Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
giovedì 15 dicembre 2016
La maggioranza del governo Gentiloni in Senato
L'esecutivo guidato da Paolo Gentiloni ed appoggiato dal PD, da UDC, da NCD, più alcuni esponenti di altri gruppi parlamentari, ha ottenuto ieri sera la fiducia del Senato con 169 voti, gli stessi con cui ottenne la fiducia il governo Renzi. La maggioranza richiesta era di 162, esclusi i senatori a vita.
Già hanno suscitato perplessità alcune scelte nella composizione del Consiglio dei Ministri.
Maria Elena Boschi è stata infatti promossa ad una carica molto influente, quella di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che le permette di essere il referente diretto di Renzi sull'operato di Gentiloni.
Promossa anche Anna Finocchiaro, che aveva collaborato col team della Boschi alla redazione della Riforma Costituzionale bocciata dal referendum.
Perplessità anche sulla promozione di Angelino Alfano a Ministro degli Esteri, per il quale non sembra avere particolari competenze, a partire da quelle linguistiche (si dice che il suo inglese sia persino peggio di quello di Renzi).
Ma la polemica maggiore riguarda il Ministro dell'Istruzione Università e Ricerca scientifica, Valeria Fedeli, che oltre a non avere alcuna competenza in materia (se non riguardo al supporto dell'educazione di genere, il famoso "gender", per intenderci), ha anche mentito riguardo alla inesistente laurea in scienze sociali, che dopo due giorni di tentennamenti e "incidenti lessicali" si è rivelata essere un normale diploma da assistente sociale. Un po' pochino per chi dovrà guidare l'Università e la Ricerca Scientifica.
Il mitraismo esoterico greco-romano e i suoi gradi di iniziazione
Il mitraismo o mithraismo fu un'antica religione ellenistica, basata sul culto di un dio chiamato Meithras che apparentemente deriva dal dio persiano Mitra e da altre divinità dello zoroastrismo. A differenza dello zoroastrismo fu una religione misterica.
Origine e diffusione
L'origine del mitraismo è da identificarsi nell'area del Mediterraneo orientale intorno al II-I secolo a.C. Questa religione venne praticata anche nell'Impero romano, a partire dal I secolo a.C., per raggiungere il suo apogeo tra il III ed il IV secolo, quando fu molto popolare tra i soldati romani. Il mitraismo scomparve come pratica religiosa in seguito al decreto Teodosiano del 391, che mise al bando tutti i riti pagani, e apparentemente si estinse poco più tardi.
Il culto di Mitra attirò l'attenzione del mondo romano soprattutto per le sue concezioni misteriosofiche, che ruotavano intorno all'idea dell'esistenza dell'anima e della sua possibilità di pervenire attraverso le sette sfere planetarie all'aeternitas.
Nonostante la religione facesse professione di universalismo, questo culto escludeva le donne e fu praticato da ristrette, anche se influenti, élites formate soprattutto dai militari e, in parte, da "burocrati" e amministratori.
Principi
Fonti sul mitraismo
Essendo una religione misterica di iniziazione, al pari dei misteri eleusini, il mitraismo non diede luogo alla diffusione di un corpo di scritture rivelate e anche i suoi rituali erano tenuti segreti e riservati agli iniziati.
Le scarne informazioni scritte sul mitraismo provengono da scrittori cristiani o pagani, ma non aderenti al mitraismo, oppure sono frutto dell'applicazione ipotetica al mitraismo di notizie sul dio Mitra provenienti dallo zoroastrismo. Il mitraismo è documentato soprattutto dalle scoperte archeologiche, iconografiche ed epigrafiche dei suoi templi, i mitrei, risalenti al tardo Impero Romano.
San Girolamo descrive i sette gradi dell'iniziazione mitriaca (epistola CVII,2 ad Laetam) . Tertulliano riferisce che l'iniziato veniva segnato in fronte come "soldato di Mitra" (De Praescriptione haereticorum, 40) e che agli adepti venivano prescritte abluzioni purificatorie, simili al battesimo cristiano (De baptismo, 5).
Il contenuto dottrinale del mitraismo, quindi, è quasi esclusivamente il prodotto di interpretazioni moderne. Nei primi decenni del XX secolo è stata accolta universalmente la ricostruzione di Franz Cumont. La ripresa degli studi mitraici negli anni settanta ha portato ad interpretazioni sostanzialmente diverse.
Il mitreo
Lo stesso argomento in dettaglio: Mitreo. |
Il centro del culto ed il luogo di incontro dei seguaci era il mitreo, una cavità o caverna naturale adattata, di preferenza già utilizzata da precedenti culti religiosi locali, oppure un edificio artificiale che imitava una caverna. I mitrei erano luoghi tenebrosi e privi di finestre, anche quando non erano collocati in luoghi sotterranei. Quando possibile, il mitreo era costruito all'interno o al di sotto di un edificio esistente. Il sito di un mitreo può essere anche identificato dalla sua entrata separata o vestibolo, la sua caverna a forma di rettangolo, chiamata spelaeum o spelunca, con due panchine lungo le mura laterali per il banchetto rituale, ed il suo santuario all'estremità, spesso in una nicchia, prima del quale vi era l'altare. Sul soffitto in genere era dipinto un cielo stellato con la riproduzione dello zodiaco e dei pianeti.
I mitrei, così diversi dai grandi edifici templari dedicati alle divinità dei culti pubblici, si distinguevano anche per il fatto di essere di dimensioni modeste; il servizio di culto, che terminava in un banchetto comune, era officiato da una piccola comunità, solitamente formata da poche dozzine di persone. Nonostante il grande numero di mitrei ritrovati in ogni parte dell'impero romano la loro esigua dimensione mostra che gli aderenti al culto costituirono sempre una percentuale insignificante della popolazione.
Nel mitraismo l'acqua sembra svolgere un ruolo purificatorio importante e spesso nelle vicinanze del santuario vi era una sorgente naturale o artificiale.
Iconografia
In ogni tempio mitraico, il posto d'onore era occupato da una rappresentazione del dio Mitra, in genere raffigurato nell'atto di uccidere un toro sacro, (tauroctonia): questa scena rappresenterebbe un episodio mitologico, più che un sacrificio animale.
Il mito, secondo la ricostruzione fantasiosa e priva di fonti di Cumont, racconta infatti che Mitra affronta un giorno il dio Sole e lo sconfigge. Il Sole allora stringe un patto di alleanza con il dio che suggella donandogli la corona raggiata. In un'altra sua eroica impresa, Mitra cattura il Toro e lo conduce in una caverna. Ma il Toro fugge e il Sole, memore del patto fatto, se ne accorge e manda al dio un corvo quale suo messaggero con il consiglio di ucciderlo. Grazie all'aiuto di un cane, Mitra raggiunge il Toro, lo afferra per le froge e gli pianta un coltello nel fianco. Allora dal corpo del toro nascono tutte le piante benefiche per l'uomo e in particolare dal midollo nasce il grano e dal sangue la vite. Ma Ahriman, che nel culto mitriatico rappresenterebbe il Dio del Male, invia un serpente e uno scorpione per contrastare questa profusione di vita. Lo scorpione cerca di ferire i testicoli del toro mentre il serpente ne beve il sangue, ma invano. Alla fine il Toro ascende alla Luna dando così origine a tutte le specie animali. Così, Mitra e il Sole suggellano la vittoria con un pasto che rimarrà nel culto sotto il nome di agape[1].
Nella raffigurazione quindi, oltre a Mitra, il Toro, il Sole, e la Luna sono presenti i quattro animali, ovvero il serpente, lo scorpione, il cane e il corvo.
Una interpretazione del mito di tipo astronomico, e quindi totalmente diversa dalla precedente è stata recentemente proposta da David Ulansey, che osservò che tutti i personaggi che compaiono nel mito corrispondono a costellazioni: Mitra sarebbe associato con Perseo, la cui costellazione si trova al di sopra di quella del Toro.
In altre iconografie viene rappresentato il dio Mitra nascente da una roccia, generato sulle sponde di un fiume all'ombra di un albero sacro, secondo il mito sulla sua nascita.
Nelle iconografie la divinità viene spesso rappresentata insieme a due personaggi, detti i dadofori o portatori di fiaccole: i loro nomi erano Cautes e Cautopates. Il primo dei due porta la fiaccola alzata, l'altro abbassata: rappresenterebbero il ciclo solare, dall'alba al tramonto, e allo stesso tempo il ciclo vitale: il calore luminoso della vita e il freddo gelido della morte.
I ranghi
I membri di un mitreo erano divisi in sette ranghi. I primi quattro livelli sembrano rappresentare un progresso spirituale, mentre gli altri tre appaiono aver avuto uffici specializzati. Ognuno di essi si trovava sotto la speciale protezione di un corpo celeste.
I sette gradi iniziatici erano:
- Corax (il corvo; Mercurio)
- Cryphius o Nymphus (l'occulto o lo sposo, Venere)
- Miles (il soldato, Marte)
- Leo (il leone, Giove)
- Perses (il Persiano, Luna)
- Heliodromus (il corriere del sole, Sole)
- Pater (il Padre, Saturno).
Secondo altre versioni del mito, a ogni grado era associata una porta, una sfera planetaria, un giorno della settimana e un metallo. Le varie versioni a volte differiscono per l'associazione dei pianeti. Una molto comune associa alla prima porta la Luna e l'argento, alla seconda il Mercurio e il ferro, alla terza Venere e lo stagno, alla quarta il Sole e l'oro, alla quinta Marte e la lega, alla sesta Giove e il bronzo e alla settima Saturno e il piombo. Queste differenze si spiegano col fatto che essendo un culto iniziatico, e quindi per pochi e sostanzialmente segreto, è pensabile che nel tempo e in luoghi diversi i misteri abbiano subito alcuni cambiamenti.
I sette gradi dell'iniziazione mitriaca sono raffigurati nel mitreo di Felicissimus ad Ostia e nel mitreo di Santa Prisca a Roma.
Mitologia
Una immagine bronzea di Mitra, che emerge da un anello zodiacale a forma di uovo, trovata associata ad un mitreo lungo il Vallo di Adriano, ed una iscrizione trovata a Roma, lasciano supporre che Mitra possa essere stato visto come il dio-creatore orfico Phanes che emerse dall'uovo cosmico all'inizio del tempo, dando vita all'universo. Tale visione è rafforzata da un bassorilievo al Museo Estense di Modena, che mostra Phanes che esce da un uovo, circondato dai dodici segni dello zodiaco.
Mitra è anche descritto a volte come un uomo nato, o rinato, da una pietra (la 'petra genitrix), intorno alla quale è attorcigliato il serpente Ouroboros. Secondo lo scrittore Porfirio la caverna descritta nella tauroctonia rappresenterebbe un'immagine del cosmo, e quindi la roccia sarebbe il cosmo visto dall'esterno.
Uno dei motivi centrali del mitraismo è il mito del sacrificio di un toro sacro, creato dalla divinità suprema Ahura Mazda, che Mitra uccide nella caverna, secondo quanto consigliato da un corvo, mandato da Ahura Mazda. In questo mito, dal corpo del toro morente spuntano piante, animali e tutti i frutti della terra. La figura del dio aveva anche una valenza di mediatore tra l'Uomo e il Dio supremo del mondo superiore ed inferiore.
Secondo James Frazer il mitraismo è una religione misterica che adorava una divinità che resuscita dopo la morte, comparabile ad Osiride-Horus o alla Persefone-Demetra dei misteri eleusini. Questa interpretazione è però priva di riscontri iconografici o documentali.
L'uccisione del Toro
Lo stesso argomento in dettaglio: Tauroctonia. |
Secondo alcuni storici, il culto di Mitra potrebbe simboleggiare la forza del Sole all'uscita dell'equinozio di primavera dalla costellazione del Toro verso la costellazione dell'Ariete, avvenuta nel XIX secolo a.C. La morte del toro genera la vita e la fecondità dell'universo, il quale essendo pure il segno di Venere, mostra come l'astro con la sua energia, rigenera la natura.
In effetti, in molte rappresentazioni della tauroctonia (uccisione col toro), la scena comprende anche i simboli del Sole, della Luna, dei sette pianeti, delle costellazioni zodiacali, dei venti e delle stagioni.
Storia
Origini
Il mitraismo è generalmente ritenuto essere di origine persiana, specificatamente una emanazione della cultura zoroastriana. Non può tuttavia essere messo in relazione con gli insegnamenti di Zoroastro, in quanto questi era un monoteista e per lui Ahura Mazda era l'unico dio. Dario il Grande fu ugualmente rigido nel monoteismo ufficiale del suo regno: al di fuori di Ahura Mazda nessun dio è menzionato nelle numerose iscrizioni del VI secolo a.C. rinvenute.
Comunque raramente il culto ufficiale è la sola religione professata in un'area geografica. La seguente iscrizione da Susa di Artaserse II Mnemone (404-358 a.C.) dimostra che non tutti i re Achemenidi furono puramente Zoroastriani come Dario:
"Artaxerxes il Grande Re, [...] dice: [...] per il favore di Ahura Mazda, Anahita, e Mitra, ho costruito questo palazzo. Possano Ahuramazda, Anahita, e Mitra proteggermi da ogni male, e possa ciò che ho costruito non cadere in rovina né essere danneggiato."
Il tentativo di identificare il Mitra romano con quello persiano è complicato dal fatto che non esistono testi o leggende persiane che facciano riferimento a Mitra che uccide un toro o in relazione con altri animali. D'altra parte, esiste un racconto di Ahriman, il dio del male in sviluppi popolari dello Zoroastrismo, nel quale uccide un toro. Rimane arduo, altresì, spiegare come una divinità solare possa essere diventata oggetto di culto per i Romani nei mitrei, luoghi bui e cavernosi.
Un possibile legame tra la Persia e Roma, che potrebbe aver fatto da tappa per questi mutamenti, potrebbero essere stati i regni dei Parti e del Ponto in Asia Minore. Alcuni dei loro regnanti furono chiamati mitridate, che significa "dato da Mitra", a cominciare da Mitridate I (morto nel 138 a.C.). Fu, inoltre, a Pergamo, nel II secolo a.C., che scultori Greci iniziarono la produzione di raffigurazioni a bassorilievo di Nike tauroctona. Anche se il culto di Mitra non fu mai presente nel mondo greco, queste sculture potrebbero far parte del percorso che portò il Mitra persiano a Roma.
Verso il I secolo, lo storico greco Plutarco scrive che i pirati della Cilicia praticavano riti mitraici intorno al 67 a.C., quando furono deportati da Pompeo in Grecia. Probabilmente dai primi contatti tra l'esercito romano ed i pirati cilici, il culto del Mitra persiano, confuso con Ahriman, il dio che uccise un toro, passò in occidente, dove è attestato solo dal secolo successivo.
Nella Roma dell'età del Principato
Il mitraismo arrivò completamente maturo a Roma con il ritorno delle legioni dall'Oriente nel I secolo a.C. Come dio delle armi e campione degli eroi, Mitra attrasse i soldati romani, che portarono il suo culto in Iberia, Britannia e Dacia.
Il culto di Mitra a Roma iniziò ad attrarre attenzione verso la fine del I secolo, probabilmente in corrispondenza con la conquista dell'allora zoroastriana Armenia. La più antica testimonianza archeologica di un culto romano di Mitra data a quel periodo; si tratta di uno stato di servizio di soldati romani che provenivano dal presidio di Carnuntum sul Danubio, nell'attuale Austria (la provincia romana della Pannoniasuperiore). Questi soldati avevano combattuto contro i Parti ed erano stati coinvolti nella soppressione delle rivolte a Gerusalemme dal 60 al 70 circa. Ritornati in patria, si dedicarono al culto di Mitra, probabilmente nel 71 o 72.
Stazio fa menzione del tipico rilievo mitraico nella Tebaide scritta intorno all'80; anche la Vita di Pompeo di Plutarco testimonia che in quel periodo il culto di Mitra fosse ben conosciuto.
Intorno al 200, il mitraismo si propagò all'interno di tutto l'esercito romano, come anche tra commercianti e schiavi. Le frontiere germaniche hanno reso molte testimonianze archeologiche di questa diffusione: piccoli oggetti cultuali connessi con Mitra sono stati trovati in scavi archeologici dalla Romania al Vallo di Adriano.
Durante l'epoca del Dominato
Gli imperatori romani nel III secolo incoraggiarono il mitraismo , per il sostegno che esso offriva alla natura divina dei monarchi. Mitra divenne perciò datore di autorità e vittoria alla casa imperiale. Dal tempo di Commodo, che partecipò ai misteri mitriaci, seguaci del culto si trovavano in tutte le classi della società.
Vari templi mitraici sono stati scoperti alle frontiere dell'Impero romano: nell'Inghilterra settentrionale sono stati identificati tre mitrei a Housesteads, Carrawburgh and Rudchester. Recenti scavi a Londra hanno messo in luce strutture di un tempio mitraico vicino al centro di un insediamento fortificato romano. Altri mitrei sono stati trovati lungo il Danubio ed il Reno, nella provincia di Dacia (dove nel 2003 fu scoperto un tempio ad Alba-Iulia), come anche in Numidia nel Nordafrica.
Come è naturale aspettarsi, rovine mitraiche sono state trovate anche in Italia: a Napoli, ad Ostia a Roma e a Santa Maria Capua Vetere, dove sono stati identificati una dozzina di mitrei. L'importanza del culto nella città di Roma è testimoniata dall'abbondanza dei resti monumentali: più di 75 statue, 100 iscrizioni mitraiche, oltre a resti di templi ed altari in ogni parte della città e nel suburbio. Un mitreo ben conservato del II secolo, con altare e panchine di pietra, originariamente costruito al di sotto di una casa romana (com'era pratica comune), sopravvive nella cripta sopra la quale fu costruita la chiesa di San Clemente.
Apogeo e declino
All'incirca nel III secolo, i culti popolari di Apollo e Mitra iniziarono a fondersi nel sincretismo romano e nella stessa epoca comparve il culto del Sol Invictus; nel 274 l'imperatore Aureliano (la cui madre era una sacerdotessa del Sole) rese ufficiale il culto di questa divinità, costruendogli un nuovo tempio e dedicandogli un nuovo corpo di sacerdoti (pontifices solis invicti): l'imperatore attribuì al dio le sue vittorie in Oriente. Poco dopo il Mitraismo confluì nel culto del Sol Invictus, ottenendo un riconoscimento ufficiale e al massimo livello. Ciò avvenne a Carnunto, dove gli Augusti e i Cesari si ritrovarono nel 308 per ristabilire la coesione dell'Impero e posero una lapide al "Dio Sole Invitto Mitra". La dedica era temporalmente opportuna proprio perché Mitra era il dio della fedeltà ai patti e puniva chi li avesse trasgrediti.
L'inizio del IV secolo segnò anche l'inizio del declino del mitraismo : poco dopo l'Impero romano perse la Dacia e le invasioni dei popoli del nord distrussero molti templi lungo la frontiera dell'Impero, la principale roccaforte del culto. La diffusione del Cristianesimo all'interno dell'Impero, sostenuta dal favore di Costantino verso la nuova religione, fece la sua parte.
Il regno dell'imperatore Giuliano, che cercò di restaurare il culto e di limitare l'avanzata della religione cristiana, e l'usurpazione di Flavio Eugenio rinnovarono le speranze dei seguaci di Mitra, ma il decretostilato da Teodosio nel 391, che vietava qualsiasi culto non cristiano, sancì definitivamente la fine del mitraismo .
Tarde sopravvivenze del culto mitriaco si possono trovare fino al V secolo in alcuni luoghi delle Alpi e nelle regioni orientali. Il suo posto, come religione persiana passata poi in Occidente, fu preso dal manicheismo.
Cristianesimo e mitraismo
Lo stesso argomento in dettaglio: Cristianesimo e mitraismo . |
È possibile che esistano connessioni tra mitraismo e cristianesimo, come farebbero supporre alcune similitudini tra le due religioni, la questione, però, è controversa, sia perché alcune somiglianze fanno parte di un patrimonio culturale antecedente entrambi i culti, sia perché le testimonianze mitraiche sono successive ai vangeli e la contaminazione potrebbe aver avuto luogo dal cristianesimo al mitraismo e non viceversa[2]. Molte, inoltre, fra le somiglianze normalmente citate non riguardano il dio Mitra attestato nei mitrei romani, ma l'analoga divinità anatolica e sono basati su tarde versioni dell'Avesta. I due culti mitraici, però, sembrano molto diversi fra loro. Nel culto romano Mitra è nettamente distinto dal dio Sole, che viene spesso rappresentato inginocchiato davanti a Mitra o a lui accostato durante il banchetto rituale e il viaggio sul carro solare. Nel culto orientale del periodo ellenistico, Mitra sembra essere una divinità solare.
Note
- ^ Ivana Della Portella, Roma sotterranea, 1999, Arsenale editrice, ISBN 88-7743-188-1, pagg. 16-17.
- ^ Si veda per esempio quanto scrive Ilaria Neri a p. 231 dell'articolo Mithra petrogenito. Origine iconografica e aspetti cultuali della nascita dalla Pietra, accessibile nel collegamento esterno segnalato. Ilaria Neri afferma che gli studi di P. Testini hanno evidenziato "come ambedue i culti abbiano attinto ad un repertorio figurativo comune, composto di segni e simboli di lunga tradizione, interpretato in modo funzionale ai nuovi contenuti che ciascuno intendeva esprimere. Le somiglianze iconografiche si ridurrebbero quindi a semplici coincidenze tematiche, completamente avulse da un qualunque tipo di dipendenza, in quanto entrambe espressioni artistiche derivate dallo stesso patrimonio iconografico." In particolare la presenza dei dadofori alla nascita di Mitra, un dettaglio assente nel 92% dei casi, potrebbe essere una "anomalia iconografica" inserita in analogia al racconto dei Magi.
Bibliografia
Testi in italiano:
- Franz Cumont, Le religioni orientali nel paganesimo romano, Laterza, Bari, 1913; riediz. 1967; nuova ediz. Libreria romana (I libri del Graal), Roma, 1990.
- Testini P., Arte mitriaca e arte cristiana, in U. Bianchi (ed), Misteria Mithrae. Atti del Seminario internazionale su «La specificità storico-religiosa dei misteri di Mithra, con particolare riferimento alle fonti documentarie di Roma e Ostia», (Atti Convegno Roma Ostia 1978), Roma 1979.
- Walter Burkert, Antichi culti misterici, Laterza, Roma-Bari, 1987; rist. 1991
- Reinhold Merkelbach, Mitra, ECIG, Genova, 1988; II ediz. 1998.
- Fritz Graf, I culti misterici in (a cura di) Salvatore Settis, I Greci: storia, cultura, arte, società, Einaudi, Torino, 1997 (vol. II, tomo 2); ripubblicata anche come AA.VV. Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. de "Il Sole 24 Ore", Milano, 2008 (vedi il vol. 5º)
- Ruggero Iorio, Mitra. Il mito della forza invincibile, Marsilio, Venezia, 1998.
- Pavia, C., Guida dei Mitrei di Roma Antica, 1999.
- Neri, Ilaria, Mithra petrogenito. Origine iconografica e aspetti cultuali della nascita dalla pietra, in Ostraka IX, 1, (2000), pp. 227– 245.
- Arcella, Stefano, I misteri del sole. Il culto di Mithra nell'Italia antica, Napoli 2002
- Julien Ries, Il culto di Mithra. Dall'India vedica ai confini dell'Impero romano, Jaca Book, Milano, 2013.
Atti di convegni:
- Hinnels, John. R. (ed.), Mithraic studies. Proceedings of the First International Congress of mithraic studies, I-II, 1975.
- Duchesse-Guillemin, J. (ed.), Études mithriaques. Actes du Deuxième Congrès International, 1978.
- Hinnels, John. R. (ed.), Mystery, Metaphor and Doctrine in the Mysteries of Mithras. Studies in Mithraism, Rome: L'Erma di Bretschneider, 1994.
Monografie in lingua straniera:
- Cumont, Franz, Textes et monuments figurés relatifs aux mystères de Mithra, Voll. I-II, 1896-1899.
- Cumont, Franz, Les mystères de Mithra, 1913 (trad. inglese: The Mysteries of Mithra, New York, Dover Publications, 1956).
- Cumont, Franz, Les religions orientales dans le paganisme romain, 1929
- Vermaseren, M., Mithra, the secret God, 1963.
- Wikander, St., Études sur les mysthères de Mithra, 1950.
- Turcan, R.A., Mithra et le mithriacisme, 1981.
- Beck, Roger, Mithraism Since Franz Cumont, Aufstieg und Niedergang der Römischen Welt II.17.4 (1984), pp. 2002–2115.
- Gordon, Richard L., Reality, Evocation and Boundary in the Mysteries of Mithras, Journal of Mithraic Studies III (1980), pp. 19 – 99.
- Lincoln, Bruce, Myth, Cosmos and Society: Indo-European Themes of Creation and Destruction, Cambridge, MA: Harvard University Press, 1986.
- Ulansey, David, The Origins of the Mithraic Mysteries: Cosmology and Salvation in the Ancient World, New York: Oxford University Press, 1989.
- Richard Gordon, Image and Value in the Greco-Roman World, Aldershot, Variorum, 1996.
- Clauss, Manfred, The Roman Cult of Mithras: The God and his Mysteries, tr. Richard Gordon. New York: Routledge, 2001.
Voci correlate
mercoledì 14 dicembre 2016
Il culto di Mitra
Mitra è un'importantissima divinità dell'induismo e della religione persiana ed anche un dio ellenistico e romano, che fu adorata nelle religioni misteriche dal I secolo a.C. al V secolo d.C. Non è chiaro quanto vi sia in comune fra questi tre culti. Benché "Mitra" sia un nome di divinità molto antico, le notizie sui suoi culti sono scarse e frammentarie. Quello ellenistico/romano non ha lasciato alcun testo e sembra molto diverso dal Mitra dei Veda e dello zoroastrismo.
Anche l'Avesta, il testo fondamentale della religione persiana, non è giunto fino a noi integralmente e le parti sopravvissute sono costituite solo da inni, forse salvati tramite la tradizione orale. La religione persiana è nota principalmente tramite il Denkard, un compendio scritto solo nel IX secolo. La difficoltà di utilizzare testi tardivi è ben illustrata dal caso del principale testo escatologico persiano, lo Zand ī Wahman yasn, spesso ma erroneamente chiamato Bahman yašt.[1] In questo testo Mitra conduce la battaglia finale contro i demoni. Esso, inoltre, presenta somiglianze con il Libro di Daniele e con gli Oracoli di Istaspe (un testo ellenistico del I secolo a.C.) e perciò i suoi rapporti col mondo ebraico ed ellenistico sono oggetto di accese discussioni.[2]. Oggi molti studiosi ritengono che il testo persiano porti i segni di ripetute revisioni e aggiunte a un non ben definito "substrato avestano".[3] Il testo originale sembra ridursi ai soli capp. 3–5, in cui la battaglia escatologica di Mitra non compare.[4]
Mitra nel mondo indo-persiano
Il culto di Mitra nasce nel 1200 a.C. e compare nei Veda come uno degli Aditya, una delle divinità solari e dio dell'onestà, dell'amicizia e dei contratti. Nella civiltà persiana, dove il suo nome veniva reso come Mithra, assunse col tempo sempre maggiore importanza fino a diventare una delle maggiori divinità dello zoroastrismo.
In entrambe le culture, si distingue per la sua stretta relazione con gli dei che regnano sugli Asura (ahura in iranico) e proteggono l'ordine cosmico (Ṛta per i Veda, ashain iranico): Varuna in India e Ahura Mazda in Iran. Mitra/Mithra, quindi, dovrebbe essere una divinità proto-indo-iranica il cui nome originario può essere ricostruito come Mitra.
Etimologia e origini
La parola mitra può avere due significati:
- amicizia
- patto, accordo, contratto, giuramento o trattato
Un significato generale di "alleanza" potrebbe accordarsi adeguatamente ad entrambi i significati. La prima alternativa è maggiormente enfatizzata nelle fonti indiane, la seconda in quelle iraniche.
Il più antico riferimento conosciuto del nome Mitra si trova su un'iscrizione di un trattato risalente approssimativamente al 1400 a.C., stipulato tra gli Ittiti e il Regno hurrita di Mitanni nell'area sud-occidentale del lago di Van. Il trattato è garantito da cinque dei indo-iranici: Indra, Mitra, Varuna e i due cavalieri, gli Ashvin o Nasatya. Gli Hurriti erano guidati da una casta aristocratica guerriera che adorava questi dei.
Mitra nei Veda
Negli inni vedici, Mitra è sempre invocato insieme con Varuna, tanto che le due divinità sono combinate nel termine Mitravaruna.
Varuna è signore del ritmo cosmico delle sfere celesti, mentre Mitra genera la luce all'alba. Nel più tardo rituale vedico una vittima bianca viene prescritta per Mitra, una nera per Varuna.
Varuna è signore del ritmo cosmico delle sfere celesti, mentre Mitra genera la luce all'alba. Nel più tardo rituale vedico una vittima bianca viene prescritta per Mitra, una nera per Varuna.
Nel Shatapatha Brahmana l'Uno appaiato è descritto come "il Consiglio ed il Potere": Mitra rappresenta il sacerdozio, Varuna il potere regale.
Mitra nel mondo iranico
La riforma di Zarathustra mantenne molte divinità del più antico pantheon indo-iranico, riducendole di numero, in una complessa gerarchia, retta dagli Amesha Spenta. I "Benefici Immortali" i quali erano sottoposti alla tutela del supremo Ahura Mazda, il "Signore Saggio", come tutto il cosmo era parte del Bene o del Male.
In tarde parti dell'Avesta, Mithra si mette in luce tra gli esseri creati, guadagnandosi il titolo di "Giudice delle Anime". Come protettore della verità e nemico dell'errore, Mithra occupò una posizione intermedia nel pantheon zoroastriano come il più grande degli yaza ta, gli esseri creati da Ahura Mazda per aiutarlo nella distruzione del male e l'amministrazione del mondo. Egli divenne il rappresentante divino di Ahura-Mazda sulla terra ed era incaricato di proteggere i giusti dalle forze demoniache di Angra Mainyu. Era quindi una divinità di verità e legalità e, nel trasferimento al regno fisico, un dio dell'aria e della luce. Come nemico degli spiriti del male e delle tenebre, proteggeva le anime e, come psicopompo, le accompagnava in paradiso (concetto ed anche parola di origine persiana). Poiché la luce è accompagnata dal calore, era il dio della vegetazione e della crescita: ricompensava il bene con la prosperità e combatteva il male. Mitra era detto onnisciente, infallibile, sempre attento e che mai riposa.
Almeno dall'età ellenistica in poi, Mitra fu identificato con il figlio di Anahita, una dea con molti parallelismi con le divinità-madri del Vicino Oriente. Il tempio più grande del culto mitriaco è il tempio Seleucide a Kangavar nell'Iran occidentale (c. 200 a.C.), che è dedicato ad "Anahita, l'immacolata vergine madre del signore Mithras". La nascita di Mitra veniva celebrata al solstizio d'inverno, chiamato in persiano Shab-e Yalda, come si addice ad un dio della luce.
Come dio che concede la vittoria, Mitra era una divinità preminente nel culto ufficiale del primo Impero persiano, dove erano a lui consacrati il settimo mese ed il sedicesimo giorno degli altri mesi. Mitra il "Grande Re" era particolarmente adatto come dio tutelare dei regnanti: nomi regali che incorporano il nome del dio (es. "Mitridate") compaiono nell'onomastica dei Parti e degli Armeni, nonché in Anatolia, Ponto e Cappadocia.
Il suo culto si estese prima con l'impero dei Persiani in tutta l'Asia Minore, per poi propagarsi per tutto l'impero di Alessandro Magno e dei suoi successori. In Mesopotamia Mitra era facilmente identificato con Shamash, dio del sole e della giustizia.
I principi parti dell'Armenia erano sacerdoti ereditari di Mitra, ed un intero distretto di questa terra era dedicato ad Anahita. Molti templi furono eretti al dio in Armenia, che rimase una delle ultime roccaforti del culto zoroastriano di Mitra fino a quando divenne il primo regno ufficialmente cristiano.
Mitra nel mondo greco-romano
Lo stesso argomento in dettaglio: Mitraismo. |
Alla fine del XIX secolo il contenuto della religione mitraica dell'età imperiale fu ricostruito da Franz Cumont come una combinazione in culto sincretico del Mithra persiano con altre divinità persiane e probabilmente anatoliche, e con la divinità romana del Sol Invictus. Dopo il congresso di Manchester del 1971, invece, gli studiosi si sono orientati a sottolineare le differenze fra il nuovo culto e quello indo-persiano.
Le origini del culto mitraico nell'impero romano non sono del tutto chiare e sarebbero state influenzate significativamente dalla scoperta della precessione degli equinozida parte di Ipparco di Nicea. Mitra, appunto, sarebbe la potenza celeste capace di causare il fenomeno. Il culto si sviluppò forse a Pergamo nel II secolo a.C.; Ulansey, invece, ne localizza l'origine in Cilicia nei pressi di Tarso. Il dio entra nella storia greco-romana con in testa il berretto frigio sotto la protezione dei re del Ponto e dei Parti(molti dei quali ebbero il nome Mitridate = dono di Mitra) e delle armi dei pirati della Cilicia collegati a Mitridate VI del Ponto. Comunque questo nuovo culto non divenne mai popolare nell'entroterra greco, mentre si diffuse a Roma all'incirca nel I secolo a.C., si propagò attraverso tutto l'Impero romano e in seguito fu accolto da alcuni imperatori come una religione ufficiale. Nella cultura ellenistica Mitra era confuso con Apollo - Helios. Il sacrificio caratteristico di questo nuovo culto, assente nel culto indo-persiano, era la tauroctonia.
La tauroctonia
Lo stesso argomento in dettaglio: Tauroctonia. |
In ogni tempio romano dedicato a Mitra il posto d'onore era dedicato alla rappresentazione di Mitra nell'atto di sgozzare un toro sacro. Mitra è rappresentato come un giovane energico, indossante un cappello frigio, una corta tunica che s'allarga sull'orlo, brache e mantello che gli sventola alle spalle. Mitra afferra il toro con forza, portandogli la testa all'indietro mentre lo colpisce al collo con la sua corta spada. La raffigurazione di Mitra è spesso mostrata in un angolo diagonale, col volto girato.
Un serpente ed un cane sembrano bere dalla ferita del toro (dalla quale a volte sono rappresentate delle gocce di sangue che stillano); uno scorpione, invece, cerca di ferire i testicoli del toro. Questi animali sono proprio quelli che danno nome alle costellazioni che si trovavano sull'equatore celeste, nei pressi della costellazione del Toro, nel lontano passato ("era del toro"), quando durante l'equinozio di primavera il sole era nella costellazione del toro[5].
Note
- ^ cfr. W. Sundermann, BAHMAN YAŠT, in Enciclopedia Iranica Online.
- ^ In passato la maggioranza degli studiosi riteneva che il testo iranico fosse la fonte di quelli occidentali ma successivamente è stato ipotizzato il contrario. Cfr. E. Bickerman, Four Strange Books of the Bible, Jonah, Daniel, Koheleth, Esther, New York, 1967, pp. 68, 117 e J. Duchesne-Guillemin, Apocalypse juive et apocalypse iranienne, in U. Bianchi e M. J. Vermaseren, La soteriologia dei culti orientali nell'Impero Romano, Leiden, 1982, pp. 758-59.
- ^ Le caratteristiche linguistiche di tipo avestano potrebbero essere il frutto di imitazione successiva. Cfr. G. Widengren, "Leitende Ideen und Quellen der iranischen Apocalyptic", in D. Hellholm, ed., Apocalypticism in the Mediterranean World and the Near East, Tübingen, 1983. L'esistenza di un originale avestano è addirittura rifiutato da Ph. Gignoux, "Sur l'inexistence d'un Bahman Yasht avestique", Journal of Asian and African Studies 32, Tokyo, 1986, pp. 53-64.
- ^ Cfr. W. Sundermann, cit., in Enciclopedia Iranica Online
- ^ Si veda il disegno riportato da Ulansey in: Cosmic Mysteries of Mithras | Mithraism | Ancient Religion
Bibliografia
Fonti
- Avesta, ed. K.F.Geldner, Stuttgart, 1895, 3 voll.
- Inni del Rig-Veda, Bologna, 1929, 2 voll.
- C. Clemen, Fontes historiae persicae, Bonn, 1920
Opere specifiche
- Franz Cumont, Textes et monuments figurés relatifs aux mystères de Mithra, Vol.I 1896, Vol. II 1899; trad. inglese: “The Mysteria of Mithra”, New York: Dover, 1956.
- Joseph Campbell, Occidental Mythology: The Masks of God (1964).
- Nino Burrascano, I misteri di Mithra, Genova, Il Basilisco, 1979.
- Georges Dumézil, Mitra-Varuna: An Essay on Two Indo-European Representations of Sovereignty (1990). ISBN 0-942299-13-2.
- Malandra, William, An Introduction to Ancient Iranian Religion (1983). ISBN 0-8166-1115-7.
- Reinhold Merkelbach, Mitra, ECIG, Genova, 1988; II ediz. 1998. ISBN 88-7545-290-3.
- John Hinnels (a cura di), Mithraic Studies. Proceedings of the First International Congress of Mithraic Studies, Manchester University Press, Manchester 1975.
- Roger Beck: “Planetary Gods and Planetary Orders in the Mysterieres of Mithras”, London: Brill, 1988.
- Alexander von Prónay, Mitra: un antico culto misterico tra religione e astrologia (1991).
- Ruggero Iorio, Mitra. Il mito della forza invincibile, Marsilio, Venezia 1998.
- David Ulansey, I misteri di Mithra, Ediz. Mediterranee, Roma, 2001.
Opere di carattere generale
- Franz Cumont, Le religioni orientali nel paganesimo romano, Laterza, Bari, 1913; riediz. 1967; nuova ediz. Libreria romana (I libri del Graal), Roma, 1990
- N. Turchi, Le religioni misteriosofiche del mondo antico, Roma, 1923; ristampa I Dioscuri, Genova, 1987
- Walter Burkert, Antichi culti misterici, Laterza, Roma-Bari, 1987; rist. 1991
- Fritz Graf, I culti misterici in (a cura di) Salvatore Settis, I Greci: storia, cultura, arte, società, Einaudi, Torino, 1997 (vol. II, tomo 2); ripubblicata anche come AA.VV. Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. de "Il Sole 24 Ore", Milano, 2008 (vedi il vol. 5°)
Voci correlate
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