The Arcadian or Pastoral State di Thomas Cole, 1834.
Ha una diversa connotazione dal concetto di
utopia.
Arcadia nella letteratura
Virgilio e lo stile bucolico
L'Arcadia è rimasta un soggetto artistico sin dall'antichità, sia nelle arti visuali, sia in letteratura. Le immagini di bellissime ninfe che giocano e corrono in una rigogliosa foresta sono state frequenti fonti di ispirazione per pittori e scultori.
Il Rinascimento: l'Arcadia in Europa
Diversamente da come può sembrare in superficie, il termine "
utopia", coniato da
Tommaso Moro, non ha la stessa connotazione del termine
Arcadia: non riprende una società ed una Natura idealizzata dall'uomo secondo le sue esigenze; l'Arcadia rappresenta il risultato spontaneo della vita vissuta naturalmente, lontano dalla corruzione della civiltà.
Il tema dell'Arcadia fu in gran voga anche nel XVIII secolo: celebre è il villaggio costruito a
Versailles, dove la regina
Maria Antonietta, smessi i panni di sovrana, aveva l'occasione di essere una felice contadinella in un mondo fatato ed idilliaco.
L'Arcadia nel panorama della letteratura italiana
L'
Accademia dell'Arcadia rappresenta, oltre ad un circolo letterario, un vero e proprio movimento letterario, fondato a
Roma il 5 ottobre
1690. I suoi fondatori sono 14 letterati e intellettuali, tutti appartenenti al circolo della regina
Cristina di Svezia, che risiedette nello stato Pontificio dopo aver abdicato al trono, dal 1655 alla morte (1689). Il nome, oltre a ricollegarsi idealmente alla classicità e al poema di
Sannazzaro, rievoca il carattere evasivo dell'attività poetica svolta all'interno dell'Arcadia. Era ancora viva, infatti, all'interno dell'accademia l'abitudine di matrice seicentesca, al "travestimento": ogni accademico si sceglieva un nome tra quelli dei pastori protagonisti delle opere di carattere bucolico greco-latine (ad esempio Opico Erimanteo era il soprannome di
Gian Vincenzo Gravina e Artino Corasio quello di
Pietro Metastasio), la sala riunione venne rinominata
Bosco Parrasio, l'archivio "Serbatoio", l'insegna "sampogna di Pan" (il dio Pan era il protettore dei pastori e delle greggi) e a capo dell'organismo vi era un
custode che svolgeva attività analoghe a quelle dell'odierno presidente di un circolo culturale. Tra i
custodi che si sono succeduti durante la vita dell'Arcadia è necessario ricordare
Gian Vincenzo Gravina (
Cosenza 1664,
Roma 1718).
In tale accademia entrarono a far parte filosofi, storici, scienziati appartenenti alla scuola galileiana.
Tappa finale dell'Arcadia, era teorizzare una via alternativa al "cattivo gusto" barocco. La sua volontà era di impedire alla poesia di divenire mero artificio retorico. Per questo suo fine ultimo, l'accademia è stata spesso definita come una
coscienza di decadenza, ovvero come la consapevolezza, oggi ritenuta oggettivamente errata, che la letteratura avesse raggiunto il suo apice nel periodo classico greco-latino e nel
Petrarca (
Arezzo 1304-
Arquà1374).
Nonostante le copiose teorizzazioni estetiche ad opera dell'accademia, essa ebbe un carattere non-rivoluzionario, e la sua influenza rimase circoscritta al territorio "italiano": L'accademia soffrì infatti di tre gravi limiti:
- 1) La mancanza di ideali nuovi, più freschi e meno anacronistici;
- 2) La mancanza di concretezza, l'accademia aveva assunto, infatti, i caratteri di una realtà alternativa e fittizia, poco attenta alle strade letterarie intraprese nel resto d'Europa,
- 3) La mancanza di "verità": la produzione Arcadica era sì caratterizzata da una grande raffinatezza formale, ma era frutto di una concessione manieristica della poesia, alla rielaborazione di già ben noti topoi letterari.
Tali limiti appena citati hanno aggiunto al termine Arcadia un significato figurato è quello di una riunione di persone o una corrente culturale che tratti futilmente di cose senza importanza.
Letteratura contemporanea
Vi è un riferimento ad Arcadia anche nella serie di romanzi di
Ulysses Moore, scritta da
Pierdomenico Baccalario. Essa è infatti uno dei paesi immaginari raggiungibili dalle
Porte del Tempo o dal
Labirinto d'Ombra, che la collega agli altri porti dei sogni. Parte dell'ottavo, del nono e del dodicesimo libro della serie è ambientata ad Arcadia.
Note
- ^ Il riferimento è all'ambientazione della campagna montuosa di Siracusa (rimando a Teocrito) e di Mantova (presso cui è nato).
Bibliografia
- Antonio Piromalli, L'Arcadia, 2ª ed., Palermo, Palumbo, 1975, SBN IT\ICCU\SBL\0016497.
- Winfried Wehle, Il codice arcadico ovvero Venus magistra vitae (PDF) in La rassegna della letteratura italiana, nº 114, 2010, pp. 22–47, ISSN 0033-9423.
Voci correlate