giovedì 5 agosto 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 151. La Somma Sacerdotessa e la Casa degli Spiriti




 Le tre sorelle Ricci-Orsini giunsero ai confini del Sacro Bosco di Confluentia quando era già pomeriggio inoltrato e videro che le cose non erano cambiate granché dai tempi del racconto di Clara Torricelli, la madre di Ettore Ricci.
La differenza maggiore consisteva nell'accentuazione del divario tra le aree coltivate del Feudo Orsini e l'Area Protetta di Confluentia (quello era il nuovo nome dell'Opera Pia, dopo l'ultima ridefinizione del suo status firmata una decina d'anni prima da Elvira Bergantini ed Ettore Ricci), sempre finanziata dalle grandi famiglie, ma patrocinata dal WWF Italia e dalla Lipu e riconosciuta come Area Naturale Protetta della Selva di Confluentia nel censimento del 1991, per iniziativa del consigliere regionale Edoardo Monterovere, con il nulla osta di Diana Orsini e di Iole Bergantini.

L'Area di Confluentia, se vista da lontano, sembra tutto tranne che un'Oasi del WWF.
E' una specie di triangolo: due lati sono costituiti da due corsi d'acqua che confluiscono, e il terzo è determinato dal Viual, il viottolo sterrato che parte dalla Via Nuova, di fianco all'erboristeria (ancora di proprietà della famiglia Bergantini, ma gestita da ragazze del luogo) per poi attraversare la Torricchia, un grande fosso melmoso che drena le acque reflue da Forlimpopoli in giù.



Il Viual continua poi in direzone del Bevano, che invece è un vero e proprio corso d'acqua naturale, in cui confluiscono tutti i vari fossi, canali e torrentelli della zona.
Dalla confluenza della Torricchia nel Bevano prende il nome la zona, così conosciuta sin dai tempi degli antichi Romani.
A nord del Viottolo, verso la bassa e la confluenza, c'era il Bosco Sacro, mentre a sud, verso l'Appennino, c'erano i campi coltivati.
Le antiche residenze sul Viottolo avevano subito la triste sorte della demolizione. I ponti, invece, erano stati restaurati.
L'argine del Bevano, pur non essendo particolarmente alto, era massiccio e ben curato, e il suo ruolo di confine orientale dell'Oasi era stato reso ancor più evidente.
(Soltanto dopo la catastrofica alluvione del 1996 l'argine fu notevolmente rialzato).





Era stata persino ripristinata una "zona umida" ossia uno stagno naturale d'acqua dolce, che era un pallido ricordo delle antiche paludi.
La siepe che proteggeva il Bosco Sacro era molto più fitta, per quanto più curata.
C'era un unico sentiero che introduceva nella selva: niente più possibilità di scelta tra la via larga e la via stretta di evangelica memoria. Ora ce n'era una sola, ma era quella stretta o quella larga?




Il bosco era fitto, ma c'erano tanti piccoli sentieri che permettevano di inoltrarsi nelle varie direzioni.
C'erano molti uccelli: lì gli unici cacciatori ammessi erano i gatti.
Quella volta ad accoglierli non ne venne uno bianco come Albus, che aveva propiziato la visita di Clara Torricelli, futura signora Ricci, nonna paterna delle tre sorelle Ricci-Orsini.

Ne arrivarono ben quattro: uno era rosso, uno era grigio col pelo lungo e leonino, un altro era bianco con macchie nere bizzarramente distribuite e l'ultimo era tigrato, grasso e sornione.
Mentre stavano guardando quei quattro musetti simpatici, all'improvviso, ne arrivò un altro: aveva gli occhi azzurri e il pelo lungo e bianco, come Albus, ma il muso e le orecchie erano neri, così come la parte inferiore delle zampe.




<<Lui si chiama Macchia, non è un nome originale, ma si mimetizza così bene che sembra soltanto una macchia semovente>> disse una voce da dietro una siepe.
Quella voce autorevole apparteneva ad una donna alta e vestita interamente di nero, con tanto di velo e gramaglie, come una vedova dei tempi passati.
La seguivano altre due donne più basse ed egualmente vestite.
Colei che aveva parlato aveva un volto spigoloso, ma senza età, perché non c'erano rughe, ma mancavano le sopracciglia e i capelli.
Aveva un aspetto inquietante, gli occhi freddi di chi è abituato a comandare da molto tempo.

<<Vi stavo aspettando e dal momento che non ci siamo mai viste di persona, ho ritenuto che fosse doveroso da parte mia un gesto di buona educazione. E così sono venuta di persona ad accogliervi in questo luogo di pace e di meditazione.
Sono Iole, la Somma Sacerdotessa di Confluentia, e c'è ancora qualcuno che mi chiama "la Signora dei Fiumi" o persino "la Dama del Lago", anche se quel piccolo stagno non rende giustizia al ricordo delle grandi paludi di un tempo.
In teoria dovreste rivolgervi a me con l'appellativo di Reverenda Madre, ma tra noi non è necessario, poiché condividiamo molte cose, tra cui il sangue degli Orsini.
Margherita, Silvia e Isabella: vi riconosco perché siete comparse tante volte nei miei sogni premonitori>>




Poi indicò le altre due donne, apparentemente della stessa età, e cioè "senza età".
<<Vi presento le mie figlie, Irma ed Ermide. Sì, il secondo è un nome orribile e anche il mio non è gran che, ma glieli ha dati mia madre, Luisa, perché ufficialmente la madre era lei, nei documenti.
So che sapete già molte cose sul nostro conto. Non me l'ha riferito nessuno, ma come vi ho detto mi capita di avere delle premonizioni.
So che sei scettica, Isabella, per cui rispondo alle obiezioni che hai in mente: le premonizioni non vengono a comando e sono come i sogni: difficili da ricordare, difficili da ricostruire e difficili da interpretare.  
Noi Iniziati abbiamo delle tecniche per affinare questo "dono", se vogliamo chiamarlo così. 
Si tratta di un dono ereditario, che si rafforza in maniera genetica.
Un nostro dono di famiglia, potremmo dire>>
Silvia ne aveva già avuto abbastanza:
<<Nostro? Di quale famiglia stai parlando? I fantomatici Bergantini di Villa Inferno? 
Il mio commercialista si chiama Bergantini, ma non ha mai saputo di avere parenti da quelle parti>>
Iole fece un cenno con la mano, rivolto a tutti e a nessuno in particolare:
<<Quanta fretta, Silvia... sei sempre stata così impaziente...
Per prima cosa, tu e le tue considerevoli sorelle, mi seguirete lungo il sentiero, così avrò modo di mostrarvi la mia umile dimora, la quale ha visto tempi migliori, ma è comunque meno spettrale di quel che si crede.
Sì, so quel che dice la gente. La chiamano "la Casa degli Spiriti": è un nome poetico, anche se tecnicamente impreciso, e alquanto vago, come le definizioni ufficiali di Spirito e di Anima, due concetti di cui solo un Iniziato può davvero conoscere la reale natura, attraverso una sorta di intuizione mistica.
Potete anche chiamarla Villa Inferno, è un nome scherzoso che si inventò una mia antenata, perché noi siamo sempre state qui, e qui saremo sempre: alla confluenza dei due fiumi... anche se ora la loro portata idrica è molto ridotta per considerarli tali>>




La casa era stata edificata su una piattaforma sopraelevata, sicuramente per evitare che le piene dei fiumi la allagassero.
Il Bevano scorreva placido nelle vicinanze e il cortile adiacente era protetto da muri di pietra, con varie scalinate che portavano fino alle verande del piano terra.
Era un edificio dalla forma strana, poteva sembrare quasi un incrocio la una pagoda, una piccola piramide a gradoni e una villetta vittoriana.
C'era un piano terra con veranda, un primo piano, una mansarda e al centro una torretta col balcone.
Nelle intenzioni delle Sacerdotesse doveva essere il giusto compromesso tra un'abitazione per anziane signore e un tempio per divinità talmente antiche da aver perduto persino il nome.




<<Be', pensavo che avremmo trovato di peggio>> disse Isabella.
La Somma Sacerdotessa accennò un lievissimo sorriso, che poteva anche essere di scherno, poi indicò alcune sedie:
<<Sediamoci qui in cortile, almeno per il momento. 
Hai ragione Isabella, la casa si presenta bene, se consideriamo che è più vecchia di me, ed io ho quasi cent'anni. Ma devo rispondere a Silvia riguardo all'identità della mia famiglia.
In epoche passate non c'era tutta la burocrazia di adesso, per cui ci si riferiva a noi come alla Stirpe, sottintendendo che era la discendenza delle Somme Sacerdotesse di Confluentia. 
Poi i tempi sono cambiati e dovevamo inventarci un cognome che non desse nell'occhio.
Fu scelto il cognome Bergantini perché era molto diffuso da queste parti ai tempi della mia bisnonna, Viviana, che era stata unita, per mezzo delle Nozze Sacre, a Ludovico Orsini.
Non c'è nessun Bergantini tra i miei antenati, ma in compenso ci sono molti conti Orsini e se proprio fosse necessario un vero cognome, quest'ultimo sarebbe il più vero di tutti.
C'è più sangue Orsini in un un mio capillare che in tutte voi messe insieme.
A che prezzo! Direte. E a che scopo? Vi chiederete.
Generazioni di incesti uno dietro l'altro, un abominio, certo, ma era l'unico modo per rafforzare il nostro "dono" e rinnovare, per mezzo delle Nozze Sacre, il nostro legame con questa terra.
Esistono altri "doni", altre capacità mentali superiori, che in parte si sono sviluppate anche in me, dopo l'Iniziazione, in particolare le memorie ancestrali: ricordo cose vissute dai miei antenati e che nessuno mi ha mai raccontato, ma io percepisco che sono vere.
Sono una Veridica: mi accorgo, in genere, se chi ho davanti mi sta mentendo o dicendo la verità.
Esistono altre doti, alcune in grado di metterci in contatto con entità sovrumane.
So che voi non mi credete, ed è proprio per questo che ve ne parlo: se mi prendeste sul serio, vi sentireste in dovere di uccidermi all'istante. Non ci riuscireste, però, perché gli Iniziati hanno anche un addestramento fisico alle arti marziali, che si mantiene costante nel tempo.
Vi consiglio di non mettermi alla prova, perché persino alla mia età potrei farvi una brutta sorpresa.
Tutte queste doti ci permetteranno di non farci sopraffare dagli automi, poiché tutti gli Iniziati sanno che verrà un giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra l'umanità.
Io stessa ho avuto una premonizione al riguardo: ho visto un uomo che si vantava delle mirabolanti capacità del suo telefono cellulare (che diventerà una specie di computer factotum e un giorno lo vedrete anche voi, per quanto io dubiti che riuscirete a imparare ad usarlo) e l'altro uomo che ribatteva, provocatoriamente: "Come ci si sente ad avere un cellulare più intelligente di te?"




Pensate, io, nella mia casa, non ho nemmeno il televisore: non mi serve. Posso vedere passato e futuro: non a comando, lo ripeto, ma è comunque un passatempo molto interessante ed appagante. Ricordi ancestrali e premonizioni affiorano in modo spontaneo, ma non arbitrario: esiste una logica, difficile da capire, data la nostra attuale limitatezza, ma che ci conduce in una direzione ben precisa, come un faro nella notte, prima che sorga il sole!

La premonizione è un dono presente nella linea di discendenza degli Orsini, per quanto la vostra percentuale di geni "orsiniani" sia molto diluita.
Voi siete "portatrici sane", anche se tu, Silvia, hai una buona capacità intuitiva, che è la premessa a tutti gli altri "doni" che espandono la mente, e per questo gli Iniziati ti hanno sempre tenuta d'occhio.
So che cercate notizie e conferme su di loro, ed io ve ne parlerò, perché ci sono molte cose che ancora non sapete.
Ovviamente non potrò dirvi tutto: sono vincolata al supremo giuramento del Silenzio riguardo ai Misteri Superiori.
Non mi credereste mai, in ogni caso.
Ma voi siete qui per il ragazzo! Temo però che sia troppo tardi...>>

Silvia provò una stretta allo stomaco che sembrò avvolgere anche il cuore:
<<Troppo tardi per cosa?>>
La voce di Iole si tinse di una nota più triste:
<<Sto parlando della sua salute mentale e a voler essere onesti non c'è mai stata molta speranza, al riguardo, fin dal suo concepimento.
Ah, vedo che Isabella è d'accordo. Chissà, magari è lei la vera veggente: sarebbe ironico, visto che è anche la più scettica.
Ma tu Silvia, come hai potuto commettere un errore così grossolano!
Incrociare i geni dei Ricci-Orsini con quelli dei Lanni-Monterovere è stata una pazzia, un azzardo mille volte più grave di tutti gli incesti consumati nelle Nozze Sacre di Confluentia.
Dico sul serio.
Noi almeno, quando decidevamo chi dovesse essere la Sposa e chi lo Sposo, abbiamo sempre cercato l'armonia, e cioè coppie ben assortite.
Margherita e Isabella hanno scelto bene, da questo punto di vista, per quanto ci sia stato qualcuno che le ha indirizzate verso la giusta strada.
Ma tu, Silvia... tu hai fatto l'opposto!>>
Silvia ebbe una reazione paradossale, sembrava quasi contenta:
<<Quindi sono stata io a scegliere! Non c'è stata interferenza da parte degli Iniziati, vero?>>
La Reverenda Madre apparve molto delusa:
<<Mi rimangio le parole che ho detto riguardo alla tua intuizione. 
L'interferenza degli Iniziati c'è stata, eccome! Ma tu sei caduta nella trappola della corrente sbagliata.
C'erano divisioni enormi tra le varie correnti dell'Ordine: all'epoca il consigliere Albedo non era ancora così potente!
E dunque c'erano per te ampi margini di autonomia.
Tu avresti potuto scegliere e avresti dovuto sapere per esperienza personale cosa significa essere figli di una coppia male assortita>>

Silvia le lanciò un'occhiata di fuoco:
<<Non mi piace questo tono e nemmeno questo linguaggio così offensivo verso la mia famiglia>>
Iole si limitò a fissarla, e poi continuò il suo discorso come se niente fosse:
<<Nella tua stessa personalità i geni dei Ricci e quelli degli Orsini fanno a pugni tra loro da una vita. Il temperamento collerico e impulsivo di tuo padre cerca continuamente di prevalere su quello malinconico ed elegiaco di tua madre, con il risultato di continui sbalzi di umore.
Vedo che Margherita e Isabella sono d'accordo: in Margherita è prevalso il temperamento degli Orsini e in Isabella quello dei Ricci.
Purtroppo tu, Silvia, non hai avuto questa fortuna, e non l'aveva nemmeno Francesco, diviso tra la creatività estrosa dei Lanni e le nevrosi di suo padre, Romano Monterovere, di cui sono noti i disturbi ossessivo-compulsivi, le ansie, le fobie, l'ipocondria, la misantropia.
Ah, non c'è che dire: tu e Francesco avete fatto proprio, come si usava dire ai miei tempi, "un bel minestrone". Tutti questi ingredienti buttati a caso nella pentola, senza chiedersi neppure una volta che tipo di brodo stesse borbottando a lento fuoco.
Fuor di metafora: come potevate illudervi di generare figli non predisposti alla sanità mentale?>>
Silvia scosse il capo:
<<Tu non sai niente! Non sono venuta qui per farmi processare da una come te, una sgualdrina che ha avuto un figlio dal proprio stesso padre, e quel figlio era un assassino, e ha rovinato la vita alla mia famiglia! A mio padre!
Se sono qui è solo per avere informazioni su cosa vogliono gli Iniziati da mio figlio e farai meglio a darmele subito o me ne andrò lasciandoti ammuffire qui con quelle due cariatidi mute che chiami figlie!>>
Irma scattò in piedi, e con un vocione quasi maschile dimostrò inequivocabilmente di saper parlare, ed Ermide fece anche peggio, ringhiando improperi di ogni genere.
La Somma Sacerdotessa scosse il capo e sospirò, pur mantenendo un'espressione tranquilla:
<<Elvira ti avrebbe già cacciato a pedate, e anche le mie figlie, ma io sono diversa: non sono impulsiva e nemmeno permalosa. In questo sono molto simile a mio padre, e nella mia vita ho amato solo lui. Per cui sarò anche incestuosa, ma non sono una sgualdrina.
Le mie figlie sono nate dopo la morte di Ippolito. Mia madre scelse per me, come nuovo Sposo per le Nozze Sacre, vostro nonno, Primo Ricci. Era necessario per vincolare questa terra ai suoi nuovi proprietari e così sono nate Irma ed Ermide. Ma io e Primo non eravamo ben assortiti e quindi lui se ne tornò dalla sua bella Clara, ed io non ho più conosciuto un uomo.
Ora però è necessario che io ti spieghi alcune cose, per farti capire bene chi sono gli Iniziati, cosa vogliono ottenere e perché sono interessati alla tua famiglia e a quella delle tue sorelle.




So che conoscete l'esistenza del "Serpente Rosso". Un tempo anche noi ne facevamo parte, e pertanto conosciamo bene la storia del Programma Genetico, i suoi metodi e le sue finalità.
Poi però il consigliere Albedo decise di allontanarsi dall'Antica Via.
La scoperta del DNA aveva spalancato immense prospettive per quella che sarebbe diventata "l'ingegneria genetica".
Albedo si basò sempre più su di essa, mentre noi rimanemmo fedeli alla tradizione.
Siamo Sacerdotesse, persone di fede, e abbiamo continuato a credere nelle Nozze Sacre e nel Patto tra le grandi famiglie latifondiste e la nostra famiglia di stirpe sacerdotale.
Però il conte Achille ci ha tradito, e vostra madre non sapeva quasi nulla di noi, e nemmeno vostro padre. 
Ma il Rito tra la famiglia dei proprietari della terra e la Stirpe sacerdotale va rinnovato per ogni generazione. 
Come vi ho detto, al posto del conte Achille, fu scelto Primo Ricci, l'altro vostro nonno, perché aveva comprato gran parte delle terre. Da lui ebbi Irma ed Ermide, che sono dunque vostre parenti sia dal lato Ricci che dal lato Orsini.
Primo però era innamorato di Clara e non voleva più tradirla e nemmeno che i suoi figli venissero coinvolti.
Dunque, per la generazione successiva, non potemmo scegliere Ettore, ed allora il ruolo dello Sposo toccò a Michele e quello della Sposa a Ida.
Massimo fu concepito a Beltane e dunque sarebbe stato lo Sposo per la generazione successiva, visto che Ettore e Diana avevano avuto tre femmine.
Margherita e Isabella erano già state promesse ai loro futuri mariti, per questo la scelta obbligata eri tu, Silvia.
Pensavamo che, a tempo debito, tra te e Massimo sarebbe potuto nascere qualcosa, se noi avessimo operato in maniera efficace.
E non fare quella faccia! Sareste andati molto d'accordo!
Ma tu hai voluto sposare Francesco Monterovere.
Se avessi avuto una figlia femmina sarebbe stata l'ideale per Vittorio, ma hai avuto un maschio e i due ragazzi alla fine, da amici sono diventati avversari, poi rivali e infine acerrimi nemici.




Comunque, il punto è un altro e cioè che il professor Erich Von Tomaten, il Filosofo Metafisico, Iniziato di Rango Segreto infiltratosi nella sezione Ahnenerbe delle SS, che risiedette, in qualità di interprete, a Villa Orsini tra il '43 e il '45, non voleva rassegnarsi a considerare perduta l'influenza del Serpente Rosso nella nostra Contea.
Von Tomaten era affascinato da questo luogo e da tutti noi, credo che pensasse che qui il tempo si fosse fermato in un'epoca forse mai esistita, ma in qualche modo simile al mito di Merlino e della Dama del Lago: la vostra casa era Camelot e la mia era Avalon.
Lorenzo, il discepolo prediletto del Filosofo Metafisico, doveva cercare di ricucire il rapporto tra noi e Albedo, ma ha fatto qualcosa di diverso.
E' riuscito a sollecitare l'intervento di Albedo, ma ha voluto prendere per sé e per la sua famiglia una fetta della torta.
A quanto pare il Consigliere deve aver trovato qualcosa di interessante, da queste parti, dal momento che ha dato a Lorenzo carta bianca per corrompere mezzo mondo, e lo ha fatto, pur di favorire l'incontro tra te e Francesco e successivamente un accordo tra la tua famiglia e i Monterovere.
Più o meno la stessa cosa che ha fatto adesso per ottenere l'accordo tra i Monterovere e i Visconti-Ordelaffi.
Peraltro tuo figlio era d'accordo: ne aveva parlato direttamente col Visconte a casa di un notaio dalla fama molto losca.
Sì, sì, ti sto dicendo la verità. Del resto, che cosa non si farebbe per amore?
Solo che lui non ha idea di cosa c'è dietro a Lorenzo, e sarebbe meglio non dirglielo, perché potrebbe peggiorare la situazione.
Vedi, proprio adesso Albedo sta per diventare il Maestro dei Maestri, il Venerabile capo dell'Ordine degli Iniziati, e Lorenzo presiederà il Programma Genetico.
E non c'è nulla che tu possa fare per contrastare il potere di Lorenzo e di Albedo.
Adesso è troppo tardi. E' tardi per me, per le mie figlie, per le poche novizie che ci aiutano. 
E' tardi per voi e soprattutto è tardi per tuo figlio>>
Silvia era incerta se andarsene o continuare a porre domande a quella vecchia pazza, ma alla fine la disperazione prevalse, e lei rimase:
<<Ma secondo i tuoi discorsi era già tardi nel momento stesso del concepimento, per cui non vedo come né perché, se fossi venuta prima da voi, ci sarebbe stata qualche speranza...>>
La Reverenda Madre corrugò la fronte:
<<Come ti ho detto, non c'è mai stata molta speranza, ma forse un briciolo ancora poteva esserci.
Elvira sperava che almeno, dopo il suo vaticinio, avreste agito con maggiore prudenza.
Avevate riconosciuto nel ragazzo i talenti delle quattro stirpi, ma invece di insegnargli la prudenza, la pazienza e l'umiltà,  tu e Francesco lo avete incoraggiato a primeggiare, ad eccellere, senza capire che lo stavate esponendo alle invidie di mezzo mondo.
Silvia, non è necessario essere Iniziati per conoscere che le invidie portano male! 
Certo, il Serpente Rosso cerca l'eccellenza, ma in segreto. Vuole il potenziamento delle capacità mentali dell'essere umano, una sorta di evoluzione, ma prima è necessario un lunghissimo percorso di addestramento, di umiltà e di severissima disciplina.
Se cerchi la disciplina, troverai la tua libertà, ma se cerchi solo la libertà, diverrai schiava dei tuoi desideri.
Ecco, questo è il genere di cose che si insegnano, qui, alle novizie e sarebbe stato molto utile anche per tuo figlio un insegnamento di questo tipo.
Ora invece dovrà affrontare la Prova del Dolore senza questi insegnamenti e sarà tutto molto più difficile: ce la farà, sta tranquilla, ma il prezzo sarà elevatissimo.
Si renderà conto, nel peggiore dei modi, che le sue attuali ambizioni sono per lo più infondate>>
Silvia faceva fatica a seguire tutte quelle allusioni:
<<Di quali ambizioni stai parlando? E' solo un adolescente innamorato di una ragazza che, a quanto pare, lo ricambia. Certo, il Savoy è stata un'ostentazione, da parte della famiglia di Aurora. Ho cercato di convincere Roberto a rifiutare una vacanza così scandalosa, ma...>>
La Somma Sacerdotessa fece un gesto d'impazienza:
<<Non è quello, anzi, almeno potrà portarsi dietro dei bei ricordi. 
No, quando parlo di ambizioni penso a qualcos'altro>>
Silvia era stanca delle reticenze dell'altra donna:
<<Cosa?>>
Iole la fissò con occhi gelidi e parlò con voce tagliente:
<<Eredita troppo potere, specie adesso che è fidanzato con l'ereditiera Visconti-Ordelaffi.
Si illude di poter diventare il dirigente delle aziende dei suoi nonni e di quelle dei suoi suoceri.
Ma come potrà mai governare gli altri se non riesce a governare nemmeno se stesso?>>

All'improvviso intervenne Isabella:
<<Ehi, un secondo. Non so cosa gli hai detto, Silvia, ma se ambisce a dirigere il Feudo Orsini, dovrà passare sul mio cadavere!>>
Silvia si schermì:
<<Non gli ho detto nulla io, è stato nostro padre, in punto di morte, gli chiese di giurare che avrebbe studiato economia in un'università prestigiosa, e poi fare un master in agraria o qualcosa di simile, e solo allora, naturalmente partendo dal basso, si sarebbe dedicato all'azienda della nostra famiglia. Lui non voleva, ma il babbo ha insistito e alla fine lui ha giurato e lo sai come sono i Monterovere: non vengono mai meno alla parola data>>
Isabella scosse il capo:
<<Il babbo aveva avuto due ictus e vari anestesie... non capiva più niente alla fine! Non avrebbe mai costretto un povero ragazzo a giurare una cosa simile! Non c'è nessuna promessa, dal momento che a richiederla era una persona ormai non più presente a se stessa.
Quindi, Reverenda Madre, tolga pure il Feudo Orsini dalla lista dei poteri che lui dovrebbe ereditare. 
Quello andrà al mio Alessio!>>

Margherita sgranò gli occhi:
<<Come sarebbe a dire? E' sempre stato il mio Fabrizio l'erede designato
E' il cugino più grande, ed è figlio della sorella più grande, quindi non vedo proprio da dove derivi la tua pretesa di...>>

La Reverenda Madre pose fine all'altercò in maniera brutale:
<<Guardatevi! Le tre considerevoli sorelle Ricci-Orsini! 
Vi state beccando come chiocce per assegnare ai vostri figli un Feudo che nessuno di loro ha chiesto di gestire e non ha la tempra per gestire.
E non l'avete nemmeno voi...>>

Isabella scattò:
<<Ma come ti permetti, vecchia strega, di venirmi a dire come dovrei gestire la mia azienda! Io gestisco anche quelle di mio marito, e gli faccio fare un sacco di soldi, una montagna di soldi!>>
La Somma Sacerdotessa parve divertita:
<<Albedo controlla quasi la metà del Feudo Orsini e tu lo sai meglio di me, Isabella, per cui, almeno per una volta nella vita, scendi dal cocuzzolo della montagna di soldi di tuo marito e prendi atto della realtà.
Quel Feudo non sarà più vostro: lo state perdendo!>>
A quel punto fu Margherita a perdere la pazienza:
<<Abbiamo altre tenute, nella nostra Contea!>>
Iole rispose nel più tagliente dei modi:
<<Perderete anche quelle!>>
Margherita divenne viola come i suoi occhi:
<<Per diciotto generazioni i conti Orsini hanno retto la Contea di Casemurate!>>
La Reverenda Madre non mollò la presa:
<<L'avranno anche retta loro, ma l'abbiamo governata con noi! Siamo state noi a guidarli!
 Noi siamo le garanti della fertilità di questa terra e quindi anche degli stramaledetti soldi che avevate in passato e che ora scarseggiano>>
Silvia tornò in azione:
<<Governavate voi anche quando Ippolito dilapidava il patrimonio di famiglia per creare il Castello Neogotico? Non avete dato prova di grande acume, in quel momento>>

Qui la Somma Sacerdotessa si fermò e poi sorrise compiaciuta:
<<Ecco la mia ragazza, quella che avrebbe dovuto sposare mio nipote... ma lasciamo perdere... volevo solo dire che finalmente sei arrivata al nocciolo della questione.
Era la Nuova Camelot, il nostro sogno. Ippolito era un Iniziato, un membro del Serpente Rosso, e conosceva il Grande Disegno. 
E questo disegno non valeva, ovviamente, solo per noi. 
Ogni Contea avrebbe avuto la sua Camelot. Noi saremmo stati un esempio per gli altri.
Un progetto neofeudale, ma illuminato, giusto ed equo, per un'umanità evoluta e sana e forte e libera. Un mondo neofeudale da intendersi come federale, con istituzioni elettive, equità sociale e diritti individuali, una confederazione di federazioni, ognuna delle quali composta da regni (nazioni), ducati (regioni), comuni (città) e contee (circoscrizioni). Un mondo senza burocrazia, senza oppressione, un mondo di donne libere, uomini liberi e libertà.
E e al di sopra di tutto, un Impero Millenario, governato dall'Ordine degli Iniziati, con una corte itinerante e meravigliosi manieri e castelli neogotici ovunque, come quelli di Balmoral, di Neuschwanstein, di Lichtenstein e soprattutto di Burg Hohenzollern, il castello che Von Tomaten aveva scelto come "La Grande Camelot", o "La Camelot Imperiale Millenaria.












Questo è il sogno degli Iniziati. E' la Via Aurea: non è un bel nome? Dovrete farvelo piacere, perché è tutto quello che c'è e tutto quello che sempre ci sarà!>>

Isabella rise a crepapelle:
<<Oh, è tutto molto commovente, ma per quel che riguarda il nostro "castello" non hai risposto alla domanda fondamentale che sta dietro ogni iniziativa del genere: chi avrebbe dovuto pagare? Chi doveva finanziare la Nuova Camelot di Ippolito Orsini?>>
La Reverenda Madre la fissò con disprezzo:
<<Donna di poca fede! Per te tutto si riduce ai soldi. 
Ma hai comunque diritto a una risposta: li avrebbero versati i Paulucci di Calboli, con cui gli Orsini avevano stipulato un'alleanza matrimoniale. Achille Orsini era fidanzato con Adelaide, la cugina ricca di vostra nonna Emilia.
Sì, questa è un'altra delle verità che non compaiono nella versione ufficiale della vostra gloriosa storia, quella pubblicata dalla diligente Clara Ricci.
E' stato il conte Achille a rovinare tutto: sedusse Emilia, la cugina povera, che era decisamente più bella, ma vostro nonno dovette sposarla senza avere in cambio un centesimo.
Ecco chi ha rovinato il nostro sogno, e ha consegnato la nostra terra alla famiglia Ricci.
Quel giorno fu piantato il seme del male!
Diana sapeva di essere "la figlia della colpa", non amata dai suoi genitori, sacrificata a sposare un uomo che disprezzava...>>
Margherita alzò l'indice della mano destra e lo puntò sulla vecchia:
<<Non ti permettere di parlare così dei miei genitori, lurida sgualdrina incestuosa!>> 
Ogni volta che una di loro perdeva il controllo, Iole sorrideva, come se non si divertisse così da molti anni:
<<Vi state ripetendo, siate più creative, più pungenti. E non abbiate timore: i vostri insulti non mi fanno né caldo, né freddo.
Io so chi sono, nel bene e nel male.
Sono figlia di Ippolito Orsini e anche sua sposa nel rito delle Nozze Sacre.
Sono la garante della fertilità di questa terra, e posso offrire novizie vergini per rinnovare il rito, secondo quanto previsto dal Mandato Celeste che mi ha insignita del ruolo di Somma Sacerdotessa di Uinen, Brigid e Morrigan.
Sono la Signora dei Fiumi, la Dama del Lago, il vertice della Stirpe sacerdotale di Confluentia, la Nuova Avalon e il mio sogno è ancora la Nuova Camelot!
Ho perduto mio figlio, è vero, il mio Mordred, che però ha avuto un figlio e un nipote, Massimo e Vittorio, sui quali faccio ancora affidamento.
Quando Albedo decise di appoggiare le tue nozze con Francesco, Elvira consigliò a sua figlia Ida di cambiare strategia e a Massimo di sposare Elisabetta De Benedictis, figlia di Ginevra Orsini.
E così il vincolo tra la famiglia dei proprietari e quella delle sacerdotesse è stato ricucito.
Quelle nozze si consumarono nella notte di Beltane, qui, a Confluentia.
Nozze Sacre, a tutti gli effetti, da cui è nato il nostro principe, Vittorio, pronipote mio e di Elvira.
E' Vittorio il vero Orsini, è a lui che questa terra è stata consacrata e non risponderà a nessun altro. Voi state puntando tutto sui cavalli sbagliati.
Se tuo padre avesse accettato un patto di alleanza con la famiglia di Michele, tutto sarebbe stato risolto tra noi.
Michele era un Orsini, anche se non lo sapeva, ed ha amministrato il Feudo con mano salda...>>
Silvia ribatté:
<<Era un assassino e un truffatore. Ha ucciso nostra zia Isabella e nostro zio Arturo, ha velocizzato la morte del conte Achille, ha ucciso Federico Traversari, sperando di far ricadere la colpa su nostro padre. Poi ha portato alla rovina il grande Ettore Ricci.
Questo era tuo figlio, quello che hai concepito insieme a tuo padre: fu quello il giorno in cui venne piantato il seme del male>>
La Reverenda madre assunse l'aria di un avvocato che sta per pronunciare la sua arringa:
<<Isabella si donò volontariamente a quel soldato tedesco la notte di Beltane. Non ci fu stupro o violenza: sarebbe stato un sacrilegio. Elvira officiò la cerimonia: voleva bene ad Isabella come se fosse sua figlia. Era presente anche il professor Erich von Tomaten, sostenitore del progetto Lebensborn e Maestro di Lorenzo Monterovere all'università di Hannover.
Tutti loro hanno condiviso il sogno della Nuova Camelot.
Voi eravate lì, ma non contavate niente, non sapevate niente e non avete mai capito niente.
Tranne vostra zia Isabella. 
Era una fanciulla di una bellezza che non aveva eguali, ed era uno spirito libero, sembrava una ninfa dei boschi o dei fiumi. Si innamorò dell'ufficiale tedesco e lo sposò nel rituale delle Nozze Sacre.
Poi un giorno venne a sapere che lui era legalmente sposato, in Germania, e lo lasciò, poi si presentò da noi, chiedendoci di aiutarla ad abortire. 
Voleva uccidere il figlio concepito nel giorno delle Nozze Sacre! Era un doppio sacrilegio!
Elvira l'avrebbe anche fatto, le voleva troppo bene... non era obiettiva nei suoi confronti.
Per questo fui io a prendere in mano la situazione: parlai delle sue intenzioni con Mueller e con Tomaten, i quali cercarono di farle cambiare idea, ma lei era determinata. 
Una sera Isabella fu sul punto di confessare tutto a Diana, violando la riservatezza sui Misteri.
A quel punto autorizzai Michele ad agire, e lui lo fece per salvare Confluentia.
Elvira non fu avvertita: mi assunsi io la responsabilità, dicendo che era un atto dovuto per manifesto sacrilegio e rivelazione dei Misteri.
Ettore, che in fondo era un buon uomo, credeva che Michele l'avesse fatto per evitare uno scandalo che avrebbe potuto danneggiare l'onore degli Orsini.
A quel punto dovevamo decidere come riuscire a ripristinare le Nozze Sacre e il sogno della Nuova Camelot.
Chi meglio di Arturo Orsini poteva essere il nostro nuovo Artù?
Michele cercò di parlargli, ma Arturo liquidò la questione dicendo: "Parlerò con mio padre e con Ettore, e smantelleremo la vostra maledetta Casa degli Spiriti una volta per tutte!"
E con quelle parole firmò la sua condanna a morte e quella di suo padre, ma nel caso di Achille fu un anche un gesto di pietà, visto che aveva il cancro e soffriva molto.
A quel punto ci rimaneva una sola opzione: puntare tutto sul figlio di Michele, e cioè Massimo.
E tu, Silvia, eri la predestinata.
Non sarebbe stato un incesto: lui era solo un tuo lontano cugino, ma avremmo rivelato la sua discendenza e ottenuto per lui il cognome degli Orsini.
Fu tuo padre a commettere il più grande errore della sua vita quando rifiutò in maniera sprezzante l'alleanza matrimoniale con la famiglia Braghiri, dicendo la famosa frase: "Sei il mio miglior servitore, Michele, ma un uomo del mio rango non può dare la propria in sposa al figlio di un servitore".
Da quel momento Michele ha avuto un solo obiettivo: distruggere Ettore.
Elvira lo lasciò fare, ma io non ero d'accordo: la famiglia Ricci era legata a Confluentia, tutte le sorelle di Ettore, tranne Adriana, naturalmente, erano dalla nostra parte, conoscevano i piani degli Iniziati e li approvavano. Non potevamo farci nemica la famiglia Ricci, anche perché Clara sapeva tutto di noi e se non aveva detto niente, era soltanto per salvare l'ordine costituito, dal momento che una faida tra i Ricci-Orsini e i Braghiri avrebbe finito per distruggere entrambe le famiglie, cosa che in parte è accaduta.
Michele era impazzito, non potevamo più controllarlo. Massimo lo offrì a Eclion in cambio della rovina di Ettore ed Elvira officiò il rito, sacrificando se stessa, perché riteneva che la rovina dei Ricci-Orsini avrebbe favorito l'ascesa di Massimo. 
Si sbagliava, naturalmente.
Ma non tutti i guai vengono per nuocere: io divenni la Somma Sacerdotessa, e al contrario di mia sorella, avevo ed ho ancora le idee molto chiare.
La storia, infatti, non finisce qui.
Ora viene il bello, ciò che ancora non sapete, ma che sta accadendo già adesso, mentre noi parliamo. 
Un nuovo Impero sta nascendo, che vi piaccia o no. Albedo ne sarà l'artefice e Lorenzo ne sarà la Guida Spirituale.
Ma i giochi restano aperti tra le varie fazioni: un giorno ognuna presenterà i suoi candidati per la corona che fu di Ottone I il Grande.
E allora ci sarà da divertirsi...>>





Silvia scosse il capo:
<<A me non importa nulla del vostro Impero Millenario: io voglio sapere cosa accadrà a mio figlio. Parla chiaro: cosa vogliono gli Iniziati da lui?>>
Iole la fissò con aria grave:
<<Vuoi davvero conoscere le mie premonizioni sul suo futuro? Ricordati che il futuro non si può migliorare: ogni intervento teso a cambiare in meglio un vaticinio non fa altro che rafforzarlo e renderlo peggiore>>
Silvia era sgomenta:
<<E' davvero così terribile ciò che hai visto?>>
La Reverenda Madre chiuse gli occhi, come per rivedere mentalmente il vaticinio:
<<Non morirà, se è questo che mi stai chiedendo. E non impazzirà, anche se la sua mente subirà una grande trasformazione. Ti può bastare, come rassicurazione?>>
Silvia chiuse gli occhi a sua volta:
<<E' troppo generica. Devo decidere che cosa fare, e se tu mi consigli di non fare niente, devi convincermi che è davvero la cosa migliore, o quantomeno il male minore>>
La Somma Sacerdotessa annuì:
<<D'accordo. Ti dirò tutto, ma ti avverto subito: ciò che ti dirò non sarà affatto piacevole>>

domenica 1 agosto 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 150. Ritorno a un futuro già passato







16 agosto 1992 - Cortile interno del Maniero/Villa Orsini - Casemurate (Forlì)

Diana Orsini stava per concludere il suo racconto di fronte alle tre figlie, che avevano ascoltato, incredule e sbalordite, nel cortile interno del castello neogotico fatto costruire tra il 1880 e il 1895 intorno a ciò che rimaneva dell'antica Villa Orsini (come, del resto, era ancora chiamato).
Il famigerato conte Ippolito Orsini, nonno di Diana, si era ispirato all'Holly Village londinese del 1865, pagando a peso d'oro le consulenze di uno degli architetti che avevano partecipato al progetto e consumando così ciò che restava delle finanze degli Orsini.
Lo ripetiamo non per abusare della pazienza dei nostri lettori, ma per prepararli al fatto che, proprio in questo capitolo, scopriranno che quella fu la minore delle colpe del conte Ippolito.

Dunque, Diana aveva riferito alle figlie tutto ciò che Clara Torricelli vedova Ricci, la loro defunta nonna paterna, in punto di morte, aveva confessato alla stessa Diana, sua nuora, riguardo all'incontro con Liliana Bergantini, l'antica governante di cui nessuna di loro aveva mai sentito parlare.

La linea del tempo era triplice: nel 1910 Liliana aveva parlato a Clara, nel 1984, Clara aveva rivelato la verità a Diana, la quale infine, nell'estate del 1992, a causa della ricomparsa degli Iniziati, si era vista costretta a riferire quella storia alle sue figlie.

Le aveva pregate di ascoltare in silenzio, perché altrimenti si rischiava di disperdere energie e tempo su questioni secondarie, ma ormai mancava solo un ultimo tassello per completare il mosaico e prima di inserirlo, sapendo gli effetti che avrebbe provocato, volle sondare il terreno, e quindi disse:
<<Clara è morta prima di finire il suo racconto, ma ha lasciato i suoi diari. Per alcuni anni mi sono rifiutata di leggerli. Poi non ho resistito alla tentazione, ma ho scoperto che c'era molta reticenza nel riferire alcune questioni scottanti. Usava perfino un linguaggio cifrato, ma comprensibile per chi avesse conosciuto la premessa
Vi farò alcuni esempi, nei quali sono contenute delle rivelazioni che mi hanno sconvolto.
Però prima di proseguire, vorrei conoscere il vostro stato d'animo>>

La prima a parlare fu la sorella più giovane, Isabella Zanetti, la scettica di famiglia:
<<Senti, mamma, fintanto che si parlava di presunte società segrete, potevo anche credere che esistessero, ma che non mi si venga a parlare di fenomeni sovrannaturali, perché io non ci credo neanche se trovo un fantasma sotto il letto.
Sai come dicono in Sicilia? "Bisogna saper distinguere la luce delle stelle da quella delle lampare": Io non mi lascio trascinare nella loro rete di farneticazioni! 
La nonna Clara, pace all'anima sua, era una donna impressionabile, chissà cos'avrà pensato di vedere o di sapere!
Per me tutta 'sta storia se l'è sognata una notte in cui aveva mangiato troppo>>

Margherita Spreti, già visibilmente sdegnata per il fatto che, pur essendo la sorella maggiore, con diritto di precedenza (esistente ormai solo nella sua testa), Isabella avesse osato parlare per prima, proprio lei che era la più piccola delle tre, si offese ulteriormente perché sua sorella metteva in dubbio le fonti da lei stessa presentate il giorno prima a Villa Erbosa.
Insorse, agitando, per l'ennesima volta, le lettere degli Orsini di Roma:
<<E queste allora? Carta canta! Nero su bianco! Parlano anche loro di entità sovrannaturali, ma non sono fantasmi! Sono qualcosa di paragonabile ad angeli e demoni. 
Ne citano ben quattro: Atar, Belenos, Eclion e Gothar!
E allora come la mettiamo? Ci sono due resoconti: i diari di nonna Clara e le lettere dei Duchi di Bracciano e Gravina, nei quali sono citati gli stessi nomi.
Ed esiste anche un terzo indizio, che Silvia ci ha raccontato: quando Francesco era giovane, fece una seduta spiritica con sua zia Anita, suo zio Edoardo e suo fratello Lorenzo, e venne fuori il nome di Eclion. 
Tre indizi fanno una prova, Isabella!>>

La contessa Zanetti non ne voleva sapere:
<< Ma una prova di cosa? Pensi davvero che ci sia Satana, o chi per lui, a Confluentia? 
Avanti, sono vecchiette che si dedicano alla lettura dei Tarocchi, all'erboristeria e alla cura dei gatti! Se anche avessero fatto riti pagani un secolo fa, adesso non ne fanno più. 
Non hanno più novizie, sono rimaste in tre e avranno cent'anni per gamba!
Su, siamo seri!
Dovremmo aver paura di tre vecchiette e quattro gatti in una stamberga?>>

Margherita, di carattere ostinato, non mollava l'osso:
<<E tu che ne sai? Qual è l'ultima volta che sei stata a Confluentia? Mai! Non ci sei mai stata!
Così come nessun altro di noi. 
Il nonno Achille disse che il Patto con le Anziane, era che ognuno si facesse gli affari propri, ma non sappiamo che cosa in effetti abbiano fatto. 
Chi di noi ha visitato Confluentia negli ultimi cinquant'anni?>>

Silvia sospirò:
<<Roberto, quando era bambino. L'Elvira gli ha letto i Tarocchi, lui non sapeva neanche che cosa fossero. Lei però deve avergli "predetto" chissà quali disgrazie, tranne la febbre alta che gli è venuta improvvisamente proprio quella sera. Nel sonno vaneggiava, diceva cose senza senso e nomi sconosciuti: Carcosa, il Re Giallo, la Seconda Luna... 
Francesco mi ha detto che quei nomi erano presenti nei racconti o nei romanzi di alcuni padri della fantascienza o comunque del genere fantastico americano.
La cosa strana è che lui non glieli aveva ancora fatti leggere: aspettava che Roberto non avesse più paura del buio. E infatti ha dovuto aspettare molto.
Mentre parlavamo, il sonno di Roberto è diventato regolare e la mattina dopo non aveva più febbre, ma si era dimenticato tutti i sogni. 
Gli ho raccontato cos'ha detto nel sonno e ho chiesto se sapeva cosa significassero quelle espressioni, ma lui non lo sapeva. I romanzi li ha letti anni dopo.
Ma nella sua memoria quei nomi c'erano già! Come se suo padre glieli avesse trasmessi per via genetica. Lo so che è impossibile, ma i libri erano sotto chiave, non può averli letti, né sentito parlare di loro. Forse mi ha mentito, ma non credo, perché se mente lo fa per tranquillizzarmi, non per farmi preoccupare...>>





Isabella sbuffò:
<<Tu sai che io voglio bene a Roberto come se fosse mio figlio, ma devi ammettere che è sempre stato un ragazzo strano... con la testa tra le nuvole, eccentrico, proprio come suo padre, e suo zio, naturalmente... ed è questa la cosa che mi preoccupa!>>
Silvia, da brava chioccia, arruffò le piume:
<<Come sarebbe a dire "è sempre stato un ragazzo strano"? Lui era normalissimo, prima che quella strega di Ida Braghiri lo mandasse dall'Elvira!  Tu bada piuttosto a tuo marito, che parla da solo!>>
Margherita le diede manforte:
<<E' vero Isabella. Saverio parla da solo, ma non due parole soltanto, fa degli interi discorsi. 
Una volta l'ho sentito che parlava con sua mamma, che è morta tre anni fa e la rimproverava di aver sempre voluto più bene a Nevio che a lui. 
E l'ho sentito altre due volte che litigava con Stenio per quei quattro soldi che non gli ha restituito...>>
Isabella volle precisare: 
<<Erano dieci milioni di lire! E Stenio non ci ha restituito neanche un centesimo!>>
Margherita le puntò l'indice contro:
<<Per forza! E' morto! E non aveva eredi! La sua casa era in affitto e non c'erano contanti. 
A meno che Saverio non creda di essere un medium, non potrà certo sperare che Stenio torni dall'Aldilà per restituirgli i soldi!>>
Isabella, che era ancor più cocciuta di Margherita, volle l'ultima parola:
<<Sì, sì, lo so che il tuo Amilcare fa battute di questo tipo su Saverio, non è una novità, è una vita che gli ride dietro, ma io dico: ride bene chi ride ultimo! E a ridere per ultimo sarà Saverio!>>
Silvia concluse:
<<Può darsi, ma non sempre sopravvivere è la cosa migliore. Comunque mio figlio non si tocca! 
A rimproverarlo ci penso io, e credetemi lo faccio molto spesso. Gli bastano già i miei rimproveri, per riportarlo con i piedi per terra. E non osare paragonarlo mai più a Lorenzo!>>
Isabella si chiuse in un silenzio offeso.

Margherita, forte dell'appoggio della sorella, finì per esagerare tirando fuori un episodio ormai divenuto leggendario, di cui in effetti a Casemurate si era parlato molto, ma in termini diversi da quelli riferiti da lei:
<<E comunque io stessa sono stata testimone di un fenomeno inspiegabile: vi ricordate quella volta che hanno portato in processione a Casemurate la Madonna Greca di Ravenna




L'hanno depositata in un punto dell'abside e la mattina dopo era in un altro punto! Distante!
C'era anche l'arcivescovo Tonini in persona, quella volta, che era stato nominato da poco, e si fermò a dormire a Villa Spreti. 
Fu un grande onore ospitarlo... e anche lui quella mattina ha dovuto ammettere che in effetti la Madonna Greca non era nello stesso punto del giorno prima.
Certo, non si è sbilanciato a parlare di miracoli, sapete come funzionano le cose: ci vanno con i piedi di piombo, ma l'ho visto molto turbato e ha parlato a lungo con don Pino, e alla fine erano tutti e due molto seri.
Ma poi la stessa cosa è successa l'anno dopo per la statua di Padre Pio che la zia Adriana ha donato alla parrocchia, alta due metri più il basamento in pietra, facendola arrivare fin qua da San Giovanni Rotondo.
Don Pino l'ha sistemata in una cappella e la mattina dopo era in un'altra! E odorava persino di violette, ve lo giuro l'ho sentito col mio naso! Cosa sono questi se non miracoli?>>
Isabella la guardò con un mezzo sorriso di scherno:
<<Sono scherzi da prete! E' don Pino che sposta le statue e le profuma, lo sanno tutti! 
Ed è ancora là che ride per lo scherzo che ha fatto a te e a tutte quelle credulone come te e come la Romana, l'Idelba, la... come si chiama quell'altra, quella che si vede di nascosto col suo ex marito, perché lui si è pentito di aver divorziato e sposato un'altra?
Ah, sì... l'Adele... ecco il Club delle Credulone!
Guarda che anch'io sono amica dell'Arciverscovo: ha cresimato il mio Alessio, e una volta è stato nostro ospite a Villa Erbosa. Ci disse che don Pino era un furbacchione, ma quella volta della Madonna Greca, gli fece una lavata di capo e minacciò di retrocederlo a cappellano nella chiesetta della Madonna del Pino.  Bisogna dire che Sua Eccellenza ha un gran senso dell'umorismo!>>




Margherita Spreti, per quanto blandita dal complimento all'Arcivescovo, non accettava l'idea che Isabella potesse averla vinta:
<<Sua Eccellenza è un sant'uomo e un grande oratore. E' molto intelligente e colto, ma anche molto umile, alla mano, ha una buona parola per tutti e mi è stato di grande aiuto quando è morto il babbo. Merita di diventare Cardinale il prima possibile, e forse lo è già in pectore, e se fosse per me lo farei anche Papa.
Ma sulla questione di Don Pino e della Madonna del Pino, mi rifiuto di credere che abbia fatto una battuta del genere.
E poi tra l'altro sarebbe un grande onore: il Santuario della Madonna del Pino è molto antico ed è sorto sulla base di un'edicola, opera del frate carmelitano Girolamo Lambertini, nel 1455, nel luogo in cui, secondo la leggenda, l'immagine della Vergine, collocata su un tronco di pino, è apparsa prodigiosamente ad alcuni raccoglitori di legna della Pineta di Cervia. E questo tronco è racchiuso nel muro interno della cappella. 
Quindi, Isabella, non credo proprio a quella battuta. Sei tu che ti fai beffe di persone stimatissime da tutta la nostra comunità. 
Non so chi ti abbia raccontato quelle brutte cose sull'Adele, che è una santa donna e... ma cosa te lo dico a fare? Tu credi solo a cosa dice l'estratto conto della banca.
Ma io ti avverto: si scherza con i fanti ma non con i Santi, questo ci diceva nonna Clara!
E se vai avanti così, finirai all'Inferno, insieme a tutte le streghe di Confluentia!>>

Diana alzò gli occhi al cielo: aveva visto troppe volte quel tipo di sceneggiata.
Richiamò le figlie all'ordine, chiedendosi per l'ennesima volta, e come sempre senza risposta, come fossero potute uscire dal suo stesso grembo tre figlie del genere, così completamente diverse da lei, ma anche l'una dall'altra e così pervicacemente convinte di avere la verità in tasca da non accettare alcun dibattito senza finire per scannarsi a vicenda.
Come succedeva sempre nelle loro discussioni, le due sorelle guardavano la terza, cercandone il decisivo consenso.

Silvia era piuttosto turbata:
<<Io ho sempre tenuto la nonna Clara in grande considerazione. Era una donna con piedi per terra, la testa alta e gli occhi rivolti verso il Cielo, con una Fede cristallina. Certo, era un po' superstiziosa, come lo siamo tutti, del resto. 
La scaramanzia fa parte della nostra natura e anche della nostra cultura. 
La nonna credeva nell'esistenza di angeli e demoni, e ci credo anch'io. 
Io ho portato Roberto a farsi benedire a Sarsina e a Loreto, ogni volta che aveva le sue crisi isteriche...>>

Isabella colse la palla al balzo:
<<Quindi lo ammetti che tuo figlio ha dei problemi! Non dico che sia colpa sua, e per me lo sgridi anche troppo... dovresti mandarlo da un medico, ma non un medico normale, capisci... qui ci vuole uno bravo...>>

A quel punto intervenne Diana in persona, che provava per quel nipote un affetto speciale:
<<L'unico problema di Roberto, mia cara Isabella, è quello di avere "l'ardire" di chiedere giustizia in questo mondo e in questa vita.
E' grave, vero?
Be', sapete cosa vi dico, lui è migliore di tutte noi messe insieme!>>

Silvia, che era gelosissima del rapporto speciale tra Roberto e Diana, non approvò affatto l'intervento ironico e polemico di sua madre:
<<Non dovresti incoraggiarlo in quella direzione, mamma. Sono proprio i discorsi come quello che hai appena fatto che potrebbero condurlo ad abbracciare la causa degli Iniziati.
Non mi pare che credano nella vita eterna o nel karma. Ma questo immagino faccia parte dei loro Misteri e non l'hanno di certo raccontato a nonna Clara.
Comunque, io sono convinta che l'Elvira gli abbia trasmesso una specie di maledizione.
E bisognava corre ai ripari: per questo l'ho portato a Sarsina e a Loreto.
Le benedizioni hanno portato un lieve miglioramento, le crisi si sono un po' attenuate, a riprova che mio figlio di per é è sanissimo, ma qualche strega gli aveva gettato il malocchio. 
Ho chiamato il parroco a far benedire tutte le stanze, una volta al mese per tutto l'anno. Ed è servito! Questo è il tipo di miracoli in cui credo!
La Chiesa ammette l'eventualità della possessione demoniaca, e proprio per questo esistono gli esorcisti. E non sono solo nei film horror. Per esempio c'è padre Amorth, e farebbe al caso nostro, perché se c'è di mezzo Satana, solo padre Amorth è in grado di...>>

Isabella sbottò:
<<Ecco! Ci mancava solo lui! No, dai, Silvia, almeno tu sii razionale, un minimo...>>

Diana non ne poteva più:
<<Fatela finita! Mi sembrate i capponi di Renzo! Ma insomma, crescete un po', almeno di fronte alle situazioni serie. Avevate deciso di andare a sondare il terreno a Confluentia, perciò io sto cercando di dirvi che se proprio volete, dovrete andarci unite e preparate a cosa vi aspetta.
E' per questo che ho deciso di dirvi tutto quello che so e tutto quello che ho letto nei diari di mia suocera>>
Isabella si arrese:
<<E va bene, sentiamo allora le ultime rivelazioni dei diari di Clara Ricci!>>







Diana annuì:
<<Tenetevi forte, perché quello che vi dirò vi farà tremare le vene ai polsi.
La frase che più di tutte mi ha colpito ha usato come codice i nomi delle leggende arturiane. Ascoltate bene:
 "Mordred è Michele Braghiri, dato in adozione a Mario Braghiri e alla moglie Severina, che avevano generato solo figlie femmine, e volevano un maschio per portare avanti il cognome. 
Michele però non seppe mai di essere figlio adottivo e tanto meno di essere nato dalle Nozze Sacre di Artù e di Morgana, perché se l'avesse saputo non avrebbe sposato Ida Bergantini, nipote della Dama del Lago. Per lui l'incesto era peggio dell'omicidio"
Non sono un'appassiona di rebus da decifrare, ma le implicazioni di questa frase erano così sconvolgenti che mi sono impegnata per capire ed ho dedotto alcune cose.
Michele Braghiri era un frutto avvelenato delle Nozze Sacre, figlio bastardo di un conte Orsini e di una Sacerdotessa il cui padre era un conte Orsini, forse lo stesso di prima.
Clara non è mai riuscita a dirmelo in faccia, e si vergognava persino a scriverlo, ponendomi di fronte a una scelta: indagare oltre o stendere un pietoso velo su tutta la questione?
Ero indecisa, poi ho avuto un'intuizione, basata su alcuni dati concreti.
Michele è nato nel 1910, il 3 marzo: quindi poteva essere stato davvero concepito a Beltane, il primo maggio 1909. All'epoca il conte Orsini era ancora mio nonno Ippolito, quello che ha trasformato Villa Orsini in un castello neogotico, una Nuova Camelot.
Morì nel dicembre 1909. Era lui "Artù".
Ma allora chi era Morgana?
Non c'erto Liliana, che era chiaramente "la Dama del Lago", succeduta a sua madre Viviana.
Si devono guardare le generazioni successive della Stirpe Reale di Confluentia.
Sappiamo che, in apparenza, la Maitresse-en-Titre di Ippolito era Luisa Bergantini, ma aveva quasi quarant'anni, un'età considerata troppo avanzata per le cosiddette Nozze Sacre.
Dopo di lei, come grado di importanza, venivano le sue figlie, Elvira e Iole, ed io ho sentito entrambe vantarsi di essere state amanti di mio nonno Ippolito, quando erano ancora adolescenti: e infatti nel 1909 avevano sedici anni la prima e quattordici la seconda, un'età sufficiente per essere fertili e quindi svolgere il ruolo della "Sposa" nelle Nozze Sacre.
Certo è gravissimo che un vecchio vada con due ragazzine, ma le colpe di Ippolito sono un fardello per la sua anima, non per la nostra. Per cui vi prego di seguire il mio ragionamento.
Secondo il racconto di Clara, nell'agosto 1910, Elvira era sì incinta e avanti nella gravidanza, ma il bambino che portava in grembo non era di certo stato concepito nel maggio 1909.
E' stato in quel momento che ho capito.
Mi serviva solo un ultimo controllo e guardai una copia dei documenti di Ida Braghiri, nata Bergantini, il giorno 15 settembre 1910.
Era lei la figlia di Elvira e di Ippolito, anche se nel documento c'era scritto che la madre era Luisa, la quale però non era affatto incinta nell'estate del 1910.
A questo punto la risposta al rebus è una sola, e avete tutti gli elementi per arrivarci anche voi>>
Si fermò, guardando le figlie con l'aria febbrile di chi ha appena scoperto la soluzione di un enigma.
Naturalmente fu Silvia, la più intelligente delle tre, a dare la risposta a tempo di record:
<<Morgana era Iole. E' lei la madre del defunto Michele Braghiri, ed è ancora viva, e risiede ancora a Confluentia. Per quel che ne sappiamo, lei è l'attuale Grande Sacerdotessa>>
Diana si illuminò:
<<Esatto! Potremmo perfino farci una passeggiata e andare da lei, a ricordare insieme il "bel tempo andato"
Ha 97 anni, ma per gli Iniziati è più facile avere una vita lunga, devono aver scoperto qualcosa che mantiene forti sia il corpo che la mente.
Quello che mi interessa è avere la conferma che Michele Braghiri, senza saperlo, ha sposato una donna che era nel contempo sua sorellastra per parte di padre e sua cugina di primo grado per parte di madre.
In teoria potremmo anche telefonare a Ida Braghiri, che per me sa tutto ed è una vera strega, ma non confesserebbe mai nulla nemmeno sotto tortura, perché sarebbe un colpo troppo duro per suo figlio Massimo, per non parlare di suo nipote Vittorio, la cui madre è figlia di mia sorella.
Non è bello da dirsi, ma Ginevra è l'unica sorella con cui non sono mai andata d'accordo, e guarda caso è l'unica che è sopravvissuta.
Ora sappiamo chi sono coloro che ci hanno portato alla rovina e hanno distrutto la reputazione e la salute di vostro padre.
Almeno a Clara è stato risparmiato di assistere a tutto questo>>

A quel punto intervenne Margherita:
<<Sinceramente, avrei preferito anch'io non sapere tutto questo.  Aveva ragione il nonno Achille, a non volere che questa storia fosse tramandata. 
Se il conte Ippolito è davvero colpevole delle accuse che Clara gli ha mosso, seppur in codice, allora noi siamo discendenti di un autentico mostro, che in tarda età giaceva con delle adolescenti che forse erano le sue stesse figlie.
Non sarà facile per noi convivere con un simile sospetto.
Ma resta aperta un'altra domanda: cos'è successo a Confluentia dal 1910 in avanti?
Ci dev'essere stato un momento nel quale gli Orsini hanno messo fine a quel patto scellerato e a quella pratica pagana. 
Io non ho ricordi di quel genere, quindi è chiaro che tra gli eventi del 1910 e la mia nascita nel 1933 dev'essere accaduto qualcosa che ha capovolto la situazione>>

Diana si sentì inevitabilmente chiamata in causa come testimone:
<<Me lo sono chiesta anch'io. Di Confluentia sapevo solo la versione ufficiale: un'Opera Pia per gatti, vecchiette e qualche erborista con la fama di strega. 
Della "Luisona" ricordo solo che passava col suo calesse e due cavalli neri come il carbone. 
Si comportava in maniera arrogante, ma mio padre glielo lasciava fare, almeno prima che mia sorella Giovanna morisse di spagnola, nel '19 e mio fratello Eugenio di tubercolosi nel '20.
Da allora è incominciato l'inferno, per me e per tutti noi, e non è mai finito>>
Gli occhi le si riempirono di lacrime, e persero l'aria febbrile di poco prima.

Margherita avanzò un'ipotesi:
<<Forse quegli eventi hanno convinto il nonno Achille a proibire le pratiche pagane. Avrà pensato che sulla sua famiglia si fosse abbattuto il castigo di Dio>>
Silvia intervenne:
<<Potrebbe essere anche successo il contrario. Il nonno Achille, disgustato dalle pratiche pagane, può avere rotto il Patto e per punizione a Confluentia un'Anziana ha scagliato una maledizione contro i suoi figli prediletti>>
Diana, che si era ricomposta, rispose:
<<I suoi figli prediletti... è vero, lo erano, non posso negarlo. Forse è per questo che io sono sopravvissuta.
Io ero "la figlia della colpa", lo sapete bene. Gli altri invece sono stati desiderati>>
Isabella, riavutasi dallo shock, disse:
<<E zia Ginevra è sopravvissuta perché è sempre stata dispettosa, maligna, invidiosa... e non le voleva bene nessuno. E' temuta ancora adesso, col suo maledetto Circolo della Canasta, ma nemmeno le sue presunte amiche le vogliono bene. 
Quello che invece non mi spiego è l'atteggiamento ambiguo di Elvira con la zia Isabella. 
Io porto il suo nome e anche se lei è morta prima che io nascessi, mi sono sempre chiesta come mai Elvira, che era sua amica, non l'ha salvata. 
Resto del parere che tutta questa storia dei poteri occulti, degli Iniziati, dei demoni sia una suggestione della nonna Clara. In fondo lei è stata l'unica a testimoniare. 
Non dico che si sia inventata tutto. Forse era in buona fede, ma ha creduto ad una serie di panzane dette da una fattucchiera, tutto qui...
Però mi rendo conto che, almeno per stavolta, dobbiamo andare da loro, a Confluentia, dove tutto è iniziato e tutto deve finire!>>