mercoledì 8 novembre 2017

Elvish style

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Ost-in-Edhil (S.A. 750 – 1697, existed for c. 947 years) was the capital city of Eregion, a kingdom of Noldor and Sindar in Eriador. It lay where the rivers Sirannon and Glanduin met.

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Actress Rooney Mara wears Alexander McQueen dress

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domenica 5 novembre 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 86. Partire è un po' morire



Quella mattina di fine settembre del 1994, mentre saliva sull'Intercity 21-34 per Milano Centrale, Riccardo Monterovere non poteva sapere che la sua lontananza da casa si sarebbe protratta, salvo brevi periodi imposti dalle circostanze, per quasi 23 anni, cioè più tempo dell'età che aveva allora.
Era pieno di sogni, come tutte le matricole universitarie, e profondamente ingenuo e inconsapevole rispetto alla realtà delle cose e alle ingiustizie della vita, che si sarebbe incaricata di sopprimere tali sogni uno dietro l'altro, con la precisione di un cecchino.
Non poteva sapere, inoltre, che ciò che si lasciava alle spalle era la parte migliore della sua esistenza, mentre ciò a cui andava così baldanzosamente incontro si sarebbe rivelato una palude di sabbie mobili in cui sarebbe rimasto impantanato per decenni, nel tentativo maldestro, oltre che vano, di sfidare il destino a colpi di ottuso ottimismo e di velleitaria buona volontà, come suggerivano le tecniche psicologiche "usa e getta" di quell'età sudicia e sfarzosa.
Non poteva saperlo, certo, ma esisteva in lui una sorta di intuizione, o se vogliamo usare un termine più controverso, di premonizione, che faceva filtrare, nella dolcezza di quella mattina di settembre piena di luminose aspettative, una vena di inquietudine e di inspiegabile nostalgia per qualcosa che lui ancora non aveva perduto.
Anni dopo, imbattendosi in una poesia di Edmond Haraucourt, avrebbe trovato le parole che meglio esprimevano ciò che quell'inquietudine nascondeva nel profondo della sua anima.

" Partire è un po' morire

rispetto a ciò che si ama


poiché lasciamo un po' di noi stessi


in ogni luogo ad ogni istante.


E' un dolore sottile e definitivo


come l'ultimo verso di un poema...


Partire è un po' morire


rispetto a ciò che si ama.


Si parte come per gioco


prima del viaggio estremo


e in ogni addio seminiamo


un po' della nostra anima. "


In fondo le persone che partono per seguire un proprio desiderio o una propria esigenza è come se dichiarassero al mondo intero, ma non a se stessi, la propria insoddisfazione per ciò che si lasciano alle spalle.
Chi parte è un insoddisfatto, mentre chi resta è una persona felice, che ama la sua vita così com'è,
allo stesso modo in cui progressisti, rerum novarum cupidi, sono scontenti dello stato delle cose, mentre i conservatori ne sono soddisfatti e vogliono preservare ciò che esiste.
I lettori, specie i viaggiatori e i progressisti, storceranno il naso nel leggere queste parole, e sentiranno il bisogno di dire a se stessi che non è vero, che per loro il viaggio è solo un piacevole e temporaneo diversivo in una vita pienamente serena e soddisfacente, così come il progresso è una marcia trionfale verso il "meglio". 
Balle! Tutte balle che ognuno di noi racconta a se stesso pur di non ammettere di fronte al tribunale della Coscienza la propria frustrazione, i propri desideri irrealizzati, i propri sogni infranti, la propria rabbia verso lo status quo, nascosta dietro un'ipocrita patina di stucchevole bon ton.
Alcuni riescono ad affrontare questa presa di coscienza in maniera lucida, tuffandosi in un salutare bagno nel Principio di Realtà e diventando non tanto pessimisti, quanto ironici e sarcastici nei confronti dell'ottimismo buonista di chi ancora crede a Babbo Natale.
Ma sono pochi, perché è difficile guardare in faccia la realtà per quella che è.
Tutti gli altri, invece, fanno finta che le loro vite più o meno mediocri siano una meraviglia, e sfogano le proprie censurate frustrazioni in estenuanti pratiche sportive, o in una concezione integralista della religione o in qualche altra forma meno salutista di dipendenza: festini, divertimenti superficiali, euforie effimere, insomma tutto pur di evitare l'horror vacui della noia di chi non riesce a stare in casa per più di mezza giornata.
I miei lettori mi staranno mandando al diavolo, ma è pur sempre compito dello scrittore quello di problematizzare l'ovvio e opporsi all'idolatria del fatto compiuto.
Prendiamo dunque il caso dello sportivo ossessivo-compulsivo, cioè di quello che eccede nell'attività fisica, andando ben oltre ciò che sarebbe richiesto per uno stile di vita salutare.
Costui si è reso dipendente dalle endorfine che quotidianamente la sua sfrenata attività fisica riversa sul sistema nervoso, allo stesso modo in cui un oppiomane dipende dalla sua dose quotidiana di eroina.
Certo lo sport compulsivo è una dipendenza non tossica, ma il solo fatto di averne bisogno in maniera massiccia è la prova di una frustrazione indicibile, da scatenare come un animale selvaggio contro una preda che tuttavia riesce pur sempre a non lasciarsi afferrare.
Alla luce di queste considerazioni, qualcuno si chiederà cosa mai sia successo a Milano al povero Riccardo Monterovere per renderlo così cinico e sprezzante quando poi tornò, carico d'anni e di esperienze, nel natio borgo selvaggio.
E' una storia lunga e non so se valga la pena di essere raccontata.
In ogni caso, c'è da fare una premessa.
Milano è una città in cui è facile perdersi, per chi è cresciuto in provincia.
Se poi si arriva in quella Babilonia quando si hanno a malapena 20 anni e si è nella primavera della propria giovinezzacome un fiore sbocciato e pronto per essere reciso, quasi sempre si è ancora privi di una fibra abbastanza resistente alle tenaglie di chi intende coglierci, metterci in un vaso per due giorni e al terzo gettarci via come un'erbaccia.
Ma se proprio volete conoscere i dettagli, forse più avanti qualcosa vi sarà accennato, per quanto questo romanzo sia concentrato su altre vite e tratti quella del giovane Monterovere soltanto di straforo, in quanto unico punto di intersezione dei percorsi esistenziali dei suoi avi.
Se ne parlerà più che altro per le conseguenze di tutto ciò che sarebbe accaduto, ossia una serie di singolari vicende destinate a ripercuotersi sulla vita dei superstiti antenati.

sabato 4 novembre 2017

Situazione in Siria e Iraq: scontro finale tra Sciiti e Curdi per il controllo del valico strategico di Al-Bukamal al confine tra i due paesi





Dopo la completa liberazione della città di Deir-ez-Zor, l'esercito siriano (Syrian Arab Army) si pone come principale obiettivo la riconquista del valico di Al-Bukamal (o Abu Kamal) , al confine con l'Iraq nella valle dell'Eufrate.
L'ostacolo principale, tuttavia, non è costituito dall'Isis, che ormai è in pieno disfacimento, quanto piuttosto le truppe dell'SDF (Syrian Democratic Force), guidato dai Curdi dell'YPG (Yekîneyên Parastina Gel, Unità di Protezione Popolare) e supportato dagli Stati Uniti.
Il pomo della discordia è come sempre il controllo dei collegamenti stradali tra Siria e Iraq, fondamentali per la realizzazione del progetto del Corridoio Sciita o Mezzaluna Sciita, ossia un'unico asse viario in grado di collegare direttamente e sotto il pieno controllo delle forze sciite, la capitale iraniana Teheran con le altre capitali alleate: Baghdad, Damasco e Beirut.
Questo progetto, fortemente perseguito dal presidente siriano Bashar Assad e dal premier iracheno Haidar al-Abadi, è considerato essenziale per la strategia del presidente russo Putin riguardo all'asse geopolitico che intende ricreare una "via della seta" sotto il controllo dell'alleanza euroasiatica di Russia, Iran, Kazakistan e Cina.
Sul fronte opposto gli Stati Uniti, Israele e l'Arabia Saudita, appoggiano i ribelli Sunniti e i Curdi siriani per impedire che questo accada, ognuno per ragioni diverse: gli Usa vogliono evitare una completa vittoria della Russia nella guerra di Siria; Israele vuole impedire che l'Iran possa avere un collegamento stradale diretto con gli Hezbollah libanesi, il "Partito di Dio" sciita alleato di Assad e acerrimo nemico degli Israeliani; l'Arabia Saudita, infine, vuole impedire che l'Iran le contesti il ruolo di potenza regionale del Medio Oriente e del mondo islamico, oltre che di principale "dominus" delle risorse petrolifere e metanifere che si trovano nel deserto iracheno e siriano.
Non dimentichiamo infatti che la guerra è scoppiata anche a causa di due progetti contrastati relativi a un gasdotto che doveva passare in territorio siriano.
In questo scenario si sta realizzando anche un riposizionamento strategico della Turchia: Erdogan infatti non ha digerito l'appoggio statunitense ai Curdi siriani e iracheni e la rottura delle relazioni tra Arabia Saudita e Qatar, principale alleato turco.

Tutte queste rivalità, tenute a freno dalla necessità di sconfiggere l'Isis, stanno riesplodendo ora che lo Stato Islamico è collassato.
In Iraq il governo sciita non accetta l'esito del referendum che ha sancito l'indipendenza del Kurdistan (riconosciuta soltanto da Israele) e mostra una certa insofferenza per la presenza militare e diplomatica degli Stati Uniti nel territorio nazionale.
Mentre la diplomazia americana sta cercando di evitare un bagno di sangue tra Sciiti e Curdi nel nord dell'Iraq, la situazione in Siria appare quantomai esplosiva.
Ci sono almeno tre zone in cui l'escalation militare potrebbe portare ad una resa dei conti dagli esiti imprevedibili.
1) Nella zona del nord della Siria il governo di Assad sta portando avanti una azione di contenimento nei confronti della potente organizzazione terroristica sunnita di Hayat Tahrir al-Sham (ex Fronte Al-Nusra, ramo siriano di Al-Qaeda) e ha trovato in questo un inaspettato alleato nella Turchia di Erdogan, che è entrata nuovamente in territorio siriano in seguito ad un accordo siglato ad Astana, per creare un fronte comune contro gli jihadisti filo-sauditi.
2) Nella zona del Golan, al confine con Israele, si sta consumando un violentissimo scontro tra gli jihadisti sunniti e l'esercito siriano per il controllo della città di Hader, abitata dai Drusi, una minoranza religiosa che, come i Cristiani, ha subito in maniera tragica le conseguenze di una guerra che dura ormai da sei anni e non accenna a finire.
3) Nella valle dell'Eufrate, come si è detto, gli Scitti e i Curdi si contendono il controllo della città di Al-Bukamal e dell'asse viario transfrontaliero che la collega alla città irachena di Al-Qaim, che è stata liberata poche ore fa dall'esercito iracheno, che ha inferto una durissima sconfitta all'Isis.
L'esercito siriano e i suoi alleati si stanno avvicinando ad Al-Bukamal da due direttrici, una che percorre verso sud la valle dell'Eufrate, dove si stanno arroccando gli ultimi irriducibili dell'Isis (disposti, forse, ad accordo con le forte dell'SDF) e una che attraversa il deserto, dalla base aeroportuale e petrolifera T2 (nei pressi del villaggio di Sawab) e mira a ricongiungersi con le truppe alleate irachene in modo da poter giungere ad Al-Bukamal passando da Al-Qaim e aggirando così sia quello che rimane dell'Isis che le avanguardie dell'SDF.
Si tratta di una strategia piena di incognite, perché la posta in gioco è altissima e nessuna della parti sembra disposta ad accettare una soluzione di compromesso (che sarebbe un controllo congiunto del confine, come è già stato pattuito nella zona di confine tra il Kurdistan iracheno e il Rojava siriano, presso Faysh Khabur). Date queste premesse, d'ora in avanti può succedere di tutto.



Iraqi Army, PMU Liberated Strategic Al-Qaim City From ISIS (Map)

On November 3, the Iraqi Aletejah TV channel broadcasted footage of the Syrian Arab Army (SAA) inside al-Qa’im city near the Syrian-Iraqi border.
The footage showed a T-90A tank, and a Shilka vehicle equipped with the Syrian-made Sarab-1 active protection system of the SAA inside al-Qa’im.



    Controlled by the Syrian opposition    Controlled by the Ba'athist Syrian government    Controlled by the Iraqi government    Controlled by the Lebanese Government    Controlled by Hezbollah in Lebanon    Controlled by the Islamic State of Iraq and the Levant (ISIL, ISIS, IS, Daesh)    Controlled by Tahrir al-Sham (HTS)    Controlled by the Syrian Democratic Forces    Controlled by Sinjar Resistance Units and PKK forces in Sinjar    Controlled by Peshmerga (Kurdistan Regional Government) and other Kurdish forces from the Kurdistan Region

venerdì 3 novembre 2017

Another view over Tolkien's world

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Sotto, Minas Ithil prima che diventasse Minas Morgul

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Map of Isengard | by Daniel Reeve

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