giovedì 8 luglio 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 145. Il consigliere Albedo a Ravensbourne Mansion.



La limousine che trasportava l'ospite d'onore della serata, Sua Grazia don Fernando José Maria Albedo Guzman Velasco Olivares de Mendoza, Murcia, Medina y Salamanca, Duque de Alcazar de las Altas Torres, Marques de Jerez de la Frontera, Conde d'Orghaz e Dooku, Conte di Serenno, Grande di Spagna, Cavaliere del Toson d'Oro, Maestro Consigliere e Vicepresidente Vicario dell'Ordine degli Iniziati, giunse a Ravensbourne Mansion in perfetto orario.
Erano le 21.00 del 14 agosto 1992 e presso la residenza della Duchessa Vedova di Ravernsbourne si teneva, seppure in tono minore (a causa del recente lutto) un party riservato ad una esclusiva e ristretta cerchia di ospiti.
Il giovane lord Waldemar Richmond, IX Duca di Ravensbourne, Conte di Middlesex, Marchese di Hayes, Visconte di Keston e Barone di Holwood aveva invitato, oltre agli ospiti già presenti nei giorni scorsi, ossia la fidanza lady Jessica Burke-Roche e il professor Lorenzo Monterovere, il Filosofo Metafisico e Docente di Storia delle Religioni all'Università di Bologna, alcuni personaggi di spicco della "upper class" britannica, statunitense ed europea, tutti accomunati dall'appartenenza all'Ordine degli Iniziati e alla fazione del Serpente Rosso o dell'Aristocrazia Nera, i due "partiti" che costituivano la Maggioranza di governo nel Consiglio Ristretto.

La limousine si fermò sul vialetto e l'autista andò subito ad aprire la porta al Consigliere.
Da altre limousine dietro la principale uscì un plotone di guardie del corpo.
Finalmente, il consigliere Albedo scese dall'automobile con perfetta agilità e compostezza, rare per un uomo della sua età, anche se nessuno, a dire il vero, sapeva quanti anni avesse.
Apparentemente poteva dimostrare al massimo 75 anni, ma gli Iniziati sapevano che ne aveva molti più, portati eccezionalmente bene.
Era molto alto, longilineo, abbronzato, dal profilo aristocratico, con barba e capelli bianchi, sopracciglia nere, naso aquilino, occhi neri e indagatori, sguardo carismatico, autorevole e imperioso. Indossava uno smoking di gran classe e un mantello scuro, che gli conferiva un'aura di potere e di minaccia nello stesso tempo.
Il Duca di Ravensbourne si inchinò di fronte a lui e gli baciò l'anello di rubino che portava stranamente (ma non troppo) sulla mano sinistra.
Albedo accennò un lievissimo sorriso al giovane e si rivolse a lui, in inglese, anche se noi tradurremo tutti i dialoghi in italiano.

La sua voce calma, sicura, bassa, professionale, distaccata, assomigliava a quella del grande doppiatore Luciano De Ambrosis, specie nei film con Frank Langella (sempre personaggio d'autorità, anche se Albedo, fisicamente assomigliava di più a sir Christopher Lee).
<<Lord Ravensbourne, vi ringrazio dell'invito e vi porgo le mie condoglianze. Vostro padre era un mio fidato collaboratore. Confido ora sulla vostra fedeltà e lealtà>>
Non disse altro, e in effetti, considerando che era stato lui a ordinare l'avvelenamento del precedente duca, ciò che aveva detto era anche troppo.
La Duchessa Vedova ripeté il saluto, rivolgendosi a lui con la formula di cortesia "Vostra Grazia" e ricavando in cambio un gelido: "Milady, le mie più sentite condoglianze".
Poi fu il turno di Lorenzo Monterovere che lo salutò con un inchino:
<<Maestro, è sempre un piacere rivedervi>>
Albedo sorrise, cosa che avveniva di rado, e gli strinse la mano amichevolmente:
<<Hai lavorato bene, amico mio, ed ora si incominciano a vedere i frutti. Presto arriverà la stagione del raccolto>>
Poi osservò Jessica, e mentre lei gli baciava l'anello, il Consigliere le disse :
<<Mia giovane Burke-Roche, hai dato un grande contributo al nostro Programma e lo farai ancora.
Lorenzo ti ha insegnato bene, così come io ho insegnato a lui e così come tu insegnerai alle tue sorelle>>
Poi procedette nel ricevere le riverenze e gli omaggi di tutti i presenti.
C'era un'invitata di grande prestigio, che fu presentata al Consigliere da un araldo:
<<Sua Altezza Reale la principessa Alexandra, onorevole Lady Ogilvy>>


Era la cugina e migliore amica di Sua Maestà e ad accompagnarla c'era suo fratello Edward, il Duca di Kent, massone di spicco e Gran Maestro della Gran Loggia Unita d'Inghilterra.
In rappresentanza dell'ambiente finanziario erano presenti il banchiere e barone Jacob Rothschild e il suo omologo americano David Rockefeller. 
Tra i politici erano presenti altri personaggi rimarchevoli: Henry Kissinger, genio della geopolitica, George Bush Senior, presidente uscente degli Usa e la baronessa lady Margaret Thatcher, ex-premier britannico.
Infine c'erano selezionatissimi personaggi dell'imprenditoria, della cultura, dello spettacolo, della moda e altri ancora di cui "'l tacere è bello".

Jessica osservava divertita come tutti quegli orgogliosi personaggi si prosternassero alla presenza del Consigliere.
Continueranno a chiamarlo così anche quando diventerà Grande Maestro?
Era stata aggiornata riguardo al rapido aggravamento delle condizioni di salute del bisnonno, di cui si diceva che la dipartita era "questione di giorni, forse di ore".
Tutti i membri del Consiglio Ristretto si trovavano già a Londra, alcuni erano in quella stessa stanza.
Ormai la loro attesa è finita. Il Consigliere premierà i suoi alleati e punirà gli altri.
Jessica osservava i movimenti di tutti e il tempo che Albedo destinava a ciascuno di loro.
"Osservare. Osservare attentamente senza giudicare, perché è il voler giudicare che ci porta alla sconfitta".
Era uno dei primi insegnamenti che Lorenzo le aveva impartito.
E lei osservava tutto. Ma era così difficile rimanere neutrali.
Albedo ha liquidato il Duca di Kent in meno di un minuto, ma è stato molto galante con lady Ogilvy.
La ragione era nota: l'onorevole lady Ogilvy era l'infiltrata di Albedo a Buckingham Palace. 
Alexandra è un'ottima persona, soltanto un po' logorroica, ma gli affari di sir Angus Ogilvy non stanno andando bene, e lei è disperata.
Era sempre la stessa storia. 
Albedo paga i debiti di tutti e in cambio chiede "solo" qualche "piccola" cortesia.
Un vero filantropo, ma se qualcuno sgarrava o lo deludeva, potevano accadergli spiacevoli incidenti.
Una "tragica fatalità", così ha definito la morte dei miei genitori.
Loro non avevano bisogno del denaro di Albedo, poiché l'azienda Tessier-Ashpool sguazzava nell'oro.
Il settore farmaceutico è economicamente il più sicuro, e quasi sempre il più redditizio.
Albedo però era venuto a sapere delle attività di ricerca non del tutto legali che Marie Gabrielle Tessier-Ashpool, madre di Jessica, stava conducendo nei suoi laboratori segreti.
Clonazione umana. Albedo voleva averne l'esclusivo controllo. Mia madre aveva alcuni scrupoli morali, il Consigliere non li ha graditi. 
Dopo la "tragica fatalità" che aveva troncato le giovani vite di lord James Burke-Roche e di Marie Gabrielle Tessier-Ashpool, nessuno osò manifestare ulteriori scrupoli.
Da allora erano passati quindici anni e il Grande Disegno di Albedo era ormai completato.

A riportarla con i piedi per terra fu la principessa Alexandra, che le si avvicinò, sorridendo in quella sua maniera un po' sbilenca, ma sincera.




Jessica le fece la riverenza che spetta alle Principesse del Sangue.
<<Vostra Altezza Reale>>
Lady Alexandra Ogilvy le prese le mani, la strinse a sé e poi le diede un bacio sulla guancia:
<<Mia cara Jessica, sono così felice di rivederti! Non hai idea di quanto mi sei mancata!
Le mie nuove collaboratrici non hanno voglia di far niente, pensano che il trattamento di Altezza Reale sia una sinecura o una sfilata di moda, e non un lavoro. 
Non c'è più impegno, non c'è più spirito di sacrificio! Ah, queste giovani generazioni, che delusione! Non glie ne importa niente di chi soffre: il loro interesse compare magicamente quando ci sono i fotografi e poi sparisce con altrettanta raggelante rapidità.
Lo sai quanti ospedali  e cliniche ho visitato, da quando sono in servizio? Tutti quelli del Regno Unito, nessuno escluso. E l'ho fatto più volte, senza mai dare nell'occhio.
Alcuni pazienti mi scambiavano per Lilibet, altri per Margaret, Anna o Diana e io gliel'ho sempre lasciato credere, perché la cosa importante era farli sentire meglio, non mettersi in mostra. 
E' una cosa che alle altre proprio non va in testa>>

Jessica aveva imparato molto, nel periodo in cui aveva svolto il servizio civile con l'onorevole lady Ogilvy, l'unico membro della Famiglia Reale che unisse simpatia, senso del dovere e sobrietà.
<<Anche voi mi siete mancata. Mi avete insegnato tanto, e mi avete voluto bene. Vi ringrazio per tutto questo e anche per essermi rimasta a fianco quando la mia famiglia è caduta in disgrazia dopo le dimissioni di lady Fermoy>>
La Principessa annuì e poi la rincuorò:
<<Avrei voluto fare di più per te, ma stato un anno terribile. Oltre alle visite programmate, ho dovuto coprire tutte le assenze delle tre coppie che si sono separate ed avevano i nervi a pezzi. 
Poi ci sono state le interminabili mediazioni, in cui io cerco sempre di capire le ragioni di tutti, anche questo è un insegnamento che spero di averti trasmesso. Hanno dato tutte le colpe a lady Fermoy, come se gli altri non avessero partecipato. Mi sono dovuta mordere la lingua per non dire quello che pensavo. Non è il momento migliore per aprire un altro fronte.
E poi tutti i problemi di Angus, tra il lavoro e la salute: notti insonni per assisterlo e confortarlo, e poi alla mattina si ripartiva con gli impegni ufficiali dalle 9 alle 21. 
Io non posso sgarrare: sono la Cenerentola della famiglia e tutto quello che ho me lo sono guadagnato.
Ma scusami cara, questa sera dovrebbe essere la tua festa e io ti inondo con questo mare di chiacchiere, ma ti prometto solennemente una cosa: tu tornerai a Corte, e sarai un esempio per tutti!>>
Jessica sorrise:
<<Vi ringrazio, Altezza Reale, siete sempre così gentile con me...>>
Alexandra le strinse la mano e sussurrò:
<<Anch'io ho perduto mio padre quando ero bambina. Non si è più completi, dopo. 
E poi ho visto mia madre sprofondare nella depressione e nella malattia fisica giorno dopo giorno. La tegola finale fu quando Margaret venne a stare a Kensington Palace e voleva sbatterci fuori. Per bontà sua si è limitata a triplicare l'affitto. Mia madre non si è più ripresa: il tumore al cervello l'ha stroncata quando era ancora giovane. 
E noi figli, be' ognuno reagisce a modo suo. 
Edward si è preso quasi tutta l'eredità di mio padre, Michael si è sposato una donna ricca e io sono rimasta la piccola fiammiferaia. L'unica dote che portavo ad Angus era il "sangue reale", che da queste parti non è certo sinonimo di bellezza, ma ci amavamo e il resto era solo vanità. 
Io credevo di essere diversa dai miei fratelli, ma alla fine, di fronte ai problemi di Angus...
L'ho sposato per amore. 
Mi chiamano "onorevole" perché a mio marito non sono stati concessi titoli nobiliari
E' "onorevole" in quanto fratello minore di un conte, e il motivo ufficiale per cui Angus fu nominato soltanto cavaliere era per non offendere il ramo primogenito degli Ogilvy. 
Ma in realtà anche il governo era fortemente contrario, soprattutto quel nevrotico di Heath.
Tutta colpa di quelle maledette miniere in Africa, che sono state la nostra rovina. Se io avessi saputo dove venivano investiti i miei risparmi... Ma ormai è troppo tardi. Ho lavorato una vita per ritrovarmi al punto di partenza! Mai un giorno tranquillo c'è stato, in vita mia, mai!
Ma non rinnego i miei sentimenti: risposerei Angus mille volte, sia chiaro, ma con la consapevolezza che certe scelte si pagano.
Però non ho tradito nessuno: Lilibet sa tutto, io sono solo un canale di comunicazione, un altro incarico per il bene della Corona e del Regno Unito. 
E i frutti si vedono già adesso.
Londra resterà la sede del Consiglio Ristrettostasera Ravensbourne Mansion è l'ombelico del Mondo>>
Aveva ragione William Gull: Sotto l'epidermide della Storia moderna scorrono le vene di Londra.
Jessica inarcò le sopracciglia:
<<Ma allora è Sua Maestà ad aver scelto voi come rappresentate "ufficioso", non il duca Albedo>>
La principessa annuì:
<<Ma è ovvio! E' una decisione di Sua Maestà. Ricordati Jessica: Lilibet sa sempre tutto, sempre! E' come l'Occhio della Provvidenza! 
E a quanto pare si fida più di me che di mio fratello.
Io mi limito a eseguire gli ordini, non prendo iniziative>>
Jessica sorrise.
E' per questo che Lilibet e Alexandra sono intramontabili.
Ovunque andasse Lilibet, mezzo passo indietro c'era la cugina, presente, ma cercando di non dare troppo nell'occhio, e regalando a tutti quel suo sorriso cordiale, che si estendeva agli occhi. 
Lady Ogilvy era per Lilibet ciò che Lady Fermoy era stata per Lizzie Bowes-Lyon.
Alexandra era lentamente subentrata al posto di Margaret nel cuore della Regina.
Sempre al suo fianco, sempre presente, fin dalla più tenera età, per una vita intera.






Prima di congedarsi Alexandra le disse:
<<I miei fratelli e i miei cugini... non sarebbero poi così male, se non si scendesse in profondità nelle loro vite, ma è così difficile rimanere superficiali quando si ha a che fare con gente come loro>>
Jessica sorrise e le fece la riverenza volentieri, perché Alexandra se la meritava.

Dopo che l'onorevole lady Ogilvy ebbe preso congedo, subentrò suo fratello Edward, il Duca di Kent, con la sua faccia volpina e rubizza e il suo corpo scheletrico.
Jessica ripeté la riverenza, ma con molto meno entusiasmo: 
<<Altezza>>
Il Duca di Kent le baciò la mano:
<<Tra noi non c'è bisogno di formalità, Jessica. Volevo solo complimentarmi per il tuo fidanzamento. Hai accalappiato un ottimo partito. E lui ti scodinzola dietro come un cagnolino. 
Ah, le raffinatezze dell' "insegnamento profondo"! Sarei curioso di sapere quanto è stato profondo, in pollici o centimetri, l'insegnamento di Lorenzo>>
Jessica lo fissò con un misto di disprezzo e commiserazione:
<<Credo che il tuo deretano lo sappia molto meglio di me, Eddie. E non farmi dire di più. 
Parliamo di cose serie piuttosto: mi pare che il Consigliere non gradisca molto la tua compagnia, stasera>>
Kent non sembrava né offeso, né preoccupato:
<<Non è per questo che don Fernando è stato rapido. Il mio ruolo è diverso da quello di Alexandra. Mia sorella ha sempre delle novità. Io no: la Gran Loggia d'Inghilterra è completamente sotto controllo. Purtroppo non si può dire la stessa cosa dell'Aristocrazia Nera, ma questa dovrebbe essere di tua competenza>>
Jessica sapeva dove Sua Altezza voleva andare a parare:
<<Io non ho alcun incarico, al momento. E non ho ancora aderito a nessuna fazione.
I miei nonni si sono tenuti a debita distanza. 
Se poi a Roma c'è qualcuno che vuol fare di testa sua, io non c'entro>>
Kent sorrise:
<<Come mai Lorenzo non ti ha chiesto di intervenire? Potresti fare molto, con tutte le tecniche che conosci...>>
Jessica ignorò l'allusione e si mantenne imperturbabile:
<<Il Maestro Monterovere non ha bisogno del mio intervento, almeno per ora. La situazione è... come hai detto riguardo alla Gran Loggia? Ah, sì... perfettamente sotto controllo>>
A quel punto intervenne Lorenzo Monterovere in persona:
<<Eddie, non vorrai monopolizzare l'attenzione di lady Jessica?>>
Edward Windsor, Duca di Kent, riservò a Lorenzo un sorriso sprezzante:
<<Oh, ecco Sua Signoria Lorenzo Monterovere, Conte di... di che cosa? Aiutatemi a ricordare!>>




Lorenzo gli riservò il "sorriso zen" che gli Iniziati sfoderavano quando qualcun altro diceva o chiedeva cose stupide:
<<Sei un po' troppo su di giri, stasera, Eddie, e non ne hai alcun motivo, a parte il tasso alcolemico. Perciò chiudi il becco e ascoltami bene.
Il Consigliere Albedo non condivide affatto il tuo ottimismo riguardo alla Gran Loggia. 
Le sue fonti dicono che molti Liberi Muratori hanno manifestato perplessità riguardo al Programma Genetico. 
Sappi che anche il precedente Duca di Ravensbourne aveva le stesse perplessità, ma questo non è più un problema. 
Spero che tu abbia afferrato il concetto.
Il nuovo Duca è completamente devoto alla nostra causa>>
Kent non sorrideva più:
<<Anche mio padre era completamente devoto alla Causa, però Albedo ha permesso che Churchill si sbarazzasse di lui silurando il suo aereo. La devozione non basta più da molto tempo... tu e Albedo pretendete la schiavitù, a meno che Jessica non venga a convincerci di persona... in tal caso...>>
Lorenzo lo afferrò per un braccio, con una presa d'acciaio e assunse l'espressione più minacciosa che aveva nel suo repertorio:
<<Lascia - stare - Jessica!  Sono stato chiaro? 
E riguardo a tuo padre, sai benissimo che il suo problema era il voler prendere troppe iniziative autonome. La questione di Rudolf Hess andava gestita in un altro modo. Ma questa ormai è acqua passata. 
Pensa piuttosto a fare bene il tuo dovere e a non tirare troppo la corda.
Il Consigliere Albedo non è indulgente quanto me>>
Il principe si inchinò, mostrando di aver capito perfettamente chi tra loro teneva il coltello dalla parte del manico.
Jessica sorrise al suo Maestro:
<<Grazie, Lorenzo. Sei un vero cavaliere, e siete rimasti in pochi ormai. Vedo che persino le Altezze Reali si inchinano al tuo cospetto. 
Ma Edward ha detto quello che tutti gli altri membri del Consiglio pensano di me. 
Ai loro occhi, nel migliore dei casi, io sono solo un prototipo.
Mi chiamano J-1, ti rendi conto?>>
Lorenzo sapeva bene a cosa si riferiva la sua allieva prediletta:
<<Tu sei l'Originale, Jessica. Non dimenticarlo mai. E' un grande onore che abbia
.no scelto te>>
Jessica non ne era del tutto convinta:
<<Ancora non riesco a crederci. Mi guardo allo specchio e mi chiedo: perché io? Perché non hanno scelto una più bella? Ci sono donne intelligenti anche tra quelle con un naso meno pronunciato del mio>>





Il Maestro sorrise:
<<Prima di tutto tu sei bella e il tuo naso è aristocratoco. 
In secondo luogo la bellezza è sopravvalutata. Una persona può anche essere bella, ma se il mondo fosse cieco, quante persone riuscirebbe a sedurre?>>
Jessica sorrise, ma le sue sopracciglia erano aggrottate:
<<Io sono al massimo da 7. E solo dopo una giornata di restauro, selezionando le foto venute bene,
Se il mondo fosse cieco eccetera è un periodo ipotetico dell'irrealtà inserito in una domanda retorica apprezzabile come battuta, ma che non cambia di una virgola la mia invidia verso le ragazze più belle.
E spero di non udire mai uscire dalla tua bocca quell'espressione di stucchevole banalità che è "bellezza interiore", perché potrei reagire in maniera violenta, e ti ricordo che conosco il kung-fu e il karate>>
Lorenzo era compiaciuto dall'umorismo di Jessica:
<<Non sia mai!>>
Jessica decise di rivelargli una cosa che aveva scoperto da poco:
<<Le mie memorie ancestrali si stanno risvegliando. Una in particolare, quella di Bessie Warfield, di cui mio nonno era il figlio segreto. 
Sai, credo di averlo sempre saputo, forse perché le somiglio, sotto molti aspetti, soprattutto quando lei aveva la mia età.





Wallis Bessie Warfield Spencer Simpson, Duchessa di Windsor.
Avrei dovuto immaginarlo.
Tu l'hai conosciuta?>>
Lorenzo annuì:
<<Sì e posso dire che tu sei molto migliore di lei, sotto tutti i punti di vista. Ma il suo profilo genetico era prezioso, per questo il tuo bisnonno la sedusse, a Pensacola, in Florida, quando era ancora nubile.
E ad essere sinceri, se mai è esistito del male in lei, fu Francis George Burke-Roche a evocare questo male, impartendole l'insegnamento profondo>>
Jessica sospirò:
<<Sedurre usando quelle tecniche è come barare al gioco. E' immorale, e poi non c'è gusto>>
Il Maestro capiva le implicazioni di quella constatazione:
<<E infatti non dovrai più farvi ricorso. Ci penseranno le altre, se e quando ce ne sarà bisogno.
Tu hai delle doti estetiche e intellettive che seducono senza bisogno di barare.
E riguardo al concetto astratto di bellezza, consentimi di raccontarti un mio ricordo.
Io alla tua età invidiavo mio fratello Francesco, perché era alto, longilineo, ben proporzionato e aveva un volto che univa l'autorevolezza di mio padre e la grazia di mia madre.
Però era imbranato e pasticcione, e doveva fare uno sforzo terribile per nascondere questo alle ragazze, che comunque se ne accorgevano. E allora il suo aspetto diventava irrilevante: doveva comunque trovare altri argomenti, e ne era in grado, essendo un uomo intelligente, colto e molto intuitivo nel comprendere ed affrontare le situazioni imprevedibili>>
Jessica annuì:
<<La famosa "intuizione premonitrice". Il talento dei Monterovere, che è anche il loro tormento, come le "memorie ancestrali" e tutto il resto. Se Roberto dovesse unire a questo la conoscenza dei Misteri, non potrebbe mai più avere un solo istante di felicità>>
Lorenzo ne era consapevole:
<<Credo che sarà così comunque vadano le cose. Roberto non è nato per essere felice, e che Atar mi perdoni per il ruolo che ho avuto e che avrò nella sua vita, dal concepimento in avanti.
Del resto, chi l'ha detto che gli uomini siano a questo mondo per essere felici? 
Ci possono essere momenti di allegria, di piacere, e anche lunghi periodi di equilibrio e di serenità. Il resto è solo un'illusione creata da attimi di dimenticanza, così brevi da lasciarci più tristi di prima.
La serenità è la vera conquista del saggio>>
Jessica era perplessa:
<<Non credo che mi abituerò mai a quest'idea>>
Il Maestro sorrise alla sua allieva prediletta:
<<Mia cara, si fa l'abitudine a tutto, anche al continuo peggioramento di ciò che era già ai limiti della sopportazione>>
Jessica rise:
<<Questa me la segno! La mia collezione di battute intelligenti ha bisogno di essere aggiornata>>




Le loro risate si interruppero quando la sagoma del Consigliere si delineò davanti a loro:
<<Verba vana aut apta risui non loqui>> dichiarò Albedo, ma poi il suo cipiglio si spianò: <<Era una battuta, naturalmente. Il senso dell'umorismo è una delle doti che contraddistinguono l'uomo dagli altri esseri viventi, ed è uno dei pregi che ho sempre apprezzato di più.
Anche per questo la mia scelta è ricaduta su di te, Jessica>>
Lei abbassò gli occhi, non voleva che Albedo le leggesse nel pensiero
<<Spero che questa scelta stia dando buoni frutti. Intendo dire...>>
Il Consigliere troncò subito la frase:
<<So cosa intendi dire! E la risposta è sì, il che conferma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che la genetica è la chiave di tutto. Il linguaggio della creazione, se mi è concessa questa metafora.
Ma resto comunque convinto dell'importanza del contesto, specie quello familiare, anche se non sempre l'influenza di questo contesto è da considerarsi interamente positiva, almeno secondo i miei canoni>>
Jessica non riuscì a mascherare il suo disagio:
<<Devo ancora abituarmi al pensiero... vorrei sapere almeno come stanno le mie...>>
Albedo inarcò le folte sopracciglia:
<<Stanno molto bene! Vedi, mia cara ragazza, al contrario di quel che si potrebbe pensare, io sono un "creatore" benevolo: mi faccio vedere spesso, ogni mia "creatura" può parlare con me, faccia a faccia, subito, e chiedermi ciò che le serve per stare meglio, con la sicurezza che io le risponderò a voce, in maniera chiara e diretta, e le fornirò un rimedio che agli occhi di un comune ricercatore scientifico apparirebbe inspiegabile e miracoloso, tranne naturalmente per chi lavora alla Tessier-Ashpool, il nostro gioiello della corona.
Come vedi, gli scrupoli morali di tua madre erano infondati. Nessuna mia "creatura" si è mai lamentata, nessuna ha neppure lontanamente pensato che la vita possa essere un male, e tutto questo per un motivo ben preciso: io sono un "creatore" presente, tangibile, premuroso, pronto a rispondere alle loro preghiere, capace di risolvere i loro problemi, in questa vita.
Non chiedo atti di fede, non ce n'è bisogno.
Saranno loro stesse a dirtelo, e accadrà molto presto>>
Jessica non poté fare a meno di pensare che persino Albedo, con tutto il suo potere, doveva comunque rendere conto a qualcuno:
<<E' strano che tutto questo parta dal Fuoco>>
Lorenzo le rivolse uno sguardo ammonitore.
Il Consigliere però sorrise:
<<Il Fuoco non è soltanto distruzione. Il Sole è fatto di fuoco, eppure lo associamo a qualcosa di positivo. Dal Fuoco viene il Calore, viene la Luce e dalla Luce viene la Vita>>
Lorenzo annuì vigorosamente e recitò il Credo di Atar:
<<Benedetti siano il Fuoco la sua Fiamma, possa il loro passaggio purificare il mondo>>






Albedo approvò con grande vigore:
<<E' ciò che presto accadrà, e poi costruiremo un'umanità migliore per rendere questo mondo un posto migliore. 
Il Grande Disegno che da tremila anni portiamo avanti potrà realizzarsi nell'arco della prossima generazione. E io ci sarò, a costo di diventare un cyborg: è un termine ancora sconosciuto, lo usiamo alla Tessier-Ashpool per un essere umano potenziato da elementi artificiali.
Tua madre preferiva quella strada, alla clonazione. Io le ho portate avanti entrambe.
Abbiamo atteso per molto tempo, ma presto potremo dire anche noi: monumentum exegi aere perennius>>
E con questo si congedò.
Jessica sentì crescere un profondo odio verso il Consigliere, che aveva ucciso tante persone in nome di un disegno alquanto discutibile.
Lorenzo se ne accorse:
<<Lui sa che tu lo odi. Non può impedirtelo, e io non ci ho nemmeno provato.
Ma imparerai che l'odio può essere dolce, e pieno di gentili attenzioni, e l'amore può essere aspro, e segnato da profonde ferite
Imparerai che l'amico può dimenticarti, mentre il nemico non lo farà mai. 
L'amico può tradirti, il nemico ti resterà coerentemente fedele, perché tu dai un senso alla sua esistenza, fornendogli un obiettivo da perseguire
L'amico troverà nuovi amici con cui stare, ma il nemico non disperderà facilmente energie cercando altri nemici: preferisce averne uno solo per volta, e in certi casi uno solo per tutta la vita>>






giovedì 1 luglio 2021

Vite quasi parallele. Capitolo 143. Il Potere del Trio e la Dinastia del Serpente Rosso



 

Accadeva di rado che le tre considerevoli sorelle Ricci-Orsini si riunissero insieme, fisicamente, nello stesso luogo, ma quando questo incontro si verificava, il mondo intero tremava fin dalle fondamenta. 
Era come se da loro si sprigionasse un'energia vorticosa che, se avessero voluto, avrebbe potuto travolgere tutto il genere umano.
E loro stesse ne erano consapevoli e chiamavano questo loro dono "il Potere del Trio".

L'occasione dell'incontro fu un pranzo  a Villa Erbosa, poco distante dall'antica Caserma, al confine occidentale della Contea di Casemurate (e inizio della parrocchia di Pievequinta).

Villa Erbosa era la residenza della contessa Isabella Zanetti Protonotari Campi, nata nel 1943, la più giovane delle tre figlie di Ettore Ricci e di Diana Orsini Paulucci di Casemurate.

La famiglia Zanetti Protonotari Campi, Conti di Predappio, era nota per la produzione di vini molto pregiati nelle terre delle loro due tenute, quella di collina e quella di pianura, alla Caserma di Casemurate.

La tenuta principale era Villa Raggi a Predappio, con vigne di Albana e Sangiovese di illustre qualità, mentre a Villa Erbosa, la tenuta di pianura, anch'essa circondata da vigneti, si coltivava una speciale qualità di vitigni, da cui si ricava ancor oggi il migliore Trebbiano di Romagna. .













Delle tre sorelle, Isabella era certamente la più ricca, la più pragmatica e quella più portata per gli affari, dote che le era stata trasmessa, naturalmente, dal padre. 
Fisicamente era un po' meno bella delle sorelle, ma solo perché, dopo essere riuscita a sposare il facoltoso conte Saverio Protonotari Campi, aveva, come si dice dalle nostre parti, "già fatto la sua figura" e da quel momento aveva considerato la bellezza come l'ultima delle sue preoccupazioni, e si era trascurata.
Era lei che amministrava la tenuta di pianura e addirittura partecipava di persona ai lavori, proprio come suo padre.

E parlava anche in dialetto romagnolo, la lingua che Ettore Ricci prediligeva, pur essendo figlio di una maestra elementare, Clara Torricelli, che parlava un italiano purissimo.
Ma alla fine la bisnonna Clara, tanto irreprensibile come insegnante, aveva sposato quella specie di animale peloso e irsuto che era il padre di Ettore, Primo Ricci, partito dal nulla come bracciante e diventato ricco sfondo.
L'ennesimo matrimonio inspiegabile, perché Clara aveva sposato Primo quando era ancora "povero con le pezze al culo" (perdonateci il linguaggio, ma questo è un capitolo importante e bisogna che le cose siano dette in modo chiaro e tondo).
Era stato uno scandalo: com'era possibile che Clara Torricelli da Forlì (non Eulalia, quella della canzone, che aveva tre castelli di cui uno solo per dormire), giovane, bella, con gli occhi color pervinca e i capelli color oro, avesse sposato quel Celta analfabeta e rozzo che era Primo Ricci?
Malignamente, essendo Primo ancora povero, tutti i Casemuratensi gallici o romani od ostrogoti che fossero, asserirono con certezza che "Primo ha delle doti nascoste", e non si riferivano certo all'intelligenza.
In realtà un motivo c'era, ma lo si intuirà proseguendo la lettura di questo capitolo.

I tre motti paterni che Isabella aveva fatto propri erano i seguenti:

1) "I'è baiock!" che non è la semplice constatazione di quanto vale o quanto costa una determinata cosa (o anche persona), ma una vera propria filosofia di vita, quella dell'odierno "business is business".
Dire "sono soldi!" è riduttivo, ma se lo si dice in dialetto è polisemico. Attribuisce al denaro un'aureola sacrale, quella dell'idolo d'oro contro cui Mosè si scagliò scendendo al Sinai e trovando il suo popolo dedito all'idolatria.
Ma vuole dire anche: "pecunia non olet", e lo sapevano bene i fondatori di Roma, da bravi pecorai.
Nel XXI secolo l'Idolo d'Oro ha vinto, ma era già forte anche prima, è sempre stato forte.
E dalle stelle dell'antropologia culturale torniamo alle stalle di Casemurate.

2) "B'sogna sparagné" : bisogna risparmiare, motto che i Ricci si tramandavano di generazione in generazione da millenni, con la variante italiana del tipo "un soldo risparmiato è un soldo guadagnato".
La frugalità degli antenati! "Maiores nostri, religiosissimi mortalesdiceva Sallustio, nel celebrare il mos maiorum e la sobrietà, lui che viveva negli horti sallustiani
Ma Sallustio voleva anche dire: "uomini superstiziosissimi", perché era anche questa l'originaria forma apotropaica della "religio" latino/etrusca.

3) "La teara l'è l'utum queal " : la terra e l'ultima cosa che si vende, piuttosto si fa la fame, ma vendere la terra mai, è un disonore, il disonore più grande per un agricoltore degno di questo nome.
E in Romagna le questioni d'onore valgono tanto quanto quelle di denaro: vendere la terra era inammissibile.
Noi romagnoli siamo dei "mezzosangue": per metà Romani e per metà Galli, il tutto condito in salsa Ostrogota. Testa dura e sangue caliente. 
Questo è ciò che siamo e ciò che erano i Ricci-Orsini all'apogeo della loro gloria.

E infatti Isabella Ricci-Orsini, contessa Zanetti Protonotari Campi, non solo non vendeva terre, ma anzi le comprava in continuazione da tutti i proprietari decaduti della zona, compresa sua madre.






All'estremo opposto, come personalità e filosofia di vita, c'era la marchesa Margherita Spreti di Serachieda (nata nel 1933), la primogenita di Ettore Ricci e Diana Orsini.

Era anche la più bella: aveva i capelli scuri di sua madre Diana e gli occhi blu pervinca della madre di Ettore, la famosa Clara Torricelli.
Era alta, slanciata, signorile, di classe e assomigliava molto a Elizabeth Taylor, la diva dagli occhi viola. 
Erano quasi coetanee, ma Liz Taylor è morta e sepolta, mentre Margherita Ricci-Orsini è ancora tra noi, in questa valle di lacrime. 





 Il suo passatempo preferito era il giardinaggio, a cui dedicò l'intera esistenza, insieme al lodevole restauro della Villa Spreti, nella zona est di Casemurate, dove la ruscellante Serachieda divide la Contea in due parti, manco fosse il Muro di Berlino: Casemurate di Forlì (feudo degli Orsini) e Casemurate di Ravenna (feudo degli Spreti), ora riuniti sotto la "sovranità" araldica di Fabrizio Spreti Ricci-Orsini, XI Marchese di Serachieda (dal 2017) e XIX Conte di Casemurate (dal 2011, anno della morte di Diana Orsini e della rinuncia del titolo da parte di Margherita, Silvia, Isabella e Roberto)

Margherita aveva trasmesso al figlio Fabrizio (nato nel 1962) la passione per la botanica, tanto che oggi l'orto botanico di Villa Spreti è davvero notevole, anche se purtroppo non è aperto ai privati, e solo i cugini Alessio Zanetti e Roberto Monterovere possono accedere al "regno" del loro illustre congiunto e soggiornarvi per godere della pace idillica e della conversazione dell'anziana zia.

Margherita Spreti, nei suoi anni migliori, fu la portavoce del Clan, l'esperta in pubbliche relazioni, essendo cresciuta nel salotto Liberty con la contessa vedova Emilia e l'altra nonna, la maestra Clara, che le insegnavano tutto ciò che una "ragazza di buona famiglia" doveva conoscere.
Queste doti le valsero la stima universale anche nei salotti di Ravenna e di Ferrara.
Teneva i contatti con ogni famiglia alleata dei Ricci-Orsini, ivi compresi, persino, i principi Orsini del ramo principale.

Le tre tenute, ossia Villa Erbosa, il feudo Orsini e il feudo Spreti erano contigue territorialmente e si erano federate in un'unica Società in Accomandita per azioni, la Ricci-Orsini-Spreti & Zanetti, che insieme ad alcune cooperative di coltivatori diretti, controllava il Consorzio Agrario della Romagna Centrale.
I Monterovere ne avevano solo una quota marginale, ossia la "legittima" ereditata alla morte di Ettore Ricci.
La crisi seguita al processo di Ettore era stata superata grazie all'afflusso di capitali freschi di un "socio silenzioso", ma di grande importanza, come vedremo tra poco.

La sorella di mezzo, Silvia Monterovere (nata nel 1938), era ed è senza dubbio la più intelligente e la più colta. 
Si era sposata tardi perché prima, per sua stessa ammissione, aveva voluto "girare il mondo e godersi la vita", quasi avesse la premonizione del fatto che la famiglia del marito e le vicissitudini del figlio le avrebbero dato molti grattacapi.

In quell'agosto del 1992 era ancora una donna bella e giovanile, prima che le preoccupazioni, la salute e il tempo lasciassero il segno, senza però mai trionfare sulla sua forte fibra e sulla sua ferrea volontà di vita. Aveva capelli castano-ramati e occhi verdi: due caratteristiche tipicamente celtiche che le derivavano da suo padre. Poteva sembrare un'irlandese o una scozzese, ma i tratti signorili degli Orsini le conferivano un'aura di autorevolezza molto simile a quella di sua madre.
A nostro giudizio Silvia assomigliava straordinariamente, ed assomiglia ancora, nonostante l'età, all'attrice Mary McDonnell, come abbiamo già avuto occasione di dire.





Ognuna delle tre sorelle eccelleva in un settore, e per questa ragione, nel momento in cui univano le forze, le loro qualità complementari davano vita al Potere del Trio, che rendeva il loro potenziale unitario superiore alla somma delle singole componenti.

La prima a sollevare l'argomento del giorno, fu Margherita:
<<Gli Orsini di Roma ci hanno messo in guardia, senza mezzi termini, dalle trame della famiglia Albedo e dello stesso Lorenzo Monterovere>>
Isabella passò subito al lato pratico:
<<Ci stanno ricattando? Cosa vogliono? Soldi? Terre? Vendetta?>>
Fu Silvia a rispondere:
<<Potere. Illimitato potere>>
Isabella si accigliò:
<<E lo vengono a chiedere a noi?>>
Margherita intervenne:
<<Secondo i principi Orsini, Fernando Albedo appartiene a una organizzazione segreta, ma non troppo, che, tra le altre cose, mette in pratica una teoria chiamata eugenetica.
Fabrizio me ne ha spiegato il significato. In pratica sottopongono determinate persone ad una "prova" e se la superano...>>
Isabella la fermò, perché voleva arrivare al sodo:
<<Le persone? Quali persone?>>
A quel punto Silvia diede l'unica risposta che poteva ricreare il Potere del Trio, come reazione ad una comune minaccia
<<I nostri figli! Hanno avuto il dubbio privilegio di essere stati scelti  perché il loro albero genealogico è tracciabile nei secoli. I membri di questa organizzazione, chiamata Ordine degli Iniziati, favoriscono le unioni, o sarebbe meglio dire "gli incroci", di persone che hanno un pedigree di loro interesse.
In pratica ci allevano come se fossimo cani e cavalli>>
Isabella rise:
<<Be' io non ho sposato mio marito perché me l'hanno detto loro. E non l'ha fatto nemmeno lui>>
Silvia rimase seria:
<<Loro sanno tutto di noi, e possono favorire od ostacolare le unioni senza che i soggetti in questione si accorgano di nulla>>
Isabella scosse il capo:
<<Loro chi? Io voglio i nomi e i cognomi di chi avrebbe favorito i nostri matrimoni. Senza i nomi non ci sono prove>>
Margherita intervenne:
<<Nelle lettere che ho ricevuto sono stati fatti i nomi. Ci sono anche nostri congiunti. 
Nostra zia Carolina Ricci Gagni di Montescudo. Ha favorito lei il mio matrimonio con Amilcare, me lo ricordo bene e credo che anche tu ricordi quanto è stata assidua nel sostenere il tuo fidanzamento con Saverio>>
Isabella sbuffò:
<<La zia Lina? E' una vecchietta inoffensiva. Per quale motivo avrebbe aderito a questa associazione?>>
Silvia aveva la risposta:
<<Il solito motivo, Isabella. Soldi!
Una montagna di soldi. 
E' la solita storia, e noi la conosciamo fin troppo bene.
Quando il conte Gagni è morto, tanto tempo fa, sono saltati fuori tutti i suoi debiti. 
E chi credi che glieli abbia pagati? 
C'è sempre lo stesso nome, Fernando Albedo, che tra l'altro sembra immortale.
Non fa nemmeno finta di nascondersi.
E' conosciuto come un filantropo, uno che aiuta le vedove, gli orfani (dopo averli resi tali, dico io), la fauna e la flora, i parchi naturali, ma anche le aziende agricole, per salvaguardare i posti di lavoro e le tradizioni nelle campagne.
Ha ricevuto molti riconoscimenti e onori per aver contribuito alla tutela del paesaggio agreste, dell'ambiente e delle tradizioni.
Un santo! Nessuno oserebbe mai attaccarlo>>
Isabella, che non amava i discorsi lunghi, chiese:
<<E soldi da dove li prende? La guardia di finanza e la magistratura, che adesso si stanno muovendo contro tutti, perché non indagano su Albedo?>>
Silvia sorrise:
<<La finanza e la magistratura hanno lasciato stare molte persone o associazioni di vario genere, anche politico, e continueranno a farlo, credetemi. 
Albedo appartiene alla lista degli "intoccabili": ha amici ovunque, sia ai vertici che nella base. I suoi alleati sono infiltrati dappertutto>>
A questo punto Isabella si dimostrò più propensa ad approfondire la questione:
<<E cosa vorrebbero fare ai nostri figli?>>
Fu Margherita a rispondere, tenendo sempre nelle mani le lettere degli Orsini di Roma:
<<Valutare la loro capacità di superare gli ostacoli sul loro cammino e osservare come si comportano. Il problema è che quegli ostacoli saranno messi lì da loro.
Chi la supera la Prova viene considerato "degno di procreare", sempre con persone scelte da loro, ovviamente>>
Silvia annuì vigorosamente e aggiunse:
<<Avete capito con chi abbiamo a che fare?
Pazzi criminali che giustificano i loro crimini con una teoria che viene presentata come il "diritto alla salute dei nascituri, nonché all'evoluzione del genere umano"
Sembra di leggere le finalità del Progetto Lebensborn.
Hitler e Himmler erano dilettanti, in confronto.
Uno dei loro consulenti andò oltre: si tratta di Erich von Tomaten, il Maestro di Lorenzo.
Ne riparliamo dopo. Prima finiamo la descrizione della Prova, così come si può ricostruire sia dalle lettere degli Orsini sia dalle tesi sostenute da Lorenzo nei suoi libri.
Usano il metodo del bastone e della carota: da un lato ti creano i problemi, dall'altro, però, se tu riesci a superarli, ti premiano.
 In alcuni casi chi supera la Prova può essere scelto per diventare un Iniziato e avere così tutti i vantaggi che derivano da quella posizione>>
Isabella pose la domanda fondamentale:
<<E chi non supera la prova?>>
Silvia rispose immediatamente:
<<Chi non la supera riporta danni tali da non aver più la capacità o il desiderio di procreare
Molti hanno subito danni psichici tali da renderli disabili, alcuni sono riconosciuti invalidi civili, altri sono addirittura inabili e non autosufficienti.
E alcuni sono morti, molti dei quali, purtroppo, togliendosi la vita a causa delle atroci sofferenze>>

Dopo un minuto di silenzio totale, Isabella domandò:
<<Voglio sapere altri nomi, e voglio prove al riguardo>>
Margherita le consegnò tutte le lettere e i documenti allegati:
<<Questo è materiale che scotta. Se qualcuno dovesse sapere che noi l'abbiamo, potrebbe accaderci qualcosa di brutto>>
Silvia pronunciò gli altri nomi che conosceva:
<<Vuoi altri nomi? Eccoli: Lorenzo Monterovere, che qui viene presentato come Conte di Querciagrossa, ma per me se l'è inventato lui, sua zia Anita Monterovere e il fratello di lei, Edoardo Monterovere, il generale Primo De Toschi, lontano cugino della Signorina, la nostra zia Carolina Ricci Gagni di Montescuto, come avevo già detto, ma ci sono anche le sue sorelle: la nostra zia senatrice Caterina Ricci Baroni, la nostra zia Adriana Ricci, la nostra zia Maria Teresa Ricci Tartaglia e... tenetevi forte... suo figlio e nostro cugino Arido Tartaglia...>>
Isabella sbottò:
<<Arido? Lo scemo del villaggio? Ma dai, non farmi ridere!>>
Margherita intervenne nuovamente:
<<Arido non ha mai lavorato in vita sua. Eppure vive in una villa con un bel parco, passa l'estate in Sardegna, va alle terme a Montecatini...>>
Isabella meditò su quei dati:
<<Ho sempre pensato che fosse mantenuto dai Tartaglia. Sono una famiglia ricca, basti pensare ai soldi di Maria Antonietta, la Viscontessa Ordelaffi di Bertinoro>>
E qui fu Silvia ad annunciare la novità:
<<Maria Antonietta ha ottenuto da Fernando Albedo una fideiussione di 15 miliardi di lire. 
Me l'ha confessato lei stessa proprio ieri. In cambio ha favorito il fidanzamento di sua figlia Aurora con mio figlio>>
Ci fu un altro minuto di silenzio.
Le implicazioni di quell'ultimo dato erano evidenti e innegabili. C'era persino una confessione.
Alla fine Isabella chiese:
<<Che cosa vogliono esattamente da Roberto, questi Iniziati?>>
Silvia sospirò:
<<Lorenzo ha candidamente ammesso che Roberto sarà sottoposto alla Prova, perché ha del potenziale intellettivo che interessa agli Iniziati e che loro vorrebbero sviluppare attraverso quello che chiamano "l'insegnamento profondo".
Credo che sia tutto collegato con l'Iniziazione ai Misteri, e ovviamente nessuno sa che cosa siano, questi Misteri, altrimenti che Misteri sarebbero?
Ma a Roberto non piacciono i Misteri, a lui piace la Giustizia, in questo mondo>>
Isabella era sbalordita:
<<Lorenzo ha ammesso tutto? E non vuole aiutare suo nipote? E voi non fate niente?>>
Silvia voleva proprio arrivare questo punto:
<<Lorenzo aspetta questo momento da vent'anni. Dice che Aurora garantirà l'equilibrio mentale di Roberto, ma io non ci credo: quella ragazza è mentalmente disturbata, come sua madre e come tutti quella della famiglia di sua madre, i Tartaglia. 
Io e Francesco non sappiamo cosa fare: nelle lettere che Margherita ti ha dato, leggerai i fatti spiacevoli che capitano "per caso" a chi denuncia un Iniziato. 
E poi nessuno ci crederebbe, ci prenderebbero per pazzi o per impostori.
Io stessa sarei la prima a non credere a cose del genere, se non ci fossi dentro fino al collo.
Lorenzo ha detto che se Roberto dovesse fallire, la Prova avverrà su Fabrizio o su Alessio.
Siamo tutte nella stessa barca, e dobbiamo cavarcela unendo le nostre forze, come sempre.
Il Potere del Trio può fare questo ed altro>>
Isabella sospirò:
<<Lo so. Ma dovremo trovare altri alleati. Potremmo rivolgerci al Vescovo di Forlì o all'Arcivescovo di Ravenna. Credo che la Chiesa ci aiuterebbe volentieri contro una setta satanica di questo tipo>>
Margherita intervenne:
<<Gli Orsini di Roma hanno scritto che la Chiesa combatte da secoli contro gli Iniziati. 
La Congregazione per la Dottrina della Fede ritiene che questi Misteri, o Arcani Supremi, siano un... com'era la parola esatta... un sincretismo, cioè un miscuglio, di vari filoni eretici e di sopravvivenze pagane o cose simili. 
Non essendoci più il Sant'Uffizio dell'Inquisizione e i suoi efficaci strumenti investigativi, è più difficile far confessare gli Iniziati, specialmente quando hanno in mano documenti che farebbero tremare la Chiesa dalle fondamenta, per esempio presunte prove di presunti casi di pedofilia che avrebbero coinvolto anche alti prelati e che sarebbero stati insabbiati dai loro superiori>>




Isabella chiuse gli occhi, come se tutte le certezze della sua vita fossero crollate in uno solo momento:
<<Nostra madre sa qualcosa di tutto questo?>>
Fu Silvia a rispondere:
<<Nostra madre sa tutto e da molto più tempo di noi. E sai chi fu la prima persona a parlarle di queste cose? 
L'Elvira, quando la mamma andava a comprare l'Erba di San Giovanni contro la malinconia.
Sì, ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. 
Quella che noi credevamo un'innocua vecchietta dedita all'erboristeria e alla divinazione tramite i Tarocchi, è un'Iniziata "selvatica", nel senso che ha appreso i Misteri per conto suo e ha operato in incognito.
L'Ordine delle Sacerdotesse delle Paludi esiste davvero, e al vertice adesso c'è Iole Bergantini, la sorella dell'Elvira e anche di Ida Braghiri. 
Temo quindi che Ida si sia già aggiudicata il suo appoggio, ma potremmo anche provare a sondare il terreno...
In fondo ci devono molti favori, vivono nelle nostre terre, ricevono da noi tutto ciò di cui hanno bisogno e abbiamo permesso loro di salvaguardare l'ultima zona selvatica e paludosa della Romagna Centrale>>
Isabella ripensò al caso della sua zia omonima:
<<Nostra zia Isabella, che morì nell'anno in cui sono nata io, era in buoni rapporti con l'Elvira. Perché non fu protetta. O messa in guardia?>>
In quel momento, con passo felpato, fece il suo ingresso Diana Orsini Paulucci, Contessa di Casemurate, che arrivava sempre "al mutare della marea":
<<Era stata messa in guardia. Ma non credeva alle profezie dell'Elvira. 
Chi ci ha mai creduto? Soltanto mia suocera, vostra nonna Clara, che nelle sue ricerche storiche riuscì a intuire cosa c'era dietro a tutti i matrimoni combinati, compreso il suo e quelli delle sue figlie.
Il padre di Clara era un Iniziato di Rango Segreto, il che vorrebbe dire che il suo rango all'interno dell'Ordine era conosciuto solo dai membri del Consiglio Ristretto, i dirigenti, e basta.
Me lo confessò in punto di morte, supplicandomi di porre fine all'influenza di Albedo sulla nostra famiglia.
Elvira confermò ciò che aveva detto Clara, e aggiunse che le fu impedito di salvare Isabella per due motivi: primo, il sicario era Michele Braghiri, suo cognato; secondo, e più importante e decisivo, il figlio che Isabella portava in grembo era del tenente Mueller, che era sotto la protezione di quello strano professore interprete, Erich von Tomaten, un Iniziato molto potente, che fu poi il Maestro di Lorenzo Monterovere, quando fece il dottorato in Germania. 
Von Tomaten disse ad Elvira che Mueller aveva intenzioni serie con Isabella. Voleva portarla con sé in Germania. Loro figlio, secondo gli Iniziati, aveva molto potenziale. Sai com'erano i professori dell'epoca: tutti Spirito e Razza Ariana. Il figlio di Mueller e Isabella, nei piani deliranti di Von Tomaten, era quello di diventare... so che fa ridere, ma Elvira non rise affatto, quando il professore glielo disse... diventare, dicevo, il primo Imperatore del Reich Millenario>>




Le tre figlie risero in coro.
Silvia in particolare:
<<Von Tomaten era pazzo da legare, come anche Lorenzo! Se il Reich avesse vinto, il successore di Hitler non sarebbe certo stato il figlio di uno sconosciuto tenente e di una ancor più sconosciuta ragazza italiana>>
Diana non rise:
<<Anch'io la derisi, all'epoca, ma alla fine il tempo ha dato ragione a lei. 
 Vostra nonna Clara mi disse di aver scoperto che, secondo il Programma Genetico degli Iniziati, Mueller e Isabella appartenevano a linee di sangue molto antiche. Il Serpente Rosso è il simbolo di quel sangue che si trasmette da secoli. E' una vera e propria Dinastia, oltre che essere una fazione all'interno Ordine degli Iniziati. 
Ci sono altre fazioni. Gli Orsini di Roma, a quanto pare, appartengono all'Aristocrazia Nera, la fazione guidata dall'attuale Grande Maestro, o Maestro dei Maestri, un inglese centenario e moribondo, tale Francis George Burke-Roche.
E' quasi certo che il prossimo Gran Maestro sarà Albedo>>





Margherita aggiunse una notazione:
<<Gli Orsini sostengono che Albedo creda ancora nel progetto di un Impero Millenario. 
A me pare una baggianata, ma quando c'è lui di mezzo, non si può escludere nulla>>
Silvia concluse il ragionamento:
<<Lorenzo ha convinto Albedo a riprovare qualcosa di simile utilizzando la nostra linea di sangue e quelle dei nostri mariti. 
Nella sua follia, Lorenzo crede ancora alle tesi di von Tomaten. Ha studiato la linea di discendenza dei Monterovere, questo lo so per certo.
Forse è per questo che ha scelto di mettere a repentaglio la salute e la vita stessa di suo nipote, e di affiancargli una ragazza bellissima, molto "ariana". Forse vuole che diventino degli Iniziati e che tra i loro figli, chissà...>>
Le altre sorelle e la madre capirono a cosa alludeva e ne furono inorridite.
Isabella prese una decisione:
<<Andiamo a sentire cosa ha da dirci l'attuale "Sacerdotessa".
Noi tre sorelle contro le tre sorelle streghe, Iole, Irma ed Ermide. 
Vediamo se sono implicate in questa faccenda e se possiamo portarle dalla nostra parte. 
In fondo da qualche parte bisogna pur iniziare>>