domenica 24 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 20. Amasis si allea con Horemab ed Indis



Horemab si complimentò con Amasis per il successo della missione:
«Hai agito con una saggezza superiore alla tua età. E questo ti fa onore. Del resto sei un egiziano, come me! Domani vieni nel mio studio: voglio capire quali sono le tue idee in politica»
Il giorno successivo, nello studio del Primo Consigliere Horemab, Amasis trovò anche la regina Indis.
Nonostante i suoi quarantadue anni, anche Indis, come la sua rivale Pasifae, sembrava ancora una ventenne: era snella, sempre truccata e acconciata in modo impeccabile, secondo lo stile delle regine egizie, a cui assomigliava nei suoi tratti mediterranei e orientaleggianti, negli occhi e capelli corvini e nell’incarnato olivastro, solo parzialmente schiarito dalle pomate, dalla cipria e dall’abitudine di stare all’ombra.



Seguiva la moda egizia anche nell’abbigliamento, e ostentava sempre gioielli e monili d’oro, incastonati di gemme, vesti fantasiose di seta chiara splendente, decorata con brillanti e unita ad altri tessuti pregiati.
Pasifae una volta aveva commentato questo sfarzo con la sua consueta ironia:
«Si addobba come la statua della Dea Madre, perché crede di compensare con i vestiti ed i gioielli il fatto che conta sempre di meno e che non si concede amanti»
La sobrietà occidentale di Pasifae puntava tutto sulla naturale bellezza del suo corpo e del suo viso, a cui riservava una cura estrema: «Tutto il resto sono orpelli di cui una donna attraente e sicura di sé non ha bisogno»

Amasis si trovava affascinato da entrambe le regine, che anche nel loro aspetto in realtà comunicavano la loro convinzione politica: Indis la sua affinità con l’Oriente e con il Sud, sia come modello di governo che come alleanze diplomatiche e commerciali, Pasifae con l’Occidente e con il Nord, per quanto la Colchide fosse posta al crocevia tra i vari mondi e ne mescolasse le influenze.

«Allora Amasis» incominciò Horemab «ho appena raccontato a sua maestà Indis il tuo piccolo capolavoro di diplomazia»
«Veramente notevole» commentò Indis sistemandosi un prezioso diadema nei capelli.
«Siete troppo generosa maestà… io ho solo fatto da messaggero»
«Sarebbe più esatto dire da mediatore» precisò Horemab.
«Abbiamo avuto modo più volte di apprezzare questa tua dote» disse Indis «Che certamente è innata nel grande popolo egizio» e sorrise a Horemab, che fece un breve inchino di ringraziamento.



«Ora noi vorremmo che tu ci esponessi il tuo pensiero sulla politica del regno» disse il Primo Consigliere.
«E senza ostentazioni di umiltà» puntualizzò Indis «Sappiamo che sei stato educato bene alla scuola di Edelmas, e che non ti mancano le cognizioni né l’intelligenza per esprimere un giudizio»
Amasis annuì:
«Io credo che l’Impero di Creta si sia sovraesposto militarmente, investendo troppe risorse nei presidi dell’Ellade, che sono stati troppo frammentati tra le singole città, il che li rende molto vulnerabili. Se gli Achei decidessero un giorno di ribellarsi a noi, potrebbero farlo con molta facilità. La regina Pasifae si fida troppo delle alleanze matrimoniali: sono un’arma a doppio taglio, perché offrono ai sovrani achei delle pretese ereditarie nei nostri confronti»
«Eccellente!» esclamò Horemab e Indis annuì, con un accenno di sorriso.
«Pasifae dice però che gli affari che i nostri mercanti hanno concluso con gli Achei ci hanno permesso di risanare le nostre finanze» osservò Horemab.
«Tu come risponderesti a questa obiezione?» volle sapere Indis.
«Se avessimo concentrato la nostra presenza militare in Fenicia avremmo guadagnato dieci volte tanto!» rispose Amasis.
«Ottimo!» lo elogiò il Primo Consigliere «E riguardo alla politica interna?»

«L’equilibrio su cui Creta si è retta per secoli si basava su un patto paritario tra la monarchia, l’aristocrazia militare, il clero, la burocrazia di Palazzo e i mercanti.
Da quando però Pasifae è co-reggente, il potere dei mercanti è aumentato in modo abnorme, come anche il numero degli schiavi. Inoltre la Guardia reale sta diventando un potere autonomo, in grado di condizionare la successione al trono e le vicende della monarchia. Tutti questi cambiamenti mettono a repentaglio l’equilibrio secolare dell’Impero»
Horemab annuì vigorosamente e Indis sorrise compiaciuta.
«Vedo con gioia che condividi pienamente le idee del partito che fa capo a sua maestà Indis, a cui va la mia fedeltà personale» disse il Primo Consigliere «Da domani ti voglio al mio fianco, nel cuore dell’amministrazione del regno. Tu mi osserverai e imparerai da me quello che è necessario per diventare sempre più influente nel Consiglio degli Scribi, dove abbiamo ancora la maggioranza»
«Nelle nostre intenzioni» intervenne Indis «tu diventerai il nostro candidato alla successione di Horemab contro le mire di Taron, l’amante di Pasifae»
«Maestà, io non so come…»
«Oh, non devi ringraziarci. Noi facciamo solo gli interessi del nostro Impero» lo interruppe Indis «Sotterriamo dunque l’ascia di guerra che ci ha inutilmente opposto fino ad oggi. Noi ti chiediamo solo un’assoluta fedeltà nei nostri confronti»
Amasis annuì.
Indis allora lo prese sottobraccio e gli sussurrò a bassa voce:
«Edelmas mi ha assicurato che Catreus ormai è infatuato da nuovi favoriti, belli, ma sciocchi. Né il re né quei ragazzotti ti daranno alcun fastidio, di questo mi faccio garante. D’ora in avanti tu sei mio!»





 E accentuò quel “mio” in modo particolare.
«Mio in tutti i sensi. E’ tempo che, almeno in questo, io segua l’esempio di Pasifae, ora che la mia età non più fertile mi esonera dal fastidio di quelle odiose pozioni» gli sorrise, per la prima volta in maniera complice «Ah, un’ultima cosa. Ho capito cosa provi per mia figlia Afrosina, e credo che tu sia ricambiato. Ma tra voi potrà esserci solo una fraterna amicizia. Se dovesse scoppiare uno scandalo, la tua graziosa testa assaggerà il metallo dell’ascia bipenne. Credo di essere stata sufficientemente chiara
Amasis annuì.
Ancora una volta il suo destino era stato deciso da altri. La sorte lo innalzava ai vertici del potere e della dinastia, ma gli chiedeva il supremo sacrificio: rinunciare al vero amore: “In fondo, rimango sempre uno schiavo”
Indis si congedò dal Primo Consigliere Horemab e tornò a rivolgersi ad Amasis: «Se ora mi vuoi seguire, potrai renderti conto personalmente che gli appartamenti privati della regina sono molto più accoglienti di quelli del re»




Il Trono del Toro. Capitolo 19. Le scelte di Amasis



Amasis si agitava nel sonno.
Sognava di camminare lungo un corridoio del Labirinto, inseguito da un nemico senza volto e senza nome. Sentiva di essersi perso, però vide l’ascia bipenne del defunto Minosse incombere su di lui, e vide il re Catreus che la impugnava e l’alzava sopra il collo di sua figlia, urlando: «Prometti, Afrosina!» e lui si avvicinava alla principessa, la prendeva in braccio e fuggiva con lei lontano, nei giardini, nei campi…



Ma una voce di donna ben conosciuta lo fermò:
«Non puoi sfuggire al tuo destino: chi entra nelle vicende della dinastia non può più uscire dal gioco del potere. E quando si gioca al gioco del trono o si vince o si muore!>>



La donna bionda, bellissima, dagli occhi di ghiaccio, sostituì Afrosina nel suo abbraccio ed egli ebbe un brivido di terrore: «Pasifae, no! Lasciami stare! Io non c’entro…»






E la donna bionda lo sovrastava:
«Tu non puoi più chiamarti fuori! Non ci sono terre di nessuno!»
Amasis fuggiva di nuovo inseguito dalla bellissima donna bionda, e si ritrovò ancora davanti all’ascia bipenne di Minosse, e rivide Catreus ed Afrosina.
Ora però stavano parlando, anzi urlando.
Le urla di costoro rimbombavano nella sua mente. «Prometti!» urlava Catreus, ubriaco e folle.
«Nel gioco del potere o si vince o si muore» urlava Pasifae, divenuta alta, terribile, gigantesca.
Amasis si svegliò di soprassalto in un bagno di sudore.



Era mattino inoltrato… chiamò subito un suo inserviente e disse:
«Fa' venire qui Edelmas e Gabaal! Subito! Ho bisogno di amici fidati… Ah, portatemi un po’ di estratto di papavero… devo calmarmi…»
Si fece preparare un bagno tiepido, vi immerse gli incensi dell’Oriente, e si adagiò nella vasca.
Poco dopo arrivò la bevanda: ogni tanto ne aveva bisogno per vincere l’angoscia che la sua situazione gli stava provocando.
Si sentì subito più rilassato.
Il capo degli eunuchi Edelmas e quello degli schiavi Gabaal giunsero quasi contemporaneamente.



Amasis sapeva di aver bisogno del loro appoggio: Edelmas aveva avuto molti fondi per la scuola dei novizi, da quando Amasis era divenuto Consigliere, e gli era stato promesso che presto nuovi favoriti del re avrebbero del tutto sostituito Amasis nel talamo di Catreus .
Ormai Amasis era per il re come un figlio, non più un amante.
Gabaal era sempre stato fedelissimo al ragazzo che anni prima aveva condotto con sé in lettiga dalla tenuta del mercante Fargas, dandogli i primi consigli su come sopravvivere a corte.
Sia Edelmas che Gabaal provavano un affetto paterno per Amasis, rafforzato, ovviamente, dalla consapevolezza che l’ex schiavo egizio stava diventando  sempre più potente nella dinastia.
«Amici miei!» disse Amasis, sempre disteso nella vasca da bagno «Ho bisogno del vostro consiglio e della vostra saggezza, ora più che mai. Come saprete il re Glauco è morto e l’impero è sull’orlo di una guerra civile. Ieri Pasifae in persona è venuta da me e mi ha chiesto di intercedere con Catreus e Indis, ma io temo di fare il passo più lungo della gamba. Ho paura di suscitare le ire della coppia reale e di cadere in disgrazia. Già loro sospettano che tra me e Afrosina ci sia più di una amicizia, il che è falso, naturalmente, ma i maligni faranno di tutto per mettermi in cattiva luce. Non so che fare. Non so nemmeno da dove cominciare. Ho paura!»

«Una giusta dose di paura evita di compiere dei passi avventati» commentò Edelmas, aggiustandosi la parrucca e spandendo un profumo di violette.
«Ma non devi nemmeno farti paralizzare dalla paura» aggiunse Gabaal

«Sì, questo è ovvio, ma concretamente non ho idea di come muovermi. Ho già avuto troppi favori da Catreus»
«Favori che tu non hai chiesto» disse Edelmas, lisciandosi il doppio mento.

«Dimentichi Afrosina. Ho chiesto al re di perdonarla davanti a tutti, e sono stato esaudito»



«Il che ti ha fatto acquisire credito presso Indis» fece notare Gabaal.

«Sì, da allora Indis non mi ha più attaccato, ma da qui ad essere mia alleata ce ne corre, anche se in politica la pensiamo allo stesso modo»

«Questo lei deve capirlo, e nessuno meglio del Primo Consigliere Horemab può farglielo capire» suggerì Edelmas.



«Horemab mi considera solo un ragazzino alle prime armi: non mi darà mai ascolto. No, l’anello debole resta Catreus, ma bisogna riuscire a presentargli la questione in modo da non urtare la sua suscettibilità»

«Devi cercare di fargli credere che tu sei un semplice messaggero, e non un vero e proprio mediatore» fu l’idea di Edelmas, che sorrise compiaciuto del proprio intuito.
«Lo farò senz’altro. Ma poi alla fine devo assicurarmi che Catreus accetti la proposta di Pasifae. E se lui la rifiutasse?» chiese Amasis.
«Devi fare in modo che il tuo messaggio renda molto credibile la forza di Pasifae e di conseguenza le sue minacce. Catreus si spaventerà e convincerà Horemab ad accettare l’accordo. Horemab convincerà poi Indis» fu la conclusione di Gabaal.

«Sì, mi avete convinto. Se l’accordo andrà in porto, ci saranno promozioni per tutti e anche per voi» dichiarò Amasis «Vi ringrazio molto, amici miei. Ora, se permettete, mi devo asciugare e preparare per l’incontro con il re»
Edelmas e Gabaal uscirono con un leggero inchino.
Amasis uscì dalla vasca, si avvolse in teli di lino, e incominciò a pensare a ciò che avrebbe detto al re.



L’incontro si svolse con più facilità di quanto Amasis avesse pensato.
Catreus si mostrò molto più ricettivo del previsto: la morte di Glauco lo aveva reso più arrendevole.
«Accetto l’accordo!» decise senza tentennamenti e poi, rivolto ad Amasis: «Va a chiamare Horemab. Stileremo insieme la nostra controproposta, poi la faremo leggere a Indis e cercheremo di fargliela digerire»

sabato 23 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 18. La morte di re Glauco e la seconda crisi dinastica



Cersei and the Dead King by Andrew Theophilopoulos:

Pochi mesi dopo il re giovane, Glauco, si ammalò di una strana febbre, che lo consumò fino alla morte in pochi giorni.
La moglie Arethusa, incinta, si disperava.
Pasifae appariva preoccupata, ma per qualcosa che non aveva niente a che fare con la morte di suo figlio.
Arethusa si indigno:
«Glauco mi raccontò che anche quando morì Arianna sei rimasta impassibile. Non ci volevo credere, ma ora capisco perché lui ti odiava così tanto»



Pasifae ignorò le parole della nuora:
Devo impedire che il bambino che questa ragazzina porta in grembo erediti la corona che spetta me e a Sarpedon!
Si recò dai suoi sostenitori di sempre, che attendevano nella stanza accanto per avere notizie del re.
«Il re Glauco è morto. Ma la co-reggenza di Minosse XVI deve continuare»
Tutti rimasero agghiacciati dalle parole prive di sentimento della regina madre, pur rendendosi conto razionalmente che la cosa era nel loro interesse.
«L’erede naturale è mio figlio Sarpedon, ma è soltanto un bambino e non intendo sovraccaricarlo con tutte le formalità di un’incoronazione e delle infinite cerimonie di corte. Basta un semplice pronunciamento del Consiglio Reale che attribuisca a me non solo la reggenza, ma anche la facoltà di regnare come se fossi il Minosse XVI, mi capite? Un po’ come la regina Hatshepsut in Egitto, la prima donna che ha regnato col suo nome nella storia, con la finzione meramente formale che fosse un uomo»

«Maestà… ricordate che fine fece la regina Hatshepsut?» disse il capo delle guardie reali Radamanthus.
«Regnò ventidue anni gloriosamente, poi suo nipote, la fece uccidere in una congiura di palazzo. Sono i rischi del potere. Ed io sono pronta a correre questi rischi!»

«Il clero si opporrà» fece presente il capo dell’esercito.
Pasifae agitò la mano in gesto di disprezzo:
«Del clero non m’importa nulla! Voglio sapere cosa farà l’esercito, e la marina!» e guardò gli alti ufficiali e dignitari lì presenti.
Il capo dell’esercito rimase in silenzio.
Il capo della marina mercantile disse: «Io sono con voi, fino alla fine!»
«Anche io!» disse il rappresentante dei mercanti.
Il capo della marina militare rimase in silenzio.

Pasifae capì che c’erano delle riserve notevoli e decise di non forzare troppo la mano.

<<Naturalmente si deve trovare un accordo con Catreus» disse e tutti approvarono.

«Chi si incarica della mediazione?» chiese Radamanthus.
«Parlerò io stessa con la fazione di Catreus» dichiarò tranquillamente Pasifae «Ma ora devo occuparmi dei funerali di mio figlio» e si mise a dare disposizioni con freddezza e precisione, mentre gli alti dignitari la osservavano stupefatti.



Radamanthus sussurrò, ammirato, al capo dell’esercito:
«Dentro quel corpo di donna così attraente c’è lo spirito di un re guerriero e di un cinico burocrate. Forse lei può veramente essere il Minosse XVI che suo figlio non è stato»

«Vedremo come saprà convincere Indis e l’aristocrazia»
Radamanthus rise:
 «Ne vedremo delle belle! Io, comunque, sono con lei. E’ l’unico vero uomo della dinastia»
Il capo della flotta mercantile annuì:
«E’ vero! Sarebbe una regina di ferro, e lo sanno gli Dei quanto il regno ne abbia bisogno. La sua politica di alleanza con gli Achei si è rivelata vincente: dai commerci con questi popoli abbiamo guadagnato molto, per non parlare dei tributi che Pelope ci ha regolarmente pagato per imparentarsi con no
Il capo della flotta civile assentì, ma subito espose le sue perplessità:
«Io temo una guerra civile. E poi questi Achei stanno diventando troppo potenti»
Il rappresentante dei mercanti gli diede una pacca sulla spalla:
«Pasifae non è una sciocca. Saprà trovare un accordo con l’opposizione, e saprà anche tenere a bada gli Achei. Non dimenticare che suo fratello Eete, re della Colchide, ha un esercito enorme pronto a intervenire in caso di necessità»
Così argomentavano i grandi del regno, mentre il corpo del defunto re Glauco era vegliato solo da sua moglie Arethusa, che teneva una mano sulla fronte di lui e una sul proprio ventre gravido.
Pasifae, dopo aver organizzato con la massima rapidità le esequie del proprio primogenito, si recò direttamente dall’unica persona che avrebbe potuto agire come mediatore di un negoziato per evitare la guerra civile: Amasis.
Lo trovò in un ufficio di cancelleria, dove era stato di recente promosso al rango di Consigliere di Palazzo.
 Lo stesso rango di Taron!
Amasis, vestito da alto dignitario, stava correggendo le bozze di alcuni documenti ufficiali da sottoporre al Consiglio degli Scribi e al Consiglio del Regno, i due organi che di fatto governavano l’Impero.
Quando vide arrivare Pasifae vestita a lutto, capì subito che Glauco doveva essere spirato da poco.

Game of Thrones: Cersei Lannister:

«Maestà, vi esprimo il mio più sincero cordoglio…»

«Sì, sì, grazie… ma ora dobbiamo parlare di affari, e subito»

Amasis rimase sconvolto.
 Quella donna non è umana. Mi chiedo come possa un corpo tanto bello ospitare tanta malvagità
Poi si corresse: più che malvagità era sete di potere, purissima e distillata sete di potere.

«Io sono Consigliere del re Catreus, non  il vostro» disse Amasis mettendo le mani avanti.

«Appunto, e dovrai consigliarlo per il meglio! Io sono qui per evitare che scoppi una guerra civile» rispose lei accomodandosi in una poltrona.

«Voi siete qui per diventare regina regnante! Credete che non vi conosca?»

Pasifae sorrise:
«Noi ci intendiamo sempre molto bene. 



Vedi Amasis, la morte di Glauco mi ha colto impreparata. Se Sarpedon fosse stato più grande, non avrei avuto problemi a farlo incoronare e a riservarmi solo la reggenza. Ma mio figlio è solo un bambino, e voglio tenerlo fuori da questo vespaio»

«E allora perché non tornate con lui nella Colchide da vostro fratello?»

Pasifae rise:
«Avanti Amasis, siamo entrambi abili negoziatori: non perdiamo tempo facendo del moralismo. Dimentichi che se non mi sarà concesso quello che chiedo, i miei sostenitori sono pronti alla guerra. Non crederai mica che i mercanti e gran parte delle guardie, dell’esercito e della burocrazia voglia cancellare tutte le alleanze che ho tessuto con gli Achei e gli altri popoli dell’Europa?»
Amasis sospirò, la guardò a fondo in quegli occhi glaciali, vitrei e celesti, così enigmatici, e poi dichiarò, passando a un tono confidenziale:
 «Tu credi che gli Achei se ne staranno buoni e sottomessi per sempre? Non mi dire che non sai che un giorno, forse prima di quanto immaginiamo, questi nostri fedeli alleati che trattiamo come sudditi, reclameranno i loro diritti di consanguineità e li faranno valere con la forza»
Pasifae annuì:
«Un giorno accadrà, ma noi li sconfiggeremo, come abbiamo fatto con tutti gli altri popoli del Mediterraneo. La nostra flotta militare è la più potente che si sia mai vista. Il nostro esercito è forte e ben addestrato. Noi siamo l’Impero del Mare!»
Amasis scosse il capo:
«Mi sembra così strano… uno schiavo egizio e una straniera della Colchide che dicono: “Noi siamo l’Impero di Creta”. Non stiamo forse facendo il passo più lungo della gamba?»

Pasifae scrollò le spalle:
«Vorresti forse insegnare la politica a me



Ascoltami, ragazzo: io ho scelto te come interlocutore perché, nonostante la tua giovane età, hai molto più buon senso di tutto il resto della dinastia messo insieme. Ora: o tu convinci con le buone Indis e tutti i suoi ruffiani a venire a patti con me, oppure io mi prenderò con la forza quello che ora chiedo con gentilezza
E fai capire bene a Indis che in caso di guerra, chi vince prende tutto, non faremo prigionieri. Vedrai che alla fine tutta la famigliola di Catreus capirà che non gli conviene darmi battaglia»
Amasis annuì, ben consapevole che quelle minacce erano tutt’altro che vuote.
Ancora una volta mi trovo invischiato in una vicenda più grande di me. Questa volta ci vorrà tutta la benedizione degli Dei per riuscire nell’impresa.








Il Trono del Toro. Capitolo 17. Il ritorno di Glauco e la promessa di Afrosina



Il ritorno del re Glauco e della sua giovane sposa achea Arethusa fu festeggiato a Cnosso con una cena di famiglia nella grande sala dei tori, cosiddetta perché alle pareti, a fianco degli affreschi della tauromachia, vi erano appese teste imbalsamate di tori, sacrificati ciascuno per ogni incoronazione di re, dai tempi del primo Minosse.
Amasis osservava con una certa inquietudine quelle teste di toro, che parevano fissarlo con ferocia: Sempre meno feroci di Indis, comunque.
A dire il vero in realtà Indis si era fatta ultimamente meno aspra nei suoi confronti, forse per la gioia di aver condotto in porto un altro matrimonio, quello della figlia Climene, questa volta con uno sposo della migliore aristocrazia cretese, da lei scelto: il nobile Nauplio.

L’unica figlia che non voleva sposarsi era proprio la maggiore, Afrosina, che aveva giurato di rimanere nubile finché suo fratello Althamenes non fosse stato richiamato dal suo esilio di Rodi.
Dovrà attendere ancora molto. E pensare che è così bella…



Catreus era già piuttosto alticcio dopo i molti brindisi alla salute dei vari membri della famiglia: «E così, fratello mio, ci assicuri che la nostra cara Fedra è stata ben voluta dal re di Atene»

«Teseo è molto innamorato, e Fedra si trova molto bene nel ruolo di regina» confermò Glauco all’altro capo del tavolo.
«Si vede che ha preso dalla madre» commentò Indis, scoccando un’occhiata provocatoria verso Pasifae, la quale fece finta di non aver sentito.
Catreus si rivolse all’altro fratello: «E tu, Deucalione, quali nuove porti da Micene?»
Il principe Deucalione, tra tutti i figli di Minosse, era quello che fisicamente assomigliava più al padre, anche se aveva il carattere pacato e generoso della madre Mìriel, la compianta prima sposa del vecchio re.
«Tua figlia Erope, come sai, è già incinta, e pare molto felice. Atreo però è spesso fuori città, in guerra. Anche prima che me ne andassi non c’era: aveva seguito il padre in una spedizione militare nell’interno. Ora il fratello Tieste è reggente a Micene, mentre sua moglie Olimpia è rimasta ad Argo»
Catreus parve molto felice di queste notizie, anche se nessuno capiva il motivo di tanto buon umore.
Beve troppo vino pensò Amasis
Ed io non posso far nulla per controllarlo. Io sono solo uno schiavo, non devo dimenticarlo mai. Io sono nato per servire, non per consigliare.
Eppure ultimamente il suo consiglio era stato richiesto più volte dal re su questioni delicate, e si era rivelato molto utile.
«Padre» intervenne Afrosina «ora che tutta la famiglia vive felice e in pace, vi prego, permetti a mio fratello Althamenes di tornare a Creta»

Il volto del re si fece violaceo:
«Non intendo più discutere di questa storia! E tu, Afrosina, sei il disonore di questa famiglia: alla tua età dovresti aver già trovato marito, e invece ti ostini a rifiutare ogni buon partito che ti si presenta!»


La principessa si alzò e si mise in ginocchio di fronte al padre, con scandalo di tutti:
«Ti supplico: io e Althamenes siamo sangue del tuo sangue, ti scongiuro…»
Catreus, furibondo, alzò una mano per colpirla in viso, ma, nello stupore generale,
Amasis, che sedeva di fianco a lui, gli sussurrò qualcosa nell’orecchio e il re si fermò, la mano ancora sollevata, gli occhi stralunati.
Tutti per un attimo rimasero in sospeso. Poi Catreus si ricompose, e disse a sua figlia:
«Non posso accontentarti. L’indovino ha parlato chiaramente: Althamenes mi ucciderà. Io credo agli oracoli. Devi capire le mie ragioni e non tornare più sull'argomento. Me lo prometti?»
La principessa si alzò e incontrò lo sguardo di Amasis, che pareva supplicarla di non incorrere nell’ira del sovrano.
Il re ripeté la sua richiesta, con voce cupa: «Prometti, Afrosina!»
La fanciulla si guardò intorno: vide la madre Indis annuire, preoccupata di mantenere una parvenza di pace familiare. Vide la sorella e il cognato, sconvolti.
Vide gli zii pronti a giudicarla. Vide Pasifae, che si godeva la scenata con il suo solito sguardo distante, ma vagamente divertito.
E infine reincontrò gli occhi di Amasis, e vi lesse una sincera preoccupazione nei suoi confronti.
«Prometto…» disse infine con un fil di voce, e ritornò al suo posto con una dignitosa compostezza.
Indis tirò un sospiro di sollievo e poi guardò Amasis, il vero artefice della riconciliazione, e chinò il capo verso di lui, in segno di riconoscenza.
Non ci posso credere. è successo tutto in così poco tempo, eppure sono cambiati gli equilibri della famiglia. Questa volta il mio intervento è stato quello di un vero consigliere, non di uno schiavo.
Guardò Afrosina, e sentì di provare per lei un affetto profondo, o forse… forse qualcosa di più, qualcosa che uno schiavo non poteva permettersi di provare per la figlia del suo re.
Distolse lo sguardo da lei e incontrò gli sguardi ammirati dei commensali, in particolare quello di Pasifae, che lo fissava con un misto di complicità e di minaccia: la sua bocca accennava un sarcastico sorriso, ma i suoi occhi erano di ghiaccio.

Cersei Lannister | Game of Thrones:

Pasifae aveva previsto la mia ascesa.Maledizione! Io volevo rimanere fuori dagli intrighi…
I commensali si rimisero a parlare come se niente fosse accaduto, ma Amasis continuava a ripensare a quell’attimo, a quel “Prometti, Afrosina…”.
Sentì di aver varcato una linea divisoria nella sua vita, un punto di non ritorno.
Ora tutto diventava più difficile e più scivoloso, perché chi entrava negli affari della dinastia, entrava nel gioco del potere, “dove si vince o si muore”, come aveva detto Pasifae.
Chinò lo sguardo sul suo piatto : Devo essere prudente, ora più che mai!
Sentì la mano del re che gli sfiorò una coscia.
Dei aiutatemi! Perché non mi avete concesso una vita normale?
Rimpianse la sua infanzia nella fattoria di Fargas, il profumo della campagna a maggio, la libertà dei campi sconfinati, e gli parve di rivedere tutto ciò riflesso negli occhi belli di Afrosina.


venerdì 22 luglio 2016

Ragionare per tematiche e non per schieramenti. Il Political Compass.



Una caratteristica comune a molti sistemi politici attuali è la frammentazione dei partiti e l'astensionismo durante le elezioni. Uno dei motivi principali di questo fenomeno è il fatto che l'elettore non si sente pienamente rappresentato dal programma di un partito o di una coalizione e a volte gli riesce difficile capire quale sia, tra gli schieramenti politici, quello che potrebbe avvicinarsi di più alle sue idee e difendere meglio i suoi interessi.
Teniamo conto che l'elettore non è più un semplice tifoso che si schiera per l'uno o per l'altro partito per tifoseria o atto di fede ideologica, e questo è un dato positivo, perché la politica non è una partita di calcio.
Un elettore maturo e consapevole dovrebbe cercare di ragionare per tematiche e non per schieramenti.
Su ogni singola tematica bisogna ascoltare ciò che ogni partito propone e soltanto alla fine di questo procedimento si dovrebbero tirare le somme, facendo un bilancio complessivo.

Media Sondaggi 6 Luglio

Per esempio, si possono porre in evidenza alcune tematiche fondamentali che in questo momento dividono l'opinione pubblica e i movimenti politici più di altre.
Tra queste tematiche propongo in particolare di evidenziare le seguenti:

- Immigrazione

- Unione Europea e moneta unica europea

- Fondamentalismo islamico e terrorismo

- Relazioni estere e commerciali (per esempio revoca delle sanzioni alla Russia)

- Assistenza sociale e sanitaria per i cittadini disoccupati, indigenti o disabili

- Investimenti in infrastrutture, edilizia pubblica (comprese scuole e carceri) e fonti di energia

- Testamento biologico e legalizzazione dell'eutanasia

- Semplificazione delle procedure burocratiche

Invito chi legge a porsi delle domande riguardo a queste tematiche, a prendere posizione e a cercare quali sono le proposte dei vari schieramenti politici in merito ad ognuna delle questioni di cui sopra.
Per esempio non mi è chiara la posizione del Movimento 5 Stelle riguardo all'immigrazione.
Sappiamo che il PD e l'NCD vogliono l'accoglienza indiscriminata, mentre il Centro-destra si oppone all'immigrazione clandestina e propone una selezione molto attenta sulla base dell'effettiva necessità di asilo politico e sulle prospettive occupazionali e di integrazione del migrante nel tessuto sociale italiano. I 5 stelle cosa propongono? Io non l'ho capito.
Anche sull'Europa i partiti sono molto ambigui, perché da un lato cercano di cavalcare la protesta contro l'austerità imposta dalla Germania, ma dall'altro non chiariscono quali provvedimenti concreti intendano prendere e quali conseguenze si aspettano da tali decisioni.
Tutta la nostra politica economica, e quindi anche lo sviluppo, l'occupazione, le prestazioni dello stato sociale, la previdenza, la sanità e tutto quanto riguarda la spesa pubblica, dipendono strettamente dai rapporti con l'Unione Europea.
E' chiaro che non siamo forti come la Gran Bretagna, che si è potuta permettere la Brexit senza nessuna crisi di rilievo.
Per l'Italia la situazione è molto più complessa, a partire dal fatto che noi abbiamo aderito anche alla moneta unica e quindi, oltre che membri dell'Unione, siamo anche membri dell'Eurozona e come tali soggetti alle decisioni della Banca Centrale Europea.
Questo potrebbe proteggerci dall'inflazione e tenere bassa la spesa per interessi del nostro enorme debito pubblico.
Ma se la ripresa economica non riparte, lo stesso debito pubblico rischia di diventare insostenibile, poiché la variabile che conta è il rapporto debito/pil.
Sarebbe interessante sentire pareri precisi su questo argomento e non solo slogan generici.
Non intendo entrare nel dettaglio su tutte le questioni scelte come argomento di valutazione dei programmi politici delle varie parti.
Il punto è un altro e cioè che anche riuscendo a capire quale sia  questo programma su ogni singolo punto, può venir fuori che su alcune cose la pensiamo come il centrodestra, su altre come il centrosinistra e su altre ancora come i 5 stelle.
E allora come si esce da questa confusione?
Sarebbe sbagliato scegliere sulla base della simpatia o antipatia dei vari leader.
Ciò che conta è la credibilità del leader di fronte al suo programma, e quindi la sua concreta capacità di attuarlo, ma anche il peso che noi diamo ai singoli punti del programma, specialmente riguardo alle questioni che ci stanno più a cuore.
In un certo senso bisognerebbe fare una media ponderata, stabilendo fin dall'inizio quale importanza dare ad ogni singola tematica.



Questo procedimento è simile a quello dei test che valutano il posizionamento politico in un modello dove le singole questioni sono disposte lungo due assi fondamentali, quello di natura socio-economica (l'asse sinistra/destra inteso come maggiore o minore intervento pubblico nell'economia) e quello di natura etico-civile (l'asse libertarismo/comunitarismo, dove per liberarismo si intende una maggiore attenzione ai diritti civili individuali, mentre per comunitarismo si intende una maggiore attenzione alla salvaguardia dell'identità e sovranità della nazione, dell'ordine pubblico e della tradizione delle comunità locali e delle istituzioni familiari).
I test si svolgono con dei questionari a risposta multipla e ad ognuna delle risposte è assegnato un punteggio lungo gli assi delle variabili prese in esame.




Il risultato determina le coordinate cartesiane del punto in cui viene a posizionarsi la nostra scelta politica rispetto al posizionamento dei vari partiti e schieramenti.
Questo test è conosciuto come Political Compass











Per maggiori informazioni riguardo a questa metodologia rimando al seguente link:
https://www.politicalcompass.org/analysis2?ec=10.0&soc=2.21

Il Political Compass (inglese per "bussola politica") è uno schema multiasse proposto per organizzare pensieri politici in diverse dimensioni. Esso viene inteso come alternativa al tradizionale modello ad unico asse "destra-sinistra", adottato nei passati due secoli.

Il termine "Political Compass" ha origine da un popolare sito Internet, che adotta tale sistema per determinare una rappresentazione grafica delle idee politiche di un qualsiasi utente, mediante un questionario compilabile on-line. Le due assi in questione, in particolare, misurano la visione politica sia da un punto di vista sociale (da autoritarismo a libertarismo), sia nella propria visione economica (da sinistra a destra).

In particolare, l'asse economico tende a stimare le opinioni del soggetto sul livello di controllo da parte dello stato nei confronti dell'economia stessa, a partire da una politica socialista fino al liberismo. L'asse sociale invece tende a misurare il livello personale di "libertà della persona", in base al livello di controllo delle stesse libertà individuali.

I critici di tale modello fanno notare che esso è utilizzato per presentare una comprensione della politica basata principalmente sul "liberalismo politico", anziché su una base più concretamente materiale.

About the Political Compass 

In the introduction, we explained the inadequacies of the traditional left-right line.
single left-right axis
If we recognise that this is essentially an economic line it's fine, as far as it goes. We can show, for example, Stalin, Mao Tse Tung and Pol Pot, with their commitment to a totally controlled economy, on the hard left. Socialists like Mahatma Gandhi and Robert Mugabe would occupy a less extreme leftist position. Margaret Thatcher would be well over to the right, but further right still would be someone like that ultimate free marketeer, General Pinochet.
That deals with economics, but the social dimension is also important in politics. That's the one that the mere left-right scale doesn't adequately address. So we've added one, ranging in positions from extreme authoritarian to extreme libertarian.
cartesian plane with horizontal left-right axis and vertical authoritarian-libertarian axis
Both an economic dimension and a social dimension are important factors for a proper political analysis. By adding the social dimension you can show that Stalin was an authoritarian leftist (ie the state is more important than the individual) and that Gandhi, believing in the supreme value of each individual, is a liberal leftist. While the former involves state-imposed arbitrary collectivism in the extreme top left, on the extreme bottom left is voluntary collectivism at regional level, with no state involved. Hundreds of such anarchist communities existed in Spain during the civil war period
You can also put Pinochet, who was prepared to sanction mass killing for the sake of the free market, on the far right as well as in a hardcore authoritarian position. On the non-socialist side you can distinguish someone like Milton Friedman, who is anti-state for fiscal rather than social reasons, from Hitler, who wanted to make the state stronger, even if he wiped out half of humanity in the process.
The chart also makes clear that, despite popular perceptions, the opposite of fascism is not communism but anarchism (ie liberal socialism), and that the opposite of communism ( i.e. an entirely state-planned economy) is neo-liberalism (i.e. extreme deregulated economy)
chart with Stalin, Gandhi, Friedman, Thathcher, Hitler
The usual understanding of anarchism as a left wing ideology does not take into account the neo-liberal "anarchism" championed by the likes of Ayn Rand, Milton Friedman and America's Libertarian Party, which couples social Darwinian right-wing economics with liberal positions on most social issues. Often their libertarian impulses stop short of opposition to strong law and order positions, and are more economic in substance (ie no taxes) so they are not as extremely libertarian as they are extremely right wing. On the other hand, the classical libertarian collectivism of anarcho-syndicalism ( libertarian socialism) belongs in the bottom left hand corner.
In our home page we demolished the myth that authoritarianism is necessarily "right wing", with the examples of Robert Mugabe, Pol Pot and Stalin. Similarly Hitler, on an economic scale, was not an extreme right-winger. His economic policies were broadly Keynesian, and to the left of some of today's Labour parties. If you could get Hitler and Stalin to sit down together and avoid economics, the two diehard authoritarians would find plenty of common ground.

A Word about Neo-cons and Neo-libs

U.S. neo-conservatives, with their commitment to high military spending and the global assertion of national values, tend to be more authoritarian than hard right. By contrast, neo-liberals, opposed to such moral leadership and, more especially, the ensuing demands on the tax payer, belong to a further right but less authoritarian region. Paradoxically, the "free market", in neo-con parlance, also allows for the large-scale subsidy of the military-industrial complex, a considerable degree of corporate welfare, and protectionism when deemed in the national interest. These are viewed by neo-libs as impediments to the unfettered market forces that they champion.

Your Political Compass

Economic Left/Right: 10.0
Social Libertarian/Authoritarian: 2.21

Hillary Clinton: l'ambiziosa guerrafondaia che piace all'Oligarchia e ai Radical-Chic






Hillary Diane Rodham Clinton è nata a Chicago (Illinois), il 26 ottobre 1947.  Suo padre, Hugh Ellsworth Rodham, era dirigente di un'industria tessile a ScrantonPennsylvania, mentre sua madre, Dorothy Emma Howell Rodham, era casalinga.
Prima di diplomarsi alla Maine South High School, frequentò la Maine East High School dove ricoprì il ruolo di presidente di classe, membro del consiglio degli studenti e membro della National Honor Society. Cresciuta in una famiglia conservatrice,lavorò come volontaria per il candidato repubblicano Barry Goldwater nella campagna presidenziale del 1964.Dopo aver frequentato il programma "Wellesley in Washington" per l'insistenza del professor Alan Schechter, il suo orientamento politico divenne molto più liberale, ed ella entrò a far parte del Partito Democratico. Ottenuto il riconoscimento di "valedictorian" a Wellesley, Hillary si laureò nel 1969 in Scienze politiche.
Nel 1969, Rodham entrò nella Yale Law SchoolAlla fine della primavera del 1971, iniziò a frequentare Bill Clinton, anch'egli studente dellaYale Law School. Durante l'estate del 1971, fece un viaggio a Washington per lavorare nel sottocomitato del Senatore Walter Mondale sugli emigrati. Ricevette una laurea J.D.(Juris Doctor) a Yale nel 1973.





Durante gli anni immediatamente successivi alla laurea, Hillary esercitò la professione di avvocato ed entrò a far parte dello staff d'inchiesta dell'impeachment contro il presidente Richard Nixon, informando il Comitato giudiziario durante lo Scandalo Watergate. In seguito divenne un membro (una delle due uniche donne nella facoltà) nell'University of Arkansas, Fayetteville School of Law, dove contemporaneamente insegnava Bill Clinton.
Ma la vera svolta nella sua vita fu il matromonio.
L'11 ottobre 1975 Hillary Rodham e Bill Clinton si sposarono a Fayetteville, Arkansas, e successivamente si trasferirono nella capitale dello Stato Little Rock, da dove Bill condusse la sua prima campagna per il congresso statunitense. 

Nel 1976, Hillary Rodham entrò a far parte del Rose Law Firm, specializzandosi in casi di proprietà intellettuale, perseguendo inoltre la carriera in avvocatura. Il presidente Jimmy Carter inserì Rodham nella prestigiosa lista del Legal Services Corporation nel 1978.
Nello stesso anno, con l'elezione di suo marito come Governatore dell'Arkansas, Hillary divenne first lady dell'Arkansas, titolo che mantenne per 12 anni.
Il 27 febbraio 1980 Rodham diede alla luce una bambina, Chelsea Victoria, unica figlia dei Clinton.
Nel 1980, Bill Clinton fu sconfitto per la sua rielezione a governatore e i Clinton lasciarono la sede di governo. Nel febbraio 1982, Bill Clinton annunciò la sua offerta per riottenere l'incarico, che avrebbe avuto esito favorevole; nello stesso periodo, Hillary iniziò a utilizzare il cognome Clinton.
Durante la sua carriera come first lady dell'Arkansas, la Clinton continuò a operare in ambito giudiziario con il Rose Law Firm. Nel 1988 e nel 1991 il National Law Journal la nominò uno dei 100 avvocati più influenti in America.

Già ai tempi in cui era first lady dell'Arckansas risultò chiaro a tutti il suo ruolo di eminenza grigia e di vera artefice della carriera politica del marito e delle sue decisioni governative.


Fin da allora Hillary dovette combattere contro un dato di fatto che le provocava una notevole irritazione, e cioè che, nonostante fosse lei la vera mente politica, gli elettori continuavano a preferirle di gran lunga il marito.
Anzi, mentre l'indice di popolarità di Bill Clinton era sempre molto elevato, anche nei momenti di crisi, quello di Hillary era basso e molti sondaggi indicavano che stava decisamente antipatica agli elettori, soprattutto alle donne.
Fu allora che Hillary decise di stringere col marito un patto politico: lei lo avrebbe aiutato a diventare Presidente degli Stati Uniti e lui l'avrebbe nominata Segretario alla Sanità, con delega per la riforma sanitaria, come primo passo per la carriera politica della moglie.



Il patto fu mantenuto e q uando Bill Clinton divenne presidente nel gennaio 1993, Hillary fu considerata  fin da subito come la più influente first lady americana dai tempi di Eleanor Roosevelt.
Nel 1993 il Presidente nominò sua moglie capo dell'unità sulla Riforma della Sanità Nazionale.



 Il suggerimento di questa unità, comunemente chiamata Clinton health care plan e soprannominata “Hillarycare” dai suoi oppositori, non riuscì a ottenere il supporto sufficiente per poter arrivare al voto in entrambe le camere del Congresso, nonostante queste fossero a maggioranza Democratica. Il progetto venne dunque abbandonato nel settembre del 1994. Nella sua opera Living HistoryHillary Clinton riconobbe che la sua inesperienza politica aveva certamente contribuito alla sconfitta, ma che anche tanti altri fattori ne erano responsabili. 
Alcuni critici considerarono inappropriato che una first lady giocasse un ruolo centrale nelle questioni politiche. Al contrario, chi la supportava, replicò che Hillary Clinton non era affatto diversa dagli altri consiglieri della Casa Bianca, e che gli elettori erano consapevoli del ruolo attivo che avrebbe avuto durante la Presidenza del marito. Infatti, durante la campagna elettorale, Bill Clinton aveva dichiarato che votare per lui significava prendere “due al prezzo di uno”. Questa osservazione portò alcuni oppositori a riferirsi ai Clinton come ai “co-Presidenti”,a volte anche soprannominati “Billary”.



Lo scandalo Sexgate dovuto al fatto che Bill Clinton aveva mentito riguardo alla propria relazione con la stagista Monica Lewinsky infastidì Hillary più che altro per motivi di immagine e perché avrebbe potuto intralciarne la carriera politica.



In ogni caso Hillary era ben consapevole che senza l'appoggio di Bill la sua carriera politica non sarebbe decollata, per cui non diede alcuna importanza sentimentale allo scandalo Lewinsky.

Del resto girava voce da molto tempo che Hillary fosse particolarmente legata alle sue giovani collaboratrici e addette stampa, rivelando, secondo alcuni, un lato segreto della propria personalità e cioè una latente attrazione per le donne, mai in alcun modo ufficializzata.



Questa voce divenne molto insistente quando il ruolo di collaboratrice principale di Hillary Clinton fu assunto da Huma Abedin, considerata da molti come la sua amante.






Nel novembre del 1998, diversi membri del Partito Democratico, tra cui il membro della Camera dei rappresentanti Charles B. Rangel, insistettero affinché H. Clinton si candidasse alle successive elezioni del Senato degli Stati Uniti del 2000 come rappresentante dello Stato di New York. Lei accettò, divenendo così la prima first lady degli Stati Uniti a candidarsi per una carica elettiva. Non essendo però mai vissuta a New York prima delle elezioni del 2000 e non avendo mai partecipato attivamente alla vita politica dello Stato, fu accusata di Carpetbagger dai suoi oppositori





Sia come First Lady che come Senatrice, Hillary fu un'ardente sostenitrice della leadership mondiale degli Stati Uniti, la cui egemonia doveva essere estesa a tutti i territori che erano stati parte della sfera di influenza sovietica.
Per questa ragione Hillary fu determinante nel convincere l'amministrazione guidata da suo marito ad intervenire militarmente in Bosnia, in Kosovo, in Serbia e in Somalia.



Come senatrice, nel 2003, votò a favore dell'intervento militare in Iraq, sotto la presidenza Bush. 
Questo voto le costò le antipatie dell'ala pacifista del Partito Democratico, che le impedì poi di ottenere la nomination democratica nelle primarie del 2008, che furono vinte, come tutti sanno, da Barack Obama.

Obama però era consapevole che per poter ottenere al Congresso i voti necessari per la riforma sanitaria doveva concedere qualcosa alle lobby che avevano appoggiato Hillary Clinton, tra cui molti principi sauditi ed oligarchi ucraini.

Fu così che Hillary, nel 2008, fu nominata Segretario di Stato, cioè ministro degli esteri dell'amministrazione Obama.











In qualità di Segretario di Stato degli Usa, Hillary Clinton promosse, con il supporto della Cia, la cosiddetta Primavera Araba, che portò al rovesciamento dei governi di Libia, Egitto, Tunisia, Sudan e Yemen e alla ribellione contro il presidente siriano Assad.

A partire dal 2010 quasi tutti i paesi arabi dovettero fronteggiare, come conseguenza della Primavera Araba, una guerra civile tra il governo e i gruppu ribelli armati e finanziati dagli Stati Uniti.

In particolare la politica militare interventista di Hillary Clinton fu decisiva nella guerra civile in Libia, che portò alla caduta di Gheddafi e ad una successiva frammentazione del paese in una situazione caotica che si protrae tutt'oggi.





La scelta di addestrare e finanziare i gruppi ribelli della Siria contro il governo di Assad si rivelò un boomerang, nel momento in cui una parte di essi costituì il nucleo di ciò che sarebbe diventato l'Isis, lo Stato Islamico della Siria e dell'Iraq.

L'opposizione a questa polita estera troppo aggressiva costrinse Hillary a non ricoprire il ruolo di Segretario di Stato nella seconda amministrazione Obama, lasciando così, al successore John Kerry, una situazione geopolitica esplosiva.

Ma sia gli Americani che il mondo intero hanno dimenticato in fretta.

Tra il 2012 e il 2016 Hillary ha costruito, passo dopo passo, il sogno della sua vita, ossia la scalata alla Casa Bianca, questa volta da Presidente, e non più da First Lady.

Durante le Primarie si è scontrata con Bernie Sanders, candidato dell'ala sinistra del Partito Democratico.



Forte, come sempre, del sostanzioso aiuto della famiglia reale dell'Arabia Saudita e degli oligarchi ucraini, saliti al potere nel 2014, Hillary ha sbaragliato i suoi avversari alle primarie e adesso si trova ad essere la sfidante di Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca.

Dal momento che Trump è odiato dall'establishment statunitense di cui attacca i privilegi, l'Oligarchia finanziaria, i Media, il mondo dello spettacolo, gli attori di Hollywood e i salotti buoni Radical-Chic hanno deciso di appoggiare in massa la candidatura di Hillary Clinton.

Da quel momento è iniziata, parallelamente alla demonizzazione di Trump, una beatificazione di Hillary, presentata dai Media, dagli opinionisti e dai vip di Hollywood come un'icona del femminismo e della lotta per i diritti civili delle minoranze.





Tutto il passato guerrafondaio di Hillary, così come lo scandalo per la fuga di notizie riservate del dipartimento di stato e i rapporti con le lobby petrolifere e militari sono state di colpo cancellati dal dibattito politico.

L'apparato militare-industriale, terrorizzato dalla propensione non interventista di Trump in politica estera, ha deciso di puntare tutto su Hillary, che sarebbe una garanzia di interventi militari finalizzati a rinforzare l'egemonia statunitense in Europa, Nordafrica, Medio Oriente ed Asia Centrale.

Hillary è sponsorizzata dal partito della guerra, ma il paradosso è che i Radical-Chic pacifisti hanno deciso di ignorare questo fatto, puntando esclusivamente su un dato, ossia che lei è una donna e dunque la sua elezione sarebbe di per sé una vittoria per il femminismo e le minoranze.
Ma questo avviene ignorando deliberatamente che tra i finanziatori della Clinton Fundation ci sono gli sceicchi arabi miliardari di paesi dove le donne e le minoranze non hanno diritti e anzi sono oggetto di vessazioni.







La sinistra crede che la vittoria di Hillary sarà una grande vittoria progressista.
Ma a quando Hillary tornerà alla Casa Bianca come Presidente, seppure con il cognome del marito, a vincere non saranno state le donne o le minoranze, bensì il partito della guerra.
E gli Americani si accorgeranno, improvvisamente, di essere diventati loro stessi una minoranza in casa propria.