sabato 29 novembre 2014

I gioielli della corona imperiale di Russia



La corona imperiale di Russia, o "grande corona imperiale", è la corona che fu utilizzata dagli imperatori di Russia fino all'abolizione della monarchia nel 1917. Venne utilizzata per la prima volta durante l'incoronazione di Paolo I; l'ultimo utilizzo fu quello del 1896 per Nicola II. Attualmente è in mostra presso il Fondo dei diamanti dell'Armeria del Cremlino di Mosca.

Storia

Nel 1613, quando venne incoronato Michele di Russia, il primo zar della dinastia Romanov, gli emblemi della regalità russa includevano una croce pettorale, una catena d'oro, una barma (un'ampia collana cerimoniale), la corona di Monomaco, lo scettro ed il globo. Nel corso dei secoli numerosi zar ed imperatori modificarono le proprie corone, modellandole per la maggior parte nello stile della corona di Monomaco, ma queste erano utilizzate unicamente a fine personali e non per le incoronazioni.
Nel 1719 lo zar Pietro I il Grande fondò la prima versione di quello che attualmente è conosciuto come Fondo Statale dei Diamanti della Federazione Russa. Pietro aveva in precedenza visitato altre nazioni europee ed introdusse di conseguenza numerose innovazioni in Russia, una delle quali fu la creazione di un fondo permanente (in russoфонд?) per ospitare una collezione di gioielli appartenente non alla famiglia Romanov, ma allo Stato russo. Pietro assegnò tutti i simboli regali a questo fondo e dichiarò che queste proprietà statali non dovessero venire violate, alterate, vendute o alienate; impose inoltre che qualunque altro imperatore ed imperatrice che gli fossero succeduti avrebbe dovuto incrementare il patrimonio di un certo numero di pezzi preziosi acquistati durante il loro regno, per la permanente gloria dell'Impero russo.
Da questa collezione si ricavò un nuovo insieme di insegne reali, tra le quali anche la grande corona imperiale, per rimpiazzare la corona di Monomaco ed altri copricapi usati dai primi zar russi e gran principi di Moscovia, a simboleggiare l'adozione del nuovo titolo di imperatore (1721).

Manifattura


Caterina la Grande con la corona imperiale al suo fianco
Il gioielliere di corte Ekart e Jeremia Pauzie crearono la corona imperiale di Russia per l'incoronazione di Caterina la Grande nel 1762. La corona è adornata con 4 936 diamanti disposti in splendidi disegni sull'intera superficie del copricapo; per impreziosire i bordi della "mitria" sono state utilizzate numerose perle bianche pregiate di grandi dimensioni. La corona è inoltre completata da una delle sette gemme storiche della Collezione Russa di Diamanti: un enorme e prezioso spinello rosso, dal peso di 398,72 carati (79,744 grammi), che venne portato in Russia da Nicolae Milescu, l'inviato russo in Cina dal 1675 al 1678. Si ritiene che esso sia il secondo spinello al mondo per grandezza.[1]
Adottando formalmente il titolo occidentale di imperatore per i sovrani di Russia, Pietro Grande adottò contemporaneamente anche i simboli imperiali occidentali, tra cui la forma della corona privata (Hauskrone; l'unico esempio ancora visibile è la corona imperiale d'Austria di Rodolfo II) utilizzata dai sacri romani imperatori, caratterizzata da un cerchio di otto gigli che circonda una mitria con un alto arco che parte dal giglio frontale a quello posteriore. In Austria si potevano già trovare alcune rappresentazioni barocche di questo tipo di corona sul capo di statue di santi con le due metà della mitria trasformate in due semisfere, proprio come nel caso della corona imperiale di Russia. La vedova di Pietro I, nonché suo successore, Caterina I, fu la prima governante russa ad indossare questo tipo di copricapo.
Nella grande corona imperiale, costruita per Caterina II, queste due semisfere erano state realizzate con una tecnica ad intreccio ed i bordi erano ornati da grandi perle. Pauzie dimostrò il suo genio creativo rimpiazzando gli otto gigli con quattro paia di rami di palme intrecciati; l'arco superiore, che partiva dalla coppia di rami di palma anteriore a quello posteriore, venne modellato nella forma di foglie di quercia e ghiande, il tutto realizzato con piccoli brillanti circondanti alcuni grandi diamanti di varie forme e colori.[2] Le due semisfere sono divise a metà da una fascia, decorata anch'essa con foglie di quercia e ghiande, che sale dai rami di palma laterali fino alla file di perle sul bordo superiore. Al centro e sulla cuspide dell'arco centrale è presente un diamante a rosetta con dodici petali dal quale sorge lo spinello rosso; a sua volta questa pietra è sormontata da una croce di cinque diamanti, rappresentanti la fede cristiana del sovrano, il potere divino della monarchia e la supremazia dell'ordine divino sul potere terreno. Fatta eccezione per le due file di perle, l'intera superficie della corona è coperta da 4 936 diamanti cosicché essa risulta piuttosto pesante, all'incirca 5 libbre (2,26 kilogrammi) contro le 2 (circa 9 ettogrammi) della corona di Monomaco.[3] Benché non venisse completata per l'incoronazione di Caterina, essa venne poi usata per ogni successiva cerimonia fino a quella di Nicola II nel 1896; venne indossata per l'ultima volta nel 1906 all'apertura della Duma.[4]
Era stata inoltre costruita una corona imperiale minore, molto simile in stile e lavorazione alla grande corona imperiale, solo più piccola ed interamente montata in diamanti, e realizzata per l'incoronazione della zarina Maria Feodorovna (nata Sofia Dorotea di Württemberg), consorte di Paolo I. Una copia identica venne eseguita per l'imperatrice vedova Maria Feodorovna (nata Dagmar di Danimarca), la quale la indossò quando venne incoronato il figlio, Nicola II.
Nel 1900 il laboratorio di Peter Carl Fabergé di San Pietroburgo costruì una replica in miniatura delle insegne imperiali (la grande corona imperiale, la corona imperiale minore, lo scettro ed il globo) in argentooro, diamanti,zaffiri e rubini, il tutto su un piedistallo in marmo. Il capolavoro è attualmente esposto nella collezione del Museo dell'Ermitage.

Incoronazioni


Cartolina postale del 1924 raffigurante la grande corona imperiale
Seguendo la tradizione degli imperatori bizantini, gli zar di Russia ponevano essi stessi la corona sul loro capo: questo non lasciava alcun dubbio sul fatto che nel sistema russo il potere imperiale proveniva direttamente da Dio. La preghiera del metropolita, simile a quella del patriarca di Costantinopoli per gli imperatori bizantini, confermava la supremazia imperiale.
Una volta che lo zar avesse professato la sua fede con il credo di Nicea, dopo aver invocato lo Spirito Santo ed aver recitato una ektenia, l'imperatore indossava la clamide di porpora e gli veniva porta la corona, che egli avrebbe preso e posto sulla sua testa, mentre il metropolita recitava: «Nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo, Amen».
Il prelato proseguiva poi con la seguente formula: «Maggior timorato di Dio, assoluto e potente Signore, Zar di tutte le Russie, questi visibili e tangibili ornamenti per la tua testa sono un eloquente simbolo che tu, come capo di tutto il popolo russo, sei invisibilmente incoronato dal Re dei re, Cristo, con una più ampia benedizione, dal momento che Egli ha riversato su di te completa autorità sul Suo popolo».

Periodo in Irlanda

A seguito della rivoluzione d'ottobre la nuova Repubblica russa, che si trovava a corto di fondi, cercò un prestito dalla Repubblica irlandese rappresentativa, il cui ministro delle finanze,Michael Collins, era divenuto famoso per la sua attività di raccolta fondi a favore di questo Stato non ufficialmente riconosciuto.
I gioielli della corona vennero quindi usati come garanzia per un prestito di 25 000 dollari da parte dell'Irlanda; il trasferimento dei fondi avvenne a New York tra il capo del Soviet Bureau, l'ambasciatore sovietico de facto in America, Ludwig Martens, e l'inviato irlandese negli Stati Unititeachta dála (titolo equivalente, circa, al nostro onorevole) Harry Boland. Quando Bolan ritornò nella madre patria i gioielli vennero conservati nella casa di sua madre, Kathleen Bolan O'Donovan, a Dublino durante la Guerra d'indipendenza irlandese. Prima della morte di Boland, durante la battaglia di Dublino, egli istruì la madre di mantenere nascosti i gioielli dal Stato Libero d'Irlanda finché i repubblicani irlandesi non fossero tornati al potere. La signora Boland O'Donovan restituì i preziosi al governo irlandese, allora presieduto da de Valera, nel 1938; dopodiché essi vennero posti in una cassetta di sicurezza di un edificio governativo e prontamente ci si dimenticò di loro.
Alla loro riscoperta nel 1948, ad opera del nuovo governo di John A. Costello, si pensò di vendere a Londra, tramite asta pubblica, l'intera collezione dei gioielli della corona. Dopo consultazioni circa il loro status legale e negoziazioni con l'ambasciatore sovietico, si raggiunse l'accordo con il quale si stabilì che sarebbero stati restituiti all'Unione Sovietica in cambio degli originali 25 000 dollari prestati nel1920. Fu così che i gioielli tornarono definitivamente a Mosca nel 1950.[5]

Utilizzo araldico


Stemma di San Pietroburgo
La corona imperiale di Russia compare nel Grande Stemma di Stato dell'Impero russo (in russoБольшой государственный герб Российской Империи?), nel Medio Stemma di Stato (inrussoСредний государственный герб Российской Империи?), e nel Piccolo Stemma di Stato (in russoМалый государственный герб Российской Империи?).
La corona imperiale di Russia veniva posta sopra il monogramma reale dello zar, ma solo dopo l'incoronazione: tra l'ascesa al trono e la cerimonia di consacrazione come sovrano, l'imperatore poteva impiegare una corona principesca[6].
La corona si trova anche nello stemma della Polonia del Congresso, stato fantoccio governato dall'impero zarista (1814 - 1915) e della Nazione della Vistola, che fu incorporata nell'impero nel 1831.
Oggi la corona figura nello stemma di San Pietroburgo (affiancata da due scettri posti a croce di sant'Andrea) e, dal 20 dicembre 2000, in quello della Federazione Russa.

Utilizzo commerciale

La corona è stata inoltre utilizzata non ufficialmente numerose volte nella pubblicità, soprattutto per quanto riguarda numerosi marchi di vodka e caviale.

Note

  1. ^ Il primo ed il quarto spinello per grandezza pesano rispettivamente 500 e 270 carati e fanno parte dei gioielli della corona iraniana; il terzo è invece il Rubino del Timur della collezione reale britannica, del peso di 283 carati, inizialmente considerato, appunto, un rubino.
  2. ^ Tra cui, alla base dell'arcata, un perfetto diamante di 56 carati appartenuto all'imperatrice Elisabetta.
  3. ^ R. Monk Zachariah Liebmann, Martyrology of the Communist Yoke: The Life of Tsar-Martyr Nicholas II, The Orthodox Word, 153 (1990), pp. 193-194.
  4. ^ Corona imperiale di Russia (1763), consultato il 18 giugno 2007.
  5. ^ Keogh, Dermot, (2005), Twentieth Century Ireland, (Revised Edition), Gill & Macmillan, Dublin, pp. 208. ISBN 0-7171-3297-8.
  6. ^ Per esempi, [1].

La corona di Monomaco in russoШапка Мономаха, Shapka Monomakha?, conosciuta anche come la corona dorata (Shapka Zolotaya), è uno dei simboli dell'autocraziarussa, ed è la più vecchia delle corone attualmente esposte nell'Armeria del Cremlino a Mosca. Fu la corona di tutti i gran principi di Moscovia e degli zar da Dmitrij Donskojfino a Pietro il Grande.
La corona di Monomaco è una papalina in filigrana d'oro dei primi del XIV secolo composta di otto settori, ornata in modo elaborato, guarnita con pelliccia di zibellino e decorata con perle e pietre preziose. La corona è sormontata da una semplice croce d'oro con perle ad ogni estremità.
Le sue origini centro-asiatiche hanno condotto alcuni studiosi moderni a considerare la corona come un dono di Uzbek Khan dell'Orda d'Oro al cognato, Ivan Kalita di Mosca, durante il periodo della dominazione tartara in Russia.[1] Boris Uspensky, in particolare, ritiene che il copricapo tartaro in origine fosse usato durante le cerimonie di incoronazione per simboleggiare la subordinazione del governatore di Moscovia al khan.[2] Ad un certo punto, tra il XV ed il XVI secolo, la corona venne sormontata da una croce.
Lo zar Michele I indossa la corona di Monomaco nel 1613
Una volta che la Russia fu in grado di superare il periodo feudale della sua frammentazione e Ivan III di Mosca e Vladimir si assicurò la posizione di successore degliimperatori romani, nacque una leggenda che narrava come la corona fosse stata regalata dall'imperatore bizantino Costantino IX Monomaco al nipote Vladimir Monomaco, fondatore della città di Vladimir e antenato patrilineare di Ivan III. La leggenda servì quindi quale fondamento per la teoria politica di "Mosca come la Terza Roma". Conseguentemente il copricapo venne ricordato come la corona di Monomaco, denominazione rintracciata per la prima volta in un documento russo del 1518.
Dopo che Ivan il Terribile si auto-incoronò primo zar di Russia con la corona, il re di Polonia gli chiese di spiegargli il significato del suo nuovo titolo; alla domanda, Ivan rispose che chiunque fosse incoronato con la corona di Monomaco è tradizionalmente chiamato zar, perché essa era un dono di uno zar (cioè Costantino IX), il quale aveva spedito il metropolita di Efeso a Kiev per incoronare Vladimir Monomaco con questa corona.[3] La risposta di Ivan fu probabilmente una beffa deliberata, perché all'epoca della morte di Costantino IX Monomaco, Vladimir Monomaco aveva solo due anni e non era ancora il sovrano kievano.
Nel 1721 Pietro il Grande adottò il titolo occidentale di imperatore e, in questa occasione, sostituì la corona di Monomaco con la corona imperiale di Russia.

Note

  1. ^ Vernadsky, George. (1949). History of Russia. New Haven: Yale University Press
  2. ^ Uspensky, Boris. Assorted Works, vol. 1. Moscow, 1996. Pages 89-90, 107-111
  3. ^ Solovyov, Sergey. History of Russia From the Most Ancient Times, in 15 volumes. Moscow, 1959-66. Vol. 3, page 516.

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La Quarta Era. Capitolo 26 . I Valar si riuniscono nel Cerchio del Destino



Dalla cima del monte Taniquatil, il divino Manwe, il Valar signore dell'Aria e dei Venti, aveva avvertito per primo il risveglio di Melkor, che tra gli Ainur era l'unico che gli era stato pari in potenza, prima che l'universo fosse creato, quando tutti gli spiriti primordiali erano al cospetto del creatore Iluvatar, come è narrato nell'Ainulindale, primo racconto delle antiche cronache del Silmarillion.
Melkor, la cui ambizione, prepotenza e malvagita erano state subito chiare a tutti, aveva inquinato la creazione introducendo il Dolore, la Malvagità e l'Entropia, in tutto ciò che Iluvatar e il canto degli Ainur avevano creato.
Quando poi i Valar, cioè gli Ainur di rango maggiore, avevano assunto il ruolo di Guardiani Supremi di Arda, la terra, Melkor li aveva ostacolati in tutti i modi, fino a distruggere prima le grandi lampade che illuminavano il mondo ai tempi in cui i Valar risiedevano nell'isola di Almaren e poi avvelenando e uccidendo i Grandi Alberi luminosi, quando già i Valar risiedevano nella terra di Valinor e nella città di Valmar.





Nel Valaquenta, secondo racconto delle antiche cronache del Silmarillion, si faceva il novero dei Valar, i supremi guardiani di Arda, i più alti nella gerarchia degli Ainur, gli spiriti che assistevano il creatore Iluvatar.



Al servizio dei principali Valar vi erano i Maiar, e cioè gli Ainur di rango inferiore.
Tra essi vi era Sauron, il servitore più fidato e affezionato di Melkor, ma vi erano anche gli Istari, gli stregoni, in numero di cinque: Saruman, Gandalf, Alatar, Pallando e Radagast.
Melkor, detto Morgoth dagli Elfi, e il suo fidato aiutante Sauron, erano stati sconfitti più volte.
Il primo era stato poi esiliato oltre la Porta della Notte, difesa da Mandos, il Vala del regno dei morti e il secondo era definitivamente deceduto al termine della Terza Era del Sole, quando l'Anello del Potere era stato distrutto e la Torre di Barad-Dur era crollata



Ma ora, stando a quello che Mandos gli aveva riferito, Manwe era sempre più convinto che Morgoth avesse trovato un sistema per eludere la sorveglianza e ritornare a contagiare col suo Male la Terra di Mezzo, che era stata sempre il luogo più vulnerabile di Arda, il suo anello debole.
Per questa ragione, il divino Manwe, dopo aver a lungo riflettuto, decise di compiere un atto che non era stato più messo in pratica da due ere, e cioè da quando Earendil Mezzelfo aveva implorato l'intervento dei Valar per salvare la Terra di Mezzo.
Tale atto consisteva nel convocare tutti i Valar presso l'Anello del Destino, un luogo sacro che si trovava presso le mura della città di Valmar.



Per la prima volta dopo millenni, tutti i Valar si presentarono al consiglio, tanto che si raggiunse il Plenum, condizione necessaria per prendere le decisioni della massima importanza.
Oltre a Manwe e alla sua sposa Varda, signora delle Stelle, e al signore dei fabbri, Aule, e alla sua sposa Yavanna, signora della flora e della fauna, si degnarono di presenziare anche coloro che di solito facevano parte per se stessi.
Si presentò persino Ulmo, il signore dei Mari e di tutte le Acque, con i suoi aiutanti Maiar, Uinen ed Osse.


E venne addirittura Mandos in persona, il signore delle aule dei morti, che in precedenza aveva pronunciato la profezia sull'ultima battaglia, la Dagor Dagorath.

Fu proprio quest'ultimo a parlare per primo:
<<Infine il giorno è arrivato: Melkor il Mortgoth è riuscito a varcare la Porta della Notte e ha trovato numerosi alleati nella Terra di Mezzo. E' pronto per lanciarci l'ultima sfida, ma c'è una cosa che va ricordata. Chiunque vinca quest'ultima battaglia, il dominio dei Valar su Arda sarà comunque finito: questo è scritto nella Musica degli Ainur e così ha decretato il Supremo Iluvatar. Non so per quale motivo ciò debba accadere, ma pare che vi sarà un evento molto speciale, così inconsueto da sovvertire ogni ordine costituito e da far tremare i nostri stessi troni, così come quelli degli Alti Re degli Eldar: Ingwe dei Vanyar, Finarfin dei Noldor ed Olwe di Alqualonde, re dei Teleri.
Ciò che dunque ora decideremo non potrà in alcun modo cambiare la nostra sorte. Alla fine di tutto, noi torneremo ad essere puri spiriti, e assumeremo nuovamente la forma degli Ainur che cantarono intorno al trono del Sommo Iluvatar.
Persino io dovrò lasciare il regno dei morti e tutti coloro che si trovano nelle Aule di Mandos saranno portati a giudizio al mio cospetto, e potranno tornare tra i viventi, un'ultima volta>>