mercoledì 6 maggio 2015

Bambù giganti





Le Bambuseae sono una tribù di piante perenni appartenenti alla famiglia delle Poaceae (Graminaceae) e alla sottofamiglia Bambusoideae.

Descrizione
Bamboo forest.jpgBamboo particolare.JPG
Foresta di bambù.Dettaglio del fusto.
Sono piante sempreverdi, molto vigorose.
Possono essere alte da pochi centimetri fino a raggiungere notevoli dimensioni (anche 40 m di altezza e 30 cm di diametro).
Le radici sono rizomatose e la loro tipologia di sviluppo è molto variabile; infatti ritroviamo specie dove le radici si sviluppano considerevolmente in orizzontale o in verticale e si allontanano molto dal loro punto di origine ed altre invece che hanno uno sviluppo molto contenuto, con habitus cespitoso.
Il fusto è cilindrico, con internodi cavi e nodi molto evidenti, dai quali si sviluppano le foglie sottili e lanceolate.

Tassonomia

La tribù Bambuseae comprende i seguenti generi:[1]

Distribuzione

La maggior parte delle specie di bambù sono originarie dell'Asia (dove raggiungono il limite settentrionale del loro areale a 50° N di latitudine) e dell'America (dove raggiungono i 47° S in Cile). Le si possono trovare ad altitudini variabili, sino ai 3000 m sull'Himalaya. Alcune specie sono spontanee in Africa (in particolare nell'Africa sub-sahariana e in Madagascar) e in Oceania. Non esistono specie spontanee in Europa.

Distribuzione mondiale del bambù.

Coltivazione


Foglie di bambù a fusto nero (probabilmente specie Phyllostachys nigra).
Molti bambù sono popolari come piante da giardino. Nella coltivazione, necessitano di cure per contenere il loro comportamento invasivo. Si propagano principalmente attraverso le radici e/o rizomi, i quali possono propagarsi sotto terra e lanciare nuovi culmi che spuntano in superficie. Vi sono due modi per la propagazione dei bambù: monopodiali e simpodiali. Le specie di bambù monopodiali hanno una propagazione sotterranea lenta; nelle specie di bambù sinopodiali, invece, si riscontra un'alta variabilità; ciò è riferibile ad entrambe le specie in riferimento alle condizioni di suolo e di clima.
Alcune possono emettere ricacci per la lunghezza di svariati metri all'anno, mentre altre possono restare nella medesima area per lunghi periodi. Se trascurate, negli anni possono diventare invasive e causare problemi colonizzando aree adiacenti a villaggi, paesi o coltivazioni.
Una volta stabilitosi come cespo, è difficile rimuovere completamente il bambù senza estirpare l'intera rete di rizomi sotterranei. Se il bambù deve essere rimosso, un'alternativa allo scavo può essere il taglio raso delle canne e il taglio successivo e ripetuto dei nuovi getti appena escono dal terreno, fino a che il sistema radicale non esaurisca la sua riserva di energia e muoia. Se si permette alle foglie di compiere la fotosintesi, il bambù sopravviverà e continuerà a propagarsi.

Bambù giganti dell'Ecuador.
Esistono due principali metodi per prevenire la propagazione dei nuovi getti di bambù nelle aree adiacenti l'impianto. Il primo sistema è la bordatura o rimozione di ogni rizoma che sfugga ai confini dell'area destinata alla sua coltivazione. Gli attrezzi normalmente utilizzati sono uncini, vanghe e zappe. I rizomi si trovano generalmente in prossimità della superficie (sotto uno strato sottile di terreno), così che se la potatura dei rizomi viene eseguita due volte l'anno, interesserà la maggior parte, se non tutti, i nuovi ricacci. Alcune varietà possono avere percorsi più profondi (oltre la tipica profondità della vanga). Queste sono più difficili da controllare, e necessiteranno di tagli più profondi. Una manutenzione frequente rivelerà le principali direttrici di crescita e la disposizione del sistema radicale. Una volta tagliati, i rizomi devono essere rimossi. L'emergenza di un getto di bambù all'esterno dell'area dopo la bordatura, indica la precisa posizione di un rizoma non localizzato in precedenza. Le radici fibrose che si irradiano dal rizoma non generano ulteriori getti, quindi possono essere lasciate nel terreno.
Il secondo metodo implica il contenimento con una barriera fisica. Il cemento e il polietilene ad alta densità in speciali rotoli sono i materiali più comuni. Questi vengono piazzati in un fossato profondo 60-90 cm (2-3 piedi) attorno all'impianto, con un angolo aperto verso l'alto in modo da direzionare la crescita dei rizomi verso la superficie del terreno. I rizomi più forti e gli attrezzi possono forare le barriere in plastica piuttosto facilmente, quindi occorre lavorare con particolare attenzione. Il bambù cresciuto all'interno di tali barriere è molto più difficile da espiantare rispetto agli impianti cresciuti in libertà. Le barriere e la bordatura non sono necessari per bambù cresciuti a macchia. Le macchie di bambù possono essere eradicate se si espandono eccessivamente.

Usi


Germogli di bambù per uso alimentare.
Il bambù si è meritato l'epiteto di "acciaio vegetale", grazie alla straordinaria resistenza meccanica sia alla compressione che alla trazione.
Il bambù ha un legno cavo ma anche leggero e resistente, perciò viene impiegato da secoli per gli usi più diversi.
Esso, come narra Marco Polo nel suo Milione, veniva impiegato nel '200 in Cina per ottenere delle robuste corde per tirare in secca le navi. Queste stesse funi sono state anche utilizzate per la costruzione di ponti sospesi, il più longevo dei quali ha collegato per oltre 1700 anni (fino al 2008) le sponde del fiume Min. Sempre nel paese estremo orientale i tronchi di bambù sono stati usati per costruire tubature di irrigazione per i campi di riso, le più estese delle quali coprivano un'area di 5300 km² nella provincia Sichuan. Altre tubazioni dello stesso materiale sarebbero state utilizzate per la distribuzione del gas naturale dai giacimenti fino ai villaggi. Sempre nella provincia del Sichuan si è usato il legno di bambù per costruire abitazioni le quali hanno una notevole resistenza alle sollecitazioni dei terremoti, come dimostrato nel 1991, quando 20 case non riportarono significativi danni.
Applicazioni diverse si possono anche incontrare nella creazione di armi, trappole (molto utilizzate dai vietcong durante la guerra del Vietnam, vele (ottenute da stuoie di bambù), carta (tramite la riduzione in piccoli pezzi delle canne, la loro cottura e la successiva pressatura della poltiglia ottenuta per realizzare fogli compatti), tessuti, telai per biciclette, farmaci e filtri per aria e acqua.
In ambito alimentare, i germogli della pianta sono stati utilizzati come alimento e dalle foglie si sono ottenute delle particolari bevande alcoliche. Le canne sono oggi utilizzate in Cina per la fermentazione del vino.
La specie Pseudosasa amabilis, originaria della regione del Guandond nella Cina meridionale, è utilizzata in tutto il mondo per la costruzione delle canne per la pesca a mosca.
La specie Phyllostachys bambusoides (o bambù gigante da costruzione) è utilizzata in mille modi diversi, fra cui la costruzione di strumenti musicali, come flauti shakuachi o didgeridoo, o per la costruzione di archi giapponesi nella disciplina del Keudo.
In ambito artistico, l'afghano Massoud Hassani ha utilizzato il bambù per realizzare l'opera Mine Kafon esposta al Moma di New York. L'ispirazione dell'opera venne all'artista ripensando ai piccoli oggetti che costruiva a Kabul da bambino con il Bambù. Capitava irrimediabilmente che il vento trasportasse questi piccoli giocattoli sui campi minati. Tornato molto tempo dopo nel suo luogo di origine, gli venne in mente di costruire versioni 20 volte più grandi di quei giochi, in modo tale che pesando di più ma conservando la leggerezza potessero sminare in maniera economica le zone minate che ancora oggi sono presenti nel paese. L'opera è una reinterpretazione artistica di questa soluzione.

Aspetti culturali


Modello cinese di una barca in bambù, risalente alla tarda Dinastia Qing.
La longevità dell'albero del bambù lo rende per i cinesi un simbolo di lunga vita, mentre in India è un simbolo di amicizia. Il fatto che la fioritura avvenga raramente ha reso l'evento un segno dell'incombente arrivo di carestia alimentare. Si dice che questa credenza sia dovuta al fatto che i topi si nutrano a profusione dei fiori caduti, moltiplicandosi quindi a dismisura e di conseguenza distruggendo gran parte dei raccolti e delle riserve di cibo locali. La più recente fioritura avvenne nel maggio del 2006 (vedi Mautam). Si dice che il bambù fiorisca in questo modo soltanto ogni 50 anni[2].

Mitologie dell'Asia ed Oceania

Diverse culture asiatiche, inclusa quella delle Isole Andamane, credono che l'umanità discenda da uno stelo di bambù. Nel mito della creazione filippino, la leggenda narra che il primo uomo e la prima donna vennero liberati per l'apertura di un germoglio di bambù che emerse su un'isola creata dopo la battaglia tra le forze elementari (Cielo e Oceano). Nelle leggende della Malesia una storia simile include un uomo che sogna una bellissima donna mentre dorme sotto una pianta di bambù; si sveglia e rompe lo stelo di bambù, scoprendo la donna all'interno di esso. In Giappone, molto spesso una piccola foresta di bambù circonda un monastero scintoista come parte della barriera sacra contro il male. In Giappone il bambù viene considerato come il secondo in rango nella categoria del "legno di pino Matsu, poi il bambù, Ume (a volte tradotto come pesco)" e questa sequenza viene eseguita quando si ordina un pranzo a base di sushi oppure quando si prende una camera nei tradizionali alberghiryokan.
Il bambù delle Hawaii ('ohe) è una materializzazione corporea (kinolau) del dio creatore polinesiano Kane.
Le foglie, i germogli e gli steli soffici di bambù, sono la maggior fonte di alimento per il panda gigante della Cina e per la scimmia ragno oltre che per il panda minore.

Note

  1. ^ (ENBambuseae in Taxonomy BrowserNational Center for Biotechnology Information (NCBI).
  2. ^ vedi esempi di fioritura a intervalli di 28-60 anni, spiegati nel sito tavola delle specie 'gregarie'

Bibliografia

Panda Gigante
Il bambù è la principale fonte di cibo per il panda gigante: ammonta a circa il 99% della sua dieta alimentare.
  • Daniele Venturoli. La civiltà del bambùFocus Storia, luglio 2013, 81, 102-105.

Voci correlate






Sequoie giganti





La sequoia gigante (Sequoiadendron giganteum (Lindl.J. Buchholz1939), chiamata anche wellingtonia (in inglese americano Giant SequoiaSierra Redwood o semplicemente Big Tree, grande albero), appartiene alla famiglia delle Cupressacee, anche se precedentemente è stato classificato nelle Tassodiacee, ed è diffuso spontaneamente solo in aree ristrette della Sierra Nevada, in California, per un totale di 14.416 ha.[2]



  • Sequoia - grande albero delle Cupressacee che non costituiscono più un gruppo tassonomico distinto e sono divise in due generi:
  1. Sequoia, la cui unica specie vivente è Sequoia sempervirens, la sequoia della California, chiamata Coast Redwood in inglese; è l'albero più alto del mondo, potendo raggiungere i 115 m di altezza;
  2. Sequoiadendron, la cui unica specie vivente è Sequoiadendron giganteum, chiamata sequoia gigante o wellingtonia; il Generale Sherman, alto 86 metri, l'albero più grande del mondo come volume, appartiene a questaspecie;

Dimensioni e caratteristiche

Le sequoie giganti sono gli alberi più grandi del mondo in termini di volume: più massicce delle sequoie della California (Sequoia sempervirens) ma meno alte rispetto a queste. Solo sette esemplari di Sequoiadendron giganteum superano tuttavia i 1200 m³ del Lost Monarch, un gigantesco esemplare di Sequoia sempervirens.
La sequoia gigante può raggiungere i 95 m di altezza ed avere un diametro basale (molto allargato rispetto alla parte superiore al colletto) di oltre 9 m. Non si hanno informazioni certe sulla longevità di questi alberi, ma le analisi dendrocronologiche permettono di fissare per la massima età raggiunta un limite inferiore di circa 2200 anni.
Il portamento è conico simmetrico, con i rami che scendono verso il basso. La corteccia è di colore rosso scuro. Ha foglie aghiformi (lesiniformi, quasi squamiformi), di colore verde scuro, lunghe 5-6 mm, che ricoprono tutto il rametto; i microsporofilli, di colore giallo-marrone, sono riuniti in amenti ascellari e terminali, i macrosprofilli sono verdi, in amenti apicati.
Gli strobili ovali di 6-8 cm per 4-5 di diametro sono costituiti da scaglie peltate (termine proveniente dal nome dell'antico scudo greco, πέλτη), con scudo romboidale. Maturano in due anni.

Utilizzo

Il legno della sequoia gigante è molto resistente alla decomposizione, ma è fibroso e fragile, il che lo rende inadatto a uso edile.
Dall'ultimo ventennio del diciannovesimo secolo fino agli anni venti del ventesimo secolo molte sequoie vennero abbattute a scopo commerciale, ma con scarso guadagno, visto che a causa della loro fragilità e all'altezza degli alberi stessi molti tronchi si frantumavano rendendoli inutilizzabili. I boscaioli cercarono di attutire l'impatto con strati di rami tagliati da altri alberi, ma nonostante ciò fino al 50% del legname andava sprecato.
Il legno veniva perciò utilizzato solo per fabbricare staccionate, tegole in legno e perfino fiammiferi, uno scopo umile per un albero di una tale mole e questo spreco spinse l'opinione pubblica a richiedere la protezione di questi maestosi giganti.

Sequoie giganti famose


Sequoia gigante a confronto con un'automobile

Sequoiadendron giganteum
Alle più grandi e più pittoresche sequoie giganti della California, che si trovano in parchi nazionali, è stato dato un nome, come alla sequoia chiamata Generale Sherman, alla Generale Grant, alla President, alla Lincoln, alla Grizzly Giant (nella foto) e alla Bull Buck. In particolare ilGenerale Sherman, con i suoi 32 m di circonferenza basale, e i suoi quasi 85 m di altezza, è considerato l'essere vivente più voluminoso della Terra. Il suo peso è stimato in circa 5.445 tonnellate.
Una sequoia del parco-arboreto del castello di Sammezzano, nel comune di Reggello in Toscana, raggiunge i 46 metri ed è uno degli alberi più alti d'Italia. Nel parco sono presenti oltre 100 sequoie, di cui 57 superano i 35 metri d'altezza.[3]

Note

  1. ^ (EN) Schmid, R. & Farjon, A., 2013, Sequoiadendron giganteum su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2014.3, IUCN, 2014.
  2. ^ (ENSequoiadendron giganteum in The Plant ListURL consultato il 3 maggio 2014.
  3. ^ Parco o arboreto di Sammezzano

Bibliografia

  • Born F. Gli ultimi paradisi naturali. De Agostini, 1961
  • Coombes, A.J. Alberi. Fabbri editori, 1995
  • Lanzara, P.; Pizzetti, M. Alberi. Mondadori, 1977, 19952
  • Polunin, O. Guida agli alberi e agli arbusti d'Europa. Zanichelli, 1977.
  • (EN) Conifer Specialist Group 1998, Sequoiadendron giganteum su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2014.3, IUCN, 2014.

Voci correlate