venerdì 28 marzo 2014

Le bassezze dell'Alta società. Capitolo 12. Il momento più felice.



Giulia non aveva dormito bene.
Non ricordava esattamente cosa avesse sognato, ma doveva essere stato qualcosa di spiacevole.
E poi risvegliarsi qui, in questo posto...
Le pareva tutto surreale, come stesse accadendo a qualcun altro.
Quell'appartamento degli ospiti era paradossalmente inospitale, ma Giulia non avrebbe saputo spiegarne esattamente il motivo, era solo un’impressione.
Oppure sono i miei fantasmi.
Era molto probabile.
«A cosa pensi, mamma?»
Giulia cadde dalle nuvole: era a tavola e stava consumando la colazione col figlio.
«Mah, a niente di particolare…sto cercando di capire cosa provo, ma non ci riesco»
Il figlio annuì.
«Sono i ricordi?»


«In parte, Roberto, ma c'è dell'altro…voglio dire, questo appartamento io non l’avevo nemmeno mai visto. La famiglia stava al primo piano e poi, ogni tanto, con Virginia andavamo da suo fratello, al secondo…»
Arrossì.
«Ah, perché il fratello abitava in un appartamento separato?»
Giulia sorrise: «Era molto viziato…quasi come te…»


Il figlio sorrise amaramente.
«Sì, peccato che lui fosse un conte mentre io...»
«Scusami, non volevo…»
«Non importa… lo so cosa vuoi dire. Non mi hai mai fatto mancare niente»
Giulia lo osservò con inquietudine.
«Ma tu avresti desiderato di più, non è vero?»
Lui scrollò le spalle: 
«Ognuno desidera ciò che non può avere. Fa parte della natura umana. Ma che senso ha parlarne adesso?»
Giulia chinò il capo e inspirò profondamente.
«Beh, se Virginia fosse generosa con noi…»


Roberto scosse il capo: 
«Io non mi farei troppe illusioni: sai come sono queste vecchie zitelle miliardarie…magari è solo una scusa per fare due chiacchiere e ricordare i bei vecchi tempi…se sono stati belli…perché ancora questo non me l’hai voluto dire»
Giulia sorrise con aria trasognata:
 «Oh, sono stati belli...» esitò un attimo, poi disse «sai, per me questo era un po’ come il mondo delle fate…la Villa, il parco, gli antichi costumi….sì, lo so che alla fine erano lustrini, apparenze…però io ero così giovane, così ingenua…mi sembrava di vivere in una favola»
Il figlio le lanciò uno sguardo penetrante, che mostrava di aver compreso tutto:
«Cenerentola o Biancaneve? E chi era la “matrigna”? E il principe azzurro?»
Giulia accennò a un assenso: 
«C’è bisogno che ti risponda?»
Era stato detto quasi tutto. Quasi…
«Ti hanno fatto soffrire molto, vero?»
Lei sorrise:
<<Non più di quanto hanno sofferto loro stessi, nel momento in cui sono uscita dalla loro vita.  Ti sembrerà strano, ma loro mi hanno amata davvero. Più di ogni altra persona nella mia vita... >>


Lui la fissò negli occhi chiari.
<<Non capisco. Se Virginia e suo fratello ti amavano, perché ti hanno escluso dalla loro vita? E perché tu non hai voluto aver più niente a che fare con loro per quarant'anni?>>
Lei assunse una strana espressione di felicità trasognata:












«Sai, mi ricordo una mattina…ero rimasta a dormire qui, alla Villa. In quegli anni del Liceo, Virginia mi invitava spesso e finiva che parlavamo fino a notte fonda, di tutto…poi ci addormentavamo» arrossì «ma come fanno le ragazzine, sai… è normale, niente di erotico…si sa, era solo amicizia…» esitò un attimo «...comunque, insomma, una mattina…quando mi risvegliai, vidi che Virginia mi guardava con ammirazione e ricordo ancora le parole che mi disse “Tu sei sempre bella, anche appena sveglia.” E io mi sentii così fiera di me, dell’ammirazione che suscitavo in una persona così aristocratica...


Mi venne naturale risponderle che anche lei era molto bella…ed era vero…e fu allora, solo allora che mi resi conto di quanto Virginia assomigliasse a suo fratello. Fu lì, in quel preciso istante, che capii di essere innamorata di Alessio Ozzani. Mi trovavo imprigionata in un triangolo assurdo, e se fossi stata saggia, mi sarei dovuta preoccupare, e invece mi sentivo bene, come se fossi parte della famiglia. Che sciocca, vero?»
Il figlio pareva conoscere questa storia da sempre, perché non apparve per nulla stupito.
«Tutti gli adolescenti sono sciocchi»
Lei lo gratificò con uno sguardo d'intesa:
«Sì, tremendamente sciocchi! Ma a volte è necessario che sia così, perché gli errori commessi a quell'età permettono di crescere, di capire. E anche quando ci sono delle conseguenze serie, per lo più si tratta di cose che si possono rimediare. Per questo, anche se io sono stata una sciocca a sentirmi parte di quella famiglia, alla fine non penso che sia stato tutto sbagliato, perché quella gioia era vera, e Virginia ed Alessio mi adoravano sul serio...


.... e mi sembrava di avere il mondo in mano…no, non ridere…dico sul serio: quella mattina credevo veramente di averli tutti in pugno, di essere l'artefice del mio destino e anche del loro.
Ero convinta che quello sarebbe stato il primo giorno della mia nuova vita da “principessa”, una vita da favola...» una lacrima le rigò il viso, ma continuava a sorridere «Ecco…fu quello…sì, fu quello…» la commozione la fermò.
«Cosa?»
«Il momento più felice della mia vita»
Il figlio stava per replicare, ma bussarono alla porta.
Era la governante. 
La Signora li aspettava.

Il gatto quotidiano



A grande richiesta torna la rubrica "Il gatto quotidiano". Godetevi queste simpaticissime foto dei nostri buffi amici domestici!









La realtà virtuale incontra i social network: Facebook acquista Oculus




Mark Zuckerberg riapre il portafogli. Facebook ha acquistato Oculus, società leader nella costruzione della realtà virtuale, per due miliardi di dollari. 400 milioni di dollari in contanti e 23,1 milioni di azioni Facebook. Spiccioli se confrontati con i 19 miliardi di WhatsApp, ma pur sempre un'operazione di peso in un settore ancora tutto da esplorare. 
Ora la domanda è: che se ne fa Mark Zuckerberg di Oculus? Di certo non si fermerà ai giochi, che pure rappresenteranno una (ulteriore) diversificazione degli investimenti. Ma c'è altro. Lo ha spiegato lo stesso Zuckerberg: "Il mobile è la piattaforma di oggi e ora ci stiamo anche preparando alle piattaforme di domani". Cioè? "Oculus ha la possibilità di creare la piattaforma più social di sempre, e cambiare il modo in cui lavoriamo, giochiamo e comunichiamo". Un social sempre più interattivoe un'interazione sempre più realistica. 
realta aumentata (4)
Brendan Iribe, co-fondatore e amministratore delegato di Oculus, forte della nuova alleanza, alza il tiro: "Siamo pronti a offrire la migliore piattaforma di realtà virtuale del mondo. Sarà definita in modo forte dalleesperienze sociali che connettono le persone". Questo è il progetto a medio-lungo termine. Nell'immediato c'è da rintuzzare la concorrenza degli altri produttori di device per la realta virtuale applicata ai videogame: Sony ha lanciato Project Morpheus e microsoft Microsoft è pronta a giocarsi la partita.
oculus

Il Paese più visitato al mondo non è quello che pensate

Normandia

I turisti girano per il mondo e naturalmente scelgono le destinazioni che amano di più. Però ci possono essere sorprese, almeno se ci si basasse sui luoghi comuni.


Per alcuni potrebbe essere una sorpresa scoprirlo, ma è così: la Francia è la meta turistica più visitata al mondo. Con i suoi 81 milioni di turisti all’anno batte di venti milioni gli Stati Uniti, che si collocano al secondo posto.
E l’Italia, come si posiziona? Bene ma non benissimo, con circa 46 milioni di visitatori. Quinta nel mondo e terza in Europa. Davanti a noi, oltre a Francia e Usa, ci sono Cina e Spagna.
In fondo alla lista troviamo invece i meno visitati (per i quali esistono dati disponibili): e sono le Isole Solomon (23mila), la Moldova (11mila), Kiribati (5mila e 300), le isole Marshall (5mila) e Tuvalu, con solo 1200 visitatori. 

I cattolici negli Stati Uniti: mappa e percentuali




"Con un’impostazione inedita e nomine cardinalizie in controtendenza rispetto al passato, Francesco ha invece sparigliato le carte. Più che per i temi etico-sessuali, d’ora in poi il successore di Pietro ha intenzione di spendersi per le questioni sociali ed economiche. Il suo sostegno non sarà più appannaggio esclusivo dei conservatori.

Colti di sorpresa, i due partiti d’America cercano di adattarsi e di volgere a loro favore il nuovo corso della Chiesa universale.

Non per intercettare il fantomatico «elettorato cattolico» – a dispetto dei luoghi comuni, da decenni il voto dei cattolici riflette fedelmente quello del resto della popolazione – quanto per sfruttare la popolarità di Francesco.

Per Obama si tratta di nobilitare la sua eredità politica, magari corredandola di qualche successo legislativo. Per repubblicani e democratici l’obiettivo è (ri)definire il loro ruolo nel panorama nazionale, nel tentativo di aggiudicarsi le prossime consultazioni parlamentari e presidenziali.

In ogni caso un cambiamento epocale. Specie per il Grand Old Party, che per oltre vent’anni è stato l’interlocutore privilegiato dei vescovi."


La carta rappresenta la distribuzione dei cattolici negli Stati degli Usa, le province ecclesiastiche e le diocesi. A una più elevata percentuale di cattolici corrisponde un colore più scuro sulla mappa. Nei quadretti sono scritte le percentuali di cattolici e protestanti.

[Carta di Francesca La Barbera]

giovedì 27 marzo 2014

Le bassezze dell'Alta società. Capitolo 11. Anni Cinquanta.



La vita Giulia Federici si incrociò con quella di Virginia Ozzani di Fossalta nei primi giorni di ottobre del 1956, quando divennero compagne di banco in quarta Ginnasio.
L’Italia di allora era  arcaica, antropologicamente chiusa nelle sue millenarie tradizioni, 
Quasi tutti erano contadini, artigiani, piccoli commercianti, operai.
La borghesia era ancora ben distinta dal popolo, così come lo era dall'ormai esangue aristocrazia, ma nessuno sospettava che il miracolo economico fosse dietro l'angolo e che sarebbe stato seguito dalla nascita della società di massa. 
Il Ginnasio non era comunque più un'esclusiva dei ricchi: i figli delle classi popolari si stavano preparando a diventare la nuova classe dirigente e a seppellire l'elite che da un centinaio d'anni aveva, pur nell'alternanza dei regimi politici, imposto e mantenuto la propria supremazia.



Virginia Ozzani di Fossalta faceva parte del vertice di quell'elite, anche se non era consapevole, ancora, dei debiti che gravavano sulla sua nobile stirpe.
Giulia Federici era figlia di un medico e quindi apparteneva comunque a quello che oggi chiameremmo, con un'eufemismo politicamente corretto, "un ceto abbiente", ed i suoi genitori le avevano offerto un'educazione da "ragazza per bene". Questo presupposto, che in molte sue coetanee sarebbe rimasto un limite, in lei divenne qualcosa di diverso. La buona educazione, unita ad una intelligenza fuori del comune e ad una grazia innata, aveva fatto di lei una persona di classe, e tale sarebbe rimasta, anche nelle più grandi avversità.



E fu proprio quella personalità di classe ciò che rese Giulia a tal punto interessante, agli occhi di Virginia, da farle guadagnare, senza averlo cercato, il ruolo di compagna di banco, proprio mentre un'altra decina di ragazze se lo stava più o meno sfacciatamente disputando.
Giulia era il tipo di persona che riusciva ad apparire "superiore alle circostanze", come se nessun dolore e nessuna umiliazione potessero sottrarle il carisma di chi ha appreso a reagire in modo appropriato ad ogni eventualità.
Virginia, che sapeva benissimo di dovere la sua popolarità quasi esclusivamente al cognome che portava, rimase incantata da quella coetanea che, pur non conoscendo nessuno, pareva non solo a proprio agio, ma quasi condiscendente nel modo in cui osservava i comportamenti ancora immaturi delle compagne di classe.
Va detto, a titolo di merito nei confronti di Virginia, che ella sapeva riconoscere subito il valore delle persone e capiva immediatamente quando era preferibile averle amiche, piuttosto che nemiche.
Certo, col senno di poi, valutando le conseguenze di quella decisione, molti direbbero che sarebbe stato preferibile che Virginia non avesse fatto cenno a Giulia di avvicinarsi e di sedersi a fianco a lei.
Qualcuno si potrebbe domandare come mai Giulia fu così rapida nell'accettare l'offerta di Virginia.
Per molti anni, in seguito, lei stessa si sarebbe posta quel quesito, senza trovare una risposta razionale.
Eppure la risposta era molto semplice. Si era trattato di un automatismo insito in quelle buone maniere che facevano parte della sua formazione e che nascondevano, dietro a quell'aura di gentilezza principesca, un'indole tutt'altro che arrendevole.

Danny Bowman: il selfie-addict che ha tentato il suicidio.

selfie

Ha iniziato a 15 anni e dopo 4 anni, all’età di 19 anni dedicava 10 ore al giorno alla ricerca dello scatto perfetto. Ben 200 scatti al giorno dal suo inseparabile smartphone. 
L’ossessione aveva raggiunto livelli tali da indurlo ad abbandonare la scuola: ha perso oltre 20 kg ed è rimasto persino bloccato a casa per 6 mesi per un infortunio causato dalla sua imperizia mentre cercava lo scatto perfetto. Una parabola discendente culminata con il tentativo di suicidarsi sventato dalla madre del ragazzo.
In un’intervista al Mirror ha dichiarato:
Ero sempre alla ricerca del selfie perfetto e quando ho capito che non ci sarei mai riuscito ho desiderato la morte. Questa ossessione mi ha portato via gli amici, la scuola, la salute e quasi la mia vita
A Danny , che si crede essere il primo selfie-addict britannico, è stato diagnosticata dipendenza tecnologica acuta e disturbo da Dismorfismo Corporeouna forma di nevrosi che induce chi ne è affetto a preoccuparsi eccessivamente del proprio aspetto.
Danny racconta di aver perso completamente il controllo dopo l’esito negativo di un casting da modello. La delusione cocente è stata la miccia di un’ossessione che poi l’avrebbe portato a tentare il suicidio.
Lo psichiatra che ha in cura il ragazzo ha confermato al Mirror che Danny rappresenta un caso estremo ma che non è il solo e che è necessario discernere attentamente tra ciò che appare come un eccesso di vanità e un vero disagio psicologico collegato ad un altissimo tasso di suicidi tra i giovanissimi.
Non ci si rende conto quanto sia pericoloso pubblicare foto di se stessi sui social network : è facile restare vittima del bisogno dell’approvazione altrui e quando questa manca, gli effetti sono devastanti. E ‘una dipendenza come quella da droga, dall’alcool e dal gioco d’azzardo. Non voglio che nessun altro passi ciò che ho passato io
Ecco perchè ha deciso di condividere la sua storia.

La self-promotion in rete: consigli utili ed efficaci.




Come fare autopromozione senza essere sfrontati: qui le istruzioni giuste per saper galleggiare e, anzi, andare con il vento in poppa sui blog, sui social media e in generale nelle relazioni on-line. Per certi tipi di lavori, soprattutto quelli creativi, farsi conoscere è il 90% del successo. 
1) Circondati di persone creative e collaborative.
Sono finiti i tempi del genio artistico solitario, se mai sono esistiti, che sfornava capolavori lavorando di nascosto nel solaio. Far parte di questo gruppo non dipende da quanto si è svegli o creativi. Bensì da quello che devi fare per dare un buon contributo. Un gruppo efficace può essere costruito anche su internet, ed è quello di cui ci si occupa qui.
2) Vali quello che vale il tuo ultimo post, quindi aggiorna spesso
Meglio ancora: aggiorna ogni giorno. Se quello che posti in rete non è il tuo lavoro migliore, sarà presto dimenticato. Basteranno poche ore: è la natura, onnivora ed effimera, del web. Che fare? Nutrirlo tutti i giorni. Anche con lavori incompleti, da migliorare, che portano spesso in avanti e fanno migliorare. Oltre che aumentare le possibilità di condivisione.
3) Si lavora solo con una buona routine giornaliera
L’unica strada per mantenere un buon equilibrio tra lavori di ampio respiro e opere di giornata è mantenere una ferrea routine giornaliera.
4) Traccia confini ben precisi
Per il lavoro di ogni giorno ci vuole una seria divisione di spazio e di tempo. Per quanto riguarda i creativi, avere a disposizione l’intelligenza aumentata di internet è forse peggio: costringe a lavorare di più. È bene sapersi ritagliare dei momenti e delle ore specifiche per interrompere quello che si fa e guardarsi attorno. Poi, cogliere l’attimo e inviare ogni forma di promozione. Ogni giorno, senza esagerazione, e senza inquinare il tuo lavoro creativo.
5) Meglio avere un buon network piuttosto che un buon progetto
Sembra l’anticamera della cialtroneria, ma non lo è. Per evitare di diventare “spam umano”, cioè riuscire a raggiungere un vasto pubblico senza però destare attenzione, è bene avere già dei caposaldi precisi, un network di colleghi, amici, follower, persone interessate. Queste sono il nocciolo duro da cui poi irradiare le proprie idee. Ma va costruito per bene, con attenzione, cura e fatica.


mercoledì 26 marzo 2014

Le bassezze dell'Alta società. Capitolo 10. Virginia.




Virginia Ozzani, Contessa di Fossalta, sedeva nel salottino privato a piano terra di Villa Ozzani, immersa nei suoi pensieri.
A riportarla alla realtà (o come avrebbe detto Freud al "principio di realtà") fu la governante.
«Sono arrivati, signora Contessa» annunciò gravemente la donna, senza riuscire a mascherare la sua contrarietà riguardo a tutta quella maledetta faccenda.
«Mmm…» fu l'unica risposta di Virginia, alla quale seguì un silenzio imbarazzato, che poteva significare tutto e nulla allo stesso tempo.
«Ho detto che Voi stavate dormendo»
Silenzio.
La governante attese per un interminabile minuto, poi decise che il suo tempo era più prezioso di quello di Virginia Ozzani di Fossalta.
«Mi avevate ordinato voi di dire così»
A quel punto Virginia parve finalmente ridestarsi da un antico sogno.


«Concetta…»
La voce di Virginia era flebile e stanca.
«Sì, signora Contessa?»
«Com’erano?»
Questa curiosità l’aveva tormentata tutto il giorno, molto di più del dolore che le provocava la sua malattia.
<<In che senso?>>
<<Fisicamente. Giulia è ancora così bella come nelle foto che ti ho fatto vedere?>>


«No, per niente. E' invecchiata, si è tutta rinsecchita, sta messa male…se mi posso permettere, signora Contessa, sta messa peggio di Voi, secondo me!»
Virginia rise per l'impertinenza della governante e si accese una sigaretta.


<<Non dovreste fumare, signora Contessa. Lo sapete cos'ha detto il medico>>
Virginia scrollò le spalle:
<<Al diavolo i medici! Mi restano pochi mesi di vita, lasciameli vivere a modo mio! Piuttosto, descrivimi meglio com'è adesso Giulia>>
La governante sollevò gli occhi al cielo, maledicendo le stranezze degli aristocratici e della contessa Virginia in particolare.
<<Ve l'ho detto. Sembra più vecchia della sua età, e più stanca. Sembra lei, la malata, mica voi. Con il dovuto rispetto. Aveva una faccia sconvolta, tutta scarmigliata, le borse sotto gli occhi... ha perso la sua bellezza di gioventù>>


«O formosa puella, nimium ne crede colori» commentò Virginia, laconicamente.
«Cosa?» 
«E’ latino, Concetta: una delle citazioni preferite di Giulia, del poeta Virgilio, che è sepolto dalle tue parti»
La governante assunse un'espressione grave, di circostanza:
«Ah è morto, poveretto!»
Virginia sollevò gli occhi al cielo:
«Sì, più o meno da duemila annicadunt alba ligustra, vaccinia nigra leguntur…»


«Eh?»
«Niente….dimmi, piuttosto…lui…com’è lui?»
C'era una certa frenesia nella voce di Virginia.
La governante sorrise:
«Il figlio? Un fighetto, tutto ben vestito! Pare un nobile!»



<<Assomiglia a com'era il vostro povero fratello, da giovane>>
Virginia sentì una fitta di dolore acuto nello stomaco.
«Portami un'Oxycontin, presto!»
La governante sgranò gli occhi:
«O Maronna! Vi avevo detto che non dovevate fumare!»
Virginia si piegò in due dal dolore, poi urlò:
«Taci e portami la medicina….ho una fitta… dai, muoviti!»
Concetta obbedì borbottando:
«Eh, chesti nobbiliun secondo, faccio presto, state calma…»
Quando la governante fu uscita, Virginia si lasciò andare ad un urlo che pareva un pianto strozzato.
Anch'io sono stata giovane e bella... un fiore che però nessuno ha colto...


Il suo stesso urlo le rimbombò nei timpani come il latrato di un cane.
Dio mi punisce! Punisce la mia anima dannata…
Tutto aveva sbagliato, tutto!
Ma peggio ancora era stata la perseveranza nell’errore, la pertinacia, l’ostinazione cieca con cui per quarant’anni aveva rimosso ogni dubbio scomodo, ogni rimorso, ogni minimo pensiero che potesse intaccare l’edificio di menzogne su cui aveva costruito la sua vita.
Giulia! Giulia!
Quante parole non dette, quanti equivoci.
Giulia, se tu sapessi tutta la verità, forse potresti persino riuscire a perdonarmi.
Giulia.
Quel nome era ancora musica nelle sue orecchie.
L’amicizia di due fanciulle adolescenti, cosa c'è di più bello, di più puro?
E di più ipocrita.
Perché dobbiamo sempre far del male a chi amiamo?
Si ricordò la ballata di Oscar Wilde, quella scritta dopo la prigione, dopo la devastazione della sua vita a causa di un amore proibito.
<<Each man kills the thing he loves...>>


Ognuno uccide la cosa che ama, ma non è tenuto a morirne.
Lei sì, però.
Lei stava morendo e forse era una punizione di Dio per aver tradito tutte le persone che amava.
Ma la mia stirpe sopravvivrà! Su questo almeno non ci sono dubbi!
La governante rientrò, con una flebo di Oxycontin.
«Ecco, signora Contessa, siete pronta?»
Virginia annuì.
L’iniezione tanto attesa…e poi l’oblio…
Domattina…sì…tutto si risolverà…Giulia…Giulia…
Mentre il sonno stendeva una coltre anestetica su di lei, il sogno disegnò i contorni di una scena di un passato mai accaduto…non così, almeno…
C’era Giulia, sempre lei, sempre in quel prato, era primavera inoltrata, sotto al glicine, si era sciolta i capelli, brillavano al sole, oro, sì, oro…e sorrideva…


«Sei un angelo» le diceva «vorrei essere come te! Vorrei…vorrei…»
«Virginia, tu sei molto più bella di me!» (le sue parole come musica celestiale)


«Cosa conta la bellezza, se non ti permette di avere ciò che desideri?>>
Giulia scosse il capo:
<<Virginia, tu hai già tutto! Oltre che bella sei anche ricca, nobile, hai mille corteggiatori... ma cosa vuoi di più dalla vita?>>
Virginia lo sapeva, ma non poteva dirlo.
Troppi segreti, ci sono troppi segreti...
La scena cambiò…li vedeva, lei e suo fratello Alessio, si toccavano, nella legnaia…
C'erano infinite ragioni per impedire che quel rapporto si consumasse.
Voleva urlare, fermarli ad ogni costo.
Ma la voce non le veniva, voleva gridare e non ci riusciva, e i tetti della legnaia tremavano e sembrava ci fosse il terremoto e il cielo era rosso, e lei correva verso il bosco, e voleva urlare ma non ci riusciva…
Il sogno perse ogni significato, tutto diventava confuso.
Rimanevano solo l'urlo e il furore…e un nome, un solo nome restava e risuonava e martellava…Giulia…Giulia…Giulia…
E poi calarono le tenebre.





Mappa dei comuni che hanno scelto di cambiare regione





Nel 2005 il comune apripista di San Michele al Tagliamento tenne il primo referendum della storia. Il quesito non fu approvato per mancato raggiungimento del quorum. Fu così un piccolo comune delle Dolomiti bellunesi, Lamon, a riaprire la questione dei confini regionali, esprimendosi per l'annessione alla provincia di Trento, della quale non aveva mai fatto parte né politicamente, né geograficamente, ma con la quale vanta solo la vicinanza territoriale ed economica. Il fenomeno così innescato fu poi definito da alcuni Terremoto di Lamon per le dimensioni assunte a livello sia regionale sia nazionale.





Regione di appartenenza
Regione di aggregazione
Data del referendum
Esito del referendum
S. Michele al Tagliamento
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
29-30 maggio 2005
Non ha partecipato la maggioranza degli aventi diritto
Lamon
Veneto
Trentino-Alto Adige
30-31 ottobre 2005
Favorevole al distacco
Pramaggiore, Gruaro, Teglio Veneto
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
26-27 marzo 2006
Non favorevole al distacco
Cinto Caomaggiore
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
26-27 marzo 2006
Favorevole al distacco
Savignano Irpino
Campania
Puglia
11-12 giugno 2006
Non favorevole al distacco
Sovramonte
Veneto
Trentino-Alto Adige
8-9 ottobre 2006
Favorevole al distacco
Noasca
Piemonte
Valle d’Aosta
8-9 ottobre 2006
Favorevole al distacco
Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Sant’Agata Feltria, San Leo, Talamello
Marche
Emilia-Romagna
17-18 dicembre 2006
Favorevole al distacco
Carema
Piemonte
Valle d’Aosta
18-19 marzo 2007
Favorevole al distacco
Asiago, Conco, Enego, Foza, Gallio, Lusiana, Roana, Rotzo
Veneto
Trentino-Alto Adige
6-7 maggio 2007
Favorevole al distacco
Montecopiolo, Sassofeltrio
Marche
Emilia-Romagna
24-25 giugno 2007
Favorevole al distacco
Cortina d’Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana, Colle S. Lucia
Veneto
Trentino-Alto Adige
28-29 ottobre 2007
Favorevole al distacco
Monte Grimano Terme, Mercatino Conca
Marche
Emilia-Romagna
9-10 marzo 2008
Non ha partecipato la maggioranza degli aventi diritto
Sappada
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
9-10 marzo 2008
Favorevole al distacco
Pedemonte
Veneto
Trentino-Alto Adige
9-19 marzo 2008
Favorevole al distacco
Valvestino, Magasa
Lombardia
Trentino-Alto Adige
21-22 settembre 2008
Favorevole al distacco
Meduna di Livenza
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
30 novembre-1° dicembre 2008

Leonessa
Lazio
Umbria
30 novembre-1° dicembre 2008

Il primo e unico iter portato a termine è stato quello per il distacco-aggregazione dell'Alta Valmarecchia dalle Marche all'Emilia-Romagna. La variazione territoriale è in vigore dal 15 agosto 2009. La regione Marche ha interposto ricorso alla Corte costituzionale per riottenere il territorio, ritenendo violati alcuni principi della Carta fondamentaleNel luglio 2010 la Corte ha deciso sul ricorso, ritenendolo infondato e rendendo definitivo il distacco-aggregazione dei sette comuni


Luoghi da sogno e curiosità acquatiche



Le piscine termali naturali sono tra i luoghi da sogno che meritano di essere visitati o anche solo di essere osservati e gustati anche per il piacere degli occhi. L'isola che vedete qui sotto, Santorini, con quella meravigliosa spiaggia e quel lago interno, si trova in Grecia.






Meno da sogno, ma molto simpatico e sempre relativo all'acqua è questo parco dove si può stare comodi e asciutti in mezzo al lago.

martedì 25 marzo 2014

Le bassezze dell'Alta Società. Capitolo 9. Il Sommo Poeta


Laura Ozzani di Fossalta, un'altra delle sorelle del conte Umberto destinata ad un matrimonio catastrofico, sposò in giovanissima età, di nascosto e contro la volontà della famiglia, un sedicente poeta futurista e avanguardista, di nome Adriano Trombadore, uomo bruttissimo (assomigliava a Montale, purtroppo solo nel fisico), ma inspiegabilmente affascinante agli occhi delle donne, forse per la sua voce baritonale.



I Trombadore erano una famiglia della media borghesia (oggi si direbbe "di ceto medio"): il padre di Adriano era insegnante di liceo classico (cosa che a quell'epoca aveva un prestigio ben maggiore rispetto ad oggi) e possidente di terre nella zona di Fossalta (i nonni infatti erano agricoltori agiati, i bisnonni coltivatori diretti e i trisavoli braccianti presso il feudo Ozzani), la madre era figlia di un farmacista.
Erano tutti ferventi fascisti dal ’22 al ’43, poi repubblichini di Salò fino al 25 aprile ‘45, improvvisamente liberali fino al ’48, democristiani fino al ’54, socialdemocratici fino al ’63, socialisti fino al 75’, comunisti di ferro in seguito.
Adriano, il Sommo Poeta, si era sempre distinto per le sue idee dannunziane e ciò gli era valsa la stima del generale De Toschi e della Signorina Carlotta, sua compagna di studi (e non solo di studi), che lo aveva introdotto a Villa Ozzani.
Fu in tale occasione che, dopo essersi distinto per la sua personalità dandy e per la sua eloquenza, venne assunto dal Conte Ozzani per scrivergli i discorsi ufficiali.



Come ebbe a scrivere, all'incirca, Mordecai Richler, i ricchi possono permettersi quasi tutto, ma un poeta non dovrebbero permetterselo: "è qualcosa che ha a che fare con la dignità umana, con la sacralità della parola"



Ma Adriano Trombadore, pur disprezzando "il vile denaro" a parole e facendone, come tutti i radical-chic, un usus pauper (seguendo la regola di San Bonaventura riguardo ai beni materiali posseduti dai francescani, che potevano sì possederli, ma erano tenuti a "usarli nel disprezzo") sotto sotto aveva già fatto suo l'antichissimo adagio latino secondo cui pecunia non olet.
In tal modo divenne, presso gli Ozzani, qualcosa di simile a ciò che Ovidio era diventato presso la dinastia imperiale Giulio-Claudia ai tempi di Augusto, e, allo stesso modo del grande poeta latino, finì per cadere in disgrazia a causa di un eccesso di licenziosità erotica e di un errore imperdonabile (carmen et error me perdiderunt).



La sua personalità seducente e dannunziana fece sì che la figlia preferita del Conte, la dolce Laura Ozzani di Fossalta, si innamorasse di lui.



Fu così che, in un dì fatale del ‘33, mentre leggeva “per diletto” assieme alla dolce Laura, un passo del canto V dell’Inferno (scelta non del tutto casuale), fu travolto da un’insolita passione (questa era la sua versione dei fatti) per la nobile (e ricca) donzella.
E siccome l’amore a nullo amato amar perdona, Laura fu presa del costui piacer sì forte ecc. ecc…
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse (povero Dante!) e quel giorno più non vi lessero “avante”.
Fuggirono dalla Villa la sera stessa, pernottarono in un albergo e il giorno dopo partirono per Firenze.
 Lì vissero per un mese in un appartamento con vista su Piazza della Signoria, pagando vitto e alloggio con i denari ricavati al Monte dei Pegni, dove Laura aveva depositato tutti i suoi gioielli e anche altri trafugati dallo scrigno della madre, la Contessa Adelaide della nobile famiglia Aldrovandi.
(A tal proposito farà bene un rapidissimo ripasso dell'albero genealogico della nobile famiglia Ozzani di Fossalta e delle famiglie ad essa collegate, tra cui i Trombadore, i De Toschi, i Papisco, i Rubini, i Federici e i Bruni)


 Ippolito Ozzani di Fossalta   +   Valeria Serbelloni  
                                                                                 |
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                                                |                                                          |
                              
       Vittorio Ozzani di Fossalta + Adelaide Aldrovandi      Violetta + Gen. DeToschi                                              
                1892- 1948                |    1899-1994                   1909-1929     1895-1978  
                                                  |                                                         |          
                                                  |                                              Carlotta De Toschi
                                                  |                                                      1929
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        |                           |                      |                              |                     |
  Umberto              Carlo                 Grazia                 Laura                   Margherita
1915-1986       1917-1995           1919-1997            1921-1998         1923 -2000
       +                                                                                +                    +
 Claudia                                                         Adriano Trombadore   Giuseppe Papisco
Protonotari                                                         1912 – 1987                1916-1998
Bonaccorsi                                                                                              |        divorzio 1975               |                                                                                                              |         risposatosi poi con 
1919-2000                                               --------------------------------------------------
       |                                                     |                      |               |                
----------------------------                Piergiuseppe      Benedetta      Goffredo                 +
|                          |                           1944               1947              1949          Serena Sarpi
Alessio          Virginia                                         +                                              1937
1940-1999     1942                                Massimo Piccioni                                        | 
+                                                           1940        |                                             Bramante
Esther                                  ----------------------------------------------                                1967
Rubini                                  |                                     |
1943-1999                     Alberto Piccioni              Cristina Piccioni

(+ Giulia                        1970                                     1975                                            
      Federici
       1942)
   |
Roberto Bruni Ozzani
1962

Per coronare il loro sogno d'amore, anche se forse nel caso di Adriano si sarebbero potute usare parole un po' diverse, almeno riguardo ai moventi che spinsero uno scapolo impenitente come lui a recarsi all'altare con gioia paragonabile a quella di un condannato che si reca al patibolo, decisero di regolarizzare la loro unione.
Va però riconosciuto al Trombadore che il suo addio al celibato e alla vita di tombeur de femmes, per quanto temporaneo, sia avvenuto in grande stile.
Lui e Laura Ozzani di Fossalta si scambiarono i voti nuziali nientemeno che nella basilica di Santa Croce, giurandosi eterna fedeltà sulle tombe di Foscolo e Alfieri, di Machiavelli e Galilei (i quali ancora si rivoltano).





L'idillio fiorentino fu breve e non sopravvisse alla clausola "in ricchezza e in povertà".
Finiti i soldi, infatti, data l'impossibilità, per un poeta del calibro di Adriano Trombadore, di umiliarsi lavorando in attività indegne del suo genio creativo, se ne tornarono nella ariostesca Ferrara, che non li accolse proprio a braccia aperte.
Ma ormai ineluttabilmente sposati agli occhi di Dio, della Patria e della Famiglia, oltre che del Duce, del Vate e del Re. Inoltre, piccolo dettaglio, Laura era incinta di un futuro balilla della grande nazione proletaria italiana, poi chiamato Dante Gabriele, in onore dei colleghi del Sommo Poeta (che ignorava che la stessa idea era venuta anche ad un certo Rossetti, un secolo prima)
Soggiornarono per qualche settimana presso la Villa De Toschi, che in fatto di mediazioni di coppia non aveva rivali.
Ma qui il Sommo Poeta, come ormai Adriano si faceva chiamare dai suoi ammiratori, per quanto non avesse ancora scritto il capolavoro che aveva in mente e che si sarebbe dovuto intitolare, profeticamente, "La grande bellezza", decise, per raggranellare quel po' di "vile denaro" (che gli serviva per i sigari Montecristo e per il whiskey della McTavish, acquistato in contrabbando, oltre che per onorare i debiti contratti nei casini e nei casinò),  di concedere lezioni private alle giovani e avvenenti studentesse di buona famiglia.



Questo poté durare fintanto che il mercato delle lezioni private non fu monopolizzato dalla signorina Carlotta De Toschi. Nel momento in cui la De Toschi si accorse che il Trombadore era un concorrente di non poco conto, decise che "non era decente" ospitare a casa sua, "una dimora onorata" un uomo "di dubbia moralità".
Oltre a sbattere fuori lui e famiglia, la devota Grand Mademoiselle dell'alta società ferrarese, iniziò contro di lui una campagna denigratoria senza precedenti e, a voler essere onesti, non del tutto infondata.



Laura Ozzani di Fossalta era però troppo orgogliosa e ostinata per tornare da sconfitta alla Villa di famiglia, e quindi decise che la cosa migliore fosse andare a vivere presso la famiglia Trombadore. Qui divenne grandissima amica dei suoceri e della cognata Carolina, della cui generosità fece ampiamente tesoro. Le nacque una seconda figlia, Angela Beatrice, di una bruttezza imbarazzante, che però avrebbe avuto una vita sentimentale molto intensa.
Infine, quando nacque il terzo figlio, Ludovico Torquato, le lezioni private non bastarono più e il Sommo Poeta dovette tornare, col capo cosparso di cenere, a Canossa, ovverosia a Fossalta, a implorare (ma solo tatticamente, come faceva intendere lui ai suoi devoti discepoli) il perdono degli Ozzani.
Poiché il nuovo Conte, il "giovane" Umberto, suo cognato, aveva bisogno di qualcuno che lo rendesse meno pregiudizialmente condannato dalla nascente potenza delle cooperative rosse, alla fine, unendo gli appoggi della destra con quelli della sinistra, il Sommo Poeta Trombadore riuscì a diventare prima insegnante di liceo classico (collega e concorrente numero uno della signorina Carlotta De Toschi) e poi addirittura libero docente di Letteratura Italiana presso l'Università, entrando subito in polemica, tramite audaci provocazioni, con personaggi "di peso" quali don Benedetto Croce, anche se di questa notizia non si hanno fonti del tutto attendibili. Pare che Trombadore scrivesse a Croce lettere di fuoco alle quali don Benedetto, regolarmente, non rispondeva.



Se come poeta e critico letterario non aveva ancora ottenuto il meritato successo, ben altri furono i suoi allori come seduttore. Tutte le studentesse e le colleghe si innamoravano di lui, per motivi inspiegabili agli occhi della maggioranza “illetterata”. La sua bruttezza era infatti peggiorata a causa dell’abuso di alcool e fumo: era diventato grasso, paonazzo, con occhi sporgenti da batrace, capelli biancastri scarmigliati, a volte, insinuavano i soliti maligni, aveva persino la bava alla bocca.
Ma più diventava laido e osceno, almeno a detta degli invidiosi, che lui giudicava "autorità borghesi reazionarie e seguaci del capitalismo", più le donne impazzivano per lui.
La sua fama di Sommo Poeta si accrebbe, anche se nessuno avrebbe saputo citare nemmeno un verso delle sue poesie.
In verità nessuno le aveva lette. Anzi, per dirla tutta, nessuno aveva mai avuto la prova che tali poesie esistessero veramente.
Per anni, il Trombadore esercitò il suo fascino “letterario” su studentesse e colleghe, riuscendo però, a riprova del fatto che non fosse certo uno stupido, a non farsi mai cogliere in flagrante adulterio né da sua moglie, né dai mariti o fidanzati o genitori delle sue donzelle.
Il suo prestigio di professore e poeta divenne tale che sua moglie Laura era talmente fiera di cotanto marito che preferiva farsi chiamare Signora Trombadore piuttosto che Signora Ozzani di Fossalta.
Tra le frequentatrici di Villa Ozzani, l’unica che non si fece mai incantare dalle fanfaronate del Trombadore fu proprio la nostra Giulia Federici, e questo le costò l’ostilità non solo del Sommo Poeta, ma anche di sua moglie Laura, che la gente chiamava “la Somma Poetessa, quasi che la presunta poesia del primo si potesse trasferire per osmosi alla seconda.



Tra l’altro la giovane Giulia Federici ebbe come docente di lettere, al liceo, proprio il Trombadore, e siccome si mostrò "inspiegabilmente" refrattaria alle "raffinate" avances del Sommo Poeta, ne dovette subire le angherie e le rappresaglie in termini di interrogazioni punitive e voti non troppo brillanti.
 Fortunatamente, però, il Sommo era quasi sempre assente da scuola a causa di imprecisate malattie, che sarebbe stato meglio chiamare postumi di sbornie colossali.
Avremo modo di ritornare a parlare di costui e della sua famiglia e del legame inestricabile che questa ebbe con Giulia Federici e con suo figlio Roberto Bruni, oltre che, naturalmente, con la saga familiare degli Ozzani di Fossalta.