domenica 3 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 2. Il Palazzo di Cnosso



Il corteo avanzava con lentezza. Le guardie armate precedevano e circondavano le varie portantine. Il principe Catreus stava sdraiato nella prima. Nella seconda e nella terza c’erano alti dignitari di corte, seduti. 
Nella quarta, più piccola, c’era Amasis con il capo degli schiavi del principe. 
Gli altri schiavi, alcuni di pelle molto scura, sorreggevano le portantine sotto il sole cocente.
La strada per Cnosso, sassosa e accidentata, costeggiava le colline di Creta, tra oliveti, vigneti e campi di grano. Amasis si sporgeva ogni tanto, scostando gli ampi tendaggi di seta, per osservare quei nuovi paesaggi.
«Presto ti verranno a noia queste coltivazioni» disse Gabàal, il capo degli schiavi, di stirpe fenicia. Amasis era troppo intimorito per fare domande.
Gabaal sogghignò: «Siete tutti così all’inizio, come dei pulcini bagnati. Poi però imparate in fretta, alla Reggia, le regole del gioco!» Quelle allusioni, accompagnate da sorrisi ironici, incominciarono a preoccupare il ragazzo, che rimaneva in un ostinato silenzio.Vide che all’orizzonte si stagliava una montagna.
«Quello è il monte Ida, sacro alla Dea Madre» indicò con reverenza Gabaal e aggiunse: «Nella mia terra d’origine la Dea è chiamata Ishtar, da voi in Egitto è Iside. Qui il suo nome sacro è Ida, come quello del monte, ma alcuni la chiamano Europa, come la madre del primo Minosse. I Cretesi considerano la Dea Madre Terra come la più importante degli Antichi Dei, ed è per questo che le donne, qui a Creta, godono di maggiore considerazione e libertà che in ogni altra parte del mondo, e possono scoprire i seni, mentre ovunque altrove è vietato. Qui, soprattutto a Palazzo, comandano le donne! Tieni a mente tutto ciò, se vorrai sopravvivere. In particolare abbi molto rispetto della principessa Indis, la moglie del nobile Catreus. A Palazzo è molto potente»
«E la regina?»
Gabaal parve imbrazzato: «Ehm… la regina Pasifae… come dire… è straniera… ed è molto più giovane del re. E’ la sua seconda moglie, sai? Non è la madre del nobile Catreus, ma solo dei figli minori del re: Glauco, Arianna e Fedra. E’ una donna molto bella, ma di una bellezza strana: ha i capelli colore dell’oro e gli occhi celesti, come quelli del suo popolo, i lontani Colchi. E sua sorella minore, Circe, è ancora più bella, ma, se vuoi un consiglio, stai alla larga da quelle due donne… »
«Perché? »
«Un giorno capirai»
La strada ben presto incominciò a discendere e il passo del corteo si fece più spedito.
«Prepàrati» disse Gabaal ad Amasis «tra poco vedrai la più grande reggia del nostro impero, il Palazzo di Cnosso, che sta sulla collina, ed è collegato con l’omonimo porto, che è una città vera.
Vedi, la reggia di Cnosso non è un semplice Palazzo, come si usa dire, ma un grande complesso di palazzi, una specie di città, abitata dalla famiglia reale, dagli alti dignitari, dagli amministratori del regno e da tutta la servitù.. .
Cnosso è stata ricostruita molte volte, dopo i grandi terremoti del passato, ed ogni volta è risorta più bella di prima. E’ la degna capitale per il nostro impero»
Amasis aveva però sentito dire che in Egitto c’erano città e monumenti ben più grandi. Ma l’Egitto non si poteva nominare, perché in quel periodo era considerato un nemico dell’impero marittimo di Creta. Il faraone egiziano Seti I era il rivale principale delle ambizioni di Creta di dominare tutte le coste del mar Mediterraneo.
«A Cnosso risiede il nostro grande sovrano Minosse XIV, che siede sul Trono del Toro da più di quarant’anni. Ora è molto anziano, ma in passato è stato un grande guerriero: ha sconfitto in battaglia gli Egizi, i Fenici, i Frigi e i Lidi, ma soprattutto ha sottomesso le città degli Achei, i barbari biondi che da secoli hanno colonizzato la Pelasgia, ed ora la chiamano Ellade. Gli Achei sono potenti, ma Creta lo è di più. Minosse ha fatto di Creta la regina dei mari»



Quei nomi di popoli e battaglie non significavano niente per Amasis, all’epoca: egli era preoccupato soprattutto per la sua sorte, per questo alla fine osò chiedere a Gabaal: «Perché il principe Catreus mi ha voluto a Cnosso? Non ha forse abbastanza schiavi?»
Gabaal rise: 
«Ah! Di schiavi ne ha in abbondanza, ma tu non sei destinato a fare lavori da manovale… Tu sarai educato per essere uno scriba e un segretario del principe»

«Ma perché proprio io
Gabaal lo guardò negli occhi con espressione triste: 
«Non posso dirtelo. Capirai in seguito i criteri in base ai quali il nostro principe sceglie i suoi futuri collaboratori»
Di nuovo quelle allusioni… Amasis era spaventato: «Ma è buono con gli schiavi, il Principe?»
L’uomo sospirò: 
«Ma certo che lo è! Ascoltami: da quando il primogenito del Re, Adregin, è morto in battaglia, Catreus è l’erede al trono, e diventerà il Minosse XV. Quel giorno, i suoi favoriti saranno gli uomini più potenti dell’impero. Se tu sarai all’altezza delle aspettative del principe, ti aspetterà un grande futuro. Altrimenti…»

«Altrimenti? »
«Beh, altrimenti finirai nell’arena dei danzatori con il toro. Qui, il  dio Toro, è secondo solo alla Dea Madre Terra, e dalla loro unione nacque la Dinastia reale»
Amasis incominciava a preoccuparsi seriamente, avrebbe voluto fare altre domande, ma non gli fu consentito dallo sguardo severo di Gabaal.
«Ora preparati» disse l’uomo « stiamo per arrivare. Si incomincia già a vedere il mare da qui. Scommetto che tu non te lo ricordi…»
Amasis guardò fuori e con suo grande stupore, all’orizzonte vide una striscia blu molto scura, perché era di quel colore indaco, il mare, intorno a Creta. Una strana nostalgia di cose perdute da tantissimo tempo lo colse. Lui era uno schiavo venuto dal mare…
Gabaal indicò all’orizzonte un agglomerato di case squadrate con file di torri: «La città portuale! Il cuore del nostro Impero marittimo! Da qui non si riesce a vedere il porto, ma un giorno tu lo visiterai e ne resterai stupefatto. Le navi più grandi e più belle del mare vi sono ormeggiate o vi fanno vela. Da un lato le navi mercantili, e dall’altro le navi da guerra. Sono l’orgoglio di Creta, la regina dei mari. Gli Antichi Dei hanno posto Creta qui, grande e ampia, in mezzo al mare, per dominarlo, e solcarne le onde. Il Dio del Mare è fratello della Dea della Terra».
Gabaal parlava con fierezza di Creta quasi fosse stata la sua vera patria. Essere il capo degli schiavi a Creta era per lui un onore, più che essere un cittadino libero altrove. Glielo si leggeva negli occhi.
Ma Amasis pensava ai suoi genitori. La gloria di Creta si basava sulla schiavitù di tanti uomini. Era veramente gloria?
«Guarda, ecco la strada che va al Palazzo!»
Era una via lastricata che dalla città portuale conduceva alle colline sovrastanti. Lungo la strada, nella quale si erano immessi, vi erano le dimore lussuose dei mercanti e dei notabili di Cnosso, con ampi giardini, e frutteti e oliveti.
E in fondo, ecco la collina del Palazzo, ergersi come un sovrano.
Ne vide gli ampi terrazzamenti, i colonnati, le torri, gli splendidi giardini. S’intravedeva un grandissimo numero di edifici squadrati, collegati fra loro, disposti su più piani, con ampi cortili, templi, scuderie, magazzini. I muri erano per lo più dipinti di rosso porpora, anche se ve n’erano di bianchi e di altri colori.
Amasis non aveva mai visto niente di simile e la sua ammirazione fu grande.
«E’ bello, vero?» commentò Gabaal «Ci sono volute molte generazioni di re per costruire e ricostruire la reggia di Cnosso in tutto il suo splendore. Ma certo chi più di tutti si è impegnato ad abbellire questo palazzo è stato l’attuale Minosse»
Più si avvicinavano al complesso della reggia, più Amasis poteva ammirarne le raffinatezze architettoniche e la bellezza dei colori.
«Ma non fidarti troppo di questa bellezza, ragazzo!» lo ammonì Gabaal con improvvisa serietà «Sono accaduti molti fatti tristi dentro queste splendide mura, e non mancano gli intrighi e le meschinità. Per questo io ti avviso: sii molto prudente e soprattutto fedele al Re e al Principe. Non dare ascolto alle malignità. Impara a guardare la realtà per quella che è, non per quella che appare, ma fa' finta di non aver visto nulla.
Tieni a mente questo mio consiglio: ci sono cose, nella vita, che è meglio non vedere»
Amasis annuì:
«Lo farò. Grazie per i tuoi saggi consigli» 
«Oh, è solo esperienza…» si schermì Gabaal «sono cose che dico a tutti i novizi quando arrivano a Cnosso. Forse spero che un giorno, magari, se faranno strada a corte, mi aiuteranno. Chissà… ancora non è accaduto… i favoriti di Catreus cadono in disgrazia troppo facilmente…»
«Cosa vuol dire?»
Lui allargò le braccia:
«Tu mi fai parlare troppo! Sono questioni delicate… ti ho già detto che col tempo capirai. Piuttosto, guarda: il Palazzo non ha mura di cinta, tanta è la potenza dell’impero di Minosse. Non ha bisogno di mura, perché le sue vere “mura” sono sul mare, dominato dalle navi!»
C’era solo un cancello, tra delle siepi, a delimitare la proprietà privata del Re, e alcuni soldati di guardia, solo per indicare che di lì non si poteva passare, a meno di non essere ospiti della famiglia reale.
«Ecco la Porta Occidentale» indicò Gabaal, nel punto ove la strada terminava per entrare nel complesso del Palazzo. La Porta era alta e maestosa, dipinta di rosso, e il suo architrave era un unico grande blocco di pietra. Qui le guardie reali resero omaggio al Principe, e aprirono il cancello. Da lì si dipartivano numerose strade che conducevano ai vari ambienti del Palazzo.
Il corteo si divise: la portantina del Principe e quelle degli alti dignitari si diressero verso il complesso più elegante e maestoso, che doveva essere la vera e propria reggia, la cosiddetta Casa dell’Ascia, mentre la portantina con Amasis e Gabaal venne condotta in un alloggio distante, ma comunque imponente, con una grande aia ghiaiosa davanti e una scalinata che conduceva a un peristilio e a un ampio portone d’ingresso, con ai lati due imponenti tori in pietra.



sabato 2 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 1. Amasis e il principe Catreus




Amasis era sempre stato uno schiavo.
Non ricordava quasi nulla del suo paese natale, un villaggio di pescatori nel delta del Nilo, nel potente Egitto del Faraone Seti I.
Il villaggio era stato saccheggiato da mercanti di schiavi.
Il padre di Amasis era stato destinato alla dura sorte di rematore nelle navi, e di lui non si ebbe più notizia.  La madre era stata venduta a un bordello di Tiro, mentre lui, Amasis, era stato comprato per pochi soldi dal ricco mercante cretese Fàrgas, che lo aveva condotto nella sua immensa proprietà terriera, nelle campagne intorno a Cnosso, destinandolo ai lavori più umili, come pulire le stalle e i pollai, mungere le mucche, strigliare i cavalli, mandare al pascolo le capre. Da grande avrebbe poi dovuto incominciare il duro lavoro nei campi, nei frutteti e nelle vigne, ma questo solo dopo i quindici anni, quando fosse stato sufficientemente forte. Fino ad allora avrebbe servito come stalliere e pastore.

Per lui la vita non era altro, e non immaginava che le cose potessero andare diversamente. A dodici anni, non sapeva nulla del mondo: non sapeva né leggere, né scrivere, né contare; non conosceva nulla al di fuori di quello che vedeva e non era in grado di fare nulla tranne i suoi lavori.
 Essendo orfano e senza protezione, era sempre stato in balia delle prepotenze di chiunque fosse più forte di lui e aveva imparato la pazienza, l’umiltà, la prudenza, ma anche la capacità di difendersi, quando sapeva di averne le forze, specie se le angherie provenivano da qualche coetaneo nelle sue stesse condizioni.
Non aveva amici, persino gli schiavi lo evitavano, perché non era nato da quelle parti ed era senza famiglia, ma a lui non importava gran che: stava per lo più con gli animali. Adorava i cani, i gatti, ma anche gli asinelli, le pecore, le capre, i polli e i conigli, e tutti gli altri animali della fattoria.
Sapeva che quella vita bucolica sarebbe durata solo pochi anni ancora, e poi  avrebbe incominciato a lavorare duramente nei campi, se non fosse accaduto un evento eccezionale ed imprevisto.

 Il padrone Fargas era infatti rientrato da Cnosso in compagnia di un ospite di grandissima importanza, per il quale aveva ordinato si preparassero pasti sontuosi e si ripulisse tutta la villa e l’intera proprietà.



Amasis sentì alcuni schiavi parlare del “nobile Catréus”, l’ospite importante, con un timore reverenziale, quasi si fosse trattato di un eroe o di un dio delle leggende che si cantavano la sera intorno al fuoco. Presto venne a sapere che il nobile Catreus altri non era che il figlio secondogenito del re Minosse XIV, a cui un giorno, essendo prematuramente scomparso il primogenito Adregin,  sarebbe succeduto sul trono di Creta col nome di Minosse XV, come voleva la tradizione fin dai tempi della fondazione della dinastia.
Si era sparsa la voce che il nobile Catreus volesse passare in rassegna tutti gli schiavi di sesso maschile e di età compresa tra i dodici e i quattordici anni circa. Fu così che anche Amasis venne preparato per l’occasione: gli fecero fare un bagno, lo profumarono e lo vestirono con abiti nuovi.
Quando poi il nobile Catreus ebbe terminato la cena con il mercante Fargas, arrivò l’ordine agli schiavi adolescenti di mettersi in riga e di attendere in silenzio.
I due signori uscirono dal portico della villa e lentamente si diressero verso le residenze degli schiavi.
Il grassoccio Fargas appariva ridicolo in confronto al fisico atletico dell’altro uomo, un giovane di circa trent’anni, dai tratti regali e severi, bianco di pelle, ma scuro di occhi, di capelli e di barba, come tutti i Cretesi. I suoi capelli neri erano lunghi e intrecciati, secondo la tipica pettinatura minoica.
Fargas invece era calvo e portava una parrucca corvina con riflessi blu, che gli stava di sghimbescio. Entrambi erano truccati in viso, con la cipria per rendere ancor più bianco il volto, segno di distinzione aristocratica, e la porpora per dare risalto alle gote e alle labbra e persino l’ombretto nerazzurro sulle palpebre. Portavano collane e monili sfavillanti di pietre preziose, braccialetti e anelli. I loro mantelli e le tuniche cadevano lunghi e ricamati fino ai piedi.
Nel complesso Fargas faceva ridere, il nobile Catreus appariva simile a un dio.
I due passarono in rassegna la fila di schiavi, confabulando tra loro a bassa voce.
Quando furono davanti ad Amasis, il nobile Catreus si mostrò particolarmente interessato, lo fissò a lungo e fece alcune domande a Fargas, che incominciò a tessere le lodi del ragazzo come se si fosse trattato di un vitello da vendere al mercato. I due gli si avvicinarono e Fargas ordinò ad Amasis di mostrare i denti, che erano ancora sani. Catreus annuì.
Poco dopo i due chiamarono il fattore e gli dissero qualcosa. Quest’ultimo, non meno emozionato di Fargas, si diresse verso Amasis e con uno strano tono mellifluo lo invitò a seguirlo.
Il ragazzo era incuriosito e intimorito da quella situazione strana, di cui non capiva nulla. Venne condotto, con sua grande meraviglia, all’interno della villa di Fargas. Era la prima volta che vi metteva piede e rimase stupefatto dalla pulizia, dal profumo e dal lusso di quell’abitazione. Percorsi vari corridoi, arrivarono in uno stanzino, dove c’era un letto morbido e  pulito.

«Dormirai qui stanotte» gli disse il fattore, con un misto di rispetto e di invidia «e domattina seguirai il nobile Catreus a Cnosso». Amasis aggrottò le sopracciglia con aria dubbiosa.
«Il principe ti ha comprato come schiavo, ma non andrai certo a zappare la terra, ragazzo mio… la fortuna ha bussato alla tua porta. Gli schiavi del nobile Catreus vanno a vivere al Palazzo e se sono furbi fanno anche carriera» e ridacchiò.
Poi lo fissò con aria seria: «Capisci quello che ti sto dicendo?».
Amasis annuì, incerto. Il fattore scosse la testa, sbuffando: «Cnosso è la capitale dell’Impero, il suo Palazzo è il luogo più potente e lussuoso del mondo!»

Amasis aveva sentito parlare solo vagamente del Sovrano Minosse e delle meraviglie del palazzo di Cnosso, come di una realtà lontanissima e inaccessibile. Quando realizzò che il giorno dopo si sarebbe recato proprio in quel luogo, ebbe un sussulto di gioia. Nello stesso tempo però gli dispiaceva lasciare i luoghi dove era cresciuto e che gli erano familiari. E poi si chiedeva cosa volesse da lui il nobile Catreus. Perché l’aveva scelto? Non poteva saperlo, ma a dodici anni, il piccolo Amasis aveva già imparato che ogni cosa ha un prezzo, e nessuno fa niente per niente.

Il Trono del Toro. Prologo



Dal papiro di Amasis (databile circa 1250 a.C.)

« Gli Antichi Dei hanno voluto che io, Amasis, terminassi la mia esistenza là dov’era iniziata, in un misero villaggio di pescatori nel delta del Nilo, e i guadagnassi da vivere come istitutore e scriba, nella vecchiaia, dopo aver conosciuto, da giovane e nella maturità, la massima potenza e la massima gloria, lontano da qui, a Creta, negli anni ormai lontani in cui quell’isola dominava i mari e le coste.

Molti favoleggiano di quel tempo, ma con poco discernimento: non dicono il vero, perché non possono conoscerlo, come tutti coloro che hanno la pretesa di scrivere la storia.
Ma io, io ero là, nel Palazzo di Cnosso, negli anni gloriosi del potente Impero marittimo di Creta, e assistetti di persona a quegli eventi che ora sono già divenuti leggenda e conobbi i personaggi che adesso sono entrati nel mito.

E nessun altro oramai, tra coloro che erano con me a quei tempi, è ancora in vita, perché tante sono state le disgrazie che hanno funestato quel luogo, quasi che dovesse pagare agli Dei il prezzo della propria stessa grandezza.

Mai avrei immaginato che sarei stato proprio io l’unico a sopravvivere e a poter  testimoniare correttamente come l’Impero di Creta cadde, all’apice della sua potenza, io, che giunsi in quell’isola come schiavo, ed ebbi poi la buona sorte di essere istruito, e di salire ai supremi ranghi del potere e alle più intime vicende della dinastia reale, e alle lotte che si scatenarono dopo la morte di Minosse XIV il Grande, per il possesso del Trono del Toro.

Ma fu veramente fortuna la mia? Salire in alto per poi rovinare insieme a loro, rimanendo solo, privato dei miei affetti. Gli Antichi Dei sanno quanto ho amato quella terra e quella gente, e che sacrifici ho compiuto per loro. Ho avuto i miei momenti felici, ma come dice il proverbio, la felicità passata non è più felicità, ma il dolore passato è ancora dolore.

Mi chiedo se c'è fortuna nella sopravvivenza.
A volte vorrei  la Grande Madre  mi avesse sollevato dal peso dei ricordi e dal dolore di una vecchiaia miserevole e inutile.
La morte non è niente: è la vita che fa paura.
Eppure mai ho ritenuto onorevole sollevare me stesso dal peso di questa vita, uccidendomi, ora mi ritrovo qui, solo, davanti a un papiro ancora non scritto, con i fantasmi di un passato che chiede di essere raccontato, io mi impegno ora a narrare il più fedelmente possibile la storia del Trono del Toro, dall’apogeo alla caduta.

Questo sarà l’estremo sacrificio che io renderò a chi mi fece grande, ossia la testimonianza verace di quegli eventi enormi e terribili che condussero un così florido regno alla rovina.
Lascerò a queste carte le mie memorie, affinché un giorno qualcuno, trovandole e leggendole, possa di nuovo far rivivere questa storia che gli aedi hanno così stravolto, allontanandosi dal vero.

Ma nessuno mai dica che fu per Amasis un privilegio poter essere l’estremo sopravvissuto di questa vicenda. No: la vera fortuna sta nell’essere richiamati dagli Dei prima del tracollo. La morte in quel caso è leggera come una piuma, mentre non c’è destino più terribile della sopravvivenza a tutto ciò che si ha avuto di più caro.
Ed io ho avuto e perduto tutto ciò che si poteva avere e perdere, nella vita>>

giovedì 30 giugno 2016

Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 54. Vlad e Joelle entrano a Gothian





René Aigner:

 :

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Dopo essersi congedati da Jennifer, il Principe Vlad Dracu e lady Joelle Burke-Roche si prepararono ad attraversare il Varco di Estgoth, quello che conduceva a Gothian.

Il Varco consisteva in un arco senza porte, ma con una luce di un azzurro freddo come il ghiaccio.

Vlad si rivolse a Joelle:
<<Prima di procedere c'è un'ultima cosa che devi sapere. I Vampiri di Gothian non sono tutti degli ex-umani. La condizione del Non-Morto si estende anche alle specie aliene.
Molti dei Vampiri di Gothian erano degli Alfar, prima della trasformazione.
Altri invece sono venuti dalla Terra. Ma anche questi non sono tutti una progenie della famiglia Dracu. La mia famiglia è potente ed io sono considerato il Principe dei Vampiri terrestri, ma non sono stato il primo. I primi Vampiri terrestri discendono dai Rettiliani.

Ti sembrerà strano, ma durante gli anni della mia vita mortale io non credevo nei Vampiri così come non credevo nella magia. Mi facevo beffe di tutto questo, considerandola una sciocca superstizione.

Un giorno ti racconterò la storia sul come sono diventato quello che sono. Per adesso ti basti sapere che, quando fui in punto di morte, in seguito al tradimento di alcuni falsi alleati, fu il Signore Gothar in persona a conferirmi il dono della Non-Morte. In cambio mi affidò la missione di creare una legione di Vampiri in grado di dominare l'umanità. 

Ci sono arrivato vicino molte volte: ogni volta che un'Oligarchia parassitaria prendeva il potere, a governarla erano i Vampiri. Ma tutte le volte qualcosa si è messo nel mezzo e i miei piani sono falliti. Ogni volta ho dovuto ricominciare da capo.

Roman Waldemar ha capito tutto questo: ha capito che l'Oligarchia tecnocratica, burocratica e finanziaria che governa l'Unione Europea e gli Stati Uniti è guidata dai Vampiri, così come anche la Massoneria.





The Queen wears the Grand Duchess Vladimir tiara which is laden with history tracing back ...:



Sono tutti miei discendenti. E' storicamente provato. Elisabetta II Windsor è una mia discendente, così come lo sono Hillary Clinton e Angela Merkel.

Waldemar ha capito anche anche l'Islam radicale è guidato dai Vampiri.

Da anni combatte una lotta solitaria contro l'Oligarchia e contro l'Islamismo fondamentalista.
Ha ostacolato in tutti i modi i nostri piani. Sa troppe cose e sta incominciando ad avere troppi seguaci.

Per questo Waldemar deve morire!

Questa è la mia ultima possibilità, e gran parte del successo di questa missione dipende da te>>

Joelle annuì:
<<Comprendo la responsabilità che grava sulle mie spalle e prometto di consacrare tutta me stessa ai fini del successo di questa missione>>



Vlad allora le prese la mano e la condusse con sé verso il Varco.
Prima di attraversarlo, rivolse un'invocazione al suo divino protettore:
<<O Signore Gothar, so di averti deluso più volte. Ho fallito con Virginia e con Jessica, attirandomi così la tua giusta punizione.
Guardami o Signore, e fissa lo sguardo, perché sto diventando spregevole agli occhi di chi mi contempla>>

La sua voce era piena di vergogna per i suoi fallimenti e le sue parole erano un modo per fare ammenda..
Per questo volle ripeterle:

<<Guardami o Signore e fissa lo sguardo, perché sto diventando spregevole agli occhi di chi mi contempla>>

A quel punto si udì un suono nelle tenebre, un canto che parlava di infinita solitudine e di eterne paure.

Il Varco si aprì. Il Signore Gothar aveva perdonato il suo servo e gli aveva offerto una seconda possibilità.

Si rivolse a Joelle:
<<Andiamo. E' giunto il momento>>

charliebowater: Another work in progress…but I don’t know if it’s a work in progress or if I’m going to leave it like this? Painted to the Game of Thrones season 2 score which was wonderfully trippy. Photo texture from my some pictures I took at Tintern Abbey: http://imageshack.us/photo/my-images/826/tinternref.jpg/ Photoshop CS5 & Wacom Intuos 4.:

Gothic era castle of vampires:

Entrarono, e si ritrovano all'interno di un edificio immenso, di architettura gotica, bellissima, ma cupa e fredda.

Da vero gentiluomo Vlad offrì il suo mantello a Joelle:
<<I Conti di Gothian ti forniranno tutti i vestiti adatti>>

Ma Joelle non pareva preoccupata dal freddo:
<<Eccoci nel luogo che terrorizza tutte le sacerdotesse di Atar, compresa mia sorella Jennifer e mia zia Isabel>>

Vlad sorrise:
<<L'importante è che piaccia a te, e dall'espressione del tuo viso direi che ne sei affascinata>>

Joelle annuì, guardandosi intorno con meraviglia:
<<E' una costruzione imponente e maestosa, degna di un re>>

Camminarono lungo l'altissima volta ghiacciata, e poi attraverso camminamenti esterni, che permettevano di osservare la grandiosità di quell'altissima costruzione, che nel contempo affondava le sue radici fino al cuore della terra.

Joelle lesse un'iscrizione su una porta:
<< "Io presi un pugno di sabbia e glielo mostrai, scioccamente chiedendo tanti anni di vita quanti granelli di sabbia. Mi scordai di chiedere che fossero anni di giovinezza"
Piuttosto sprovveduto, non trovi?>>

<<La tua ironia è atroce>>

<<L'ironia, Vlad, mi serve per sopravvivere e le cose che dobbiamo fare per sopravvivere spesso sono atroci e imperdonabili>>

<<Questo è vero. Ma devi imparare a frenare la lingua. Qui anche le ombre hanno orecchi>>

<<Le ombre non sono nostre alleate?>>

<<A volte sei più ingenua di una bambina. Le ombre sono alleate della luce, poiché non c'è ombra senza luce. E sono alleate del fuoco, perché è la fiamma più vivida a proiettare le ombre più oscure. Amano Atar e Belenos, e odiano Eclion e Gothar>>

castle:

http://rashomike.deviantart.com/art/Sanctuary-412070706:

Non c'era nessuno ad aspettarli, me sentivano di essere osservati, di essere spiati.

Mentre camminavano attraverso scale, atrii, corridoi a volta e saloni, Vlad parlò a Joelle con una sincerità che mai aveva mostrato con qualcuno in tutta la sua lunghissima esistenza:

<<Joelle, è necessario, prima di incontrare la famiglia dei Conti di Gothian, che tu sappia tutta la verità.

Spero che mi concederai di essere poetico nell'esprimertela, poiché le verità più amare possono comunque essere addolcite con il miele della bellezza.

Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati ad Estgoth?

Tu mi guardavi intensamente e ti chiedevi chi fosse l'uomo che avevi davanti.

Gli occhi tuoi pieni e puliti e incantati non sapevano, non sanno e non sapranno, non hanno idea delle malefatte che il potere deve commettere per assicurare la propria sopravvivenza in nome di un bene superiore.

 La mostruosa, inconfessabile contraddizione: perpetuare il male per garantire il bene. 

La contraddizione mostruosa che fa di me un individuo cinico e indecifrabile anche per te:
gli occhi tuoi pieni e puliti e incantati non sanno la responsabilità che per secoli è gravata sulle mie spalle.

La responsabilità diretta o indiretta per tutte le stragi avvenute per garantire la sopravvivenza del mio popolo.
Waldemar questo lo sa, ma non lo sapeva ancora quando incontrò Virginia.
Certe cose Waldemar non solo non le sapeva, all'epoca, ma non poteva nemmeno immaginare che esistessero

 A lui, a tutti i familiari delle mie vittime io dico: sì, confesso. Confesso: è stata anche per mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa. Questo dico anche se non serve.

Tutti a pensare che la verità sia una cosa giusta, e invece è la fine del mondo, e noi non possiamo consentire la fine del mondo in nome di una cosa giusta

Abbiamo un mandato, noi. Un mandato celeste. Bisogna amare così tanto il Signore Gothar per capire quanto sia necessario il male per avere il bene>>

The Kingdom of Tonophria in the north is beneath the ice. Accessible by tunnels and hidden passages going down, there is nothing but an expanse of ice reminicent of Antartica above. Possibly one of the most interesting Kingdoms in the saga.:

Joelle poteva capire, ma aveva qualcosa da obiettare:
<<Un'azione buona non cancella quella cattiva, e viceversa>>

<<Lo so>> disse Vlad <<ma quando si parla di politica, bisogna ragionare come Machiavelli. Ci furono momenti in cui noi Vampiri Rettiliani non eravamo al governo e dovevamo difenderci>>

Joelle lo guardò con un lampo di ironia:
<<Non eravate al governo, ma eravate al potere nella finanza, nelle banche, nella Massoneria, nella burocrazia, nella magistratura, nell'università, nella stampa, nei salotti buoni, nell'aristocrazia parassitaria. Avete succhiato metaforicamente il sangue di una civiltà intera>>

Vlad le rivolse uno sguardo ammonitore:
<<Questo è un discorso che è meglio tacere. Dimmi piuttosto, perché alla fine gli uomini hanno spesso preferito dei volgari demagoghi populisti?>>

Joelle scrollò le spalle:
<<Il volgo ama i suoi simili, o almeno chi si finge tale>>

Vlad rise:
<<Ma certo! Uno sciocco è sempre molto amato dagli sciocchi!>>

Joelle rise a sua volta:
<<Mi chiedo come siete riusciti a sconfiggerli e a far trionfare l'oligarchia globalista ovunque. I populisti in fondo hanno vinto battaglie molto importanti>>

Vlad si fece serio:
<<C'è una lezione che tu devi imparare. Vedi, mia cara, si possono vincere anche tutte le battaglie e perdere la guerra>>

Joelle era incuriosita:
<<Com'è possibile?>>

Vlad si concesse un'aria da stratega:
<<Chi conquista il potere viene anche conquistato dal potere. Ci prende gusto. Incomincia a capire la mentalità degli oligarchi e persino ad apprezzarla. Alla fine tende ad assomigliare sempre più alla parte peggiore dei suoi ex nemici. A volte può anche succedere che il populista vincitore sia ricattato dai servizi segreti degli oligarchi, e diventi una marionetta nelle loro mani.
In ognuno di questi casi, il vincitore diserta e tradisce, passando dalla parte opposta.
Ma bisogna essere molto abili nel mantenere segrete queste trame.
Chi non vuol far sapere una cosa, in fondo non deve confessarla neanche a se stesso, perché non bisogna mai lasciare tracce>>

Joelle annuì:
<<Non mi faccio troppi scrupoli morali. Io non ho mai creduto che si possa distinguere l'umanità in due categorie, angeli e diavoli, siamo quasi tutti dei medi peccatori>>

Vlad la fissò seriamente:
<<Lo so! Ma ora devi essere ancora più forte! I Conti di Gothian ti riceveranno molto presto e d'ora in avanti le tue visioni saranno più frequenti, e spaventose>>

Joelle scrollò le spalle:
<<Io non ho paura. Sono sogni: non c'è niente da temere, nei sogni>>

<<E invece sì> ribatté Vlad

<<Che cosa?>> chiese Joelle

Vlad le rivolse uno sguardo carico di mistero:
<<Il Passato. Il Futuro. La Verità>>













mercoledì 29 giugno 2016

Il vero nome di Jon Snow è Jaehaerys III Targaryen, il Principe Promesso



Sta già circolando in rete una nuova teoria, riguardante le parole sussurrate nell'orecchio da Lyanna Stark a suo fratello Ned, prima di fargli promettere che alleverà il bambino come se fosse suo.
Tutte le analisi concordano su un punto: Lyanna ha detto: "E' il figlio di Rhaegar", poi ha aggiunto qualcosa, molto velocemente, ma ci sono alcuni telespettatori che giurano di aver letto i labiale e che le altre parole di Lyanna sarebbero state: "Si chiama Jaehaerys".

Secondo reddit.com, il vero nome di Jon Snow, sarebbe Jaehaerys Targaryen, terzo del nome. Un fan della serie si è impegnato davvero tanto per decifrare il misterioso messaggio e a quanto pare ci è riuscito.
Ho guardato la scena della Torre della Gioia una cinquantina di volte almeno, coi sottotitoli e senza. Lyanna inizia a sussurrare dicendo ‘Il suo nome è’ e ciò che segue sembra essere un nome con tre sillabe che inizia con la J. Sono abbastanza certo che dica Jaehaerys e il nome non è incluso nei sottotitoli apposta"

Jaehaerys III Targaryen è un nome plausibile per tre ragioni:

1) Jaehaerys I Targaryen il Conciliatore è stato il sovrano più saggio, più amato e che ha regnato più a lungo, mettendo fine ad un periodo di guerre e di instabilità... insomma sembra proprio il destino di Jon, che Rhaegar aveva auspicato.

2) Jaehaerys II Targaryen era il nonno di Rhaegar e fu l'ultimo buon sovrano prima che la corona finisse sulla testa di Aerys II il Folle.

Inoltre Jaeherys II è il Re a cui venne fatta la profezia sulla venuta di un grande Principe, il "Principe Promesso" che viene menzionato nella visione di Daenerys presso la casa degli Eterni.
La profezia costrinse Aerys e Rhaella a sposarsi perché secondo Maestro Aemon il Principe doveva nascere da loro due. Rhaegar era a conoscenza dell’esistenza della profezia ed inizialmente pensava di essere lui il Principe promesso.
L'incendio di Sala dell'Estate, luogo di nascita di Rhaegar, in cui perì Aegon V, fu però un segnale negativo. Nella corrispondenza con Maestro Aemon, Rhaegar manifestò che la profezia si riferiva uno dei suoi figli. Ma poiché Elia Martell – sua moglie – non poteva più avere figli e Rhaegar sapeva che i figli dovevano essere tre, come le tre teste del drago sulla bandiera dei Targaryen, si convinse che forse il Principe Promesso poteva essere proprio il figlio frutto della sua relazione con Lyanna Stark.

3) L'iniziale del nome è J e questo potrebbe aver spinto Ned Stark a chiamare Jon il bambino, prendendo così due piccioni con una fava, ossia un omaggio a Jon Arryn, mentore di Ned, e una fedeltà verso il vero nome, Jaehaerys, di cui Jon risulterebbe quasi una sorta di diminutivo.

Per quanto riguarda il cognome, in teoria dovrebbe essere Waters, in quanto era quello dei figli bastardi dei Targaryen, ma possiamo ipotizzare che, qualora Jon dovesse apprendere la verità sui suoi genitori, potrebbe ottenere, per decreto reale, la legittimazione e quindi il cognome del suo vero padre, Rhaegar Targaryen. Potrebbe essere la stessa Daenerys, in quanto sua zia e capo legittimo della Casa Targaryen, a offrire a Jon questa opportunità. Ma potrebbe anche succedere che Jon preferisca il cognome della madre.



Staremo a vedere... in ogni caso, mai come adesso vale la frase: "You know nothing Jon Snow", dal momento che il Re del Nord ancora non sa nulla dei suoi veri genitori e del suo vero nome e cognome.
Voi cosa ne pensate?

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Ecco come Jon e Daenerys sono imparentati (lei è sua zia, anche se ha la stessa età, essendo nata quando i suoi genitori erano già avanti con gli anni)



Il Drago ha tre teste: la nuova teoria A+J =T (Aerys + Joanna = Tyrion) e le prove che la supportano

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Ora che la teoria R+L=J è stata finalmente, e senza ombra di dubbio, confermata e dunque sappiamo che i Targaryen in gioco adesso sono due, Daenerys e Jon (figlio di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark) resta da individuare la "terza testa del drago".
I draghi sono tre, e tre dovranno essere i loro cavalieri, e dovranno essere dei Targaryen.
Chi sarà dunque il terzo personaggio ad avere sangue Targaryen nelle vene?

La teoria A+J=T ci offre una risposta plausibile.

La madre di Tyrion, Joanna Lannister, era una Lannister per nascita, in quanto cugina di lord Tywin, e dunque il fatto che Tyrion sia anche un Lannister non è messo in discussione.
Ma è un Lannister anomalo, e non solo la sua bassa statura e la sua altissima intelligenza, ma anche perché è stato sempre interessato ai draghi e alla loro storia,
La sua perfetta intesa con i draghi a Meeren e poi con la stessa Daenerys, sembra confermarlo.

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Come è possibile che Aerys II Targaryen abbia avuto un rapporto con la moglie del suo primo cavaliere, Tywin Lannister?
Leggendo i romanzi di Martin, così come i saggi di approfondimento, apprendiamo che Aerys II era estremamente invidioso di lord Tywin ed era sempre pronto a fare qualsiasi cosa per umiliarlo, come per esempio prendere Jaime nella Guardia Reale, privando Castel Granito di un erede che potesse sposarsi e generare figli (certo per Aerys II fu una pessima scelta, dal momento che sarà lo stesso Jaime, lo Sterminatore di Re, ad ucciderlo).

In vari punti viene adombrata l'ipotesi che il Re Folle abbia violentato Joanna Lannister, e questa sembra essere la spiegazione per cui Joanna torna a Castel Granito (dove morirà proprio nove mesi dopo, mettendo alla luce Tyrion).
Successivamente lord Tywin si dimetterà dalla carica di Primo Cavaliere e molti anni dopo non si farà scrupolo a sterminare quasi tutti i Targaryen che erano rimasti nella capitale.

Prima di morire, ucciso da Tyrion, lord Tywin gli dice: "Tu non sei mio figlio".
Non è solo un modo per rinnegare un figlio che non era mai stato accettato come tale.
Forse Tywin voleva dire esattamente quello che aveva detto.

Ma c'è una terza prova, che forse potremmo considerare la Prova Regina.

La nascita di Daenerys, Jon e Tyrion ha provocato la morte delle loro madri: Rhaella, Lyanna e Joanna.
Sappiamo che Rhaella Targaryen aveva avuto già numerosi aborti e parti travagliati.
Cosa ci dice questo?
Ci dice che i figli di un Targaryen hanno una sorta di fuoco interiore che finisce per divorare le loro madri e a volte a anche il feto stesso.

Come potrebbe venire alla luce questa verità? E' ovvio: sarà Bran a scoprirlo mediante una delle sue visioni. Bran ormai è il Corvo con Tre Occhi, e il suo terzo occhio è quello che lo rende un Veggente.
Il ruolo di Bran Stark sarà quindi anche quello di scoprire tutta la verità e di decidere se rivelarla.

martedì 28 giugno 2016

Cersei Lannister come l'Imperatrice Cixi, penultima sovrana dell'Impero Cinese








Ci sono molti personaggi storici che hanno ispirato a George Martin il personaggio di Cersei Lannister, la "regina cattiva" per eccellenza delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco e della serie tv che ne è stata tratta, il Trono di Spade, meglio conosciuta come Games of Thrones.

Poiché la guerra tra gli Stark e i Lannister è chiaramente una trasposizione letteraria della Guerra delle Due Rose tra gli York e i Lancaster, il primo personaggio storico che è stato indicato come ispiratore di Cersei è Margherita d'Angiò, regina d'Inghilterra come moglie di Enrico VI di Lancaster.
Margherita ebbe un figlio da un amante, ma re Enrico era troppo debole di mente per accorgersi del tradimento della moglie e così suo figlio divenne il principe di Galles.
Non riuscì però mai a regnare in quanto fu sconfitto da Edoardo IV di York.

Un'altra regina che ha ispirato il personaggio di Cersei è Caterina de Medici, regina di Francia, che fu reggente per tutti e tre i suoi figli: Francesco II, Carlo IX ed Enrico III, e sopravvisse a tutti e tre, morendo nello stesso anno 1589 in cui la dinastia dei Valois si estinse ed il trono passò a Enrico IV di Borbone.

Ma c'è un'ultima sovrana che forse più di tutte ha ispirato a Martin il personaggio di Cersei, considerando anche l'assonanza col nome della sovrana, e cioè l'imperatrice Cixi della Cina, che fu la penultima sovrana del Celeste Impero.
Fu anche lei reggente per i suoi figli, e dopo la loro morte divenne la prima imperatrice (e anche l'ultima) a regnare col proprio nome sull'Impero.

Vediamo di conoscere meglio la storia di Cixi



L'imperatrice madre Cixi (慈禧太后TCíxǐ tàihòuPTze HsiWPechino29 novembre 1835 – Pechino15 novembre 1908) è stata una concubina dell'imperatore Xianfeng, madre dell'erede al trono e reggente dell'Imperode facto, per 47 anni: ebbe una grande influenza sulle vicende dello Stato, dimostrando un forte e autoritario temperamento.
Imperatrice del palazzo occidentale e imperatrice madre dopo la nascita di Tongzhi, Cixi esercitò più volte la reggenza dell'impero cinese tra il 1861 ed il 1908, e in particolare:
  • 18611872 per suo figlio, l'imperatore minorenne Tongzhi, fino al raggiungimento della maturità;
  • 18751889 per suo nipote, il giovane imperatore Guangxu, fino al conseguimento della maggiore età;
  • 18981908, dopo aver fatto incarcerare il nipote Guangxu in seguito ad un colpo di Stato.
Esercitò la reggenza formalmente con l'imperatrice vedova Ci'an, seconda consorte di Xianfeng e imperatrice del palazzo orientale (1861-1881).[2][3]
Cixi è spesso conosciuta in Occidente come imperatrice vedova (rango spettante, invece, a Ci'an, seconda moglie dell'imperatore defunto), mentre il titolo giusto era quello diimperatrice madre (generò l'unico figlio del sovrano), come tutti i testi citati certificano.[4][5]

The Imperial Portrait of the Ci-Xi Imperial Dowager Empress.PNG

Biografia

Cixi fu, dunque, un'importante concubina dell'imperatore Xianfeng (咸丰皇帝). Non appena quest'ultimo morì nel 1861, Cixi e l'imperatrice vedova Ci'an (慈安太后) (1837-1881) divennero reggenti al posto del figlio bambino dell'imperatore. Le due imperatrici, consigliate dal fratello del defunto imperatore, mantennero tale incarico fino al 1873, quando l'imperatore Tongzhi (同治皇帝) raggiunse la maggiore età.
Appena due anni dopo però Tongzhi morì e Cixi violò la normale legge di successione nominando erede suo nipote di tre anni. Le due imperatrici continuarono quindi ad esercitare la reggenza fino alla morte di Ci'an, nel 1881, quando Cixi divenne di fatto sovrana della Cina.
Quando l'imperatore Guangxu (光绪皇帝), il nipote, raggiunse la maturità, Cixi si ritirò in campagna, mantenendosi però costantemente informata grazie ad una rete di spie. Dopo che la Cina fu sconfitta nella prima guerra sino-giapponese (1894-1895), Guangxu attuò molte riforme, che ebbero però vita breve (le cosiddette "riforme dei cento giorni"), in quanto Cixi organizzò un colpo di Stato e riprese il potere come reggente, confinando l'imperatore all'interno del palazzo.[6]
L'anno seguente Cixi sostenne i promotori della rivolta dei Boxer, di stampo conservatore e antioccidentale. Quando le truppe straniere reagirono prendendo Pechino ed entrando addirittura nella Città Proibita, Cixi accettò le dure condizioni di pace. In seguito ella attuò le stesse riforme da lei precedentemente osteggiate e continuò a regnare, seppur con un potere decisamente indebolito, fino alla sua morte nel 1908. L'imperatore prigioniero Guangxu morì quando Cixi si trovava sul letto di morte, a quanto si dice per ordine dell'imperatrice.
Il potere effettivo di Cixi fu maggiore di quello di un'altra grande regina a lei contemporanea, la regina Vittoria. Cixi ebbe una fortissima influenza sugli affari di stato anche nei periodi rimanenti in cui non esercitò di diritto la reggenza, e fu di fatto imperatrice assoluta per 47 anni fino al 1908, anno della sua morte. Cixi è anche ricordata per il suo patrocinio delle arti tra cui l'opera, e per aver fondato il giardino zoologico di Pechino nel 1906.

Giovinezza

Le recenti biografie di Cixi affermano di solito che era la figlia di Huizheng (惠征), un mandarino manciù di basso grado appartenente al clan dei Yehe-Nara (Yehonala) ed attivo nella provincia dello Shanxi prima e di Anhui dopo. Sua madre, la moglie principale di Huizheng, si chiamava Fuca ed apparteneva allo stesso clan manciù.
Per quanto riguarda il luogo esatto di nascita di Cixi, si suppone che abbia vissuto gran parte della sua giovinezza nell'Anhui, dopo un breve periodo nello Shanxi, per poi trasferirsi a Pechino tra il tredicesimo ed il quindicesimo anno d'età. Secondo i biografi, suo padre fu licenziato dai pubblici uffici nel 1853 (a quell'epoca Cixi era già una concubina all'interno della Città proibita) a quanto pare per non aver resistito alla ribellione Taiping nella provincia di Anhui e per aver abbandonato il suo posto. Alcuni biografi sostengono addirittura che suo padre venne decapitato per la sua diserzione.[7]
Negli ultimi 20 anni, grazie alla maggiore apertura della società cinese, sono emerse nuove storie. Partendo da dichiarazioni effettuate da famiglie di agricoltori che vivevano vicino alla città di Changzhi (长治) nello Shanxi, il direttore dell'Ufficio di cronache locali della città di Changzhi, Liu Qi (刘奇), ha diretto una ricerca decennale i cui esiti sono stati pubblicati nel 1999 in un libro dal titolo "Decifrando il mistero della giovinezza di Cixi" (《揭开慈禧童年之谜》). Basato su 38 elementi di prova raccolti dalle famiglie di agricoltori locali così come da documenti storici, il lavoro è un contributo clamoroso alla storia di Cixi che sfata anche molti luoghi comuni. La ricerca di Liu Qi è stata ciononostante accolta e ritenuta accurata da una parte significativa della comunità degli storici cinesi, ed ha ottenuto il premio dell'Istituto di Ricerca Artistica della Repubblica Popolare Cinese nel 1999.
In base alle scoperte di Liu Qi, Cixi nacque nel 1835 nel villaggio di Xipo (西坡村), ubicato all'interno della municipalità di Beicheng (北呈乡), nella provincia di Changzhi (长治县), che dipendeva dalla prefettura di Changzhi (长治市, allora nota come 潞安府 o prefettura di Lu'an) nella provincia dello Shanxi. Il villaggio di Xipo si trova a circa 20 km dal centro di Changzhi. Sempre secondo questo studio, Cixi nacque in una famiglia di contadini cinesi han, la famiglia Wang, e venne chiamata Xiaoqian (il suo nome completo fu quindi Wang Xiaoqian o 王小謙). Ella rimase presto orfana di madre, ed a causa dell'estrema povertà della famiglia la piccola Cixi venne venduta da suo padre all'età di quattro anni a Song Siyuan (宋四元), un contadino proveniente dal vicino paese di Shangqin (上秦村), nella municipalità di Haojiazhuang (郝家庄乡), nella provincia di Changzhi. La vendita di bambini era un fatto comune tra le famiglie indigenti della Cina del XIX secolo.[8]
Nella famiglia Song, Cixi ottenne un nuovo nome, Ling'e, cosicché il suo nome completo divenne Song Ling'e (宋齡娥). Cixi visse con la famiglia Song fino all'adolescenza, finché un peggioramento delle condizioni economiche della famiglia indussero il padre adottivo Song Siyuan a vendere la bambina dodicenne al prefetto di Lu'an, il mandarino di nome Huizheng sopra menzionato. Huizheng acquistò la bambina per farne una serva domestica, ma ben presto la bellezza di Cixi lo indusse ad adottarla, diventando parte del clan Yehe-Nara. Cixi ottenne dalla nuova famiglia il nome di Yulan (玉蘭, "orchidea di giada", abbreviato in Lanr o 蘭兒, "orchidea"). Nelle occasioni formali divenne invece nota come Dama Yehenara.

Nomi


L'imperatrice madre Cíxǐ

L'imperatrice vedova Ci'an
Cixi ebbe diversi nomi nei differenti periodi della sua vita, cosa che può ingenerare confusione (per non parlare del fatto che numerosi suoi biografi occidentali non conoscono il cinese e confondono a loro volta i nomi).
Il nome di Cixi alla nascita è tuttora ignoto (vedasi la sezione precedente). Al momento del suo ingresso nella Città Proibita, Cixi fu registrata come "Yehenara, figlia di Huizheng" (惠征). Fu quindi chiamata col nome del suo clan, gli Yehe-Nara, come era uso per le ragazze manciù. Cixi fu una donna molto riservata e raramente parlò della sua infanzia. Dopo essere salita al potere, l'intera sua vita precedente all'ingresso a palazzo divenne un tabù, cosicché ogni notizia riguardo al suo nome originale e alla sua giovinezza è andata perduta.[9]
Quando entrò per la prima volta nella Città Proibita nel settembre 1851 (o giugno 1852, a seconda delle fonti), Cixi divenne una concubina di quinto grado (貴人) e le fu dato il nome Lan (蘭, "orchidea"). Il suo nome completo fu quindi "concubina di quinto grado Lan" (蘭貴人).
Alla fine di dicembre 1854 o all'inizio di gennaio 1855 fu promossa a concubina di quarto grado (嬪) e il suo nome fu mutato in Yi (懿, "virtuosa"), cosicché il nome completo divenne "concubina di quarto grado Yi" (懿嬪). Il 27 aprile 1856 diede alla luce un figlio, l'unico discendente dell'imperatore Xianfeng (l'imperatrice consorte non era riuscita a generare un erede per l'imperatore), e fu immediatamente promossa a "concubina di terzo grado Yi" (懿妃). Nel febbraio 1857 fu elevata un'altra volta, a "concubina del secondo grado Yi" (懿貴妃).
Verso la fine di agosto del 1861, in seguito alla morte dell'imperatore Xianfeng, all'età di soli cinque anni il figlio di Cixi divenne l'imperatore Tongzhi (il suo regno iniziò ufficialmente nel1862). Cixi ebbe il privilegio di essere nominata "santa madre imperatrice vedova" (聖母皇太后), pur non essendo stata l'imperatrice consorte quando l'imperatore Xianfeng era vivo, solo in quanto era la madre biologica dell'imperatore fanciullo Tongzhi. Le fu pure dato l'appellativo onorifico Cixi (徽號, "materna e fausta"). La precedente imperatrice consorte divenne invece "imperatrice madre imperatrice vedova" (母后皇太后), un titolo sovraordinato a Cixi, e le fu dato l'appellativo onorifico Ci'an ("materna e tranquillizzante"). Dato che Cixi dimorava nella parte occidentale della Città Proibita, venne chiamata popolarmente "imperatrice del palazzo occidentale", mentre Ci'an, che abitava la parte orientale, fu denominata "imperatrice del palazzo orientale".[10]
A partire dal 1861, in numerose occasioni vennero attribuiti a Cixi nomi onorifici addizionali, come era consuetudine per gli imperatori e le imperatrici. Alla sua morte il suo nome ufficiale era "l'attuale santa madre imperatrice madre Cixi Duanyou Kangyi Zhaoyu Zhuangcheng Shougong Qinxian Chongxi dell'impero del Grande Qing" (大清國當今慈禧端佑康頤昭豫莊誠壽恭欽獻崇熙聖母皇太后), abbreviabile in "l'attuale santa madre imperatrice madre dell'impero del Grande Qing" (大清國當今聖母皇太后).
Allo stesso tempo, Cixi era altresì appellata come "venerabile Buddha" (老佛爺, letteralmente "Maestro vecchio Buddha"). Non si trattava di un titolo appositamente confezionato per lei, come spesso erroneamente sostenuto dai biografi occidentali, ma di un appellativo ufficiale utilizzato per tutti gli imperatori della dinastia Qing, che erano devoti buddhisti. Cixi amava essere trattata come se fosse un uomo, ed insistette affinché i suoi sottomessi le rivolgessero la parola usando parole riservate agli uomini. Quale sovrano di fatto della Cina era riverita nelle occasioni ufficiali e secondo il cerimoniale con la frase "lunga vita all'imperatrice vedova per diecimila anni", usata convenzionalmente solo per gli imperatori in quanto le imperatrici vedove normalmente dovevano accontentarsi di un augurio di "mille anni di lunga vita".
Alla sua morte nel 1908, a Cixi fu assegnato un nome postumo che fondeva i suoi nomi onorifici con altri nuovi appositamente creati per l'occasione: "imperatrice Xiaoqin Cixi Duanyou Kangyi Zhaoyu Zhuangcheng Shougong Qinxian Chongxi Peitian Xingsheng Xian" (孝欽慈禧端佑康頤昭豫莊誠壽恭欽獻崇熙配天興聖顯皇后), la cui forma abbreviata è "imperatrice Xiaoqin Xian" (孝欽顯皇后). Il nome per esteso è quello che ancora oggi è leggibile sulla tomba di Cixi.

La strada verso il potere


Tongzhi (1856-1875, figlio di Cixi

Xianfeng, di cui Cixi fu la concubina
La giovane Yehenara fu registrata dai suoi genitori presso la corte imperiale, come era richiesto per tutte le ragazze manciù dell'impero al fine di tenere elenchi di potenziali concubine per l'imperatore. Nel settembre 1851 (o giugno 1852, a seconda delle fonti) venne convocata presso la Città Proibita con altre conterranee per essere sottoposta ad una selezione di concubine per il nuovo imperatore Xianfeng, sotto la supervisione della concubina vedova Kangci (康慈皇貴太妃) (1812-1855).
La giovane Yehenara fu una delle poche ragazze selezionate da Kangci in quell'occasione. La concubina vedova Kangci era tra le concubine superstiti del defunto imperatore Daoguang la più alta in grado, e quindi la donna dallo status più elevato nell'intera Città Proibita. Era la madre ufficiale, ancorché non biologica, dell'imperatore Xianfeng. Nel 1840, alla morte della madre biologica di Xianfeng, l'imperatrice Xiaoquan Cheng (孝全成皇后), l'allora concubina di primo grado Jing (靜皇貴妃) aveva allevato il ragazzo di 8 anni, e quando nel 1850 (alla morte dell'imperatore Daoguang) quest'ultimo era divenuto l'imperatore Xianfeng, ella era diventata la concubina vedova Kangci. Perciò ella aveva l'incarico di selezionare l'imperatrice e le concubine dell'imperatore Xianfeng. La concubina vedova Kangci era anche la madre biologica del principe Gong (恭親王), che avrebbe svolto un ruolo importante negli anni a venire.[11]
Il 27 aprile 1856 Yehenara, allora concubina del quarto grado Yi, diede alla luce un figlio, l'unico dell'imperatore Xianfeng, che divenne l'erede al trono e in seguito imperatore Tongzhi. Grazie a questo fausto evento lo status di Yehenara all'interno della Città Proibita cambiò drasticamente, e la concubina divenne la seconda donna in ordine di grado nel palazzo, seconda solamente all'imperatrice consorte (più tardi nota col nome di imperatrice vedova Ci'an).
Il 22 agosto 1861, all'indomani della seconda guerra dell'oppio, l'imperatore Xianfeng morì presso il palazzo di Rehe (熱河行宫) nel Jehol (ora Chengde), 230 km a nordest di Pechino, dove la corte imperiale si era ritirata. Il suo erede, il figlio della dama Yehenara, aveva allora solo cinque anni. Nonostante molti ritengano che Yehenara attuò un colpo di Stato per piazzare il proprio figlio sul trono, in realtà una tale operazione sarebbe stata troppo ardua da compiere a causa della complessità del cerimoniale della corte, e a maggior ragione se intrapresa da una donna. Inoltre, quando l'imperatore era sul letto di morte, per ordine dei suoi consiglieri - soprattutto Su Shun - non gli era permesso di vedere nessun altro all'infuori degli ufficiali.
Yehenara riuscì tuttavia ad entrare nelle stanze dell'imperatore portandosi dietro il figlio di pochi anni. Sperando che l'imperatore passasse a nominare il proprio erede (secondo la tradizione manciù il diritto a regnare sorgeva per investitura e non per primogenitura), Yehenara piazzò il figlio a lato del padre e chiese quale sarebbe stato il prossimo imperatore; l'imperatore morente nominò quindi prossimo imperatore il figlio e reggenti le due madri. Gli ufficiali udirono l'investitura a reggenti delle madri, ma Su Shun trattenne uno dei sigilli imperiali e diede l'altro alle imperatrici. Per i successivi mesi Su fu osteggiato dalle imperatrici, che erano consigliate dal principe Kung. Ad un certo punto Su ordinò la sospensione degli alimenti per gli appartamenti delle sovrane per quattro giorni, ma quando tutto fu passato le imperatrici lo fecero incarcerare e decapitare. Da questo momento Yehenara si fece chiamare imperatrice madre Cixi, diventando coreggente assieme all'imperatrice vedova Ci'an, quest'ultima molto meno politicamente coinvolta. Le due donne governarono letteralmente da dietro le quinte, in quanto il cerimoniale prevedeva che le reggenti, ambedue donne, presenziassero alle udienze imperiali dietro una tenda. Cixi governò da quel momento in poi la Cina per lunghi periodi dal 1861 al 1908.[12]

La reggenza sotto Tongzhi


Ritratto di Cixi, 1903

Il consigliere politico Ronglu
Per i successivi 47 anni fino alla sua morte nel 1908 Cixi assunse la reggenza dell'impero del Grande Qing, assieme alla coreggente Ci'an, prima durante la minore età dell'imperatore Tongzhi, poi durante la minore età dell'imperatore Guangxu in seguito alla prematura scomparsa di Tongzhi nel gennaio 1875. Nonostante Ci'an fosse in teoria sovraordinata a lei, Cixi fu l'effettiva governante della Cina. Ci'an intervenne raramente in questioni politiche, ma manifestò la sua volontà con interferenze nella politica di Cixi nel 1869. Il temutissimo grande eunuco della corte imperiale An Dehai (安德海), stretto confidente di Cixi e suo inviato nella Cina meridionale, imperversò nel frattempo per la provincia dello Shandong, estorcendo denaro dalla popolazione. La faccenda destò grande scalpore quando fu denunciata a corte dal governatore dello Shandong, e per ordine di Ci'an il grande eunuco fu giustiziato. L'esecuzione di quella che era stata la figura di maggior potere presso la corte imperiale fino a quel momento fu fortemente deprecata da Cixi. L'imperatrice aveva, però, un fedelissimo consigliere che colmò di onori e importanti cariche, il cugino, generale e statista Ronglu (1836-1903).[13]
La maggioranza della popolazione cinese odierna considerava Cixi come una donna ambiziosa e assetata di potere, che teneva in pugno l'ingenua Ci'an governando di fatto come monarca assoluta. Tuttavia alcuni storici hanno scoperto una realtà molto differente, ossia che Cixi fu una donna intelligente e risoluta che fu sempre pronta a sacrificarsi per fronteggiare le complesse problematiche della Cina dell'epoca, mentre Ci'an avrebbe preferito indulgere in una vita di comodità e piaceri all'interno della Città Proibita, disinteressandosi delle responsabilità di governo. Come spesso accade, la verità probabilmente risiede nel mezzo di queste valutazioni antitetiche.[14]

La conquista del potere assoluto

L'imperatrice vedova Ci'an morì improvvisamente l'8 aprile 1881 durante un'udienza a corte. Le voci secondo cui la sua improvvisa morte dopo una vita in perfetta salute fu dovuta ad avvelenamento da parte di Cixi sono sorte oltre 60 anni dopo l'evento. A quel tempo Cixi giaceva inoltre malata, con una patologia epatica che la costrinse a letto per due anni. Ad ogni modo la morte dell'imperatrice vedova Ci'an rese l'imperatrice Cixi unica reggente e unica titolare del potere assoluto.[15]

La crisi con Guangxu

Il raggiungimento dei diciassette anni di età di Guangxu avrebbe determinato la decadenza di Cixi dai propri poteri. Il primo principe Chun tuttavia insistette che Cixi proseguisse con la reggenza.

Sguardo d'insieme sulla politica


Il trono imperiale nella Città proibita
Pur mirando ad un rafforzamento della Cina attraverso una debole e regionalizzata crescita industriale e militare, Cixi si oppose ad ogni tentativo di modernizzazione politica, mettendo in atto un colpo di Stato il 21 settembre 1898 per neutralizzare la cosiddetta "riforma dei cento giorni" intrapresa dall'imperatore Guangxu. Del pari si oppose alla creazione di un esercito e di una marina nazionali.
Il contributo di Cixi alla crescita cinese fu alquanto contraddittorio. Mentre sostenne la modernizzazione economica e militare, approvando la costruzione di ferrovie ed industrie ed incoraggiando l'uso di armi e tattiche occidentali, per il suo 60esimo compleanno (1895) fu anche capace di spendere in festeggiamenti l'astronomica cifra di 30 milioni di tael d'argento, che in teoria erano destinati alla costruzione di dieci nuove navi da guerra. Il fatto fu ancor più sconsiderato se si considera che nella prima guerra sino-giapponese del 1894 la marina cinese aveva appena perso gran parte del proprio naviglio da guerra e necessitava di rimpiazzi urgenti.[16]
Nel 1900, il sostegno di Cixi allo sviluppo cinese fu posto nuovamente in discussione quando la rivolta antioccidentale dei Boxer scoppiò nel nord del paese. Mirando a preservare i valori cinesi tradizionali, Cixi sposò con un comunicato ufficiale la causa dei ribelli. La reazione occidentale non si fece attendere e nel giro di breve tempo un'alleanza di otto nazioni intraprese una spedizione in Cina, dove ebbe facilmente ragione del mal equipaggiato esercito cinese. Le truppe occidentali marciarono su Pechino ed entrarono addirittura nella Città Proibita, mentre Cixi fuggiva dalla città travestita da contadina. Le potenze europee imposero quindi un trattato umiliante alla Cina, ponendo le basi di una presenza militare internazionale nel paese e stabilendo un risarcimento di 67 milioni di sterline, che non fu mai del tutto pagato.
Cixi morì il 15 novembre 1908, un giorno dopo aver nominato Puyi nuovo imperatore della dinastia Qing.

La tomba di Cixi


Esterno del mausoleo di Cixi

Tomba dell'imperatrice madre Cixi
L'imperatrice Cixi è stata sepolta tra le Tombe Qing orientali (清東陵), 125 km ad est di Pechino, nel complesso funerario di Dingdongling (定東陵, letteralmente "tombe ad est della tomba Dingling") assieme all'imperatrice vedova Ci'an. Più precisamente, Ci'an riposa nel Puxiangyu Dingdongling (普祥峪定東陵, letteralmente "tomba ad est della tomba Dingling nella valle del largo buon auspicio"), mentre Cixi fece costruire per sé il ben maggiore Putuoyu Dingdongling (菩陀峪定東陵) (letteralmente "tomba ad est della tomba Dingling nella valle di Putuo").
La tomba Dingling (letteralmente: la "tomba della quiete") è la tomba dell'imperatore Xianfeng, il marito di Ci'an e Cixi, che è ubicata effettivamente ad ovest del Dingdongling. La Valle di Putuo deve il suo nome al Monte Putuo, ai piedi del quale il Dingdongling è ubicato.
Cixi, insoddisfatta della sua tomba, ne ordinò la distruzione e riedificazione nel 1895. La nuova tomba è un imponente e lussuoso complesso di templi, porte e padiglioni ricoperti di foglie d'oro e di ornamenti pensili d'oro e di bronzo: un grande e decorato torrione rende solenne l'insieme.[17]
Nel luglio 1928, la tomba di Cixi fu occupata dal signore della guerra e generale del Kuomintang Sun Dianying (孫殿英) e dal suo esercito, che spogliò sistematicamente il complesso dei suoi preziosi ornamenti. L'ingresso al sepolcro fu aperto con la dinamite e la tomba venne scoperchiata; la salma di Cixi (che si dice sia stata trovata intatta) fu rovesciata sul suolo e la tomba venne depredata di tutti i gioielli in essa contenuti, tra cui una grossa perla che - in ossequio alla tradizione cinese - era stata posta in bocca a Cixi per impedirne la decomposizione. Si dice che la grande perla sulla corona di Cixi sia stata regalata da Sun Dianying al leader del Kuomintang Chiang Kai-shek e che sia finita ad ornare le scarpe di gala della moglie di quest'ultimo, Soong May-ling.
Dopo il 1949 il complesso della tomba di Cixi è stato restaurato dalla Repubblica Popolare Cinese e rimane ancora oggi una delle più maestose tombe imperiali cinesi.

Giudizio storico

L'opinione tradizionale è che Cixi fu una dispotica regnante che si aggrappò sempre più fermamente al potere imperiale man mano che questo declinava. Tre anni dopo la sua morte, la dinastia Qing fu rovesciata dallari voluzione Xinhai.
Tuttavia alcuni autori, come Sterling Seagrave nella sua biografia "The Dragon Lady", offrono una visione più positiva di Cixi, sostenendo che sia stata oggetto di malignità e che a ben vedere le sue azioni furono ragionevoli risposte ai problemi che in quel tempo la Cina stava affrontando. Un altro ritratto benigno può essere trovato nel romanzo storico di Anchee Min "Empress Orchid" (2004).
Il lavoro televisivo "Verso la Repubblica" (走向共和), prodotto dalla rete di stato cinese, ha rappresentato Cixi (seppure con alcune riserve) come una governante capace, fatto sensazionale nella storia dell'emittente della Repubblica Popolare Cinese, nonostante le idee di Cixi fossero pacificamente conservatrici. Nel considerare la sua nomea di despota va in ogni caso preso in considerazione che la tradizionale e diffusa mentalità confuciana di allora trattava con diffidenza le donne ed in particolare le donne dotate di potere (un trattamento non dissimile fu riservato all'imperatrice Wu della dinastia Tang).

Cixi aveva una "grande presenza, charme e una grazia nei movimenti che la rendevano insolitamente attraente"—— Katherine Carl
Il romanzo "Imperial Woman" di Pearl S. Buck racconta la vita dell'imperatrice madre dal momento della sua selezione come concubina a poco prima della sua morte. Cixi è caratterizzata come una donna risoluta e motivata, alla difesa dei tradizionali modi di vita e di governo e in lotta con i cambiamenti introdotti dagli occidentali. Le azioni intraprese da Cixi per conto dei due imperatori bambini da lei cresciuti e le azioni di lei proprie sono tutte intese per il bene della sua gente e del suo paese.[18]
Katherine Carl, una pittrice che trascorse dieci mesi a palazzo con l'imperatrice Cixi nel 1903 e che raffigurò quest'ultima per l'esposizione di St. Louis, scrisse un libro sulla sua esperienza ("With the Empress Dowager", pubblicato nel 1905). Nell'introduzione al libro, Carl racconta di aver scritto il libro perché "subito dopo essere tornata in America, avevo sentito e letto continuamente nei giornali asserzioni a me attribuite che in realtà non avevo mai pronunciato."
Nel suo libro Carl descrisse l'imperatrice Cixi come una donna gentile e premurosa. Cixi era furba, ma aveva una grande presenza, charme e una grazia nei movimenti che la rendevano "insolitamente attraente." Cixi adorava i cani ed aveva un canile curato da eunuchi nel Palazzo d'Estate, dove vivevano "alcuni magnifici esemplari di carlini pechinesi e una specie di skye terrier." Non amava i gatti, ed alcuni eunuchi che ne possedevano alcuni dovettero ingabbiarli per evitare che si avvicinassero all'imperatrice. Cixi apprezzava invece i fiori ed il personale del Palazzo d'Estate ornava costantemente le stanze e i cortili con fiori freschi recisi.
L'imperatrice amava la lealtà e la praticava con il suo seguito. Nel descrivere il personale di palazzo Carl scrive: "tra questi c'è una donna cinese che ha curato Sua Maestà attraverso una lunga infermità, per circa 25 anni, e le ha salvato la vita dandole da bere il suo latte materno. Sua Maestà, che non dimentica mai un favore, ha sempre tenuto questa donna a palazzo. Essendo cinese, le avevano fasciato i piedi. Sua Maestà, che non può sopportare di vederli neppure, glieli fece liberare e curare, fino a che ha ripreso a camminare comodamente. Sua Maestà ha educato il di lei figlio, che era un infante all'epoca della sua malattia ed al quale aveva sottratto un po' del nutrimento. Questo ragazzo è già segretario in un buon yamen (ufficio di governo)." Lo scritto dimostra l'autentico interesse della sovrana verso i suoi sottoposti.
Cixi amava stare in barca sul lago del Palazzo d'Estate, passeggiare (o meglio farsi portare in portantina dagli eunuchi) attraverso i giardini e prati del palazzo ed assistere a rappresentazioni liriche nell'opera del Palazzo d'Estate. Cixi fumava pipe ad acqua cinesi così come sigarette europee, attraverso un bocchino. A 69 anni d'età Cixi era in una forma sufficientemente buona al punto che durante una visita dell'opera di palazzo assieme a Carl ella "salì le ripide e difficili scale con maggior facilità e leggiadria di me, che eppure portavo comode scarpe europee, mentre lei doveva camminare sulla suola manciù di 15 centimetri come se fosse davvero sui trampoli."
Si dice che Cixi abbia inventato il gioco da tavola "Otto fate viaggiano sul mare", che è ancor oggi noto col nome di "scacchi delle otto fate".
Un film chiamato "Amante dell'ultima imperatrice" (慈禧秘密生活), girato nel 1995, si incentra sul suo cammino verso il governo dell'impero. Nel film di Bertolucci "L'ultimo imperatore" Cixi appare ormai anziana, sul letto di morte, quando incontra il piccolo erede Pu Yi, di soli tre anni. Alla sua morte le viene inserita in bocca una perla nera. Nel cartone francese "Gemelli nel segno del destino" Cixi, rappresentata come una tiranna desiderosa di conservare il potere, è l'antagonista principale della serie (seppur non interagisca mai con i protagonisti, il cui ruolo di persecutore è lasciato all'enuco Po Dung). Alla fine dell'opera, a seguito di una rivolta popolare, viene costretta a rifugiarsi nel Palazzo d'Estate, mentre il popolo occupa la Città Proibita.

Onorificenze

Onorificenze straniere

Dama di I Classe dell'Ordine della Corona Preziosa (Impero di Giappone) - nastrino per uniforme ordinariaDama di I Classe dell'Ordine della Corona Preziosa (Impero di Giappone)
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Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Chang, p. 56
  2. ^ Chang, p. 57
  3. ^ Buck, p. 70
  4. ^ Buck, p. 117
  5. ^ Chang, p. 141
  6. ^ Buck, p.6
  7. ^ Chung, p.35
  8. ^ Dragoni, p.28
  9. ^ Min, p.44
  10. ^ Varè, p.61
  11. ^ Dragoni, p. 70
  12. ^ Warner, p.58
  13. ^ Buck, p. 121
  14. ^ Warner, p.102
  15. ^ Buck, p.73
  16. ^ Min, p.67
  17. ^ Chung, p.72
  18. ^ Buck, p.32
  19. ^ Royal Ark

Bibliografia

  • Pearl S. Buck, Donna imperiale, Mondadori, Milano 1959.
  • Jung Chang, L'imperatrice Cixi, Longanesi, Milano 2013.
  • Sue Fawn Chung, The Much Maligned Empress Dowager: A Revisionist Study of the Empress Dowager Tz'u-Hsi (1835-1908). Modern Asian Studies 13, no. 2 (1979): 177-96.
  • Carlo Dragoni, La meravigliosa vita di Tzu Hsi imperatrice della Cina, Mondadori, Milano 1943.
  • Hummel, Arthur William, ed. Eminent Chinese of the Ch'ing Period (1644-1912). 2 vols. Washington: United States Government Printing Office, 1943.
  • Anchee Min, L'Imperatrice Orchidea, Corbaccio, Milano 2004.
  • Daniele Varè, Yehonala, Bemporad, Firenze 1933.
  • Marina Warner, Tz'u-Hsi imperatrice del drago, Librex, Milano 1975.
  • 雷家聖(Lei Chiasheng)《力挽狂瀾-戊戌政變新探》,台北:萬卷樓,2004 ISBN 957-739-507-4

Voci correlate



Ritornando al paragone con Cersei, c'è un particolare parallelismo tra la strage del Tempio di Baelor e quella, reale, che l'imperatrice Cixi sostenne tramite la rivolta dei Boxer contro gli oppositori e gli invasori stranieri.
Alla fine Cixi fu sconfitta e portò la dinastia e l'impero alla disfatta.
Cersei probabilmente farà una fine ancora peggiore.
Ma ora lasciamo che si goda il suo momento di trionfo.