sabato 13 maggio 2017

Differenza tra Psicoanalisi freudiana e Psicologia Analitica junghiana

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La psicologia analitica (o psicologia del profondo) è una teoria psicologica e un metodo di indagine del profondo elaborato dall'analista svizzero Carl Gustav Jung e dagli allievi della sua scuola.


Dalla psicoanalisi alla psicologia analitica

Si ritiene erroneamente che la psicologia analitica di Carl Gustav Jung sia nata da una costola della psicoanalisi di Freud e che lo stesso Jung fosse allievo del maestro viennese: in realtà Jung elaborò una propria visione dell'inconscio autonomamente da Freud essendo entrato in contatto con Pierre Janet a Parigi alla fine dell'Ottocento, e lavorando presso l'ospedale psichiatrico di Zurigo (il Burgholzli) sotto la guida di Eugen Bleuler nei primi anni del Novecento.
Le ricerche condotte da Jung sul cosiddetto "esperimento associativo" contribuirono enormemente allo studio dei fenomeni inconsci, e portarono Jung a contattare nel 1906 Freud per confrontarsi sulle reciproche scoperte circa l'inconscio. Il padre della Psicoanalisi pensò di trovare in Jung il suo erede, ma dopo alcuni anni di collaborazione costruttiva ed intensa, arrivarono nel 1913 ad una rottura dolorosa per entrambi.
In quell'anno, con la pubblicazione del libro "Libido. Simboli della Trasformazione", Jung si distaccò da Freud sostenendo che la libido non è solamente energia sessuale, che mira a scaricarsi con il raggiungimento dell'oggetto desiderato, ma è invece l'energia psichica in toto; l'inconscio, inteso da Freud (almeno inizialmente) come mero ricettacolo del rimosso, è visto invece da Jung come una porzione della psiche che contiene altri contenuti che non sono mai stati parte della coscienza ed i cosiddetti "complessi" a tonalità affettiva, articolatisi nel corso delle relazioni significative; complessi che l'"esperimento associativo" era in grado di evidenziare.
L'osservazione empirica dei contenuti dei sogni, dei deliri di pazienti psicotici e del vastissimo materiale offerto dalla mitologia e dalla storia delle religioni spinse Jung a ipotizzare un ulteriore dimensione dell'inconscio che definì "inconscio collettivo", i cui contenuti chiamò archetipi. Il , struttura superiore che include l'Io ed alcune istanze degli archetipi rimossi, è stato visto come motore e scopo del cosiddetto "processo di individuazione".
Per la psicologia analitica junghiana, tale processo di individuazione archetipica costituisce la finalità dell'esistenza di ogni persona.
La psicologia analitica junghiana segue invece nella propria indagine un metodo finalistico, il cui obiettivo è la ricerca del senso dei processi inconsci e della sofferenza psichica. Di fondamentale importanza è la teoria del simbolo, inteso da Jung come motore dello sviluppo psichico e strumento di trasformazione dell'energia psichica, originato dal confronto della coscienza con l'inconscio ed i suoi contenuti. La dialettica tra conscio e inconscio è ciò che delinea il percorso analitico.

Principi teorici essenziali

L'inconscio

L'inconscio personale non è, come per Freud, il "luogo del rimosso", cioè un contenitore psichico vuoto alla nascita, che man mano si popola di complessi causati da episodi traumatici infantili. Per Jung anzitutto l'inconscio non è "vuoto", ma è il contenitore di forme archetipiche universali ereditarie, all'interno del quale si organizzano le esperienze individuali.
Inoltre esso precede la formazione dell'Io cosciente, e contiene il progetto esistenziale dell'individuo che ne è portatore, come - diremmo oggi - una sorta di DNA psichico.
Idea non nuovissima, di ascendenza schiettamente neoplatonica, già presente, ad esempio, nelle fantasie di Michelangelo a proposito della figura da scolpire già "inscritta" nel blocco di pietra su cui stava lavorando. Quest'idea però non era ancora mai stata applicata alla scienza psicologica, come fece Jung.
Fermo restando che, per Jung come per Freud, l'inconscio non è direttamente osservabile, Jung enuncia una rappresentazione metaforica dell'inconscio come popolato da figure interiori, i cui rapporti e conflitti dialettici generano le dinamiche psichiche: Animus/Anima, Persona/Ombra, Puer/Senex e così via.

L'analisi e il processo di individuazione

Come ricorda Jung nella sua autobiografia Ricordi, sogni e riflessioni, parlando della situazione che aveva trovato all'inizio della professione nell'Ospedale Psichiatrico di Zurigo:
"Il medico trattava un paziente X con una lunga serie di diagnosi bell'e pronte ed una minuziosa sintomatologia. Il paziente era catalogato, bollato con una diagnosi, e, per lo più, la faccenda finiva così. La psicologia del malato mentale non aveva nessuna parte da adempiere."
L'innovazione che Jung portò nella pratica psichiatrica fu dunque innanzitutto la consapevolezza che la funzione del terapeuta non consistesse solo nell'applicare rigidamente un "metodo meccanico", ma nel porre attenzione alla "storia di vita" del paziente ed alle storie che egli stesso raccontava:
"Il solo studio della psichiatria non è sufficiente. Io stesso ho dovuto lavorare ancora molto prima di possedere il bagaglio necessario per la psicoterapia. Fin dal 1909 mi resi conto che non potevo curare le psicosi latenti se non capivo il loro simbolismo, e fu allora che mi misi a studiare la mitologia."
Jung si convinse presto, infatti, anche osservando i propri sogni, che nel sintomo nevrotico come nel delirio psicotico affiorino immagini e idee che non sono proprie personali del paziente, ma che gli pervengono da un "fondo arcaico", e le cui figure possono desumersi da culti, religioni e mitologie antichi appartenenti a tutti i popoli: sono gli archetipiforme alla base dell'inconscio collettivo, condivise da tutta l'umanità, che costituiscono, nel campo psicologico, l'equivalente di ciò che in campo antropologico sono le "rappresentazioni collettive" dei primitivi, o, nel campo delle religioni comparate, le "categorie dell'immaginazione".

Le cause del disturbo psichico

L'archetipo, in quanto forma, non agisce direttamente sulla psiche individuale, cioè sull'inconscio personale, ma attraverso l'emergere di azioni, pensieri e impulsi il cui simbolismo può non essere compreso e integrato dall'individuo, che lo pongono in conflitto con la società a cui appartiene e lo espongono ad una esclusione non desiderata e temibile come il manicomio e lo stigma di "follia".
La dinamica dualistica ed esclusiva tra Eros e Thanatos in cui Freud aveva individuato e confinato il motore energetico della nevrosi, in Jung si articola e si moltiplica in funzione della pluralità delle figure archetipiche che popolano l'inconscio.
Il sintomo non richiede più una spiegazione in chiave di causa-effetto, ma viene considerato esso stesso una "domanda di significato" rispetto al disagio soggettivo che esprime.
Il disturbo psichico smette così di essere considerato una malattia, e l'intervento analitico non viene più considerato solo una "cura"; ne consegue che la pratica psicologico-analitica junghiana non mira più ad una "guarigione", ma ad individuare il senso simbolico e archetipico del disturbo, e ad aiutare il suo portatore ad utilizzarne l'energia ai fini della "trasformazione" e della propria individuazione.
Lavorare con gli archetipi richiede certamente, come lo stesso Jung notava, molte conoscenze di tipo non clinico, perché richiede anche molta immaginazione: non nel senso del "fantasticare", ma nel senso dell'immaginazione creativa - quella che Giambattista Vico definiva la "logica poetica".
Poiché accompagnare il paziente in questa esplorazione richiede da parte del terapeuta un'attenzione non solo intellettuale, ma anche empatica (diceva Jung: "Se il medico e il paziente non diventano un problema l'uno per l'altro, non si trova alcuna soluzione"), è evidente che, in un'analisi junghiana, la psiche del terapeuta è "messa in causa" dall'analisi non meno di quella del paziente. Da questo punto di vista, la teoria della tecnica junghiana ha prefigurato alcuni dei più recenti sviluppi della psicoanalisi intersoggettiva.
Proprio in relazione a questa consapevolezza, Jung fu convinto fin dall'inizio della sua ricerca che il "mettersi in gioco" del terapeuta necessitava assolutamente di trovare supporto nell'analisi didattica e di controllo:
Il trattamento del paziente comincia, per così dire, dal medico: solo se questi sa far fronte a sé stesso ed ai suoi problemi, sarà in grado di proporre al paziente una linea di condotta.
Allo stesso modo, la riflessione sulla necessaria continuità del processo di supervisione, che dovrebbe essere una costante regolare del lavoro anche dei terapeuti più esperti, era stata efficacemente indicata con l'osservazione per cui: "Perfino il Papa ha bisogno di un Confessore."

Il problema della psicosi

Anche in medicina l'idea che il paziente debba partecipare alla propria cura sforzandosi di assumere consapevolezza della propria malattia è la base di qualsiasi trattamento terapeutico, anche di tipo farmacologico.
Tutto ciò, con la maggior parte dei pazienti psicotici non è possibile, almeno nella fase delirante, durante la quale qualsiasi discorso interpretativo viene fatto loro non può essere recepito, ed anche gli interventi farmacologici devono a volte essere coattivi.
Rispetto a queste situazioni, l'intervento esclusivamente psicoterapeutico (della psicologia analitica, della psicoanalisi freudiana o degli approcci cognitivo-comportamentali) rischia frequentemente l'impasse. Pur essendo nate in contesti psichiatrici e dal confronto con pazienti psicotici, infatti, le varie correnti psicodinamiche, al pari di quelle cognitivo-comportamentali, in molti casi di grave sofferenza psicotica devono trovare spazi di integrazione con l'uso degli psicofarmaci.
Lo scopo dell'intervento psicologico-analitico o psicodinamico in tali situazioni diviene allora quello di aiutare a rendere "intelligibile" il senso della sofferenza del paziente e delle sue modalità espressive, non appena l'azione psicofarmacologica riesce a rendere di nuovo "accessibile" il suo spazio relazionale ed elaborativo.

Gli sviluppi

Al momento attuale, si identificano tre "scuole" principali che si sono sviluppate a partire dalla psicologia analitica originale.
  • Scuola Classica: la scuola classica, che si riconosce principalmente nell'attività del C.G.Jung Institut di Zurigo, continua ad articolare e portare avanti la tradizione originale della psicologia analitica e del pensiero di C.G.Jung, enfatizzandone in particolare gli aspetti legati al processo di individuazione. Negli ultimi anni vi sono stati importanti scambi con la tradizione della psicoanalisi intersoggettiva. Tra i suoi esponenti "storici", Marie-Louise Von Franz.
  • Scuola Evolutiva: la scuola evolutiva, sviluppatasi in particolare in Inghilterra ad opera di Michael Fordham, propone una maggiore integrazione tra i modelli psicoanalitici relazionali e quelli propri della psicologia analitica. Ha approfondito in modo specifico lo studio delle prime fasi dello sviluppo infantile in ottica psicologico-analitica.
  • Scuola Archetipica: la scuola archetipica ha conosciuto una certa notorietà nel mondo della cultura psicologica e filosofica, soprattutto per via degli scritti critici di James Hillman, il suo fondatore e principale esponente. Nella scuola archetipica si pone grande attenzione ai significati simbolici archetipali; i suoi esponenti si sono avvicinati anche a tematiche proprie del pensiero narrativista e post-moderno.
Tra i principali esponenti della psicologia analitica post-junghiana vi sono:

Gli sviluppi in Italia

Bibliografia


  • Negli anni delle opere di Jung sono state pubblicate molte edizioni parziali; si veda ad esempio:Trasformazione e simboli della libido
     (1912):
    prima pubblicazione al momento del distacco da Freud; l'edizione definitiva, Simboli della trasformazione, è del 1952.
    pubblicato in Italia in La libido: simboli e trasformazioni , Newton Compton (ISBN 88-7983-247-6).
  • Considerazioni generali sulla psicologia del sogno:
    prima pubblicazione nel 1916, edizione definitiva nel 1948;
    pubblicato in Italia in Analisi dei sogni, Bollati Boringhieri. (ISBN 88-339-0233-1)
  • La psicologia dei processi inconsci:
    prima pubblicazione nel 1917; l'edizione definitiva è del 1943
    pubblicato in Italia come La psicologia dell'inconscio, Newton Compton (ISBN 88-7983-276-X)
  • Psicologia e poesia, 1930-1950
    pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri (ISBN 88-339-0237-4)
  • Gli archetipi dell'inconscio collettivo:
    prima edizione 1934, edizione definitiva 1954
  • Coscienza, inconscio e individuazione, pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri (ISBN 88-339-0033-9)
  • Empiria del processo d'individuazione:
    prima edizione 1934, edizione definitiva 1950
  • Commento psicologico al "Bardo Thodol" (Il libro tibetano dei morti)
    prima edizione 1935, edizione definitiva 1953
  • Sull'archetipo, con particolare riguardo al concetto di Anima, prima edizione 1936, edizione definitiva 1954;
  • Il fanciullo e la core: due archetipi (1940-1941),
    pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri (ISBN 88-339-0246-3)
  • Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, scritto con Kàroly Kerényi (1941),
    pubblicato in Italia da Boringhieri (1972)
  • Psicologia e alchimia (1944),
    pubblicato in Italia da Boringhieri nel 1981.
  • La sincronicità (1952), Boringhieri 1980
L'opera completa è contenuta in
  • Opere (18 volumi), Bollati Boringhieri

Voci correlate

L'Alfagenica e il Silva Mind Control

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http://afiysilva.blogspot.it/

Il Metodo Silva® è un percorso educativo basato sulla ricerca scientifica elaborato dagli anni cinquanta del ‘900 in alcune università statunitensi ed evolutosi grazie alle ultime ricerche legate alla psicologia transpersonale e agli studi sui livelli profondi di coscienza denominati ‘livelli alpha’ (parallelamente al ‘Training autogeno’ europeo, ma da esso indipendente e più completo in quanto non si fa uso dell’autosuggestione - è infatti un corso di consapevolezza - e si fanno i conti col potere della visualizzazione e dell’immaginazione, adeguatamente indirizzati e guidati). 

Questo metodo educativo permette di sviluppare e utilizzare meglio le capacità mentali che tutti possediamo ma non sappiamo usare efficacemente. Si impara a controllare lo stress grazie al rilassamento e ad utilizzare consapevolmente i nostri livelli profondi relazionati ad una maggiore forza creativa e costruttiva attraverso l’ apprendimento di tecniche mentali legate anche alla capacità di dormire senza farmaci e di ricordare, capire e usare i sogni anche come fonte di informazioni. Ci si può così liberare da modi limitati di pensare, abitudini dannose, mancanza di sicurezza (e di successo, dunque). Un maggiore autocontrollo dei nostri poteri mentali spinge naturalmente ad assumere un profondo atteggiamento positivo verso la propria vita, confermandoci che possiamo fare molto di più di quello che credevamo per il nostro benessere. Si lavorerà sul concetto di memoria, di mente intuitiva, immaginazione controllata fino all’abilità effettiva di risolvere con le proprie capacità anche problemi di grande importanza e raggiungere mete prestigiose. 

Si tratta di gestire la visualizzazione per  sviluppare di più e meglio le proprie facoltà mentali per una umanità adatta alle sfide del nuovo millennio.

Il corso di base del percorso 'Alfagenica' prevede circa 34/36 ore di insegnamento e pratica (meditazioni guidate di rilassamento in classe basate su esercizi semplici e piacevoli) distribuite in dodici serate di 2 ore e 45 min. o due fine settimana che porteranno l’allievo a conoscere e gestire le energie sottili e l’E.S.P. con metodologie controllate e scientifiche che gli permettano di fare chiarezza nel nebuloso mondo della ‘nuova era’.

Riportiamo di seguito alcune indicazioni sul chakra del controllo e della chiaroveggenza su cui si basa il training dell'Alfagenica tratte dal libro ASANA PRANAYAMA MUDRA BANDHA dell'autorevolissimo Swami

SATYANANDA SARASWATI:





La Mente Multidimensionale e i modelli di sviluppo personale

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Modello psicosomatico di relazione tra Mente, Psiche, Sistema Nervoso e Corpo Fisico

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Tale modello è basato sull'elaborazione filosofica e psicologica di Max Theon

 Max Théon (1848–1927) perhaps born Louis-Maximilian Bimstein, was a Polish Jewish Kabbalist and Occultist. In London while still a young man, he inspired The Hermetic Brotherhood of Luxor in 1884, but seemed to have little to do with the day-to-day running of the organisation, or indeed its actual teachings (Chanel et al., Hermetic Brotherhood of Luxor).
There is some dispute over whether Théon taught Blavatsky at some stage; the Mother in The Agenda says he did, Chanel et al. considers this unlikely, while K. Paul Johnson speculates in The Masters Revealed that the Theosophical adept Tuitit Bey might be based on Théon. The Hermetic Brotherhood of Luxor claimed to have originated in Egypt in 1870 and been brought to England by Théon in 1884.
In 1885 Theon married Mary Chrystine Woodroffe Ware (Madame Alma Théon), and the following year the couple moved to Paris. In December 1887, the Théons left France for Algiers, where they were later joined by Alma Théon's friend Augusta Roife (Miss Teresa), and acquired a large estate in Zarif, a suburb of Tlemcen, Algeria. However Theon would still go on frequent visits to Paris.
Theon gathered a number of students, including Louis Themanlys and Charles Barlet, and they established the "Cosmic Movement". This was based on material, called the Cosmic Tradition, received or perhaps channelled by T Théon's wife. They established the journal Cosmic Review, for the "study and re-establishment of the original Tradition". Théon stated that his wife Alma was the moving spirit behind this idea, and without her the Tradition and the cosmic philosophy would never have come about.
Louis was a friend of Matteo Alfassa, the brother of Mirra Alfassa (who would later associate with Sri Aurobindo and become The Mother), and in 1905 or 1906 Mirra travelled to Tlemcen to study occultism under Theon (Sujata Nahar, Mirra the Occultist). The Mother mentions that Sri Aurobindo and Theon had independently and at the same time arrived at some similar conclusions about evolution of human consciousness without having met each other. The Mother's design of Sri Aurobindo's symbol is very similar to that of Theon's, with only small changes in the proportions of the central square (Mother's Agenda, vol 3, p. 454, dated December 15, 1962).
The death of his wife in 1908 was a huge blow to Theon, from which he never really recovered. He fell into a deep depression, and cancelled the Cosmic Movement. During this time he was cared for by his followers. He recovered somewhat but never retained his former status. Théon died at Tlemcen on 4 March 1927.

References[edit]

  • Christian Chanel, Joscelyn Godwin, and John Patrick Deveney, The Hermetic Brotherhood of Luxor: Initiatic and Historical Documents of an Order of Practical Occultism Samuel Weiser 1995
  • K. Paul Johnson The Masters Revealed: Madame Blavatsky and the Myth of the Great White Lodge, SUNY Press,
  • The Mother (Mirra Alfassa) Mother's Agenda (ed. by Satprem)
  • Nahar, SujataMother's Chronicles, book three - Mirra the Occultist, Institut de Recherches Évolutives, Paris
  • Themanlys, Pascal Visions of the Eternal Present, Argaman, Jerusalem, 1991

Psicoterapia Transpersonale

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La psicologia transpersonale, dal punto di vista dello sviluppo del potenziale umano, può essere considerata la più avanzata forma di psicologia oggi esistente; il suo proposito è di comprendere e sviluppare non solo la parte conscia e inconscia della psiche umana, ma soprattutto la psiche superiore, il sé, la dimensione che trascende (trans) il personale.


La Psicologia Transpersonale  a cura di Filippo Falzoni Gallerani


La Psicologia Transpersonale si è sviluppata negli USA alla fine degli anni '60, assumendo come schema di riferimento la visione olistica, ecologica e sistemica della vita. La Psicologia Transpersonale vede lo sviluppo individuale proseguire oltre l’adattamento e la soddisfazione egoistica dei bisogni, per giungere alla realizzazione della capacità d’amare e alla capacità di comprendere in senso più profondo il senso dell’esistenza.
Nel 1992 in un articolo del JTP si riassumevano le principali definizioni di "Psicologia Transpersonale", attraverso l'analisi di 220 volumi pubblicati su quest'argomento. Da allora il numero di pubblicazioni è enormemente cresciuto, ma le basi teoretiche non sono mutate.
Citeremo in breve alcune definizioni: La Psicologia Transpersonale è stata definita la "quarta forza" della psicologia, (dopo la prima forza: il Comportamentismo, la seconda forza: le "teorie psicanalitiche" classiche, la terza forza: la Psicologia Umanistica) in quanto intende definire quelle potenzialità e capacità dell'essere umano che non sono state considerate dalle scuole che l'anno preceduta
Lo scopo della Psicologia Transpersonale è quello di offrire una presentazione psicologica della Filosofia Perenne e della Grande Catena dell'Essere, completamente riadattata e inserita nelle moderne scoperte e ricerca scientifiche. Essa riconosce pienamente ed incorpora le scoperte della moderna psichiatria, del comportamentismo e della psicologia evolutiva, ma aggiunge, quando necessario, le ulteriori intuizioni ed esperienze delle dimensioni esistenziali e spirituali dell'essere umano. (Ken Wilber 1991)
La Psicologia Transpersonale si occupa specificamente con studi empirici e scientifici, dello sviluppo delle ricerche relative ai valori più alti, alle meta-motivazioni, alla coscienza dell'Unità, alle esperienze delle vette (peak experience), all'autorealizzazione, all'essenza dell'essere e della coscienza, all'esperienza di meraviglia di fronte al significato profondo dell'essere, alla trascendenza dell'io, alla percezione del sacro nella vita quotidiana, ai fenomeni trascendentali, allo sviluppo della consapevolezza, al risveglio ed a relativi concetti, esperienze ed attività.
La Psicologia Transpersonale può quindi essere definita la psicologia dei più alti significati e valori e gli psicologi che studiano quest'area del sapere devono essere preparati ad esaminare le istituzioni e le attività dal punto di vista che deriva da questi significati e valori.
Gli psicologi transpersonali stanno studiando una varietà di comportamenti umani e cercano di raccogliere le informazioni all'interno di uno studio sistematico. Gli aspetti sono diversi:

1) una nuova immagine dell'uomo
2) una sintesi di campi diversi.
3) l'impulso verso la trascendenza dell'io e la crescita spirituale
4) gli stati alterati di coscienza
5) la parapsicologia ed i fenomeni psichici
6) altre culture e altre psicologie
7) una nuova forma di energia
8) stati intersoggettivi
9) recenti scoperte della psicologia


La Psicologia Transpersonale è quell'orientamento della psicologia che si occupa di quei comportamenti e di quelle esperienze che sono percepiti come oltre il campo delle preoccupazioni personali ed i ruoli sociali dell'individuo. L'attenzione della Psicologia Transpersonale sono indirizzate a qualcosa che va oltre all'io quella percezione della vita e dell'universo, basilari e comuni agli esseri senzienti, come quei sentimenti che esprimono la profonda interconnessione di tutto ciò che esiste, a quelle idee che trascendono le considerazioni egoiche.

Il Paradigma della Psicologia Transpersonale afferma che ci sono esperienze e stati e azioni che vanno oltre i confini usuali dell'io e della personalità. Tra questi "stati diversi di coscienza", di importanza basilare sono: la trascendenza e l'estasi, le motivazioni come l'altruismo, l'amore e la compassione, le esperienze psiche che trascendono lo spazio e il tempo, le esperienze spirituali di illuminazione, risveglio, di profonda consapevolezza sensoriale, ed il misticismo. Tutte queste esperienze sono reali e non forme patologiche e possono quindi essere studiate scientificamente.

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Nel libro Esperienze delle vette Piero Ferrucci dice: 
Il mondo transpersonale è una realtà immensa e difficile da definire con il nostro linguaggio; però le esperienze con cui esso si manifesta nella psiche umana, pur essendo molto diverse tra loro, hanno in comune alcune caratteristiche fondamentali: stupore, giustezza, conoscenza, unità, universalità e rilevanza sociale. 
La molteplicità delle esperienze "transpersonali", possiede un’unità profonda; le sei categorie descritte da Ferrucci, di cui riportiamo una sintesi, introducono un criterio per unificare la nostra prospettiva.
Stupore. Se paragonata all’esperienza ordinaria, quella transpersonale ha un voltaggio immensamente più forte. E non solo è diversa per intensità, ma anche per natura: ci si trova di fronte a un mondo nuovo. Le testimonianze parlano talvolta di abbagliamento, capogiro, pianto e riso, disorientamento psichico, svenimenti... Spesso un’esperienza transpersonale causa una destrutturazione. Le categorie mentali, le abitudini emotive, la percezione stessa, insomma l’intera struttura psichica subisce un terremoto. Entrano in scena elementi completamente nuovi e inaspettati: e quindi c’è sorpresa e meraviglia.
Giustezza. L’esperienza transpersonale è la risposta a domande profonde, il soddisfacimento di un bisogno incommensurabile. Quando arriva, si ha la sensazione di non avere più bisogno di nulla. Si ha l’impressione, dopo viaggi e peripezie in terre lontane ed estranee, dopo privazioni e difficoltà di ogni sorta, di essere finalmente tornati a casa. Giustezza significa sicurezza: una sicurezza infinitamente più profonda di qualsiasi sicurezza materiale. Così Tennyson descrive la sua esperienza: L’individualità stessa sembrava dissolversi e scomparire in un essere senza confini; e questo non era uno stato confuso, ma il più chiaro fra i più chiari, il più sicuro fra i più sicuri, il più prodigioso fra i prodigiosi, completamente al di là delle parole, dove la morte era una impossibilità quasi ridicola, e la perdita della personalità la sola vera vita.
Conoscenza. La conoscenza transpersonale è globale, immediata, rilevante, sorprendente e profonda. È una conoscenza globale, non è il conseguimento di un’informazione pezzo per pezzo, così come si possono conoscere, per esempio, le parti di una macchina, la composizione di una sostanza, o le fasi di una vicenda storica... la conoscenza transpersonale arriva tutta intera e indivisibile. È immediata. Molto spesso l’intuizione è improvvisa, ma anche quando emerge lentamente alla coscienza, non è mai il risultato di una concatenazione logica. È rilevante: ciò che si comprende sta a cuore e ha un senso alla luce delle domande e dei problemi fondamentali della vita umana. È sorprendente: essendo eterogenea alle categorie mentali preesistenti, può mettere in crisi, perchè obbliga a rivoluzionare la propria mentalità. Infine, è profonda: mette in contatto con una ricchezza di fronte a cui il nostro equipaggiamento mentale è ridicolmente insufficiente.
Universalità. Nel mondo transpersonale non si è più limitati dagli angusti confini dell’esperienza privata, né ipnotizzati dalle solite idee ricorrenti, né oppressi dai propri drammi, né travolti dai propri desideri. Cadono le distinzioni tra "tuo" e "mio", l’ossessione della proprietà, il provincialismo e la partigianeria. I problemi più assillanti perdono la loro importanza. Talvolta traspare la percezione dell’infinito, che, allargando la visione, rivoluziona le geometrie di sempre. Trasceso il particolare, si intravede l’universale. Allora nell’evento più insignificante, nel dettaglio di ogni giorno traspare l’immenso. Così Leopardi in una voce o un suono lontano, quando echeggiavano in spazi vasti, come il tuono in piena campagna, o il canto degli agricoltori, o degli uccelli, o il muggito dei buoi, percepiva l’infinito. Pasteur disse di vedere dappertutto l’inevitabile espressione dell’infinito nel mondo. Un maestro Zen disse che non é necessario andare altrove, l’illuminazione è esattamente dove ci troviamo e in quello che facciamo, nello spaccar la legna e portare secchi d’acqua.
Unità. Essere nell’unità dà gioia, così come perdersi nella molteplicità appesantisce e disorienta. Nella molteplicità l’attenzione è divisa, i sentimenti tormentati, i desideri in conflitto, la mente affollata. Le divisioni consumano energia mentale, mentre l’unità risana e alleggerisce. Così Paul Brunton descrive il suo senso di unità meditando alla presenza di Ramana MaharshiIl mio cervello è entrato in uno stato di completa sospensione, come nel sonno profondo, però non c’è la minima perdita di coscienza... Sono al centro di un oceano di luce che divampa... ho raggiunto una libertà divina e una felicità quasi indescrivibile... Abbraccio tutto il creato con un profondo senso di empatia, perchè capisco nella maniera più profonda possibile che conoscere tutto e tutti equivale non solo a perdonare, ma ad amare tutto e tutti.
Rilevanza sociale. Nessuna esperienza è puramente individuale: ciò che uno vive lo trasmette agli altri, e lo trasmette non solo con le parole e gli atti, ma con il suo essere. L’influsso benefico di un individuo che vive nel mondo transpersonale è ancora meglio visibile e più intenso per quelli che gli sono fisicamente vicini. Chi entra in contatto col mondo del  ne irradia il carisma: molte persone, soprattutto le persone semplici, se ne accorgono immediatamente e ne sono attratte, come un assetato è attratto dall’acqua .

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Riportiamo una simile classificazione delle caratteristiche comuni alle esperienze di coscienza risvegliata, che lo psicologo Pierre Weil propose nella metà degli anni Sessanta, e che ci viene descritta da Patrick Drouot nel libro Vite eterne.
Il sentimento di unità. Nello sperimentare stati espansi di coscienza, si constata sempre la scomparsa della percezione dualista: io e il mondo. La coscienza si identifica con Tutto ciò che è. Certe persone, per esempio, nel corso di esperienze di questo tipo, passano attraverso una nube di luce e riferiscono questa esperienza dicendo: Io ero la nube di luce.
Il carattere ineffabile. Di regola l’esperienza non può essere descritta con il linguaggio usuale. Spesso il soggetto non riesce a descrivere quello che sente e vede, soprattutto quando è dinnanzi a concetti che superano l’attuale visione meccanica del mondo. E' come se fossi solo una vibrazione - dicono allora - una coscienza universale. Non trovo le parole perchè quello che avviene è al di là delle parole.
Il carattere noetico. Quello che viene vissuto in uno stato di questo genere è percepito come reale, di una realtà molto più intensa del normale vissuto quotidiano. I soggetti sentono anche le emozioni in un modo più forte che nella loro vita "normale".
La trascendenza dello spazio-tempo. Questo parametro è uno dei più importanti. È presente dal momento in cui si penetra in una dimensione al di là dei nostri cinque sensi, nel mondo dello spirito. Si entra allora in un’altra dimensione in cui il tempo non esiste più e dove lo spazio tridimensionale scompare. Patanjali espone questa caratteristica con il seguente aforisma: Passato, presente e futuro non esistono, tutto avviene nel medesimo istante. Generalmente i soggetti sperimentano una concentrazione temporale, così che alcuni minuti sembrano loro durare delle ore.
Il sentimento del sacro. I soggetti hanno talora il senso di vivere qualche cosa di grande, di Sacro. Ma questo parametro non è permanente.
La scomparsa della paura della morte. Negli stati espansi di coscienza la vita è percepita come eterna e l’esistenza fisica come transitoria. La paura della morte scompare appena i soggetti prendono coscienza della loro capacità di vivere sotto una forma diversa, senza avere coscienza del loro corpo fisico, e di ricevere percezioni molto più vaste di quelle che ci trasmettono abitualmente i nostri cinque sensi.
Il cambiamento del comportamento e dei sistemi di valore. L’esperienza di coscienza profonda fa spesso scattare nel soggetto un cambiamento radicale nel suo apprezzamento di valori come la bellezza, la bontà e la verità. L’Essere si sostituisce all’Avere.

L’esperienza del proprio essere influenza, forse più di ogni altro aspetto, la mente e la sua precaria stabilità aiutando a ritrovare il proprio "centro", la propria strada, le proprie finalità e la gioia di vivere. Questo processo di "centering" è fondamentale per tutte le persone che soffrono di forme patologiche psichiatriche, psicologiche e psicosomatiche in cui si osserva un senso di identità inesistente, frammentato, diviso, turbato, negato, conflittuale o non pienamente riconosciuto.
Ritrovare il centro del proprio essere spesso equivale all’inizio della guarigione stessa! Gli effetti della realizzazione del centro possono essere sintetizzati con i seguenti concetti: centering, fluidità, bilanciamento, armonia, distacco, percezione globale e visione olistica.


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L’approccio integrale della psicologia transpersonale
tra psicologia e meditazione

di Laura Boggio Gilot
Atti del convegno "verso la nascita di una coscienza planetaria" dell’Associazione Amaranto


Noi tutti possiamo sperimentare tre tipi di povertà: la povertà fisica che è quella dell’indigenza e della privazione materiale, la povertà mentale che è quella della carenza di intelligenza e di creatività e la povertà spirituale, che è quella della chiusura del cuore all’amore per la verità e al mistero dell’armonia che la sottende. Senz’altro la povertà più grave e quella che porta maggiore infelicità è quella spirituale, che alla lunga è anche causa di povertà mentale e fisica.
Un grande psicologo del nostro tempo A. Maslow[1] scriveva che ognuno di noi può dare e ricevere dalla vita solo ciò che è, intendendo che la nostra possibilità di essere forti, felici, appagati, senza paura e senza conflitti,  così come la nostra possibilità di dare un contributo alla vita, di essere creativi e significativi nell’esistenza, dipende dal nostro grado di autorealizzazione, ovvero da quanto siamo riusciti a sviluppare le nostre potenzialità, ed a far fiorire i semi che tutti possediamo nelle matrici profonde del nostro inconscio.
La psicologia transpersonale ha definito lo sviluppo autorealizzativo come il continuum da uno stadio prelogico, preegoico e di subcoscienza, che è tipico del bambino o della personalità patologica, ad uno stadio logico, egoico e di autocoscienza che è tipico dell’uomo adulto che costruisce il suo ruolo nel mondo, ad uno stadio che è traslogico, transegoico e di supercoscienza in cui si ha accesso alla sapienza che svela i significati profondi della vita, della sofferenza e della morte. Come dice F. Vaugan lo sviluppo autorealizzativo va dall’ignoranza alla conoscenza, dalla paura all’amore e dalla prigionia alla liberazione[2].
Caratteristica dello sviluppo integrale è il progressivo affievolirsi dell’inconsapevolezza, della paura,  della dipendenza e dell’egoismo antagonistico ed il progressivo sviluppo di qualità intellettuali e spirituali che producono creatività e benessere.
La personalità pienamente autorealizzata manifesta nella vita talenti e attributi positivi, in un modo di agire che esprime armonia, amore e saggezza. Va da sè che l’autorealizzazione è associata ad una esistenza serena, altruista e cooperativa da cui nasce l’azione di pace[3].

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La distruttività che dilaga nel pianeta ci fa comprendere che, all’alba del terzo millennio, lo sviluppo autorealizzativo della persona umana non è stato ancora raggiunto: nonostante i poteri della tecnologia, che ci ha portato un benessere impensabile solo qualche secolo fa, a livello emotivo e comportamentale l’uomo moderno manifesta un basso livello di maturità e consapevolezza. Nella cosiddetta normalità, in ciò che è considerato sano e ottimale, si vive al di sotto delle proprie possibilità  di intelligenza, di creatività, di capacità di visione e di amore.
La discrepanza tra l’immaturità della coscienza individuale e la potenza tecnologica è stata delineata come uno dei grandi pericoli che fronteggia l’umanità: nulla è oggi più importante della crescita umana e spirituale, così che si possa realizzare un adeguamento tra le risorse interiori e quelle esteriori.
Uomini di scienza come R. Walsh e E. Laslzo[4], affermano oggi che noi stiamo vivendo una sfida tra lo sviluppo di una nuova coscienza e la distruzione planetaria, e tutti noi uomini di fede e di scienza o semplici mortali, tocchiamo con mano la realtà dei continui attentati alla vita e l’urgenza di uno sviluppo della coscienza, che lasci emergere le forze buone e intelligenti latenti nella psiche umana.
Maslow affermava che il progetto della crescita autorealizzativa era quello di evadere dalla cosiddetta psicopatologia della norma, che egli definiva come una zoppia collettiva, così condivisa da essere considerata normale: il suo dissenso dall’idea comune di normalità si rifaceva alla fiducia nelle intrinseche potenze buone dell’animo umano, che vanno ben oltre quella animalesca istintualità delineata dalla prima psicologia psicoanalitica.
Oltre a Maslow, altri psicologi e studiosi hanno manifestato la stessa fiducia nell’essere umano: Jung[5] diceva che noi contiamo qualcosa per la nostra Essenza e se non la realizziamo la nostra vita è perduta. Raphael[6], Maestro della filosofia perenne ed in particolare dell’Advaida Vedanta, alludendo all’appartenenza della vita individuale alla vita universale rileva: “Tu sei una fiamma del fuoco unico che tutto pervade, vivi nel conflitto e nella solitudine perché ti consideri una fiammella distinta dalla fonte”. Ed ancora sottolineando il ruolo della non conoscenza di se stessi nella sofferenza umana afferma: “L’uomo può risolvere tutti i suoi problemi economici e materiali, può conquistare nei limiti del possibile gli elementi, ma se non conquista se stesso non potrà mai conquistare la pace del cuore che è la condizione su cui ogni azione e decisione dovrebbe basarsi”.
La psicologia transpersonale è impegnata nell’obiettivo di studiare il processo della maturità e della crescita ottimale e di delineare le modalità tecniche per raggiungere e realizzare tale scopo. Nella psicologia transpersonale emerge il lavoro di Ken Wilber[7] e la sua cosiddetta psicologia integrale che abbraccia i portati della conoscenza premoderna, moderna e postmoderna.
I portati della conoscenza premoderna si riferiscono all’antica saggezza, ovvero a quella filosofia perenne che comprende le tradizioni sapienziali occidentali e orientali, portatrici di una visione integrale e non dualistica della realtà che implica la dimensione spirituale, presenti nel Buddhismo, nel Vedanta, nella Cabala mistica, nello Shivaismo del Kashmir, nel Platonismo ecc.. La visione non dualista è un dono senza prezzo dell’umanità tutta, che è stato drammaticamente perduto con l’avvento del materialismo scientifico. Secondo questa tradizione la realtà molteplice è unificata ad un livello profondo: una sola essenza immanifesta, indivisibile e permanente è alla base della realtà manifesta divisa e impermanente. Come si legge nelle Upanisad[8]: “Un solo Essere risplendente dimora in tutte le creature”.
Sulla base di un’essenza spirituale che è onnipervadente, trascendente e immanente ogni forma universale, il mondo delle forme universali si sviluppa in forma gerarchica ed è composto da tre dimensioni: una dimensione grossolana-fisica, una sottile dell’intelligenza auto-organizzatrice dell’universo e una causale-principiale-archetipica.
Un  assunto della tradizione non dualista è che il microcosmo, ovvero il Sé individuale, è identico al macrocosmo cioè al cosmo nella sua interezza: i livelli della realtà cosmica sono identici a quelli della realtà individuale, ed entrambi condividono la stessa radice spirituale indivisibile e impermanente.
Nella individualità i livelli grossolano, sottile e causale corrispondono al corpo, alla mente e all’anima sottesi e trascesi dallo Spirito puro, che è una goccia nel grande mare nella vita infinita e indistruttibile.
Corpo, mente e anima sono occhi o finestre che danno accesso ai molteplici livelli dell’universo: la loro apertura è ciò che consente di spaziare nei diversi piani del cosmo, sino a cogliere la realtà dell’intima connessione tra l’esistenza individuale e l’esistenza universale, considerata nelle tradizioni meditative, lo scopo della vita. Nella antica saggezza si insegna che lo sviluppo delle potenzialità umane dà luogo a stadi di coscienza sempre più inclusivi, che hanno al loro apice l’illuminazione sulla Verità. Quest’ultima è l’esperienza della non dualità tra il Sé e la Realtà suprema o unità del tutto, realizzata in uno stato di coscienza oltre il pensiero e la dualità tra soggetto e oggetto, nel cosiddetto samadhi, satori, nirvana…..[9]  
 



























La concezione umana della filosofia perenne è la base della psicologia integrale e la mappa dello sviluppo autorealizzativo e della coscienza.
Il corpo rappresenta le potenzialità fisiche della personalità; la mente è la sede dei processi psicologici e contiene le potenzialità del pensiero, con le funzioni dell’intelligenza ad esso connesse come: l’immaginazione, la volontà e il sentimento. L’anima è sede degli archetipi o delle forme platoniche del vero del bello e del buono a cui è connesso il potere supercosciente dell’intelletto intuitivo e la capacità dell’amore incondizionato. L’origine dell’anima è nello Spirito puro indivisibile ed eterno: l’anima nasce e vive in una essenza indistruttibile.
L’autorealizzazione è l’espansione della coscienza alla totalità umana e l’attualizzazione delle potenzialità di corpo, mente e anima sino all’esperienza ultima che è quella dell’interezza con la realtà tutta.
Ken Wilber integra questa antica saggezza con la modernità, collegando l’espansione della coscienza alle potenzialità di corpo, mente, anima e Spirito con i quattro quadranti dell’esperienza umana, che sono il quadrante soggettivo dell’intenzionalità, il quadrante oggettivo del comportamento fisico, il quadrante intersoggettivo della relazione socioculturale e il quadrante interoggettivo delle istituzioni sociali.



Lo sviluppo autorealizzativo è quindi il continuum dell’espansione della coscienza alla totalità di corpo, mente, anima e Spirito, continuum che ha ripercussioni e interrelazioni con l’intenzionalità, la salute fisica, l’espressione culturale e la costruzione delle realtà sociali. Lo sviluppo della coscienza e dell’individualità in altre parole non è qualcosa di intimo e di separato dal mondo, al contrario l’evoluzione di una persona si misura dal grado in cui la coscienza e l’espressione delle proprie potenzialità corporee, emotive, mentali e spirituali si riverbera nella salute fisica e nell’operato comportamentale e socioculturale, ovvero si manifesta in un intelligente e costruttivo essere nel mondo collettivo.
Una persona pienamente autorealizzata con una identità integrale e una coscienza non dualistica, potrebbe essere definita secondo questo grafico che esprime l’umana compiutezza.



Un corpo pienamente realizzato esprime energia di salute.
Una mente pienamente realizzata irradia saggezza discriminante.
Un’anima pienamente realizzata irradia amore incondizionato.
Chi raggiunge le vette dello Spirito irradia luce.

La sfida dei ricercatori del campo a cui appartiene la scrivente è lo studio (che implica un personale cammino meditativo e autorealizzativo), del passaggio dall’identità parziale dell’ego limitato e sofferente, a quella integrale e traspersonale.
Secondo Ken Wilber, questo cammino richiede un lavoro a livello corporeo, emotivo, mentale e spirituale, ed è possibile attraverso l’accostamento delle conoscenze della psicologia occidentale con le pratiche di consapevolezza e trasformazione dei sistemi meditativi.
Nella mia esperienza, il lavoro sul corpo consiste nel rendere il corpo puro e sano, con una vita igienica che richiede armonia tra il ritmo individuale e il ritmo universale. Il corpo veramente realizzato, dovrà essere purificato da abitudini di vita, di vitto e di sonno in accordo con la natura.
Il lavoro a livello mentale deve coinvolgere la purificazione delle emozioni e del pensiero. Per quanto riguarda le emozioni, primario è reintegrare le emozioni dolorose, che generalmente l’io ordinario fugge: senza accogliere le emozioni dolorose di tristezza, paura, odio, risentimento, vergogna, invidia…, ovvero senza allargare la coscienza a queste aree oscure, non è possibile risanarle. Quando l’emozione dolorosa è negata, essa è infatti rimossa nell’inconscio e diventa un’ombra attiva e operante, che condiziona in maniera distruttiva dal profondo, l’intera vita della personalità. La psicologia ha accertato che se non abbiamo la capacità di fare emergere, accettare e trasformare le emozioni negative, noi perdiamo la capacità di essere consapevoli a vedere le cose come sono, di amare e di sentire la gioia nella vita, ed anche di essere persone creative e positive.
Il lavoro sul pensiero richiede la comprensione del potere motore e creativo del pensiero, e il superamento del pensiero negativo. La tradizione meditativa afferma che “si diventa ciò che si pensa” ad indicare che il pensiero costruisce gli stati emotivi e fisici dell’individuo, e se non cambia il pensiero, non cambierà il modo di sentire e agire nell’interiorità e nel mondo. L’opus di trasformazione al livello del pensiero, richiede il riconoscimento e la trasformazione dei pensieri di violenza, di svalutazione, e di criticismo che producono sofferenza e paura, ma anche la trasformazione dei pensieri portatori di credenze riduttive, che schiacciano l’immagine di se stessi e della realtà in identificazioni selettive e imprigionanti: queste ultime creano dei confini che inibiscono lo sviluppo della coscienza e l’integrazione delle potenzialità interiori.
Oltre alla consapevolezza, la trasformazione del pensiero richiede un’operazione etica di quei fattori mentali egoistici, che costruiscono dal profondo il pensiero disfunzionale e distorto come l’orgoglio, l’avidità e la volontà di potenza.
Nella sua essenza quindi, riconoscendo all’egoismo una funzione distruttiva, la trasformazione del pensiero richiede un opus spirituale che sviluppi qualità dell’amore e della saggezza, conducendo a donarsi alla vita per parteciparvi creativamente con un compito e uno scopo.
Il lavoro spirituale purificando lo stato polluto della mente, permette l’apertura della coscienza individuale alle verità universali e alle leggi dell’armonia che le regolano: trascendendo la coscienza identificata con l’ego e chiusa nei prodotti mentali, ci si apre alla visione illuminativa del mistero profondo, che è quella della natura divina del Sé e della realtà.
Nella psicoterapia transpersonale, l’approccio integrale rivela la stretta connessione tra espansione della coscienza, spiritualità e salute mentale, e quindi il ruolo fondamentale della pratica meditativa di autosservazione, per la guarigione dalla sofferenza psichica e per la sana evoluzione dell’essere umano[10].
Gli obiettivi della psicologia integrale, includendo lo sviluppo di una consapevolezza risanante e di un processo di autotrasformazione che risveglia i poteri latenti, coinvolge sia gli ambiti psicoterapici, che evolutivi, che educativi-sociali.
In tutti e tre questi ambiti l’approccio integrale sviluppa un modello di crescita psicologica e spirituale che è latrice di un più profondo e duraturo senso dell’esistenza, in cui si impara a riscoprire in se stessi forze e bontà gratuite e pronte per essere attualizzate. Questo modello addita la via della libertà dal narcisismo che impera distruttivamente nel mondo moderno, e ci mostra una via per esprimere il nostro diritto di vivere con pienezza e significato, liberi dalla paura e dall’ignoranza, con la dignità di riconoscerci persone dotate di saggezza e maturità, in grado di operare per il benessere di noi stessi e per quello dei fratelli nella vita.

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Fonte http://www.villaggioglobale.eu/enciclopediaolistica/enciclopedia/med/testo05.htm

[1] A.Maslow, Verso una Psicologia dell’Essere, Ubaldini, Roma 1971
[2] F.Vaugan, Spiritualità e Salute nella Psicologia Transpersonale, Cittadella Editrice, Assisi 1989
[3] L.Boggio Gilot, Crescere Oltre l’Io, Cittadella Editrice, Assisi 1997
[4] R. Walsh/E. Laslzo, La Sfida e la Visione, Edizione Corbaccio, Milano 1998
[5] C.G.Jung, Opere, Boringhieri, Torino
[6] Raphael, La Triplice Via del Fuoco, Asram Vidya, Roma 1986
[7] K.Wilber, Integral Psychology, Shambala, USA 2000
[8] Chandogya Upanisad, In Upanisad antiche e medie a cura di P.Filippani Ronconi, Bollati     Boringhieri, Torino 1995
[9] L.Boggio Gilot, Il Sé Transpersonale, Asram Vidya, Roma 1992
[10]Il tempo dell’Anima a cura di  L.Boggio Gilot,, Editrice Psiche, Torino 2001