Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
lunedì 5 marzo 2018
domenica 4 marzo 2018
Storia del Liechtenstein
Il Liechtenstein (pronuncia tedesca: [ˈlɪçtənʃtaɪn]), ufficialmente Principato del Liechtenstein (in tedesco Fürstentum Liechtenstein, in alemanno Förschtatum Liachtaschta), è uno Stato dell'Europa centrale.
È racchiuso tra la Svizzera (Canton San Gallo a ovest, Canton Grigioni a sud) e l'Austria (Land Vorarlberg, a est); insieme all'Uzbekistan è uno dei due soli paesi al mondo doppiamente senza sbocchi sul mare. La capitale è Vaduz. Nonostante non confini direttamente con la Germania, è sempre stato da essa raggiungibile in maniera diretta, tramite la navigazione internazionale sul fiume Reno.
Il Liechtenstein è un principato, l'attuale principe è Giovanni Adamo II di Liechtenstein, il capo del governo è Adrian Hasler e la lingua ufficiale è il tedesco.
Anticamente il territorio del Liechtenstein era parte del Sacro Romano Impero. Per secoli questo territorio, geograficamente lontano dagli interessi strategici dell'Europa, ebbe poco impatto sulla storia del continente. L'attuale dinastia prende il nome dall'omonimo castello di Liechtenstein nella Bassa Austria, di cui la famiglia fu in possesso dal 1140 circa al XIII secolo e dal 1807 in poi. Attraverso i secoli, la famiglia acquisì nuovi territori, soprattutto in Moravia, nella Bassa Austria, in Slesia e in Stiria ed ottenne il titolo principesco ereditario nel 1608. Pur essendo una delle maggiori famiglie di tutti i domini asburgici non aveva però titolo per sedere nella Dieta Imperiale. Solo nel 1699 e nel 1712 la famiglia ottenne due Herrschaft ("Signorie") di modesta importanza ma feudi imperiali diretti: rispettivamente Schellenberg e la contea di Vaduz. Il 23 gennaio 1719 Carlo VI d'Asburgo decretò l'unione tra Vaduz e Schellenberg, ed elevò la locale contea a Fürstentum ("Principato") con il nome di "Liechtenstein" in onore di Antonio Floriano del Liechtenstein. È in questa data che il Liechtenstein entrò ufficialmente a far parte degli Stati del Sacro Romano Impero.
Indipendenza e adesione alla Confederazione del Reno e germanica
Nel 1806, gran parte del Sacro Romano Impero venne invasa da Napoleone, l'Imperatore Francesco II abdicò e l'Impero venne sciolto. Come risultato, il Liechtenstein cessò di avere obbligazioni e a questo periodo si fa risalire la "sovranità indipendente" dello Stato. Dal 25 luglio 1806, quando venne fondata la Confederazione del Reno, il principe del Liechtenstein ne fu membro, vassallo de facto, come tutti gli altri stati aderenti, dell'imperatore Napoleone Bonaparte, sino alla dissoluzione della Confederazione il 19 ottobre 1813.
Due anni dopo il Liechtenstein aderì alla Confederazione tedesca (20 giugno 1815 – 24 agosto 1866), presieduta dall'imperatore d'Austria. Nel 1818 Giovanni I garantì una costituzione allo Stato. Nel 1836 venne aperta la prima fabbrica dello Stato, con l'avviamento della produzione di ceramiche.
Allo scoppio della guerra austro-prussiana nel 1866 vennero fatte pressioni sul Liechtenstein e quando la pace venne firmata la Prussia accusò il Liechtenstein di essere stato la causa dello scoppio della guerra con l'Austria(il suo status avrebbe conseguito che, alla pari di tutti gli altri principati tedeschi non asburgici, partecipasse alla fondazione della nuova confederazione ovvero divenisse parte integrante della futura Germania, ma in questa ipotesi la sua caratteristica di exclave trovò l'ostacolo dell'Impero Asburgico). Per questo motivo, a partire dal 1868, il principato non fu più vincolato politicamente alla Confederazione germanica, e formalmente non più legato agli Asburgo d'Austria fin dal 1806, scelse di non mantenere un proprio esercito (prima obbligato dalla confederazione ad averlo), e di affidare la sua difesa ad un paese fino allora totalmente esterno alle sue vicissitudini storiche, la Svizzera. In conseguenza di ciò, tali eventi dell'anno 1866 possono essere considerati la definitiva data di indipendenza del principato.
Le guerre mondiali
Sino al termine della prima guerra mondiale, il Liechtenstein fu sempre socialmente ed economicamente legato all'Impero Austriaco prima e a quello austro-ungarico poi. La devastazione economica subita durante il primo conflitto mondiale portò però il piccolo stato a concludere accordi monetari con la confinante Svizzera (che già ne curava la difesa dei confini). Al crollo dell'Impero austro-ungarico, lo stato venne sciolto da ogni residuo obbligo verso l'Austria.
Gli anni seguenti la prima guerra mondiale furono importanti per il Liechtenstein:
- nel 1921 fu varata la nuova Costituzione;
- nel 1923 il paese entrò in Unione Doganale con la Svizzera;
- nel 1924 il paese adottò come propria valuta il Franco Svizzero.
Questo periodo fu marcato da due gravi eventi:
- nel 1927 una terribile inondazione mise a dura prova l'economia del paese;
- nel 1928 il fallimento della Sparkasse (Cassa di Risparmio) del Liechtenstein azzerò le riserve del locale Ministero del Tesoro.
Il Liechtenstein fu finanziariamente rovinato e pesantemente indebitato con la Svizzera. Subito dopo fu varata una legislazione che permise il segreto sui clienti e sui conti bancari. In Liechtenstein sorsero aziende private che cavalcando il periodo d'incertezza che caratterizzò il periodo del dopoguerra, diedero spazio a una moltitudine di avventurieri finanziari.
Nel corso della seconda guerra mondiale, il Liechtenstein rimase neutrale: è l'epoca del principe Francesco Giuseppe II del Liechtenstein: egli assicurò la neutralità e la inviolabilità del principato di fronte alla Seconda guerra mondiale e oggi la sua figura è celebrata con la festa nazionale del Liechtenstein. I tesori del Principato e quelli della famiglia del principe vennero tratti in salvo a Londra. I principi del Liechtenstein vissero a Vienna sino all'Anschluss del 1938; l'annessione dell'Austria rappresentò un grave pericolo per il principato, dato che la condizione che ne aveva originato l'indipendenza era stata la rivalità tra Germania e Austria; venendo a mancare questa, veniva a mancare un prezioso bilanciamento di interessi esterni. L'espansionismo hitleriano rappresentò quindi un grave rischio, in quanto il Liechtenstein dal 1866 non aveva mai firmato un trattato di pace con la Prussia, e di conseguenza poteva considerarsi ancora in guerra con lo Stato suo erede, ovvero la Germania. Il più recente legame con la Svizzera scongiurò tale prospettiva.
Dopoguerra e storia contemporanea
Lo stesso argomento in dettaglio: Contenzioso tra Liechtenstein e Guatemala. |
Dopo la seconda guerra mondiale la Cecoslovacchia, predecessore della Repubblica Ceca e della Slovacchia, agendo per sequestrare quelli che considerava possedimenti tedeschi, espropriò la totalità dei territori e dei possedimenti ereditari della dinastia dei Liechtenstein in Boemia, Moravia e Slesia. Queste espropriazioni a cui fu soggetta la famiglia sono ancora oggi discusse presso la Corte internazionale di giustizia, e includevano oltre 1.600 chilometri quadrati (dieci volte la dimensione del Liechtenstein) di terreno agricolo e foreste, oltre a svariati castelli e palazzi. Durante la guerra fredda, ai cittadini del Liechtenstein fu proibito di entrare nella Cecoslovacchia. Il conflitto diplomatico riguardo ai contestati decreti Beneš del dopoguerra ha prodotto la non condivisione delle relazioni internazionali da parte del Liechtenstein con la Repubblica Ceca e la Slovacchia, stabilite tra Liechtenstein e la Repubblica Ceca solo il 13 luglio 2009,[6][7][8] e con la Slovacchia il 9 dicembre 2009.[9]
Al termine del conflitto, per risanare le casse dello Stato, i principi del Liechtenstein furono costretti a vendere alcune delle loro preziose opere d'arte.
Un altro contenzioso si ebbe nel 1955 con il Guatemala a proposito di un tedesco cresciuto in Guatemala e divenuto cittadino del Liechtenstein, che fu arrestato come nemico al suo rientro in Guatemala.
In seguito a oculate iniziative di natura economica fu favorito l'insediamento nel territorio di imprese finanziarie, commerciali e industriali. Le iniziative, favorite da tutela legislativa e da tassazioni favorevoli, ebbero grande successo, con l'insediamento nel principato di molte aziende, soprattutto finanziarie.
Oggi, il principe del Liechtenstein è uno degli uomini più ricchi del mondo, con un patrimonio stimato in circa 4 miliardi di dollari. Il popolo del principato detiene il più alto reddito pro-capite del mondo.
Albero genealogico dei granduchi di Lussemburgo
La famiglia granducale del Lussemburgo (casato di Nassau-Weilburg, un ramo cadetto agnatico dei Borbone-Parma) è costituita dalla famiglia estesa del granduca sovrano.
Il ducato medievale di Lussemburgo fu elevato a granducato nel 1815; Guglielmo I dei Paesi Bassi salì al trono granducale come suo primo titolare. Guglielmo, attraverso la madre prussiana, era un discendente dell'ereditiera medievale, Anna, duchessa di Lussemburgo, così come lo era la moglie di Guglielmo, sua cugina di primo grado. I territori del Granducato, conquistati (tra cui l'ancestrale Palazzo del Granduca) dalle forze di occupazione francese nelle prime fasi della caduta di Napoleone, erano stati ceduti a Guglielmo da suo cugino, il re Federico Guglielmo III di Prussia, che era l'erede principale di Anna. In violazione alla tradizionale linea di successione del Lussemburgo, le grandi potenze d'Europa convennero che il Granducato sarebbe stato ereditato in linea maschile del casato di Nassau.
I discendenti in linea maschile del granduca Adolfo detengono i titoli di "principe(ssa) del Lussemburgo" e "principe(ssa) di Nassau", con l'appellativo di "sua altezza granducale".
I discendenti in linea maschile della granduchessa Carlotta, che sono i figli di un granduca regnante o di un granduca ereditario, detengono il titolo di "principe(ssa) del Lussemburgo" e "principe(ssa) di Nassau" con l'appellativo di "sua altezza reale". I discendenti in linea maschile della granduchessa Carlotta, che non sono i figli di un granduca regnante o di un granduca ereditario, sono "principe(ssa) di Nassau" con l'appellativo di "sua altezza reale" (derivante dal loro status di discendenti in linea maschile del duca Roberto di Parma). Il titolo di "principe di Borbone-Parma" fu abbandonato dal granduca Giovanni nel 1986, ma lui ed i suoi parenti mantengono l'appellativo di "sua altezza reale".
sabato 3 marzo 2018
La Turchia sta invadendo la Siria e massacrando i Curdi nel silenzio generale dei mainstream media
Mentre i principali quotidiani tacciono, in un’intervista al The Telegraph il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu non ha mostrato alcun segno di flessibilità. Ha ribadito che Ankara continuerà ad usare il pugno duro e ha descritto l’invasione del nord della Siria come un esempio della politica turca di «stabilizzazione» del Medio Oriente. Cavosoglu può provare ad ingannare la comunità internazionale e le forze armate turche comunicando di avere «neutralizzato 2.952 terroristi curdi», ma l’offensiva “Ramo d’Ulivo” si sta trasformando in un piccolo Vietnam turco. Altri otto militari turchi sono rimasti uccisi e 13 feriti. Finora, confermano i comandi militari, sono già 41 i soldati morti in combattimento, nonostante la copertura offerta dall’aviazione.
Ankara però va avanti e comunica di aver avviato la “fase 2” dell’offensiva che si concentra nei dintorni e all’interno del villaggio di Raju. Due giorni fa elicotteri turchi hanno bombardato due postazioni delle Forze di Difesa Nazionale, la milizia filo-governativa siriana fedele al presidente Assad, giunta ad Afrin in appoggio alle formazioni curde.
I caduti siriani sono stati almeno 17.
Ieri l’artiglieria di Ankara ha ucciso un altro civile a Yakhour. Un convoglio della Croce Rossa, giunto ieri ad Afrin con aiuti umanitari destinati a 50 mila sfollati, ha registrato la gravità della situazione nelle aree lungo il confine con migliaia di civili che vivono in condizioni disastrose.
In Siria e in particolare ad Afrin, la guerra sta assumendo le forme sempre più marcate di un conflitto fra Stati più che di conflitto “per procura”. Qui ormai i cosiddetti proxy non ci sono più. La Turchia è entrata in territorio siriano con le sue forze armate e colpisce chiunque le si ponga come ostacolo, siano essi curdi o milizie siriane. E gli ultimi bollettini dal fronte mostrano che la situazione si fa sempre più incandescente.
Secondo la Reuters, che cita fonti dell’ormai ben noto Osservatorio siriano per i diritti umani (quindi, come già detto, una fonte da prendere con le dovute precauzioni), gli aerei da guerra turchi hanno colpito le forze governative filo-siriane nei pressi di Afrin uccidendo almeno 36 di loro. Un bombardamento che ha lasciato molti soldati fedeli ad Assad sul campo, ma che conferma anche lo stop dell’avanzata terrestre.
L’Osservatorio ha detto che l’attacco aereo, che ha colpito una base siriana nel campo di Kafr Jina, è il terzo in 48 ore che Ankara sferra contro le milizie filo-governative. Un’escalation militare che colpisce soprattutto per la brutalità degli attacchi, a dimostrazione che lì, ad Afrin, la guerra non sta per nulla volgendo al termine. Ieri, le fonti locali parlavano di otto soldati turchi morti sotto il colpi dei proiettili delle forze curdo-siriane nella città sotto assedio, mentre altri 17 soldati siriani sarebbero morti ieri sempre sotto le bombe degli aerei turchi.
Le forze governative filo-siriane sono entrate ad Afrin la scorsa settimana a sostegno della milizia curda Ypg, dopo un accordo siglato con il governo di Assad. L’obiettivo dichiarato dell’operazione Ramoscello d’ulivo, lanciata dalla Turchia e dai ribelli siriani filo-turchi a gennaio è quella di debellare le milze curde dall’enclave di Afrin. Il governo siriano, con il supporto delle forze non direttamente incluse nell’esercito regolare, ha assunto un ruolo di scudo contro l’esercito turco. Anche per evitare che Ankara avanzi ulteriormente in quella che ritiene una vera e propria invasione travestita da operazione “anti-terrorismo”.
Il primo ministro turco Binali Yildirim ha dichiarato che le forze del suo Paese hanno assunto il controllo della città di Rajo. L’Osservatorio ha detto che l’esercito turco aveva il controllo di circa il 70% della città, che si trova a meno di 30 chilometri a nord-ovest della città di Afrin. In questa differenza, c’è l’intervento delle milizie legate al governo della Siria che, secondo le fonti locali, sarebbero ancora presenti, insieme quanto rimane delle forze curde della cittadina, resistendo all’offensiva turca.
Quello che però è evidente, ormai, è che la guerra sul fronte settentrionale della Siria stia cambiando totalmente i suoi connotati. Secondo lo Stato maggiore turco, i “terroristi” (così definisce Ankara i combattenti curdi) neutralizzati dalle forze armate sono, ad oggi, 2516. Un numero molto alto, che dimostra come Ramoscello d’ulivo sia un’operazione su cui l’esercito turco ha puntato molto.
Erdogan ha già detto che la tregua umanitaria sulla Siria non inficia sull’offensiva di Afrin, perché ritenuta una guerra al terrorismo. Il governo turco considera l’operazione come “autodifesa” negando ogni tipo di volontà di occupare il territorio siriano. Ma la situazione è diversa. E sul campo i caduti aumentano, da una parte e dall’altra, mentre le vittime civili già sono molto numerose. Il ministero della Difesa turco ha dichiarato che sono 41 i soldati turchi morti nell’offensiva nella Siria nordoccidentale e 116 i miliziani dell’Esercito libero siriano.
On March 3, the Turkish Army and its proxies from the Free Syrian Army (FSA) continued their advance in the district of Shara north of Afrin and captured the villages of Umranli, Shamanli, Karakinli and Ali Bazan, according to sources linked to the FSA. The sources added that the Turkish Army had captured the village of Ba’dinli in the Rajo district northwest of Afrin.
Kurdish sources reported that the Turkish Air Force (TAF) had stepped up its bombardment campaign against the Kurdish People’s Protection Units (YPG) in the northern and northwestern parts of the Afrin area during the last few hours. Eight civilians were killed and twelve others were injured in the TAF bombardment, according to reports.
Meanwhile, a YPG official told the Lebanese al-Mayadeen TV that clashes are still ongoing between the YPG and the Turkish Army in the center of the Rajo district, which was captured by the Turkish Army earlier.
The YPG press announced that YPG fighters had killed eight servicemen of the Turkish Army Special Forces during a “special operation” in the village of Maskah south of the Rajo district center.
Turkish sources claimed that the Turkish Army had deployed more armored vehicles and artillery pieces to its positions east of the city of Afrin. These reports allow to suggest that the Turkish Army is planning to open a new froont agiainst the YPG southeast of the Shara district.
Netanyahu, Putin e Trump stanno cercando di evitare ogni tipo di scontro militare in Siria. Questo è quanto rivelato da alcune fonti interne alle forze militari israeliane a Debka, sito legato all’intelligence israeliana. L’idea è che, nonostante le parole e i gesti di sfida, la situazione sia molto diversa. I tre leader, quello israeliano, russo e statunitense, non vogliono che in Siria scoppi una guerra che comporti anche scontri che coinvolgano i tre Stati. Almeno non direttamente. I rischi sono troppo elevati e l’effetto-domino potenzialmente disastroso.
Le parole, insomma, non corrispondono perfettamente ai fatti. Com’è normale che sia. E in Siria si sa che la situazione potrebbe veramente degenerare e tutti stanno correndo ai ripari. Lo stesso Israele, che ha bombardato a più riprese le forze siriane, sembra essere intenzionato più che altro a fare pressioni molto dure su Mosca per costringere l’Iran ad abbandonare la Siria. Troppi i rischi e troppo vasto l’eventuale fronte di guerra. E Israele non è più così sicuro, adesso, di avere la superiorità militare per confrontarsi con tutti i suoi nemici né di avere l’appoggio della comunità internazionale.
Secondo anonime “fonti israeliane di alto livello” che hanno parlato a Debka, sembra che il primo marzo, a causa delle pressioni della Russia, l’Iran abbia rinunciato al suo piano per stabilire una base navale nel porto siriano di Tartus e che “Israele era soddisfatto di un processo che aveva portato a una certa moderazione nell’attività iraniana in Siria”. Parliamo di fonti anonime, quindi è lecito anche dubitare della loro valenza. Ma certo movimenti in Siria fanno credere che qualcosa stia cambiando. E l’incontro di domani fra Netanyahu e Trump alla Casa Bianca potrebbe essere importante per capire fino a che punto la diplomazia russa abbia scavallato anche l’opzione più dura imposta da Israele.
L’idea è che ci si trovi di fronte a due tipi di narrazione. La prima, quella “ufficiale”, tesa a impressionare l’opinione pubblica interna ed esterna (anche in vista delle elezioni, per la Russia, e alle pressioni interne, come in Israele e Usa). La seconda, quella reale, che si incardina nella diplomazia ed è fatta anche di pressioni molto dure e di messaggi “in codice”, come gli attacchi e gli spostamenti delle truppe.
L’obiettivo di questi tre leader, in particolare di Trump e di Putin, è di evitare che la guerra si estenda alle proprie truppe. Entrambi stanno cercando di capire come rassicurare Israele mentre il Cremlino lavora per dare ampie garanzie all’Iran come partner strategico mediorientale. Ed entrambi vogliono trovare una exit strategy che li allontani dalla guerra in Siria ma soprattutto dal possibile confronto fra i due Stati. Dove resta, soprattutto per la Russia, il nodo Ghouta.
La situazione, in questo senso, non è affatto semplice. I partner regionali delle due potenze sono già in guerra fra loro e c’è rischio che, a un certo punto, i vertici militari di Russia e Stati Uniti siano costretti a dover scendere in campo. La Turchia bombarda le forze siriane, Israele colpisce Siria ed Hezbollah, le milizie curde combattono contro le forze turche e gli Stati Uniti colpiscono i convogli degli alleati russi e, nell’ultimo, a Deir Ezzor, hanno ucciso forse anche centinaia di contractors russi. Il tutto mentre l’aeronautica russa continua a martellare le roccaforti jihadiste insieme alle forze del governo di Damasco.
Insomma, finora lo scontro diretto non si è avuto. Ma il pericolo, per tutti, è che si arrivi a un punto in cui non si possa più evitare. Ed è su questo che stano lavorando le cancellerie delle maggiori potenze coinvolte in Siria. Israele, in questo senso, è certamente l’ago della bilancia. Netanyahu chiede il pugno di ferro contro l’Iran e le sue operazioni in Siria, ma questa volontà si scontra finora con l’alleanza tra Mosca e Teheran e con una certa diffidenza americana di arrivare direttamente allo scontro con le forze iraniane.
Finora tutti hanno colpito i “proxy”, in particolare le milizie sciite e quelle di Hezbollah. Ma a Tel Aviv vogliono qualcosa di più e Netanyahu lo chiederà domani alla Casa Bianca. Ma quello che nessuno vuole è che Israele, Russia e Stati Uniti si ritrovino coinvolti in scontri tra di loro. Perché ormai non è più una guerra per procura e il pericolo che si concretizzi in qualcosa di più ampio e diretto diventa sempre più alto. Ma tutto dipenderà dagli eventi. Disinnescare la bomba siriana, ora, è molto complicato.
venerdì 2 marzo 2018
giovedì 1 marzo 2018
Il Neopaganesimo
Neopaganesimo, Neo-Paganesimo o Nuovo Paganesimo[1] (a volte anche Paganesimo moderno[2]) è un termine ombrello che raggruppa un insieme di religioni, tradizioni e movimenti spirituali eterogenei, i quali si ispirano alle religioni pagane seguite nell'età antica in Europa e nel Medio Oriente[3]. Alcuni studiosi fanno rientrare questo gruppo di religioni nel novero dei nuovi movimenti religiosi[4].
Esistono vari approcci nell'utilizzo del termine neopaganesimo. Un primo esempio si ottiene dalla definizione data in Merriam-Webster's Encyclopedia of World Religions[5]:
« Neo-Paganesimo: ognuno dei movimenti spirituali che cercano di far rivivere le antiche religioni politeistiche dell'Europa e Medio Oriente. Il Neo-Paganesimo differisce dalla magia rituale e dalla stregoneria moderna nel cercare di far rivivere autentici pantheon e rituali delle antiche culture, sebbene utilizzando spesso deliberatamente vie eclettiche e ricostruzionistiche, con una attitudine particolarmente celebrativa e contemplativa »
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Questa definizione stride però totalmente con quella fornita ad esempio in adherents.com che si occupa appunto di catalogare e comparare le religioni, citiamo la definizione che ne viene data[6]:
« Neopaganesimo è un termine ombrello che raggruppa il moderno revival di antiche tradizioni etniche e magiche. Esse sono solitamente politeistiche sebbene molti neopagani considerino le loro pratiche panteistiche, mentre molti altri concetti di divino possono essere ritrovati. Una suddivisione all'interno del neopaganesimo può essere fatta includendo: Wicca, Druidismo, Asatru, Magia cerimoniale e popolare, neo-religioni dei nativi americani, altre. Solo recentemente il Neopaganesimo è diventato un movimento con una visibilità e dimensione significativa. Statistiche sicure su scala globale non sono presenti, ma esso è sicuramente tra i movimenti in più rapida crescita. Stime riguardanti la sua dimensione variano da meno centomila a più di quattro milioni. Ricerche indipendenti e stime governative non sono indicative rispetto alle più alte stime fornite dalle organizzazioni neopagane e wiccan, e vi sono molte ragioni per questo. Ci sono due motivazioni principali per cui si potrebbe obbiettare che il Neopaganesimo non andrebbe catalogato tra le maggiori religioni mondiali: 1) potrebbe essere detto che il Neopaganesimo non è una religione singola, ma un termine ombrello per molte diverse religioni. Però ad un esame più attento del movimento, si trova che pur traendo spunto da così tante fonti diverse, come la stregoneria europea, la mitologia nordica, il druidismo o le antiche religioni egizie, greche e nativo-americane, il Neopaganesimo nel suo insieme ha un rimarchevole, coesivo ed identificabile gruppo di valori ed una cultura comune, generalmente condivisi in una maniera ad esempio molto più stringente che quelli all'interno di religioni prese nel loro insieme, come Cristianesimo, Islam o Giudaismo. 2) Potrebbe anche essere affermato che il Neopaganesimo andrebbe classificato all'interno delle religioni indigeno-primitive. Però, pur avendo radici in religioni etniche o primitive, il Neopaganesimo è qualcosa di distinto, che può chiaramente far risalire la maggior parte della sua identità ai principi Gardneriani introdotti negli anni '30. Il Neopaganesimo si distingue dalle religioni etnico-primitive delle antiche società pre-industriali, esattamente come il Bhuddismo ha le sue radici nell'Induismo ma si distingue da esso. Perciò il Neopaganesimo viene incluso in questa lista poiché i più recenti lavori sociologici in questo campo lo indicano come una religione distinta e dalla crescita significativa »
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Questa differenza e contraddizione tra le due definizioni, viene ulteriormente accentuata dal fatto che molti dei movimenti che rientrano soprattutto nella prima definizione, rifiutano il prefisso "neo" (nuovo) preferendo definirsi semplicemente come "pagani"[7] (perciò vengono a volte definiti dai neopagani anche come "veteropagani"[8]), "ricostruzionisti"[9][10][11] o con altri termini (vedere sotto il paragrafo relativo alla differenziazione nella nomenclatura), mentre coloro che rientrano nella seconda definizione, al contrario lo rivendicano[7] in quanto, pur ispirandosi alle religione dell'antica paganità, sono consapevoli del loro approccio completamente nuovo e differente, rispetto alle religioni degli antichi e l'impossibilità di riviverle, dato il profondo cambiamento sociale e culturale avvenuto nei secoli. Quest'ultimo gruppo, come evidenziato nella seconda citazione, costituisce inoltre la maggioranza di coloro che solitamente vengono fatti rientrare nel novero dei movimenti neopagani e hanno raggiunto una consistenza numerica tale a livello mondiale da cominciare a rientrare nelle statistiche ufficiali delle principali religioni.
Il movimento neopagano si è sviluppato principalmente in Occidente nel corso della seconda metà del XX secolo, soprattutto negli ultimi decenni; esso dunque spazia da espressioni che rivendicano l'eredità e la continuità nella tradizione con le religioni dell'età antica (a questo si rifanno soprattutto i movimenti di ispirazione etnica, come la via ellenica, la via romana, la via norrena, slava, ecc.)[12], sebbene spesso si riconoscano come inevitabili contaminazioni e adattamenti ai tempi moderni (ricostruzionismo pagano, diviso nei due opposti approcci mondialista e geneticista), a sistemi di credenze totalmente nuovi, sincretici e universalistici (a questa seconda tipologia si rifanno soprattutto la Wicca e il Druidismo, che in molti paesi costituiscono assieme anche i 2/3 dei neopagani[13] e costituiscono il cosiddetto eclettismo pagano).[14].
Sebbene teologia, cosmologia e antropologia possano variare profondamente tra le varie forme di neopaganesimo, esiste una tacita condivisione di un approccio naturalistico, umanistico e relativistico all'esistenza.[15].
Indice
[nascondi]Nomenclatura
Origine del termine paganesimo
Il termine paganesimo deriva dal latino paganus, indicante in epoca romana l'abitante dei "pagi" (dal latino pagus, pagi), una tipologia di villaggi di campagna relativamente autonomi dal punto di vista amministrativo. Con il graduale imporsi del cristianesimo nell'Impero romano, i cristiani iniziarono a indicare spregiativamente come pagani tutti coloro che non desideravano convertirsi e abbandonare le natie religioni. Essi, infatti, risiedevano soprattutto nelle campagne, mentre il cristianesimo si era largamente diffuso nei centri urbani. Nell'uso del termine era implicita una contrapposizione di valore tra campagna e città: i culti politeisti pagani erano considerati tipici delle realtà agresti, legati al ciclo della natura, al lavoro manuale, alle figure dell'agricoltore e dell'allevatore, avulsi dalle più colte e raffinate società cittadine[16].
Il termine assunse coi secoli un significato neutro, essendo il paganesimo nel frattempo scomparso, e tecnico, venendo pacificamente usato in ambito accademico per indicare le religioni dell'età antica.
Origine del termine neopaganesimo
Il termine neopaganesimo (nuovo paganesimo) è un neologismo basato sulla parola paganesimo, attestato dal 1968 con la pubblicazione dei primi numeri di Green Egg, rivista neopagana gestita dalla Chiesa di Tutti i Mondi. Il termine si è poi affermato ed è usato dalla maggior parte delle comunità neopagane come espressione identitaria, in modo analogo all'uso dei termini cristianesimo, ebraismo o taoismo.[14]
Differenziazioni nella nomenclatura
Tuttavia, molti degli aderenti alle religioni appartenenti al ricostruzionismo etnico pagano preferiscono generalmente l'omissione del prefisso neo-,[14][17] dal momento che essi rivendicano l'adesione alla ritualistica tramandata nei testi conosciuti dell'età antica: la loro, quindi, sarebbe una riproposizione degli antichi riti e non una loro rielaborazione moderna. Per questo gruppo di movimenti del paganesimo moderno che rifiutano il prefisso neo- sono state perciò proposte altre definizioni come ad esempio Paganesimo tradizionalista[1][18] o etnico[19], Veteropaganesimo o Retropaganesimo[20] (sebbene quest'ultimo appellativo venga spesso considerato un dispregiativo); in genere molti dei gruppi coinvolti però preferiscono la definizione di Ricostruzionismo pagano[9][10][11] (ma anche i Neopagani attuano una forma di ricostruzionismo, anche se l'approccio a questa ricostruzione è completamente differente e più aperto a contaminazioni e influenze esterne: per questo motivo si usa chiamare Revivalismo la ricostruzione Neopagana aperta a influenze di altre culture od epoche e Ricostruzionismo la ricostruzione più dettagliata e fedele, per quanto possibile[21]).
Al contrario, oltre a neopaganesimo, l'aderenza alle correnti più aperte a influenze di altre culture od epoche viene chiamata anche Ecletticismo Pagano[22][23] e Revivalismo Pagano[21].
Storia
Radici ideali
Molti neopagani individuano idealmente le radici dei rispettivi movimenti religiosi nell'Umanesimo e nel Rinascimento, in particolare nel loro recupero, studio e imitazione della classicità greco-romana, che furono tra i principali fattori dell'affermazione di un'umanistacentralità dell'uomo, contrapposta all'antropologia cristiano-medioevale, centrata sul rapporto dell'uomo con Dio e con la comunità.
Altre radici ideali sono individuate nell'Illuminismo, che si caratterizzò anche per la critica alle religioni abramitiche e per il tentativo di recuperare una presunta ancestrale religione naturale, accomunante tutti gli uomini in quanto tali, secondo un ideale tipicamente cosmopolita.
Origine e sviluppi storici
Il neopaganesimo ha storicamente origine nel XIX secolo con l'emergere del Romanticismo nell'Europa settentrionale, che portò alla diffusione di movimenti quali la risorgenza vichinga nelle isole britanniche e in Scandinavia, e il movimento völkisch in Germania. La ripresa della religione germanica derivò da un accresciuto interesse, tipico del romanticismo e dei nazionalismi ottocenteschi, per l'identità nazionale, attraverso lo studio delle origini del proprio popolo e il recupero, anche artificioso, dei suoi tratti culturali originari, mediante il folklore (in particolare simboli e usi), l'ecologia e l'occultismo.[24]
Fu questo clima che vide il formarsi delle radici dell'etenismo e del celtismo nell'Europa nordoccidentale. L'Inghilterra rappresentò uno dei più forti epicentri della rinascita pagana, con la comparsa dei primi gruppi druidisti, ma anche di associazioni a carattere occultistico, quali l'Ordine Ermetico dell'Alba Dorata e l'Ordo Templi Orientis, che tentavano di mescolare nella propria dottrina elementi estrapolati dalla religione egizia, dalla Cabala ebraica e da altre tradizioni esotiche.
Influenzati da The Golden Bough di James George Frazer, parecchi scrittori e artisti eminenti furono coinvolti nell'occultismo.Tra questi sono annoverabili il premio Nobel William Butler Yeats, Maud Gonne, Arthur Edward Waite e l'occultista Aleister Crowley. Anche l'ambiente accademico aveva dato e continuava a dare i suoi frutti: negli anni venti, l'antropologa ed egittologa Margaret Murray sostenne l'ipotesi dell'esistenza di un'antica religione praticata in segreto, derivata dalla spiritualità stregonica del Medioevo, sopravvissuta in qualche modo alle persecuzioni delle autorità religiose e pubbliche, in special modo alla cosiddetta caccia alle streghe avvenuta tra i secoli XII e XVIII. Gli studiosi moderni rigettano in buona parte le tesi della Murray, di cui è storicamente provata l'infondatezza e che erano basate sui verbali degli interrogatori degli accusati di stregoneria e sulle informazioni contenute nei manuali per la caccia alle streghe: le prime fonti furono probabilmente generate in base alle seconde.[24]
Una notevole svolta caratterizzò gli anni cinquanta, quando l'inglese Gerald Gardner affermò di essere stato iniziato nella New Forest Coven, a una religione segreta, basata sulla stregoneria medievale, una coven guidata da una donna che Gardner chiamò con lo pseudonimo di Old Dorothy. Gardner iniziò a rendere pubblica questa religione neopagana, che prese poi il nome di wicca, nel 1954 con la pubblicazione di Witchcraft Today, seguito nel 1959 da The Meaning of Witchcraft: differenziatasi in diverse tradizioni, resta la più diffusa tra le religioni neopagane. Gardner trascorse gran parte della sua vita nel Sud-est asiatico, dove si era trasferito e questa permanenza spiegherebbe la forte influenza delle religioni orientali rintracciabile nella wicca.
Gli anni sessanta e settanta del XX secolo videro la risorgenza del celtismo e la sistematizzazione dell'etenismo con la nascita dell'Ásatrú negli Stati Uniti e in Islanda. Dal 1980 si è registrata una crescita dell'approccio ricostruzionista, sia nei già presenti movimenti eteni e celtisti sia con la nascita dell'ellenismo, del kemetismo e del movimento neopagano esteuropeo, oltre che di religiosità minori quali la Via Romana agli Dèi e l'olimpianesimo. Le influenze della New Age che, in un certo senso prodotta anche dal neopaganesimo, lo ha poi influenzato, sono largamente prevalse in movimenti particolarmente eclettici quali il giudeopaganesimo, il sincretismo cristiano-pagano, l'indopaganesimo e il gaianesimo.[25] Gli anni novanta hanno visto il sorgere del Fyrnsidù (dall'unione dei lemmi in inglese antico fyrn, "vecchio" o "antico", e sidu o seodu, "tradizione") in Scandinavia.
Nello sviluppo del neopaganesimo occidentale ebbe dunque una notevole influenza l'incontro con l'Oriente. A tal proposito scrisse l'alta sacerdotessa wiccan Vivianne Crowley in un suo saggio[26]:
« La società europea incontrò una nuova sfida quando la colonizzazione portò gli europei, soprattutto britannici, in Oriente. In India gli europei scoprirono la ricca cultura dell'Induismo, come anche la profondità filosofica e la comprensione della psiche che erano stati sviluppati ed erano fioriti nei reami indiani, attraverso gli insegnamenti dello yoga e del tantra. L'incontro tra Oriente e Occidente fece esportare in India le istituzioni e la cultura europee, ma non fu uno scambio unidirezionale. Molti europei furono influenzati dal pensiero hindù e buddista e adattarono idee orientali alla cultura occidentale attraverso la teosofia e altri sistemi esoterici. La seconda metà del secolo XIX vide la fondazione da parte di Helena Petrovna Blavatsky di una influente organizzazione di insegnamento, chiamata società teosofica. La teosofia combinò idee buddiste ed hinduiste con quelle del paganesimo classico, principalmente il neoplatonismo, creando un'eclettica sintesi spirituale, che incluse le nozioni della reincarnazione e del karma. Il paganesimo europeo di oggi ha molte similitudini con l'hinduismo, la maggiore religione pagana dell'Oriente. Questo è in parte dovuto all'influenza che l'hinduismo ebbe nello sviluppo del pensiero occidentale moderno; ma in parte ciò è dovuto anche alle similitudini sotto traccia che sono preesistite indipendentemente in questi due filoni della cultura indoeuropea. Infatti, sebbene l'hinduismo sia una religione orientale, i suoi creatori provenivano dallo stesso gruppo di popoli dal linguaggio indoeuropeo, dai quali provenivano anche gli antichi greci, latini, celti e germani. Non per nulla i pantheon e i miti di tutti questi popoli contengono temi e storie assai simili e facilmente sovrapponibili con quelle hinduiste. Vi sono però delle grandi differenze rispetto al pensiero occidentale. La mente occidentale è maggiormente estroversa rispetto a quella orientale. Di fronte alle estreme difficoltà di vita materiale che si trovano in India, ha avuto perfettamente senso lo sviluppo di un modo di pensare introverso, che ricerca la negazione del mondo della materia come māyā, illusione, per rivolgersi al mondo interiore così da entrare in una realtà spirituale. Anche il paganesimo occidentale ricerca la realtà spirituale, ma non intende abbandonare il mondo della natura, ma piuttosto di spiritualizzarlo, rendendo manifesto il divino nella materia, anziché abbandonare l'esistenza materiale. »
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(da Phoenix from the flame. Living as a Pagan in the XXI century, 1995) |
L'influenza del neopaganesimo sulla cultura e sulle società postmoderne ha comportato la nascita di sistemi di pensiero, come l'ecopaganesimo, che si traducono anche in attivismo. Come religioni della Terra, quelle neopagane riconoscono la sacralità della natura che, in quanto madre di tutte le cose, va rispettata, salvaguardata e vissuta in modo equilibrato. I neopagani sono quindi particolarmente attivi nella promozione delle cause ambientaliste e nella ricerca in ecologia, quali la protezione della foresta vergine, l'agricoltura biologica, la permacoltura, la salvaguardia dei diritti degli animali. Tuttavia, alcune tradizioni neopagane ricostruzioniste possono ammettere la pratica del sacrificio animale, mutuata dai testi antichi.[27]
Altri prodotti della cultura neopagana sono il tecnopaganesimo, il mondialismo e il geneticismo. Il tecnopaganesimo, in controtendenza rispetto al teodismo e all'etenismo, che tendono a fuggire la modernità, vista come una degenerazione del rapporto con la natura, considera le conquiste scientifiche e tecnologiche come una manifestazione dell'eterna creazione generata dal dispiegarsi della Divinità e quindi come una parte del tutto e un frutto della Terra, sulla quale dimora l'umanità.
Il mondialismo e il geneticismo sono due approcci opposti tipici del neopaganesimo ricostruzionista, perché la wicca e le altre tradizioni eclettiche hanno carattere unicamente universalista. L'approccio mondialista mantiene un orientamento universalistico simile a quello dei neopaganesimi eclettici ed è di gran lunga la corrente ricostruzionista prominente, dominante nell'ellenismo, nel celtismo, nel kemetismo e praticamente nella metà delle tradizioni etene. La visione opposta è quella geneticista, che conserva una base etnica o culturalmente circoscritto. Questo approccio è dominante nel neopaganesimo esteuropeo, mentre nell'etenismo ha una diffusione equivalente al mondialismo.
Basi
Il neopaganesimo, in generale, si propone di riportare alla luce quelle religioni e credenze dell'età antica, o comunque precristiane, che ponevano l'essere umano non al disopra ma all'interno della natura. La stessa wicca, eclettica per origine e natura, si definisce come una sopravvivenza moderna di un'ipotetica "antica religione" (termine coniato da Margaret Murray per riferirsi alla stessa wicca, ormai di uso raro), incentrata sul culto della Dea Madre, diffusa in Europa durante il Neolitico e tramandata in forma misterica lungo i millenni.
Questa tesi fu rilanciata dagli studi accademici degli anni cinquanta del XX secolo, quali quelli di Marija Gimbutas[28] e di Robert Graves[29][30]: il culto della Dea Madre si riallaccerebbe alla stregoneria medievale, vista come una religiosità basata sugli stessi concetti della moderna wicca, e da cui quest'ultima avrebbe attinto per effetto dell'iniziazione di Gerald Gardner nella New Forest Coven. L'ipotesi di un'ancestrale religione della Dea Madre e della sua sopravvivenza è tuttavia contestata dalla maggior parte degli studiosi contemporanei, tra cui Ronald Hutton.
Caratteristica comune delle religioni neopagane è la rilevanza minima, se non nulla, attribuita alla mitologia, come accadeva anche per gran parte dei pagani dell'antichità classica[senza fonte]. I pochi gruppi che ne apprezzano l'importanza ne sottolineano il valore puramente allegorico ed etico. Le religioni neopagane tendono a svalutare il mito anche per evitare l'irrigidimento dottrinale e la formazione di dogmi.[14] Il neopaganesimo poggia infatti su un universalismo e un'apertura al relativismo, che conduce a un rigetto delle strutture più formali, come i testi sacri. Controtendenze sono riscontrabili tra i ricostruzionisti e, in alta percentuale, nel Teodismo, che spesso fanno di ideologie selettive e geneticistiche le chiavi di volta del proprio approccio alla spiritualità[non chiaro].
Elementi largamente attinti dalla tradizione occultistica del XIX e del XX secolo, soprattutto dall'ermetismo e dal rosacrocianesimo, sono ben visibili, in particolare nella wicca, che includeva in origine parecchie influenze delle dottrine di Aleister Crowley, poi in gran parte espunte dal lavoro di sistematizzazione e riscrittura della ritualistica operato da Doreen Valiente.
Ruolo dominante è anche quello delle religioni orientali, prime fra tutte l'induismo, il taoismo e il buddhismo, i cui elementi sono rintracciabili quasi ovunque nel patrimonio religioso neopagano.[25] Forte è anche l'influenza della filosofia greca, dalla quale sono attinti la categoria dell'Uno e le differenti impostazioni neoplatoniche, plotiniche, pitagoriche, e delle filosofie naturaliste e panteiste dell'età moderna, che hanno come esponenti di riferimento rispettivamente Giordano Bruno e Baruch Spinoza.
Nell'eclettismo neopagano ha grande spazio la New Age, movimento sincretico gemmato anche dal neopaganesimo, che ha poi contribuito a formare, in particolare in quelle frange fortemente impregnate dalla cultura nordamericana. In questo contesto è maturato l'ingresso nel movimento neopagano di elementi della religione nativa americana e dello spiritualismo, favoriti dalla quasi totale assenza di ortodossie e di ortoprassi.
Dottrine
Le teologie neopagane, al di là della loro impostazione, che può essere panteista, monista, enoteista, animista o politeista (come nel caso delle religioni neopagane gentili, dette anche ricostruzionistiche, quali la Via romana agli dei, certe frange dell'etenismo e dell'ellenismo e la linea principale del neopaganesimo est europeo) non concepiscono gli dei come una pluralità di principi cosmici, ma come rappresentazioni delle forze della natura emanate dalla Divinità ancestrale, oppure come accettazione delle molteplici espressioni del divino. Spesso gli dei sono concepiti come proiezioni o rappresentazioni della mente umana.
Da questa matrice teologica comune si dipanano concezioni che spaziano dall'acosmismo al nonteismo (che è in un certo senso insito nella visione panteistica), al deismo, al pandeismo, al panenteismo, al dualismo, al suiteismo, all'autoteismo, fino allo psicologismo, che enfatizza una lettura mentale e psicologica della religione. In alcune tradizioni è presente anche una dimensione esoterica e mistica della ricerca spirituale.
L'essere umano, nelle varie espressioni del neopaganesimo, è considerato signore di sé stesso, artefice della sua morale e della società in cui vive, e allo stesso tempo parte di un eterno e ciclico equilibrio universale.
Teologie
Nell'antichità le teologie di tipo monistico e panteistico erano poco diffuse tra il popolo, ma prominenti all'interno dei circoli misterici e sacerdotali; nel neopaganesimo avviene esattamente il contrario. Le religioni neopagane sostengono una cosmologia che vede l'esistenza e l'universo come prodotti dell'attività manifestativa di un'unica forza divina, immanente a tutte le cose e che agisce secondo l'ordine dell'eterna creazione, il progresso evolutivo armonioso, rappresentato dal simbolo del pentacolo. Le religioni neopagane non contemplano dunque la credenza nel trascendente o nel soprannaturale, dato che la vera spiritualità sta nell'esistenza fisica stessa.
La sorgente cosmica, da cui deriva ogni cosa, è l'Uno, categoria ereditata dai sistemi orientali e dalla filosofia greca, generalmente riconosciuta sia dagli eclettici sia dai ricostruzionisti, ma la sua identificazione è libera e si differenzia per ogni religione neopagana. La Wicca tende, ad esempio, al dualismo, ovvero a identificare il principio primo nella primordiale dualità di due controparti, chiamate la Dea e il Dio, che sono la rappresentazione del naturale scontro di forze simmetriche e complementari che caratterizza l'esistente e ne permette l'evoluzione. Il concetto di Dea Madre, identificata con Madre Natura e con Gaia (lo spirito della Terra), ha assunto una prevalenza in alcune tradizioni wiccane, quali il dianismo, e in religioni impregnate delle filosofie newager, quali il gaianesimo, dove la Dea è elevata al ruolo di principio primo e dunque identificata con l'Uno.
Le teologie neopagane sono aperte alla scienza, vista come forma di sapere simmetrico alla religione: scienza e religione sono come le due facce di una stessa moneta, dalla cui unione olistica discende la conoscenza.[13] Il dominio della religione è la metafisica, cioè le infinite realtà possibili che travalicano la percezione sensoriale umana, mentre il dominio della scienza è la realtà fisica, ovvero tutto ciò che l'essere umano può conoscere attraverso i cinque sensi. Il punto di contatto sta nel panteismo e in tutto ciò che logicamente ne deriva, tra cui la ciclicità dell'esistenza, vista non come una linea retta, ma come un insieme di processi ciclici che si dispiegano a partire dal principio di tutte le cose.
La manifestazione dell'universo a partire dall'attività dell'Uno è una forma di evoluzione o involuzione delle cose. La materia è una manifestazione dell'energia emanata dalla divinità e il frutto del suo dispiegamento. La stessa divinità a tutti gli effetti coincide con l'universo e con la sua natura in tutte le loro possibili realtà e interpretazioni. L'insieme di meccanismi cosmici che portano all'emanazione del cosmo a partire dall'attività generata dalla divinità è detto eterna creazione. Il termine creazione non va inteso in senso creazionistico abramitico, ma come ordine che lo spirito, cioè la forma o la sostanza divina attiva, dà al caos primigenio, cioè alla sostanza divina passiva.
Escatologie
Per le religioni neopagane l'uomo non ha bisogno di alcuna salvezza: egli è già eterno o immortale, perché è parte del tutto cosmico, della stessa sostanza divina, di cui tutte le cose sono fatte. Le religioni del neopaganesimo offrono dunque una salvezza senza fede, che non necessita di dogmi.[15]
Dalla concezione ciclica dell'esistenza deriva un'escatologia generalmente basata sui concetti di reincarnazione o di illuminazione, simili alla metempsicosi classica, ma anche ereditati dalle religioni orientali, e la visione della mortecome trasformazione e non termine della vita. Il corpo trasmuta, rientra nel ciclo della natura e va a costituire qualcos'altro.
L'anima è spesso considerata come un impulso energetico attivo, che caratterizza il sistema nervoso. Secondo gran parte dei neopagani questo impulso cosciente, dopo la trasformazione del corpo si riunirebbe all'Uno, l'energia cosmica e pura, di cui già era parte, raggiungendo uno status di flusso etereo e beatitudinale. Nella wicca questa visione è espressa dal concetto di Terra dell'Estate.
Etica
In quanto religioni umanistiche, relativistiche e razionalistiche, anche l'etica delle religioni neopagane è molto variegata, pur potendosi riscontrare alcuni tratti di raccordo. Innanzitutto la sacralità della natura, vista come costante prodotto dell'eterna creazione delle forze divine, identificata spesso con la Dea e vista, come ogni cosa che esista, come parte costituente dell'Uno immanente, che compone il tutto. I neopagani nutrono un forte sentimento di amore e di devozione per la natura. Il tecnopaganesimo include nel dominio della natura anche la società umana.
Le religioni neopagane non pongono l'uomo al di sopra del cosmo, tanto meno quale essere eletto da una qualche entità trascendente, ma lo considerano come uno degli infiniti prodotti dell'evoluzione dell'esistente e dunque dell'attività ciclica divina, che costituisce il sostrato dell'intera esistenza. L'essere umano è divino, come lo è ogni cosa, e il suo ruolo all'interno dell'universo è simile a quello di un gestore della società umana, ma non dell'intera natura. Il compito dell'uomo è garantire la costituzione di una società armoniosa, caratterizzata da un equilibrio di pace interno, basato sul reciproco rispetto tra gli individui, ed esterno, basato sull'ordine delle leggi naturali. Le religioni neopagane riallacciano il legame tra l'uomo e la natura, di cui è parte integrante.
Dal rifiuto sia della trascendenza, cioè della visione di un Dio posto al di fuori del cosmo in una dimensione spirituale opposta o parallela alla dimensione materiale, sia della visione personalistica della divinità, in favore di un sostanziale panteismo consegue un'interpretazione totalmente relativistica e soggettiva delle categorie morali di bene e di male e della loro dicotomia, variabile in funzione dell'individuo, dell'ambiente sociale e dell'epoca storica.[15]L'etica, in generale, è una libera elaborazione dell'uomo in funzione della società in cui vive e in nessun modo una dottrina che lo trascenda. Ne discende un'etica collettiva e cooperativa, garantita dall'armonia sociale basata fondamentalmente sui principi di accettazione delle differenze e sul rispetto della natura.
Differenze e affinità tra Ecletticismo (o Revivalismo) Pagano e Tradizionalismo (o Ricostruzionismo) Pagano
Da quanto riportato sopra nelle citazioni introduttive e nel paragrafo dedicato alla nomenclatura, appare evidente che all'interno del moderno paganesimo esistano almeno due grandi correnti di pensiero: coloro che accettano appieno l'idea di un nuovo paganesimo, pur ispirato all'antico ed hanno una visione perlopiù universalistica, perciò accettano appieno di definirsi come "Neo" Pagani e quelli che invece vogliono fare rivivere il più possibile il paganesimo antico (pur con le inevitabili differenze spazio-temporali) improntandosi ad un ricostruzionismo in gran parte etnico, e rifiutano anzi spesso il prefisso Neo- di neopaganesimo, perciò per comodità di sintesi spesso preferiscono autodefinirsi semplicemente come ricostruzionisti (anche se entrambe sono forme di ricostruzione, sebbene i pagani eclettici utilizzino il termine "revivalismo" per differenziare la loro ricostruzione aperta a influenze di altre culture od epoche da una ricostruzione più fedele a cui si ispirano i pagani etnici[21]), mentre all'interno della comunità Neopagana/Eclettica pagana, vengono invece chiamati "tradizionalisti"[18] o "veteropagani".
Citando dei siti dedicati all'argomento[12][18][31], si possono analizzare in modo più approfondito le differenze e le affinità presenti tra queste due grandi correnti di pensiero, così che si possano evidenziare anche altri aspetti rilevanti:
- I cosiddetti revivalisti pagani si focalizzano maggiormente sulla ritualistica, sulla comunione con il divino (Teurgia), sulla magia intesa come pratica religiosa; al contrario i ricostruzionisti tendono a focalizzarsi maggiormente sul culto degli antenati, della stirpe, del genius loci, delle divinità etniche o della terra d'origine.
- I revivalisti pagani pongono una forte enfasi sull'esperienza individuale e la crescita personale, tenendo in grande considerazione la gnosi di ciascuno; verso il passato hanno un senso di rispetto, ispirazione e accettazione di ciò che è stato, prendendone esempio per costruire qualcosa di nuovo nel futuro. I ricostruzionisti accentuano maggiormente lo spirito di gruppo, la comunità, l'etnos, la ricreazione di uno spazio antico, la reintroduzione di valori morali antichi, con l'aspirazione di riportare al presente qualcosa che l'umanità ha perduto. Accettano la gnosi personale solo fintantoché essa risulti allineata a quella della comunità di appartenenza.
- Entrambi però traggono ispirazione dalle religioni, miti e filosofie precedenti all'avvento/imposizione del cristianesimo. Entrambi in genere praticano e credono in una religione panteista/politeista focalizzata più sulla vita sulla Terra che sull'aldilà. Entrambi sono in qualche modo reverenti nei confronti della natura (o il suo spirito) e le principali festività sono perlopiù basate sugli eventi legati ai cicli stagionali della natura.
- Entrambi accettano l'idea che ciascun sentiero religioso possa essere valido, non hanno la pretesa di possedere la Verità religiosa (tipico invece delle principali religioni monoteiste), inoltre non sono particolarmente interessati al proselitismo e al convertire gli altri. Infine hanno in comune l'interessa ad ottenere accettazione e rispetto in società perlopiù post-cristianizzate, dove spesso vengono trattati con atteggiamenti dominati dalla superstizione e discriminazione.
Statistiche
È difficile quantificare la diffusione di religioni neopagane in Italia e nel mondo. Anche in Paesi, come gli Stati Uniti e il Canada, dove esistono Chiese neopagane riconosciute dalla legge, e gli aderenti sono liberi di praticare pubblicamente e di allestire seminari e templi, molti neopagani preferiscono non palesarsi, sia per scelta sia per difficoltà sociali o ambientali.[32][33][34]
Dai dati disponibili, basati sul numero di aderenti dichiarati e sul numero di siti internet dedicati, si rileva che la tradizione di maggiore diffusione è la wicca,[13] che però è anche la religione neopagana più studiata e di conseguenza più facile da censire o da stimare. Alcuni sondaggi condotti tra il 1999, come quello effettuato dalla Congregazione della Dea, e il 2001, come quello dell'American Religious Identification Survey, sul territorio nordamericano calcolarono il numero dei neopagani tra le 307.000 (di cui 134.000 wiccan, 33.000 celtisti e 140.000 di altre tradizioni)[35] e le 768.400 unità, in una conferma generale del milione mondiale stimato da Adherents.com, con una crescita costante e continua. Un'altra comunità neopagana molto consistente è quella del Regno Unito, collocata da alcuni studi di Ronald Hutton sulle 250.000 persone, verso la fine degli anni novanta del XX secolo e quindi ulteriormente cresciuta negli ultimi decenni.
In termini relativi, il neopaganesimo è stato nel primo decennio degli anni duemila il movimento religioso in più rapida crescita nel mondo.[13]. Nel solo Regno Unito la crescita tra il 2001 e il 2011 è stata stimata del 90%[36]. Il tasso di crescita dei nuovi aderenti è invece stimato al 143% su indice annuo su scala mondiale, con un numero assoluto che tenderebbe a duplicare ogni trenta mesi.[37][38]. Ciò significa che se agli inizi degli anni duemila i praticanti neopagani erano stimati attorno al milione, nel 2015 essi hanno certamente superato il milione e mezzo e se la crescita continua con questa costanza, si avviano a diventare due milioni entro la fine del decennio in corso. La maggior parte dei nuovi aderenti si colloca nel mondo occidentale, soprattutto nell'America del nord, in Europa e in Oceania; gruppi neopagani si sono però formati anche in Sudafrica, in America Latina e in India. Tale diffusione, che avviene in modo capillare e a tutti i livelli della società, comporta influenze di varia portata dal punto di vista culturale.
Note
- ^ a b Neopaganesimo o Neo-paganesimo (Paganesimo moderno)
- ^ Paganesimo Moderno
- ^ CHI SIAMO - Unione Comunità Neopagane
- ^ (EN) James Lewis, The Oxford Handbook of New Religious Movements, Oxford, Oxford University Press, 2003, ISBN 0-19-514986-6.
- ^« Neo-Paganism - any of the several spiritual movements that attempt to revive the ancient polytheistic religions of Europe and the Middle East. Neo-Paganism differs from ritual magic and modern witchcraft by striving to revive authentic pantheons and rituals of ancient cultures, though often in deliberately eclectic and reconstructionist ways, and by a particularly contemplative and celebrative attitude »
(Wendy Doniger e Mircea Eliade (a cura di), Merriam-Webster's Encyclopedia of World Religions. pp.794-795, Merriam-Webster, 2000. ISBN 0-87779-044-2) - ^ http://www.adherents.com/Religions_By_Adherents.html#Neo-Paganism%7CNeo-Paganism is an umbrella term for modern revivals of ancient ethnic and magickal traditions. These are usually polytheistic, but many Neo-Pagans consider their faith pantheistic, and many other concepts of deity can be found among Neo-Pagans as well. Subdivisions within Neo-Paganism include Wicca, Magick, Druidism, Asatru, neo-Native American religion and others. Only recently has Neo-Paganism become a movement of any significant size and visibility. Solid statistics on Neo-Paganism on a worldwide scale are essentially non-existent, but it is a rapidly growing religion/religious category. Estimates regarding its worldwide size range widely--from under one hundred thousand to over four million. Independent surveys and government-based figures are not indicative of the higher estimates provided by Neo-Pagan and Wiccan organizations, but there may be a variety of reasons for this. There are two reasons why some might argue that Neo-Paganism should not be listed as a major religion on this page: 1) It might be said that Neo-Paganism is not a single religion, but an umbrella term for many disparate religions. But upon closer examination of the movement, one finds that despite drawing upon such disparate sources as European witchcraft, Norse mythology, Druidism, and Egyptian, Greek, and Native American ancient religions, Neo-Pagans as a whole have a remarkably cohesive, identifiable culture and generally shared value set, even more so than religions such as Christianity, Islam or Judaism when taken as a whole. 2) It could also be said that Neo-Paganism could be classified as a subset of primal-indigenous religion. Though it has roots in primal ethnic religions, Neo-Paganism is something distinct, clearly drawing much of its identity from Gardnerian principles introduced in the 1930s. Neo-Paganism is distinct from the primal ethnic religions of ancient pre-industrial societies just as Buddhism has roots in, but is distinct from, Hinduism. So we are including Neo-Paganism on this list because the most recent sociological work in the field indicates it is a distinct religion, and because it is increasingly significant.
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