mercoledì 8 settembre 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 158. Elitismo, misteri e assiomi della comunicazione.

 


<<Mi dici come hai fatto a incantare il serpente?>> chiese Ludovico Corzani a Roberto Monterovere dopo la fine di quel surreale primo giorno di quarta liceo scientifico.
Roberto lo guardò con un'espressione alla Humphrey Bogart e gli disse:
<<Io te lo direi anche, ma poi dovrei ucciderti>>
Conoscendolo da tanto tempo, Ludovico stette al gioco:
<<Sei un vecchio marpione! Dev'esserci sotto qualcosa di grosso, perché se no Sarpenti avrebbe tirato fuori il solito discorso del Karma e ti avrebbe dato 2, attribuendone la colpa ai delitti che hai commesso nella vita precedente.
Stavolta invece è rimasto lì, come un'orrenda statua di sale.
Sai che Braghiri e Porcu vanno a dire in giro che tu pratichi la stregoneria?
Dicono che te l'hanno insegnata le streghe che vivono nelle terre di tua nonna in campagna.
Naturalmente non io credo a una parola di quel che dicono, ma loro insistono nel sostenere che hai fatto un rito voodoo contro Sarpenti>>
Roberto rise:
<<Magari potessi farlo, a lui, a Braghiri e a Porcu! No, niente riti, sortilegi, stregoneria o roba del genere. La situazione è "un po' più complessa">>
Ludovico lo osservò con aria divertita:
<<Quando pronunci questa frase non so se ridere o avere paura, come quando hai citato la battuta di quel petroliere che disse: "I miti erediteranno la terra, ma non i suoi diritti minerari">>
Roberto se la ricordava bene:
<<Lo disse J. Paul Getty senior, miliardario cinico e pure tirchio, ma non gli ha portato fortuna, considerate le sorti della sua famiglia. 
Me lo raccontò mio nonno Ettore, quando si pentì di aver concesso ai Tartaglia di operare a suo nome nel settore della distribuzione degli idrocarburi in Romagna>>
Ludovico si illuminò, perché trovava affascinante tutta quella storia:
<<E i Tartaglia hanno lasciato tutto ai Visconti-Ordelaffi e adesso i Ricci-Orsini-Monterovere se lo riprendono con un bel fidanzamento dinastico. 
Lo dicono i soliti, ma io so che tu e Aurora vi amate sul serio.
C'è però uno schema che si ripete, nella tua vita, e che mi induce a riflettere su certe tue battute, certi tuoi discorsi e tutto quello che si racconta sulla tua famiglia.
Ogni volta che gli altri ti danno per morto, tu sopravvivi e muoiono loro, o cadono in disgrazia, il che è peggio della morte, specie per chi, come noi, è nato benestante e ha assaggiato l'ambrosia degli dei. 
In questo mi ricordi Andreotti, anzi sei un misto tra lui e la regina Elisabetta, anche se loro sono più prevedibili di te. Sono dei devoti credenti e il Senatore si limita ad una sottile, seppur caustica, ironia.
Tu invece te ne esci con delle frasi assurde e dei paroloni incomprensibili, detti con la massima certezza, e non si capisce mai se dici sul serio o stai prendendo tutti per il c...>>
Roberto lo fermò:
<<Ti sei spiegato, e per quel che riguarda il paragone col divo Giulio e la vecchia babbiona di Windsor, lo prendo come un complimento>>







Roberto sapeva benissimo che Sua Maestà, pur non essendo né colta né geniale, o forse proprio per questo, era molto forte e molto astuta.
E una premonizione tutto sommato facile gli faceva presagire che Elisabetta II fosse destinata a diventare la Dama Comandante della Confraternita degli Eterni, una delle fazioni che compongono l'Ordine degli Iniziati e la "maggioranza di governo" del Consiglio Ristretto dopo l'ascesa dello spagnolo Fernando Albedo al ruolo di Gran Maestro.
Nella Confraternita degli Eterni sono rappresentati i cosiddetti Venerati Maestri, cioè gli ultranovantacinquenni famosi, che detengono o hanno detenuto posizioni di prestigio, potere o ricchezza.
Gli Eterni sono molto riservati, specie sul segreto della loro longevità, ma l'età anagrafica e la fama ci inducono a pensare che oggi, nel settembre 2021, tra i membri di questa Confraternita potrebbero esserci personaggi come Jimmy Carter, Henry Kissinger, Robert Solow, Jiang Zemin, sir David Attemborough, Aaron Beck, Eugenio Scalfari, Giorgio Napolitano, Arnaldo Forlani, Giorgio Ruffolo, Virginio Rognoni, Maria Sole Agnelli, Franca Ciampi, Assunta Almirante, Renato Balestra, Raffaele La Capria, Mel Brooks, Peter Brook, Angela Lansbury, Maria Riva, Paul Muller, per limitarci ai "giovani".
Le altre tre fazioni, lo ricordiamo, sono il Serpente Rosso (guidato da Lorenzo Monterovere), l'Aristocrazia Nera (guidata da Domenico Napoleone Orsini, XXII duca di Gravina e XIII principe di Solofra) e la Fratellanza Bianca, ribattezzata Fratellanza della Luce, per utilizzare un linguaggio "politically correct", che era guidata da un certo maestro Omraam Mikhaël Aïvanhov, e dopo la sua "ascensione" nel 1986, la nuova Guida Suprema, la cui identità è segreta, pare si trovi a Parigi oppure a Tolosa e si firmi col nome di Jaques Marie de Saint-Clair, Conte di Saint Germain.
Tra le più bizzarre dottrine della Fratellanza c'è quella dei Maestri Ascesi, ma non è il caso di soffermarsi su queste strambe ipotesi, almeno per il momento.




Vorremmo però ribadire un punto, e cioè che gli Iniziati esistono davvero e che noi narratori ne parliamo perché sono realmente parte di questa storia, e questo non deve stupire i lettori che prediligono il "realismo", per un motivo ben preciso: ogni volta che un individuo, una famiglia e/o un clan di famiglie raggiungono un livello di ricchezza, prestigio e potere tali da entrare a far parte dell'elite, allora è inevitabile che entrino a contatto in maniera significativa con istituzioni o associazioni di rilevanza nazionale, continentale o globale, che possono anche essere segrete e operare in maniera più o meno occulta.

E' una legge sociologica che trae spunto dalle teorie di Mosca, Pareto e Michels, che si sono occupati del fenomeno delle oligarchie e dell'elitismo.
Secondo Gaetano Mosca la classe dirigente è una minoranza organizzata che detiene il potere su una maggioranza disorganizzata e lo giustifica tramite una "formula politica" ossia un insieme di "dottrine o credenze che danno una base morale al potere dei dirigenti".
Riformulando la Legge di Mosca con un linguaggio affine alla filosofia tedesca tanto cara ai Monterovere, potremmo dire che la classe dirigente, per consolidarsi, aderisce ad un'ideologia o ad una fede che giustifichi, agli occhi delle masse, l'arbitrarietà della propria supremazia.

Con questo non si intende dire che tale adesione sia puramente strumentale, anzi, molto spesso c'è una forte convinzione, da parte della upper class, nei confronti di ideologie o di fedi religiose che abbiano numerosi elementi condivisibili anche da parte di chi non vi aderisce.
Nel mondo occidentale l'ideologia di riferimento è il liberalismo democratico, nella sua versione laica per l'ala progressista e nella sua versione cristiana per l'ala conservatrice, il popolarismo, che a sua volta può essere moderato (sul modello Merkel) o confessionale (sul modello Kaczyński - Orban, ora dominante in Polonia e in Ungheria, ma che potrebbe prender piede anche in Italia, almeno considerando l'evoluzione confessionale del centro-destra come reazione all'eccesso di laicismo nel centro-sinistra).

A livello di organizzazioni non governative, tale dualismo si è polarizzato in due tipi di gruppi: uno a carattere esoterico, la Massoneria, e l'altro a carattere religioso, la Chiesa Cattolica, e dunque le tematiche dell'esoterismo e della religione non sono affatto estranee a questa narrazione, anche per il rapporto tormentato dei protagonisti con la dimensione del Sacro.

Comprendiamo però che l'introduzione, nell'ambito del discorso esoterico e di quello religioso, di una presunta componente "soprannaturale" che non trovi giustificazione nelle leggi della fisica, possa apparire incompatibile col "patto narrativo" che si era siglato nella prima parte di questo romanzo, dove tali elementi erano confinati alle "streghe delle paludi".
Secondo alcuni critici questo comporterebbe un cambio di genere narrativo, da quello realistico a quello fantastico, mentre al contrario, a nostro parere, il filone esoterico e spirituale comporta soltanto un ulteriore punto di vista, che non smentisce il primo, né lo contraddice, ma lo approfondisce, lo amplia e ne offre una ulteriore chiave di lettura interpretativa.

C'è un filone narrativo novecentesco di tutto rispetto, che parte da Kafka e che arriva a Marquez, e lambisce anche la narrativa italiana, in alcuni romanzi di Buzzati, Calvino, Gadda e Vittorini, che viene chiamato "realismo magico". Noi preferiremmo chiamarlo "realismo speculativo" o "realismo ampliato", secondo la felice intuizione, da noi più volte citata, di Ursula Kroeber Le Guin, che parlò dell'elemento soprannaturale definendolo "realismo di una realtà più grande".

L'aspetto esoterico occulto si proietta anche nell'attuale cornice storica di globalizzazione dei mezzi di comunicazione e dei mercati, supportata da tutta una rete di enti e associazioni di rilevanza globale, rispetto alla quale si sono formulate le più disparate teorie della cospirazione e ipotesi di complotto.
Il grafico sottostante enuncia una di queste ipotesi, che noi non condividiamo, ma che può dare un'idea di come la "formula politica" dell'elite possa trovare un suo fondamento esoterico.




La nostra narrazione smentisce questa teoria, ma ne rivela un'altra, molto più insidiosa e molto più profonda, incentrata sul tema dell'eugenetica.
E in conclusione di questo ragionamento, facciamo notare che il punto di vista genetico è uno dei principali elementi di questa nostra narrazione, che su questo è quasi naturalistica, alla Emile Zola.
Confidiamo che questo insieme di considerazioni offra ai lettori perplessi una cornice interpretativa dei vari punti di vista da cui sono narrate le vicende delle Quattro Famiglie protagoniste, confluite nell'allora potente clan dei Ricci-Orsini-Lanni-Monterovere.
Ma torniamo infine alle vicende dei nostri personaggi.

Quando finalmente, al termine di quel primo giorno di scuola, Roberto si trovò solo con Aurora, lei lo investì con una raffica di domande.
La principale fu:
<<Ma tu, che per natura sei scettico e diffidente fino a rasentare il cinismo, come fai ad essere così certo di quello che hai detto?
Aspetta, me lo sono scritto, anche se non con precisione: "Esistono al vertice Dio e Satana come Fonti equipotenti dell'Universo, nel mio credo diteista". Ci credi davvero?>>
Roberto rispose:
<<Ho mostrato certezza per disorientare Sarpenti, ma la mia è un'ipotesi e non è una questione di fede, ma di logica. Infatti il tallone d'Achille della teodicea monoteista è il non saper giustificare in maniera convincente l'esistenza di un dolore fisico o psichico provocato da una malattia o una disgrazia che non deriva dai vizi di una persona: questo mi ha allontanato dal Cattolicesimo, la fede di mia madre, e avvicinato alle obiezioni poste da mia nonna, ma anche da mio padre e da mio zio. La teodicea non li convince per varie motivazioni che potrei tentare di riassumere, pur non essendo un teologo e con la consapevolezza di poter sbagliare.
Prendiamo dunque in esame un caso emblematico, ma che purtroppo succede: 
"un bambino di sei anni si ammala di cancro, è sottoposto ad interventi chirurgici e chemioterapia, tutto ciò gli provoca una sofferenza atroce, sia fisica che psichica, viene però confortato da tutti in tutti i modi, riprende a sperare, ad amare la vita, a essere disposto a tutto pur di guarire, i genitori pregano il Signore giorno e notte affinché il bambino guarisca, ma alla fine il bambino muore"
Come si può accettare tutto questo tentando di salvare sia la bontà che l'onnipotenza divina?
In questi casi il 90% dei sacerdoti cattolici conforta i genitori dicendo che "Dio ha un disegno per ognuno di noi","un progetto" che noi non comprendiamo, ma che un giorno comprenderemo; che adesso il loro bambino è in un mondo migliore, ed è felice nella contemplazione di Dio; che un giorno i genitori lo rincontreranno in Paradiso; che Gesù è al loro fianco, soffre insieme a loro e si manifesta nell'affetto della comunità; che anche Dio ha visto morire il proprio figlio e non è intervenuto perché quel supremo sacrificio era necessario per la Salvezza dell'umanità; che Dio mette alla prova la nostra fede, ma noi non dobbiamo vacillare, perché se perdessimo anche la fede allora non avremmo più speranza.
Tutto retoricamente bellissimo, ma a livello logico un po' meno per alcune ragioni su cui ho riflettuto per molto tempo.
1) Non regge la tesi del "disegno divino per ognuno di noi", perché il fine non giustifica mai i mezzi.
2) Non regge nemmeno il discorso del "lui è felice in paradiso" e "vi rivedrete lassù" perché il biglietto d'ingresso in paradiso, per quel bambino e per la sua famiglia, ha avuto un prezzo troppo alto e si ricade nella prima obiezione: il fine non giustifica i mezzi, e quei mezzi sono inaccettabili e raccapriccianti.
3) Non regge il paragone della sofferenza del bambino con la Passione di Cristo, per ragioni ovvie: Gesù sapeva che il suo sacrificio era necessario, il bambino no, anche perché non si capisce come il dolore di quel bambino possa aver migliorato il mondo.
4) Non convince il discorso secondo cui Dio si manifesta nell'affetto da parte dei suoi sacerdoti e della comunità che consola i genitori: la pietà umana è un sentimento umano, che sorge spontaneamente e può esistere autonomamente, senza la necessità di ipotizzare che sia ispirata dallo Spirito Santo. 
Entia non sunt multiplicanda sine necessitate. Il famoso rasoio di Occam.
5) Non si può invocare il discorso del Libero Arbitrio, perché qui non si tratta di un male derivante da violazioni dell'etica, non dipende dalle scelte morali compiute dal bambino, si tratta del dolore di un innocente e se Dio fosse onnipotente e buono nel contempo non potrebbe tollerarlo, lo impedirebbe, ma siccome non lo fa, o non è onnipotente o non è buono: tertium non datur. 
E' una questione di logica, non di fede. Lo ripeterò all'infinito.
6) Non si può parlare di una "Prova di fede" sul modello di Giobbe,  perché in questo caso si oserebbe attribuire a Dio un livello di sadismo inaccettabile per chi considera Dio come Amore Puro nella concezione più elevata del termine.
7) Non convince per nulla la tesi estrema della natura redentrice del dolore, perché in molti casi non c'è nulla da redimere. E non voglio nemmeno pensare che ci sia qualcuno che sostiene che il dolore del bambino serva per punire e redimere i genitori. L'idea di un dolore "per procura" che coinvolga un innocente sarebbe perversa e credo che nessuno possa accettarla>>
Fece una pausa per riprendere fiato.
Aurora appariva frastornata, ma riuscì a sdrammatizzare il tutto con l'ironia:
<<Almeno le tue tesi sono 7 e non 95 come quelle di Lutero>>
Roberto sorrise:
<<Non le affiggerò sul portone di San Mercuriale, al massimo su quello della chiesa parrocchiale di Ravaldino, dove è cappellano don Sergio.
Ti ricordi che ne abbiamo parlato con lui, durante l'ora di religione?
Gliel'ho chiesto io, come premessa per alcune domande su una frase di Madre Teresa, che in quei giorni aveva sostenuto, in un'intervista, la seguente opinione: 
«Secondo me è bellissimo che i poveri accettino il loro destino, che condividano la passione di Cristo. Penso che la sofferenza della povera gente sia di grande aiuto per il mondo»
Questa frase ha suscitato molte perplessità, per usare un eufemismo. Ne è emerso un dibattito, basato anche sul fatto che Madre Teresa è contraria all'uso degli analgesici oppioidi persino nei malati terminali, perché negherebbero a loro l'ultima possibilità di redimersi, convertirsi e accettare i Sacramenti>>

Questo discorso risale al 1992, e il suo quinto punto, le cui fonti erano articoli di giornale dell'epoca, riguarda un periodo precedente alla morte e alla beatificazione di Santa Teresa di Calcutta.
Tutte queste fonti confluirono poi in alcuni testi, il più famoso dei quali ha un titolo di cattivo gusto che preferiamo non riferire, ma ne diciamo l'autore: Christopher Hitchens.
Roberto ci ha consigliato di leggerlo e dunque ci permettiamo di aprire qui una parentesi su un tema che ora è ampiamente dibattuto, e sul quale vogliamo mantenere una posizione equilibrata, perché la Storia non si fa con le "leggende nere" e dobbiamo dare atto al nostro Roberto Monterovere del fatto che cercò sempre di capire cosa c'era di vero e cosa c'era di inventato nelle accuse rivolte alla Santa, anche parlandone con l'insegnante di religione, con cui rimase in contatto per molti anni, continuando le "disputationes" amichevoli e garbate, ma senza alcuna reciproca concessione, iniziate ai tempi della scuola.
Ecco ciò che Roberto disse a don Sergio nel 1992, una decina d'anni prima che Hitchens pubblicasse il suo testo:
<<L'accusa che viene rivolta a Madre Teresa è che, nonostante le numerose donazioni che riceve la sua comunità, nei suoi centri di accoglienza non vengono somministrati farmaci antidolorifici, tranne l'aspirina e in rari casi la tachipirina, e non ci sia personale infermieristico e tanto meno medico: i medici passerebbero soltanto una volta alla settimana.
La replica di Madre Teresa, in numerose interviste, tra cui una a Tiziano Terzani, è duplice: da un lato la Madre Superiora spiega che i fondi sono spesi prima di tutto per creare comunità in grado di offrire un letto, un pasto e un sostegno morale ai malati terminali, ai nullatenenti e agli anziani abbandonati da tutti, e che la sua priorità è l'accoglienza e l'ospitalità, non l'assistenza sanitaria (di cui si occupano già altri enti religiosi), per questo preferisce impiegare i fondi nell'apertura di altri centri come quello di Calcutta. Madre Teresa sottolinea e ribadisce infatti che la sua comunità non è di tipo medico, né infermieristico, ma è un centro di accoglienza, di ospitalità e di sostegno per i diseredati e gli ultimi, che in India sono abbandonati nelle strade e muoiono di stenti, in solitudine e degrado.
D'altro canto, però, la Madre Superiora ha detto che alcuni farmaci curativi, specie quelli contro la lebbra, sono somministrati anche nelle sue comunità. 
Riguardo invece ai farmaci sintomatici , Madre Teresa ritiene che gli analgesici oppioidi siano una droga, e per questo ha deciso di non somministrarli, anche in considerazione del fatto che, dal punto di vista religioso, quel momentaneo sollievo dal dolore potrebbe privare il malato terminale della natura redentrice del dolore, rischiando così di negare alle loro anime la certezza della gioia eterna nell'Aldilà, a patto naturalmente che il moribondo scelga di convertirsi e ricevere i Sacramenti.
Queste considerazioni l'avrebbero portata a sostenere che il malato che soffre trae più giovamento dalla preghiera con le sorelle, previa conversione al Cattolicesimo e somministrazione dei Sacramenti, piuttosto che dagli analgesici, o da un approccio di tipo materiale invece che spirituale>>
Don Sergio aveva giudicato interessante quell'intervento e aveva "accettato la sfida" della disputatio.
Voleva molto bene a Roberto, anche perché, pur essendo il giovane Monterovere un apostata e un eretico, almeno lui lo stava a sentire e partecipava attivamente e con grande interesse alle lezioni di religione, mentre gli altri chiacchieravano o facevano i compiti per l'ora successiva.
Don Sergio sostenne, in sintesi, che al riguardo c'era stato sicuramente un equivoco, che le fonti giornalistiche erano inaffidabili e che comunque Madre Teresa aveva espresso un parere personale, diverso da quello ufficiale della Chiesa, che invece è favorevole alle cosiddette cure palliative.

Tornando però al dialogo tra Aurora e Roberto, quest'ultimo concluse:
<<Nel diteismo, non c'è bisogno di una teodicea: le fonti del Bene e del Male sono separate, pur confluendo nello stesso fiume e mescolandosi tra loro>>
Aurora osservò:
<<E' una soluzione facile, chiunque potrebbe ipotizzarla, ma la Storia ci insegna che tutti coloro che hanno sostenuto in pubblico un credo di questo tipo, non sono storicamente sopravvissuti.
I Manichei, gli Ggnostici, i Catari, solo per fare gli esempi più noti, sono spariti.
Per quale motivo, allora, gli Iniziati, se sono diteisti, hanno tollerato la persecuzione di coloro che professavano una fede diteista?>>
Ne avevano già parlato, ma forse ora c'erano elementi in più su cui riflettere:
<<Io credo che l'etica dei Manichei, degli Gnostici e dei Catari fosse troppo restrittiva, rendendo molto difficile il proselitismo. 
Per quel che riguarda gli Iniziati, io credo che, pur condividendo il credo diteista e alcuni aspetti cosmologici e mitologici, tra cui la gerarchia degli Eoni e degli Arconti (Angeli e Demoni, per intenderci), hanno elaborato una liturgia, un'organizzazione, un'etica e una prassi molto diverse da quelle delle correnti religiose e filosofiche che furono perseguitate.
Purtroppo abbiamo poche fonti su cui lavorare, scritte dagli avversari, per giunta, e ormai questo dibattito riguarda una stretta minoranza di addetti ai lavori.
Se oggi un profano dice quel che ho detto io, la gente si mette a ridere oppure gli dà del pazzo, o, peggio ancora, rimane del tutto indifferente.
Tu hai mai sentito nominare Paul Watzlavick. No?
E' uno psicologo costruttivista che si è specializzato negli studi sulla comunicazione.
Secondo lui è impossibile non comunicare.




Certo, gli altri possono fraintendere le nostre intenzioni, ma la semplice indifferenza viene spesso interpretata, almeno da chi è molto sensibile o molto egocentrico o un misto tra le due cose, come autentico disprezzo, anzi, la forma più alta del disprezzo.
E' un'ipotesi interessante, e non a caso è alla base del Primo Assioma della Comunicazione.
Perché, a prescindere dalle intenzioni, se un soggetto A non presta alcuna attenzione a un soggetto B, quest'ultimo potrebbe arrivare a pensare: "Io per A non conto niente o non valgo niente".
Se A offendesse B, quest'ultimo si sentirebbe certo ferito, offeso, oltraggiato, e in maniera legittima, tale da poter raccogliere solidarietà da altri soggetti.
Ma se A ignorasse B, in maniera non ostentata, nel senso che gli potrebbe dire "buongiorno" o stringere la mano, ma poi non mostrare alcun interesse per lui, B non avrebbe in mano alcuna prova che si tratti di un'offesa.
Per B sarebbe controproduttivo lamentarsi: risulterebbe soltanto un piagnone.

Forse in futuro ci saranno strumenti con cui queste idee potranno essere diffuse.  Anche i pazzi e gli sciocchi avranno diritto di parola e in alcuni casi potrebbe diventare un problema: ci sarà un periodo di "far west" ed è in quel periodo che incomincerà qualcosa che mi piacerebbe chiamare la Nuova Età dei Profeti.







Aurora lo guardò, incredula:
<<Ma chi ti ha insegnato tutto questo, oltre a Lorenzo e a tuo padre?>>
Lui sorrise:
<<Naturalmente nonna Diana, lei si proclama seguace dello Gnosticismo e ha studiato gli Apocrifi e altri testi di carattere, se così si può dire, "eretico">>
Lei era preoccupata, perché sapeva cosa c'era in gioco:
<<Perché Sarpenti ha reagito così? Sembrava quasi che avesse paura>>
Roberto annuì:
<<Sì, aveva paura. Io pensavo che mi avrebbe fatto la solita predica sul Karma, che tutto sommato è un tipo di teodicea più semplice e logico da accettare.
E invece qualcosa lo ha fermato: o mi crede completamente pazzo (perché i pazzi tra loro si riconoscono), oppure la convinzione con cui ho detto quella frase lo ha spiazzato.
Anche questo è un assioma della comunicazione, più precisamente un corollario del Secondo Assioma: la convinzione con cui si afferma qualcosa può far sembrare vere anche le cose più incredibili.
In questo caso, credo che abbia funzionato, se ipotizziamo che lui sia a conoscenza delle trame di Lorenzo and company.
Forse lui crede che io abbia avuto una specie di illuminazione mistica spontanea che mi avrebbe portato ad intuire una parte dei Misteri, che evidentemente anche la Serpe conosce.
Ovviamente questo non è vero: la mia convinzione si basa su un ragionamento elementare, ma resta comunque un'ipotesi, come può esserlo l'idea che il mondo sia una realtà virtuale, oppure quella dell'ateismo.
Soltanto l'Iniziazione dovrebbe, almeno per gli esoteristi, condurre alla conoscenza delle risposte.
Non bisogna confondere i due aggettivi "mistico" e "misterico": la Mistica non implica un vincolo esoterico e l'Iniziazione misterica può avvenire anche senza ricorso a pratiche mistiche.
Forse la Serpe teme che io abbia una specie di talento intuitivo: in fondo è questo l'obiettivo degli Iniziati. Me l'ha detto la Reverenda Madre: i talenti sono quattro e cioè memoria ancestrale, premonizione, telepatia ed intuizione mistica spontanea.
Io non ce li ho, ma forse dovremmo lasciargli credere che ce li abbia: un po' di sana paura potrebbe indurre la Serpe a concedermi almeno la sufficienza nelle sue materie>>
Aurora sospirò:
<<Ma se gli Iniziati credono che tu abbia avuto una specie di illuminazione spontanea, allora, ai loro occhi, sei colpevole di aver rivelato un Mistero. E questo, Robs, è un atto che viene punito con la morte, almeno per quel poco che so delle società segrete o dei culti iniziatici>>
Roberto annuì:
<<Sì, ma io non sono un Iniziato. <<Non ancora, per lo meno. Non c'è stata un'Iniziazione e non ho giurato di mantenere il segreto su qualcosa che chiunque potrebbe ipotizzare utilizzando soltanto la logica>>
Aurora rimase comunque preoccupata:
<<E adesso, cosa succederà?>> 
Roberto rispose immediatamente:
<<Sarpenti ci farà un ripasso sul Karma, ma forse sarà meno smaccato nelle sue azioni. Non mi tratterà certo meglio, ma non credo che mi darà voti insufficienti, a meno che non me li meriti sul serio.
Però credo anche che Lorenzo ci inviterà a cena il prima possibile, per capire cosa mi sta succedendo>>
Lei corrugò la fronte:
<<Pensi che Sarpenti sia al servizio di Lorenzo?>>
Lui allargò le braccia e le mani:
<<Sarpenti è un adepto di Sai Baba, che come guru è monista, ma a mio modestissimo parere potrebbe adorare uno degli Arconti, forse quello degli Eterni, il cui nome non conosco, perché persino la Reverenda Madre si è rifiutata di pronunciarlo. 
Dicono che Sai Baba goda della stima del principe Filippo, duca di Edimburgo.
Insomma, Sarpenti potrebbe conoscere Lorenzo ed avere un accordo con lui.
In ogni caso, lo zio verrà a sapere tutto molto presto e dalla sua reazione dipenderà il mio e il nostro futuro.
Dovremo essere pronti, il che significa sperare nel meglio e prepararsi al peggio>>

giovedì 2 settembre 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 157. Back to school






Al Liceo Scientifico Statale "Fulcieri Paulucci di Calboli", a Forlì, era consuetudine, almeno all'epoca della lunga presidenza del prof. Celso Zappi, sostenitore della linea "vivi e lascia vivere", che l'orario provvisorio dei primi quindici giorni, esposto sulla bacheca dell'avveniristico edificio (almeno nelle intenzioni), concepito dall'architetto Sacripanti, "il Fuksas de Noantri", prevedesse per il primo giorno soltanto tre ore, il che era cosa buona e giusta, almeno a seconda di quali prof. fossero stati scelti per quell'ouverture.

Nel caso della classe 4°A, quella di Roberto, era previsto che alla prima ora ci fosse la docente di lettere, grande latinista e persona integerrima, all'antica, legata al mos maiorum, tanto da essersi meritata il soprannome "la Donna Onesta", coniato dallo stesso Roberto. Era esigente, ma equilibrata e assolutamente imparziale.
Alla seconda ora c'era la prof. di scienze naturali, un'attempata vedova simile a Gloria Swanson in Viale del tramonto, spietatamente soprannominata "la Tardona", anche per i suoi vuoti memoria e l'imbarazzante tendenza a trascorrere l'orario di lezione confidandosi con gli alunni riguardo alla vita scapestrata del figlio e ai propri dolori articolari. Con lei si poteva stare tranquillissimi, era innocua, tranne quando si dimenticava di aver interrogato qualcuno e dopo un po' o lo reinterrogava o gli metteva un voto a casaccio, ma non scendeva mai sotto al sette, e con Roberto mai sotto all'otto, forse perché lui era l'unico che, a lezione, la stava ad ascoltare.

Fin qui tutto bene, ma, a conferma del detto "in cauda venenum", alla terza ora c'era Amelio Sarpenti, il Severus Piton della situazione, il che significava, per Roberto, un'interrogazione su tutti gli argomenti svolti l'anno precedente "per fare un ripasso, seppure con uno studente non brillante". Nel migliore dei casi, se proprio il nostro eroe fosse riuscito a rispondere a tutte le domande correttamente, avrebbe potuto sperare in un 5, forse persino in un 5 e 1/2.






Ma l'incognita di quel giorno non riguardava solo il grado di sadismo di Sarpenti, bensì, e forse soprattutto, il comportamento degli amici di Roberto e dei compagni di classe in generale, che erano rimasti scossi dall'Affaire du Savoy e diffidati dallo stesso Sarpenti a non frequentare "quello sciocco di Monterovere, se non volete fare la sua stessa fine".

Nei giorni precedenti, Roberto aveva provato a sondare il terreno, telefonando a Ludovico Corzani, il quale gli diede prova di amicizia e di lealtà, ma anche di sincerità, dicendogli:
<<Hai fatto bene a telefonare prima a me. Noi siamo amici da dieci anni, da quella famosa vacanza in Val d'Aosta, a Gressoney-La-Trinité, con la Libertas, e non dimenticherò mai che quando mi sono slogato una caviglia mentre tornavamo dall'escursione sul Monte Rosa, tu sei stato l'unico che mi ha aiutato, ti sei preso il mio zaino sulle spalle, e sei sempre stato lì a sorreggermi.





Quel giorno ho capito che sei persona generosa, anche se ti rovini con quella linguaccia tagliente, quelle tue battutine, quelle tue imitazioni, per non parlare degli scoppi d'ira: queste cose ti fanno sembrare peggiore di quello che sei.
Poi figurati adesso che sono tutti invidiosi perché ti sei messo con la ragazza più figa del pianeta Terra, che oltre tutto ti paga le vacanze al Savoy, capirai... siete diventati la "favola" di tutta la città! 
E non in senso buono: non hai idea del vespaio che avete sollevato! Dicono che il vostro fidanzamento è stato combinato dai vostri genitori, che è stata un'unione dinastica, che siete ricchi da far schifo, che piove sempre sul bagnato, che soldo chiama soldo e cose del genere.
Non aspettano altro che vederti alla gogna. 
Io ti ho difeso "a viso aperto" come Farinata degli Uberti! Ma Claudio Destri e Alex Panza sono stati zitti. Alex è succube di sua madre, che ha sputato veleno contro tutti i Monterovere come se l'intera stirpe le avesse fatto un torto personale. Ma quella donna ha dei problemi seri.
Claudio Destri ti avrebbe anche difeso, ma ha una paura tremenda di Sarpenti. In matematica è un disastro e non ha un protettore influente in famiglia, se capisci cosa voglio dire.
Io sono al sicuro perché mio padre è il Presidente del Rotary e conosce tutti quelli che contano, per cui non corro rischi, anche se il mio indice di gradimento subirà una certa flessione. 
Ma a me interessa solo cosa pensa Valentina, la compagna di banco di Aurora, per cui se io e te stiamo in banco assieme, e loro nel banco dietro, tu e Aurora potreste aiutarmi a intortare la Vale.
Ma non pensare che io ti aiuti per interesse!
Ti aiuto perché so chi sei, una persona onesta e leale, che aiuta gli altri, o almeno cerca di farlo per quanto gli altri glielo consentono. Io so chi sei, e sono dalla tua parte!>>
Roberto, commosso, accettò la proposta:
<<Ti ringrazio dal profondo del cuore. Saremo compagni di banco e io e Aurora ti aiuteremo con Valentina. Abbiamo creato un quadrato perfetto!>>
Dopodiché Roberto riferì tutto ad Aurora la quale aveva già un piano in mente:
<<E' andata come avevi previsto. Ludovico è con te, e quello è importante, perché non sono riusciti ad isolarti. Starete in banco assieme, ed io starò ancora in banco con Valentina, a cui Ludovico piace, e dunque la fortuna è dalla nostra parte.
Ci sistemeremo come al solito nei primi due banchi a destra, voi davanti e noi dietro, cercando di mantenere i contatti con Elena e Lucia, dietro di noi. 
Il padre di Elena è il Vicepreside e un pezzo grosso della Cgil, e quello di Lucia è il Segretario Provinciale della DC, per cui anche loro sono protette.
Saremo una forza compatta di sei persone in una classe di diciotto: un terzo! 




Nel mezzo ci staranno quelli neutrali, come Claudio, e nella fila a sinistra i nemici, vedrai che Felix e Vittorio saranno compagni di banco, con Alex Panza a completare il trio...>>
Diciotto persone! E pensare che erano partiti in ventisette!
Roberto ebbe un'improvvisa premonizione:
<<Mi è venuta in mente una cosa. Immagino ti ricorderai che l'anno scorso, negli ultimi giorni, Sarpenti chiedeva se qualcuno si voleva offrire volontario per una bella interrogazione, faceva dei nomi, ma poi, qualunque fosse la risposta, cambiava idea e interrogava me.
Stavolta potrebbe agire in maniera ancora più subdola: potrebbe chiederlo a te, sia per ammonire gli altri mostrando cosa succede alle persone che mi sono più vicine, sia per capire quanto sarebbero disposte a rischiare immolandosi al mio posto. 
Non credo che oserebbe interrogarti a sorpresa, perché non vuole inimicarsi la tua famiglia, e quindi alla fine chiamerebbe me comunque, ma se dovesse chiederti se vuoi offrirti volontaria, non voglio che tu corra rischi per me: per cui, mi raccomando, se te lo chiedesse, di' di no!>>
Aurora lo interruppe:
<<Ma io sarei pronta a farmi interrogare al tuo posto! Farei di tutto per te! L'ho già dimostrato. Non c'è cosa che io non abbia fatto per te!>>

Una voce dalle memorie ancestrali di Roberto si risvegliò all'improvviso e reclamò in latino la sua attenzione: "Nihil enim non tua causa feci", ANTONIVS COS S. D. M. CICERONI , fonte Cicero Ad Atticum XIV ep. 13a , ossia l'allegato A della lettera 13, libro 14°, in cui Marco Antonio scrive a Cicerone, a cui quest'ultimo aveva fatto riferimento nella lettera 13 ad Attico, dicendo "M. Antonius ad me scripsit de restitutione Sex. Clodi", ossia Marco Antonio mi scrisse "riguardo al richiamo dall'esilio di Sesto Clodio". Antonio aveva scritto quella lettera nell'aprile del 44 a.C, poco dopo l'uccisione di Cesare, con cui quell'anno condivideva il consolato, per chiedere a Cicerone un favore, di poco conto, ma in realtà per ammonirlo a non schierarsi contro di lui.
E' interessante notare come Antonio, con quel nihil non tua causa feci , millanti di aver favorito Cicerone in tutti i modi, probabilmente durante la dittatura di Cesare, cosa che l'Arpinate nega, scrivendo ad Attico, e ricordandogli di aver sempre rifiutato di scendere a patti con Cesare. Cicerone accetta comunque la richiesta di Antonio, per temporeggiare in attesa dello sviluppo degli eventi, ma dichiara ad Attico che il tono minaccioso del nuovo capo dei Populares gli fa rimpiangere persino la morte di Cesare, che almeno aveva dimostrato clemenza nei confronti degli avversari. Gli eventi successivi, dalle Filippiche ciceroniane alla Battaglia di Modena dimostrarono che Antonio e Ottaviano non erano né clementi né leali quanto Cesare. (Chiusa la parentesi)

Roberto non ne volle sapere:
<<Ti ringrazio, ma non voglio assolutamente che se la prenda con te. 
Lasciamogli pure credere che non mi vuoi abbastanza bene, la cosa lo renderà meno velenoso, pur rimanendo una Serpe>>

Arrivò dunque il primo giorno.
La prima ora era dalle 9 alle 10. La Donna Onesta, come c'era da aspettarsi, partì con la sintassi latina, introducendo il fondamentale capitolo del Tantucci-Mariotti sulla consecutio temporum.
Roberto era tranquillo: sua madre gli aveva instillato tale concetto fin dai tempi delle medie.

Durante la seconda ora, dalle 10 alle 11, la Tardona di scienze naturali, dopo aver informato la classe che sua madre aveva compiuto cent'anni ed era più lucida di lei (nessuno ne dubitava), che suo figlio aveva cambiato facoltà universitaria per la centesima volta passando da Scienze alimentari a Scienze motorie e che lei aveva avuto un po' di tregua dall'artrosi, grazie al caldo estivo e alla piscina termale di Castrocaro, introdusse l'argomento delle Scienze della Terra con un discorso piuttosto involuto dal quale si poteva comunque evincere che la Terra era indiscutibilmente rotonda.

Alle 11, la figura sinistra e iettatoria di Amelio Sarpenti comparve sogghignando e sfregandosi le mani.




Dopo un minuzioso appello e uno sguardo minacciosamente rivolto alla fila destra, dichiarò:
<<Dunque, vediamo, per prima cosa devo verificare che non ci siano registratori in classe: chiederei agli alunni Braghiri e Porcu di accertarsene in maniera scrupolosa.
Molto bene, oggi direi di fare un bel ripasso di alcuni argomenti dell'anno scorso. C'è qualcuno che si offre volontario? Nessuno. Nemmeno tu Visconti? No? Eh, a giudicare dall'abbronzatura non direi che sei stata molto sui libri di matematica, ma vedo che anche il nostro caro Monterovere è abbronzato e mi è giunta voce che quest'estate si è parecchio divertito. Me ne compiaccio, ma è mio dovere verificare che non abbia trascurato gli studi.
Vieni pure, Monterovere, porta il quaderno dei compiti, spero che sia diventato almeno un po' più ordinato. Sai, tuo padre tollera i pasticcioni, ma io e la professoressa Sanguineti non siamo d'accordo con lui, in questa e in molte altre cose>>







Roberto si alzò, con disciplina militare prussiana, e consegnò a Sarpenti un quaderno ordinatissimo.
La Serpe non gradì:
<<Uhm, questo ordine è sospetto. Non è per caso che questi compiti li abbia fatti qualcun altro? Sarebbe molto grave sai. Per ora mi limiterò a scrivere un appunto nel registro, poi vedremo.
Ma voglio darti credito, e quindi, ammesso in linea teorica che questi esercizi li abbia svolti tu, sarebbe inutile farteli rifare, per cui direi di esercitarci su qualcosa di diverso.
Allora, dunque, vediamo... disegnami due assi cartesiani perfettamente ortogonali, pensi di esserne capace?>>
Due terzi della classe rise, dalla fila di destra ci furono solo lievissimi sorrisi.
Roberto riuscì nell'impresa.
La Serpe lo osservò con aria schifata:
<<No, no, cancella... non vedi che sono storti?>>
Roberto li osservò e disse:
<<A me non sembra. Ho la squadra nello zaino e posso dimostrare che sono perpendicolari>>
Sarpenti si accigliò:
<<Aggiungo sul registro di classe un rapporto al Preside per sottolineare, se mai ce ne fosse ancora bisogno, la tua palese insolenza nei confronti dei docenti e di me in particolare>>
Anche quella mossa era ampiamente prevista e si era dimostrata un'arma inefficace.
Poi tornò a guardarlo:
<<Ora cancella e ridisegnali. E ti avverto, non tollererò alcun atto di insubordinazione>>
Roberto eseguì l'ordine.
Sarpenti scosse il cranio scheletrico:
<<Ma allora proprio non capisci quando ti parlo? Ho detto ortogonali, non diagonali. Hai per caso problemi di udito o proprio non afferri il significato delle parole?>>
Ci fu qualche risatina nella fila sinistra a cui il professore riservò un'ombra di sorriso.







 Dopo una pausa ad effetto, la serpe pronunciò una battuta che probabilmente aveva preparato per tutta l'estate:
<<Oh, mi dispiace di aver urtato la tua sensibilità quando ti ho dato dello stupido: pensavo ne fossi al corrente...>>
Due terzi della classe risero a crepapelle, il rimanente terzo rimase impietrito.
Roberto, che sapeva riconoscere le battute divertenti, accennò un sorriso, il che autorizzò anche la terza fila a sorridere.
Sarpenti si era aspettato una reazione ben diversa, conoscendo il carattere focoso dei Monterovere, per cui parve irritato:
<<Allora, dunque, vediamo... disegnami un'iperbole con assi di simmetria perpendicolari, ma non equivalenti con gli assi cartesiani, e stavolta falli per bene, quegli assi, e poi individua la funzione omografica che ne sta alla base>>
Roberto si limitò a constatare che:
<<In programma c'era solo il caso dell'iperbole equilatera con equazione x = 1 / y >>
La Serpe lo guardò con aria annoiata:
<<Tutte scuse per non far niente! Oppure mi stai forse accusando di non essere riuscito a terminare il programma? Ma no, tu non ci puoi arrivare, l'avrai sentito dire da tuo padre, che mi critica perché è invidioso di me, lo sanno tutti. Ma io sono superiore a queste miserie. Vedi come sono tollerante nei tuoi confronti. Allora disegnami questa iperbole equilatera e poi me la definisci e mi definisci anche il concetto di iperbole in generale>>
Lui la disegnò e rispose:
<<L'iperbole equilatera è un'iperbole avente come assi di simmetria gli assi cartesiani. 
In generale l'iperbole è il luogo geometrico dei punti del piano per i quali è costante la differenza delle distanze da due punti fissi detti fuochi. L'iperbole non è una curva chiusa ed è costituita da due rami distinti>> e li indicò sulla lavagna.
Sarpenti scosse il cranio:
<<Quella figura è tutta pasticciata. La definizione è troppo generica. Ti ricordi almeno che ho introdotto il concetto di assi di simmetria come asintoti dell'iperbole? Sì? Definiscimeli, allora!>>
Lui rispose:
<<Gli asintoti sono una coppia di rette che interseca l'iperbole in un punto all'infinito>>
La Serpe si sdegnò:
<<Una coppia! Che volgarità! A quanto pare non riesci a pensare proprio ad altro in questo periodo>>
A quel punto fece uno strano cenno col capo rivolto a Porcu e a Braghiri, i quali si misero a comunicare qualcosa agli altri, provocando una serie di risatine che si propagò per tutta la classe.




Sarpenti, che di solito pretendeva il silenzio assoluto, quella volta sorrise e poi disse:
<<Definiscimi i concetti di fuochi e di vertici nell'iperbole>>
Roberto si sentiva come una recluta dei Marines davanti al Sergente Istruttore.
Non tediamo oltre il lettore scendendo nei particolari delle "meraviglie" della geometria analitica.
Diciamo solo che ogni risposta era sostanzialmente corretta, ma fu accolta da Sarpenti in modo da farla sembrare imprecisa, incompleta, errata o addirittura offensiva nei suoi confronti.
Alla fine, la Serpe fece una domanda sorprendente e quasi filosofica:
<<Dimmi, Monterovere, secondo te qual è il numero perfetto? Ti limito l'insieme a quello dei numeri interi positivi>>
Roberto rimase interdetto:
<<Ma è una domanda di aritmetica?>>
Sarpenti sospirò:
<<Io so che tuo padre fa questo genere di domande, perché crede di poter insegnare la filosofia di Pitagora e dei pitagorici al posto della docente di ruolo. Pensavo che ne avesse parlato anche con te e speravo che tu potessi condividere con noi questa sapienza>>
Era chiaramente una trappola e qualsiasi risposta avesse dato sarebbe stata giudicata male:
<<Non me ne ha parlato. Il mio docente è lei ed io studio quello che lei dice che devo studiare>>
La Serpe si finse delusa e prese persino le difese dell'odiato collega:
<<Ah, aveva ragione Shakespeare : "quanto è più crudele del morso del serpente l'ingratitudine di un figlio"! >>




Roberto scosse la testa, ma non replicò.
Sarpenti allora continuò il suo monologo:
<<Volevo solo metterti a tuo agio con una domanda elementare, visto che con le altre hai fatto una gran confusione. Comunque ti dirò una cosa: per me il numero perfetto è tre, e questo non solo perché il concetto di Trinità è fondamentale nella teologia cristiana, ma anche perché lo è in quella induista, che io professo. Nell'induismo c'è la Trimurti, la forma triplice dell'Essere supremo, che si manifesta nelle tre divinità di Brahmā (il creatore), Vishnu (il preservatore) e Shiva (il distruttore), ed esercita il suo potere salvifico per mezzo degli avatar.
Io credo che tre possa essere anche il tuo numero perfetto, e per una ragione ben precisa: è il voto che meriti in questa interrogazione e temo anche nelle prossime, se non migliorerai>>
Roberto, quasi divertito dall'idea che tutta la domanda fosse una premessa ad un voto che non stava né in cielo, né in terra, non poté fare a meno di ironizzare:
<<Forse tre è troppo. Io credo che il numero perfetto sia due, che sta ad indicare Dio e il Diavolo, le due equipotenti Fonti dell'Universo secondo il mio credo diteista>>

La Serpe fu colta alla sprovvista e non seppe replicare nel modo che sarebbe stato più appropriato, ovvero l'ironia. La sua sorpresa era tale da farlo reagire emotivamente nella maniera più strana, ossia la paura
<<Tu non sai di cosa parli... certi argomenti non dovrebbero essere trattati con leggerezza>>
Roberto scosse il capo solennemente:
<< Le garantisco che ho parlato con la massima serietà e convinzione. Lei mi ha posto una domanda e mi ha fatto un esempio tratto dalla sua fede religiosa, di cui ho il massimo rispetto. Io ho risposto alla sua domanda allo stesso modo, ossia facendo riferimento alla mia convinzione religiosa>>







Ci fu un silenzio di tomba.
Roberto teneva gli occhi fissi sul docente, con aria molto minacciosa, senza muovere in muscolo.
Sarpenti era impallidito e a voce bassa disse:
<<Tu non ti rendi conto di...>> e poi si fermò e riprese a parlare ad alta voce <<...oggi non sei lucido, è chiaro che non ti senti bene... facciamo finta che non sia successo niente... non ti metto tre, era solo un semplice ripasso, tutto qui... non voglio infierire su un animo turbato...>>
Quell'improvvisa retromarcia della Serpe deluse molto i nemici di Roberto, che non capirono come fosse possibile che le assurdità pronunciate dal giovane Monterovere fossero riuscite ad ammansirlo in quel modo.
Ma Amelio Sarpenti aveva capito benissimo ed era terrorizzato.




Aveva compreso di essere stato ingannato da gente molto pericolosa.
Ma il ragazzo lo inquietava ancora di più.
Conosce i Misteri. E con quale assoluta certezza ha parlato! E io che credevo che fosse soltanto una pedina di suo padre o al massimo di suo zio, e invece è andato oltre!
Non è più una pedina di nessuno: tra tutti i Monterovere è il più pericoloso, perché è imprevedibile.
La situazione ci è sfuggita di mano.




Abbiamo sottovalutato l'apporto dell'altra stirpe. Sua nonna gli ha impartito l'insegnamento profondo senza che nessuno se ne accorgesse. L'ha fatto per renderlo in grado di difendersi e c'è riuscita.
I quattro talenti si stanno risvegliando prima del tempo, prima della Prova, prima dell'Iniziazione.
E adesso può succedere di tutto. 
I piani vanno rivisti. E forse non basterà, perché ad ogni nostra mossa, lui risponderà sempre in modo inaspettato.
Proprio adesso che incominciavo a divertirmi, mi ha messo sotto scacco con una frase buttata là in maniera istintiva, ma consapevole! 
La vita è davvero ingiusta!>>