Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
giovedì 2 novembre 2017
mercoledì 1 novembre 2017
Vite quasi parallele. Capitolo 85. Sorridere e, sorridendo, assassinare
C'erano momenti, molto distanti nel tempo l'uno dall'altro, in cui il vecchio Romano Monterovere, patriarca dell'omonima famiglia, minacciava di sorridere. In realtà non sorrideva mai, ma anche solo l'ipotesi di un suo sorriso era qualcosa di terribile a vedersi.
Già da molti anni Romano, nonostante la cura maniacale del suo aspetto, appariva come un uomo interminabilmente sopravvissuto a se stesso.
Non si trattava di un decadimento fisico, anzi, il suo portamento era rimasto imponente e i suoi tratti quasi teutonici lo facevano assomigliare ad attori come Charles Dance, che sarebbe assurto alla gloria presso il grande pubblico nel ruolo di lord Tywin Lannister in Games of Thrones.
Il problema di Romano, più che la vecchiaia, era l'ipocondria, ossia la paura delle malattie, che in lui aveva trovato un naturale sbocco in una sorta di farmacofilia, una specie di impasticcamento con medicinali regolarmente prescritti e mutuabili.
Quando il novantenne capofamiglia dei Monterovere voleva concedersi un po' di "sballo", aumentava la dose prescritta dei vari antidolorifici ed entrava in una dimensione parallela.
Lui, che era sempre stato austero e di poche parole, assumeva un atteggiamento vagamente derisorio nei confronti del mondo intero.
Una volta suo nipote Riccardo, durante una delle visite di rito, si accorse di quell'elemento nuovo:
<<Nonno, stai per caso sorridendo?>>
Si sarebbe potuto definire un "Monna Lisa's smile":
<<Certo, sorrido, perché sorridere io so, e sorridendo, assassinare>>
Riccardo rimase stupefatto:
<<Ma è l'Enrico VI di Shakespeare! Sono le parole pronunciate da Riccardo di York, Duca di Gloucester e futuro re Riccardo III. Come fai a conoscere quest'opera?>>
Il vecchio gongolava:
<<Mia sorella Anita, la tua cara prozia, ama recitare. Sarebbe stata una grande attrice. Come insegnante era sprecata>>
Frase infelice, dato che i genitori di Riccardo erano insegnanti:
<<Un tempo si sarebbe detto il contrario. L'insegnamento era un incarico di prestigio. La recitazione era disdicevole>>
Romano assunse un tono sprezzante:
<<Quindi adesso è mio nipote a rimpiangere "il bel tempo andato"?>>
Riccardo era sempre più confuso:
<<No, io... ma, ti rendi conto che saranno almeno dieci anni che una nostra conversazione non si protrae per più di venti secondi?>>
Il vecchio fece spallucce:
<<Tu hai sempre preferito l'altro nonno, il "grande" Ettore Ricci! Lui sì che sapeva sorridere e, sorridendo, assassinare! Se le storie sul suo conto sono vere, ti sei scelto proprio un bel modello!>>
Il nipote preferì ignorare le insinuazioni sul conto dell' "altro nonno" e si concentrò su quello che aveva davanti:
<<Solo perché tu mi snobbavi>>
Romano si schermì:
<<No... io cercavo solo di stare al mio posto. Ettore Ricci non era il tipo da dividere qualcosa con qualcuno, tanto meno l'affetto di un nipote, ma ora che il "grand'uomo" è morto, sento di poter dire la mia>>
Riccardo era sempre più a disagio:
<<Avresti potuto dirla anche prima. Anzi, avresti dovuto! Credevo che non ti importasse nulla di me. Eppure sono l'unico dei tuoi nipoti a portare il tuo cognome>>
Romano accentuò il suo ghigno beffardo:
<<Il cognome è solo una parola e le parole sono vento. Niente di più. Ma a tua nonna, la Contessa Orsini, non piacerebbe questa frase. In ogni caso, se proprio ti interessano i miei pareri, c'è tempo per recuperare>>
In realtà era proprio il tempo che mancava:
<<Lo sai che partirò per Milano tra pochi giorni e starò a via a lungo. Per diciannove anni ho atteso un tuo cenno di affetto e ora che finalmente arriva, seppur in maniera ambigua, devo partire>>
Il vecchio fece di nuovo spallucce:
<<Non preoccuparti per questo. E' passato da un pezzo il tempo dei rimpianti, benché ci sia poco da rimpiangere, in questa breve eternità che è la vita>>
Quel misto di fatalismo e poesia era del tutto anomalo:
<<Be', se hai qualche consiglio da darmi, forse questa è l'ultima occasione>>
Lui lo fissò con quegli occhi chiari che un tempo avevano riflesso il colore dell'oceano nel Golfo di Aden, ai tempi della Guerra d'Abissinia:
<<Se proprio vuoi qualche consiglio, credo di potertene dare almeno tre... ma devi essere pronto ad accettare una dura verità>>
Riccardo non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un motto latino:
<<Amicus Plato sed magis amica veritas. Di' pure la tua senza timore>>
Romano annuì, sempre con quel sorriso sbilenco:
<<Tu sei un'anima perennemente insoddisfatta, com'era Ettore, che non si accontentava mai. Ma a volte bisogna sapersi accontentare. Guarda ciò che hai, non quello che non hai! E voltati indietro, ogni tanto! E poi vai avanti per la tua strada senza guardare cosa fanno gli altri>>
Forse furono i migliori consigli che Riccardo Monterovere ricevette mai durante tutta la sua giovinezza, ma se ne sarebbe accorto troppo tardi, quando ormai il tempo aveva portato con sé danni irreparabili.
martedì 31 ottobre 2017
lunedì 30 ottobre 2017
I Tylwyth Teg
Tylwyth Teg (Middle Welsh for "Fair Family";[1] Welsh pronunciation: [ˈtəlwɪθ teːg]) is the most usual term in Wales for the mythological creatures corresponding to the Irish Aos Sí, comparable to the fairy folk of English and continental folklore. Other names for them included Bendith y Mamau ("Blessing of the Mothers"), Gwyllion or Ellyllon.[2]
They are described as fair-haired and covet golden-haired human children whom they kidnap, leaving changelings (or "crimbils") in their place. They dance and make fairy rings and they live underground or under the water. They bestow riches on those they favour but these gifts vanish if they are spoken of, and fairy maidens may become the wives of human men.[1]
As the Bendith y Mamau they are sometimes described as stunted and ugly.[1] They ride horses in fairy rades (processions) and visit houses where bowls of milk are customarily put out for them. A changeling story tells of a woman whose three-year-old son was stolen by the fairies and she was given a threefold instruction by a "cunning man" (magician) on how to get him back. She removed the top from a raw egg and began stirring the contents, and as the changeling watched her do this certain comments he made established his otherworldly identity. She then went to a crossroads at midnight during the full moon and observed a fairy rade in order to confirm that her son was with them. Lastly she obtained a black hen and without plucking it she roasted it over a wood fire until every feather dropped off. The changeling then disappeared and her son was returned to her.[1][3]
In popular culture
- Lloyd Alexander's The Chronicles of Prydain include a race of Fair Folk similar to the Tylwyth Teg (which here is the name given to their underground kingdom).
- Joan Aiken's 1968 novel The Whispering Mountain explains the Tylwyth Teg as a diminutive Mediterranean race who were imported to Wales as slaves to work in the mines.
- Jim Butcher's short story "Curses" set in the Harry Dresden universe has the Tylwyth Teg responsible for the Curse of the Billy Goat on the Chicago Cubs.
- Mercedes Lackey's novel Home from the Sea features the Tylwyth Teg as mischievous elemental sprites.
- C. Robert Cargill's novel Dreams and Shadows features the Tylwyth Teg (referring to it as a Bendith Y Mamau) as a child snatcher.
- In Michael Swanwick's fantasy novel The Iron Dragon's Daughter the Tylwyth Teg are the aristocracy of the magical world.
- In Kelley Armstrong's fantasy novel series Cainsville the Tylwyth Teg and Annwn are the main themes, but it is not initially obvious until the later books when the history of such myths are revealed.
- Seanan McGuire's October Daye series of books features a Tylwyth Teg character as an alchemist.
- In Frank Herbert's science fiction novel Heretics of Dune, the name of the Master of Masters of Bene Tleilax is Tylwith Waff and his look is similar to a small elf. Another key character is called Miles Teg.
References
- ^ Jump up to:a b c d Briggs, Katharine (1976). An Encyclopedia of Fairies. Pantheon Books. pp. 21, 419. ISBN 0-394-40918-3.
- Jump up^ Walters, John (1828). An English and Welsh Dictionary. Clwydian-Press. p. 448.
- Jump up^ Rhys, John (1901). Celtic Folklore: Welsh and Manx. 1. Oxford University Press. pp. 262–9.
sabato 28 ottobre 2017
venerdì 27 ottobre 2017
Iscriviti a:
Post (Atom)