Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
mercoledì 19 marzo 2014
La nuova sterlina della regina Elisabetta assomiglia all'euro
Ecco la nuova sterlina britannica. A parte il sempiterno volto di Elisabetta II Windsor, che da 62 anni campeggia inesorabile sulla moneta del Regno Unito, il nuovo conio ricorda in maniera preoccupante quello dell'euro. Voi che ne dite?
Dove si trova il grattacielo più pazzo del mondo?
E' veramente un edificio del tutto stravagante, che farebbe pensare ad un paese esotico e invece si trova in Francia. Nel centro di Montpellier vi è questo bizzarro ma affascinante grattacielo a forma d'albero. La torre alta 17 piani ospita appartamenti, uffici, bar con vista panoramica, un ristorante e una galleria d'arte.
Tredici tipi di persone che si incontrano su Facebook
Mi sono iscritto a Facebook nel 2008 e nonostante la raccomandazione di mister Zuckeberg secondo cui si deve chiedere l'amicizia solo a chi si è conosciuto già di persona, la maggioranza dei miei 1864 contatti FB sono con persone che non ho mai incontrato faccia a faccia. Per fortuna.
Le tipologie infatti sono quelle che la tabella qui sopra elenca in maniera ineccepibile!
martedì 18 marzo 2014
Mappa dell'Europa 2014
La carta raffigura la spaccatura tra Europa del Nord ed Europa del Sud. Sono riportati i dati sul debito pubblico (in valore assoluto e in rapporto con il pil) e le principali differenze e affinità fra i paesi europei. Nel 2012 il debito pubblico italiano ammontava a circa 1.989 miliardi, mentre quello tedesco superava i 2.160 miliardi (Fonte Eurostat).
In evidenza il rapporto speciale franco-tedesco, l'asse Usa-Regno Unito e quello Germania-Cina/Russia.
In giallo, l'Europa virtuosa attratta dal magnete germanico; in rosa i paesi Piigs e, in un tono più acceso, il polo Sud negativo: la Grecia.
In giallo, l'Europa virtuosa attratta dal magnete germanico; in rosa i paesi Piigs e, in un tono più acceso, il polo Sud negativo: la Grecia.
"L'arco del contagio" parte dall'Irlanda, abbraccia Spagna, Portogallo, Italia, Grecia e arriva fino a Cipro. L'Ungheria è l'eccezione magiara, l'Est Europa (in particolare la Bielorussia) è la periferia.
da Limes
E per far due risate
Le bassezze dell'Alta società. Capitolo 3. La signorina De Toschi.
Ospite fissa agli eventi mondani dell’Alta società ferrarese,
la signorina Carlotta Luisa De Toschi, detta la Grande Mademoiselle, era un’anziana nubile di buona famiglia e di
ostentate origini fiorentine (anche se tutti sapevano che era nata e cresciuta
a Ferrara), unica figlia ed erede del glorioso e compianto generale Ardito De
Toschi e della nobildonna Violetta Ozzani di Fossalta, la sorella del defunto
Conte Vittorio.
Di Violetta Ozzani poco si sapeva, essendo morta poco dopo la nascita di Carlotta.
Del compianto generale De Toschi, fiorentino spirito bizzarro, invece, erano note tutte le gesta
compiute nella sua lunghissima vita, decantate dalla moltitudine di attendenti
che si erano succeduti al suo servizio per poi elevarsi in luminose carriere
nei più svariati ambiti dell’Alta società.
Ardito De Toschi, nato a Firenze nel 1895, era stato in
gioventù allievo ufficiale all’Accademia di Modena, poi tenente nella Guerra di
Libia e, durante la Grande Guerra, Cavaliere di Vittorio Veneto (medaglia d’oro,
secondo le leggende più accreditate).
Era stato tra i più fedeli sostenitori di D'Annunzio durante l'impresa di Fiume.
Nazionalista, monarchico e fascista, il milite De Toschi fece rapida carriera.
Nazionalista, monarchico e fascista, il milite De Toschi fece rapida carriera.
Eroe della spedizione spagnola a fianco
dei sostenitori franchisti (“fu anche grazie al babbo che la Spagna fu
salvata dai comunisti” soleva rammentare sua figlia Carlotta), ottenne il grado di
maggiore nella guerra d’Abissinia. Colonnello nella conquista dell’Albania, fu
promosso generale durante la campagna di Grecia nella Seconda Guerra Mondiale.
Si distinse poi in modo particolare ad El Alamein, anche se pochi ricordavano che cosa avesse fatto esattamente e taluni osavano persino insinuare di non averlo mai visto nei paraggi.
Si distinse poi in modo particolare ad El Alamein, anche se pochi ricordavano che cosa avesse fatto esattamente e taluni osavano persino insinuare di non averlo mai visto nei paraggi.
Monarchico fedele e devoto, dopo l’8 settembre aveva
raggiunto, con la famiglia, il Re e
Badoglio a Brindisi e poi a Salerno, dove fu decorato nuovamente al valor
militare.
Membro dello Stato Maggiore sotto i governi Badoglio e
Bonomi, si dimise sdegnato quando si formò il governo Parri (“mai con i comunisti!” soleva ripetere la signorina Carlotta).
Da allora si congedò dal servizio alla Patria, amareggiato
per la vittoria della vituperata Repubblica, e prese dimora a Ferrara, la città
della sua defunta moglie, dove la figlia Carlotta, laureata summa cum laude in Lettere Classiche aveva ottenuto l’incarico di
docente di Latino e Greco presso il Liceo Ginnasio.
A tal proposito, nella città della bassa emiliana si narra ancora
questo simpatico aneddoto.
Laureatasi a 23 anni in Lettere Classiche a Bologna nel 1940,
la signorina Carlotta aveva sostenuto a Roma il concorso per la docenza
superiore: in tale occasione, agli orali, ella sarebbe stata accompagnata “dal
babbo” in alta uniforme e decorazioni militari, che con aria cupa e vagamente
minacciosa avrebbe così apostrofato (con spiccato accento toscano) la
commissione d’esame:
«Chodesta è la mi’ unicha figliola! Che Dio la benedicha! Trattatemela
bene o chonoscerete la lealtà degl’atthendhenti del scenerale De Toschi!»
Inutile dire che la “cara figliola” passò l’esame col
massimo dei voti.
I suoi primi studenti giuravano che la signorina Carlotta all’inizio
della carriera fosse bellissima: si elogiavano i suoi lunghi boccoli biondi, gli occhi color acquamarina, e il fisico fin troppo prosperoso.
Eppure l'allora quindicenne Giulia Federici, che andava a ripetizione di latino e
greco da lei, insieme all’amica Virginia Ozzani di Fossalta, (nipote della Signorina) nei tardi anni Cinquanta, ne aveva un ricordo meno idealizzato.
La ricordava piuttosto gonfia, con occhi bovini, doppio mento, naso lungo, voce catarrosa, afflitta da raffreddori perenni e da una bronchite cronica dovuta alla sua passione per il fumo (“con una mano
teneva la sigaretta e con l’altra il fazzoletto da naso”).
Che fosse una mangiatrice da competizione era cosa nota: in
particolare era ghiotta di salumi e insaccati, e tra i regali più graditi che
potesse ricevere vi erano prosciutti, mortadelle, cotechini, zamponi e salsicce,
o, come lei diceva: “salcicce”.
Giulia l’aveva imparato a sue spese. Una volta infatti,
pensando di farle cosa gradita, le aveva regalato per Natale alcuni libri di
cultura letteraria e classica. La signorina Carlotta, gelida e quasi offesa,
non li aveva neppure scartati. Il Natale successivo alcuni giurarono di avere
ricevuto gli stessi libri in regalo dalla signorina.
Per Pasqua, tenendo conto dell'abitudine della signorina ad agghindarsi con gioielli come se fosse una dama di Versailles, (si narrava che avesse una collezione di perle e di diamanti di valore incalcolabile, per lo più depositata nella Bancaccia dove lavorava suo cugino Carlo Ozzani di Fossalta) Giulia le aveva regalato una spilla: questa
volta la signorina aveva mostrato un qualche segno di apprezzamento, ma subito,
quasi in lacrime, aveva dichiarato che, onde evitare che il regalo portasse
sfortuna, c’erano solo due soluzioni: o lei stessa avrebbe dovuto dare 50 lire
a Giulia, oppure avrebbe dovuto farsi pungere dalla spilla.
Preferì farsi pungere.
La madre di Giulia, che aveva capito l’antifona, il Natale successivo le
regalò un cesto pieno di salumi e formaggi, e la signorina la baciò e
l’abbracciò più volte, piangendo a dirotto per la gioia.
A scuola era il terrore dei suoi studenti, mentre con quelli
di ripetizione privata soleva mostrarsi materna, specialmente se erano figli di
medici, avvocati, notai, dentisti, ma anche, non si sapeva mai, di idraulici,
elettricisti, muratori e altri professionisti di comprovata utilità.
Teneva le ripetizioni tutto il pomeriggio in uno stanzino a
piano terra della sua villa, freddissimo e scomodo.
Nessuno mai ebbe accesso al piano nobile, il “sancta sanctorum”,
dove l’anziano generale-padre trascorreva la sua dignitosa vecchiaia.
Alle 5 in punto del pomeriggio la governante, signora
Gelsomina, madre del parroco locale, le portava il tè e le sigarette.
Ogni mattina la signorina Carlotta e la signora Gelsomina
si recavano a messa alle 6, con l’automobile di proprietà dei Conti Ozzani, mandata
apposta quotidianamente dalla loro Villa di campagna, con tanto di autista, poiché
la signorina, pur avendo la patente, non possedeva mezzi né guidava mai,
adducendo un gravissimo e indefinibile problema alla vista, di cui peraltro non si aveva nessun riscontro.
Dopo la Santa Messa, le due pie donne si recavano al
cimitero, a portare fiori sulla tomba della defunta madre della signorina, la povera signora Violetta Ozzani di Fossalta.
Poi, con l’anima monda dai peccati, la signorina si recava a terrorizzare i malcapitati studenti.
Se prendeva in antipatia uno di questi, per lui era finita.
Tartassato, rimandato, bocciato, costretto a cambiare istituto, quasi sempre lo
sventurato finiva per abbandonare gli studi.
Se al contrario prendeva uno studente in simpatia, costui si
diplomava a pieni voti, e gli si apriva un avvenire florido, sostenuto dai vari
“attendenti del babbo” infiltrati in ogni angolo dell’Alta Società.
Esempio di tale simpatia era l’Onorevole Avvocato Gian
Matteo Carlini, democristiano, eterno e onnipotente Sottosegretario alla
Difesa.
In verità la signorina De Toschi, pur essendo in grande
amicizia con i politici democristiani (ai quali faceva capire strizzando
l’occhiolino che era dalla loro parte), aveva confidato ad un imprecisato
“attendente del babbo” di aver continuato a votare lealmente il Partito
Monarchico.
Ma non era tanto il voto politico a costituire il grande
mistero della signorina De Toschi, quanto la sua vita sentimentale.
Su questa materia si favoleggiavano le più disparate
leggende.
Carlotta De Toschi infatti non era solo una mangiatrice di salumi, ma anche una divoratrice di uomini.
Carlotta De Toschi infatti non era solo una mangiatrice di salumi, ma anche una divoratrice di uomini.
Innanzi tutto era assodato che la signorina aveva una speciale
attrazione per gli uomini più giovani di lei, molto forzuti e robusti, in genere lavoratori manuali,
meglio se poco istruiti.
Ai tempi dell’università aveva preso una sbandata per un
aitante giovanotto, che ella presentò al padre prima come studente di
ingegneria, poi come diplomato geometra, infine, quando la nuda verità non
poteva essere più nascosta, come muratore.
Di costui non si seppe più niente, anche se molti dicono che
una sera fu preso a bastonate da alcuni individui non identificati.
Il secondo grande amore della signorina fu, manco a dirlo,
un altro muratore, che era marito di una collega di italiano con gli stessi
gusti “ruspanti”, che divenne la sua migliore amica.
Costei si chiamava Liliana e il marito Primo o Priamo o
Priapo…non è dato sapere con esattezza, comunque si diceva che fosse un nome
ben rappresentativo del personaggio.
La signora Liliana era donna di buon cuore e spesso invitava
a pranzi luculliani la vorace signorina De Toschi, la quale, non paga di
ingozzarsi di tortellini e piadine al salame, si mangiava con gli occhi pure il
carissimo Priamo o Priapo.
Accadde poi che la signora Liliana morisse di una leucemia
fulminante.
Da quel momento la signorina De Toschi fu in prima fila a
consolare l’inconsolabile vedovo.
Dopo alcuni mesi la si vide indossare la pelliccia che era
stata della signora Liliana, e poi la collana di turchese, sempre della
defunta, e gli orecchini di corallo, e il collier d’oro bianco e via dicendo.
Quando l’intera eredità della compianta Liliana fu
incamerata in casa De Toschi, escluso il vedovo, la grande storia d’amore finì,
ufficialmente perché “il babbo non voleva”, ma secondo altri perché le doti
priapiche del suddetto Priapo non soddisfacevano più la pia signorina.
Il terzo grande amore fu per un operaio dei Conti Ozzani, tale Sergio Bruni: il
futuro marito di Giulia Federici, quello che doveva servire da copertura allo "scandalo" della relazione tra Giulia e Alessio Ozzani di Fossalta, e al frutto che ne era stato concepito.
Ma nonostante i numerosi amanti, la signorina Carlotta soleva ripetere che "l'unico uomo della mia vita resterà sempre il Babbo".
Per tale ragione, si faceva sempre ritrarre con a fianco un'immagine del marziale genitore, specie quando, alla tenera età di 103 anni, si era finalmente deciso a togliere le tende da questa valle di lacrime.
La signorina Carlotta, inconsolabile, e già anziana di suo, aveva accentuato la venerazione per il defunto padre, idealizzandone le doti di militare e di stratega.
<<Ricordo come se fosse ieri il giorno in cui ricevette i complimenti di Rommel! Ah, quelli sì che erano tempi!>>
Lei stessa aveva modi piuttosto marziali.
Una volta, quando le fu offerto un bicchiere di rosolio, lo rifiutò sdegnata, proclamando a gran voce: <<Questa è una bevanda da collegiali! Portatemi subito della grappa!>>
Ma nonostante i numerosi amanti, la signorina Carlotta soleva ripetere che "l'unico uomo della mia vita resterà sempre il Babbo".
Per tale ragione, si faceva sempre ritrarre con a fianco un'immagine del marziale genitore, specie quando, alla tenera età di 103 anni, si era finalmente deciso a togliere le tende da questa valle di lacrime.
La signorina Carlotta, inconsolabile, e già anziana di suo, aveva accentuato la venerazione per il defunto padre, idealizzandone le doti di militare e di stratega.
<<Ricordo come se fosse ieri il giorno in cui ricevette i complimenti di Rommel! Ah, quelli sì che erano tempi!>>
Lei stessa aveva modi piuttosto marziali.
Una volta, quando le fu offerto un bicchiere di rosolio, lo rifiutò sdegnata, proclamando a gran voce: <<Questa è una bevanda da collegiali! Portatemi subito della grappa!>>
Ippolito Ozzani di Fossalta + Valeria Serbelloni
|
--------------------------------------------------------
| |
Vittorio Ozzani di Fossalta + Adelaide Aldrovandi Violetta + Gen. DeToschi
1892- 1948 | 1899-1994 1909-1929 1895-1978
| |
| Carlotta De Toschi
| 1929
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
| | | | |
Umberto Carlo Grazia Laura Margherita
1915-1986 1917-1995 1919-1997 1921-1998 1923 -2000
+ + +
Claudia Adriano Trombadore Giuseppe Papisco
Protonotari 1912 – 1987 1916-1998
Bonaccorsi | divorzio 1975 | | risposatosi poi con
1919-2000 --------------------------------------------------
| | | |
---------------------------- Piergiuseppe Benedetta Goffredo +
| | 1944 1947 1949 Serena Sarpi
Alessio Virginia + 1937
1940-1999 1942 Massimo Piccioni |
+ 1940 | Bramante
Esther ---------------------------------------------- 1967
Rubini | |
1943-1999 Alberto Piccioni Cristina Piccioni
(+ Giulia 1970 1975
Federici
1942)
|
Roberto
1962
“L’Erede”
Un po' di buonismo... ma senza esagerare!
Premesso che io sono contrario al buonismo e scettico nei confronti del "think positive", tuttavia credo che possa essere utile a volte cercare di vedere "mezzo pieno" il maledettissimo bicchiere.
Misura umore e calorie: il braccialetto smart diventa moda
Questo 2014 potrebbe essere l’anno del braccialetto.
Smart e interconnesso: per monitorare le condizioni di salute, l’umore, il consumo di calorie e molto altro.
Come lo SmartBand di Sony, presentato al Ces di Las Vegas, che arriverà in Italia all’inizio di aprile: tiene conto dell’attività fisica, del sonno e dei parametri vitali, ma anche delle canzoni ascoltate, dei programmi tv seguiti, dell’attività sui social network.
Un diario virtuale di tutta la propria vita, registrato da un’app sullo smartphone (si chiama Lifelog). Un po’ Google Now, un po’ Facebook, un po’ Moves, l’applicazione mostra sullo schermo dello smartphone ogni istante della giornata in una specie di fumetto. Divertente forse, inquietante certamente.
Al Mobile World Congress di Barcellona si sono viste parecchi braccialetti intelligenti. Ad esempio il TalkBand B1 di Huawei che è un auricolare bluetooth nascosto in una fascia di plastica da mettere al polso: monitora i chilometri percorsi e le calorie bruciate in allenamento, ma si può usare anche per rispondere alle chiamate. Dovrebbe costare meno di cento euro ed essere compatibile sia con Android che iPhone. Impermeabile, resistente alla polvere, sullo schemo mostra sms e chiamate e ha una batteria che dura fino a sei giorni.
Sempre a Barcellona, Samsung ha presentato i due smartwatch Gear 2 e Gear 2 Neo, con sensore per il battito cardiaco, presente pure sul braccialetto Gear Fit, un fitness band che registra ore di sonno, attività fisica, calorie, poi trasmette i dati al cellulare. Disegnato con cura, dotato un bellissimo schermo Amoled curvo per mostrare tutte le informazioni, il Gear Fit dovrebbe arrivare nei negozi a metà aprile, con un prezzo che non dovrebbe superare i 150 euro. Al momento è il più convincente dei braccialetti intelligenti che stanno per invadere il mercato, ma ha un grande difetto: è compatibile solo con alcuni smartphone Samsung, chi ha un altro modello Android, iPhone o Windows Phone è tagliato fuori.
Già, perché, per quanto smart, la maggior parte dei braccialetti elettronici non nasce per funzionare da sola, ma per interfacciarsi con altri apparecchi. Di solito smartphone, tablet o computer, dove i dati vengono scaricati per essere processati direttamente o trasferiti a siti web che li trasformano in grafici e andamenti.
Il Lifeband di LG, visto in anteprima al Ces di Las Vegas, può dialogare via bluetooth con degli auricolari che integrano un sensore di battito cardiaco molto preciso. I dati vengono trasmessi al telefono o al pc, e per fortuna la casa coreana non ha inventato l’ennesima app proprietaria, ma ha scelto di appoggiarsi ad altre già esistenti e molto diffuse, come Runkeeper. Dovrebbe arrivare nei negozi in estate; peccato per il design non del tutto indovinato: il braccialetto è aperto in alto e sul polso si muove parecchio.
Il Fuelband di Nike fu lanciato due anni fa, presto seguito da apparecchi simili come Jawbone e Fitbit. Ma i braccialetti fitness che stanno per arrivare sono più evoluti e versatili, un po’ accessori di moda, un po’ smartwatch.
E quando debutterà, l’iWatch Apple dovrà tenerne conto. Intanto, una certezza: i gadget non sostituiscono il medico, ma usati con intelligenza possono far bene.
(da La Stampa)
lunedì 17 marzo 2014
Quali sono i rischi dell'uscita dall'Euro in termini di inflazione, debito e speculazione?
L'esito delle elezioni europee del 25 maggio sarà dunque una sorta di referendum pro o contro l'Euro. I sondaggi per ora indicano esiti che si aggirano su queste cifre:Le elezioni europee si avvicinano e alcuni partiti hanno apertamente proposto l'uscita dell'Italia dall'Eurozona. Questi partiti o movimenti sono: la Lista Tsipras (che comprende SEL, IDV, RC e altri partiti della sinistra radicale), il Movimento 5 Stelle, la Lega Nord, Fratelli d'Italia e altre formazioni della destra identitaria. La permanenza dell'Italia nell'Euro è invece sostenuta da PD, Forza Italia, NCD, UDC e SC.
Dal dopoguerra a oggi, sono stati contati almeno settanta casi, dal Bangladesh alla Cecoslovacchia, in cui c’è stata la dissoluzione di un’Unione monetaria o in cui le monete nazionali sono state cambiate con operazioni lampo, ad esempio il Brasile – una federazione di ventisei Stati con 200 milioni di abitanti -, che il 1° luglio 1994 sostituì il vecchio cruzeiro con il real.Ma si può uscire davvero dall’euro? E' tecnicamente possibile? Quali sarebbero le conseguenze e i rischi?
Sì, però ci sarà la svalutazione, cioè la nuova lira, in rapporto con le altre valute, perderebbe valore. Quali sarebbero le conseguenze della svalutazione? Guardando la storia dagli anni Novanta a oggi si possono riscontrare alcuni dati. Nella maggior parte dei casi, nei trentasei mesi successivi alla svalutazione, il prodotto interno lordo del Paese in questione è cresciuto a causa dell'aumento delle esportazioni: del 6 per cento in Messico (1994), addirittura del 17 per cento in Argentina (2001), del 2 per cento in Cile e dell’1 per cento in Italia nel 1992, quando uscì per alcuni anni dal Sistema Monetario Europeo.
La grande paura è l’iperinflazione. Se si svaluta, salgono i prezzi delle importazioni e questo provoca un aumento dei prezzi dei prodotti finiti e quindi una diminuzione del valore dei redditi e dei patrimoni espressi in valuta. Anche su questo punto si dipingono scenari apocalittici: «con una svalutazione del 50 per cento, i nostri stipendi varranno immediatamente la metà». Il professor Bagnai la pensa diversamente:a) la svalutazione, secondo i principali studiosi, non sarà del 50 per cento ma oscillerà tra il 10 e il 20 per cento;b) l’inflazione sarà inferiore perché, come è noto, non tutta la svalutazione si trasforma in inflazione: stando ai medesimi studiosi dovrebbe aggirarsi fra il 3,5 e il 7 per cento in più dell’attuale, dunque fra il 5,5 e il 9 per cento.
Ci sono molti modi per contenere l’inflazione, in effetti, anche di fronte a una svalutazione molto forte. Alcuni sono naturali: laddove è possibile, per esempio, si può aumentare la domanda di beni interni, che al contrario di quelli stranieri non costeranno di più nemmeno dopo la svalutazione. Nel dicembre 2013 la Coldiretti ha bloccato le frontiere denunciando la forte importazione di prodotti alimentari dall’estero: se anziché consumare latte polacco, patate tedesche, salumi olandesi e formaggi di Baviera comprassimo prodotti locali non sarebbe meglio?
Ma ci sono alcuni beni, come l’energia per i quali dipendiamo totalmente dall’estero. Per quella via un po’ di inflazione ce la porteremmo sicuramente in casa.
Ma lo Stato potrebbe intervenire tagliando le accise, per esempio, o tagliando l’Iva e andando così a compensare gli aumenti di prezzi, almeno nei settori strategici. L’esperienza del passato ci conforta: nel 1992, con una svalutazione del 20 per cento, l’inflazione restò sotto il 5 per cento.
L’altra obiezione è che alla lira non si può ritornare perché andremmo immediatamente in default: la nostra moneta, infatti, verrebbe svalutata mentre il debito pubblico resterebbe espresso in euro, facendo così saltare il banco.
Minori problemi ci sarebbero, naturalmente, sul fronte dei debiti interni. I mutui verranno riconvertiti in lire, come gli stipendi: se il cambio sarà di 1 a 1, come suggerisce ancora Bagnai, chi prendeva 1500 euro prenderà 1500 lire, e chi pagava 500 euro di mutuo pagherà 500 lire. Non cambierà nulla, o quasi, a parte i rialzi (quelli sì, inevitabili) dei mutui a tasso variabile. Ma non è vero che gli stipendi passeranno in lire e i mutui resteranno in euro. Sarà tutto riconvertito nella nuova valuta, a parte, ovviamente, i debiti accesi all’estero. Quello è sicuramente un problema per i conti pubblici. E per le banche, che comunque lo potrebbero sopportare accadde dopo la svalutazione del 1992.
Di sicuro, se si cominciasse ad annunciare l’uscita dall’euro con mesi di anticipo, l’ondata di panico si impadronirebbe dei piccoli risparmiatori.Ma il rischio più grande sarebbe un altro e cioè la vendetta dell'Eurozona, attuata tramite manovre speculative, da parte delle grandi banche d'affari, oltre che dalla Bce, tali da affossare i mercati finanziari italiani e far crollare il valore delle azioni e delle obbligazioni, come punizione esemplare nel caso ad altri paesi dovesse venire l'idea di uscire dalla moneta unica.
Come sarebbero i personaggi Disney senza la barba
I personaggi Disney hanno una barba molto distintiva. Ma cosa succede se gliela si toglie? Perdono completamente il loro carattere! Guardate voi stessi
Da http://misscrafty.altervista.org/come-sarebbero-i-personaggi-disney-senza-la-barba/
Il gatto quotidiano
Ecco alcune buffe foto di gatti, per una delle rubriche preferite di questo blog.
Le bassezze dell'Alta società. Capitolo 2. Giulia e Virginia.
Ferrara, marzo 2001
Era stato un inverno mite, tutto sommato, ma non abbastanza da farle sentire il disagio che l'accompagnava ad ogni cambio di stagione.
La primavera stava per tornare, ma Giulia non ne traeva alcun beneficio, per quanto le piacessero i fiori e tutto il resto.
Si fece aria con la posta appena ritirata,
mentre rientrava a passi lenti nell’atrio dell'anonimo condominio dove abitava ormai da molti anni.
Nell’attesa dell’ascensore, non poté fare a meno di
chiedersi dove fosse stato suo figlio la notte prima.
Era tornato come al solito che era già mattina, con i postumi evidenti di una sbornia.
Era tornato come al solito che era già mattina, con i postumi evidenti di una sbornia.
Almeno si fosse
degnato di ritirare tutta questa posta! E questo assurdo mazzo di fiori senza neanche un biglietto! Come se bastasse questo per farsi perdonare una vita intera di follie...
Al pianerottolo notò che i vasi delle
piante sembravano secchi…doveva ricordarsi di innaffiarli, anche se ormai non le importava più nulla di nulla.
Rientrare in casa, comunque, era un sollievo, come se fosse stata fuori
un’eternità.
E’ incredibile come invecchiando si diventi estranei al
mondo. Eccomi qui... io e il mio rifugio, e tutto il resto è frontiera…
Nella penombra della cucina, a persiane socchiuse, buttò la posta sul tavolo, dopo aver spazzato via con un gesto stizzoso le briciole del pasto consumato dal figlio prima di mettersi a letto, mise il mazzo di fiori in un vaso e finalmente poté lasciarsi sprofondare nella sua poltrona preferita.
Meritato riposo!
Meritato riposo!
Inforcati gli occhiali, aggrottò le sopracciglia, nel
rivolgere l’attenzione alle buste e ai depliants.
Reclame di supermercati, pizzerie, palestre, corsi di nuoto,
buoni sconto fasulli, vincite di improbabili vacanze ai Caraibi divennero nelle
sue mani ossute un cartoccio che prese maldestramente la direzione del cestino,
mancandolo per poco. In compenso colpì senza volerlo il
gatto che si aggirava da quelle parti attirato dagli aromi residui della
colazione.
L’anziana (ma poi non così anziana! Ho appena compiuto 65
anni!) si avventurò poi con animo più timoroso nell’esame di alcune
minacciose buste bianche con scritte azzurrine o verdemare e vi riconobbe sigle
tristemente note: “Agenzia per le entrate – Ministero delle Finanze” ,
“Telecom”, “Consorzio di bonifica”,
“Geom. De Marchi – Studio Amministrazione di Condominio” …
Il suo sospiro risuonò vigorosamente, tanto da stupire il
felino domestico, che mise indietro le orecchie.
Questa volta non ce la facciamo ad arrivare alla fine del
mese…
C’era però una busta diversa, che si imponeva tra le altre
per un non so che di ufficiale, di pomposo…pareva quasi una partecipazione di
matrimonio o un invito al gran ballo delle debuttanti…ricordi di altri tempi…(arcana
felicità fingendo al viver mio).
L’indirizzo era scritto a mano, in una calligrafia
all’antica, tutta svolazzi e ghirigori, ma con qualche esitazione, qualche
tremolio, come se l’avesse vergata una mano debole, malferma.
“Gent.ma Signora Giulia Federici Ved. Bruni, Via dei Martiri 17, Ferrara”.
L'indirizzo era corretto.
Fin troppo... via dei Martiri... mai nome fu più azzeccato... e per giunta al numero diciassette!
Era comunque incuriosita, perché forse quella lettera era collegata al mazzo di fiori.
Ma certo! Questa lettera era insieme ai fiori!
“Gent.ma Signora Giulia Federici Ved. Bruni, Via dei Martiri 17, Ferrara”.
L'indirizzo era corretto.
Fin troppo... via dei Martiri... mai nome fu più azzeccato... e per giunta al numero diciassette!
Era comunque incuriosita, perché forse quella lettera era collegata al mazzo di fiori.
Ma certo! Questa lettera era insieme ai fiori!
Chi si prende più la
briga di mandare fiori e scrivere una lettera a mano a una signora della mia età? Forse qualcuno che si ricorda ancora che in un tempo remoto ero una donna piacente ed ho persino frequentato quella che si faceva chiamare la "creme"... l'elite... l'alta società...
Il solo pensiero le provocava un senso di disgusto.
Guardò di nuovo l'indirizzo, perché aveva colto in esso una nota stonata.
Il solo pensiero le provocava un senso di disgusto.
Guardò di nuovo l'indirizzo, perché aveva colto in esso una nota stonata.
Le pareva di riconoscere la grafia: le suscitava un ricordo
antico, rimosso, perduto nella nebbia.
La curiosità prevalse comunque sul timore.
Afferrò il tagliacarte d’argento, quello buono, che avevano regalato al suo defunto marito quando era andato in pensione…anche se poi non se l'era potuto godere per molto, pace all'anima sua.
Afferrò il tagliacarte d’argento, quello buono, che avevano regalato al suo defunto marito quando era andato in pensione…anche se poi non se l'era potuto godere per molto, pace all'anima sua.
Recisa con un gesto secco e quasi rabbioso la busta, ne estrasse un foglio giallognolo zigrinato
che pareva carta da parati.
Era piegato e sigillato con ceralacca rossa, come si usava
una volta.
Un sigillo? Ma chi li usa più...
Fu allora che il ricordo rimosso tornò inesorabilmente a galla.
Oh mio Dio!
Distolse lo sguardo come se avesse visto qualcosa di orribile, e per un po' i suoi occhi fissarono il vuoto, e tutta la sua vita parve contrarsi e galleggiare in un limbo da cui non avrebbe voluto riscuotersi.
Ma non si poteva fuggire in eterno dal proprio passato.
Sapeva che prima o poi il passato si sarebbe ricordato di lei.
Fu allora che il ricordo rimosso tornò inesorabilmente a galla.
Oh mio Dio!
Distolse lo sguardo come se avesse visto qualcosa di orribile, e per un po' i suoi occhi fissarono il vuoto, e tutta la sua vita parve contrarsi e galleggiare in un limbo da cui non avrebbe voluto riscuotersi.
Ma non si poteva fuggire in eterno dal proprio passato.
Sapeva che prima o poi il passato si sarebbe ricordato di lei.
Inutile girarci attorno: aveva riconosciuto il marchio del sigillo, un simbolo che aveva amato intensamente, e poi odiato ancora di più: lo stemma
dei conti Ozzani di Fossalta.
Le mancò il respiro e le si serrò lo stomaco.
E' lei... è Virginia...
In un tempo molto, molto lontano, quella donna era stata parte della sua vita.
Prima che succedesse tutto il male... prima che tutto andasse a rotoli...
Sospirò.
Guardò la lettera di sbieco, con un misto di paura e di rabbia e, facendo appello alle poche forze residue, si costrinse a leggere qualcosa che sicuramente avrebbe sconvolto quella parvenza di equilibrio che era riuscita, nonostante tutto, a ricostruirsi nell'arco dei decenni.
E' lei... è Virginia...
In un tempo molto, molto lontano, quella donna era stata parte della sua vita.
Prima che succedesse tutto il male... prima che tutto andasse a rotoli...
Sospirò.
Guardò la lettera di sbieco, con un misto di paura e di rabbia e, facendo appello alle poche forze residue, si costrinse a leggere qualcosa che sicuramente avrebbe sconvolto quella parvenza di equilibrio che era riuscita, nonostante tutto, a ricostruirsi nell'arco dei decenni.
“Mia carissima Giulia,
sono passati tanti anni dall’ultima volta che ci siamo viste, ma posso immaginare che per te, come per me, non sia stato possibile dimenticare il legame che ci ha unite quando eravamo giovani e tutto ciò che avvenne all’epoca dei fatti che hanno segnato i nostri destini.
Ammetto fin d’ora, completamente, le mie colpe, per come sono andate a finire le cose.
Colpe per le quali provo rimorso e vergogna, e so di non meritare il tuo perdono, ma ti prego, anzi, ti supplico di leggere fino in fondo questo mio importantissimo messaggio”
sono passati tanti anni dall’ultima volta che ci siamo viste, ma posso immaginare che per te, come per me, non sia stato possibile dimenticare il legame che ci ha unite quando eravamo giovani e tutto ciò che avvenne all’epoca dei fatti che hanno segnato i nostri destini.
Ammetto fin d’ora, completamente, le mie colpe, per come sono andate a finire le cose.
Colpe per le quali provo rimorso e vergogna, e so di non meritare il tuo perdono, ma ti prego, anzi, ti supplico di leggere fino in fondo questo mio importantissimo messaggio”
Giulia rimase per qualche istante incerta, col cuore che le pulsava
veloce.
Virginia, perché vuoi tornare a tormentarmi?
Si fece forza:
“Spero che il tempo sia riuscito a rimarginare almeno
in parte le ferite del passato, ma se così non fosse, questa potrebbe essere l’ultima
occasione che ci è concessa per chiarire tutto ciò che è rimasto per troppo
tempo in sospeso. Tu penserai che sia tardi per rimediare agli errori miei e della mia
famiglia, ma le circostanze sono molto cambiate, per tutti. Se c’è anche una
sola possibilità che quegli antichi torti possano essere riparati, questo va fatto ora, perché sono malata, gravemente malata…”
Giulia corrugò le sopracciglia.
“…e mi resta ormai poco tempo per fare tutto ciò che posso e che devo, per risarcire il
danno causato a te e alla tua famiglia.
Le mie decisioni e il
mio comportamento di allora furono gravi, ed io non ho scuse. Certo non posso restituirti la vita che avresti potuto
avere con Alessio…»
Un profondo sospiro di Giulia irritò nuovamente il gatto,
che questa volta si limitò a muovere all’indietro una sola orecchia.
«… e questo dolore mi tormenta più della mia malattia, ma ci sono alcune cose della massima importanza che devi sapere. Anche se non ci crederai, io non ho mai smesso di provare per te lo stesso affetto che nacque quando ci conoscemmo sui banchi del ginnasio, e per quanto possa sembrare assurdo, è stato anche per questo che ho fatto ciò che non mai avrei dovuto fare”
Giulia provò un senso di nausea che la costrinse a sospendere per alcuni minuti la lettura, mentre cercava invano di scacciare l'ombra di un sospetto che l'aveva tormentata per tutta la vita.
Certe cose non andavano dette! Era meglio tacere, meglio far finta di non aver capito.
Perché Virginia voleva riesumare qualcosa che avrebbe dovuto rimanere sepolto per sempre?
Giulia provò un senso di nausea che la costrinse a sospendere per alcuni minuti la lettura, mentre cercava invano di scacciare l'ombra di un sospetto che l'aveva tormentata per tutta la vita.
Certe cose non andavano dette! Era meglio tacere, meglio far finta di non aver capito.
Perché Virginia voleva riesumare qualcosa che avrebbe dovuto rimanere sepolto per sempre?
“Ma poiché chi semina vento raccoglie tempesta, ciò che ho fatto ha generato solo infelicità per per me, per lui, per sua moglie e per tutta
la nostra famiglia. Come avrai saputo, tra lui ed Esther le cose non hanno mai funzionato. Per ironia della sorte, o forse per una giusta punizione divina, colei era stata prescelta come salvatrice e continuatrice della nostra nobile stirpe non è stata in grado di portare a termine neanche una gravidanza. E così anche la sua unica vera dote, e cioè quel maledetto denaro che doveva
salvare l’onore degli Ozzani di Fossalta dall’onta del fallimento, si è rivelato alla fine del tutto inutile. Esther ha
portato con sé solo problemi e un dolore che tu non puoi
neanche immaginare, perché certe scomode verità sono rimaste sempre nascosta nel privato di
queste mura…”
Ma che sta dicendo?
Esther non aveva avuto figli, ma ufficialmente era apparsa una moglie irreprensibile per Alessio.
Ma che sta dicendo?
Esther non aveva avuto figli, ma ufficialmente era apparsa una moglie irreprensibile per Alessio.
“…e tutto per una questione di “decoro” che ora mi appare così futile. Quanti errori! Ma lo sa il Cielo se li ho scontati tutti, in termini di dolore e di sacrificio, perché anche io, in fondo, ho dovuto
rinunciare a tutto…»
Quella era un'esagerazione insopportabile, eppure, se si voleva leggere tra le righe, poteva esserci qualcosa di vero.
Quella era un'esagerazione insopportabile, eppure, se si voleva leggere tra le righe, poteva esserci qualcosa di vero.
«…e per tutta la vita, ogni giorno, ogni singolo istante, ho scontato la
condanna per le decisioni sbagliate prese nell’età dell’incoscienza…»
Giulia annuì.
L’età dell’incoscienza! Anche per me…
L’età dell’incoscienza! Anche per me…
«…e sempre, negli anni successivi, avrei
desiderato cambiare gli eventi che ci hanno diviso.
Spero almeno che la tua vita sia stata felice e che il tuo matrimonio ti abbia procurato le gioie…»
Spero almeno che la tua vita sia stata felice e che il tuo matrimonio ti abbia procurato le gioie…»
Un sorriso amaro le fece sentire il sale di una lacrima scesa
sulla guancia sinistra, infossandosi tra le pieghe della pelle avvizzita.
Le gioie!
Scosse il capo.
Le gioie!
Scosse il capo.
«…che meritavi, dopo aver tanto sofferto per causa nostra. So
che hai un figlio adulto e che vivi con lui: sapessi quanto ti
invidio! Il mio rimpianto più grande è di non aver avuto figli…»
Il sorriso di Giulia divenne una smorfia.
La mano le tremò lievemente.
I figli…
Che ne sai tu dei figli? Di cosa si prova quando ti accusano di tutto ciò che è andato storto nella loro vita, e ti rinfacciano persino il fatto averli messi al mondo!
«…e questo senso profondo di mancanza e solitudine si è fatto sentire
maggiormente quando Alessio ed Esther sono morti in quel terribile incidente. La gloriosa famiglia dei conti Ozzani di Fossalta si è quasi estinta…”
Giulia ebbe un brivido.
Quasi.
Una parola piena di implicazioni tali da schiacciare una vita umana.
Quasi.
Una parola piena di implicazioni tali da schiacciare una vita umana.
“… ed io sono rimasta sola. Mi pare di risentire nella memoria l'eco di una delle tue citazioni preferite, a scuola,
(come andavi bene in letteratura!) quando scherzavi sulle mie origini
aristocratiche : “Tu della rea progenie degli oppressor discesa…” e poi non mi
ricordo più, ma so ch non era uno sfoggio di cultura: tu volevi dirmi che la
famiglia conta per l’amore che sa dare, non per il suo sangue blu, e tanto meno per il suo “buon nome”. Ed ora, mentre io non ho più nessuno, tu hai
l’amore e il calore che solo un figlio…»
Questo era troppo!
Basta!
Questo era troppo!
Basta!
Scagliò la lettera per terra, furiosa.
Si tolse gli occhiali, scattò in piedi, ma subito barcollò e si appoggiò in un angolo, in preda all'angoscia.
L’amore e il calore! Se bastasse l’amore di una madre per rendere felice un figlio!
L’amore e il calore! Se bastasse l’amore di una madre per rendere felice un figlio!
L’amore!
Questa parola di cui tutti si riempivano la bocca senza chiedersi cosa fosse realmente... questo vocabolo ambiguo, che voleva dire tutto e niente, che saturava i teleromanzi più dozzinali come le prediche più seriose…questo passepartout col quale si credeva di poter accedere ad una scorciatoia per la felicità o acquistare crediti per il Paradiso, come se la vita, terrena o eterna, fosse una “partita doppia” in cui tutto l’amore che tu dai poi ti torna indietro…mentre l’amore è soprattutto sacrificio, rinuncia…senza chiedere nulla in cambio, mai…
L’amore e il calore! Come se le due cose si equivalessero!
Ma ci sono delle volte in cui l’amore è freddo, è angoscia…
Come un tempo le notti in bianco ad attendere che il marito tornasse dopo esser stato con l’amante di turno, e come ora, quando il figlio tornava ubriaco da chissà dove, dopo aver gozzovigliato con chissà chi, e se lei osava dire qualcosa, sbraitava e la insultava e poi, dopo…le mattine passate a cercare di consolarlo perché si sentiva in colpa…anche questo era amore!
Ma non era abbastanza.
L'amore può essere molto, a volte persino troppo, ma da solo non è sufficiente per far funzionare una relazione, di qualsiasi tipo essa sia. Non è sufficiente...
Certe volte si chiedeva se fosse umanamente possibile sopportare tanta sofferenza, trascinare la vita così, ancora, alla sua età, con tutto il peso sulle spalle di una situazione come quella…
I suoi occhi verdi, un tempo tanto brillanti e ora irrimediabilmente opachi, fissarono con disgusto la lettera, che giaceva sul pavimento.
Il gatto la stava annusando con meticolosa attenzione.
Questa parola di cui tutti si riempivano la bocca senza chiedersi cosa fosse realmente... questo vocabolo ambiguo, che voleva dire tutto e niente, che saturava i teleromanzi più dozzinali come le prediche più seriose…questo passepartout col quale si credeva di poter accedere ad una scorciatoia per la felicità o acquistare crediti per il Paradiso, come se la vita, terrena o eterna, fosse una “partita doppia” in cui tutto l’amore che tu dai poi ti torna indietro…mentre l’amore è soprattutto sacrificio, rinuncia…senza chiedere nulla in cambio, mai…
L’amore e il calore! Come se le due cose si equivalessero!
Ma ci sono delle volte in cui l’amore è freddo, è angoscia…
Come un tempo le notti in bianco ad attendere che il marito tornasse dopo esser stato con l’amante di turno, e come ora, quando il figlio tornava ubriaco da chissà dove, dopo aver gozzovigliato con chissà chi, e se lei osava dire qualcosa, sbraitava e la insultava e poi, dopo…le mattine passate a cercare di consolarlo perché si sentiva in colpa…anche questo era amore!
Ma non era abbastanza.
L'amore può essere molto, a volte persino troppo, ma da solo non è sufficiente per far funzionare una relazione, di qualsiasi tipo essa sia. Non è sufficiente...
Certe volte si chiedeva se fosse umanamente possibile sopportare tanta sofferenza, trascinare la vita così, ancora, alla sua età, con tutto il peso sulle spalle di una situazione come quella…
I suoi occhi verdi, un tempo tanto brillanti e ora irrimediabilmente opachi, fissarono con disgusto la lettera, che giaceva sul pavimento.
Il gatto la stava annusando con meticolosa attenzione.
Fu tentata di strapparla in mille pezzi, e aveva già teso la
mano con uno scatto nervoso, quando un impulso proveniente dal profondo la
indusse a trattenersi.
Rimase per un po’ come inebetita ad osservare il micio che
si sdraiava e si rotolava sulla lettera e le venne persino da sorridere,
controvoglia, di fronte all’assurdità di quella scena.
Alla fine raccolse il foglio…pareva pesasse come piombo…era
la debolezza dei vecchi tendini…quelli
dell’anima…
«…il calore che solo un figlio può dare, soprattutto alla
nostra età. Sono sola,
ma non nel senso fisico: ci sono qui in casa mia fin troppi “avvoltoi” che mi girano intorno aspettando che passi a miglior vita per mettere le grinfie sulla mia eredità, che è poi tutto ciò che si è salvato della maledetta dote di Esther, causa di tutti i nostri guai.
ma non nel senso fisico: ci sono qui in casa mia fin troppi “avvoltoi” che mi girano intorno aspettando che passi a miglior vita per mettere le grinfie sulla mia eredità, che è poi tutto ciò che si è salvato della maledetta dote di Esther, causa di tutti i nostri guai.
No, la mia solitudine è morale: ho capito troppo tardi che
se anteponi astratti principi, per quanto nobili e legittimi tu li consideri,
al calore umano e all’amore, alla fine avrai intorno a te solo il deserto. Me lo merito, lo so, ed ora non posso pretendere che qualcuno mi dia affetto, che riscaldi
il gelo che sento intorno al cuore. Avevi ragione tu quando dicevi che un grande amore ricambiato è la
cosa più bella e più importante della vita…»
Giulia scosse il capo.
Giulia scosse il capo.
Davvero ho detto tutte queste sciocchezze?
Sentì il bisogno di accarezzare il micio, che si era
accoccolato nella cesta dei giornali vecchi.
«…e che non lo si può comprare con il denaro o con il prestigio
di un cognome, fosse anche quello dei conti Ozzani di Fossalta!
Ma non è questo il punto, non lo è più, o meglio: non lo è mai stato. Se tu sapessi che altro c’era dietro, quali segreti nascosti nella mia famiglia e nella mia coscienza!
Ma non è questo il punto, non lo è più, o meglio: non lo è mai stato. Se tu sapessi che altro c’era dietro, quali segreti nascosti nella mia famiglia e nella mia coscienza!
Se solo io avessi avuto la forza di dirtelo, forse avrei
evitato a te, a me stessa e ai nostri cari una sofferenza indicibile. Ma ormai è troppo tardi. Ho raccolto le mie ultime forze per scriverti il messaggio che adesso hai tra le mani ed ho incaricato una persona della massima fiducia affinché lo portasse
personalmente al tuo indirizzo…»
In effetti la lettera non era timbrata dall’ufficio postale,
per quanto fosse affrancata.
Mah…
Era tutto così assurdo.
Virginia, perché lo hai fatto? Proprio ora che mi illudevo di aver dimenticato...
Mah…
Era tutto così assurdo.
Virginia, perché lo hai fatto? Proprio ora che mi illudevo di aver dimenticato...
«…e di imbucarlo questa sera stessa. Se, come sono certa, la tua forza d’animo e il tuo grande cuore ti hanno permesso di arrivare a questo punto della lettura, adesso sai come stanno le cose.
E siccome sono certa che sei rimasta la persona di valore che ho conosciuto, confido nel fatto che tu comprenda che sarebbe per me un sollievo immenso poterti rivedere un’ultima volta e poter avere l’opportunità di rimediare per quanto mi è possibile e con ogni mezzo, anche economico, al male che ti ho fatto.
Con tutto il cuore ti porgo i miei più cari saluti e ti
abbraccio.
Per sempre tua
Virginia »
La nobile Virginia Ozzani, Contessa di Fossalta! La cara Virginia, amica del cuore!
La perfida Virginia…
Con che coraggio, dopo una vita di arroganza, di ipocrisia e di intrighi, credeva che bastasse pentirsi sul letto di morte per ottenere il perdono e la compagnia delle persone a cui si era fatto tanto male.
Virginia »
La nobile Virginia Ozzani, Contessa di Fossalta! La cara Virginia, amica del cuore!
La perfida Virginia…
Con che coraggio, dopo una vita di arroganza, di ipocrisia e di intrighi, credeva che bastasse pentirsi sul letto di morte per ottenere il perdono e la compagnia delle persone a cui si era fatto tanto male.
Ma c'erano anche stati momenti
belli.
La loro era stata davvero una grande amicizia, intensa, di
quelle così forti e appassionate come solo nell’adolescenza possono nascere.
Rivide come in una sequenza di fotogrammi le immagini di due
ragazze che si rincorrevano su un prato, nel giardino di una
antica villa, e poi di due giovani donne che passeggiavano a braccetto nel
corso, salutando i conoscenti, ammiccando maliziosamente ai sorrisi degli
spasimanti.
Una dolcezza incredibile per un attimo la trasportò nella parte più radiosa del suo passato: se chiudeva gli occhi poteva rivedere lo sguardo intenso di Virginia,
il suo profilo aquilino e aristocratico, i suoi lunghi capelli raccolti
sulla nuca candida.
Virginia Ozzani di Fossalta.
Così bella, così fredda, come un mattino di pallida primavera ancora legato al gelo dell'inverno.
Virginia Ozzani di Fossalta.
Così bella, così fredda, come un mattino di pallida primavera ancora legato al gelo dell'inverno.
Il buio calò di nuovo nei suoi pensieri.
Non poteva fare a meno di notare il fatto che Virginia avesse sottolineato una frase che era nel contempo giusta e volgare, doverosa e oscena, equa e ripugnante.
L’opportunità “di rimediare con ogni mezzo, anche economico”!
Che faccia tosta!
Come se si potesse comprare il perdono con la vaga promessa di un’eredità! Tanto più con i soldi della dote di Esther!
Come se si potesse comprare il perdono con la vaga promessa di un’eredità! Tanto più con i soldi della dote di Esther!
Scagliò di nuovo il foglio per terra.
Non voleva i suoi soldi. E neppure le sue scuse tardive. Non
aveva mai voluto niente di questo da nessuno di loro.
Potevano andare tutti al diavolo, i nobili conti Ozzani di Fossalta!
Potevano andare tutti al diavolo, i nobili conti Ozzani di Fossalta!
E tuttavia l’odio che provava in quel momento era
esattamente proporzionale all’amore che c’era stato prima, anzi, era esso
stesso l'estremo segno di un amore che non aveva mai avuto fine.
E Virginia lo sapeva.
Sapeva che avrei letto fino in fondo, che non avrei stracciato subito la lettera…
E sapeva anche che Giulia aveva un disperato bisogno di denaro.
Sapeva che avrei letto fino in fondo, che non avrei stracciato subito la lettera…
E sapeva anche che Giulia aveva un disperato bisogno di denaro.
Virginia sapeva sempre
tutto.
In questo era stata la più degna erede dell'antica astuzia degli Ozzani di Fossalta.
In questo era stata la più degna erede dell'antica astuzia degli Ozzani di Fossalta.
Se fosse per me potrei anche mandarla al diavolo…ma devo pensare a mio figlio... si tratta dei suoi diritti... non posso decidere per lui.
Le sue labbra si
strinsero.
Maledizione a te Virginia! Dopo tanti anni riesci ancora a manovrarmi!
Maledizione a te Virginia! Dopo tanti anni riesci ancora a manovrarmi!
Raccolse il foglio, e seppe di non avere scelta.
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