Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
giovedì 4 dicembre 2014
La Quarta Era. Capitolo 27. Finarfin e Gandalf
Finarfin, Re dei Noldor, ricevette Gandalf nel suo studio privato, nel palazzo reale della città di Tirion su Tuna, a Valinor.
Erano passati molti anni dal ritorno dello stregone, insieme a Galadriel, Celeborn, Elrond e agli hobbit che avevano portato l'Anello del Potere.
Molti anni per un mortale, ma meno di un battito di ciglia per un elfo.
Non era stato facile ritrovare un dialogo con i reduci della Terra di Mezzo.
Sono guerrieri e ragionano come guerrieri. Io detesto la guerra e disapprovo l'uso delle armi.
Qui a Valinor non ce n'è mai stato bisogno, poiché noi viviamo nella Grazia di Iluvatar e dei suoi emissari.
Anche gli Istari erano emissari di Iluvatar, ma di rango inferiore rispetto ai Valar.
Un tempo erano Maiar, ora sono solo dei vecchi arnesi consumati dalla magia.
Finarfin aveva conosciuto Gandalf migliaia di anni prima, quando si faceva chiamare Olòrin.
Era uno spirito leggiadro, ma già allora conosceva la magia e agiva per conto dei Valar.
Ricordava ancora la prima volta che era stato presentato ufficialmente alla corte dei Noldor, durante il regno di Finwe.
Fu Nienna, la Madre delle Lacrime, a presentarci Olorin. Disse che ci attendevano tempi difficili e che avremmo avuto bisogno di lui.
E i tempi difficili erano arrivati, ma Olorin, dal punto di vista fi Finarfin, non era stato di grande utilità.
Ed ora ritorna qui, dopo tante sconfitte e poche vittorie inutili, ad annunciare nuove sventure.
Il re era piuttosto turbato dal pensiero della profezia di Mandos e delle sue conseguenze.
Questa volta la guerra potrebbe arrivare fino a qui e far tremare i troni dei Valar...
Quando Gandalf fece il suo ingresso, Finarfin rimase seduto e, senza alzare lo sguardo, continuò a scrivere la sua corrispondenza in perfetti caratteri Tengwar, l'alfabeto delle lingue elfiche.
Mentre lo stregone si sistemava a una rispettosa distanza dal sovrano, quest'ultimo esordì:
<<Quando ti facevi chiamare Olòrin, eri molto diverso da adesso, Mithrandir, o forse preferisci che ti chiami Gandalf, come fanno i mortali?>>
<<Gandalf andrà benissimo, mio sire Finarfin>>
Il sovrano annuì, scoccandogli una prima occhiata in tralice,
I suoi occhi erano di un azzurro intenso e la sua bellezza era incomparabile, mentre Gandalf appariva decrepito, pur essendo un Maiar e quindi un immortale.
Finarfin, continuando a scrivere, volle togliersi quella curiosità:
<<Sai, credo di essere l'unico a ricordare che un tempo persino tu sei stato giovane.
Dimmi, Gandalf, com'è possibile che un Maiar, quale tu sei, sia stato soggetto a un tale invecchiamento?>>
Gandalf assunse la tipica espressione ironica che lo contraddistingueva quando si trovava costretto a rispondere a domande futili:
<<Mio sire Finarfin, come tu sai, per millenni ho esercitato la magia bianca, che mi deriva dall'essere un custode di rango segreto della Fiamma di Anar. Ogni volta che ne ho fatto uso, soprattutto per guarire le ferite inferte dai malvagi ai miei amici, una parte della mia giovinezza svaniva nell'immensità dell'universo. E ogni scontro con gli alleati di Melkor ha logorato il mio corpo, ma ha fortificato il mio spirito. Sono perfino riuscito a sconfiggere un Balrog di Morgoth, ed ho affrontato Sauron in persona, presso Dol Guldur>>
Finarfin ne aveva sentito parlare:
<<Ah, sì, mi è stato riferito di quello scontro. Ma se non erro fu mia figlia Galadriel a salvarti, assieme al suo parente Elrond Mezzelfo>>
Gandalf sollevò un sopracciglio cespuglioso:
<<E' vero! Lady Galadriel mi salvò la vita, e la salvò a moltissime altre persone. Dovresti essere fiero di lei!>>
Il re ne era in parte effettivamente orgoglioso, ma c'erano altre considerazioni che non potevano essere taciute:
<<Oh sì, Galadriel ha salvato moltissime persone, ma non i suoi fratelli!
Lo splendente Finrod e il nobile Orodreth, e gli adorabili gemelli Angrod e Aegnor.
E' stata lei che li ha convinti a seguire il folle Feanor nella sua disonorevole impresa.
E per cosa? Per recuperare una stupida gemma, il Silmaril!
I miei figli sono morti per questa assurdità. Nessun padre dovrebbe sopravvivere a un figlio.
A me questa sciagura è toccata quattro volte!>> poi, con voce roca per la commozione, concluse <<Ahimè, questi giorni funesti spettano a me. I giovani periscono e i vecchi resistono: e io dovrò vivere per vedere l'estinzione della mia casata...>>
Gandalf si era trovato molte volte a dover consolare un padre che aveva perduto prematuramente i propri figli. Theoden e Denethor erano stati gli ultimi casi, ma mentre nel primo c'era stato un riscatto, nel secondo la questione si era conclusa tragicamente.
<<E' tempo che tu perdoni Galadriel! L'hai confinata in esilio per oltre cent'anni a Tol Eressea. Non ti sembra di averla punita abbastanza?
E per cosa poi? Tu dici che fu lei a convincere i tuoi figli a partire, ma io ricordo che loro scelsero consapevolmente di seguire Feanor. E non si trattava di una mera questione di gioielli.
Melkor aveva ucciso tuo padre Finwe, aveva avvelenato i grandi alberi e aveva seminato discordia tra gli Eldar e i Valar. I tuoi figli sono caduti in battaglia per sconfiggere la malvagità di Morgoth!
Le loro gesta saranno ricordate per l'eternità nel Quenta Silmarillion, e il loro nome risuonerà in eterno, quando il nostro sarà dimenticato. E allora Finrod, e Orodreth, e Angrod ed Aegnor avranno onore di pianti, fino a che il sole risplenderà sulle sciagure umane!>>
Finarfin sospirò:
<<Tu non puoi capire. Hai sempre avuto la smania di viaggiare, di metterti nei guai, di agitare le acque. E in questo mio fratello Feanor era simile a te, e Galadriel lo ammirava nello stesso modo.
Io invece ho sempre preferito la tranquillità. Una vita serena, priva di turbamento. Chi è felice non cerca novità: è contento di ciò che già possiede.
Il signore Iluvatar è il mio pastore: non manco di nulla.
"su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.
Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nelle Terre Imperiture per lunghissimi anni"
Tu credi di sapere tutto, Mithrandir, perché hai viaggiato più di me e combattuto mille battaglie, ma c'è una cosa che non potrai mai capire: il dolore che si prova alla morte di un figlio.
Parli di gloria, onore, gesta militari e tante altre frottole con cui incantare gli ingenui.
Ma non sai niente del mio dolore... niente!>>
Gandalf chiuse gli occhi e la sua voce parve giungere da molto lontano:
<<Amavo i tuoi figli come se fossero miei.
Ho trascorso con loro più tempo di quanto ne hai trascorso tu stesso, e li ho conosciuti negli anni della loro maturità.
Essi hanno scelto di vivere e morire nella massima autonomia e consapevolezza.
La loro vita è stata lunga e felice, e furono loro stessi a volere che fosse anche utile nella guerra contro il Male. Nemmeno tu avresti potuto impedirgli di combattere contro Melkor.
Non dare quindi la colpa a Galadriel: ella ha già sofferto fin troppo.
Desidera ardentemente riconciliarsi con te.
Vive nell'attesa di un tuo cenno. Metti da parte il rancore, Finarfin, perdona tua figlia e ritrova la via della saggezza!>>
Il re era quasi tentato di cedere, ma c'era una considerazione che andava espressa una volta per tutte.
<<Mi è giunta voce che Galadriel ha visto qualcosa nel suo specchio. Qualcosa di terribile.
Me lo ha detto Elrond Mezzelfo, che è messaggero di guerra così come lo fu suo padre Earendil, alla fine della Prima Era del Sole.
Ma a quel tempo la guerra si svolse nel Beleriand, molto lontano da qui. Ora invece oscuri presagi profetizzano qualcosa che non oso nemmeno immaginare...>>
A quel punto Gandalf si alzò in piedi e con voce tonante dichiarò:
<<Sarebbe meglio che ci pensassi, invece. sire Finarfin! Per troppo tempo te ne sei stato qui, nel tuo splendido palazzo, protetto da ogni minaccia, delegando ad altri il compito di difendere Arda!
Ora però il tuo stesso trono è minacciato, e persino i troni dei Valar!
La profezia di Mandos sta per compiersi. Melkor è tornato. La Dagor Dagorath incombe!
E solo Galadriel conosce esattamente i rischi che stiamo correndo.
E' giunto il momento di richiamarla al tuo fianco.
Ti assicuro che questa volta non ti deluderà!>>
mercoledì 3 dicembre 2014
Gli altri Targaryen viventi: maestro Aemon, Brynden Bloodraven, il principe Aegon VI e...
Il Maestro Aemon Targaryen è uno dei pochissimi superstiti della dinastia del Drago che per oltre trecento anni ha regnato su Westeros.
Terzo figlio di re Maekar, non aveva ambizioni politiche e scelse di dedicare la sua vita alla conoscenza e alla sapienza.
Dopo la morte dei fratelli maggiori e del padre, rinunciò alla corona in favore del fratello minore Aegon V, detto l'Improbabile, perché divenne re pur essendo il quarto figlio di un quarto figlio.
Dopo l'incoronazione del fratello, decise di prestare servizio come Maestro presso la Barriera,
Nella sua lunga vita, che andò oltre i cento anni, vide succedersi gli ultimi sovrani di Casa Targaryen: Aegon V, Jaehaerys II e Aerys II il Folle.
Assistette con dolore alla caduta della dinastia e alla uccisione e dispersione dei suoi componenti.
Oltre alla sua pro-pronipote Daenerys, c'erano altri due Targaryen in vita e forse anche un terzo...
Il primo era uno dei figli illegittimi di Aegon IV, che si era anch'esso ritirato alla Barriera ed era misteriosamente scomparso durante una spedizione verso nord.
Si trattava di Brynden Rivers Targaryen Bloodraven "Corvo di sangue", che aveva trovato asilo oltre la Barriera presso i Figli della Foresta, diventando una creatura simbionte con alberi e corvi. E' il Corvo dai Tre Occhi che Bran Stark aveva visto in sogno.
Bran Stark ne diventerà l'erede.
Il secondo Targaryen in incognito è Aegon VI, il figlio di Rhaegar e della sua legittima moglie Elia Martell di Dorne.
Creduto morto per mano di Gregor Clegane, il piccolo Aegon VI fu messo in salvo da Jon Connington, uno degli ultimi lord fedeli ai Targaryen.
Cresciuto in incognito ad Essos, con il nome di Griff, svelerà la sua vera identità nell'ultimo dei romanzi editi de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco.
Si porrà a capo di una compagnia di mercenari e farà vela verso Westeros per conquistare Capo Tempesta, ancora sotto il controllo dei fedeli di Stannis Baratheon, e assediato da Mace Tyrell.
E' quasi certo che Aegon VI cavalcherà il drago Rhaegal, quando ci sarà l'assalto finale ad Approdo del Re.
E questi sono i Targaryen sicuri.
Poi ce ne sarebbero altri due, non sicuri, di cui si vocifera da tempo.
Uno sarebbe Jon Snow, figlio illegittimo di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark. Viene quotato da molti come possibile marito di Daenerys.
L'altro sarebbe Tyrion Lannister, che risulterebbe nato da una relazione adulterina tra Joanna Lannister e il re folle Aerys II Targaryen.
Sotto: Elia Martell di Dorne, la regina Rhaella Targaryen e lady Joanna Lannister, tutte e tre accomunate da un tragico destino.
I loro rispettivi figli sono Aegon VI, Daenerys e Tyrion.
Anche in questo caso si dà quasi per certo che Tyrion cavalcherà il terzo drago, Viseryon.
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