martedì 16 agosto 2016

Alpha-Omega. Capitolo 4. Yeras, il leader dell'Opposizione






La fine di un’Oligarchia si ha quando i valori che professa pubblicamente non sono più in sintonia con le necessità primarie della maggioranza della popolazione. A quel punto viene meno quello che un tempo era considerato il Mandato Celeste, e che, secondo la teoria delle elites, era definito con l’espressione “Formula politica”, ossia l’insieme di principi e idee sulla base dei quali ogni minoranza organizzata giustifica l’arbitrarietà del proprio potere su una maggioranza disorganizzata. Se la Formula Politica non è più convincente, l’Oligarchia ha solo due strade: trovare una nuova Formula Politica, oppure rassegnarsi ad essere soppiantata. Il più grave errore che l’Oligarchia possa commettere è quello di insistere nell’imporre principi e valori sgraditi alla maggioranza della popolazione e pertanto disfunzionali al ruolo egemone che l’elite vorrebbe continuare a svolgere in un contesto mutato: per questo ogni forma di irrigidimento arrogante e di arroccamento snobistico su una Formula Politica desueta è sempre destinato alla sconfitta.
                             
                                          ABRAHAM YERAS, PRINCIPI DI SOCIOLOGIA DINAMICA



     Quella mattina il Maestro Abraham Yeras si era svegliato prima dell’alba, consapevole della enormità di lavoro arretrato che lo attendeva. Essere il leader dell’Opposizione interna all’OEU comportava un impegno e una forza quasi sovrumani. Yeras era stato dotato dalla natura di una energia instancabile, di una fermezza d’animo imperturbabile e di una intelligenza fuori del comune, qualità che gli avevano permesso di portare avanti con successo le proprie idee politiche “eretiche” e di organizzare attorno a sé una corrente interna all’Ordine che raccogliesse tutti coloro che erano insoddisfatti della attuale gestione “liberista” e “anglo-germano-islamico-orientale” (cioè dominata dalle elite discendenti dagli antichi stati terresti di Usa, Gran Bretagna, Germania, Mondo Islamico, India, Cina e Giappone).
L’opposizione “keynesiana” era in realtà un coacervo di gruppi eterogenei, uniti solo dalla comune volontà dalla leadership carismatica di Yeras. 
C’erano infatti, oltre agli economisti neokeynesiani, tutti i Maestri che facevano capo a gruppi ideologici minoritari come i “Social-democratici”, in particolare i Russi, gli Scandinavi e i “Solidaristi cristiani”, i dissidenti delle principali religioni sopravvissute al Grande Cataclisma del XXI secolo, e poi le varie comunità etniche non europee: gli Israeliani, tra cui lo stesso Yeras, gli Arabi Laici, gli Ispanici e altre comunità minori dell’Africa e dell’Oceania.
Nonostante la defezione della comunità canadese, di quella francofona, di quella italiana e olandese-fiamminga, che erano passate alla nuova corrente “centrista” del Maestro Correnson, l’opposizione “keynesiana” restava il gruppo demograficamente più importante, anche se economicamente e politicamente più debole.

Da una vita il Maestro Yeras si batteva affinché le istanze dell’opposizione venissero recepite dal Supremo Consiglio, e tali richieste vertevano principalmente su una politica economica che sostenesse i ceti più poveri e offrisse servizi pubblici adeguati, oltre che una riforma interna dell’Ordine , basata su una rappresentanza più democratica.


Per quasi cinquant’anni si era battuto, e aveva ottenuto molti risultati. Ogni giorno della sua vita era stato dedicato a quella missione. Era anziano, ormai, ma il tempo sembrava non essere passato per lui: il suo stile di vita quasi ascetico e il ricorso mirato alle tecniche più raffinate della medicina gli aveva permesso di mantenere una buona salute e una straordinaria forza, come si richiedeva ad un leader di opposizione battagliero e rivoluzionario.
Mentre si dirigeva verso il suo ufficio, camminando a piedi lungo i viali alberati del parco centrale di Dracon City, seguìto da una processione di robot umanoidi di servizio e guardie del corpo, Yeras consultava nell’ologramma prodotto dal suo smartwatch la lista degli impegni della giornata.
Con un certo sconforto notò che il primo degli incontri era con i rappresentanti delle comunità arabe, che nutrivano un certo pregiudizio nei suoi confronti, essendo lui di origine israeliana.
Questa ostilità di fondo lo rammaricava più di ogni altra cosa.
Certi vecchi rancori sono duri a cadere…anche dopo un secolo e mezzo che la Grande Cataclisma ha costretto tutti i popoli del Medio Oriente a una nuova diaspora.
Nemmeno quello strazio era bastato a far capire alle parti in causa che in politica la scelta del nemico deve essere fatta con maggiore accortezza.
E Yeras sapeva chiaramente chi erano i nemici.
L’Oligarchia di Orcfeller, Ripley e Marfol, così come l’Alpha-Omega di Correnson.
Solo creando un fronte comune delle opposizioni era possibile mettere in crisi quell’elite autoreferenziale, ma nonostante gli sforzi profusi l’unità era lontana.
Ci voleva una pazienza infinita per riuscire a dialogare con tutti e soprattutto a mettere d’accordo queste varie correnti interne all’opposizione.
Ma alla fine quella pazienza, un giorno, sarebbe stata premiata.
Si stavano gettando le fondamenta di una strategia sulla base di un obiettivo condiviso, ossia la caduta dell’Oligarchia e la riforma dell’OEU, in modo da ottenerne la maggioranza dei consiglieri.
Gli scettici e i cinici, che erano presenti pure nell’opposizione, si facevano beffe di questo suo ottimismo della volontà, e lo tacciavano di velleitarismo.
Però intanto io ascolto la gente comune e gli emarginati, e porto avanti proposte concrete.
Ogni giorno diramava un comunicato ufficiale in cui criticava le decisioni della Oligarchia e proponeva provvedimenti alternativi.
Finché me lo lasceranno fare…
Tutti i mass-media erano contro di lui, ma l’opposizione riusciva a comunicare con le masse attraverso i nuovissimi sistemi telematici che ogni giorno diventavano più efficaci e in grado di bypassare la censura.
Era riuscito a creare così un’intera fetta di opinione pubblica a suo favore.
Era convinto della giustezza della sua strategia e i risultati incominciavano a dargli ragione: l’opposizione era diventata più forte.
Annuì fra sé, mentre pensava a come, dall’infinitesimale germe di un’idea, egli fosse riuscito a gettare le basi di una coalizione così vasta e a portare avanti un progetto così ambizioso e protratto nel tempo.
Mezzo secolo di lotte!
E che lotte erano state! Aveva dovuto superare più volte delle crisi gravissime, delle situazioni di quasi-disastro, accettare spesso perdite cocenti, umiliazioni, compromessi scomodi…
Ma alla fine ne siamo usciti rafforzati.
Inspirò soddisfatto l’aria fragrante del mattino e si fermò a osservare l’alba meravigliosa di Dracon. Il sole quel mattino pareva una “gigante rossa”, e l’alba era di un colore carminio che lo stupiva e lo emozionava.
E poi Dracon era una città ecologicamente perfetta: era stata creata così per garantire alla classe dirigente dell’Oeu una qualità della vita dagli standard estremamente elevati.
 Dracon City era una capitale esclusivamente amministrativa, e quindi scarsamente popolata e quasi per nulla inquinante.
Osservò la città che si stendeva sopra le colline che circondavano il parco centrale: un capolavoro di estetica e di efficienza. Eh, sì, l’oligarchia si trattava bene!
Magari fossero così anche le altre città! Ma i più sono trattati da schiavi…
Un giorno le condizioni degli altri sarebbero migliorate, un giorno che forse si faceva sempre più vicino. Ormai il tempo era maturo per la svolta.
Tutti coloro che erano oppressi dall’austerità economica imposta dall’Oligarchia e dalla sua amministrazione burocratica e inefficiente: i cittadini schiacciati dalle tasse, i lavoratori sfruttati, i disoccupati, gli anziani con una pensione insufficiente, e in generale tutti coloro che erano trascurati dai servizi pubblici e dall’assistenza sociale: i poveri, i malati, gli emarginati, le minoranze… tutti costoro avevano aspettato a lungo quel momento. Durante tutto il difficile, doloroso periodo della dittatura dell’Oligarchia, e durante ogni amara sconfitta ed ogni vittoria inutile, tutta l’umanità sofferente della Terra e delle Colonie aveva guardato a lui, Abraham Yeras, fiduciosa nel fatto che prima o poi il momento della liberazione e del riscatto sarebbe arrivato.
E finalmente la situazione sembrava favorevole ad una “rivoluzione”.
La malattia del Grande Maestro Venerabile John David Orcfeller aveva creato una divisione interna all’Oligarchia stessa, che si stava letteralmente frantumando.



La lotta tra i vari gruppi di potere si stava consumando senza esclusione di colpi.
E noi approfitteremo delle loro divisioni
Le cime dei palazzi sulle colline brillavano del colore carminio dell’alba e una mescolanza di odori primaverili permeava l’aria del parco. Un vero idillio…
E allora cos’è che mi preoccupa?
Non era l’incontro con gli arabi. Alla fine sarebbe riuscito a farli ragionare.
No: la sua preoccupazione era un’altra, e riguardava una questione su cui da molti anni stava meditando, ossia l’ascesa della Alpha-Omega.
Ne percepiva la pericolosità.
All’inizio aveva visto di buon occhio l’impresa di Hans Van Garret e della sua holding, perché si era opposta all’Oligarchia, ma quando Van Garret era morto e gli era succeduto il genero, Maestro Superiore Charles Louis Correnson, le comunità francesi, italiane, olandesi e fiamminghe avevano abbandonato il fronte comune delle opposizioni, creando una corrente autonoma, a cui si aggiungevano continuamente alleati.



Persino il sindacato piloti della Gastac!
A quel punto era chiaro che il fenomeno Alpha-Omega non poteva più essere sottvalutato.
E’ indispensabile conoscere il segreto di Correnson.
Da anni lo studiava e aveva persino incaricato molti suoi uomini fidati di indagare sul suo conto, ma non avevano mai trovato nulla, anzi, molti erano spariti in circostanze misteriose e altri erano diventati alleati di Correnson.
Un moto di rabbia lo percorse, ripensando a quel sostanziale fallimento.
Lì ho fallito…e questo è il punto debole principale dell’Opposizione!
Questo pensiero gli fece per un attimo aggrottare la fronte.
Si fermò davanti a un laghetto, e osservò le anatre che ancora un po’ insonnolite si pulivano le piume.
Respirò profondamente e cercò di ritrovare la serenità.
Ma sì, dopotutto è pur sempre un adorabile mattino!
E poi, Correnson avrebbe avuto pane per i suoi denti.
L’Opposizione avrebbe mobilitato contro di lui tutte le sue risorse, non appena fosse stato dato il segnale della battaglia.
Sentiva che il momento era vicino.
Chiuse gli occhi, e si cullò per un attimo nella sensazione piacevole di chi sta per giungere a una meta tanto agognata.
Poi riprese a camminare, e nel suo volto, cancellati i dubbi, rimasero soltanto la determinazione e la speranza.


Cast

Hari Seldon nel ruolo del Maestro Superiore Abraham Yeras, Leader dell'Opposizione

David Rockefeller nel ruolo del Grande Maestro Venerabile John D. Orcfeller

Charles Dance nel ruolo del Maestro Superiore Charles Louis Correnson, Presidente della Alpha-Omega Investment Corporation.


lunedì 15 agosto 2016

Alpha-Omega. Capitolo 3. Come l'Ordine convertì Thomas Ariston




"Ci sono alcuni intellettuali che pensano troppo per poter essere veramente utili o affidabili: per questo il nostro Ordine deve evitare al suo interno quelle forme di deriva intellettualistica che non possono essere utilizzate al fine di giustificare, di fronte alle masse, la sostanziale arbitrarietà su cui si basa il nostro potere".

MARY ANN RIPLEY, VICEPRESIDENTE OEU, DIRETTIVE GENERALI PER L’UNIVERSITA’ GLOBALE
III




      Inizialmente, il Consiglio Supremo dell'OEU aveva avuto sede New York, presso il Palazzo di Vetro dell’ONU, di cui l’Ordine aveva ereditato le funzioni.
Poi il sovrappopolamento, l’inquinamento e il caos della megalopoli l’avevano resa una sede poco consona alle esigenze di benessere personale dei Maestri, e nell’anno 2103 si era deciso di costruire una nuova sede nel verde stato dell’Oregon, sulla West Coast degli ex Stati Uniti.
     La nuova capitale dell’OEU era un vero paradiso: una città immersa nel verde, battezzata col nome di Dracon, in onore della maggioranza cinese che aveva colonizzato da anni la zona dell’Oregon.
Questa nuova capitale ospitava numerosi edifici governativi in un ambiente completamente bonificato e protetto, dove tutto era funzionale al benessere e alla serenità della classe dirigente.
      Tra i complessi principali di Dracon spiccava il maestoso campus della Università Globale dell’Ordine, dove si laureavano i Maestri. Poco distante dal campus sorgeva il parco centrale, circondato dalle colline su cui sorgevano i palazzi del potere. Era una bizzarra riedizione dell’ormai distrutto Central Park di New York, però, attorno, più che i grattacieli aveva delle verdi colline con in cima qualche palazzo.
      Un silenzio quasi irreale regnava in quella strana capitale del mondo.
Solo poche aeromobili erano autorizzate a transitare nella zona, e tutte erano state dotate di impianti antinquinamento.
      Al lato opposto rispetto al distretto governativo, e ad una certa distanza dal parco e dal campus, c’era l’aeroporto, divenuto col tempo un vero e proprio “spazioporto” negli anni della prima colonizzazione della Luna.
       Ma per “traffico spaziale” si intendeva soprattutto quello delle aeromobili.
Solo I Maestri erano autorizzati a possedere un’aeromobile per uso privato: misura restrittiva resa necessaria dal numero intollerabile di incidenti dei primi anni del secolo XXII, soprattutto dopo l’introduzione dei primi modelli di utilitarie meno costose e accessibili ad altri ceti sociali.
      I Maestri più ricchi, per distinguersi, preferivano far guidare un pilota-autista, la cui patente era rilasciata direttamente dalla Gastac: Galaxy Space Travel Aeromobile Corporation.
      I piloti-autisti, come del resto i piloti di aeronavi, erano rappresentati da un potente sindacato, uno dei pochi che era stato in grado di tenere testa alla Gastac nella definizione dei contratti. Tuttavia, da quando la Gastac, dopo anni di crisi finanziaria e ristrutturazione, era finita sotto il controllo azionario della Alpha-Omega, il potere dei piloti era diminuito senza ragioni apparenti: non c’erano più stati scioperi e non erano neppure stati richiesti aumenti salariali, il che era assolutamente inusuale.
     Tutto ciò lo sapeva bene il Maestro Thomas Ariston: suo padre era stato, molti anni prima, un pilota-autista della Gastac.
Thomas, al solo ricordo, si sentì pervadere dalla nostalgia.
Nei tempi felici.
Era un lavoro ben remunerato, che aveva garantito alla famiglia una relativa stabilità economica, e una serenità che pochi potevano vantare in quegli anni turbolenti per la storia umana. Vivevano a Vancouver, in una villetta.
Ma, quando Thomas aveva solo sette anni, era incominciata una recessione economica, la Gastac era entrata in crisi e il padre era stato licenziato dal suo superiore, un Maestro dell'OEU con incarichi dirigenziali.
Troppo poco erano durati quei tempi felici.
Ristrutturazione, dissero: le necessità economiche prima di tutto!
Suo padre aveva tentato di lavorare come pilota-autista autonomo, ma per acquistare una aeromobile si era dovuto indebitare. I clienti non erano molti e la concorrenza era spietata: gli affari andavano sempre peggio. Alla fine si era trovato costretto a rivendere l’aeromobile per pagare i debiti e gli interessi.
Si era messo a cercare lavoro come operaio generico e aveva ottenuto alcuni contratti a termine, ma a condizioni umilianti e in contesti precari.
Erano anni di crisi, dicevano i datori di lavoro, e “noi non siamo enti di beneficenza”. E chi poteva dargli torto?
Da quel momento suo padre era cambiato: era diventato cinico, nervoso, irascibile, come non era mai stato prima, ed anche il rapporto con la moglie e il figlio ne aveva risentito. La serenità era svanita, come pure la speranza: la crisi economica perdurava ormai da quattro anni e non si vedevano miglioramenti sostanziali.
Ma poi un bambino cosa poteva capire di queste cose? Io ricordo solo le liti e la miseria…
Tutto ciò ancora provocava in Ariston una amarezza inesprimibile.
La cosa peggiore era vedere suo padre incupirsi, spegnersi…
Thomas aveva adorato suo padre, negli anni felici: era stato il suo punto di riferimento, la colonna della sua vita.
Ma poi la situazione era precipitata: passando da un lavoro temporaneo ad un altro, il padre diventava sempre più tetro, e la sua angoscia, crescendo di giorno in giorno, si stava trasformando in disperazione.
 Che fosse gravemente depresso era evidente da tempo, ma non si era potuto curare in modo adeguato…sì, perché i disoccupati e i lavoratori saltuari non erano in grado di pagarsi l'assicurazione sanitaria e dovevano affidarsi alle istituzioni di assistenza per i poveri: organizzazioni senza scopo di lucro, per lo più religiose.
Il primo ente a cui suo padre si era rivolto era gestito da volontari molto motivati, ma nel contempo molto scettici nei confronti delle cure farmacologiche (che tra l’altro erano costosissime), per cui si limitarono ad una serie di colloqui.
Thomas non aveva mai capito se quei dottori avevano sottovalutato il caso di suo padre o se avevano voluto risparmiare sui farmaci.
Fatto sta che suo padre era sprofondato in un abisso.
A quel punto gli avevano prescritto qualche farmaco molto blando e poco costoso, che non aveva sortito alcun effetto.
Si rivolsero ad altri enti, con risultati analoghi, finché, per disperazione, arrivarono persino ad affidarsi alle cure di un sacerdote che aveva idee particolari sulle cause dei disturbi depressivi e per curarli non utilizzava né farmaci, né colloqui, ma esorcismi.
Niente da fare: anche l’esorcismo non aveva migliorato le condizioni di suo padre.
Alla fine, come accadeva a molti disoccupati di mezza età, in crisi depressiva, anche suo padre era caduto vittima dell’alcolismo.
     Nel giro di pochi mesi anche le sue condizioni fisiche di salute precipitarono.
Una sera non tornò a casa. Lo trovarono morto in una panchina. L’autopsia registrò come causa del decesso un’overdose di alcool e farmaci generici, “quasi sicuramente a scopo di suicidio”.
Il coroner, un Maestro dell’Ordine, come tutti i laureati, aveva posto una mano sulla spalla di Thomas commentando:
Una morte iniqua”.
I Maestri amavano molto gli eufemismi.
Del resto, le parole non costavano niente e a parte quelle Thomas Ariston non ebbe nient’altro.
Aveva nove anni.
Sua madre, una donna forte, aveva reagito lavorando di più, come addetta alle pulizie o cameriera nelle ville dei ricchi.
Lavorò sodo per mantenere il figlio e fargli frequentare scuole di buon livello, visto che, a detta degli insegnati elementari, "il ragazzo prometteva bene".
E’ stato allora che la mamma mi ha spronato a studiare.
Lo aveva fatto con le migliori intenzioni, perché sapeva che le ottime doti intellettive di suo figlio andavano valorizzate.
I risultati non mancarono: Thomas divenne uno studente brillante e molto promettente.
Troppo promettente…
Al termine della scuola superiore, di indirizzo economico-commerciale, incominciò a farsi strada in lui l’ambizione di entrare a far parte dell’Oligarchia.
Era la massima ambizione possibile, e le probabilità di successo erano pochissime, perché in realtà l’Oligarchia non solo riservava i posti chiave ai figli degli stessi oligarchi, ma anche plasmava geneticamente questi stessi figli, con la fecondazione assistita o la clonazione, in modo tale che nascessero già predisposti ad essere dei leader.
In questo, si diceva che avesse proseguito un Programma Genetico antichissimo e segreto, chiamato, in codice, Il Serpente Rosso, e gestito da una società segreta che, secondo alcuni, si faceva chiamare L’Aristocrazia Nera.
L’Oligarchia negava quelle voci, eppure quando, durante il Grande Cataclisma di fine XXI secolo, molte famiglie dell’elite scomparvero misteriosamente, nacquero numerose leggende, con le versioni più disparate, ma tutte concordi su un unico punto: coloro che erano “spariti” facevano parte di un gruppo di Iniziati dediti a pratiche esoteriche.
Thomas non aveva mai dato credito a quelle leggende.
L’unica cosa certa era l’esistenza del Programma Genetico.
Ma la loro genetica ha creato dei mostri.
Nascevano figli apparentemente perfetti, bellissimi, e venivano educati secondo le migliori dottrine pedagogiche. Eppure assai spesso, senza alcuna spiegazione, i rampolli diventavano tristi e fragili e cadevano nella dipendenza di droghe più o meno pesanti.
Invece capitava, paradossalmente, che molti figli della “plebe”, come sprezzantemente veniva chiamata quella stragrande parte dell’umanità che non apparteneva all’Oligarchia, crescessero più sani e più forti, temprati dalle avversità, e dimostrassero di avere tutte le qualità per diventare degli ottimi Maestri dell’OEU.
Questo fatto non era molto gradito agli oligarchi, che vedevano la propria prole decadere, a vantaggio “di quegli straccioni” (così una volta, in un momento di rabbia, li aveva definiti l’onorevole Mary Ann Ripley, Vicepresidente dell’OEU), e tuttavia essi stessi si rendevano conto che c’era bisogno di immettere nell’Ordine del personale valido, per evitare la paralisi dell’economia.

 

Le crisi del XXI secolo hanno lasciato cicatrici evidenti. Per questo hanno ampliato le “borse di studio” per noi “plebei”.
Quel pensiero lo turbò, perché era stata quella “finestra” verso il presunto paradiso degli oligarchi a creare in Ariston un’ambizione smodata che lo aveva condotto poi a tanta sofferenza.
A diciotto anni, dopo uno studio folle, vinse l'ambitissima borsa di studio per l'Università Globale, e si trasferì al campus di Dracon.
 Furono anni durissimi.
All’Università Globale, accanto alle materie economiche, giuridiche, matematiche, statistiche, sociologiche e psicologiche per diventare un perfetto Maestro, si veniva anche, (e soprattutto!), sottoposti ad un condizionamento psicologico continuo e rigoroso, basato principalmente sul “pensiero positivo”, sull’ottimismo della volontà e sulla Programmazione Neuro-Linguistica.
L’uso del lessico “politicamente corretto” era imprescindibile.
Ma il “lavaggio del cervello” avveniva anche in maniera indiretta, attraverso una sorta di moral suasion, una persuasione sottile, per mezzo della quale il codice etico emergeva come corollario immediato delle teorie scientifiche, in ambito sia naturale che sociale.
Dietro a teorie economiche caratterizzate da un formalismo astratto, si celavano delle ipotesi date per scontate, considerate ovvie e naturali e la cui “normalità” si “respirava nell’aria”.
Un “credo” implicito secondo cui, tra l’altro, il libero mercato globale, senza frontiere, era il contesto che garantiva la massima efficienza e l’OEU ne era il Garante supremo, il “gendarme benevolente”, come amava definirsi, e il “solerte soccorritore” nei momenti di crisi.
E le crisi avveniva spesso.
Uno dei dogmi dell’OEU impone che, durante le crisi, gli unici enti da finanziare siano le banche. Mai le famiglie. Mai!
Quel Dogma si scontrava, nella mente di Thomas, col ricordo della sua storia familiare: il licenziamento del padre, i lavori precari, la miseria, la malattia, la mancanza di assistenza valida, il velleitarismo delle organizzazioni caritative, e infine… orribile… l’oscenità di quel cadavere gonfio…
Basta!
Il condizionamento psicologico gli imponeva di “pensare positivo” e di “incanalare la sua rabbia verso direzioni costruttive”: affari, e non politica.
     Ma proprio nella politica Ariston era riuscito a dirottare quel residuo di ossessività che neppure il condizionamento aveva del tutto cancellato. Era una sopravvivenza di idee estranee al Credo dell’OEU: un rifiuto lucido, e non emotivo, alla sua totalizzante imposizione.
Quel rifiuto era tutto ciò che gli restava della sua libertà.
     La lezione della mia infanzia è sopravvissuta a tutte le sovrastrutture che le hanno creato intorno. E’ il miracolo della mente umana ai suoi inizi.
     Provava sempre fierezza a quel pensiero. Era riuscito a trasformare le sue debolezze in quel tipo di forza necessaria per mantenere un margine di autonomia.
      Una forza tranquilla, come dice Yeras.
E non era l’unico a possederla: c’era una “opposizione interna” all’Ordine, un manipolo di idealisti che non riusciva ad accettare pienamente il Credo. Era la corrente cosiddetta "keynesiana” guidata dal Maestro Consigliere Abraham Yeras, e appena tollerata in seno all’Oligarchia, solo per mostrare un minimo di coerenza dell’Ordine nei confronti dei principi politici del liberalismo, a cui diceva di ispirarsi.
 La rappresentanza dei “solidaristi” all’interno del Consiglio Supremo era minoritaria e poco influente.
Però c’è! E l’opposizione ha i suoi diritti!
 Il solo fatto che ci fosse dimostrava, oltre a una certa “tolleranza” del regime, anche il fatto che il Credo non era così granitico come voleva sembrare e che il condizionamento poteva fallire.
La spiegazione di questa resistenza albergava nelle storie personali degli allievi, nella loro individualità, nel loro vissuto.
Ricordava ancora un discorso che Yeras aveva tenuto agli studenti “keynesiani”:
Nell’epoca della menzogna universale, dire la verità è di per sé un atto rivoluzionario
Era una citazione di Orwell, un autore che l’OEU aveva fatto di tutto per screditare, finendo però soltanto con lo screditare se stessa.
Thomas ricordava con nostalgia gli anni in cui si era legato al gruppo di studio di un docente che era stato allievo del Maestro Yeras, e si era laureato con una tesi di stampo keynesiano, che aveva sfiorato l’eresia.
 Ciò gli era costato molti punti in termini di valutazione, nonché varie note di biasimo, ma alla fine tutto gli fu perdonato in considerazione dei “vissuti familiari traumatici”, così recitava il giudizio finale.
Insomma, eretico sì, ma recuperabile.
E in fondo non si erano sbagliati.
Dopo tutto, sono qui, al loro servizio!
Ricordò come era stata orgogliosa di lui sua madre: aveva pianto di gioia il giorno in cui era stato proclamato Maestro dell'OEU e dopo tanti sacrifici, giustamente, si aspettava che il figlio ottenesse un lavoro che permettesse anche a lei di condurre finalmente una vita agiata.
Povera mamma, ancora si illude che ci sia sicurezza in questo sistema…
      All’inizio tutto era sembrato perfetto.
Come premio di laurea dall'Università aveva ricevuto in “leasing” a prezzo vantaggioso: un androide personale di sesso femminile straordinariamente realistico, un bonus per una plastica globale del proprio corpo e un kit standard per la riproduzione artificiale (era stato da poco autorizzato l’utilizzo di incubatrici bio-tecnologiche al posto delle “madri surrogate”). Il tutto per un valore equivalente a 10000 crediti, anticipati come “prestito d’onore” a tasso zero da restituire entro cinque anni dalla prima assunzione ad incarico “di formazione”.
Ma io ho atteso un po’…
Dopo la laurea, aveva viaggiato per vedere ciò che restava di bello sulla Terra, prima che anche questo fosse distrutto. Poi aveva comprato una casa nuova per sé e sua madre a Dracon, nell’illusione di inserirsi nella vita mondana della classe dirigente. Ma presto quella vita ad Ariston era divenuta estranea: anzi lo era sempre stata.
Alla mamma piaceva però, si sentiva finalmente rispettata…
Ma quella vita era molto costosa, e bisognava lavorare sodo per mantenere gli standard imposti dalle mode dell’Oligarchia.
Il suo primo incarico con contratto fisso, fu come contabile in una azienda di Hong Kong: guadagnò discretamente, poté mandare molti crediti alla madre, la quale, inebriata dalla nuova situazione, incominciò a spendere in modo preoccupante. Ciò rendeva ancor più necessario ad Ariston lavorare ulteriormente e fare carriera.
Carriera io? Come ho potuto illudermi?
Il suo “vissuto traumatico”, così come l’eresia keynesiana, non erano stati dimenticati nelle alte sfere e il suo carattere resistente al condizionamento gli costò quasi subito una nota di demerito ed un incarico “di punizione, come supervisore di una azienda di riso in Bangladesh, nel fangoso delta del Brahmaputra, una delle zone più inospitali del pianeta.
Lì era rimasto per due anni, tagliato fuori dal mondo, e stordito dal clima monsonico a cui era quasi impossibile adattarsi.
Poi, non avendo ancora ottenuto la fiducia dei superiori, ebbe un contratto triennale presso le rovine di Kandahar, come direttore di una piccola azienda agricolo-chimica produttrice di oppio e di morfina a fini medici.
Volevano farlo cadere in tentazione.
Hanno sperato che mi drogassi. Mi hanno messo alla prova, nel deserto freddo e roccioso con un popolo di fanatici oscurantisti.
Speravano che cedesse al fascino dell’oppio, e invece, con grande sorpresa di tutti, lui aveva resistito, e l’azienda aveva persino ottenuto dei buoni rendimenti.
Mi hanno rivalutato perché ho saputo tener buoni i terroristi con qualche donazione sottobanco. O mi adattavo, o mi avrebbero ucciso. Forse per me sarebbe stato meglio, ma per mia madre…
Aveva scelto la vita, ed era sceso a compromessi.
La vita è tutta un compromesso.
Questo gli era valso il perdono delle alte sfere e il diritto di tornare a lavorare a Dracon.
Poi era arrivata la chiamata di Marfol e l'incarico di Maestro Dirigente alla Spotlight di Montreal, ultimo baluardo contro l’espansione della Alpha-Omega.
Una bella promozione che farà felice la mamma…
Le avrebbe parlato solo dei benefici di quella promozione, tacendo i rischi, per non farla preoccupare.
       Sì, sarà felice…
Ma lui…lui, Thomas Ariston, era felice? Che domanda fuori luogo!
Un giorno aveva provocato un docente universitario con un intervento sul fatto che la maggioranza della popolazione viveva un’esistenza infelice.
Il vecchio volpone lo aveva fissato con un’espressione di disgusto: “E chi ha mai detto che gli uomini debbano essere felici?”
Thomas non aveva saputo replicare, e dopo tanti anni non era certo di aver trovato le parole giuste. Rimase a lungo a pensarci, anche quella sera, dopo essere salito sull’aerotaxi che l'avrebbe riportato a casa da sua madre.
Non trovò risposta.
Forse non c’erano risposte.
Forse…



 Cast

Keanu Reeves nel ruolo di Thomas Ariston
Hillary Clinton nel ruolo dell'onorevole Mary Ann Ripley, Vicepresidente dell'Ordine Economico Universale




domenica 14 agosto 2016

Alpha-Omega. Capitolo 2. Il Nuovo Ordine Mondiale e i segreti di Emily Van Garrett








                                  Una volta parlando con una Veridica le chiesi se pensava
                                  veramente che io fossi pazza e lei mi rispose: «Una di noi due
                                  lo, è, mia cara Emily…una di noi due lo è…».

                                           EMILY VAN GARRETT

                           
           Emily Van Garret uscì dall’ufficio della Dottoressa Julia Jones con la netta consapevolezza di avere parlato troppo.
Il senso di colpa per non essere stata all’altezza della situazione le ghermì lo stomaco, e dovette respirare a fondo per ritrovare la calma.
Ma poi la colpa non era tutta sua! Era di quella maledetta strizzacervelli che suo cognato le aveva messo alle calcagna.
La Jones è troppo abile! è una Veridica, oltre che una psichiatra…
I Veridici sapevano interpretare anche i minimi segni per stabilire se un testimone diceva la verità.
Però anche le Veridiche eminenti come la Jones potevano sbagliare, specie se avevano davanti un Maestro dell’OEU: per l’Ordine Economico Universale, l'ente preposto al governo del Nuovo Ordine Mondiale, l’autocontrollo ferreo dei propri adepti era la regola basilare, che si otteneva mediante il famoso “condizionamento psicologico”.
Ed Emily aveva ottenuto a pieni voti il titolo di Maestro dell’Ordine.
Ma erano altri tempi…avevo dieci anni di meno, e in questo decennio è successo di tutto.
Quegli anni l’avevano logorata nello spirito.
Si sentì stanca, ma era una stanchezza dell’anima, pallidamente venata da una dolorosa screziatura di cupio dissolvi.
     Prima della seduta con la Jones, Emily si era riproposta di non dire nulla o quasi, e invece, alla fine, si era trovata costretta a fare alcune ammissioni.
Le sue domande erano troppo ben formulate…c’è lo zampino di Charles! 
     Ebbe un gesto di stizza al solo pensiero di suo cognato e con una mano colpì uno dei robot-uscieri che pattugliavano il corridoio dietro l’ambulatorio.
Se ne pentì subito, pensando alle telecamere che riprendevano tutti i locali nella grande Piramide della Alpha-Omega.
Aveva dato loro un argomento in più per sostenere la tesi della sua incapacità di intendere.
Ci stavano riuscendo.
Lui e mia sorella Amanda…e i cortigiani!
C'era un complotto ai suoi danni che faceva parte di una più ampia Cospirazione, di cui lei sapeva troppe cose per poter essere lasciata libera di agire e soprattutto di parlare.
Il modo migliore per metterla a tacere era farla dichiarare pazza.
Le stavano provando tutte per farla crollare e se ci fossero riusciti l’avrebbero anche fatta interdire, magari con una bella diagnosi di paranoia firmata dai Veridici più quotati.…e così non sono avrebbero ottenuto il controllo del suo consistente pacchetto azionario nella Alpha-Omega, ma sarebbero anche riusciti a zittirla per sempre.
Loro sospettano di me! E non si sbagliano!
Emily era l'ultimo ostacolo che si frapponeva tra i vertici della Alpha-Omega e la conquista della maggioranza nel Consiglio dell'OEU.
Se Emily avesse rivelato i segreti della Alpha-Omega e del suo inspiegabile successo, sarebbe potuto accadere di tutto.
Ed era chiaro che sua sorella Amanda e il marito di lei, il Maestro Charles Louis Correnson, Presidente della Alpha-Omega Investment Corporation, erano disposti a tutto pur di far tacere Emily Van Garrett.
 Ma lei aveva ancora molti alleati e diverse carte da giocare…persino un asso nella manica.
Respirò di nuovo profondamente e cercò di rilassarsi.
Non era facile, ma non poteva certo permettersi di cedere ora, a un passo dal momento cruciale.
Se io crollo, sarà la fine per tutti. Per tutti! Nessuno escluso…
Il peso della responsabilità la stava schiacciando. Ma non era solo questo.
Da quando suo padre era morto, dieci anni prima, niente aveva più funzionato nella sua vita. Se solo fosse vissuto un po’ più a lungo, non avrebbe mai permesso a Correnson di rovinare tutto.
Questi pensieri non mi aiutano…
E allora, che fare? Da mesi stava meditando sulle strategie: il piano era quasi del tutto definito. I contatti con le persone giuste erano stati presi e i segnali necessari erano stati lanciati… non restava che attendere gli eventi e prepararsi ad intervenire appena se ne fosse presentata l’opportunità.
Devo reggere ancora per un po’…presto tutto sarà compiuto…
Anche per lei sarebbe arrivato il momento in cui poter esclamare: consummatum est.
Ancora pochi mesi, forse anche meno e la Cospirazione sarebbe stata svelata, se i suoi calcoli erano esatti.
Dovevano essere esatti! In questo si fidava ciecamente dei dati che gli sussurravano all'orecchio i suoi informatori, coloro che la tenevano in contatto con Nayan e con i ribelli.
Di Nayan mi fido!
Pensare a lui la faceva sentire meglio…
Ma nessun Veridico avrebbe mai dovuto nemmeno sospettare tutto ciò!
Per fortuna le rivelazioni di quel giorno non avevano nemmeno sfiorato quel delicato “versante” dei suoi segreti.
Però quanta energia le costava quella recita!
Sono stanca, stanca, stanca…
In fondo al breve tratto di corridoio, trovò il suo seguito di androidi, guardie del corpo e dame di compagnia. Persino di loro aveva incominciato a dubitare: tutti ormai potevano tradirla, soprattutto ora che le voci sulle sue presunte turbe psichiche avevano cominciato a circolare alla Corte di Correnson.
Ah, erano stati abili! Un’ottima strategia!
E poi c’era quella maledetta Jones! Le sue domande…i suoi perché…
 Non c’era modo di eludere quei test.
Se si fosse tirata indietro, però, avrebbero sospettato di più.
Il Giuramento dell’Ordine parlava chiaro: “Nessuno può rifiutarsi di essere sottoposto a perizia psichiatrica e ad esame veridico”.
Certo, se solo avesse anche lontanamente immaginato come sarebbero andate a finire le cose, mai avrebbe accettato di entrare a far parte dell’Ordine, ma allora era una ragazzina inesperta e suo padre era appena mancato.
Basta con questi pensieri!
Notò lo sguardo muto e interrogativo del suo seguito, che attendeva le sue decisioni.
Rimase per un attimo incerta su come trascorrere il resto della giornata. Avrebbe avuto molti lavori da concludere, ma si sentiva troppo male.
Cercò di non lasciar trapelare il suo disagio, mantenendo il consueto atteggiamento altero che metteva in soggezione tutti coloro che le stavano intorno. Era consapevole di essere una donna di rara bellezza naturale ed innata eleganza: alta, snella, sguardo intenso, labbra carnose, lunghi capelli scuri. Aveva una classe, un garbo nei movimenti, nei gesti, nelle parole, che le davano autorevolezza.
«Andiamo nel mio giardino pensile» ordinò, dirigendosi verso l’ascensore. Il corteo di servitori la seguì senza fiatare. Nessuno osava contraddirla e nemmeno interloquire senza essere interrogato.
Il guaio di crescere come regine. Si diventava glaciali…
Ah, se solo potessi permettermi di amare qualcuno…di fidarmi…
E invece neppure sua madre e sua sorella Amanda erano affidabili.



Mio padre era affidabile, mia zia Greta lo era…
A dire il vero Greta era una pro-pro-zia, che nascondeva molti segreti ed era sparita nel nulla, come quella parte di umanità che si era volatilizzata ai tempi del Grande Cataclisma.
Chi era rimasto sulla Terra, aveva dovuto piegarsi al dominio dell’Ordine Economico Universale e, all’interno di esso, a quello dell’Alpha-Omega Investment Corporation.

E lei, come azionista di rilievo della società, continuava ad essere un bersaglio di chiunque volesse conquistarne il controllo, familiari compresi.
Anzi, lo erano meno di tutti gli altri. E gli amici…bah…quali amici? Aveva solo alleati, e nessuno era all’altezza della situazione…
L’amicizia era un’altra cosa, e l’amore, poi, meglio non parlarne, in quel momento e in quelle condizioni…no, non era il caso.
Aveva un bel domandare la Jones: “Perché”? Nemmeno lei, Emily, riusciva veramente a capire perché le cose dovevano andare così, e soprattutto perché anche in passato erano andate in quel modo…
A parte l’elemento di predestinazione, se così si poteva chiamare l’insieme di circostanze che avevano determinato quel maledetto imbroglio della Alpha-Omega, c’era da capire come mai lei stessa avesse deciso di seguire una strategia alternativa a quella di Correnson.
Lui aveva sempre voluto eliminarla: era un intralcio nel suo “grande disegno”.
 Quindi all’inizio per lei si era trattato solo di una legittima difesa…ma poi…
Poi aveva capito tutta la verità, e si era resa conto delle conseguenze del piano di Correnson. Conseguenze che avrebbero riguardato tutti…
Rabbrividì al pensiero.
Appena l’ascensore arrivò alla piattaforma di imbarco, si introdusse nella sua navicella personale, sempre col suo seguito dietro. Ogni volta che saliva sul suo mezzo di trasporto aveva per un attimo il timore di un incidente…magari provocato dagli uomini di suo cognato…
No, non gli converrebbe agire in modo così scoperto.
 La guerra sarebbe esplosa troppo presto per gli interessi di Correnson… dopotutto il Grande Maestro Orcfeller non era ancora morto e uno scandalo non sarebbe giovato certo alla causa della Alpha-Omega.
C’erano dei tempi ben precisi, e tutti lo sapevano.
Emily si sedette nel suo divano, accanto al finestrino e osservò il paesaggio sotto di lei. La Piramide di plastacciaio, cemento e vetroresina della Alpha-Omega si ergeva mostruosa a fianco della navicella.
C’erano voluti solo pochi mesi per erigere quell’immenso Moloch, una vera è propria montagna d’acciaio alta 2000 metri standard, nel bel mezzo di un deserto di asfalto.
     La nuova Torre di Babele! Il monumento a Correnson! Mio padre non avrebbe mai permesso una simile mostruosità…
E pensare che quelle zone dell’antico Quebec un tempo erano state ricoperte di foreste! Vicino ai grandi laghi, alcune erano sopravvissute persino alla grande crisi della fine del XXI secolo.
Se chiudeva gli occhi, Emily poteva ancora rivedere nella memoria le ultime foreste e praterie degli anni della sua infanzia…quando suo padre, lasciate le zone ormai allagate dell’Olanda, si era trasferito nelle campagne vicino a Montreal.
Altri tempi!
Altra felicità fingendo al viver mio…
Nel giro di vent’anni la Alpha-Omega aveva devastato anche quel poco di verde che il Canada francese era riuscito a conservare.
Hanno distrutto ogni cosa, e questo è solo l’inizio!
Scacciò l’orrendo pensiero…non voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto succedere se…
Ma poi non era solo la paura per la sorte del Quebec: ciò che era accaduto lì erano solo la prova generale per quello che sarebbe accaduto all’intero pianeta, forse persino all’intero sistema solare…
Se rivelassi ciò che so mi prenderebbero per pazza!
I profeti inascoltati erano sempre presi per pazzi…
“Vox clamantis in deserto”: voce di uno che grida nel deserto.
Quello era il suo motto.
Sorrise fra sé, mentre la navicella si avvicinava ad un enorme giardino pensile, che sporgeva dalla Piramide a mo’ di terrazza ricoperta da una serra.
«Ecco, il mio piccolo paradiso artificiale! Il mio Petit Trianon» esclamò mentre vi entravano: «Ditemi la verità ragazze, è molto più bello, intimo e accogliente dei giardini della Nouvelle Versailles di mio cognato!»
Le dame di compagnia sorrisero diplomaticamente, annuendo senza sbilanciarsi troppo.
Emily sospirò.
Avevano paura di Correnson, alcune persino lo rispettavano e forse avevano già deciso di stare dalla sua parte.
Gli uomini hanno sempre preferito le tenebre alla luce… non vogliono sapere, non vogliono vedere, si rifiutano di farlo.
Lo avrebbero fatto anche stavolta?
Era quasi sicuro, ma esisteva un barlume di speranza.
«Fate il bagno con me?»
Almeno quello!
Non lasciatemi sola!
Il tepore che regnava in quell’Eden la fece sentire meglio.
Mentre si svestiva e si immergeva nelle acque della piscina, le ritornarono in mente i bagni che faceva nell’ultimo dei Grandi Laghi: l’acqua era fredda, ma tutto era così bello. Ora quel lago era stato prosciugato per favorire la costruzione di Nouvelle Versailles.
Non ho saputo impedire che tutto ciò venisse distrutto, ma posso ancora impedire il peggio…




sabato 13 agosto 2016

Arianna Huffington: la parabola di una moglie miliardaria divenuta icona dei Radical-Chic





Arianna Huffington (nata Arianna StassinopoulosAtene15 luglio 1950) è una giornalista e scrittrice greca naturalizzata statunitense, nota per aver fondato The Huffington Post, uno dei blog più letti ed influenti degli Stati Uniti.
Figlia di Konstantinos e Georgiadi Stasinopoúlou, Arianna è nata ad Atene e ha studiato al Girton College dell'Università di Cambridge.
Negli anni ottanta si trasferì a New York, dove intraprese la professione di scrittrice e giornalista, occupandosi soprattutto di politica. 
Dal 1986 al 1997 è stata sposata con l'imprenditore e politico repubblicano Michael Huffington, deputato alla Camera dei Rappresentanti dal 1993 al 1995. Dal matrimonio sono nate due figlie: Christina Sophia e Isabella Diana. Poco dopo il divorzio dei due, Michael dichiarò ufficialmente la propria bisessualità e divenne un attivista per i diritti LGBT.
Nel corso degli anni il suo schieramento politico è cambiato varie volte: all'inizio considerata una voce conservatrice di destra, nel 2003 si candidò alla carica di governatore contro il repubblicano Arnold Schwarzenegger presentandosi alle elezioni in california come indipendente, per poi rivendicare la propria appartenenza al Partito Democratico nel 2008.
Nel 2005 Arianna Huffington ha fondato un giornale on-lineThe Huffington Post, divenuto ben presto uno fra i più seguiti a livello mondiale.
Fin qui i fatti.
Ora, noi non vogliamo mettere in dubbio il talento giornalistico della signora Huffington, ma ci interessa seguire la sua parabola umana e professionale, perché rappresenta un prototipo, un ideal-tipo, dell'evoluzione dei miliardari del mondo occidentale, che a un certo punto della loro vita hanno capito che il modo migliore per difendere il proprio status sociale e aumentare addirittura il proprio prestigio, il proprio potere e anche la propria ricchezza, era schierarsi con la sinistra "liberal", puntando tutto sulle battaglie per i diritti civili e mettendo in secondo piano quelle per i diritti sociali.
Un elemento comune a molte giornaliste o donne di successo che si ispirano alla Huffington è quello di farsi conoscere, inizialmente, attraverso un matrimonio prestigioso o comunque una frequentazione del jet set.
Il paradosso è che dopo una gavetta di questo tipo, che ricalca vecchissime strategie di tipo seduttivo tutte interne ad un contesto maschilista, queste mogli miliardarie mettono su, con i soldi del marito, la propria impresa e si scoprono eroine del femminismo, pur continuando a firmarsi con il cognome del coniuge.
In fondo è anche la storia di Hillary Clinton, che si chiamerebbe Hillary Rodham, ma con quel cognome nessuno se la filerebbe, o di Angela Merkel, che usa ancora il cognome del primo marito da cui ha divorziato secoli fa.  Al riguardo vi rimando alle biografie non autorizzate che ho scritto in questo blog sia di Hillary ("la guerrafondaia che piace ai radical-chic") e di Angela ("la ragazza dell'est").
Ma torniamo alla Huffington.
Folgorata sulla via di Washington, Arianna Huffington ha scoperto che per sdoganarsi nel mondo snob dei salotti buoni radical chic era necessaria una rivoluzione formale, che, pur salvando la struttura filo-capitalistica e filo-globalizzazione del suo "pensiero" economico, desse una patina di sinistra al suo blog.
Attenzione però, quando si parla di sinistra radical-chic non si intende più qualcosa che abbia a che fare con un progetto di stato sociale o di socialdemocrazia, concetti che sono stati sbrigativamente messi in cantina nell'ultimo decennio, complice la Grande Recessione e il Nuovo Ordine Mondiale che ne ha approfittato per imporsi.
Ora per dirsi di sinistra, secondo i radical chic, basta essere favorevoli all'immigrazione indiscriminata e ai matrimoni gay con adozioni e maternità surrogate, il tutto condito con qualche superficiale riverniciatura femminista e ambientalista, più di facciata che altro, perché si ferma subito di fronte al rispetto paradossale del velo islamico, della tecnologia più futile e del mondialismo guerrafondaio di chi vuole esportare la democrazia a suon di bombardamenti, colpi di stato, finanziamento di gruppi eversivi e di rivoluzioni arabe o ucraine più o meno colorate.
Arianna Huffington ha rappresentato la quintessenza di tutto questo e non è un caso che l'Huffington Post italiano abbia trovato spazio tra le colonne di Repubblica, il salotto buono dei perbenisti radical-chic delle terrazze romane.
Ora che la Huffington ha fatto soldi a palate grazie ai suoi amici radical chic e al gregge di chi li segue, ha deciso di dedicarsi all'imprenditoria nel campo della sanità, dove certamente troverà un ottimo business, dal momento che si può sempre fare affidamento sul fatto che gli esseri umani si ammalano continuamente e che la sanità pubblica, nonostante i proclami dei progressisti, continua a perdere colpi e a non garantire affatto il diritto alla salute, che invece dovrebbe essere una preoccupazione primaria.
Vedremo se l'azienda della Huffington offrirà cure a buon mercato oppure continuerà a rivolgersi al suo salotto buono di miliardari col cuore a sinistra e il portafoglio saldamente a destra.