Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
sabato 9 luglio 2016
Il Trono del Toro. Capitolo 10. Lo scandalo di Arianna e Teseo
All’età di diciassette anni, la
principessa Arianna era divenuta bella come sua madre, di cui aveva in parte le fattezze
fisiche, e fiera come suo padre nell’atteggiamento, ma non aveva ereditato né
l’astuzia di Pasifae, né la saggezza di Minosse.
Univa una completa ingenuità ad
una eccessiva autostima e sicurezza di sé, e come tale si prestava benissimo ad
essere truffata: per questo Edelmas e
Gabaal avevano scelto lei come obiettivo primario del loro inganno.
Quando Gabaal la incrociò per i
corridoi dell’ala del palazzo destinata alle principesse di sangue reale, le
porse con la massima discrezione possibile un rotolo di papiro sigillato,
sussurrandole: «Vostra Altezza Reale, sono stato incaricato di farvi avere
questo messaggio. Spero che avrete la bontà di leggeerlo, quando sarete sola, e
poi bruciarlo»
Arianna, curiosissima, si attenne
ai consigli del vecchio schiavo, che le aveva sempre fatto numerosi favori fin
da quando era bambina.
Una volta sola nella sua stanza,
Arianna staccò il sigillo e lesse:
«Altezza reale, così vi scrive un vostro devoto servitore. Se volete incontrare privatamente il principe Teseo, seguite le istruzioni che seguono. Stanotte, quando tutti si saranno coricati, recatevi con la massima segretezza nel palazzo del Labirinto, là nell’ingresso dove è disegnata la labrys, la grande ascia di guerra di vostro padre. Troverete aperto il portone, e dentro nell’atrio ci sarà Teseo, e quando vi vedrà, sono certo che l’amore che prova per voi lo renderà pieno di gioia. Se vorrete essere liberi di amarvi nella più assoluta segretezza, entrate nei corridoi del Labirinto, e cercate una stanza agibile e protetta, dove potrete finalmente stare insieme senza paura. Che la Dea Madre protegga il vostro amore e che gli Antichi Dei di Creta vi aiutino nel mantenere il segreto dei vostri incontri. Non fate parola a nessuno di tutto questo. Quando finalmente il vostro amore avrà trovato soddisfazione, Teseo capirà di non poter fare più a meno di voi, e chiederà la vostra mano alla regina Pasifae, che sarà ben lieta di stabilire una nuova alleanza con gli Achei. Così vi auguro felicità e salute e mi firmo: un vostro servo umilissimo»
«Altezza reale, così vi scrive un vostro devoto servitore. Se volete incontrare privatamente il principe Teseo, seguite le istruzioni che seguono. Stanotte, quando tutti si saranno coricati, recatevi con la massima segretezza nel palazzo del Labirinto, là nell’ingresso dove è disegnata la labrys, la grande ascia di guerra di vostro padre. Troverete aperto il portone, e dentro nell’atrio ci sarà Teseo, e quando vi vedrà, sono certo che l’amore che prova per voi lo renderà pieno di gioia. Se vorrete essere liberi di amarvi nella più assoluta segretezza, entrate nei corridoi del Labirinto, e cercate una stanza agibile e protetta, dove potrete finalmente stare insieme senza paura. Che la Dea Madre protegga il vostro amore e che gli Antichi Dei di Creta vi aiutino nel mantenere il segreto dei vostri incontri. Non fate parola a nessuno di tutto questo. Quando finalmente il vostro amore avrà trovato soddisfazione, Teseo capirà di non poter fare più a meno di voi, e chiederà la vostra mano alla regina Pasifae, che sarà ben lieta di stabilire una nuova alleanza con gli Achei. Così vi auguro felicità e salute e mi firmo: un vostro servo umilissimo»
Arianna rilesse più volte il
messaggio, poi sorrise e avvicinò il papiro a una candela, che lo incenerì in
breve tempo.
La principessa attendeva da anni
un’occasione di quel tipo, ed era pronta
a tutto pur di conquistare Teseo.
Venne la notte, Arianna, coperta
con un mantello blu indaco, con tanto di cappuccio, scivolò silenziosa verso la
porta del labirinto, sotto la grande ascia bipenne dei suoi antenati.
Per un attimo, vedendo la mole del
labyris, le venne in mente la maestà di Minosse ed ebbe paura, ma poi
scorse sulla porta il bellissimo profilo di Teseo, il suo principe biondo e
alto, e tutte le ansie sfumarono nel fuoco della passione.
Corse verso di lui, con
entusiasmo.
Teseo inizialmente cercò di
rispettare le formalità: «Altezza reale» disse baciandole la mano, con leggero
imbarazzo di fronte alla focosità della fanciulla, di cui era nota
l’impulsività.
Arianna era euforica:
«Mio principe, da tempo desideravo di poterti incontrare in un luogo riservato»
«Mio principe, da tempo desideravo di poterti incontrare in un luogo riservato»
«Era anche il mio desiderio»
rispose lui
I due si abbracciarono
timidamente.
«Chiamami Arianna, e seguimi. Non dobbiamo aver timore del
Labirinto. Ho escogitato un sistema per non perderci dentro a questo enorme
palazzo: guarda» ed estrasse un gomitolo da una tasca «legherò qui questo filo
di lana alla maniglia di questa porta e dipanerò il gomitolo man mano che ci
addentreremo nel palazzo»
«Un trucco ingegnoso, Arianna»
I due adolescenti si addentrarono
nel buio del palazzo, e nel cuore del Labirinto trovarono una stanza da letto
sontuosa.
Non ci fu bisogno di parole.
L’amore, o forse è meglio dire
l’attrazione reciproca, parlò per loro. E fu così che segnarono per sempre il loro
destino.
Questi incontri clandestini
incominciarono a ripetersi con sempre maggiore frequenza, con la complicità
delle ancelle di Arianna.
Quando quest’ultima confidò a
Teseo che credeva di essere incinta, incominciarono per entrambi le
preoccupazioni.
Avevano deciso di interrompere
quella gravidanza, ma qualcuno impedì che questo proposito di realizzasse.
Due lettere anonime, con lo stesso
contenuto, raggiunsero il re Catreus ed il re Glauco, che rifiutavano di
credere a quello che c’era scritto riguardo a Teseo ed Arianna. Ma la regina
consorte Indis e la regina madre Pasifae per una volta si trovarono d’accordo
nell’organizzare un sopralluogo notturno vicino al portone del Labirinto.
A entrambe faceva comodo smascherare quella relazione: a Indis perché le permetteva di togliere di mezzo Teseo, che era diventato troppo influente nella vita di suo marito; a Pasifae perché ella sperava in un matrimonio di Arianna con Teseo, che avrebbe rafforzato il suo legame politico con i sovrani degli Achei.
A entrambe faceva comodo smascherare quella relazione: a Indis perché le permetteva di togliere di mezzo Teseo, che era diventato troppo influente nella vita di suo marito; a Pasifae perché ella sperava in un matrimonio di Arianna con Teseo, che avrebbe rafforzato il suo legame politico con i sovrani degli Achei.
Tutto ciò era stato ampiamente
previsto e calcolato dall’astuto eunuco Edelmas, che ancora una volta riuscì ad
ottenere quello che voleva.
Arianna e Teseo vennero scoperti
“in flagrante” proprio grazie al filo di lana del gomitolo, che Indis e Pasifae
avevano seguito, assieme alle loro guardie personali.
Le due regine li trovarono a letto
insieme.
Teseo ebbe paura e quasi si
nascose sotto le coperte, mentre Arianna, fiera e impavida, disse a sua madre: «Tu
sei l’ultima che ha la credibilità morale per criticarmi!»
Indis ridacchiò, ma Pasifae fece
finta di niente:
«So che sei incinta, figlia mia. E aspetti un figlio di nobile stirpe achea. Ora dobbiamo pensare ad una sola cosa: il tuo matrimonio con Teseo, principe di Atene, così valoroso che non ha nemmeno il coraggio di mettere il naso fuori dalle coperte…»
«So che sei incinta, figlia mia. E aspetti un figlio di nobile stirpe achea. Ora dobbiamo pensare ad una sola cosa: il tuo matrimonio con Teseo, principe di Atene, così valoroso che non ha nemmeno il coraggio di mettere il naso fuori dalle coperte…»
Teseo, che aveva capito di essere
stato preso in trappola, riemerse dalle lenzuola, quel tanto che bastava ad
accettare la soluzione del matrimonio riparatore.
Il Trono del Toro. Capitolo 9. Teseo, il favorito del Re
Dopo alcune inevitabili difficoltà
iniziali, il nuovo assetto di potere a Cnosso incominciò a stabilizzarsi,
perché in fondo quell’equilibrio faceva comodo a entrambe le fazioni. quella che faceva capo a re Catreus e a sua moglie Indis e quella guidata da re Glauco e sua madre Pasifae.
La regina madre Pasifae diede alla luce il suo ultimo figlio, Sarpedon, durante il primo anno di reggenza per il figlio maggiore, Glauco. La sua unione con Taron era ormai di dominio pubblico e il potere della loro fazione cresceva. Ella sedeva nella panca di pietra a fianco del Trono del Toro, spesso vuoto perché Glauco considerava noiose le udienze, e così parlava continuamente a nome del figlio
La regina consorte Indis riusciva
a tenerle testa, riuscendo, insieme al Primo Consigliere Horemab, a manovrare il
volubile marito Catreus, l’altro re, che preferiva occuparsi con sempre
maggiore interesse della Scuola dei novizi.
Dopo circa due anni dalla morte di
Minosse, la vita a Cnosso aveva ripreso i suoi ritmi e le sue abitudini.
Teseo era stato promosso al ruolo
di segretario particolare di Catreus, il che equivaleva all’essere il suo
favorito a corte, il suo amante e il prossimo candidato a partecipare al
Consiglio Superiore degli Scribi.
Il capoclasse Maeris era stato
venduto agli acrobati dell’arena, dove però, per la sua abilità nella danza sul
toro, era diventato un eroe popolare.
L’altro capoclasse,Thyles, serviva
Teseo come aiutante.
E passò molto tempo.
Amasis arrivò all’ultimo anno degli studi, nei quali si distinto per gli ottimi risultati conseguiti in tutte le materie. Inoltre la sua bellezza adolescenziale, a sedici anni, era al culmine.
Gli eunuchi lo curavano come se
fosse una ragazza da marito. Gli lavavano regolarmente i lunghi capelli neri ondulati e folti, si preoccupavano di rifornirlo costantemente di vestiti di lusso
e di profumi.
Edelmas sperava in lui per riuscire a far cadere in disgrazia Teseo presso il re Catreus.
La Scuola dei novizi infatti si reggeva sulla breve durata dei favoriti di Catreus, che così aveva costantemente bisogno di creare nuovi favoriti, e ciò permetteva alla Scuola di sopravvivere.
«Bisognerebbe trovare un modo per
far compiere a Teseo un passo falso, e se i miei occhi non mi ingannano, io ho
già una mezza idea su come fare» confidò una sera Edelmas ad Amasis.
«E sarebbe?» chiese quest’ultimo
con quell’aria vagamente annoiata che assumono i ragazzi viziati.
«Avrai certamente notato
l’attrazione reciproca tra Teseo e la principessa Arianna.
E’ possibile che tra quei due nasca una relazione e noi faremo in modo di accelerare il loro avvicinamento e di facilitare la consumazione del loro amore. E allora Teseo dovrà subire la rabbia sia di Catreus, tradito, che di Pasifae, madre di Arianna»
E’ possibile che tra quei due nasca una relazione e noi faremo in modo di accelerare il loro avvicinamento e di facilitare la consumazione del loro amore. E allora Teseo dovrà subire la rabbia sia di Catreus, tradito, che di Pasifae, madre di Arianna»
«Uhm… un piano ambizioso. E come intendi procedere?»
La voce di Amasis ora aveva una sfumatura di ironia e scetticismo.
Edelmas sorrise beatamente,
emanando profumo di violette:
«Come ben saprai nel Palazzo di Cnosso esiste un enorme edificio destinato agli ospiti, tanto grande che dentro ci si può perdere. Il suo ingresso è decorato con la doppia ascia di guerra dei soldati di Minosse, il labyris. Per questo è chiamato Labirinto.
Per costruirlo, dopo il terremoto che seguì l’esplosione del vulcano di Thera, l’allora Minosse VIII, detto il Crudele, chiamò architetti da tutte le parti del mondo, e poi, quando la costruzione fu terminata, uccise tutti coloro che avevano contribuito a costruirla, compresi gli architetti Apelle e Icaro, perché voleva mantenere segreta la mappa del Labirinto ed i suoi passaggi segreti.
«Come ben saprai nel Palazzo di Cnosso esiste un enorme edificio destinato agli ospiti, tanto grande che dentro ci si può perdere. Il suo ingresso è decorato con la doppia ascia di guerra dei soldati di Minosse, il labyris. Per questo è chiamato Labirinto.
Per costruirlo, dopo il terremoto che seguì l’esplosione del vulcano di Thera, l’allora Minosse VIII, detto il Crudele, chiamò architetti da tutte le parti del mondo, e poi, quando la costruzione fu terminata, uccise tutti coloro che avevano contribuito a costruirla, compresi gli architetti Apelle e Icaro, perché voleva mantenere segreta la mappa del Labirinto ed i suoi passaggi segreti.
Si dice che Minosse VIII ospitasse
nel Labirinto i personaggi a lui più invisi, e che spesso facesse in modo di farli perdere lì dentro, o cadere
in dei passaggi segreti senza ritorno.
Da allora si creò una fama sinistra, e rimase per lo più disabitato»
Da allora si creò una fama sinistra, e rimase per lo più disabitato»
«Tutto ciò è molto interessante»
disse Amasis pensando l’esatto contrario «ma non vedo cosa c’entri con piano
per far cadere in disgrazia Teseo»
Edelmas, indispettito, rispose seccamente:
«Io intendo far incontrare Teseo e Arianna nel Labirinto»
«A che scopo?»
«Prenderli in trappola, e rendere
così universalmente nota la loro relazione»
Amasis corrugò la fronte:
«Tu credi che Teseo sia così ingenuo da cadere in un tranello così banale?»
«Tu credi che Teseo sia così ingenuo da cadere in un tranello così banale?»
«Banale? Ehi, ragazzo! Bada a come parli, perché tu ancora non sei niente, qui, e se non ci fossi io, tu saresti a zappare la terra!»
«Ti chiedo scusa, nobile Edelmas. Ma vorrei comunque sapere la tua risposta»
L’eunuco, ancora offeso, parlò con
tono serio, facendo squittire la sua vocetta:
«Agirò su Arianna, è lei la più
ingenua. Farò in modo che risulti che l’idea di incontrarsi al Labirinto sia
della principessa. Lascia fare a me!»
Edelmas aveva deciso di avvalersi, nell'attuazione del piano per la caduta di Teseo, della collaborazione con il capo degli schiavi, il fenicio Gabaal, suo alleato e nemico giurato degli Achei.
Più volte i due avevano
collaborato e tramato per far cadere in disgrazia i favoriti di turno di
Catreus e di sostituirli con dei nuovi.
L’eunuco spiegò la situazione al
capo degli schiavi, e gli consegnò un biglietto sigillato da consegnare alla
principessa Arianna , spiegandogli quello che avrebbe dovuto fare in seguito.
Gabaal annuì:
«Io lo faccio per Amasis, che mi è caro come un figlio. E’ un ragazzo che ha sofferto molto, e merita di essere risarcito dalla sorte. Però non chiedermi, un domani, di farlo cadere per far posto ad un altro. Ad Amasis non farei del male neanche col pensiero. Ricordatelo, Edelmas»
«Io lo faccio per Amasis, che mi è caro come un figlio. E’ un ragazzo che ha sofferto molto, e merita di essere risarcito dalla sorte. Però non chiedermi, un domani, di farlo cadere per far posto ad un altro. Ad Amasis non farei del male neanche col pensiero. Ricordatelo, Edelmas»
«Sì, sì… lo so che anche tu
stravedi per quel ragazzo. Me lo hai portato che era quasi un animale
selvatico, ed io ne ho fatto un principe. Conviene anche a me avere un alleato
come lui negli alti ranghi dell’amministrazione »
«Bene, allora farò quello che mi
hai chiesto»
venerdì 8 luglio 2016
Il Trono del Toro. Capitolo 8. La successione al Trono
Finalmente arrivò il giorno della
lettura del testamento di Minosse.
Tutti i grandi del regno chiesero
di poter assistere, e l’assembramento alle porte di Cnosso era tale che il
Primo Consigliere Horemab decise che l’apertura sarebbe avvenuta pubblicamente
nel grande salone delle adunanze, perché la sala del trono era troppo piccola,
per misure precauzionali.
C’erano tutti: gli aristocratici latifondisti, i burocrati del Palazzo,
la Corporazione dei Mercanti, i rappresentati dell’esercito, della marina e
della guardia reale, oltre, naturalmente, alla Famiglia Reale.
La principessa Indis e la regina vedova
Pasifae sedute ai lati opposti di una lunga panca di pietra su cui sedevano i
principi del sangue reale, si fissavano con odio reciproco.
Il Primo Consigliere, in piedi su
un pulpito davanti ad un tavolo sopraelevato, dichiarò, in apertura, che era in
possesso di dati tali da rendere nulla ogni credibilità del documento.
Il Consigliere Taron, in prima fila nel pubblico, rispose che da giorni erano state messe in giro voci calunniose contro di lui e contro la regina, ma che non si sarebbe fatto intimidire.
Suggerì poi la lettura del papiro del testamento da parte del Consiglio degli Scribi per verificarne l’autenticità dopo la lettura.
Horemab allora srotolò il papiro e lesse:
«Io, Minosse XIV, Re di Creta, Imperatore del Mare e delle Coste, Sovrano delle colonie e delle città sottomesse, nomino quale mio successore, con il titolo di Minosse XV, il principe Glauco, figlio mio e della mia seconda moglie Pasifae. Qualora il principe Glauco non avesse ancora compiuto il sedicesimo anno, la reggenza spetterà alla Regina Pasifae in accordo col Consiglio degli Scribi. Così decido in piena consapevolezza e libertà, nell’anno qarantaduesimo del mio regno e applico il mio sigillo reale»
«Io, Minosse XIV, Re di Creta, Imperatore del Mare e delle Coste, Sovrano delle colonie e delle città sottomesse, nomino quale mio successore, con il titolo di Minosse XV, il principe Glauco, figlio mio e della mia seconda moglie Pasifae. Qualora il principe Glauco non avesse ancora compiuto il sedicesimo anno, la reggenza spetterà alla Regina Pasifae in accordo col Consiglio degli Scribi. Così decido in piena consapevolezza e libertà, nell’anno qarantaduesimo del mio regno e applico il mio sigillo reale»
Nella sala c’era silenzio. Tutti
già sapevano tutto. Ora si trattava di vedere come si sarebbe risolta la
questione concretamente.
Il Primo Consigliere dichiarò:
«Per quanto il sigillo sia effettivamente quello del Re, io trovo che la calligrafia sia stata contraffatta. Inoltre sono a conoscenza della relazione adulterina tra il Consigliere Taron e della regina vedova Pasifae, che da lui aspetta un figlio, e ho ragione di sospettare che il re sia stato da costoro avvelenato per evitare la sua punizione»
«Per quanto il sigillo sia effettivamente quello del Re, io trovo che la calligrafia sia stata contraffatta. Inoltre sono a conoscenza della relazione adulterina tra il Consigliere Taron e della regina vedova Pasifae, che da lui aspetta un figlio, e ho ragione di sospettare che il re sia stato da costoro avvelenato per evitare la sua punizione»
«Traditore!» urlò il principe
Glauco, mentre, accompagnato da buona parte della guardia reale, si alzava
diretto verso il Primo Consigliere.
Un’altra parte della guardia,
però, si schierò in difesa del Primo
Consigliere, che ribatté:
«I traditori sono Taron e Pasifae!»
«I traditori sono Taron e Pasifae!»
Una terza parte della guardia si
pose tra le due fazioni, prima per evitare una colluttazione, e poi per
proporsi come come forza di compromesso.
Il rappresentante di questa “Guardia
neutrale”, il Guadiano Radamanthus, che aveva tutta l’aria di chi è in attesa
di schierarsi dalla parte del più forte, disse:
«Quando la successione è incerta si devono ascoltare i Grandi del Regno. Perciò io domanderò ai qui presenti rappresentanti delle forze del regno chi per loro è il successore legittimo. Lo chiedo per primo all’ammiraglio della flotta militare»
«Quando la successione è incerta si devono ascoltare i Grandi del Regno. Perciò io domanderò ai qui presenti rappresentanti delle forze del regno chi per loro è il successore legittimo. Lo chiedo per primo all’ammiraglio della flotta militare»
L’ammiraglio Tyblin, ostile agli Achei,
si schierò con Catreus.
«Ammiraglio della flotta civile,
con chi ti schieri?» domandò Radamanthus,
L’ammiraglio Vales era favorevole
ad un trattato commerciale con gli Achei e quindi rispose: «Io appoggio il
principe Glauco».
Radamanthus continuò a chiamare e
a sentire le risposte.
«Nobile Daeras, rappresentante dei
proprietari terrieri»
«Appoggio il principe Catreus»
«Signore Goreun, presidente della
Corporazione dei Mercanti»
«Appoggio il principe Glauco»
«Generale Hatrin, comandante
dell’esercito»
Il suo era il voto decisivo.
«Il regno è diviso. Rischiamo la guerra civile e non ce la
possiamo permettere. Io per questo opto per una successione congiunta dei due
principi»
Ci fu un attimo di silenzio totale, poi un brusio diffuso.
La Guardia Reale incominciò a
consultarsi e a mediare. Dopo aver parlato con i rappresentati delle tre
fazioni della Guardia, Radhamantus chiese:
«E i principi che ne pensano?»
Catreus, terreo in volto, si
consultò con Indis, e poi rispose:
«Accetto, e propongo che tu, Guardiano Radamanthus, per la tua imparzialità e saggezza dimostrata in questo momento, sia promosso al ruolo di nuovo comandante della Guardia reale»
«Accetto, e propongo che tu, Guardiano Radamanthus, per la tua imparzialità e saggezza dimostrata in questo momento, sia promosso al ruolo di nuovo comandante della Guardia reale»
Ci fu un applauso da parte delle
guardie
«Chi assumerà il titolo di
Minosse?» chiese Glauco, dopo aver parlato con Pasifae.
Il Primo Consigliere Horemab
rispose:
«C’è stato un precedente di regno congiunto di due fratelli, e la numerazione dei Minosse seguì l’anzianità. Pertanto Catreus sarà il Minosse XV e tu, nobile Glauco, il Minosse XVI»
«C’è stato un precedente di regno congiunto di due fratelli, e la numerazione dei Minosse seguì l’anzianità. Pertanto Catreus sarà il Minosse XV e tu, nobile Glauco, il Minosse XVI»
Pasifae intervenne:
«Chi siederà sul Trono del Toro?»
Quella era la domanda fondamentale.
Horemab trovò subito una risposta
di compromesso:
«I due sovrano siederanno sul Trono del Toro a giorni alterni. Il Minosse che siede sul trono sarà chiamato il Minotauro, e rappresenterà, nel suo giorno, l’unità della dinastia e del regno»
«I due sovrano siederanno sul Trono del Toro a giorni alterni. Il Minosse che siede sul trono sarà chiamato il Minotauro, e rappresenterà, nel suo giorno, l’unità della dinastia e del regno»
«E quanto ai miei diritti di
Reggente? »
Horemab la fissò severamente:
Horemab la fissò severamente:
«Potrai sedere nella panca a
fianco del Trono, ma mai sul Trono! E sarai reggente solo per due anni, fino a
quando Glauco ne avrà sedici, e comunque il tuo potere sarà limitato ai giorni
di sovranità di tuo figlio, ed ogni decisione importante dovrà essere condivisa
con il re Catreus»
«E le accuse di regicidio?» chiese Indis stizzita.
Il Primo Consigliere scosse il
capo. Non c’era bisogno di parole: quello che era avvenuto era a tutti gli
effetti un colpo di stato, e come tale implicava l’amnistia generale per i
regicidi.
La regina reggente Pasifae sorrise, fissando Indis con occhi di ghiaccio.
Quello era stato solo il primo passo per la
conquista del potere assoluto.
Il Trono del Toro. Capitolo 7. La morte del re Minosse
La vita alla scuola dei novizi non
era facile per Amasis: c’erano lezioni dalla mattina alla sera (calligrafia,
ortografia, grammatica, aritmetica, geometria, a cui se ne sarebbero aggiunte
altre in seguito) , i docenti erano severissimi e i compagni poco simpatici.
Non era facile fare amicizia, perché gli altri erano tutti più grandi di lui,
più avanti negli studi, e avevano già formato dei gruppetti e delle alleanze
ben precise, in cui era difficile inserirsi.
Un gruppetto molto esclusivo era
quello dei novizi di stirpe achea, quasi tutti biondi, che ruotava intorno al
quindicenne Teseo, figlio del re di Atene.
Teseo era bellissimo, alto,
slanciato, dai lineamenti raffinati. Era sicuro di sé, abile in tutto, ammirato
da tutti, persino dai due capoclasse Maeris e Thyles.
Thyles aveva raccontato ad Amasis
che Teseo era stato preso in ostaggio come punizione per la morte del
primogenito del re Minosse, il principe Adregin, ucciso da un soldato del re
Egeo durante un tentativo degli ateniesi di conquistare alcune isole
controllate da Creta.
Maeris aggiunse che Teseo era il
novizio su cui erano puntate tutte le attenzioni del principe Catreus, e non
solo di costui, ma anche delle due giovanissime principesse reali, Arianna e
Fedra, che lo avevano visto mentre faceva ginnastica nel parco e se ne erano invaghite.
«Dagli tempo, a Teseo, e diventerà
molto potente qui a Creta» disse Maeris con una punta di invidia.
«Minosse però non lo sopporta, e
nemmeno Indis. A Pasifae, poi, piacciono solo i mori…» ridacchiò Thyles.
Amasis ascoltava e osservava in
silenzio. La sua precedente vita da schiavo gli aveva insegnato le tre virtù
fondamentali del vivere sociale: la pazienza, la prudenza e l’umiltà. In verità
egli sapeva che prima o poi sarebbe arrivato anche il suo momento di gloria, ma
non bisognava forzare i tempi. Prima bisognava capire bene le dinamiche dei
gruppi, e nel frattempo imparare a scrivere e a far di conto.
Col passare dei giorni, Amasis
incominciò a farsi qualche amico, tra i novizi più giovani e timidi, e quella
compagnia gli bastava per non sentirsi solo.
Un giorno il direttore della scuola,
l’eunuco Edelmas, piombò in classe durante la lezione di calligrafia, violaceo
in faccia, con aria sconvolta e la
parrucca tutta arruffata, e ordinò all’insegnante di uscire subito perché era
successa una disgrazia.
Tutti i novizi si assieparono
vicino alla porta del corridoio, per cercare di captare qualche informazione
dal crocchio di eunuchi strillanti che attorniavano Edelmas.
«Il Re! »urlavano. «Che gli Dei ci proteggano!» , «Oh, Grande
Madre, il Re!» , «Ma non è possibile!» , «Com’è potuto succedere! Era ancora in
salute!»
Non ci volle molto ai novizi per
capire che il re Minosse XIV era morto.
Edelmas , vedendo la curiosità dei
novizi, annunciò con voce fin troppo dolente:
«Cari fanciulli, il nostro grande Re ci ha lasciati. Il suo nobile cuore ha cessato di battere questa notte, e ci ha lasciati orfani di un padre…» a questo punto la commozione gli impedì di andare avanti.
«Cari fanciulli, il nostro grande Re ci ha lasciati. Il suo nobile cuore ha cessato di battere questa notte, e ci ha lasciati orfani di un padre…» a questo punto la commozione gli impedì di andare avanti.
Gli eunuchi, dopo lo sconcerto iniziale,
erano già passati al vero argomento importante. «E il testamento? », «Girano
strane voci» , «Mi rifiuto di crederlo!», «Ma no, è assurdo! » , «E’ inaudito!
», «Ci sarà una rivolta!».
Ai novizi venne detto solo che il
regno era in lutto e tutte le attività didattiche erano sospese in attesa della
successione al trono.
Subito si sparse la voce che
alcuni consiglieri erano in possesso di un testamento segreto in cui il re
nominava come suo erede universale e unico successore Glauco, il figlio maschio
avuto da Pasifae.
Glauco era un ragazzo di soli
quattordici anni, e il testamento diceva chiaramente che, in caso di minore età
del nuovo sovrano, la reggenza sarebbe stata esercitata dalla regina vedova
Pasifae.
Le notizie giungevano alla Scuola
dei novizi con qualche giorno di ritardo, e spesso deformate e ingigantite.
Amasis aveva sentito dire che il
Primo Consigliere Harameb si era subito opposto a tale testamento e aveva
annunciato che in sede di lettura del documento avrebbe fatto delle rivelazioni
sconvolgenti.
Le fazioni di palazzo stavano già
prendendo posizione: dalla parte del principe Catreus e del Primo Consigliere
c’erano l’aristocrazia terriera cretese e i componenti egiziani e fenici della
burocrazia di palazzo, dalla parte di Pasifae c’erano il partito filo-Acheo del
Consiglio e la potentissima Corporazione dei Mercanti, che vedeva nella regina
una garante dei buoni rapporti con i popoli dell’Europa, con cui si sarebbero
potuti stipulare trattati commerciali più favorevoli.
Tutto dipendeva ora dall’esercito,
dalla flotta militare, da quella mercantile e dalla guardia reale, che per il
momento attendeva la lettura del presunto testamento.
Nella Scuola dei novizi si
respirava un’aria di grande preoccupazione, e il motivo era evidente: se il principe
Catreus fosse caduto in disgrazia, la Scuola stessa sarebbe stata chiusa e
tutti i componenti, eunuchi compresi, sarebbero stati venduti come schiavi.
Ogni discorso sulla successione
venne rimandato, per rispetto, ma anche per dare tempo alle fazioni di affilare
le lame, a dopo i funerali del re Minosse.
Si raccontava che il giorno stesso
della cerimonia funebre del re, la principessa Indis avesse sparso la voce che
la regina vedova Pasifae fosse in attesa di un figlio concepito con il
Consigliere Taron, il burocrate a capo della fazione filo-Achea.
Nelle ore immediatamente
successive alla cerimonia, dilagarono voci incontrollate sul sospetto che
Pasifae avesse avvelenato il re.
I medici avevano però escluso
l’ipotesi dell’avvelenamento: non c’era alcuna traccia sul corpo che indicasse
tale eventualità.
Ma c’era già chi obiettava che Circe,
la sorella della regina vedova, era esperta in veleni, e poteva aver usato una
pozione sconosciuta per fermare il cuore del Re.
Pasifae ostentava indifferenza
verso quelle voci, mentre Indis appariva preoccupata. Era evidente che i
rapporti di forze tra i due partiti erano incerti, e che, più del testamento,
sarebbe contata l’opinione della Guardia Reale.
C’era una grande attesa nell’aria,
e tutta Cnosso era come immobilizzata, incapace di concentrarsi su qualcosa che
non fosse la successione al Trono del Toro.
giovedì 7 luglio 2016
Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 56. Joelle e Vlad incontrano i Conti di Gothian
Il Castello di Gothian era enorme e spaventoso.
Non aveva mura. Non ne aveva bisogno, poiché sorgeva su un'alta montagna, in mezzo ad una desolazione di tundra semi-ghiacciata.
La parte più alta, la roccaforte vera e propria, era chiamata Acrogoth,
Nell'Acrogoth c'era la residenza della famiglia dei Conti di Gothian e la Sala del Trono.
Al di sotto vi erano altre torri e altre fortezze, alcune delle quali avevano una funzione principalmente difensiva, mentre altre costituivano la residenza di quella parte dell'Aristocrazia Albina dei Vampiri di Gothian che vivevano a corte.
Intorno al Castello di Gothian vi era una voragine, superabile solo tramite piccoli ponti pericolanti, tenuti costantemente sotto controllo.
Lì fuori, a fare la guardia, c'erano gigantesche guardie in armatura.
La guarnigione difensiva del Castello di Gothian era composta da vari tipi di eserciti.
Al livello più basso c'erano i Ghoul, che di fatto erano degli zombie.
Poi c'erano gli Ogres e i Goblin.
Al vertice c'erano i Vampiri, che a volte cavalcavano draghi in grado di emettere ghiaccio così freddo da bruciare più del fuoco.
All'esterno c'erano enormi e stupidi troll, completamente soggiogati dai vampiri Albini.
Il comando della guarnigione, così come di tutti gli eserciti di Gothian, spettava sempre alla cosiddetta Fratellanza Bianca, o Aristocrazia Bianca, cioè ai Vampiri Albini, quelli che erano nati come Alfar ed erano stati vampirizzati in seguito, assumendo i tipici tratti degli albini, con capelli bianchi e occhi rossi.
Joelle Burke-Roche e Vlad Dracula furono ricevuti con tutti gli onori nella sala del trono, dove lady Herbertha Von Steinberg, Contessa di Gothian, sedeva su un trono di marmo nero, istoriato con sculture terrificanti dai volti mostruosi.
<<Piacere di rivederti, zio Vlad>>
Herbertha Von Steinberg era figlia di Valeria Dracula, una delle sorelle di Vlad, e di Herbert Von Steinberg, un nobile tedesco.
Era divenuta Contessa di Gothian per ordine del Signore Gothar in persona, che l'aveva scelta come amante, e le aveva dato due figli.
Vlad Dracula, che non si era inchinato mai davanti a nessuno, si inginocchiò di fronte alla Contessa di Gothian, e invitò Joelle a fare altrettanto.
Herbertha notò la ritrosia di Joelle ad inginocchiarsi:
<<E così questa è la Prescelta>>
Vlad annuì:
<<Sì, è lei che sconfiggerà Lord Waldemar e ci assicurerà la vittoria>>
Joelle per un attimo si chiese cosa stava facendo in quel luogo.
Improvvisamente tutta la sua vita le era ricomparsa davanti, come la pellicola di un film.
Qual'è stata la concatenazione di eventi che mi ha condotto fino a qui, di fronte a questa creatura mostruosa?
Forse il momento discriminante era stato quello della morte dei suoi genitori.
Lei era una bambina di cinque anni, quando suo padre e sua madre erano stati uccisi.
Ricordava vagamente una ninna nanna che sua madre le cantava:
"C'era una fanciulla / rossa come l'autunno / col tramonto nei capelli".
Parlava di se stessa, sua madre, in quella canzone, ora Joelle se ne rendeva conto.
Sua madre era stata una vittima.
Marie Claire Tessier, questo era il suo nome, ma per gli Iniziati era soltanto l'anello di una catena nell'ambito del Programma Genetico. Le avevano già scelto il marito prima ancora che nascesse. Le avevano portato via le figlie. E quando non serviva più a niente, l'avevano tolta di mezzo. Ma lei era morta molto tempo prima, era morta dentro e forse la sua vita non le era mai appartenuta davvero.
Dov'era la vita che voleva vivere? Chi l'aveva vissuta al posto suo?
Sto forse commettendo lo stesso errore di mia madre e delle mie sorelle? Sono diventata anch'io soltanto uno strumento nelle mani di altri?
La Contessa di Gothian, dopo averla fissata per un po', come per valutare se l'aspetto di quella ragazza fosse all'altezza delle grandi aspettative che tutti nutrivano sul suo conto, le chiese:
<<Hai avviato la tua trasformazione in Vampiro, Joelle?>>
<<Solo come Vampiro Psichico, ma per il resto sono ancora umana. E non ho ancora deciso se portare a termine quella trasformazione. Magari più avanti, ma adesso sono ancora giovane, vorrei prima vivere come un essere umano>>
<<Pensi che noi Vampiri siamo peggio di voi mortali?>>
<<Non lo so. Ma siete diversi, questo sì>>
<<Siamo uguali, ma diversi. Un ossimoro>>
<<Il vostro aspetto incute timore>>
Herbertha sorrise freddamente, mostrando i canini appuntiti:
<<Dicono che noi Vampiri siamo crudeli. Che sciocchezza! E' il mondo che è crudele... è la vita che è crudele... crudele e vana, ma più che altro crudele.
Al contrario la Non-Morte è giusta ed equa: noi non invecchiamo, noi non ci ammaliamo e per definizione non moriamo. Possiamo essere uccisi, questo sì. E allora è necessario imparare a difendersi, e non solo fisicamente. Un Vampiro non deve mai abbassare la guardia.
Dobbiamo difenderci da tutto ciò che ci rende vulnerabili.
L'amore è una di queste cose.
Possiamo concederci il piacere, ma senza coinvolgimento emotivo.
Il nostro cuore di Vampiri è fermo e freddo, e questo ci aiuta.
Forse tutto questo adesso ti sembrerà eccessivo, ma presto capirai da sola una delle più importanti lezioni della vita: l'amore è un veleno, un dolce veleno, certo, ma un veleno che uccide>>
Joelle ripensò ancora una volta a sua madre. Si chiese se lei e suo padre si fossero veramente amati, nonostante tutto. C'era stato affetto, forse attrazione... ma l'amore?
Esiste davvero il "grande amore", così come è descritto nei romanzi? O è solo l'entusiasmo che ci prende quando crediamo di aver trovato l'anima gemella, e poi dopo un po' scopriamo che era solo l'idealizzazione di una creatura piena di limiti.
Virginia e Waldemar si erano davvero amati? Oppure era stata solo una favola bella?
Non esiste per davvero un amore così! Nella vita vera non c'è un amore così...
Eppure qualcosa dentro di lei la invitava alla cautela:
<<Ma non vi manca la perduta umanità? La condizione umana?>>
La Contessa di Gothian inarcò le sopracciglia:
<<Io non ho mai capito perché c'è gente che si affanna tanto per salvare l'umanità.
Ma davvero l'umanità merita di essere salvata?
Bisogna proprio amarla molto, l'umanità, per pensare una cosa del genere, perché presi uno per uno gli umani sono insopportabili.
E lo dico proprio perché anche io ero umana.
Credo sia evidente a tutti che la condizione umana è tremendamente precaria e limitata.
Noi siamo andati oltre. Siamo l'Oltreuomo. Siamo al di là del Bene e del Male. Ciò che eravamo prima era solo un embrione. Non si può avere memoria di quella fase e pertanto non se ne ha alcun rimpianto. Un Vampiro che rimpiangesse la condizione umana sarebbe come un uomo che preferisse stare sempre in posizione fetale. Non può essere un desiderio sano>>
Joelle si limitò a fissare gli occhi rossi, disumani, di colei che un tempo era stata la nipote di Vlad.
Herbertha si rivolse all'Albino bellissimo che le stava al fianco:
<<Ti presento mio figlio, lord Fenrik von Steinberg, Conte di Gothian. Sarà lui ad occuparsi, personalmente, del tuo addestramento, mia cara Joelle>>
Joelle lo osservò con interesse;
<<Lord Fenrik di Gothian, finalmente ci incontriamo! Vlad mi ha raccontato storie terribili sul vostro conto>>
<<Forse perché è invidioso. In fondo io sono figlio del Signore Gothar, e questo fa di me qualcosa di più rispetto a ciò che è lui>>
Vlad rimase impassibile, ma Joelle ebbe la risposta pronta:
<<Eppure persino tu hai bisogno del mio aiuto, per far fuori Waldemar>>
Fenrik fece un gesto vago e lento:
<<Waldemar ha dalla sua la protezione di Atar e di Belenos, i Signori del Bene>>
Joelle continuò ad insistere, come era nella sua natura:
<<Se questi Signori del Bene sono così potenti come dicono di essere, allora come mai il mondo è così crudele e ingiusto?>>
Il Conte di Gothian si concesse un sorriso ironico:
<<Forse a causa di persone come te, che pur avendo avuto tutto dalla vita, scelgono di stare dalla parte dei Signori della Tenebra>>
Joelle lo fissò con quel suo sguardo che sembrava mettere a nudo l'anima dei suoi interlocutori:
<<Non ci sono persone come me. Ci sono io, e basta!>>
<<E i tuoi cloni?>> ribatté Fenrik
<<Esperimenti falliti. Dicevano che Jennifer sarebbe stata valorosa. Sì... una valorosa imbecille...>>
Fenrik sorrise, snudando i canini:
<<Bene! Forse tu sei davvero colei che aspettavamo da tempo. Colei che il Supremo Deva Ahriman ci aveva promesso. Se sconfiggerai Waldemar, metà di questo pianeta sarà tuo, e potrai farci tutto quello che vorrai. Sei destinata a fondare un Impero e una Dinastia che durerà migliaia di anni, e per tutto quel tempo ti venererà, poiché quando la tua trasformazione sarà compiuta, mille anni saranno meno di un battito di ciglia>>
Il Trono del Toro. Capitolo 6. Lo scandalo di Pasifae
La regina Pasifae si stava ancora
truccando, a metà mattina, con l’aiuto delle sue numerose ancelle, quando il re
Minosse entrò come una furia nel suo appartamento.
«Lasciatemi solo con mia moglie!»
ordinò il sovrano.
Pasifae lesse negli occhi del marito
la consapevolezza del suo segreto, mentre le ancelle atterrite sgattaiolavano
fuori dalla residenza della regina.
Minosse la afferrò per i capelli
biondi e riccioluti, e non le diede nemmeno il tempo di protestare, ma la colpì
violentemente con un manrovescio sul bel viso delicato.
La regina si appoggiò al tavolo,
per non perdere l’equilibrio. Poi, senza fiatare, toccò il ventre per
verificare che non ci fossero stati danni per il feto.
Gli occhi azzurri scintillarono di
odio verso il marito.
Il re tentò di colpirla di nuovo,
ma lei lo anticipò sferrandogli un calcio negli stinchi, che lo fece
barcollare e crollare a terra.
Minosse ansimava, rosso in volto,
invecchiato di colpo, sfinito.
Nessuno dei due aveva il coraggio
di parlare per primo.
Alla fine il Re gridò:
«Ti avevo
posto un unico divieto! Uno solo! Avevi già tutto! Amanti a volontà, vestiti,
gioielli, comodità, lusso. Avevi anche tre figli nostri, per appagare il tuo
istinto materno. In quindici anni hai avuto tutto. Ora io ti faccio un’unica
domanda: perché? Perché hai infranto quell’unico divieto? Perché hai voluto
pugnalarmi alle spalle in questo modo? Perché?»
Pasifae si ricompose, ma parlò guardando per terra, con voce roca e bassa:
«Mi sono innamorata. Ho solo trent’anni.
Quando ho saputo che portavo in grembo il bambino dell’uomo che amavo, non ho
voluto bere la pozione dell’aborto. Questo bambino è il figlio dell’amore,
Minosse, mentre i nostri erano i figli della ragion di Stato»
Minosse la fissò con occhi pieni
di disgusto:
«L’amore! Il figlio dell’amore! Che bella definizione per chiamare
il figlio di Taron, quel rammollito! Cosa ci avrai trovato in quella specie di
femminuccia lo sanno solo gli dei! Taron… l’amore…
Che ne sai tu dell’amore? Hai
amato sempre e solo te stessa, e adesso mi vieni a dire che hai scoperto
l’amore… e con chi? Con Taron! Dimmi: perché proprio lui?»
Pasifae finalmente lo guardò negli
occhi:
«Tu mi chiedi di spiegare la cosa più misteriosa dell’universo. Io non
so il perché.
E’ successo, e prima mai avevo provato un simile sentimento. Forse finirà presto, ma io ho voluto che almeno una mia gravidanza nascesse da un sentimento vero»
E’ successo, e prima mai avevo provato un simile sentimento. Forse finirà presto, ma io ho voluto che almeno una mia gravidanza nascesse da un sentimento vero»
«Un sentimento falso! Perché tu
non sai amare! Io invece, quando era
viva la mia prima moglie, la mia adorata Mìriel… ah, allora sapevo bene perché
l’amavo. Mìriel era dolce, gentile, di una bellezza fragile e malinconica…» si
commosse.Ingoiò il pianto in silenzio, poi
riprese:
«Mìriel amava i suoi figli, era un angelo con loro e con me, sapeva
sempre dire le parole giuste, aveva garbo…» di nuovo la commozione lo fermò.
Pasifae assunse un tono di sfida:
«Credi che non lo sapessi? Fin dall’inizio mi hai fatto pesare la mia inadeguatezza, di fronte al fantasma di Mìriel. Se con lei hai conosciuto l’amore vero, allora perché lo vuoi negare a me! »
«Credi che non lo sapessi? Fin dall’inizio mi hai fatto pesare la mia inadeguatezza, di fronte al fantasma di Mìriel. Se con lei hai conosciuto l’amore vero, allora perché lo vuoi negare a me! »
Minosse la guardò con disprezzo:
«Tu hai gettato il disonore in questa casa! Hai fatto
leva sulla mia pietà per ottenere tutto, ed io, per pietà, ti ho concesso
tutto. Ma questa volta non otterrai pietà»
«Che significa?»
«Non fare finta di non capirlo. Tu
hai violato la mia legge, e pagherai per questo. Ho già stabilito la tua
punizione. Assisterai alla morte di Taron, che sarà giustiziato in sede privata
mediante fustigazione. Tu potrai partorire, ma dopo ti sarà negato ogni
privilegio di cui prima godevi e vivrai reclusa nei tuoi appartamenti»
Pasifae lesse nello sguardo del
marito una determinazione inflessibile: lo conosceva troppo bene per sperare di
blandirlo. Sarebbe stato inutile persino ricordargli che era la madre di tre
dei suoi figli. La rabbia le traspariva dagli occhi glaciali.
«Chi si prenderà cura di mio
figlio?»
«Disgraziata creatura!» disse il
re con un misto di rabbia e tristezza «solo ora, troppo tardi, ritrovi la
ragione. Tuo figlio sarà cresciuto da una balia, nel segreto degli appartamenti
più interni, quelli del Labrys, e non gli sarà mai concesso di vedere il mondo»
Pasifae sibilò:
«Io ti maledico!
Tu e tutta la tua stirpe fino alla sua estinzione, compresi i figli che hai
avuto da me! Vi maledico tutti! E ti auguro che il segreto del figlio di Taron
venga risaputo, e che la gente ti disprezzi più di quanto tu ora disprezzi me.
Morirai solo come un cane!»
«Taci, vipera!» urlò Minosse
prendendola per il collo: «Ti ucciderei io ora con queste mani, ma sarebbe una
pena troppo lieve per te, strega della Colchide! Più strega e più puttana di tua
sorella Circe. Ma la mia stirpe sopravvivrà al tuo maleficio!»
Fece un segno di scongiuro, e se
ne andò, lasciando Pasifae sola con la sua rabbia.
Quando finalmente alle ancelle fu
permesso di rientrare, la regina fece subito chiamare sua sorella.
Circe era più giovane di lei di
alcuni anni, ed era ancora più bella, ma soprattutto era veramente esperta nei
malefizi e nei veleni.
«Minosse sa tutto» disse Pasifae
alla sorella.
«Allora è tempo di mettere in atto la seconda parte del nostro piano» dichiarò Circe con soddisfazione.
Pasifae annuì, con un sorriso minaccioso:
«Se agiremo in
fretta, nessuno oserà schierarsi contro di noi»
Circe sorrise:
«Io mi occuperò della parte… come
dire?... venefica… ma sei tu la stratega della politica»
Gli occhi di Pasifae fissarono la sorella con intensità. Le pupille erano dilatate, nelle iridi chiare:
«Sono anni che preparo questa
battaglia. Taron mi aiuterà, e comunque posso contare su alleati certi. Da oggi
incomincia il mio riscatto! Li farò cadere uno dopo l’altro, senza alcuna pietà.
Che il nostro dio del Sole possa abbattere gli Antichi Dei di Creta!»
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