Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
martedì 22 novembre 2016
Mappa dell'esito delle elezioni presidenziali Usa del 2016 per stato. Rosso per Trump, Blu per Clinton
Map of the 2016 US presidential election results by state
Mappa delle contee Usa che hanno votato per Trump (rosso) e per Clinton (blu)
2016 US presidential election map by county
Below the map of 2012 Us presidential election map by county.
Mappa della battaglia di Aleppo a fine novembre 2016
In rosso le aree controllate dal governo siriano del presidente Assad, in grigio le aree ancora in mano ai terroristi, in arancione le zone dove si sta combattendo, in giallo-verde la zona neutrale.
I Palantir, le Pietre Veggenti
I Palantíri (al singolare Palantír), chiamati anche Pietre Veggenti e Pietre Vedenti, sono manufatti di Arda, l'universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese J.R.R. Tolkien. Sono sette gemme sferiche create dagli Elfi in Aman con l'aiuto di Melkor e portate prima a Númenor, ed infine nella Terra di Mezzo da Elendil e da suo figlio nel tempo della Caduta.
Il genere del termine Palantír nella traduzione italiana varia a seconda del libro; in alcune edizioni de Il Signore degli Anelli è maschile (il palantír, i palantíri), mentre nei Racconti incompiutiè femminile (la palantír, le palantíri). Dato che sia in inglese che in Quenya (al nominativo plurale) non c'è distinzione fra femminile e maschile, ognuna delle due traduzioni può essere corretta.
Il loro nome significa Coloro che sorvegliano da lontano. Il palantìr è una pietra dall'apparenza di una sfera di cristallo che permette a chi la osserva di comunicare, anche a grande distanza, con chiunque stia a sua volta osservandone una. È estremamente resistente; uno di essi rimane intatto, dopo essere caduto dalla torre di Orthanc e aver spaccato la pietra alla base.
La creazione delle pietre
Le pietre vennero create dagli Elfi di Valinor, quasi certamente dai Noldor e forse da Fëanor. Nel creare tali oggetti gli elfi si giovarono dell'aiuto fornito loro da Melkor in persona negli anni di semilibertà a Valinor, dopo aver scontato la pena in seguito alla prima sconfitta, quando, per non destare sospetti, ed attendere dunque un momento migliore per vendicarsi dei Valar, questi finse di essersi ravveduto e condivise parte della sua sapienza con gli elfi, mentre insieme ad essa egli seminava menzogne e inganni.
Il numero esatto dei palantìr è ignoto, anche se si sa che ne vennero creati molti. La dimensione può variare da un piede (30 cm) a una stanza.
Sette pietre vennero regalate dagli Eldar ad Amandil di Andúnië. Dopo la caduta di Númenor le pietre vennero prese da Elendil nel suo viaggio nella Terra di mezzo e vennero distribuite a Gondor (quattro) e Arnor (tre). Alla fine della Terza era, tre erano perse per sempre, una era rinchiusa in Elostirion, una sepolta fra le rovine della torre di Barad-dûr, una resa virtualmente inutilizzabile per il fatto che Sire Denethor fosse morto bruciato stringendola con le mani avvizzite. La settima era nelle mani del re dei Regni riuniti.
Le sette pietre
- La pietra di Osgiliath era la più grande e la più importante delle sette. Venne posta nell'edificio principale della capitale del regno di Gondor. Sul soffitto era dipinta la volta stellare e diede il nome alla stessa capitale Os-Giliath, la cupola delle stelle. Durante la guerra civile nella metà della Terza Era la Torre fu distrutta: il palantìr cadde nel fiume Anduin e andò perduto.
- Un'altra pietra venne posta nella torre di Elostirion, sui Colli Torrioni (Emyn Beraid) ad ovest della Contea. Tale pietra, detta Pietra di Elendil, aveva una particolarità rispetto alle altre: essa era l'unica delle sette portate nella Terra di Mezzo che riuscisse a vedere oltre il mare, e veniva spesso usata da Elendil (il quale aveva in animo la volontà di raggiungere con la vista l'isola di Tol Eressëa, che in passato era stata visibile ai discendenti della stirpe di Elros). Per questo possiamo ipotizzare che fosse in contatto con l'unica Pietra rimasta ad Aman, ad Avallónë, ma è una pura congettura. Círdan la imbarcò alla partenza di Elrond, portandola via dalla Terra di Mezzo.
- Un'altra pietra era quella della torre di guardia di Amon Sûl. Si perse quando Arvedui naufragò nella Baia ghiacciata di Forochel.
- La terza pietra di Arnor fu quella della città di Annuminas che seguì la stessa sorte di quella di Amon Sûl.
- Una pietra venne messa a Minas Ithil nei monti noti come Ephel Dúath. Quando Minas Ithil venne catturata dai Nazgûl e divenne Minas Morgul, la pietra venne portata a Barad-dûr e veniva usata da Sauron. Si presume sia andata distrutta con la caduta di Sauron.
- Una pietra venne messa a Orthanc, la grande torre di Isengard costruita dai Dúnedain nella Seconda Era sul bordo meridionale delle Montagne Nebbiose. Cadde nelle mani di Saruman che la usò per ottenere informazioni sui vicini e sulle loro attività. Fu a causa di questa pietra che Saruman venne in contatto con Sauron e in seguito venne usata per le comunicazioni fra i due. Gettata dalla torre da Grima Vermilinguo, venne recuperata da Peregrino Tuc che si trovò così in contatto con Sauron. Recuperata da Gandalf, passò poi ad Aragorn e ai re della Quarta Era.
- Una pietra venne messa a Minas Anor, che divenne poi Minas Tirith e capitale di Gondor. Era usata da Denethor (l'ultimo sovrintendente di Gondor), ma Sauron scelse che cosa mostrargli, cioè le grandi forze che stavano venendo preparate contro di lui. Lo sforzo per controllarla fu causa dell'invecchiamento precoce di Denethor e la visione ripetuta dell'enorme potenza di Mordor lo portò alla follia. Denethor si arse vivo, stringendo il palantìr fra le mani. Chi scruti in questa pietra, senza possedere un'enorme forza di volontà, vedrà solo due mani distrutte dal fuoco.
- Una pietra rimase ad Avallónë, nell'isola di Tol Eressëa, ed era considerata la Pietra Padrona. Non risulta che sia mai entrata in comunicazione con altre palantìri della Terra di mezzo, tranne, forse, con quella di Elostirion.
- Secondo alcuni scritti di Tolkien, potrebbe essere esistita un'altra pietra posta ad Armenelos, la capitale di Númenor. La pietra sprofondò negli abissi assieme all'isola all'epoca della sua Caduta.
Bibliografia
- J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Milano, Bompiani, 2004. ISBN 978-8845210273
- J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion, Milano, Bompiani, 2005. ISBN 978-8845256547
lunedì 21 novembre 2016
Il concetto di aura e i suoi piani
Nel contesto della parapsicologia e della spiritualità, l'aura o alone luminoso, parola che deriva dal greco alos («corona»), denota un sottile campo di radiazione luminosa, invisibile alla normale percezione, che circonderebbe e animerebbe tutti gli esseri viventi (persone, animali e piante) come una sorta di bozzolo o alone, capace di riflettere l'anima dell'individuo cui tale aura appartiene, e di sopravvivere al decadimento della sua vita biologica. Non esistono prove scientifiche a supporto di tali credenze, che restano al momento non dimostrabili e ritenute oggetto della pseudoscienza.
Le descrizioni a noi pervenute dell'aura provengono da popoli appartenenti anche a culture molto diverse, antiche e moderne, presso le quali sono presenti raffigurazioni dei corpi umani avvolti da ovoidi luminosi; dall'aspetto di questi ultimi sarebbe stato possibile capire persino un'eventuale stato di malattia del corpo.[1]
Si tratterebbe di un'"emanazione luminosa" che solo alcuni individui sensitivi sarebbero in grado di percepire.[2] Charles Webster Leadbeater la descrive come «una nube a forma d'uovo di nebbia diafana».[3] Joseph Jastrow sostiene in proposito che «tutti gli oggetti esalano dalla loro periferia una sorta di vapore o nube».[4] Secondo il Manuale Rosacrociano, questa sorta di spirito, la cui essenza corrisponde al Mercurio degli alchimisti, ossia alla materia prima, «quando viene sottoposta a certe condizioni, si raccoglie in punti focali molto piccoli di carica elettrica», cioè negli elettroni;[5] in tal modo avrebbe luogo la materia per come la vediamo.
La nozione dell'aura, o di un involucro energetico avvolgente il corpo umano, compare già nelle descrizioni dei Veda, nel Libro di Dzyan, o nei geroglifici egiziani.[6] Sin dall'antichità essa rappresentava «una luminosità, o simbolica oppure reale, presente attorno al capo o al corpo di uomini illustri, come santi e capi carismatici».[1] Anche nei dipinti di epoca cristiana, ad esempio di Tiziano o Raffaello, si nota spesso un alone luminoso intorno ai personaggi dotati di sacralità.
Nell'Europa moderna, si deve a Johann Georg Gichtel, allievo del filosofo Jakob Böhme, una descrizione dei centri energetici dell'aura, meglio noti nella scrittura sancrita indiana come chakra, illustrati nella sua Theosophia Practica del 1696. Nell'Ottocento, alcuni studi sulle emanazioni auriche dell'essere umano furono condotti dal barone austriaco Carl Von Reichenbach, teorizzatore della forza Odica, e in seguito dalla comunità teosofica fondata da Helena Petrovna Blavatsky.[6]
Agli inizi del Novecento, Charles Webster Leadbeater intese divulgare al grande pubblico la descrizione dell'aura col suo libro L'uomo visibile e l'uomo invisibile,[7] mentre Rudolf Steine raccoglieva l'indagine sull'aura nella sua medicina antroposofica.[6]
Analogamente, secondo l'antroposofia steineriana, il primo livello è quello propriamente fisico, mentre ai due superiori (anima e spirito) si attribuisce un'ulteriore suddivisione a seconda dei vari livelli di densità. La costituzione occulta dell'uomo risulta quindi la seguente:[17]
- 1) corpo fisico;
- corpo sottile:
- 2) corpo eterico (o vitale),
- 3) corpo astrale (o emozionale),
- 4) Io razionale (personalità umana);
- corpo spirituale (o causale):
- 5) Sé spirituale (coscienza superiore),
- 6) Spirito vitale (individualità universale),
- 7) Uomo-spirito (emanazione della divinità).
Si tratta quindi di sette corpi in tutto, che nel lessico filosofico greco-latino trovano corrispondenza nei seguenti termini:[18]
- σῶμα (Soma) / Corpus
- ψυχῆ (Psyche) / Anima
- σκιά o ὅχημα (Ochema) / Umbra
- εἴδωλον (Eidolon) / Imago
- Φάσμα (Phasma) / Manes
- διάνοια (Dianoia) / Mens
- νοῦς (Nus) / Spiritus
Visualizzazione
Per spiegare tali visioni, tra le cause naturali proposte in ambito parapsicologico, ma scientificamente indimostrabili, potrebbe esservi un'emissione di onde elettromagnetiche d'una lunghezza d'onda troppo lunga per essere elaborate dai coni della retina ma sensibili invece ai bastoncelli, responsabili della visione laterale; questi ultimi, quando si assume una particolare posizione, ad esempio con il capo roteato e gli occhi socchiusi, sarebbero in grado di recepire tali onde; in tal modo, infatti, interverrebbe nella visione soltanto la parte periferica della retina.[2]
Trattandosi di onde, si ritiene che queste possano essere percepibili anche da apparecchiature tecniche, in particolare mediante strumenti di tipo termografico, in grado di eseguire foto a colori delle radiazioni di calore presenti sul corpo umano, ma non percepibili ad occhio nudo a causa della loro lunghezza d'onda.[2] In proposito, hanno raggiunto una certa notorietà le presunte fotografie dell'aura scattate con un procedimento fotografico noto come «effetto Kirlian», dal nome dei coniugi loro ideatori, da cui anche il nome di aura Kirlian. Secondo la ricerca scientifica, questo tipo di fotografia non ritrarrebbe in realtà l'aura, ma semplicemente normali effetti fisici quali l'umidità, il calore o generici fenomeni elettromagnetici tipicamente presenti in tutti i corpi, anche in quelli inanimati.[8]
Gli stessi coniugi Kirlian tracciarono la mappa dei punti del corpo umano che secondo loro avrebbero emanato questa luce e ritennero, in un secondo tempo, di individuare corrispondenze con i punti fondamentali per l'agopuntura.[1] Un'analoga corrispondenza è stata oggetto di studio del naturopata Peter Mandel.[9]
Patologie dell'aura e rimedi
Poiché l'aura non è che il riflesso dei pensieri e degli atteggiamenti di una persona, essa ne riflette anche le eventuali disarmonie e comportamenti errati, che possono dare luogo a patologie tendenti a trasferirsi progressivamente dal piano più sottile, attraverso i vari corpi intermedi, fino a quello materiale. Il legame tra psiche e malattia era noto del resto già nelle epoche pre-moderne, presso le quali il medico era anche sacerdote.[10] La disarmonia tra l'anima, intesa come la forma o il modello che la personalità è chiamata a realizzare, e la psiche, si esprime come una frattura del campo sottile che può andare da un semplice assottigliamento a una sorta di buco dell'aura, spesso di colore scuro. Attraverso i buchi dell'aura si determinano fuoriuscite di energia che vengono generalmente vissute come spossatezza e svuotamento.[11]
Quali forme di rimedio, oltre ad una presa di coscienza delle problematiche scatenanti, tra le più antiche vi sono le terapie energetiche come l'agopuntura o la cura dei colori della medicina tradizionale cinese. A livello eterico agisce anche l'omeopatia. Rimedi che agiscono invece al livello astrale o emozionale sono i fiori di Bach, i quali, apportando una specifica energia ad alta frequenza, inondano l'aura di vibrazioni armoniche in grado di riequilibrarne le eventuali disarmonie.[12]
Note
- ^ a b c Edoardo Borra, 50 parole chiave della parapsicologia, alla voce "Aura vitale", Edizioni Paoline, 1980, p. 43.
- ^ a b c E. Borra, op. cit., p. 39.
- ^ C. W. Leadbeater, Man visible and invisible, p. 73, Londra, The Theosophical Publishing House, 1971.
- ^ Joseph Jastrow, Wish and wisdom, p. 354, New York, D. Appleton-Century Co., 1935.
- ^ H. Spencer Lewis, The Rosicrucian Manual, p. 167, San Jose, California, Rosicrucian Press, 1966.
- ^ a b c Dietmar Krämer, Nuove terapie con i fiori di Bach, vol. II, p. 17, Mediterranee, 2008.
- ^ Man Visible and Invisible, pubblicato la prima volta nel 1902.
- ^ CICAP Lazio: "L'aura non c'è" - Box 1
- ^ Peter Mandel, Diagnosi Energetica dei Punti Terminali, Tecniche Nuove Edizioni, 2001.
- ^ Pia Vercellesi, Giampaolo Gasparri, L'aura, Xenia, 2007, p. 107.
- ^ L'aura, ivi, pp. 93-105.
- ^ L'aura, ivi, pp. 110-113.
Bibliografia
- Charles Webster Leadbeater, L'uomo visibile e l'uomo invisibile. Come un chiaroveggente vede l'anima dell'uomo, trad. it. a cura di E. Bratina, Adyar, 1997
- Jack Allanach, Il colore che guarisce. Cromopuntura: nuova medicina della luce, Tecniche Nuove, 1999
Voci correlate
Mappa della Grande Romania monarchica (Romania + Moldavia + Transnistria)
Il Regno di Romania (in rumeno: Regatul României), fu lo stato rumeno basato sulla forma della monarchia costituzionale esistente dal 13 marzo 1881 al 30 dicembre 1947, specificato dalle prime tre costituzioni rumene (1866, 1923 e 1938). Il regno di Romania ebbe inizio con la reggenza di re Carlo I di Romania che ottenne la proclamazione dell'indipendenza della Romania dopo la Guerra d'indipendenza rumena e si concluse con l'abdicazione di re Michele I di Romania il 30 dicembre 1947, imposta dall'Unione Sovieticacol tacito, segreto ed implicito consenso degli Alleati (come risultato della Conferenza di Jalta).
Dal 1859 al 1877 la Romania si era evoluta dall'unione personale dei due principati vassalli di Moldavia e Valacchia sotto la figura di un unico principe, in un regno indipendente amministrato dalla famiglia degli Hohenzollern. Nel 1918, alla fine della Prima guerra mondiale, Transilvania, Moravia orientale (Bessarabia) e Bucovina vennero unite al Regno di Romania, dandovita alla "Grande Romania". Nel 1940, la Bessarabia, la Bucovina settentrionale, la Transilvania settentrionale e la Dobrugia meridionale vennero cedute all'Unione Sovietica, all'Ungheria ed alla Bulgaria rispettivamente, mentre solo la Transilvania settentrionale poté essere rincorporata nello stato rumeno dopo la Seconda guerra mondiale. Nel 1947 l'ultimo re venne obbligato ad abdicare e venne sostituito da una repubblica retta dal Partito Comunista Rumeno.
Per Grande Romania (in rumeno România Mare) si intende il territorio della Romania tra le due guerre mondiali, dopo il trattato di Versailles, che ha avuto una superficie di 295.641 km² fino al 1940.
Le annessioni al Regno di Romania
Nel 1918, alla fine della Prima guerra mondiale, la Bessarabia, la Bucovina e la Transilvania si unirono al Regno di Romania. Questa unione fu ratificata nel 1920 con il Trattato del Trianon. In precedenza, nel 1913, a seguito della Seconda guerra balcanica la Romania aveva annesso la Dobrugia Meridionale. In soli 5 anni la superficie del Regno era raddoppiata e quasi tutti i territori abitati in maggioranza assoluta o relativa da rumeni erano sotto un unico stato. Rimanevano esclusi alcuni territori a rilevante presenza etnica romena, fra i quali i principali appartenenti all'Unione Sovietica (Transnistria) e alla Iugoslavia (Banato occidentale e Valle del Timok).
La fine della Grande Romania
Mentre la situazione in Europa stava deteriorandosi e vi erano presagi di guerra, nel 1938 il Re Carlo II cambiò la costituzione e assunse poteri dittatoriali. La Polonia, alleata della Romania fu invasa da Germania e Unione Sovietica. La Romania rimase neutrale, pur accogliendo i profughi polacchi e mettendo al sicuro a Londra l'oro polacco. Il crollo della Francia e le difficoltà dell'Inghilterra (paesi amici che avevano garantito i confini della Romania) indussero l'Unione Sovietica ad invadere, dopo un ultimatum, la Romania occupando la Bessarabia e la Bucovina settentrionale.
La Nuova Grande Romania nel periodo nazista
Re Carlo, duro avversario del fascismo, fu quindi costretto a mutare politica estera avvicinandosi alla Germania, reputata al momento come il pericolo minore. Il re affidò quindi il governo ad un politico gradito a Berlino, Ion Giugurtu. Il primo ministro Ion Gigurtu dichiarò che la Romania avrebbe seguito una politica filo-nazista e antisemita alleandosi all'Asse Roma-Berlino.
Con l'applicazione del Secondo arbitrato di Vienna, gestito dalla Germania, la Romania fu obbligata a cedere all'Ungheria una parte della Transilvania, ma come compenso ebbe nuovamente il conrollo della Basarabia e della Moldova, a cui si aggiunse quello della Transnistria comprendente vaste zone dell'Ucraina, compresi i porti di Odessa e di Nicolaev.
Così pertanto si presentava la Romania nel 1941
Nell'estate del 1944, l'Armata Rossa arrivò ai confini del paese. Con un colpo di stato Antonescu fu destituito, e il nuovo Re Michele I firmò l'armistizio con gli Alleati, rivolgendo il proprio esercito contro i soldati tedeschi, che continuarono a resistere ancora per un po' in Transilavania e Oltenia, appoggiati dalle milizie romene filo-naziste delle Guardie di Ferro, con cui più volte Antonescu durante la sua dittatura si era scontrato.
Dopo la sconfitta nella Seconda guerra mondiale, la Romania divenne uno Stato comunista nell'orbita del Patto di Varsavia.Nel dopoguerra importanti aree territoriali della Romania, pari a circa un quinto della sua superficie, vennero cedute all'Unione Sovietica e sono oggi incluse nella Repubblica di Moldavia e nell'Ucraina, la quale ha acquisito anche l'Isola dei Serpenti (Insula Șerpilor), l'unica isola romena in mare aperto al largo delle coste occidentali del Mar Nero, la cui cessione non era stata contemplata dal Trattato di pace. La Bulgaria conservò, con il beneplacito dell'Unione Sovietica, la Dobrugia meridionale, il cosiddetto quadrilatero, territorio che aveva ottenuto nel 1940, grazie alle pressioni di Hitler sul governo di Bucarest.
Nel 1948 venne ufficialmente abolita la monarchia e varata la costituzione della Repubblica Popolare Romena.
Mappa del Nuovo Oriente ortodosso e dei suoi alleati siriani e curdi
Possiamo vedere, da sinistra a destra;
1) La Grande Serbia
2) La Grande Bulgaria
3) Il Nuovo Impero Greco-Bizantino
4) La Grande Armenia
5) La Siria Alawita
6) Il Kurdistan siriano-iracheno
7) Il Nuovo Impero Russo
Com'era Minas Ithil prima di diventare Minas Morgul
Minas Ithil significa "Torre della Luna" ed era il nome con cui era conosciuta la roccaforte che in seguito sarebbe divenuta nota come Minas Morgul "Torre della Stregoneria Nera". La parola minas significa "torre". La parola ithil è un nome poetico per la Luna proveniente da sil o thil che significa "splendere di luce bianca o argentea". La parola morgul significa "magia nera". L'elemento "mor" significa "nero, oscuro". L'elemento gûl significa "stregoneria, magia" dalla radice ngolor o nólë che significa "lungo studio, sapienza, conoscenza"
Minas Ithil era chiamata anche la Torre della Luna e la Torre della Luna Sorgente. Minas Morgul era chiamata anche la Città Morta e la Torre della Negromanzia.
Storia
Seconda Era
Dopo la distruzione di Numenor, Isildur e Anárion, i figli di Elendil, approdarono a Gondor. Isildur costruì Minas Ithil all'estremità meridionale di una piacevole valle nell'Ithilien, vicino al confine montuoso di Mordor, mentre Anárioncostruì Minas Anor più a ovest oltre l'Anduin. I fratelli avevano i loro troni fianco a fianco a Osgiliath. Isildur piantò un germoglio dell'Abero Bianco Nimloth al di fuori della sua casa a Minas Ithil, e uno dei sette palantír era custodito nella torre. I bianchi muri in marmo, gli edifici e la torre della città erano stati progettati per catturare e riflettere la luce della luna, e rifulgevano di una morbida luminescenza argentea.
Quando Sauron tornò dopo essere sfuggito alla distruzione di Númenor, attaccò gli esuli di Númenor, e le sue forze presero Minas Ithil nel 3429 S. E.. Anche se l'Albero Bianco fu bruciato, Isildur riuscì a sfuggire con la sua famiglia lungo l'Anduin con un suo germoglio, in cerca di suo padre Elendil. La città fu poi ripresa e mentre Isildur, Anárion e Elendil attaccavano Mordor, i figli minori di Isildur Aratan e Ciryon furono inviati alla guarnigione di Minas Ithil, al fine di intercettare Sauron, se avesse tentato di scappare da Mordor a ovest.
Quando l'Ultima Alleanza sconfisse Sauron nel 3441 S. E., Minas Ithil fu restaurata come città/fortezza e prosperò per molti anni, anche se era ormai sotto il dominio del figlio di Anárion, Meneldil, come aveva progettato Isildurper impadronirsi del Regno paterno di Arnor. Isildur piantò i semi dell'Albero Bianco a Minas Anor in memoria di Anárion, che era stato ucciso durante la Guerra.
Terza Era
Minas Ithil soffrì molto a causa della Grande Epidemia del 1636 T. E.. La sua popolazione e la guarnigione diminuirono, e la sorveglianza su Mordor diminuì inevitabilmente. Durante il 1980 T. E., i Nazgûl tornarono a Mordor, dopo la sconfitta del Re Stregone di Angmar nel nord della Terra di Mezzo da una forza congiunta di Elfi, Dúnedain, e di uomini di Gondor, sotto il comando del Principe Eärnur.
Preparandosi per il ritorno di Sauron, gli Spettri dell'Anello assediarono Minas Ithil nel 2000, e presero la città per il loro oscuro maestro due anni più tardi. Minas Ithil fu occupata da creature crudeli e sulle sue mura furono poste fortificazioni minacciose. Il palantír custodito nella Torre fu rubato e successivamente installato presso Barad-dûr. La città divenne un orribile, malefico posto, e fu chiamata Minas Morgul, "La Torre della Magia Nera" in Sindarin; anche la valle in cui si trovava divenne conosciuta come Valle di Morgul. In risposta, Minas Anor fu rinominata Minas Tirith, "La Torre di Guardia", per indicare l'eterna vigilanza di Gondor contro la minaccia del Re Stregone.
Dopo che Eärnur divenne Re di Gondor nel 2043, il Re Stregone, Signore dei Nazgûl, lo sfidò a singolar tenzone per terminare un controverso duello che si era svolto anni prima alla Battaglia di Fornost. Nel 2050 Eärnur accettò una seconda sfida, cavalcò con un contingente di cavalieri a Minas Morgul e non fu mai più visto. Si credette che Eärnur morì sotto tortura a Minas Morgul. Poiché non aveva eredi e non fu mai dichiarato ufficialmente morto, la linea dei Sovrintendenti di Gondor, che iniziò con Mardil, Sovrintendente di Eärnur, governò il regno al suo posto fino al ritorno dell'erede di Isildur. Terrore e guerre furono dirette contro Gondor da Minas Morgul finché l'Ithiliendivenne deserto.
Sauron tornò segretamente a Mordor nel 2942; nel 2951 si dichiarò apertamente e cominciò a raccogliere di nuovo il suo potere. Sauron ottenne la pietra di Ithil e con essa fu poi in grado di ingannare Saruman ed estenuare Denethor, Sovrintendente di Gondor, che avevano un palantír a testa.
Al momento della Guerra dell'Anello, il Re Stregone di Angmar e la maggior parte dei Nazgûl abitavano a Minas Morgul, e due o tre altri Nazgûl occupavano Dol Guldur nel Bosco Atro. Anche numerosi Orchi, tra cui Gorbag, erano presenti a Minas Morgul e le Sentinelle Silenti erano sempre vigili.
Il 20 giugno 3018, il Re Stregone andò via per condurre un attacco contro Osgiliath, e poi si diresse a nord con i Nazgûl in cerca dello Hobbit che portava l'Unico Anello.
Città dei Nazgûl
Sotto gli Spettri dell'Anello Minas Ithil fu pervertita in una versione orribilmente corrotta della sua precedente bellezza. La sua porta era simile a una bocca cavernosa. Il corso della torre ruotava lentamente, mostrando una diversa testa ghignante a ogni turno, e le mura di marmo di Morgul rifulgevano non riflettendo il chiaro di Luna, ma con una pallida, spaventosa luce propria che Tolkien descrive come "una luce cadaverica" che "non illuminava nulla". Mentre Minas Ithil probabilmente fu, ai suoi tempi, una vivace, rumorosa città come Minas Tirith, Minas Morgul era silenziosa come una tomba. Le mura e la torre di Minas Morgul avevano molte finestre, ma tutte erano spente e non rivelavano nulla degli orrori all'interno. La magia nera che aveva permeato la Valle di Morgul era talmente grande che poteva far impazzire gli uomini che si avvicinavano troppo alla città. Un ponte di pietra bianca correva attraverso la Valle di Morgul dalla porta della città alla parete nord, e ad ogni estremità del ponte vi erano orribili statue serpeggianti di uomini e animali. Su entrambi i lati della Valle vi erano campi di fiori che emanavano un odore di marcio.
Quando Frodo Baggins, Samvise Gamgee e Gollum passarono dalla città sulla loro via per Cirith Ungol, l'Unico Anello riuscì quasi a costringere Frodo a correre verso le porte della città. Mentre salivano per le scale di Cirith Ungol, Frodo, Sam e Gollum videro un lampo rosso eruttato da Barad-dûr per segnalare l'inizio dell'attacco a Minas Tirith. Subito dopo un lampo simile di luce verde fu emesso dalla torre di Minas Morgul, mentre la sua guarnigione, sotto la guida del Re Stregone di Angmar, marciava per porre Minas Tirith sotto assedio.
La Guerra dell'Anello e la Quarta Era
Durante la Guerra dell'Anello, Minas Morgul continuò ad agire come base di operazioni per il Re Stregone ed era una grande guarnigione e base per le forze di Sauron. L'esercito di Orchi e Troll che attaccò Osgiliath e assediò Minas Tirith proveniva da Minas Morgul.
Quando l'Esercito dell'Ovest, diretto al Morannon per la loro ultima resistenza, passò per Minas Morgul, distrusse il ponte che conduceva alla Valle di Morgul e bruciò i suoi campi. Le forze di Aragorn non incontrarono resistenza da parte della Torre poiché l'intera guarnigione della città era stata uccisa alla Battaglia dei Campi del Pelennor. Il Principe Imrahil di Dol Amroth propose di attaccare Mordor attraverso Minas Morgul, ma gli altri temettero che il male presente nella valle potesse far impazzire gli uomini di Gondor. Inoltre Gandalf, sapendo che il Portatore dell'Anello era passato per di là per raggiungere Monte Fato, preferì non attirare l'attenzione su Morgul attaccandola.
Dopo la Guerra dell'Anello, quando Aragorn fu incoronato re Elessar, nominò Faramir Principe dell'Ithilien. Faramir costituì la sua residenza a Emyn Arnen, a sud-est di Minas Tirith, e governò da lì con la sua nuova sposa, Éowyn. Alla sua incoronazione, re Elessar decretò inoltre che Minas Ithil nella Valle di Morgul doveva essere totalmente distrutta e resa pulita per sette anni, e che nessun uomo vi avrebbe poi abitato. Non è stato reso noto se Minas Ithil e Osgiliath siano state mai ricostruite, dato che la maggior parte della popolazione dell'Ithilien viveva presso Emyn Arnen.
Adattamenti
La città appare ne Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re, il terzo film della trilogia diretta da Peter Jackson. Minas Morgul, la Scala e la Torre di Cirith Ungol, e la Tana di Shelob sono stati disegnati tutti da John Howe, con la strada di Morgul che usa una prospettiva forzata in una miniatura bluescreen. A differenza di Minas Tirith, disegni ufficiali di Minas Morgul sono estremamente rari e incoerenti, cosicché Howe ha avuto notevole libertà nella progettazione della città per il film. La progettazione di Howe di Minas Morgul è stata ispirata dall'esperienza dell'estrazione dei denti del giudizio: allo stesso modo, gli Orchi hanno sovrapposto i loro progetti contorti a una precedente città di Gondor.[1] Per Cirith Ungol Howe si era basato sui disegni di Tolkien, ma quando Richard Taylorl'ha giudicata "noiosa", la scala è stata ridisegnata con più curve. La scenografia interna, come Minas Tirith, è stata costruita su pochi livelli multipli che suggeriscono una più ampia struttura.
Note
- ^ Big-atures (Special Extended Edition documentary) (DVD), New Line Cinema, 2004.
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