Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
mercoledì 16 aprile 2014
Virginia D. Capitolo 29. La Fonte Sacra.
<<Hai qualche idea su cosa intenda, la famiglia D., quando si riferisce all Fonte Sacra?>>
Virgina annuì:
<<Ho delle ipotesi. In base a quel poco che sono riuscita a sentire, la Fonte Sacra dovrebbe essere una specie di fonte di energia. La cosa che non capisco è che questa energia donerebbe, non so come, una specie di immortalità a chi la riceve, ed eterna giovinezza, oltre a potenziare tutte le capacità umane degli individui geneticamente selezionati secondo il progetto del Serpente Rosso, di cui ti parlerò dopo. Prima è meglio capire cosa possa essere la Fonte Sacra. Il resto credo che si potrà dedurre come corollario>>
Il mio petto era oppresso da un senso di angoscia insostenibile, ma cercai di farmi forza, perché sentivo che finalmente avevo trovato la pista giusta:
<<Virginia, non hai notato quello che è successo negli ultimi mesi: io ho perso tutte le mie energie e mi sto come spegnendo, mentre... non lo dico come accusa, ma come constatazione, le tue energie si sono moltiplicate, come le tue capacità di riuscire a fare migliaia di cose contemporaneamente>>
Lei appariva profondamente dispiaciuta:
<<Sì, me ne sono accorta. Ho sperato fino all'ultimo che il tuo malessere fosse solo un caso, ma ora che abbiamo escluso tutto il resto, allora credo che ci sia un'unica conclusione possibile. Immagino che anche tu abbia tratto la stessa conclusione>>
<<Sì. La Fonte Sacra è di natura umana. Hanno trovato un modo, non so con quali mezzi, è pazzesco anche solo a pensarci, per trasferire energia chimica ed elettrica dagli organi di un corpo umano vivente a quelli dei corrispondenti organi del corpo di colui, o colei, che beneficerà di questo scambio, anche involontariamente. E' quello che è successo a te: le mie energie si sono trasferite a te. In certi momenti tu stessa percepivi questo fatto, sentivi che stavamo diventando una cosa sola, un'unica persona. Guardati, sprizzi energia e felicità da tutti i pori, anche in un momento come questo!>>
<<Non posso negarlo. A volte le parole mi uscivano dalla bocca senza essere mai passate per il cervello. Oppure mi ritrovavo a fare gesti che non volevo fare. Come se qualcuno mi stesse manovrando da lontano. Ho cercato di essere più attenta, ultimamente, ma non riesco a controllare i miei pensieri, e ancor meno le mie parole. Sono stata una sciocca a pensare di potermela cavare così facilmente... non dovevo coinvolgerti in questa storia... è che, non ne ho potuto fare a meno, è stato più forte di me. Ti ho messo in pericolo, ma intendo difenderti a costo della mia stessa vita, perché ti amo davvero...>>
Sentii che aveva parlato sinceramente, e che il sentimento che provava era autentico.
Questo mi fece subito stare meglio, come se parte dell'energia mi stesse tornando indietro.
La abbracciai, e stetti ancora meglio.
Lei invece appariva leggermente più stanca, cercava di sorridere, ma non ci riusciva.
Rimanemmo abbracciati a lungo.
Sentivo scorrere le energie di Virginia da lei a me, e vedevo che lei stessa ne era consapevole.
<<Cosa ci sta succedendo?>>
Lei tremava:
<<Non lo so. So solo che loro ci stanno manovrando da lontano. Siamo cavie di un esperimento. E nel progetto della Fonte Sacra, tutti le "cavie" devono avere un requisito essenziale: fare parte del progetto di selezione eugenetica, il Serpente Rosso. E' tempo di parlare anche di questo>>
Starring
Emmy Rossum - Virginia D.
L'espressione "La fonte sacra" è ispirata al titolo di un romanzo di Henry James.
Virginia D. Capitolo 28. I mille volti di Virginia D.
<<Virginia, dobbiamo parlare>> le dissi, dopo essere uscito dalla visita del medico.
<<Uhm... tempesta in arrivo!>>
<<Sì. E' così. Non esistono cause esogene alla mia depressione, è uno squilibrio chimico spontaneo, qualcosa di molto raro. Qualcosa che la scienza non è in grado di spiegare. Qualcosa, dico io, che potrebbe sembrare una magia. Nera, per la precisione>>
Virginia ispirò forte e poi deglutì:
<<Stai pensando a qualcosa legato alla setta della famiglia D. ?>>
<<Esatto. Pensavo proprio a questo. Ora siamo a un bivio: o tu mi dici tutto e cerchiamo di risolvere questo problema, oppure io sarò costretto a prendere farmaci che non vorrei prendere>>
Virginia sospirò:
<<Va bene. Ti dico tutto, ma non so se sarà sufficiente per farti stare meglio>>
<<Tu incomincia, poi vedremo. Parlami di te, parlami dei mille volti di te che non conosco>>
<<La famiglia D. non è la mia famiglia biologica. Sono stata adottata da loro poco dopo la mia nascita. Non so chi siano i miei genitori naturali, non m'interessa, visto che mi hanno abbandonata. Purtroppo nemmeno la famiglia D. si è rivelata migliore. All'inizio sembrava tutto normale, poi, poco per volta, ho capito che c'erano delle stranezze. Anche i miei parenti erano stati adottati. E' una famiglia di persone che si sposano, ma non generano figli: li adottano sempre. Ogni coppia di ogni generazione non fa figli, li adotta>>
Ero talmente sconcertato che mi limitai a fissarla.
Sentivo una morsa opprimente allo stomaco:
<<Questa è una follia. Perché si comportano in questo modo? E chi gli permette di portare avanti questa idea morbosa?>>
<<Sono sterili. Non so come mai, questo è un segreto che riguarda gli Iniziati. Il rito di iniziazione li rende sterili. Possono avere tutti i rapporti sessuali che vogliono, ma non possono generare una nuova vita. Non mi hanno mai spiegato il motivo. E' anche per questo che me ne sono andata. Ma loro sono potenti, hanno amici influenti ovunque, per questo riescono sempre a trovare figli adottivi. Ma non fanno loro del male, li lasciano scegliere. Vedi, io sono qui ora, e sono felice con te>>
<<Tu sei felice, ma temo che loro se la stiano prendendo con me. Non so come, ma se è vero che sono tanto potenti, allora non trovo altra spiegazione, Virginia, sono stati loro, la famiglia D. e a questo punto, se è vero che mi ami come io credo, mi devi aiutare. Prima di tutto devi parlarmi dell'origine del cognome di quella famiglia. Tutto quello che sai>>
Lei annuì:
<<Ti dirò tutto. Ma tu devi promettermi che non mi lascerai! Promettimelo, Luca!>>
<<Ma certo, Virginia, lo sai bene che ti amo troppo per poter pensare a una vita senza di te! Io non ti lascerò mai! Ma se tu vuoi che io non mi ammali, devi aiutarmi>>
Lei sorrise:
<<Anche io ti amo troppo per poter vivere senza di te. Lo dico in maniera letterale, Luca: io senza di te non potrei sopravvivere. La tua vita è la mia vita>>
<<Parlami di loro. Raccontami tutto. Cos'è veramente la famiglia D.? Da dove ha origine quel cognome?>>
<<E' un cognome rumeno. Finisce in "u", come molti cognomi, da quelle parti>>
Sospirai:
<<Lo avevo intuito. L'alternativa era che fosse sardo, ma le altre parole di quel cognome, chissà perché, mi hanno subito fatto pensare alla Romania>>
Lei cercò di sorridere:
<<E' quel che pensano tutti. Ma non è quello il loro segreto. Non hanno mai commesso atti di violenza contro nessuno, né uomini, né animali. Il loro potere deriva da qualcos'altro. Lo chiamano: "La Fonte Sacra". Solo gli iniziati sanno di cosa si tratti. Ma il prezzo dell'iniziazione è la sterilità, per questo io me ne sono andata. Mi avevano fatto giurare di mantenere il silenzio, ma se il prezzo del mio silenzio è la tua sofferenza, allora ti racconterò tutto che so>>
<<C'è una cosa che vorrei chiederti, prima di tutto. Un giorno mi hai detto che tu sei l'altra parte di me. Che noi siamo anime gemelle in tutto. Che siamo una cosa sola. Certo, è la metafora dell'innamoramento perfetto. Ma pareva che volessi dire qualcosa di più. Qualcosa che forse riguarda il fatto inspiegabile di come tu sei quasi identica a com'erano mia madre e mia nonna da giovani. Cosa significa tutto questo?>>
<<Significa che il potere della famiglia D. arriva dappertutto. La scelta di chi adottare non è mai casuale. Decidono loro in base ad un programma che si potrebbe definire come una specie di esperimento di eugenetica naturale. Non so come ci riescano, ma favoriscono in tutti i modi l'incontro tra persone geneticamente simili. Lo fanno da molto tempo, da secoli, forse millenni. Loro sanno molte cose. Conoscono esattamente le implicazioni psicologiche dell'incontro tra persone geneticamente simili di sesso opposto. Il più delle volte queste persone si innamorano e hanno figli. Alcuni di questi figli vengono adottati dalla famiglia D. , altri invece restano con le loro famiglie, senza sapere nulla. E forse sarebbe meglio che non sapessero mai nulla di tutto questo. Noi siamo geneticamente simili, ma non siamo parenti. Però sicuramente anche la tua famiglia rientra nel loro progetto di selezione genetica. Loro lo chiamano: il Serpente Rosso>>
Virginia D. Capitolo 27. All'ombra della fanciulla in fiore.
Col passare del tempo, incominciò a verificarsi, tra me e Virginia, una specie di trasferimento di energie vitali. Lei fioriva ogni giorno di più, mentre io, al contrario, avevo incominciato, anche se solo lievemente ed in maniera non chiaramente definibile, ad appassire.
Il primo banco di prova furono gli esami, lei ebbe tutti 30 e lode, io ebbi voti buoni, a volte anche ottimi, ma meno brillanti.
Questa comunque era la cosa tutto sommato meno importante.
La mia energia diminuiva, mi sentivo stanco, pigro, svogliato, e non riuscivo a capire perché.
Mi feci visitare dal mio medico di base che non riscontrò alcun problema fisico evidente e mi consigliò di fare dei controlli da degli specialisti per sicurezza.
Nemmeno gli specialisti riscontrarono problemi fisici, dicevano che sicuramente questa mia stanchezza era dovuta allo stress, ma io non avevo ragioni di stressato.
Avevo sempre meno voglia di fare esercizio fisico e spesso mi succedeva di appisolarmi mentre cercavo di studiare.
Al contrario di me, Virginia era piena di energie, riusciva a fare mille cose ogni giorno. Era sempre dinamica ed in forma smagliate. La sua bellezza cresceva sempre di più.
Io mi sentivo come un'ombra, la sua ombra.
Lei era sempre gentile con me, ma il suo atteggiamento nei mie confronti sembrava a volte più quello di una madre verso il figlio.
Il mio stesso desiderio sessuale era lievemente diminuito, mentre quello di Virginia era sempre più spiccato e voleva che io la appagassi anche più volte al giorno, una corsa piacevole, certo, ma ogni volta, dopo aver fatto l'amore con lei, il mio quadro clinico peggiorava e nessuno sapeva darmi una diagnosi. Era un mistero.
Insomma, non mi mancava niente, i miei amici mi invidiavano, eppure una specie di malinconia incominciò a insinuarsi nella mia mente.
Virginia faceva tutto il possibile per aiutarmi, voleva che la accompagnassi dappertutto, nella speranza che, distraendomi e rilassandomi, il mio malessere passasse.
E invece no, non passava, anzi, con l'arrivare della primavera, la mia apatia e la mia malinconia crebbero a tal punto che il mio medico ipotizzò che potesse trattarsi di una forma di depressione minore, niente di grave, probabilmente uno scompenso chimico dovuto al cambio di stagione, che se ne sarebbe andato via da sé.
Più la primavera avanzava e più io sprofondavo, e pareva che le energie che mi abbandonavano si stessero trasferendo a Virginia, la cui salute e la cui bellezza aumentavano di giorno in giorno e fiorivano letteralmente, anche nei suoi vestiti.
Non sapevo cosa fare, riuscivo a malapena ad andare alle lezioni e a studiare. Quando poi passarono anche le vacanze pasquali, la mia stanchezza, la mia svogliatezza e la mia malinconia si trasformarono in una vera e propria depressione. A quel punto mi fu ordinata una visita psichiatrica.
Virginia era sinceramente preoccupata per me e mi accudiva come la più amorevole e splendida delle infermiere, dicendomi che lei mi avrebbe amato sempre, che sarebbe stata sempre con me, in qualsiasi caso. Insistette su questo punto, ricordandomi che nessuno, in alcun modo, avrebbe mai potuto separarci.
Starring
Emmi Rossum - Virginia D.
P.s. Il titolo del capitolo allude volutamente al secondo volume della "Recherche" di Proust, "All'ombra delle fanciulle in fiore".
martedì 15 aprile 2014
Noah (film): un'occasione sprecata.
Gli elementi per fare un buon film c'erano tutti, ma il modo in cui sono stati utilizzati non è solo deludente, ma a tratti diventa ridicolo.
Il regista David Aronofsky ha tentato, non riuscendoci, di copiare il lavoro di Peter Jackson e fare un film che fosse a metà strada tra la Bibbia e Il signore degli anelli. Tolkien, che era cattolico, se ne era ben guardato dal mescolare il fantasy con la storia sacra, non tanto per motivi religiosi, quanto perché sono due generi troppo diversi. Non si possono mettere Hobbit o Ent nella Bibbia, e questo non per motivi religiosi, ma proprio perché sarebbe ridicolo.
Dal primo fotogramma si capisce subito che si sta cercando di copiare, senza riuscirci, lo ribadisco, il lavoro geniale di Peter Jackson sul romanzo di J.R.R. Tolkien.
Il tracollo poi c'è nel momento in cui i misteriosi Vigilanti, di cui la Bibbia fa solo un cenno, sono presentati come una caricatura degli Ent e dei giganti di pietra de La storia infinita.
Segue un primo tempo lento, in cui si spera ancora che il film riesca a decollare.
Nel momento in cui arriva finalmente il diluvio, c'è un miglioramento della qualità che potrebbe persino salvare le sorti dell'intero film, che tocca, nel momento in cui Noè (Russel Crowe) racconta la storia della Creazione, riportando le esatte parole bibliche, e le immagini mostrano l'evoluzione dell'universo, della galassia, del sistema solare, della Terra e della vita sulla Terra, cercando di conciliare la visione religiosa con quella scientifica.
Non era di per sé malvagia l'idea di utilizzare un conflitto all'interno della famiglia, per giustificare la non altrimenti esplicabile vicenda che vede, nella Bibbia, un Noè vecchio, ubriaco e nudo, cacciare e maledire il figlio Cam per la sola colpa di averlo visto in quelle condizioni.
Il problema è che questa idea è stata realizzata male, non per colpa degli attori, i quali fanno la loro parte fin troppo bene, ma per la confusione mentale del regista, che trasforma Noè in un misto tra il folle padre assassino di Shining e una specie di Bud Spencer imbufalito.
E' un peccato perché, proprio nei momenti dove ci sarebbe stato bisogno di sobrietà, il regista rovina tutto cercando di strafare, col risultato di far sorridere, per non dire ridere sul serio, in punti che potevano essere invece epici, tragici o commoventi.
Si finisce involontariamente nella parodia, con errori macroscopici, come per esempio il fatto di non valorizzare adeguatamente le potenzialità del cast.
Il grande Anthony Hopkins, che nel film è un improbabile Matusalemme, nonno di Noè, sarebbe potuto riuscire a dare un senso a quel personaggio, se il regista lo avesse lasciato lavorare, invece di costringerlo a fare la parte di un vecchio rimbambito, a metà strada tra una parodia del mago Merlino e un inevitabile riferimento a Yoda di Guerre Stellari (che ha 900 anni come Matusalemme). Ci mancava solo che si mettesse a parlare del lato oscuro della forza e avrebbe superato in comicità Balle Spaziali di Mel Brooks.
Un altro esempio è aver costretto il giovane attore che interpreta il personaggio di Cam in una specie di paresi facciale (che ricorda involontariamente l'esordio di Christian Slater ne "Il nome della rosa", ma sempre con esito parodistico) e in un comportamento banalizzato.
L'idea giusta della ribellione di Cam contro il padre per non aver salvato la ragazza che lui amava, viene ridicolizzata facendo poi comportare il personaggio come, mi si passi il termine, un comune "morto di figa".
Per restare in tema, la debordante passionalità di Emma Watson poteva funzionare se la sceneggiatura fosse stata scritta meglio, con dialoghi meno scontati e scelte che evitassero i luoghi comuni da soap opera.
Il massimo del ridicolo viene toccato nella scena dove Emma Watson fa una specie di test di gravidanza che somiglia in modo imbarazzante a quelli di una Brooke Logan Forrester di Beautiful.
Peccato, perché la trama nel finale era buona. Il concetto che si voleva esprimere era valido: Dio lascia a Noè la scelta se far sopravvivere o meno la sua discendenza, anticipando e migliorando l'episodio, biblicamente successivo, del sacrificio di Isacco. La scelta di lasciar sopravvivere i bambini avviene perché in loro la malvagità umana è ancora arginabile.
C'era quasi la possibilità di arrivare sfiorare lo spirito con cui Dostoievskij fa dire a Ivan Karamazov che tutto l'universo non vale la sofferenza di un bambino.
E invece veniva in mente Shining e Jack Nicholson con l'accetta, in preda alla pazzia, che cerca di fare a pezzi la moglie e il figlio.
Sarebbe bastato poco per evitare questi svarioni.
Persino io sarei riuscito a scrivere meglio la sceneggiatura.
Qualcuno dica al buon Aronovfsky che la prossima volta, prima di passare alla realizzazione, passi da me: gliela correggo anche gratis la sceneggiatura.
Non sarebbe necessaria molta fatica.
Virginia D. Capitolo 26. Cose preziose.
Dopo alcune settimane di convivenza, incominciai ad avere più chiaro qual era il sistema di valori di Virginia, il suo indice delle priorità.
Come ho già detto, aveva interrotto i rapporti con la famiglia D. , in cui era cresciuta. Non diceva mai "la mia famiglia", ma sempre "la famiglia in cui sono cresciuta", come se l'avessero adottata, anche se lei escludeva questa ipotesi.
La famiglia D. l'aveva tenuta sotto stretta osservazione fino a che lei non era diventata maggiorenne. Da quel momento aveva incominciato a godere di una semi-libertà, ma non avendo denaro, e dovendo fare una vita da pendolare per frequentare l'università, era rimasta sotto la cappa oppressiva dei D. fino a quando non era venuta a vivere da me.
Si era portata dietro alcune valigie piene di vestiti, di scarpe, di borse e altri accessori che aveva comprato con il denaro che aveva guadagnato in alcuni lavori estivi, dopo l'esame di maturità.
Non conosceva nessun altro tranne me, nella città dei mille portici. Dipendeva da me e dalla mia famiglia in tutto.
Era riuscita a conquistare la fiducia dei miei genitori, il che era molto strano, perché i miei erano, all'epoca, persone molto apprensive, e non avrebbero mai immaginato una convivenza tra me e una compagna di università che avevo conosciuto da poco più di un mese.
Quando li incontrò la prima volta, nella mia città natale, io all'inizio ero molto timoroso e invece lei fu perfetta.
Si rivolse a loro con una dolcezza e un affetto così spontanei che pareva quasi che vedesse nei miei una sorta di famiglia adottiva. Sembrava che li conoscesse da sempre. Suscitò subito in loro altrettanta cordialità e affetto, cosa che mi fece contento, ma che molto meravigliato.
E così, la mia famiglia, era divenuta, la seconda "cosa preziosa" nel suo indice, dopo di me.
La terza priorità era certamente quella che io chiamerei una sorta di religione della bellezza.
Questa forma di estetismo era nata attraverso la sua venerazione per la civiltà classica greco-romana ed il concetto tipicamente classico di "bontà della bellezza".
Non era una passione superficiale o frivola.
Virginia amava l'arte, la letteratura e il cinema. Leggeva molto.
Ma la sua esigenza di completezza non la confinava nella torre d'avorio autoreferenziale degli intellettuali puri.
Era consapevole di avere avuto il privilegio di essere nata con un corpo molto bello, ma era altrettanto consapevole che la bellezza si poteva mantenere e valorizzare solo al prezzo di notevoli sacrifici.
Per questo seguiva una dieta molto spartana, camminava molto e a passo spedito, e a casa faceva esercizi ginnici e mi insegnava le mosse delle arti marziali.
Aveva una notevolissima abilità nel make-up e nella manicure e pedicure. Inoltre era molto abile anche nel curare i suoi lunghi e splendidi capelli, senza bisogno di dover ricorrere troppo spesso al parrucchiere. E riguardo al vestiario e agli accessori era capace di trovare ottime cose a prezzo stracciato. Era un genio dello shopping.
Quando uscivamo insieme la sera, lei era assolutamente perfetta e irresistibile.
Gli uomini la guardavano ma lei non li guardava nemmeno ed io ero rassicurato anche dal fatto che lei, conoscendo le tecniche di autodifesa, sapeva badare a se stessa, se qualcuno si fosse mostrato molesto.
Eravamo una bella coppia, ma a volte qualcuno si azzardava a chiedere se fossimo fratello e sorella, perché ci assomigliavamo. Era una cosa che mi turbava ogni giorno di più.
Lei invece la prendeva sul ridere.
In genere uscivamo il venerdì sera e il sabato sera, prima per un aperitivo, poi a cena, poi al cinema e infine tornavamo a casa molto eccitati e desiderosi l'uno dell'altra, anche se la magia perfetta della nostra prima volta non riuscì mai ad essere superata ed era destinata a rimanere un vertice assoluto e irripetibile.
In tutti gli altri giorni, invece, dedicavamo le nostre energie al dovere.
Le lezioni, lo studio, i lavori domestici, le commissioni quotidiane.
Devo dire che lei aveva una capacità organizzativa e amministrativa straordinaria.
Aveva preso le redini della situazione e vista l'efficienza e l'efficacia con cui sapeva gestire il tutto, io finii per delegarle ogni potere decisionale.
Lo stesso errore che aveva commesso mio padre e che lo aveva sostanzialmente esautorato di ogni effettiva autorità nell'amministrazione di tutta la vita familiare.
Persino i miei genitori avevano incominciato a chiederle consigli. Era incredibile. Due mesi prima non la conoscevamo nemmeno, e in così poco tempo era divenuta l'astro nascente, il nuovo sole della mia famiglia, la cui luce oscurava quella di tutti gli altri, a partire da me.
Non era una cosa normale, ma apparentemente sembrava una fortuna.
Erano tutti così affascinati e conquistati da lei che nessuno osava dire che non era affatto prudente affidare tanta autorità ad una persona del cui passato non si conosceva quasi nulla.
Starring
Emmy Rossum - Virginia D.
P.s. Il titolo del capitolo è una citazione dello splendido romanzo "Cose preziose" di Stephen King
Virginia D. Capitolo 25. Studentessa modello.
Io ero bravo nello studio, ma Virginia era molto più brava di me.
Aveva una capacità di attenzione e di concentrazione, durante le lezioni, in università, che le permetteva di memorizzare immediatamente tutti i concetti, per cui, nel momento del ripasso, riusciva a procedere veloce.
La invidiavo, lo ammetto. Mentre lei andava avanti spedita, io arrancavo.
Al liceo ero stato il più bravo della classe e avevo dato per scontata la mia abilità nello studio, ma Virginia mi dimostro che ero solo un dilettante, e fu così che per la prima volta in vita mia, capii le ragioni di chi aveva difficoltà negli studi.
Non riuscivo ad organizzarmi bene, ero distratto, certe questioni mi annoiavano, altre mi parevano incomprensibili, altre ancora non riuscivo a tenerle a mente.
In particolare la mia debacle, il mio Vietnam, fu il latino, la materia dove invece Virginia eccelleva in maniera spudorata.
<<Ma come fai, Virginia? A volte mi sembra che sia il latino la tua lingua madre. La capisci troppo bene! Io non ci sto dietro. E non è solo per la grammatica, ma anche in letteratura, dove pensavo che nessuno potesse battermi, adesso mi trovo impantanato nella questione della metrica. Non mi va in testa>>
Lei non appariva meravigliata:
<<Sono cresciuta in un famiglia dove il latino era tenuto in grande considerazione>>
Era rarissimo che lei parlasse della sua famiglia, per cui presi la palla al balzo:
<<Come mai?>>
<<Credo per motivi... come dire... religiosi>>
<<Ma la messa in latino è stata abolita prima che i tuoi nascessero!>>
Virginia sospirò:
<<Non stavo parlando della messa. La loro religiosità si potrebbe definire, anche se impropriamente, "eretica">>
Quella sì che era una sorpresa.
Eppure facevo fatica a collegare quella ragazza così perfetta con una famiglia di origine così strana.
<<Eretica in che se senso?>>
<<Non è facile da spiegare, Luca, e non so se ti piacerebbe>>
<<Ho promesso che, qualsiasi cosa tu possa dirmi, il mio amore per te non cambierà. Anzi, se sarai sincera, ti amerò ancora di più>>
Lei rimase pensierosa per un po', poi mi disse, abbassando la voce e con un certo timore:
<<Tu sai cosa sono le religioni misteriche?>>
Una fitta di paura mi chiuse lo stomaco:
<<Erano le religioni riservate ai solo iniziati ai sacri misteri. Ma esistevano solo nell'antichità, mi ricordo per esempio i misteri dionisiaci o bacchici, oppure i misteri del culto di Iside, i misteri orfici e anche quelli di Mitra, il Sol Invictus. Si tratta di culti che si sono estinti migliaia di anni fa>>
Lei mi guardò con aria solenne:
<<Non si sono estinti. Si sono solo nascosti. Il Silentium è il loro giuramento più vincolante. Ora capisci perché non ne voglio parlare?>>
Ero sconvolto. Improvvisamente capii che tutte le paure e tutti i sospetti che avevo avuto fin dall'inizio non erano poi così campati in aria come io credevo.
<<Anche tu hai giurato di rispettare il Silentium?>>
Lei scosse il capo:
<<No, io non sono stata iniziata. Non ho voluto. Voglio una vita normale e la voglio con te, con la tua famiglia, che diventerà la nostra famiglia. Io mi sento più simile a voi>>
<<Con me avrai la vita che desideri. Spero che loro non si opporranno>>
Confesso che incominciavo ad avere paura.
Virginia mi sembrò improvvisamente solo una ragazza spaventata. E tra le cose che la spaventavano c'era anche la sua stessa, apparente, perfezione.
Si rivolse a me con dolcezza:
<<Lo so, con te non mi mancherà niente. Loro non si opporranno, se rispetterò alcune condizioni, tra le quali c'è il divieto di parlare di alcuni argomenti, come per esempio il mio cognome>>
Tutti i miei sospetti si stavano rivelando più che fondati. Sentivo di essermi cacciato in un mare di guai. Si trattava di pericoli terribili. Ecco perché Virginia era così diversa dalle altre ragazze: perfetta da un lato, ma riservatissima dall'altro.
La famiglia D. in cui era cresciuta le aveva trasmesso molte cose preziose, ma ad un prezzo troppo alto, molto più alto di quanto potessi nnche solo lontanamente immaginare.
Starring
Emmy Rossum - Virginia D.
lunedì 14 aprile 2014
Virginia D. Capitolo 24. Relazioni pericolose e mezze verità.
Avevo cercato di tenere nascosto a mia madre il fatto che Virginia si fosse trasferita da me. Ad essere sinceri, avevo semplicemente detto che "mi stavo vedendo con una tipa", senza aggiungere altro. Dopotutto i miei abitavano in un'altra città, a settanta chilometri di distanza.
Ma si sa, le madri hanno le antenne e possono captare, come dei radar, anche i minimi segnali di anomalia.
Quando mi resi conto che mia madre stava sospettando qualcosa, dissi a Virginia che non potevo mantenere il segreto ancora a lungo.
Lei annuì e con una certa sicurezza, che forse indicava una premeditazione, prese in mano una foto di mia madre da giovane e la studiò attentamente.
<<Non preoccuparti, Luca. Penso che io e tua madre potremmo andare d'accordo>>
Io ero perplesso:
<<Come fai a dirlo? Non la conosci. Hai visto solo qualche sua foto. Il fatto che da giovane ti assomigliasse molto fisicamente non significa nulla>>
Virginia sorrise con aria furba:
<<Tu non te ne accorgi, ma parli di lei molto più di quanto credi. Ed io sono molto attenta sia ai dettagli che al quadro d'insieme. E' inevitabile che lei, guardandomi, rivedrà se stessa com'era trent'anni fa>>
Non ne ero molto convinto, ma c'erano alcune cose che potevano influire positivamente, oltre alla somiglianza fisica. Per esempio anche mia madre era stata un'ottima studentessa, specie in latino e greco. Su quel punto si sarebbero intese di sicuro.
Però la questione della convivenza non sarebbe stata facile da digerire, perché avevamo a malapena vent'anni ed era troppo presto.
Mi venne un'idea:
<<Potrei, a tempo debito, fare un accenno a un tuo dato personale che forse potrebbe rivelarsi decisivo>>
Virginia capì al volo cosa intendevo dire:
<<Tu autorizzo a farlo, come prova indiscutibile del fatto che sono una brava ragazza>>
Ma era poi così indiscutibile come prova, il fatto di essere rimasta vergine fino a diciannove anni?
Per una ragazza così attraente, forse sì, ma la cosa avrebbe sollevato altre domande, alle quali ancora nemmeno io avevo ricevuto una risposta.
<<Potrebbe farti alcune domande a cui non hai voluto rispondere nemmeno a me>>
Virginia mi fissò, con aria meditativa:
<<Da quel che ho capito è una persona educata. Conosce sicuramente le buone maniere. No, stai tranquillo, Luca. Le basterà guardarmi negli occhi per fidarsi di me. Come tu hai detto, giustamente, io e lei abbiamo gli stessi occhi. Le stesse sopracciglia. Lo stesso sorriso. E' impressionante come questi tratti si siano trasmessi di generazione in generazione: prima tua nonna, poi tua madre, poi te. In un certo senso, io potrei sembrare tua sorella. E tua madre potrebbe vedermi come una figlia>>
Aveva pronunciato quel discorso tenendo fissi gli occhi su di me, ed io ne ero come ipnotizzato.
Non sapevo cosa dire, il che era grave, per uno come me, che parla decisamente troppo.
L'unica frase che mi venne in mente non aveva molto senso, ma fu esattamente quello che dissi:
<<Tu sei alta quasi come me. Mia madre è più bassa. L'altezza l'ho ereditata da mio padre>>
Virginia sorrise dolcemente, come se io avessi detto qualcosa di romantico.
Rimase pensosa, poi disse soltanto:
<<Anch'io>>
Decisi di approfittare di quell'occasione per porle di nuovo una domanda che mi stava a cuore:
<<Perché non mi parli mai dei tuoi genitori, Virginia?>>
Lei sollevò le spalle:
<<Perché ti interessa tanto questo argomento?>>
<<Io ti amo, Virginia. Mi interessa tutto di te. Voglio conoscerti meglio, essere parte della tua vita. Condividere i tuoi ricordi. Tu stessa mi hai detto che siamo anime gemelle. Io capirei subito le tue ragioni, senza bisogno di girarci troppo attorno>>
Lei parve rattristata:
<<E' proprio per questo che preferisco essere più graduale nel raccontarti la mia storia. Capiresti le mie ragioni, certo, ma adesso le troveresti insufficienti. Non è ancora il momento. Anche io ti amo, e confermo quello che ho detto: siamo anime gemelle ed ora che ti ho trovato, non voglio perderti. Sai che ti dico la verità. Fidati! Avrai tutto il tempo per conoscermi meglio, giorno per giorno e quando il nostro legame si sarà consolidato, tutto ti sarà chiaro>>
Diceva la verità, certo.
Ma era soltanto una mezza verità, e le mezze verità, a volte, sono più pericolose delle menzogne.
Starring
Emmy Rossum - Virginia D.
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