giovedì 25 maggio 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 69. La scuola media di Riccardo Monterovere

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Alle elementari Riccardo Monterovere si era trovato molto bene e si era fatti numerosi amici, tra cui alcuni molto cari, con i quali sarebbe poi rimasto in contatto per tutta la vita.
Nel settembre del 1986 incominciò a frequentare la scuola media.
Si trattava dell'istituto comprensivo "Numero 8", di recente istituzione, tanto che non aveva ancora un nome. Fu poi dedicato al semisconosciuto poeta crepuscolare di Cesenatico Marino Moretti.
L'edificio era un tipico esempio di architettura fascista: fu costruito infatti nel Ventennio nell'ambito della creazione del Piazzale della Vittoria, voluto da Mussolini per dare imponenza alla sua città di origine. Davanti all'ingresso della scuola, svettava, immensa, una statua di Icaro con tanto di ali.
Ma la cosa più interessante fu il fatto che la longa manus di Casemurate, che guidava da sempre la vita di Riccardo Monterovere,  riuscì ad arrivare a insinuarsi persino alle scuole medie.
Si trattò di una serie di coincidenze destinata a lasciare una traccia profonda negli anni a venire.
Come professoressa di italiano si ritrovò Anna Papisco, cugina di sua madre (in quanto figlia di Ginevra Orsini e del Giudice Papisco) e moglie del Sommo Poeta Adriano Trombatore.
 Il Sommo non era quel che si dice un marito fedele, ma sua moglie lo amava profondamente. Ne condivideva anche le idee politiche di estrema sinistra e questo si rifletteva anche sul lavoro, per esempio quando proponeva agli studenti una critica socialista a "L'isola del tesoro" o a "I tre moschettieri". 
Oppure quando portava avanti progetti sperimentali di teatro, facendo recitare agli studenti testi politicamente impegnati. Riccardo Monterovere dovette declamare di fronte all'aula sbigottita "il discorso di Vanzetti alla Corte".
Oppure, durante la rivoluzionaria "ora di giornale", si leggeva tutti i quotidiani di sinistra, lasciando la classe libera di autogestirsi.
Memorabile fu il dibattito intorno all' "abolizione delle ingiustizie in un sistema socialista". La prof. Papisco citò la fatidica domanda di Malraux all'Internazionale: "E il pedone che finisce sotto un tram, allora? Non è forse un'ingiustizia?" e rispose energicamente: "In un perfetto sistema socialista non avverranno più incidenti stradali".
Alla fine dovette intervenire il preside, un rotariano di destra, per riportare in carreggiata i comizi bolscevichi della Papisco.
Come professoressa di educazione tecnica c'era un'altra cugina di sua madre, da parte dei Ricci, la Luciana Tartaglia, coniugata con Gaspare Maciullini.
E tra i compagni di classe c'erano due nipoti della sorella dello stesso Maciullini, Colomba, le cui figlie Arabella ed Esmeralda, erano amiche d'infanzia di sua madre.
Il figlio di Arabella, un tipo strano di nome Alberto Bechis (il padre era di origine sarda) era sempre dietro la cugina, la figlia di Esmeralda, di nome Vittoria Zampetti, una splendida ragazza dai capelli biondi e dagli occhi nocciola, il cui padre era un ricchissimo commerciante.
La bellezza di Vittoria, la sua intelligenza e la sua classe, colpirono Riccardo fin dal primo momento, e l'interesse verso di lei crebbe negli anni, fino a diventare, di fatto, il primo vero grande amore.
Ma in quegli anni contava ancora di più l'amicizia.
Il compagno di banco di Riccardo, nonché suo migliore amico fin dai tempi dell'asilo, era Federico Perfetti, figlio di Benedetta Papisco (gemella di Anna, la prof. di italiano)
Federico era un ragazzo molto sportivo, ma taciturno: tutto il contrario di Riccardo, che era pigro, ma molto loquace.
Ogni tanto poteva succedere che Federico si sciogliesse e incominciasse a parlare e allora diceva frasi enigmatiche del tipo: "ci vuole molto coraggio anche per fare la cosa sbagliata" oppure, con insospettabile ironia maschilista: "dietro una carriera lampo c'è sempre una cerniera lampo".
La loro amicizia si basava sia su alcuni interessi comuni, anche se non era ben chiaro quali, sia sulla complementarietà dei loro caratteri, che li portava ad essere collaborativi e ad aiutarsi reciprocamente, ognuno cercando di insegnare all'altro le proprie abilità.
Non a tutti però questo faceva piacere.
Il padre di Federico, Massimo Perfetti, aveva una mentalità estremamente competitiva e non vedeva di buon occhio la presenza di Riccardo, che appariva un po' troppo brillante e rischiava di mettere in ombra il rampollo di casa Perfetti.
Federico aveva anche una sorella più piccola, Chiara, che era anch'ella molto amica di Riccardo.
Chiara a sua volta aveva un'amica che si chiamava Valentina, la quale era corteggiata da Alberto Bechis.
Si venne a creare così un gruppo, con il suo nucleo centrale in Federico, Paola, Valentina, Alberto, Vittoria e Riccardo.
Intorno a questo "nucleo centrale", gravitavano altri amici e amiche di Riccardo, formando così un'allegra brigata di ragazzi abbastanza tranquilli, che cercavano di compattarsi contro i bulli che in quella scuola abbondavano.
All'interno di quell' "allegra brigata" incominciò presto una specie di "gioco delle coppie" che li vide inizialmente timidi e impacciati e poi man mano più disinvolti.
Durante il periodo delle medie questo gruppo resse a molti momenti di stress.
Nessuno però avrebbe potuto immaginare che Vittorio Bechis nascondesse tutta una serie di segreti che avrebbe finito per causare, qualche anno dopo, una serie di guai i cui strascichi perseguitarono gli altri, e soprattutto Riccardo, per molto tempo a venire.

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