mercoledì 18 gennaio 2012

Che cos'è l'Estetica?

Queste mie cronache partono da una prospettiva che, nell'età post-umana, ha assunto un ruolo preponderante proprio in seguito all'uso combinato dello smartphone con fotocamera digitale e dei social network (in particolare Instagram), al fine di utilizzare la propria immagine come mezzo per generare popolarità ed influenzare le scelte altrui, a tal punto di rendere tutto ciò un mestiere.
Si tratta di un nuovo mestiere, quello dell'influencer, cioè della persona che, condividendo tramite immagini il proprio aspetto, vestiario, stile di vita o le proprie passioni, fa pubblicità a tutta l'industria che c'è dietro: cosmetica, moda, alimentazione, viaggi, prodotti di marca, et similia.

Partiremo dal discorso dell'estetica e della moda, perché è certamente quello che ha ottenuto più visibilità grazie al binomio I-Phone - Instagram.

Ma che cos'è l'estetica? O meglio: che cos'era una volta e che cos'è adesso?

In senso tradizionale termine "estetica" ha almeno tre significati

1) filosofia della percezione; 
2) filosofia, scienza e tecnica della bellezza;
3) filosofia dell'arte. 

Sono tre ambiti diversi, ma con molti aspetti in comune. Per esempio la percezione del colore può influenzare il giudizio sulla bellezza di un'opera d'arte visiva.



Allo stesso modo la percezione dei tratti di un viso si presta al giudizio di bellezza:


Questa foto di Anne Hathaway è percepita dalla maggioranza delle persone come "bella", e qui nasce la domanda: cos'è la bellezza? Esiste un modello ideale di bellezza, oppure il giudizio è soggettivo?
A queste domande risponde l'estetica intesa come filosofia della bellezza.
Ma è possibile cercare una risposta a questi quesiti anche con un approccio scientifico.
Esiste una disciplina apposita che se ne occupa, la psicologia della bellezza. Una delle sue tesi è che ciò che ci fa dire che un volto è bello dipende da una serie di parametri legati al concetto matematico di Sezione Aurea, che stabilisce le distanze e le proporzioni ideali dei vari componenti di un viso o di un corpo che la maggioranza degli intervistati definisce "bello". 
Nei prossimi post ritornerò sia sul concetto di bellezza, accostandola alle altre categorie estetiche, tra cui il "sublime", sia sul concetto di Sezione Aurea.




L'estetica nel suo significato più comune è intesa come "tecnica" della bellezza, cioè come insieme di metodi pratici per rendere più bello qualcosa, che può essere il corpo umano, un paesaggio, un ambiente, ma anche una creazione dell'uomo, un'opera d'arte.

Che cos'è un'opera d'arte? Come si può definire l'arte? Quali attività creative dell'uomo possono rientrare nel concetto di arte? Che rapporto c'è tra l'arte e la bellezza?
Di questo si occupa l'estetica intesa nel senso di filosofia dell'arte.
Le due scuole di pensiero che da secoli si confrontano nell'ambito della filosofia dell'arte sono il Classicismo e l'Anti-classicismo. Il primo stabilisce un canone ideale di riferimento, il secondo invece privilegia l'originalità e l'individualità dell'opera d'arte.

I Classicisti sono legati al concetto di Sezione Aurea, gli Anti-classicisti rifiutano i modelli e mirano ad una creazione il più possibile libera da canoni tradizionali.
Nell'Anti-classicismo rientrano, tra gli stili artistici più noti, il Barocco, il Romanticismo, il Simbolismo, le Avanguardie storiche e le Neoavanguardie. Ritornerò in seguito anche su questi concetti.
 Come esempio di opera d'arte del Romanticismo riporto un famoso quadro di C.D. Friedrich, Coppia che osserva il chiaro di luna:



Nell'ambito della filosofia dell'arte si possono poi individuare l'estetica della letteratura e quella dello spettacolo. Le categorie estetiche che si possono individuare in questo ambito sono:


1) Il Bello
2) Il Sublime
3) Il Tragico
4) Il Comico
5) Il Fantastico

Nei prossimi post cercherò di dare una risposta a queste domande: cos'è la bellezza? cos'è l'arte? quante e quali sono le arti? quante e quali sono le arti letterarie?
Ma soprattutto arriveremo a confrontare tutto ciò con l'attuale significato riduttivo che spesso viene attribuito nel web al termine estetica, ossia, nel migliore dei casi, ad un insieme di immagini iconiche molto vicine alla pop art, e nel peggiore alla pratica del make-up, dell'acconciatura, della manicure e del famigerato outfit, ossia l'abbinamento dei capi di vestiario che definiscono lo stile di abbigliamento personale a fronte dei dettami di mercato della moda corrente. 
Parleremo anche di questo, seppure con l'accortezza di alternare post di attualità con altri di argomento storico o letterario che ci permetteranno di mettere a confronto, alla fine, i pro e i contro dell'umanesimo e del postumanesimo.

martedì 17 gennaio 2012

L'Età Post-umana

Prima di tutto, un chiarimento sul titolo di questo blog.
A costo di apparire spiazzante, dirò subito una cosa di cui sono fermamente convinto ossia che la storia contemporanea abbia vissuto una cesura epocale il giorno 29 giugno 2007, quando fu presentato il primo modello di I-Phone, in concomitanza col successo dei primi social network e in generale di quello che è stato definito il web 2.0.
Da quel giorno, anche se quasi nessuno se ne accorse, l'umanità cambiò radicalmente (a mio parere in peggio, ma questo è un altro discorso).
Lo smartphone è diventato una specie di protesi del corpo umano, qualcosa che bisogna avere sempre dietro perché se no si perde la connessione col mondo virtuale, che ha reso opaco e grigio il mondo reale, trasformandolo in una specie di sala d'aspetto, di anticamera, se non addirittura di dormitorio, dove gli esseri post-umani si aggirano come zombie , con lo sguardo fisso sul cellulare, le orecchie tappate dagli auricolari, e la quasi totale estraniazione dal contesto.
Il termine post-umano non è una mia invenzione, naturalmente, e chi volesse approfondire il concetto troverà infiniti testi che rendono limitativo inserire un link privilegiato. Al massimo, per voler rimanere nell'ambito di un pilastro del web 2.0, si può citare la voce "postumanesimo" su Wikipedia. 
Postumanesimo è un neologismo[1] creato per definire una corrente di pensiero che fa riferimento a diversi ambiti del sapere come la filosofia, l'informatica e particolarmente le biotecnologie che vengono concepite come in grado di trasformare fisicamente e mentalmente l’uomo in qualcosa di nuovo, un essere ibrido, umano e non umano.
Il postumanesimo ha un testo programmatico, The Posthuman Manifesto[2] tratto da un libro di Robert Pepperell, The Posthuman Condition: Consciousness Beyond the Brain.[3]
Più semplicemente, io dirò che l'essere post-umano, dal 2007 in avanti, è sostanzialmente un cyborg nato dall'innesto dello smartphone nelle dita dell'umano, e quindi anche nei suoi neuroni e nel suo cervello.
Come siamo potuti arrivare a questo punto?
Vorrei dare una risposta che non sia tecnologica, perché questo blog è umanistico, pur prendendo atto che l'umanesimo è finito.
Parlerò dunque di come eravamo prima del 2007 e di cosa siamo diventati dopo.
Cercherò di ricordare com'era il mondo prima che il genere umano fosse risucchiato in questo vortice rutilante, stupefacente, e tossico più di qualsiasi allucinogeno esista in circolazione.
Ne parlerò da vittima, da persona che ne abusa, da cyborg, da zombie, ma che ancora ha memoria di ciò che abbiamo perduto, e coltiva questa memoria come si farebbe con una specie in via di estinzione.

Voce di uno che grida nel deserto

Mi chiesero dunque: "Chi sei? Che diritto hai di giudicare?".
Risposi: "Io sono la voce di uno che grida nel deserto. Il mio diritto nasce da ciò che ho vissuto e da ciò che ho imparato, da ciò che ho visto e da ciò che ho sentito, da ciò che ho studiato e da ciò che ho sperimentato, da ciò che ho pensato e da ciò che ho capito"
Mi chiesero: "Perché gridi nel deserto, se nessuno può sentirti?"
Risposi: "Perché non posso fare altro"
Ma forse un giorno qualcuno ascolterà.
Forse un giorno qualcuno, dal deserto, risponderà.