Fin dall'inizio della colonizzazione portoghese, il Brasile fu teatro di rivolte e di movimenti di resistenza degli indigeni, che si unirono poi agli schiavi africani. Alla fine del XVII secolo l'arrivo di un sempre maggior numero di coloni dal Portogallo favorì la formazione dei primi movimenti contro laCorona Portoghese stessa. Alcune di queste guerre furono causate dalla crescita economica, come la Rivolta di Backman nel 1684. Poco più tardi furono fondati due movimenti che si proponevano di programmare l'indipendenza: la Inconfidência Mineira e la Conjuração Baiana. Il primo nacque dalla minoranza creola nella zona del Minas Gerais: nella seconda metà del XVIII secolo, con la perdità di produttività da parte delle miniere, era divenuto difficile pagare tutte le imposte che la Corona Portoghese esigeva. Inoltre il governo portoghese aveva imposto la derrama, una tassa che prevedeva che tutta la popolazione, inclusi coloro che non erano minatori, versasse una cifra pari al 20% del valore dell'oro estratto. I coloni insorsero e iniziarono a cospirare contro il Portogallo. La cospirazione si proponeva di eliminare la dominazione portoghese e creare uno Stato libero. La forma di governo doveva essere quella della Repubblica, ispirata alle idee illuministe, che si andavano diffondendo inEuropa e in particolare in Francia, e che avevano recentemente portato, dopo la guerra d'indipendenza americana, alla nascita degli Stati Uniti d'America. I leader del movimento furono però catturati e inviati a Rio de Janeiro, dove furono condannati a morte e giustiziati. La Congiura Baiana, invece, fu un movimento che partì dalla fascia più umile della popolazione di Bahia, e che vide una grande partecipazione da parte di neri e mulatti. I rivoltosi volevano l'abolizione della schiavitù, l'istituzione di un governo egualitario e l'instaurazione di una Repubblica a Bahia.
Tra il
1756 e il
1777 il marchese di Pombal attuò una politica riformatrice, accentrando il potere politico-amministrativo nelle mani del viceré (il Brasile era stato costituito in Viceregno nel
1717) a scapito dei
donatários e dei
Gesuiti che furono espulsi nel
1759. Nel
1763 la capitale fu trasferita a
Rio de Janeiro e nel
1775 venne abolita la schiavitù degli indios.
Nel
1807, l'invasione da parte delle truppe francesi di
Napoleone Bonaparte obbligò il re del
Portogallo Giovanni VI a fuggire in Brasile. Nel
1808 il re giunse a
Rio de Janeiro, dopo avere stipulato un'alleanza difensiva con l'Inghilterra (che avrebbe fornito la protezione navale durante il viaggio). Allo stesso tempo i porti brasiliani si aprirono a nuove nazioni amiche, ponendo fine allo
status di colonia del paese. Questo fatto irritò coloro che esigevano il ritorno di
Giovanni VI in Portogallo e la restaurazione della condizione di colonia per il Brasile. Nel
1821 il re decise allora di lasciare suo figlio
Pietro come reggente del Brasile, mentre egli rientrò a
Lisbona. Pietro, nonostante le pressioni dei liberali che tentavano di convincerlo a tornare in patria, decise invece di rimanere in Brasile, nel cosiddetto
Dia do Fico (che letteralmente significa
giorno di "io resto", in
portoghese "Eu fico"). Il Portogallo, che si trovava già in condizioni abbastanza difficili, non poté più conservare il dominio sul Brasile; Pietro (che prese il nome di Pietro I del Brasile) poté allora facilmente dichiararne l'indipendenza il 7 settembre del
1822. Tuttavia, negli anni in cui Giovanni VI risiedeva in Brasile questo allargò i propri confini con la
Guerra contro Artigas (
1816-
1820), che portò all'annessione della
Provincia Cisplatina, l'odierno
Uruguay.
Il
1860 fu un anno di fondamentale importanza per lo sviluppo economico, in quanto si introdusse la coltura del caffè nelle province di
Rio de Janeiro e di
San Paolo. Nel Sudeste i
baroni del caffè superarono così gli antichi coltivatori del cotone e di canna da zucchero, mentre cominciava a farsi sentire anche un notevole afflusso di genti europee che immigravano nel paese, soprattutto italiani.
Tra il
1865 e il
1870 l'
Argentina, l'
Uruguay e il Brasile combatterono una guerra contro il
Paraguay, che si concluse con la perdita, da parte del Paraguay stesso, delle regioni a nord del fiume
Apa. A partire dal
1870 si registrò una notevole crescita dei movimenti repubblicani, che nel
1888 ottennero l'abolizione della schiavitù. Nel
1889, infine, scoppiò una rivoluzione incruenta che costrinse Pietro II ad abdicare: venne proclamata la Repubblica, e si adottò la Costituzione federale. Il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica era così ultimato, senza alcun ricorso alla violenza. La famiglia imperiale, infatti, poté in tutta sicurezza tornare in Europa.
Da allora la Repubblica del Brasile vide un susseguirsi di colpi di stato militari, l'ultimo dei quali, il 31 marzo
1964 destituì
João Goulart e instaurò un
regime dittatoriale. Il primo presidente militare ad essere eletto fu il
maresciallo Humberto de Alencar Castelo Branco che sciolse tutti i partiti politici e inaugurò la dittatura detta dei
gorilas, adottando una politica di liberismo economico che causò l'accentuamento delle sperequazioni sociali. Nel
1969 salì alla presidenza il generale
Emílio Garrastazu Médici, che diede inizio ad una nuova fase di incremento industriale ed economico, facendo parlare di un
miracolo economico brasiliano che però si spense successivamente con la crisi petrolifera del
1973. Dal
1974 al
1979 la presidenza passò a
Ernesto Geisel che dichiarò legale solo il
Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB). Dal
1979 al
1985 fu in carica il presidente
João Baptista de Oliveira Figueiredo: egli promulgò una legge elettorale che rese legali tutti i partiti politici tranne quello
comunista, e praticò una forte riduzione dei salari atta a frenare la spinta inflazionistica. Essa, però, portò allo scatenarsi di grandi manifestazioni di piazza che furono represse con la forza (
1980). Il periodo della dittatura militare finì nel
1984, con le grandi manifestazioni di
Rio de Janeiro e
San Paolo: il governo militare fu da esse costretto a concedere il ritorno ad elezioni democratiche, che la popolazione reclamava.
Nel
1985 fu eletto
Tancredo Neves, candidato dell'
PMDB, ma morì tre mesi dopo. Il suo vicepresidente
José Sarney assunse la presidenza della repubblica. Egli attuò un programma di consolidamento della democrazia, anche se le difficoltà finanziarie erano in crescita, insieme alle tensioni sociali.
Nel
1989 si svolsero le prime elezioni libere dopo 25 anni di dittatura, che furono vinte da
Fernando Collor de Mello, leader del nuovo Partito di Ricostruzione Nazionale, tendenzialmente liberal-conservatore. Nel
1991 il Brasile diede vita all'alleanza economica chiamata
Mercosur assieme ad Argentina, Uruguay e Paraguay. Nel
1992 il presidente Collor fu destituito con l'accusa di corruzione, evasione fiscale ed esportazione di valuta.
Nel
1995 Fernando Henrique Cardoso conquistò la presidenza e attuò riforme (largamente consigliate dal fondo monetario internazionale) che prevedevano la privatizzazione delle imprese e il rigore finanziario ("PLAN REAL"). Queste ebbero un forte impatto negativo sulla popolazione più povera, oltre che aggravare la polarizzazione della ricchezza già presente massicciamente nel paese. Nel
1997 ottenne un emendamento costituzionale a lui favorevole, che gli permise così di ricandidarsi alla presidenza. Nel
1998 si registrarono delle considerevoli fughe di capitali che gettarono il Paese nel caos. Cardoso, rieletto, si appellò al
Fondo Monetario Internazionale e riuscì a far approvare un piano di intervento triennale per il Brasile, ma ciò indebitò il paese di altri 41,5 miliardi di
dollari. Infine, Cardoso confermò la presenza brasiliana nel Mercosur. Tra il
2000 e il
2001 il Brasile festeggiò il suo 500º anniversario della scoperta. L'evento, particolarmente significativo, fu causa di alcune manifestazioni di protesta da parte degli
indios, da sempre relegati ai margini del sistema statale.
La presidente in carica Dilma Rousseff
Nelle elezioni presidenziali del
2002-
2003 si affermò
Luiz Inácio Lula da Silva. Il nuovo presidente, esponente del partito operaio (
Partido dos Trabalhadores PT) ha rappresentato una svolta nella politica brasiliana, in precedenza allineata alle scelte del
Fondo Monetario Internazionale di cui il Brasile era debitore, in particolare ha contribuito a rilanciare il
Mercosur a discapito dell'
Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) voluta dagli
Stati Uniti. Il suo programma, che ha garantito provvedimenti volti a favorire la giustizia sociale e a risollevare l'economia dissestata, riscosse ampi consensi, in particolare tra i meno agiati. Tuttavia la sua politica di equilibrismo tra gli interessi del capitale (industriale agrario e finanziario) e le aspettative di lavoratori e braccianti agricoli (
sem terra) ha frenato l'auspicata rivoluzione dei rapporti sociali, la protesta degli strati più poveri della popolazione riesplose di fronte al nuovo piano economico. Venne quindi approvata una riforma delle pensioni e varato il programma
Fame zero riassunto nel motto: "3 pasti al giorno per tutti" per affrontare il problema della denutrizione diffusa in tutto il Paese. Nel
2004 il Brasile fondò con gli altri Paesi dell'America Latina la
Comunità delle Nazioni del Sud America. Dal 2003 è stato istituito il "bolsa familia", che garantisce una rendita anche se minima a molte persone bisognose, questo sta aiutando molti a uscire della linea della povertà assoluta. Il "bolsa familia" è riconosciuto mondialmente come uno dei migliori piani d'aiuto alla popolazione bisognosa fatto da un governo.
[17] Nelle elezioni del 2010
Dilma Rousseff, anch'essa esponente del partito operaio, con un passato da ex guerrigliera imprigionata durante la dittatura ed ex Ministro dell'Energia e delle Miniere durante il governo di Lula, è stata eletta presidente.