re); ma anche nomi di fiumi e monti, come ad esempio Crostolo (da Crosolos, il dio che sorre nell'infossato) e Appennino (dal nome del dio Pen, signore delle alture). Molte sono anche le parole di origine celtica rimaste nel dialetto reggiano, come rusc (patume), breghi (pantaloni), soga (corda), branchèr (afferrare), basèr (baciare). Retaggi celtici sono alcune tradizioni tramandate nei secoli, come l'arcaica danza pastorale detta “il ballo della piva”, e le figure magiche e simboliche, dette maldisiòun, che adornavano i carri agricoli. Nel secondo quaderno, avendo come fonti le opere degli storici antichi, documenti medioevali e leggende arcaiche tramandate di generazione in generazione, ha localizzato la “grande foresta chiamata Litàna dai Galli” dove nel 216 a.C. quattro legioni romane, comandate dal console Postumio, caddero in un agguato e furono sterminate dei guerrieri boici. Secondo Grossi il luogo dell'eccidio, non specificato dagli storici romani, è la selva del Monte Leto nell'alto Appennino reggiano. Nel terzo quaderno viene identificato in una zona della Val D'Enza il luogo dove il condottiero cartaginese Annibale Barca, dopo aver sconfitto i romani nelle battaglie del Ticino e della Trebbia, pose il suo campo invernale, dal dicembre del 218 a.C. all'aprile del 217 a.C., prima di riprendere la marcia verso l'Etruria. Tesi  molto interessanti, ben argomentate e straordinariamente suggestive.

mercoledì 21 settembre 2016

La concezione celtica del tempo e il suo simbolismo

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Nel paganesimo e in molte religioni neopagane, la concezione del tempo è circolare, basata sul concetto dell'Eterno Ritorno e sull'alternarsi delle stagioni secondo il ciclo di morte e rinascita.
Nella religione druidica degli antichi Celti e anche in quella degli antichi Germani, si sviluppò il concetto di ruota del tempo, che può essere rappresentata in vari modi.
Il Triskele la simboleggia nella sua tripartizione classica: passato, presente e futuro.
Il cerchio e la croce celtica la rappresentano secondo la simbologia della Ruota dell'Anno, che rappresenta il ciclo naturale delle stagioni, commemorato con la celebrazione di otto sabbat o sabba. Secondo il neopaganesimo, tutte le cose della natura sono cicliche, compreso lo scorrere del tempo che viene immaginato come una ruota che gira incessantemente; lo scorrere delle stagioni si riflette nella nostra vita: nascita, crescita, declino e morte.[1]
Per alcune delle religioni neopagane come la Wicca, gli otto sabbat segnano otto momenti tipici lungo il percorso dell'anno e simboleggiano altrettante tappe nella vita del Dio, che nasce dalla Dea a Yule, cresce fino a diventare adulto, si accoppia con lei a Beltane, regna come Re di primavera per poi indebolirsi e morire a Lammas.[2][3]
I quattro animali più sacri del celtismo presiedono alle quattro stagioni celtiche: il Cinghiale rappresenta il periodo che va da Samain a Imbolc (inverno celtico), il Cervo quello che va da Imbolc a Beltane (primavera celtica), il Cavallo quello che va da Beltane a Lugnasadh (estate celtica), e il Corvo quello che va da Lugnasad a Samhain (autunno celtico)
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Alcune tradizioni dividono gli otto Sabbat in quattro maggiori e quattro minori.
I quattro Sabbat maggiori sono molto probabilmente associati con i cicli dell'agricoltura e dell'allevamento[4], nell'antichità la loro data veniva determinata in base alla levata eliaca di alcune stelle facilmente visibili ad occhio nudo. Tradizionalmente duravano tre giorni a partire dal tramonto del giorno precedente (nella cultura celtica il giorno cominciava al tramonto).
Va sottolineato come queste coincidenze astronomiche, che erano esatte nell'età del ferro, oggi non sono più corrispondenti a causa dell'effetto combinato dei fenomeni di nutazione e delle precessioni.
Gli altri quattro Sabbat minori:
  • Yule celebrato attorno al 21-22 dicembre
  • Ostara celebrato attorno al 22-23 marzo
  • Litha celebrato attorno al 21-22 giugno
  • Mabon celebrato attorno al 22-23 settembre
sono calcolati in base al ciclo solare e coincidono con i due solstizi e i due equinozi[5]

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Schema riassuntivo:
SabbatData nell'Emisfero SettentrionaleData nell'Emisfero MeridionaleOrigini Storiche e CulturaliAssociazioni e celebrazioni
Samhain, oHalloween31 ottobre30 aprile, o 1º maggioCeltismo (vedi anche Celti)Capodanno celtico. Meditazione sulla Morte e commemorazione degli antenati. Raccolto degli ultimi frutti e delle bacche. Ricovero degli animali nelle stalle e negli ovili, con macellazione di quelli in eccesso.
Yule21 o 22 dicembre21 giugnoPaganesimo Germanico e Romano ("Sol invictus")Rinascita simbolica del sole e Solstizio d'inverno. Nascita del nuovo Dio bambino
Imbolc, o Candelora1 o 2 febbraio1º agostoCeltismo (vedi anche Celti)Festa di purificazione. Primi segni della Primavera. Gli agnelli appena nati fanno le prime poppate. Alcuni animali escono dal letargo. La Dea torna sulla Terra completamente rinnovata dal suo viaggio
Ostara21 o 22 marzo21 o 22 settembrePaganesimo GermanicoEquinozio di Primavera. Il Dio è l'Uomo Verde del bosco, giovane e selvaggio
Beltane, oCalendimaggio30 aprile o 1º maggio1º novembreCeltismo (vedi anche Celti)La piena fioritura della primavera. In alcune tradizioni nozze sacre delle divinità[10]Accoppiamento del Dio con la Dea che resta ingravidata
Litha21 o 22 giugno21 dicembreProbabili origini NeoliticheSolstizio d'estate. Raccolta delle erbe e della rugiada. In alcune tradizioni nozze della Dea e del Dio
Lughnasadh, oLammas1 o 2 agosto1º febbraioCeltismo (vedi anche Celti)Raccolto del grano. Il Dio accetta di sacrificarsi
Mabon, o Modron[11]21 o 22 settembre21 marzoTesmoforieEquinozio d'Autunno. Raccolto dei frutti, vendemmia. La Dea compie il viaggio nell'Oltretomba per raggiungere il Dio, divenuto l'oscuro signore della morte e della rinascita

Note

  1. ^ StarhawkLa danza a spirale, pag. 323
  2. ^ Scott Cunningham, Wicca, pagg. 87-91
  3. ^ Phyllis Curott, L'arte della magia, pag. 300
  4. ^ Scott Cunningham, Wicca, pag. 85
  5. ^ Scott Cunningham, Wicca, pag. 86
  6. ^ Ross Nichols - The Founder | Order of Bards and Druids
  7. ^ a b Phyllis Curott, L'arte della magia, pag. 295
  8. ^ Wicca.it
  9. ^ Frederic Lamond, Fifty Years of Wicca
  10. ^ Anne-Marie Gallagher, The Wicca Bible: The Definitive Guide to Magic and the Craft, Londra, Godsfield, 2005, p. 67, ISBN 978-1-84181-250-2.
  11. ^ Anne-Marie Gallagher, The Wicca Bible: The Definitive Guide to Magic and the Craft, Londra, Godsfield, 2005, p. 72, ISBN 978-1-84181-250-2.

Bibliografia

martedì 20 settembre 2016

Mappa dell'Italia del nord in Età Augustea (27 a.C - 14 d.C)



Possiamo vedere le regioni di Gallia Transpadana, Gallia Cispadana detta anche Emilia, Liguria, Venezia ed Istria, Etruria o Tuscia, Umbria ed Ager Gallicus, fino a Senigallia, Piceno e Sannio

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Questa ripartizione ricalca quella etnica dell'Italia Preromana

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Situazione in Libia: mappa a fine settembre 2016

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Mappe di Luca Canali, da "Limes", settembre 2016

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lunedì 19 settembre 2016

Mappa dettagliata della Gallia Cisaplina e sue vicende storiche



Gallia Cisalpina o Gallia Citeriore è il nome conferito dai Romani in età repubblicana ai territori di popolazione gallica dell'Italia settentrionale compresi tra il fiume Adige a Levante, le Alpi a Ponente e a Settentrione e il Rubicone a Meridione. Il Po divideva la regione in Gallia Transpadana e Gallia Cispadana. Si trattava dei territori che corrispondevano all'attuale pianura padana, o Padania, attorno al grande fiume Po, compresi i territori della Liguria a sud-ovest, fino all'attuale Veneto nella sua parte nord-orientale. La regione divenne provincia romana includendo però tutti i territori a ovest del fiume Adige, fino alle Alpi piemontesi.[1]

Storia

Età del Bronzo (XIII-X secolo)

La Cultura di Canegrate

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Cultura di Canegrate.
La cultura di Canegrate fu una civiltà dell'Italia preistorica che si sviluppò a partire dall'Età del bronzo recente (XIII secolo a.C.) fino ad arrivare all'Età del Ferro, nella pianura padana in Lombardia occidentale, in Piemonte orientale e in Canton Ticino. Essa rappresenta l'irrompere di una prima ondata migratoria di popolazioni probabilmente celtiche (Protocelti) provenienti dal nord delle Alpi che, oltrepassati i valichi alpini, s'infiltrano e si stabiliscono nell'area padana occidentale. Dalle testimonianze archeologiche ritrovate si può dedurre che l'impatto con le popolazioni ritrovate non sia stato del tutto pacifico.
La popolazione di Canegrate ha mantenuto la propria omogeneità per un periodo limitato di tempo, circa un secolo, per fondersi poi con le popolazioni indigene liguri e dare origine con questa unione a una nuova fase chiamata cultura di Golasecca[6].

La Cultura di Golasecca


Elmo della Cultura di Golasecca.
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Cultura di Golasecca.
La Cultura di Golasecca si diffuse, tra l'Età del Bronzo finale e la prima Età del Ferro nell'area compresa tra la Lombardia nord-occidentale e il Piemonte, compreso il Canton Ticino. Sul finire dell'epoca preistorica quest'area era punto di transito e di contatto con la cultura di Hallstatt a ovest, con quella dei Campi d'Urne nel nord continentale e con la Civiltà villanoviana a sud. Inizialmente concentrati in zona pedemontana e poi dilagati in tutta l'area dei laghi, qui si svilupparono numerosi agglomerati abitativi di una cultura originale, i cui reperti più antichi oggi disponibili sono databili a partire dal IX secolo a.C.

Età del Ferro

Etruria padana

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Etruria padana.
A partire dall'VIII secolo a.C. gli Etruschi espansero il loro dominio verso nord, più precisamente in EmiliaLombardia, in una regione che venne indicata come "Etruria padana" (Etruria campana s'intende la regione interessata dalla parallela espansione verso sud, in Campania).
Dal 540 a.C. circa la presenza etrusca nella Pianura Padana conobbe una rinnovata espansione nello scenario successivo alla Battaglia di Alalia[7] risoltasi in una progressiva limitazione dei movimenti etruschi nell'Alto Tirreno. L'espansione a nord degli Appennini si caratterizza da quel momento come finalizzata all'individuazione e al controllo di nuove vie commerciali. Con il controllo di Adria e le fondazioni di Spina, Marzabotto e del Forcello di Bagnolo gli etruschi stabiliscono una rete di traffici che viene a collegare la Grecia, attraverso i porti adriatici, l'asse fluviale Po-Mincio, i laghi insubrici e i passi alpini, con le terre dei Celti transalpini. Il V secolo a.C. segna così il "periodo d'oro" dell'Etruria padana.
Nell'Etruria padana venne probabilmente istituita una dodecapoli, in analogia alla dodecapoli etrusca, ma non si ha la certezza di quali città ne facessero parte. Appartennero certamente alla dodecapoli padana le città di Felsina (Bologna), Spina e Marzabotto, mentre si possono solo supporre città come RavennaFaenzaCesenaRiminiModenaParmaPiacenzaMantova e forse Milano.

La Padania celtica

I Celti e i Celto-Liguri

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Spedizioni celtiche in Italia.
Tito Livio riferisce che attorno al 600 a.C. (Prisco Tarquinio Romae regnante), un'orda di Galli guidata da Belloveso oltrepassò le Alpi e occupò il territorio tra Milano e Cremona (fondando la città di Mediolanum), identificando gli abitanti del luogo, gli Insubri, con questi invasori Galli.[8] Nel Periplo di Scilace, di Scilace di Carianda, viaggiatore e geografo greco attivo tra nel 522-485 a.C. viene attestata la presenza di genti di lingua celtica insediate nell'Italia nord-orientale. Il testo, riscritto circa un secolo dopo dallo pseudo-Silace dopo la perdita dell'originale, racconta del viaggio lungo le coste del mediterraneo compiuto dal viaggiatore greco che descrive le tribù celtiche presenti sulla costa appena a Meridione degli insediamenti dei Veneti in un'epoca che, considerando le date note della vita di Silace, deve aggirarsi attorno al 490 a.C.
Il riesame delle fonti archeologiche, in particolare proprio del passo di Livio che documenta l'arrivo di Belloveso e dei suoi Insubri all'epoca del regno di Tarquinio Prisco (VI secolo a.C.) con la fondazione di Milano, ha costretto a collocare la presenza celtica in Italia almeno al VII secolo a.C. se non prima. La presenza dei Celti in Italia Settentrionale risulta, poi, anteriore alle ondate di invasori ricordate dalle fonti, tanto che lo stesso Pallottino sosteneva che l'Italia subalpina fosse stata coinvolta "nello stesso processo primario di definizione etnico-linguistica della nazione celtica".[senza fonte]

Popolazioni celticheliguri e veneti della Gallia cisalpina.
Arrivi di nuove popolazioni si verificarono attorno alla fine del V inizi del IV secolo a.C. Comincia una decadenza irreversibile della grecità d'Italia sotto la spinta delle popolazioni italiche, le vie del commerci attici sono distrutte dalla guerra del Peloponneso e non si riprenderanno più. L'interruzione della circolazione di beni è fonte di una crisi economica che porta, di riflesso, all'impoverimento e alla crisi di tutti quei popoli che erano interlocutori commerciali dei Greci: tra di essi anche i Celti. Le invasioni, siano esse tumultus Gallici o episodi di mercenariato, denotano un quadro di necessità, le popolazioni celtiche dell'Italia settentrionale rinforzano i legami con l'Oltralpe e questo provoca l'arrivo di nuove genti tra le quali i Senoni, i recentissimi advenarum di cui parla Livio, autori del sacco di Roma nel 390 a.C. Le popolazioni celtiche che popolarono la pianura padana sono storicamente note dal famoso passo di Livio.[9] Subito dopo gli Insubri arrivano i Cenomani che occupano il territorio a est dell'Adige, indeterminato è invece l'arrivo delle altre popolazioni che, con un meccanismo "a scavalco" occupano via via tutta la pianura padana meridionale scacciandone Etruschi e Umbri. Livio ricorda Libui e Salluvi che si fermano accanto all'antica tribù deiLaevi, stanziata vicino al Ticino; i Boi e i Lingoni e, da ultimi, i Senoni.[10]
I "nuovi" Celti stabilitisi in Cisalpina potevano tra l'altro acquisire a sé il controllo del mercato di un materiale che da lungo tempo esercitava su di loro una potente attrazione, grazie alle virtù magiche che essi gli attribuivano: il corallo, proveniente soprattutto dal golfo di Napoli, conobbe una vera esplosione, con frequenti applicazioni in torqueelmifoderi di spada e fibule,[11][12] dando origine, soprattutto in Svizzera, sia a un surrogato bronzeo, sia a vere e proprie imitazioni, grazie all'invenzione celtica di uno speciale smalto colorato,[12] realizzato con un particolare procedimento e ampiamente diffuso dal centro-Europa fino all'arcipelago britannico.[13]

Conquista dell'Ager Gallicus a nord degli Appennini


Carta della Regio V Picenum e VI Umbria, con a nord l'Ager Gallicus
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Ager Gallicus e Guerre tra Celti e Romani.
Nel 332 a.C. tra Roma e i Senoni della Cisalpina fu stipulato un trattato di pace che, a quanto sembra, garantirà un interludio di pace durato circa trent'anni.[14] Quasi quarant'anni più tardi, nel 295 a.C., nell'ambito della terza guerra sannitica, i galli Senoni dell'Italia settentrionale si allearono con gli Umbri, gli Etruschi e i Sanniti contro Roma. La coalizione, inizialmente vincitrice (con la presa di Arezzo), venne in seguito sconfitta dai Romani nellabattaglia di Sentino. E così nell'ambito della terza guerra sannitica, i Senoni seguirono le sorti della coalizione italica etrusco-sannita con cui si erano alleati: insieme a essi furono sconfitti nella battaglia di Sentino, che permise a Roma l'istituzione dell'Ager Gallicus e la fondazione della colonia di Sena Gallica,[15] che ancora conserva, nel moderno toponimo di Senigallia, la duplice memoria dell'etnonimo e dell'origine di quel popolo celtico. Nel 283 a.C., si concludeva questa prima fase, dove Roma riusciva a occupare tutti i territori a sud degli Appennini, battendo ancora i Senoni nella battaglia del lago Vadimone, combattuta contro una coalizione celto-etrusca.[15][16]
Nel 249 a.C. i Boi chiamarono in soccorso i Galli transalpini, innescando una nuova crisi che si concluderà nel 225 a.C.,[17] l'anno in cui si registra l'ultima[18] invasione gallica dell'Italia. Quell'anno, infatti, cinquantamila fanti e venticinquemila cavalieri Celti varcarono le Alpi in aiuto dei Galli cisalpini (si trattava di una coalizione di Celti insubriBoii e Gesati[19]), e se prima riuscirono a battere i Romani presso Fiesole, vennero poi sconfitti e massacrati dalle armate romane nella battaglia di Talamone (a nord di Orbetello),[20] spianando così a Roma la strada per la conquista della pianura padana.

La conquista romana della Cisalpina (fine del III-inizio del II secolo a.C.)


Territori della Gallia cisalpina (evidenziati in rosso trasparente) tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C.
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Conquista romana della Gallia Cisalpina.
Per la prima volta[15] l'esercito romano poteva spingersi oltre il Po, dilagando in Gallia Transpadana: la battaglia di Clastidio, nel 222 a.C., valse a Roma la presa della capitale insubre di Mediolanum(Milano). Per consolidare il proprio dominio Roma creò le colonie di Placentia, nel territorio dei Boi, e Cremona in quello degli Insubri. I Galli dell'Italia settentrionale si ribelleranno nuovamente in seguito alla discesa di Annibale. Come alleati del condottiero cartaginese furono fondamentali per le sue vittorie al Trasimeno (217 a.C.) e a Canne (216 a.C.). I Boi riuscirono, inoltre, a battere i Romani nell'agguato della Selva Litana. Dopo la sconfitta di Annibale a Zama (202 a.C.), vennero definitivamente sottomessi da Roma, quando risultarono vittoriosi nella battaglia di Cremona, nel200 a.C., e in quella di Mutina (Modena), nel 194 a.C. All'indomani della vittoria nella seconda guerra punica, Roma procedette alla definitiva sottomissione della pianura padana, che aprì un territorio vasto e fertile agli emigranti originari dell'Italia centrale e meridionale.[21] Pochi decenni dopo, lo storico greco Polibio poteva già personalmente testimoniare la rarefazione dei Celti inpianura padana, espulsi dalla regione o confinati in alcune limitate aree subalpine.[22]
L'avanzata continuò anche nella parte nord-orientale con la fondazione della colonia romana di Aquileia nel 181 a.C., come ci raccontano gli autori antichi,[23] nel territorio degli antichi Carni:[24]
« Nello stesso anno [181 a.C.] fu dedotta nel territorio dei Galli la colonia di Aquileia. 3.000 fanti ricevettero 50 iugeri ciascuno, i centurioni 100, i cavalieri 140. I triumviri che fondarono la colonia furonoPublio Scipione NasicaGaio Flaminio e Lucio Manlio Acidino[25]. »
(Tito LivioAb Urbe condita libri, XL, 34.2-3.)
Si trattava di una colonia di diritto latino,[23] con la funzione prioritaria di sbarrare la strada alle popolazioni limitrofe di Carni e Istri, che minacciavano i confini orientali dei possedimenti romani in Italia.[26] La città dapprima crebbe quale avamposto militare in vista delle future campagne contro Istri e Carni, più tardi quale "quartier generale" in vista di un'espansione romana verso il Danubio. I primi coloni furono 3.000 veterani,.[27] seguiti dalle rispettive famiglie provenienti dal Sannio, per un totale di circa 20.000 persone, a cui fecero seguito dei gruppi di Veneti; più tardi, nel 169 a.C., si aggiunsero altre 1.500 famiglie.[28]

Difesa ed esercito


Mappa dell'antica città romana di Aquileia, sede militare romana per almeno due secoli, fino alla grande rivolta dalmato-pannonica del 6-9 d.C..
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Esercito romanolimes renano e limes danubiano.
Il fatto che a Cesare sia stata assegnata inizialmente la provincia dell'Illirico come parte del suo imperium, e che all'inizio del 58 a.C. ben tre legioni fossero state dislocate ad Aquileia (la VII, l'VIII e la IX), potrebbe indicare che egli intendesse cercare proprio in quest'area gloria e ricchezze con cui accrescere il suo potere e la sua influenza militare e politica. Cesare aveva infatti bisogno di importanti vittorie militari così da costruirsi un suo potere personale con il quale controbilanciare quello che Pompeo si era costruito con le vittorie ottenute in Oriente. A tal fine progettava probabilmente una campagna oltre le Alpi Carniche fin sul Danubio, sfruttando la crescente minaccia delle tribù della Dacia (corrispondente grosso modo all'odierna Romania), che si erano riunite sotto la guida di Burebista, il quale aveva poi guidato il suo popolo alla conquista dei territori dislocati ad ovest del fiumeTibisco, oltrepassando il Danubio e sottomettendo l'intera area su cui si estende l'attuale pianura ungherese, ma soprattutto avvicinandosi pericolosamente all'Illirico romano e all'Italia. Le sue armate si erano però fermate all'improvviso, forse per il timore di un possibile intervento diretto di Roma nell'area balcano-carpatica. Così, invece di continuare nella sua marcia verso occidente, Burebista era tornato nelle sue basi in Transilvania, rivolgendo poi le proprie mire ad Oriente: attaccò i Bastarni e infine assediò e distrusse l'antica colonia greca di Olbia (nei pressi dell'attuale Odessa).[29]

Geografia politica ed economica

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Italia romana.
Nel periodo preromano la Gallia cisalpina venne abitata da quattro principali popolazioni: i Celti (nella pianura padana centro-occidentale e successivamente nell'attuale Emilia-Romagna a scapito degli Etruschi), i Veneti (nella pianura padana nord orientale), i Liguri (nelle attuali Liguria e a sud del Piemonte) e gli Etruschi (nelle attuali Emilia-Romagna e Lombardia meridionale).
La Gallia Cisalpina dopo la progressiva conquista del territorio e deduzione di colonie nel corso del III e II secolo a.C., era stata costituita in provincia romana, poco dopo il conferimento della cittadinanza agli abitanti dell'Italia peninsulare nel 90 a.C. Nel 42 a.C. la provincia fu abolita e i confini settentrionali dell'Italia vennero portati ufficialmente alle Alpi.
Per la Gallia Cisalpina la modalità di integrazione di accorpamento alla penisola cambia, in quanto non possiamo parlare di vera e propria romanizzazione, bensì di colonizzazione. Con l'esclusione di Liguri, Venetici del Veneto/Friuli e degli Etruschi dell'Emilia, le popolazioni abitanti la Val Padana non erano demograficamente consistenti, almeno non da poter resistere a due invasioni romane (si ipotizzano 200.000 galli, che, in proporzione alla vastità del territorio, erano relativamente pochi)[30]. Durante la prima campagna di conquista romana il loro numero si ridusse drasticamente, sia per le perdite umane, sia per le loro migrazioni volontarie, sia per la riduzione in schiavitù. Il piccolo numero di Galli ancora presenti nella Cisalpina prima del III secolo fu quasi completamente annientato dopo la Seconda Guerra Punica, che li vide alleati, e sconfitti, con Annibale. Molti Galli, dopo la capitolazione di Annibale, preferirono migrare nelle regioni più a nord, cosa che avvenne ad esempio per i Galli Boi, che migrarono prima nell'Illiria, e successivamente nella Boemia (a cui hanno appunto dato il nome). Nel periodo successivo alla turbolenta guerra punica il nord Italia divenne meta di numerosi uomini di potere romani, si trattava di Cavalieri, politici ed ex militari che miravano a sfruttare quelle terre. Numerose lamentele arrivarono da questi ultimi per la scarsità di manodopera, cosa che ci fa ipotizzare una drastica riduzione demografica dovuta prima alla venuta di Annibale, e poi allo sterminio dei Galli perpetrato dai Romani come vendetta. I romani dunque, per rendere produttiva la Gallia Cisalpina, creano le Colonie di diritto latino (ovvero popolate da cittadini romani che rinunciavano ai propri diritti e da latini), come ad esempio Luni, Patavium e Rimini, e altre città di formazione mista (ovvero formate da coloni italici, etruschi, romani e greci). Il Senato romano, sia prima della Guerra Sociale sia dopo, emise più e più volte bandi di colonizzazione con numero fisso di 6.000 famiglie (si ipotizzano dunque 30.000 persone), che andavano a costituire i nuovi nuclei romani del nord Italia[31] In Liguria e in Veneto questi coloni romano-italici si sovrapposero alle precedenti culture, integrandole, arricchendosi di esse e, pian piano, assorbendole completamente.
I popoli sottomessi conservarono a volte la proprietà dei loro territori e il diritto di governarsi con una certa autonomia, come nel caso dei Salii, dei Libui, degli Ictimuli e di Vercellae, ovvero l'attuale Vercelli, in grazia, probabilmente, di un patto di antica data. In quest'ultima città, infatti, non si verificano centuriazioni con espropri e ridistribuzioni di terre così come invece accade nelle aree dei Salassi o a Ivrea.

Maggiori centri provinciali


L'Italia settentrionale (ex Gallia Cisalpina) fu divisa da Augusto in quattro regioni intorno al 7 d.C.: Regio VIII AemiliaRegio IX LiguriaRegio X Venetia et Histria eRegio XI Transpadana.
I maggiori centri della provincia erano:
  • Altinum (Altino), seguì nel II secolo a.C., le sorti di tutta la Venetia e fu pacificamente assoggettata a Roma. Il processo di romanizzazione iniziò nel 131 a.C. con la costruzione della via Annia: da questo momento il centro cominciò ad acquisire l'ideologia urbana dei conquistatori e, a partire dall'89 a.C. subì un primo processo di urbanizzazione, conclusosi nel 49 a.C. quando ad Altino fu concesso il diritto romano e fu creata municipio. La costruzione di altre strade, come la Claudia Augusta e le vie che la collegavano direttamente a Treviso e a Oderzo, contribuì a trasformarla in un importante centro commerciale, nodo cruciale per le rotte tra il Mediterraneo e il Settentrione. Questa evoluzione poté dirsi conclusa sul finire del I secolo d.C.. Nelle vicinanze di Altino, nel 169 morì l'imperatore romano Lucio Vero. Come tutto l'Impero, anche Altino subì le distruzioni dei barbari. La prima devastazione è del 452 e fu opera degli Unni di Attila.
  • Forum Julii (Cividale del Friuli), è legata al nome di Giulio Cesare, come testimonia il fatto che il nome Friuli deriva proprio da Forum Iulii, ovvero il foro di Giulio. Tra il 56 a.C. ed il 50 a.C., infatti, grazie all'iniziativa del proconsole romano, qui fu creato un municipio, Forum Iulii, da cui prese poi il nome tutta la regione Friuli, successivamente divenne colonia. Le mura romane sono alla base delle mura veneziane tuttora presenti.
  • Mantua (Mantova), fu conquistata dai Romani dopo la dominazione dei Galli Cenomani, nel 214 a.C. Divenuta colonia, assurse al titolo di città libera dopo la promulgazione della Legge Giulia del 90 a.C. che estese la cittadinanza romana agli abitanti delle colonie e divenne "municipium" dal 47 a.C. Il 15 ottobre del 70 a.C. ad Andes, piccolo villaggio nei pressi di Mantova, nacque Virgilio (Publio Virgilio Marone). Nonostante questi importanti eventi, la Mantua romana rimase ai margine, secondaria rispetto a città vicine come Verona e Cremona.
Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Centuriazione di Mantova.
  • Patavium (Padova), fu una delle più ricche città dell'Impero grazie, anche, all'allevamento di cavalli, era inoltre l'unica città in Italia ad avere un circo come Roma. In età augustea Padova divenne parte della X Regio che aveva come capitale Aquileia, cui era collegata grazie alla via Annia che partiva da Adria.
  • Placentia (Piacenza), fu fondata dai Romani sulle rive del fiume Po nel 218 a.C., probabilmente su un preesistente insediamento celtico, sul confine tra i territori degli Insubri e dei Boii sconfitte in precedenza dai Romani. Nello stesso anno nacque la colonia gemella di Cremona. I romani preferirono costruire il castrum su un pianoro alluvionale più alto di 4-5 metri rispetto al territorio circostante aumentando in tal modo la capacità difensiva dell'insediamento. Essendo la zona popolata dai Celti, entrambe le città nacquero come avamposto per consolidare le conquiste in territorio gallico e per tenere a bada le genti celtiche. Sia Piacenza sia Cremona vennero fondate come colonie latine e furono inviati 6.000 coloni latini. La scelta fu dovuta all'incombente minaccia dell'invasione dell'Italia da parte del condottiero cartaginese Annibale. Quest'ultimo dopo aver vinto i Romani presso il Ticino, la Trebbia e aver espugnato Clastidium (Casteggio), non riuscì a occupare Placentia che gli resistette. Il fiume Po e la via Emilia, che la congiungeva con Ariminum o Rimini, già allora caratterizzavano la vocazione logistica della città. Lo schema viario romano con "cardo" e "decumano" è ancora ben visibile nel centro storico.
  • Ravenna (Ravenna), circondata dalle acque e accessibile solo dal mare, qui l'imperatore Cesare Ottaviano Augusto dislocò la flotta militare dell'alto Adriatico. Per questo fine l'imperatore fece eseguire importanti lavori di sistemazione idraulica: fece scavare laFossa Augustea, un canale che collegava il Po con l'ampio specchio di acqua a sud di Ravenna e qui fondò il porto di Classe. Il porto fu realizzato con i criteri di una poderosa macchina militare. Secondo Plinio il Vecchio, poteva contenere fino a 250 triremi e 10.000 marinai o classari destinati al controllo di tutto il Mediterraneo orientale (la base destinata al controllo del Mediterraneo occidentale era invece il porto di Miseno sulla costa tirrenica).
  • Ticinum (Pavia), assunse importanza a partire dal 187 a.C. quando fu raggiunta da una diramazione della via Emilia. Fu municipium e qui nacque lo storico Cornelio Nepote. Il centro storico di Pavia, un quadrato di circa 1 km², ha ancora oggi la tipica pianta derivata dal castrum, l'accampamento militare romano, dotato di due assi perpendicolari, il cardo e il decumano. La conservazione della pianta della città è stata permessa dal fatto che la città non è mai stata distrutta completamente.

Principali vie di comunicazione

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Strade romane.
Le vie romane che attraversarono in pochi decenni tutta la Cisalpina furono costruite per consentire in primo luogo i collegamenti militari. Le guerre contro i Liguri, con la conseguente fondazione di colonie nel loro territorio, non rappresentano solo l'espansione nella penisola, ma sono anche premessa dell'espansione verso l'occidente, quindi verso Sardegna, Spagna, Cartagine.
Le principali vie di comunicazioni provinciali erano:

Note

  1. ^ a b La Gallia Cisalpina corrispondeva ai territori della pianura padana compresi tra il fiume Adige e le Alpi piemontesi
  2. ^ Cassio Dione 41, 36
  3. ^ U. Laffi, La provincia della Gallia Cisalpina, “Athenaeum”, 80, 1992, pp. 5-23
  4. ^ Demandt, p. 92.
  5. ^ U. Laffi, Organizzazione dell'Italia sotto Augusto e la creazione delle regiones, pp. 81-117, in U. Laffi, "Colonie e municipi nello Stato romano, Roma 2007
  6. ^ G. Frigerio, Il territorio comasco dall'età della pietra alla fine dell'età del bronzo, inComo nell'antichità, Società Archeologica Comense, Como 1987.
  7. ^ La Battaglia del mare Sardo (540 a.C.)[1].
  8. ^ Tito LivioAb Urbe condita libri, V, 34.
  9. ^ Tito LivioAb Urbe condita libri, V, 35.
  10. ^ PolibioStorie, II, 7; M.T. Grassi I celti in Italia, Milano 1991
  11. ^ Christiane Eluère, p. 71.
  12. ^ a b Kruta, La grande storia dei Celti, p. 202.
  13. ^ Lo smalto era ottenuto dal vetro di quarzo, addizionato di ossido rameico (Cu2O) e piccole quantità di piombo; durante la fusione, un processo di ossidoriduzione evitava la formazione di ossido rameico (CuO), dall'indesiderato colore verde. Cfr. Günter Haseloff,Lo smalto celtico, in S. Moscati et al., I Celti, 1991.
  14. ^ Christiane Eluère, I Celti "barbari d'Occidente", p. 68.
  15. ^ a b c Demandt, p. 86.
  16. ^ Floro, I, 13.
  17. ^ Christiane Eluère, p. 69.
  18. ^ Ogilvie, Cronologia.
  19. ^ Kruta, La grande storia dei Celti, pp. 251.
  20. ^ PolibioStorieII,25-27.
  21. ^ Storia Romana, Giovanni Geraci, Arnaldo Marcone, pag.92
  22. ^ PolibioStorieII.35.4
  23. ^ a b Velleio PatercoloHistoriae Romanae ad M. Vinicium libri duo, I, 13.2.
  24. ^ Plinio il VecchioNaturalis Historia, III, 126-127.
  25. ^ CIL V, 873.
  26. ^ a b Tito LivioAb Urbe condita libri, XXXIX, 55; XL, 34.2-3; XLI, 1; XLI, 9-10; XLIII, 1.
  27. ^ Luisa Bertacchi, Aquileia: l'organizzazione urbanistica, p.209.
  28. ^ Tito LivioAb Urbe condita libri, XLIII, 17.1.
  29. ^ J.Carcopino, Giulio Cesare, Milano 1981, pp.255-260; A.Piganiol, Le conquiste dei Romani, Milano 1989, pp.432-433.
  30. ^ The Celts: a history
  31. ^ ^ The Samnites in the Po Valley. D. O. Robson. The Classical Journal, Vol. 29, No. 8 (May, 1934), pp. 599-608
  32. ^ Per la centuriazione ci si basò su strade preesistenti: il decumano massimo era la stessa Postumia, mentre il cardine era la via Aurelia; le due arterie si incrociavano nei pressi dell'attuale Vallà di Riese Pio X.
  33. ^ Dalla sezione Linea del tempo del sito asolo.it
  34. ^ Velleio PatercoloStoria romana, I, 13.2.
  35. ^ Appiano di AlessandriaGuerra illirica, 11; CIL V, 8270Plinio il VecchioNaturalis Historia, III, 129; Fasti triumphalesAE 1930, 60Appiano di AlessandriaGuerre celtiche, 13; StraboneGeografia, V, 1.8.
  36. ^ CIL V, 903.
  37. ^ Massimiliano Pavan, Aquileia città di frontiera, in Dall'Adriatico al Danubio, Padova 1991, p.124.
  38. ^ La Lex Vatinia fu proposta dal tribuno della plebe Publio Vatinio, che poi sarà luogotenente di Cesare in Gallia
  39. ^ Le tre legioni affidate a Cesare dalla Lex Vatinia erano la VII, l'VIII e la VIIII
  40. ^ CiceroneIn P. Vatinium ("Contro Publio Vatinio"), 38; Cesare, De bello Gallico, II, 35 e III, 7; Cesare, De bello Gallico, V, 1, 5-9; Cesare, De bello Gallico, VI, 44; Cesare, De bello Gallico, VII, 1.1; Aulo IrzioDe bello Gallico, VIII, 24.3; Appiano di Alessandria,Guerra illirica, 18 e 52.
  41. ^ Appiano di AlessandriaGuerre illiriche, 16-22.
  42. ^ Abeni, La storia bresciana, Brescia, Del Moretto, 1984.
  43. ^ CIL V, 4459.
  44. ^ Cassio Dione CocceianoStoria romana, XLI, 36.
  45. ^ CIL V, 4191CIL V, 4377.
  46. ^ CIL V, 4186CIL V, 4355CIL V, 4459CIL V, 4485 e AE 1952, 136.
  47. ^ AE 1978, 344.
  48. ^ PolibioStorie, II, 34.10-15; Cassio Dione CocceianoStoria romana, XII, 51-52;ZonaraL'epitome delle storie, VIII, 20.
  49. ^ CIL V, 5854.

Bibliografia

Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne

Voci correlate