L'abbazia di Nonantola è un'importante abbazia benedettina sita nel comune di Nonantola in provincia di Modena.
La fondazione
L'abbazia fu fondata nel 752 dall'abate Anselmo (che da laico era stato duca del Friuli e che era diventato monaco benedettino[1]) sul territorio ricevuto in dono dal proprio cognato, il re Astolfo. Per i longobardi la fondazione dell'abbazia dava la possibilità di far sentire l'influenza longobarda nella fascia di confine con l'esarcato bizantino e permettere la valorizzazione agricola della zona.
Nella donazione era ricompreso, oltre a un vasto territorio per lo più paludoso intorno al luogo dove è stata costruita l'abbazia, anche un vasto possesso di boschi nella zona appenninica di Fanano.
La chiesa abbaziale fu dedicata a Maria Vergine ed a San Benedetto, poi ai santi Apostoli, successivamente a San Silvestro, quando avvenne la traslazione di questo papa da Roma a Nonantola. A tutt'oggi l'abbazia custodisce alcune reliquie dello stesso san Silvestro.
L'abbazia subì il saccheggio degli Ungari nell'899 e il terremoto del 1117, ma continuò a svolgere un ruolo importante, non solo di carattere religioso. Fu la sede dell'incontro fra papa Marino e l'imperatore Carlo il Grosso e il luogo di sepoltura di papa Adriano III.
La chiesa e il monastero
L'importanza storica dell'abbazia e il suo ruolo nella bonifica agraria di una vasta parte della pianura modenese non trova una corrispondente importanza dal punto di vista architettonico. La costruzione dell'attuale chiesa, in stile romanico, è iniziata a partire dall'VIII secolo dal coevo monastero benedettino di cui si sono conservate le sale del refettorio. Sono attribuite ad allievi di Wiligelmo (che aveva operato nel duomo di Modena) le decorazioni del portico, in particolare due leoni stilofori ed alcune formelle di marmo, tra cui quella con l'Adorazione dei Magi. La cripta presenta 64 colonne che secondo l'uso del tempo hanno capitelli di stili diversi (sono infatti di diversa provenienza, recuperati e riutilizzati nel restauro del 1913-17).
L'amministrazione delle terre
L'abbazia di Nonantola possedette proprietà terriere molto estese, sia in Emilia che in Toscana, e fu un importante punto di riferimento per un'intensa attività di bonifica dei terreni. Secondo uno schema caratteristico delle abbazie benedettine, il terreno agricolo venne suddiviso in corti, a loro volta comprendenti una pars dominica e una pars massaricia: il monastero riservava a sé la conduzione diretta della prima e affidava in enfiteusi ai coloni la seconda secondo un concetto che si svilupperà nella grancia. La parte della pianura ha visto spostarsi i terreni affidati in enfiteusi man mano che si estendevano le bonifiche e a partire dalla fine del XV secolo assunse quei confini del territorio concesso in enfiteusi alla Partecipanza agraria di Nonantola che l'esercitò in forma collettiva per secoli e che nel 1961 è riuscita a riscattare i residui diritti dell'abbazia.
Anche il territorio di Fanano fu concesso in enfiteusi agli abitanti del comune, ma il dominio utile fu retrocesso dal Comune allo Stato, perché impossibilitato ad amministrarlo in modo da evitare gli abusi. Quando al Ducato di Modena subentrò il regno d'Italia il dominio utile fu messo all'asta e dopo liti giudiziarie annose si pervenne al riscatto del così detto dominio diretto, fino ad allora conservato dall'abbazia di Nonantola.[2]
Il sacro tesoro dell'abbazia
L'abbazia conserva uno dei più importanti tesori delle cattedrali italiane, formato da stauroteche della Santa Croce del Signore, lipsanoteche e rarissime reliquie tessili del IX secolo rinvenute per caso in abbazia del 2002 ed in archivio. Il pezzo più importante è la stauroteca della Santa Croce di Gesù, contenente uno dei maggiori frammenti conosciuti al mondo della Santa Croce del Signore, giunto a Nonantola da Costantinopoli al tempo dei primi abati che fungevano da ambasciatori per Carlo Magno presso l'Impero d'Oriente. Altri oggetti degni di menzione sono il braccio di San Silvestro, la cassetta-reliquiario in argento contenente le calotte craniche dei martiri Senesio e Teopompo (martirizzati a Nicomedia nel 303), e la cassettina in avorio. Dal 2011 sono in esposizione anche due straordinari sacri tessuti datati IX-X secolo. Si tratta di un tessuto rosso (di chiara e sicura fattura presso gli opifici di Costantinopoli) con aquile all'interno di orbicoli e di un tessuto bianco con ricamati leprotti, leonesse e cervi (di fattura dell'Egitto fatimita o dell'Italia Meridionale). I due tessuti facevano parte del corredo funebre di san Silvestro I papa e sono in ottime condizioni di conservazione nonostante i diversi secoli. Il tesoro dell'abbazia è oggi visibile presso il museo benedettino e diocesano, situato a pochi metri della chiesa.
La biblioteca
L'officina scriptoria di Nonantola fu uno dei principali centri di formazione della scrittura precarolingia. L'archivio abbaziale vanta più di 4500 pergamene, di cui 131 precedenti l'anno 1000. Tra le più importanti ricordiamo quelle di Carlo Magno, con il suo celeberrimo monogramma, quella di Matilde di Canossa con la sua firma, e quella di Federico I Barbarossa. Le pergamene più importanti sono in esposizione presso il museo benedettino.
L'abbazia nullius
L'abate di Nonantola da tempi immemorabili fu considerato abate mitrato e l'abbazia fu considerata abbatia nullius. Da tempo però la carica è stata ricoperta dal vescovo di Modena. Nel 1986 l'arcidiocesi ha assunto la denominazione di arcidiocesi di Modena-Nonantola.
Misure
Per un confronto con le altre principali chiese romaniche della regione si riporta una tabella con le principali misure
Duomo di Piacenza | Duomo di Fidenza | Duomo di Parma | Duomo di Modena | Abbazia di Nonantola | Duomo di Ferrara | Abbazia di Pomposa | Abbazia di San Mercuriale | |
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Lunghezza totale esterna | 85,0 m | 50,5 m | 81,7 m (escluso il protiro) | 66,9 m | 45,4 m | 65,0 m (meno il coro 48,5m) | 44,0 m (con atrio e abside) | originaria 32,5 m attuale 46,2 m |
Lunghezza totale interna | - | 47,0 m | 78,5 m | 63,1 m | 52,0 m | - | 42,0 m | - |
Larghezza totale facciata | 32,0 m | 26,6 m (comprese le torri) | 28,0 m | 24,7 m | 25,1 m | 22,8 m | 18,35 m | 15,40 m (escluso il campanile) |
Altezza esterna facciata | 32,0 m | - | 29,0 m | 22,3 m (coi pinnacoli 29,6 m) | - | 17,0 m | 14,1 m | 12,85 m |
Altezza campanile | 71 m | - | 64 m | 86,12 m (compreso rialzo del XIV secolo) | - | 45 m[3] | 48,5 m | 75,58 m |
Note
- ^ Fu poi canonizzato dalla chiesa cattolica romana e conosciuto con il nome di sant'Anselmo di Nonantola.
- ^ Antonio Saltini, La valle di Ospitale: un'isola di economia naturale a metà del Novecento, in Villaggi, boschi e campi dell'Appennino dal Medioevo all'Età contemporanea, Gruppo di studi Alta Valle del Reno, Soc. Pistoiese di Storia Patria, Porretta Terme 1997
- ^ [1]
Bibliografia[modifica
- Girolamo Tiraboschi, Storia dell'augusta badia di S. Silvestro di Nonantola aggiuntovi il codice diplomatico della medesima illustrato con note opera del cavaliere ab. Girolamo Tiraboschi, Modena, presso la Società tipografica, 1784-1785.
- Giuseppe Cappelletti, Le chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, Venezia 1859, vol. XV, p. 332 e sgg