domenica 6 aprile 2014

Virginia D. Capitolo 1. L'apparizione.



La vidi per la prima volta lo scorso ottobre, in università, all'inizio delle lezioni.
Mi ero seduto in fondo e osservavo quell'ambiente per me completamente nuovo.
Forse la mia vita da studente sarebbe potuta essere quasi normale se non avessi incontrato lei.
La notai subito perché era diversa. Sembrava provenire da un'altra epoca.
I suoi capelli scuri erano raccolti in una lunga treccia, che le ricadeva sulla spalla destra.
Indossava una camicetta bianca, completamente abbottonata, con le punte del colletto decorate in pizzo.
Era magra e piuttosto pallida, il che metteva particolarmente in risalto i suoi grandi occhi castani, le sopracciglia nere, curate e la sua bocca color cremisi. Il naso era lievemente pronunciato. 
Portava una gonna plissettata blu scura e sandali neri col tacco.
Aveva un modo di fare molto serio e riservato. Si era seduta in disparte e non parlava con nessuno, né mostrava particolare interesse per ciò che la circondava.
Capii subito che il suo era uno di quei volti che, pur essendo quasi sempre imbronciati, si illuminava al primo accenno di sorriso.



Notai inoltre che, a differenza di tutte le altre, non aveva tirato fuori dalla borsa uno smartphone, e questo già di per sé era motivo di grande stima.
Si preparava alla lezione con grande scrupolo.
Le prime due ore, per noi di Lettere, erano del corso di Lingua latina, noto per essere uno dei più pesanti in assoluto.
Al liceo ero sempre andato abbastanza bene in latino, per cui non avevo la minima idea della doccia fredda che mi aspettava.
Forse se fossi stato più concentrato a seguire la lezione, invece che a interessarmi di lei, il primo scritto di latino sarebbe andato meglio.
Ma del resto, se fosse andato meglio, non avrei avuto bisogno di lei e quindi non ci sarebbe stata l'occasione per conoscerla meglio.
Insomma, galeotto fu il latino, nello specifico l'Eneide.
Tutta l'Eneide. In metrica. Con analisi morfosintattica. Una cosa che persino Virgilio avrebbe disapprovato.


Cast

Emmy Rossum - Virginia D.

Perchè i gatti fanno le fusa?

fusa dei gatti

Una leggera vibrazione a bassa frequenza delle corde vocali. Il diaframma che, come un pistone, spinge l’aria verso le corde vibranti generando una rilassante “melodia”. Di cosa stiamo parlando? Ovviamente delle fusa dei gatti. Non bisogna essere un gattofilo per sapere che uno dei tratti distintivi dei gatti (e in generale di tutti i felini) sono le fusa.
Sin dal secondo giorno di vita i gattini, che non possono ancora miagolare, iniziano a fare la fusa. Quindi una prima motivazione è che le fusa servano a comunicare alla madre che va tutto bene durante l’allattamento. Dal canto suo mamma gatta risponde facendo a sua volta le fusa per tranquillizzare i piccoli gattini.
Le fusa quindi sono una forma di linguaggio che i gatti utilizzano per comunicare i loro stati d’animo, soprattutto quando sono felici e rilassati. Ma non solo! I gatti fanno le fusa anche per mostrare sottomissione nei confronti di un altro animale o per auto-tranquillizzarsi quando si trovano di fronte ai pericoli. Addirittura possono farle prima di morire o in situazioni che gli provocano uno stato d’ansia.
Le fusa dei gatti fanno bene agli umani – Un gatto che fa le fusa è uno spettacolo per noi amanti dei gatti. Ma lo sapevate che le fusa fanno bene alla salute?
Ecco i benefici di avere accanto un gatto che fa il suo dolce “ronzio”:
1) OTTIMO ANTISTRESS. Tenere in braccio un gatto che fa le fusa rilassa anche gli essere umani e riduce i livelli di stress.
2) MINOR RISCHIO DI MALATTIE CARDIOVASCOLARI. Le fusa tendono a regolarizzare i battiti del cuore riducendo del 40% i rischi di malattie al cuore.
3) REGOLARIZZAZIONE DELLA PRESSIONE SANGUIGNA. Accarezzare un gatto e ascoltarne le sue fusa tende a stabilizzare la pressione sanguigna riducendo i rischi di ipertensione.
4) GUARIGIONE DELLE FRATTURE E DELLE FERITE. Le fusa hanno una frequenza che varia tra i 20 Hz e i 50 Hz, la frequenza ideale per accelerare i processi di calcificazione delle ossa rotte. Inoltre, secondo alcuni studi aiuterebbero la pelle a rigenerarsi e ridurrebbero i rischi di infezione, dato che alcuni batteri muoiono se sottoposti alle basse frequenze.

Capelli, tagli, acconciature donna: i trend primavera estate 2014

Capelli, i trend primavera estate 2014

Lunghezze che flirtano con ciuffi e frange, cut scolpiti e bob dalle seducenti asimmetrie, volumi più o meno ampi o azzerati all’insegna della praticità. Il tutto ravvivato da colori classici o sempre più schock. Questi i trend proposti dai saloni per la bella stagione.

Silhouette definite e dettagli precisi, schock cut, linee avvolgenti che mixano classico e casual, look freschi e contemporanei, volumi iper-femminili e intriganti. Queste le linee guida che definiscono le tendenze proposte dagli hair stylist nei saloni più trendy per la prossima primavera - estate. E che guardano alla versatilità, alla praticità e alla disinvoltura, seguendo le attitudini più proprie della bella stagione.

Che porta con sé la voglia di cambiare, di sentirsi rinnovate e leggere. E cosa c'è di meglio che farlo attraverso tagli, colori e styling nuovi e particolari? Lunghicortimedi non importa. Ciò che conta è dare uno stile del tutto personalizzato anche al taglio più classico. Sì allora a chiome scolpite da linee dalla semplicità ricercata, da forme morbide e piene e da movimenti ottenuti con styling volutamente naturali o studiati e impeccabili.

«Produrre diletto attraverso la naturalezza: questo è il cuore dei nuovi hair trend che ho creato per Compagnia della Bellezza», dice Salvo Filetti, hair stylist di Compagnia della Bellezza. «No ad acconciature statiche, sì a movimenti. Il tutto reso ancor più prezioso da colori inediti come rosa o fucsia, trend della prossima stagione. Oppure la ricchezza dei rossi, nei toni albicocca-melograno resi più fondenti  da ombreggiature color cioccolato». Filetti propone anche il cosiddetto “bronde”, un mix di toni caldi che assumono bagliori dorati e bronze, in cui ombra e luce si incontrano per creare vibrazioni pittoriche e cangianti.

Mentre per Jean Louis David una sola parola basta a caratterizzare il look PE: leggerezza. Con le sue molteplici varianti: la luminosità del colore, la fluidità del movimento, la dolcezza dei tagli, la pulizia dello stile. La nota dominante? La luce, grazie alle tecniche di colore dei saloni.

I tagli corti
 si reinventano attraverso pixie cut ariosi e spumeggianti, con ciocche sollevate e accarezzate dal vento e definite dal colore in forme e texture nuove e fondenti. Giochi di tagli e rasature, con frange spesso corte, suggeriscono un nuovo modo di essere donna, più istintiva e ribelle. Ciuffi see trough accompagnati da asimmetrie sulle tempie e disconnessioni e, in alternativa, il corto più pulito ispirazione boyish, con  linee più definite.

Il lungo
 vive in varie forme, extra o più ridotte, scalate o sfilate. Dritto, mosso, liscio, riccio, crespo… James Hair Fashion lancia il trend Must Have che vede Bianca Jaggercome icona, dalla chioma voluminosa e chic con onde finto crespo. Immancabile poi in estate l’effetto “ocean beach”, texture wet che necessitano di styling all’insegna del minimalismo e della semplicità. La più classica delleacconciature di ispirazione anni '40, con ciuffo peekaboo alla Veronica Lake, viene interpretata da The Club Education by Toni & Guy in chiave contemporanea grazie a un colore rosso vivace e gioioso, per una bellezza glamour che trascende mode e tempi.

E i tagli medi
, successo della scorsa stagione, vivono una nuova vita attraverso scalature più o meno audaci che guardano al passato, in particolare agli anni ’80 e al mood glam rock. Mullet sfilati, ciocche “liquide” e tagli asimmetrici che svelano nuche e giocano in lunghezza tra bocca e mento. Il tutto spesso, ma non sempre, accompagnato da frange che diventano ciuffi all’occorrenza o che si fermano a metà fronte.

Per Franck Provost è una stagione all’insegna del colore, luminoso e quasi fiammeggiante, che accompagna l’estate con i suoi bagliori caldi ripresi su ciocche e lunghezze. «I tagli sono al servizio del colore, in un gioco di rimandi e di reciproco sostegno e valorizzazione». Intensi biondi, castani e neri cui si aggiungono dettagli choc come il turchese. Piccoli tocchi di colore che vanno a mettere in risalto e a sottolineare altrettanto piccoli particolari del taglio: colori degradé che esaltano un taglio corto rendendolo più grintoso, colorazioni multi sfaccettate, trasparenze di luce che evidenziano la base, colori vitaminici che vanno ad esaltare e personalizzare le asimmetrie del taglio. Secondo Salvo Filetti il trend color schock per la prossima stagione sarà la palette dei rosa e dei fucsia, passando dai pesca e propone, con L’Oréal ProfessionnelSunshine Splash, un effetto luce che scolpisce i capelli attraverso “piume di colore”, a metà lunghezza, che creano un contrasto marcato con la radice e le punte scure. Dedicato a chi ama osare con il colore e per teste piene di energia.

Infine, durante la bella stagione, vincono i raccolti, in tutte le forme: destrutturati e spettinati, con effetto casual o finto tale, code nelle più svariate forme, alte e basse, morbide e tiratissime, sulla spalla o addirittura codini, dall’allure funny.Trecce in forme particolari capaci di creare forme e volumi sempre nuovi e sorprendenti. Come l’effetto crespo, alternativa al riccio e perfetto per il clima spesso umido dell’estate, che riporta a un senso di libertà e a look più unconventional.

(da Vanity Fair)

Abbigliamento nell'Antico Egitto




Il faraone Amenofis IV Akhenaton con la moglie Nefertiti, le figlie e il figlio Tutankhamon così come sono ritratti nei bassorilievi del palazzo reale di Amarna.











Qui sopra vediamo sempre Akhenaton e Nefertiti in rilievo nel trono reale del loro figlio e successore Tutankhamon.


Gli uomini nobili indossavano gonnellini corti e mantello. Le donne nobili portavano abiti in lino finissimo, gioielli, sandali, parrucche, trucco. Gli altri indossavano abiti semplici di tela grezza ed erano scalzi.






I faraoni e i sacerdoti vestivano in modo ancor più elaborato.





Ecco alcune ricostruzioni.
La famiglia di Amenofis IV Akhenaton.



Il palazzo reale di Tel-el-Amarna.







Il gatto quotidiano










sabato 5 aprile 2014

Il gatto dal manto scuro




Cala la notte, come la cascata dei tuoi capelli d’ossidiana, soffice seta, in cui tuffarsi. Sussurro il nome tuo alle tenebre, in quelle obnubilo la mente. Sei stata forse amata meglio, ma non di più. Io so il mio limite: sono la scommessa che tu hai perso, che hanno perso tutte quante, perché io sono il gatto dal manto scuro, sempre rincorso sempre sfuggito, nelle mie sette vite, a nessuno appartenuto mai, neanche a me stesso.

Sette cibi da non mangiare mai prima di dormire



Ci sono, nella vita, moltissime regole da seguire. Dai semafori al non vestirsi di bianco ai matrimoni altrui, vengono tutte più o meno rispettate. Tranne una: mai mangiare prima di andare a dormire. Secondo le migliori prescrizioni ci vorrebbe un gap di almeno tre ore da quando si mangia a quando si va a letto. Almeno. E non basta ancora: alcuni cibi, tra tutti, non dovrebbero essere mai mangiati prima di andare a dormire. Ecco allora una bella lista degli intoccabili: la proponiamo sapendo che, tanto, non la rispetterete (e, pensando alle spaghettate di mezzanotte e passa, non ci sentiamo di darvi torto).

1. Pasta
Il peggiore in assoluto, quasi veleno. Anche perché è subdola: sembra un buon modo per tappare un buco notturno nello stomaco (si prepara in meno di mezz’ora). Ma è piena di carboidrati che, se non bruciati nel periodo successivo, diventano grasso. Per non parlare dei condimenti (formaggio, ad esempio)...

2. Pizza
La sorella della pasta. Facile da ottenere (da asporto, o con un pony che la porta a casa) ma molto molto faticosa da digerire. Un impegno anche durante il giorno, figurarsi la notte. Anche perché, tra le varie cose, la pizza è molto unta, ricca di condimenti e pesante. Ok, è buonissima, ma meglio starci attenti (e sulla falsariga è bene tenersi alla larga da patatine fritte e snack di ogni tipo)

3. Caramelle
Non sono pesanti, non sono unte, ma aumentano la presenza di zuccheri, con un impatto notevole sulle onde cerebrali. In una parola, possono provocare incubi. Sarà vero? Nel dubbio, meglio evitare

4. Carne rossa
Sconsigliatissima. In particolare perché blocca la digestione, la appesantisce e rende più lento il metabolismo fino a provocare insonnia. Insomma, anche se può sembrare una ricompensa adeguata dopo una giornata di lavoro stressante e faticosa, è proprio quello che non ci vuole.

5. Cioccolato
Ottimo per il cervello e per la memoria, ma pessimo per il girovita. Di notte, poi. Tutte le calorie vengono accumulate e diventano grasso, sempre per lo stesso motivo: perché il corpo si sta riposando e non brucia. Un pezzetto andrebbe anche bene, ma chi si accontenta?

6. Verdure
Anche le verdure possono avere effetti negativi sul sonno. Non tutte: l’avvertenza vale per le cipolle, broccoli e cavolfiore, che contengono una grande quantità di fibre insolubili che danno un fastidioso senso di pienezza. Rallenta tutto e rende difficile addormentarsi.

7. Alcol di ogni genere
Il peggior nemico del sonno. Non perché impedisce di addormentarsi, ma perché provoca sudorazioni, risvegli improvvisi e incubi. E, come la pasta e la pizza, è ricco di calorie che vanno ad accumularsi e diventano grasso.

Vegetariani, rischio infarto, depressione e allergia una ricerca mette sotto accusa la dieta

Vegetariani, rischio infarto,
depressione e allergia
una ricerca mette sotto accusa la dieta

Ansia e depressione. Ma anche allergie e un rischio doppio di infarto. Ecco il lato oscuro dell'essere vegetariano secondo uno studio dell'università di Graz appena pubblicato. Uno choc per i circa cinque milioni di italiani che hanno deciso di bandire la carne dalle loro tavole. 
Vegetariani, negli ultimi anni, sostenuti nella scelta anche da scienziati illustri come l'oncologo Umberto Veronesi. Che ha smesso di mangiare carne da decenni.

Secondo il lavoro austriaco, pubblicato su Plos One (utilizzati anche dati dell'Austrian Health Interview Survey, un sondaggio periodico sullo stato generale di salute della popolazione) questa dieta tiene lontani dal fumo e dall'alcol ma, al tempo stesso, non garantirebbe parametri salutari come ci si aspetterebbe.

Secondo lo studio autriaco, che a detta degli autori richiede comunque ulteriori approfondimenti, un basso consumo di grassi è correlato, in termini di salute, anche a una scarsa propensione a vaccinarsi e a poca prevenzione.

I vegetariani contestano. «Nello studio - commenta Paola Segurini, responsabile del setore veg della Lega anti-vivisezione - la maggior parte delle persone definite vegetariane mangia anche pesce, ma vegetariano è per definizione colui che esclude dalla propria dieta carne e pesce. Esistono oltre 250 lavori scientifici che dimostrano che le diete totalmente vegetariane o vegane sono salutari»

Studio USA: ti fai i selfie? Hai un disturbo mentale



Secondo uno studio USA i selfie non sono una innocua manifestazione dell’era digitale, il tempo dei camera phone e dei social netwoks ma una vera turba mentale. È la selfite, una disturbo che manifesta mancanza di autostima  e lacune in intimità. Ecco come misurarne la gravità.

I selfie e la moda di farsi fotografie poi pubblicate in Rete sono un fenomeno osservato con sospetto da molti. Ora arriva (almeno secondo qualcuno) la conferma ufficiale che qualche cosa non va nella mente del auto-ritrattista professionista: secondo l’American Psychiatric Association si tratta di un disturbo mentale. La nuova patologia ha anche un nome termine selfitis, selfite.
Secondo i dottori chi ne è colpito soffre di un desiderio ossessivo compulsivo di realizzare fotografie di sé stesso per poi pubblicarle online, pratica messa in atto però per compensare la mancanza di autostima e anche per colmare lacune nella propria intimità.
Chi soffre di selfite, può valutare la gravità del proprio disturbo in base alla scaletta fornita dall’American Psychiatric Association: selfitis borderline è chi fotografa sé stesso almeno tre volte al giorno ma che poi non pubblica le immagini su Internet. Rientra invece nei casi selfite acuti chi scatta almeno tre fotografie di sé stesso e le pubblica tutte online. Infine i casi disperati sono i selfitis cronici, coloro i quali provano la voglia incontrollabile di scattare autoritratti lungo l’arco dell’intera giornata pubblicando le foto su Internet più di sei volte al giorno.
Secondo gli psichiatri USA al momento non esiste una cura per questo disturbo ma sembra sia possibile ottenere miglioramenti grazie alla Terapia Cognitivo-Comportamentale, siglata in inglese CBT.

Le bassezze dell'Alta Società. Capitolo 22. La regina della festa



Giulia Federici  aveva rubato la scena a Virginia Ozzani ed era divenuta lei la regina della festa.
Quel giorno Virginia e suo fratello Alessio non poterono fare a meno di cedere al suo fascino e di adorarla entrambi, contagiati dal clima generale.



Mentre la giornata volgeva a sera, rimaneva un'unica persona importante che ancora Giulia non aveva conosciuto: il conte Umberto Ozzani di Fossalta, padre di Virginia, che per questioni d'affari non aveva potuto partecipare alla festa.
Giulia non ebbe quindi modo di conoscerlo.



Virginia appariva delusa e preoccupata per questa mancanza ed i suoi occhi azzurri si ritrovarono spesso a fissare il vuoto.



<<Mio padre è fatto così. Non c'è mai. E' sempre mancato nelle occasioni importanti. Persino quando sono nata era lontano. Non sono mai riuscita a conquistare il suo affetto. Nemmeno la sua attenzione. Credo che la mia sfiducia negli uomini sia incominciata da lì>>
In effetti il mondo dorato degli Ozzani di Fossalta risultava assai meno desiderabile se visto da vicino.
Presa dallo sconforto, Virginia abbracciò Giulia con grande trasporto.
<<Ho bisogno di coccole>>
Leggermente imbarazzata, Giulia prese l'amica tra le braccia e le accarezzò i capelli.
Il legame tra loro era diventato all'improvviso molto più forte, e molto più pericoloso.


Cast

Erin Heatherton - Giulia Federici

Beatrice Borromeo - Virginia Ozzani di Fossalta

venerdì 4 aprile 2014

Le bassezze dell'Alta società. Capitolo 21. L'Orma del Diavolo.



<<Chi è il cavaliere in quel quadro?>> volle sapere Roberto.
Virginia Ozzani sorrise:
<<E' il capostipite della nostra stirpe. Roderick von Hoenzen, cavaliere al seguito dell'imperatore Federico Barbarossa. Il suo nome latinizzato era Rodericus Hozani. Nel 1167 ottenne in feudo un castello nell'appennino modenese, Montescuro. 




Per questo, il suo nome completo era "senior Rodericus Hozani Montis Obscuri dominus". Inquietante, non trovi? Dicono che fosse un uomo terribile, spietato e pagano, per giunta>>
Roberto era affascinato da quella storia.
<<Pagano? Adorava gli dei germanici?>>
Virginia sorrise:
<<Qualcosa di più complesso. Secondo la leggenda, a Montescuro era sopravvissuto un culto di origine celtica, che si teneva presso una enorme quercia. Ser Roderick aveva riconosciuto in quella quercia un esemplare simile all'Irminsul, l'albero sacro dei Sassoni, che era stato abbattuto da Carlo Magno. Per anni, ser Roderick incoraggiò quella specie di idolatria pagana e vi prese parte egli stesso, sfidando l'autorità dei parroci e del vescovo.



Tuttavia una notte, mentre ser Roderick passava al galoppo davanti all'antica quercia, il suo cavallo si imbizzarrì. Alcuni sostennero che avesse visto gli Elfi o qualche altra creatura dei boschi. Fatto sta che ser Roderick cadde a terra e batté la testa contro una pietra. Il suo elmo si frantumò e l'urto fu tanto forte che il cavaliere morì sul colpo. Suo figlio Enrico, che era invece un devoto cristiano, fece abbattere l'antica quercia e ordinò che in quel luogo fosse sepolto suo padre e la tomba fosse indicata con un simbolo di legno ricavato dal tronco e dai rami della stessa quercia....


... e proibì a chiunque altro di recarsi in quel luogo, che da quel giorno venne significativamente soprannominato l'Orma del Diavolo>>
La contessa pareva molto compiaciuta del fascino sinistro di quel mito fondante della sua stirpe.
<<Esiste ancora quel luogo?>>
Virginia annuì:
<<Il mio bisnonno sosteneva di sì. Diceva di averlo visto, da ragazzo, ma credo che fosse solo una favola che raccontava ai bambini. Oggi non esiste più nemmeno il castello di Montescuro. Tutto ciò che rimane dei tempi antichi è un piccolo bosco, che i locali chiamano, con una certa esagerazione, la Selva di Montescuro. Nel cuore di tale selva si troverebbe nascosto il luogo dell'Orma del Diavolo, ma nessuno è riuscito a trovarne le prove>>





<<L'unica prova, se così possiamo chiamarla, è un medaglione che il mio bisnonno Ippolito trovò nella Selva di Montescuro. In esso vi è inciso il simbolo dell'Irminsul. Da allora è passato di generazione in generazione fino a mio fratello, ma poiché non ha portato fortuna a nessuno dei suoi possessori, io non l'ho mai voluto indossare e forse avrei fatto meglio a disfarmene del tutto>>



<<E dove si trova adesso?>> chiese Roberto.
<<In cassaforte, assieme agli altri cimeli di famiglia. Ma intendo liberarmene, perché niente di buono è mai derivato alla nostra stirpe da quel simbolo>>
Roberto parve deluso.
Non era superstizioso e nutriva per quel medaglione un interesse autentico.
<<Sarebbe interessante farlo analizzare, per stabilire a che epoca risale. Potrebbe essere un oggetto di grande valore archeologico>>
Virginia si incupì:
<<Mio fratello aveva intenzione di procedere in quel senso, ma non fece in tempo, poiché morì in quell'incidente stradale, con sua moglie, alcuni anni fa>>
Giulia si sentì in dovere di intervenire:
<<Una tragedia! Una vera tragedia!>> dichiarò con enfasi, tanto che sembrò quasi voler ironizzare su quell'evento.
<<Già, mi hai tolto le parole di bocca>> commentò gelida Virginia.
Roberto intuì che quello scambio di battute nascondeva qualcosa, un ennesimo segreto, in una storia che fin dal principio era segnata da una specie di maledizione.
E alla fine di quella storia, così come di quella famiglia, ci sono io.
Improvvisamente la sua condizione di erede gli parve meno appetibile di quanto fino a poco prima gli era sembrato.

A che ora mangiare per dimagrire veramente.



La prova costume è alle porte, mancando ormai pochissimi mesi che ci separano dal primo bagno. Così, sono in aumento le diete per perdere qualche chilo di troppo.
Tuttavia, non è solo importante ciò che mangiamo ma anche l’orario in cui consumiamo.
Stando ai risultati di un sondaggio effettuato nel Regno Unito da un’azienda che produce e commercializza prodotti dietetici ed integratori, la colazione dovrebbe idealmente essere fatta tra le 7 e le 7,30 del mattino (l’orario ideale è 7,11), il pranzo orientativamente tra le 12,30 e le 13, meglio ancora se sono precisamente le 12,38, mentre la cena non andrebbe consumata troppo tardi, prima delle 19, con le 18,14 orario consigliato.
E’ stato utilizzato da pare dell’azienda un campione di mille persone che sono dimagrite in maniera sana identificando gli orari ideali dei pasti per chi vuole essere certo di perdere peso. Inoltre, è stato constatato che per perdere peso è bene non saltare mai i pasti, fare un pranzo leggero e, nelle serate trascorse davanti alla tv, non cedere agli stuzzichini dolci o salati dopo aver cenato.

E se per dimagrire bastasse il primo sole del mattino? Studio Usa





giovedì 3 aprile 2014

Geopolitica del Regno Unito



La carta illustra alcune delle più significative relazioni economiche e finanziarie che il Regno Unito intrattiene col resto del mondo, Commonwealth delle nazioni compreso.

Il totale degli investimenti diretti esteri britannici ammonta a 1.098 miliardi di sterline. Il primo destinatario è l’Ue (531.479 milioni), il secondo sono gli Usa (210.356 milioni). Fonte Ons, 2011.

Il paese che esporta più prodotti nel Regno Unito è la Germania, seguita da Stati Uniti (primo paese per l’export britannico) e Cina.

I poli finanziari con cui Londra tiene i rapporti più stretti sono New York, Tokyo, Hong Kong e Francoforte.

Infine la carta indica i paesi, al di fuori del Regno Unito, dove la Regina è capo di Stato: Canada, Antigua e Barbuda, Belize, Bahamas, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, Saint Vincent e Grenadines, Giamaica, Grenada e Barbados nelle Americhe; Australia, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Isole Salomone, Tuvalu in Oceania.

Carta tratta dall'articolo di Fabrizio Maronta "Per salvare l'Europa aboliamo l'euro?" (Limes)


Elisabetta II a Roma: abito color glicine e spilla di zaffiro



Per la sua visita romana, la regina Elisabetta II ha optato per un outfit particolare, tutto incentrato intorno alla spilla di zaffiro e diamanti appartenuta a sua nonna, la regina Mary. 
Vestito color glicine, capello color lavanda, tre giri di perle, guanti bianchi, borsetta nera, scarpe nere basse.



Intrattenutasi piacevolmente con Napolitano (l'unico capo di stato al mondo ad essere più vecchio di lei!) ha pranzato al Quirinale e la conversazione si è protratta così a lungo da far ritardare il suo arrivo in Vaticano.



La regina ha chiesto scusa al Papa per il ritardo e tra i regali gli ha donato una bottiglia di whisky, un presente piuttosto insolito.



In tutto questo tempo il principe Filippo si è intrattenuto parlando con le hostess, le receptionist e le traduttrici, non smentendo la sua fama di attempato donnaiolo.