lunedì 6 giugno 2016

il libero arbitrio? Pura illusione





Il libero arbitrio è il concetto filosofico e teologico secondo il quale ogni persona è libera di scegliere da sé gli scopi del proprio agire, tipicamente perseguiti tramite volontà, nel senso che la sua possibilità di scelta è liberamente determinata.

Ciò si contrappone alle varie concezioni secondo cui questa possibilità sarebbe in qualche modo predeterminata da fattori sovrannaturali (destino), o naturali (determinismo), per via dei quali il volere degli individui sarebbe prestabilito prima della loro nascita: si parla allora a seconda dei casi di predestinazione, servo arbitrio o fatalismo.

Con lo sviluppo della biologia, conseguente soprattutto alla scoperta del microscopio, l'essere umano iniziò ad essere concepito come un complesso sistema fisico composto da particelle, e successivamente molecole, che fanno uso di reazioni chimiche, fisiche, proprio come ogni altro sistema fisico nell'universo, e dunque ritenuto soggetto alle stesse leggi della fisica che conosciamo; sorse allora il problema di stabilire se tali reazioni materiali fossero l'effetto o piuttosto la causa della sua volontà.

Si venne in particolare scoprendo che il cervello umano sfrutta una serie di reazioni chimiche e chimico-fisiche che generano i campi elettrici e magnetici, tramite i quali avviene la comunicazione dei neuroni, quindi la decisione volontaria di un individuo potrebbe determinare queste reazioni, regolate a loro volta da leggi fisiche ben precise, oppure esserne determinato.

Con l'avvento delle prime conoscenze in campo atomico, e soprattutto in seguito alla formulazione del principio di indeterminazione di Heisenberg, alla concezione deterministica propria della meccanica classica si è affiancata una concezione stocastica, basata sulla meccanica quantistica in grado di predire eventi solo in termini di probabilità, che non è più ritenuta il frutto di una conoscenza incompleta del sistema fisico, ma una caratteristica intrinseca del mondo quantistico.

Come il determinismo, tuttavia, anche l'indeterminismo venne utilizzato come argomento contro la possibilità del libero arbitrio. Se infatti il determinismo aveva finito per negare la libertà umana, i sostenitori dell'indeterminismo adesso attribuivano al caso la genesi delle nostre azioni, giungendo così ugualmente a negare che la volontà umana fosse libera, in quanto essendo soggetta a parametri irrazionali, risulterebbe incontrollabile.

L'argomento standard contro l'esistenza del libero arbitrio ebbe modo così di basarsi su due differenti opzioni, cioè sulle seguenti concezioni:
l'interpretazione deterministica della natura, secondo la quale sono solo le leggi fisiche a dettare i comportamenti umani;
l'interpretazione indeterministica, per cui ogni evento è prodotto dal caso, e le scelte individuali sarebbero il risultato di questi processi casuali.

Uno studio neuroscientifico e psicologico dimostra che la libertà di scelta è frutto di suggestione. Il test su un campione di 25 persone mette in allerta sugli inganni del cervello

LE SCELTE che siamo chiamati a fare ogni giorno sono frutto di un'illusione. Ovvero, le decisioni che pensiamo dipendano dal nostro libero arbitrio, in realtà, anche se ci riguardano in prima persona, non sono che un inganno del cervello.

E' l'interpretazione suggerita da un gruppo di neuroscienziati dell'Università di Yale, autori di uno studio pubblicato sulla rivista Psychological Science che riguarda le scelte effettuate in breve tempo e tutt'ora in corso.

E' stato chiesto a 25 volontari di osservare cinque cerchi bianchi in posizioni casuali sullo schermo di un computer, per indovinare quello che da lì a breve sarebbe diventato rosso. Le cavie potevano indicare oppure rispondere sì/no rispetto alla loro scelta. Il test, ripetuto più volte, ha rivelato che in media gli studenti hanno risposto ''sì'' nel 20% dei casi. In realtà, i ricercatori hanno scoperto che la risposta giusta era stata scelta oltre il 30% delle volte quando i cerchi diventavano rossi più rapidamente. In sintesi, lo studio dimostra che, quando abbiamo poco tempo a disposizione per prendere una decisione, capita che adattiamo questa alle conseguenze ormai verificatesi. Anche se il nostro cervello ci porta a credere che in realtà siamo stati noi a scegliere, a prescindere da quanto poi accaduto.

''Questo suggerisce che i partecipanti a volte avevano scambiato l’ordine degli eventi, creando l’illusione che una scelta aveva preceduto il cambiamento di colore quando in realtà non era così“, spiega Adam Orso, uno dei ricercatori di Yale. ''Forse nei momenti in cui sperimentiamo una scelta, la nostra mente sta riscrivendo la storia, ci porta a pensare che la decisione – che in realtà è stata ''completata'' dopo che le sue conseguenze sono state inconsciamente percepite – dipenda dal nostro libero arbitrio''.

Limiti convenzionali del Mar Ionio



In giallo i confini tradizionali, in rosso i confini definiti dall'Organizzazione idrografica internazionale, in arancione i confini utilizzati dal servizio meteorologico Meteomar.

domenica 5 giugno 2016

Il concetto di Impero e la genesi degli Imperi continentali europei





Un impero (dal latino imperium, "potere militare", "potere coercitivo") è convenzionalmente un'entità statale costituita da un esteso insieme di territori e popoli, a volte anche molto diversi e lontani, sottoposti ad un'unica autorità, normalmente ma non necessariamente impersonificata nella figura dell'imperatore.
Pur essendo indicate come impero strutture statali anche estremamente diverse tra loro, per le sue caratteristiche, un impero presenta quasi sempre spiccate caratteristiche di multiculturalità e multietnicità, accompagnate però da una marcata distinzione tra i territori metropolitani e i territori periferici, normalmente indicati come province (retti da governatori,viceré o vassalli nominati dall'autorità centrale), e tra l'etnia dominante e i popoli assoggettati.
L'impero è inoltre in genere caratterizzato da un'ideologia imperiale, cioè dell'ideologia fondante dell'architettura del sistema imperiale, spesso connotata di caratteri di egemonismo eduniversalità, sulla base della quale si modellano i meccanismi di controllo politico, sociale, religioso ed economico del gruppo dominante sui gruppi dominati.
Impero è però un concetto complesso che ha connessioni con la storia, la politica, l'economia, il diritto, la linguistica; ma anche la logica e la mitologia avrebbero da dire la loro parte. In realtà, più che un concetto, impero è un sistema semantico (cioè un sistema di significati). A tale proposito conviene partire con una definizione di Johan Galtung:
« Un impero è un insieme articolato di conquiste militari, dominio politico, sfruttamento economico e penetrazione culturale. »
Hardt e Negri, nel libro Impero, in qualche modo definiscono l'impero tramite la sua controparte: la moltitudine, necessitando di tornare ad un concetto pre-moderno per identificare le masse che si contrappongono al potere dell'impero e limitandolo lo definiscono. Per l'origine del concetto di moltitudine è interessante leggere Virno:
« Nel descrivere le forme della vita associata e lo spirito pubblico dei grandi Stati appena costituiti, non si parlò più di moltitudine, ma di popolo. »
Tiberio Graziani, rigettando un'analisi puramente geografica o limitata ai soli rapporti interni tra i territori, scrive:
« L'impero non è dunque definibile per il suo gigantismo territoriale, né per la eterogeneità etnica e culturale, né per un centro geografico definito e la sua correlata periferia. La definizione di tale entità geopolitica va trovata, quindi, altrove.[...] Ciò che contraddistingue e qualifica l'impero rispetto alle altre costruzioni politiche, o più precisamente geopolitiche, sembra essere invece la funzione equilibratrice che esso tende ad esercitare nello spazio che lo delimita. »
Tale funzione equilibratrice consiste nel regolare i rapporti tra le nazioni e le etnie che compongono l'impero stesso, impedendo alle une di sopraffare le altre e, quindi, preservando i particolarismi e le specificità interne. Tratti distintivi dell'impero, secondo Graziani, sono quindi: la funzione equilibratrice tra le sue componenti; la continuità spaziale; l'unità spirituale al suo interno.
Due sono le idee di Impero, che si confrontano rivaleggiando fra loro. Il primo è un impero concepito sull'ideale di equilibrio interno nel rispetto della diversità. Ogni clan, gruppo, tribù e successivamente, nazione, riconosce un'unica fonte di potere sovrano, spesso attribuendole qualifiche divine o semidivine. L'unico riferimento dell'uomo inteso come appartenente alla specie umana in ogni campo del vivere e dello scibile, dal punto di vista sociale, economico, politico, religioso, militare od altro, sarebbe dunque divenuto il vertice imperiale, quale penultimo passaggio antecedente nella scala dell'autorità, alla divinità stessa
A questa concezione dell'Impero, assai ambiziosa, se ne contrappone un'altra, meno pregna dal punto di vista ideale, ma assai più concreta nelle forme di realizzazione politica. La seconda concezione di Impero infatti, intende occuparsi anch'essa di ogni aspetto della vita di una comunità, e se possibile elevare la comunità di riferimento alla sola presente, annettendo o sciogliendo al proprio interno ogni altra comunità, posta in condizione di inferiorità e sottomissione politica, economica e culturale, alla "comunità imperiale" e dal suo vertice, unica fonte di qualsiasi regola del vivere. Nate entrambe in Oriente, la prima in Akkad, dove Naram Sin fu il primo sovrano a farsi considerare divino, la seconda in Media e in Persia divennero nel corso dei secoli le concezioni tipiche del Potere la prima in Oriente, la seconda in Occidente.
La contrapposizione divenne insanabile all'interno dell'Impero Romano, con la fondazione dell'Impero Romano d'Occidente, ove rimanevano presenti l'aristocrazia senatoria, il cui potere venne assorbito dalle élite militari barbariche, e l'idea di Impero come organismo capace di annettere e dominare tutte le popolazioni ad esso sottomesse con la forza, contrapposta all'Impero d'Oriente. All'interno di quest'ultimo l'Imperatore aveva, anche in epoca cristiana, maggior peso di qualsiasi rappresentante religioso, e trattava le popolazioni soggette o abitanti i territori vicini ai propri territori, come nel caso degli Armeni, su un piano di rispetto della diversità e dell'equilibrio.
La notte di Natale dell'anno 800 quando il Papa Leone III incoronò Carlo Magno Imperatore del Sacro Romano Impero, fornisce la cartina di tornasole delle due concezioni imperiali. Se infatti il Papa, ancora influenzato dalle idee orientali, bizantine, intendeva fare di Carlo il "proprio Imperatore", capo di un impero universale ove ogni uomo riconoscesse nell'autorità imperiale sia pure "cristianizzata" e nelle mani di un esponente di un popolo "barbaro" l'unica fonte del Diritto in ogni campo della vita dell'uomo, ovunque vivesse e sotto qualunque autorità si trovasse a vivere, essendo l'imperatore investito dal Papa superiore a qualsiasi altra corona. Carlo intendeva invece l'Impero semplicemente come una vasta area geografica unitaria, ove le genti franche, da lui dominate, avessero l'egemonia su qualsiasi altro popolo, come i Longobardi residenti in Italia e sottomessi da Carlo stesso. A conferma di ciò, fu Carlo a incoronare il proprio figlio, Ludovico il Pio, Imperatore, giacché si trattava di una semplice investitura politica che quasi nulla aveva della idealità del concetto imperiale sostenuto dal Soglio Pontificale Romano.
Le due idee di Impero continuarono a confrontarsi con le epoche successive e a modificarsi con il passare di esse. Per un lunghissimo periodo sembrò che la seconda idea di Impero, sostenuta da Carlo Magno e da altri, fosse assai prevalente e vittoriosa. Vale a dire che l'imperialità consistesse nella sottomissione di popoli contigui e nel raggruppamento di molte province periferiche attorno a una sola capitale e dinastia o casata regnante, destinata al dominio di un popolo. In questo modo si formarono ad esempio i regni europei di Spagna, Francia e Inghilterra. L'idea di un impero fortemente connotato dal punto di vista religioso come unico riferimento e insieme speranza dell'umanità sembrava essere definitivamente declinata con la fine della dinastia imperiale sveva e contemporaneamente con la fine delle Crociate di Terrasanta, missione ad esso strettamente connessa..
Il Sacro Romano Impero Germanico si proclama erede dell'Impero Romano d'Occidente, così come, dopo il 1453 e la caduta di Costantinopoli, l'Impero Russo si proclama erede dell'Impero Bizantino, che a sua volta era la continuazione dell'Impero Romano d'Oriente. Persino i Sultani turchi dell'Impero Ottomano si proclamarono eredi dell'Impero Bizantino, ma di fatto erano più che altro eredi del Califfato Arabo e dell'Impero Achemenide persiano, riconducibili alla categoria del dispotismo orientale, così come l'Impero Cinese, l'Impero Persiano degli Shah, l'Impero Moghul e quello Giapponese.
Tutto cambiò con Napoleone Bonaparte e il neo-Impero francese, che pose fine nel 1806 al Sacro Romano Impero, il quale fu sostituito dall'Impero Austriaco, che se ne proclamò erede. Ma l'eredità dell'Impero d'Occidente fu poi rivendicata dalla Prussia e dall'Impero Tedesco di Bismarck e di Guglielmo II.
Se infatti certamente l'idea imperiale napoleonica era per un verso quella della annessione alla Nazione Francese, per i territori circonvicini, per la maggior parte del suolo europeo essa si esplicitò con l'arrivo, sulle baionette francesi, dei codici di legge napoleonici e della eredità politica sociale e legislativa della rivoluzione francese. Questa ideologia ancora una volta, seppure secolarizzata dalle forme religiose originarie a quelle giuridiche vedeva una unitarietà di regole e una unica fonte del diritto capace nel rispetto delle diversità di tenere sotto il proprio ombrello, tutte le popolazioni del mondo entro un sistema di diritti e garanzie dal potere politico esaltante i valori rivoluzionari di Uguaglianza, Solidarietà e Libertà.
Un tema simile si è presentato con l'evolversi delle istituzioni europee. Se da una parte infatti si è parlato di "imperialismo" americano, secondo il sistema dell'annessione e del dominio del popolo americano sul mondo assicurato dall'equilibrio del terrore durante la guerra fredda, quindi secondo l'idea di un impero capace di assorbire e dominare tutti i popoli del mondo annullando le diversità e anzi imponendo il modello di vita e di società liberista, dall'altra l'Unione europea appare come un modello di Impero del primo tipo. Ove vi è una unica fonte del diritto, quella europea, che può normare gli aspetti fondamentali del vivere e dell'"essere cittadini" nel mondo moderno, lasciando alle differenze nazionali la disciplina di dettaglio, ma affermando la superiorità ideale della UE, rispetto a ogni altra istituzione europea e tendenzialmente, seppur non dichiaratamente, mondiale.
Per quanto riguarda gli stati extraeuropei, si tratta di valutare come tradurre nelle lingue europee i titoli che hanno nelle rispettive lingue indigene. E la diplomazia europea ha riconosciuto ad alcuni, pochi, sovrani extrauropei il titolo di "imperatore". Alcuni di questi imperi, formalmente riconosciuti dalla diplomazia, hanno poco senso geopolitico. Infatti non è facile trovare nel transitorio impero di Corea le caratteristiche dell'impero geopolitico. Ma anche l'attuale Giappone non è impero in senso geopolitico, essendo paragonabile all'Italia o alla Germania attuale. L'Impero Centrafricano del dittatore Bokassa è ancora un impero solo in senso diplomatico.

Impero sovietico

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Impero sovietico.
Anche se non governata da un imperatore e autodichiarata anti-imperialista, l'Unione Sovietica mostrò tendenze comuni agli imperi nella storia:
  • espansione territoriale ottenuta attraverso l'invasione o la sovversione (come in Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia, Romania, Finlandia, Manciuria, Afghanistan).
  • forte potere centrale che controllava i governi di tutti gli stati satelliti
  • interferenze (incluso l'uso della forza militare) nelle politiche interne degli alleati (come in Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia).
Per queste ragioni, l'URSS è talvolta considerata da alcuni storici come uno dei principali imperi della storia, simile all'impero britannico e a quello romano, utilizzando anche alcuni elementi della politica estera zarista. I sostenitori dell'URSS rigettano tale teoria e ritengono che le relazioni tra l'Unione Sovietica e i paesi del suo "impero" erano stabilite da un rapporto di cooperazione volontaria.

Impero americano

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Impero americano.
Una parte dell'opinione pubblica utilizza il concetto di impero con riferimento agli Stati Uniti del XXI secolo, per quanto tale associazione non sia da tutti condivisa. Un esempio è Slavoj Žižek nel libro Iraq:
« Il problema degli Stati Uniti oggi non è che sono un nuovo impero globale, ma che non lo sono: in altre parole, pur pretendendo di esserlo, continuano ad agire come uno stato-nazione, perseguendo i propri interessi senza sosta. »
Appare a costoro ben percettibile l'esistenza di un sistema simbolico degli USA, come pure sono facilmente ravvisabili, secondo la loro opinione, nella politica estera degli USA i segni caratteristici dell'imperialismo.

Imperi nella storia

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Lista di imperi.
Imperi continentali

Note

  1. ^ Introduzione a Claudio Mutti, Imperium. Epifanie dell'idea di Impero, Effepi, Genova 2005
  2. ^ Dalla dinastia degli Achemenidi alla Rivoluzione iraniana sotto la dinastia Pahlavi.
  3. ^ Dalla dinastia Qin alla Rivoluzione Xinhai sotto la dinastia Qing.
  4. ^ Dal Califfato dei Rashidun alla disgregazione del Califfato dei Fatimidi a causa della prima crociata e delle invasioni dei Selgiuchidi.
  5. ^ De jure l'imperatore è ancora il capo di Stato del Giappone
  6. ^ Dall'anschluss dell'Austria alla caduta del regime nazista.
  7. ^ Dalla colonizzazione delle Isole Fær Øer all'entrata della Groenlandia nel Regno di Danimarca, cessando lo status coloniale.
  8. ^ Dalla conquista di Ceuta (Nordafrica) alla cessione di Macao alla Cina.
  9. ^ Dalla conquista dell'impero azteco all'indipendenza del Sahara Occidentale.
  10. ^ Dalla colonizzazione dell'isola di Terranova alla cessione di Hong Kong alla Cina.
  11. ^ Dalla colonizzazione dell'Isola Ambon, tramite la Compagnia Olandese delle Indie Orientali, all'indipendenza del Suriname.
  12. ^ Dalla colonizzazione di Port Royal (Canada) all'indipendenza di Vanuatu (vedi Nuove Ebridi ).
  13. ^ Dalla colonizzazione dell'Africa tedesca del Sud Ovest, corrispondente a gran parte della Namibia, alla privazione di tutti i possedimenti coloniali imposta dal Trattato di Versailles.
  14. ^ Dall'occupazione della città portuale di Massaua (Eritrea) nel Mar Rosso all'indipendenza della Somalia italiana.
  15. ^ Dall'annessione del Congo Belga a favore del Belgio, assumendo lo status coloniale, all'indipendenza del Ruanda-Urundi (poi Ruanda e Burundi).


Mappa dei diritti e dei divieti riguardanti l'omosessualità e la comunità LGBT nel mondo




Tutele e riconoscimenti legali per coppie omosessuali Legale
__ Matrimonio egualitario
__ Altri tipi di unioni civili (o coabitazioni registrate)
__ Riconoscimento dei matrimoni celebrati all'estero
__ Riconosciuti i matrimoni omosessuali negli altri stati, ma non a livello federale
__ Nessun riconoscimento per le coppie di persone dello stesso sesso


Pratiche omosessuali illegali o altre restrizioni
__ La legge limita la libertà di espressione e associazione
__ Punizione minima
__ Illecito penale
__ Imprigionamento a vita (condanna all'ergastolo)
__ Pena di morte



A maggio 2016 l'omosessualità è reato in 73 paesi al mondo. Di questi, 45 condannano anche i rapporti omosessuali tra due donne oltre che quelli tra due uomini. In 8 di questi è prevista la pena di morte.

A maggio 2016, 22 paesi al mondo prevedono il matrimonio tra persone dello stesso sesso e 24 altri tipi di unioni civili, inclusa l'Italia.

Parodie fantasy









































Euron Greyjoy e il suo "pappagallo"







sabato 4 giugno 2016

Tutte i racconti della vecchia Nan nel Trono di Spade






File:Old Nan.jpg

Nan è la bisnonna di Hodor, e serve gli Stark da quattro generazioni, quando fu assunta come nutrice di un Brandon che era fratello del nonno di Bran,
 La Vecchia Nan, sopravvissuta a tutti i propri figli e nipoti, dedica tutta la sua attenzione ai ragazzi Stark, a cui è solita raccontare spaventosi racconti riguardo a quello che c'è oltre la Barriera. Nonostante da una parte li terrorizzi, dall’altro lato apre le loro menti alla verità su quale genere di creature sia sopravvissuta oltre la Barriera. Nella Serie TV è interpretata da Margaret John. E’ l’abitante più anziana di Grande Inverno, dove è arrivata per fare da balia a Brandon Stark, della cui identità non si è certi, poiché sua madre è morta nel darlo alla luce. Si pensa che questo Brandon Stark sia o il fratello di Lord Rickard Stark o un fratello di suo padre. Nan perde entrambi i suoi figli durante la Ribellione di Robert, il suo pronipote durante la Ribellione dei Greyjoy. Le sue figlie sono lontano da casa, dove muoiono. Il suo unico parente ancora in vita è Hodor[1].

Di seguito alcune delle storie della Vecchia Nan:

L’ultimo eroe

Il drago di ghiaccio

Harrenhal e Harren il Nero

Il principe che credeva di essere un drago (Aerion Brightflame Targaryen)

Il Re della Notte

Il Popolo Libero beve sangue da teschi umani

Come i Figli della Foresta hanno insegnato ai Primi Uomini a inviare messaggi con i corvi

Il Cuoco Ratto, Danny Flint, il Pazzo dell'Ascia, Symeon Occhi di Stelle e le storie sul Forte della Notte

Aspra Dimora

Le leggende sulla Lunga Notte

Storie di terribili tempeste invernali


Il gioco del trono

Nan (Margaret John) nella serie tv
Mentre assiste all’esecuzione del disertore dei Guardiani della Notte, Bran Stark ripensa alle storie della Vecchia Nan riguardo alle creature che vivono oltre la Barriera[2].

Lo scontro dei re
Arya Stark usa il soprannome “Nymeria” o "Nan" per un breve periodo di tempo, dopo essersi presentata così a Lord Roose Bolton[3].

Il banchetto dei corvi
Dopo la caduta di Grande Inverno, Nan è tra i prigionieri che vengono tenuti a Forte Terrore.

La danza dei draghi
Secondo quanto sostiene Theon Greyjoy, la Vecchia Nan sta ormai per morire, ma questo dato non è ancora stato confermato.

Daenerys Targaryen e la Profezia degli Eterni





File:Casaeterni.jpg


Madre dei draghi, figlia di tre, tre teste ha il drago. Madre dei draghi, figlia della tempesta, tre fuochi dovrai accendere, uno per la vita, uno per la morte e uno per l'amore. Tre destrieri dovrai cavalcare, uno per il piacere, uno per il terrore e uno per l'amore. Tre tradimenti dovrai conoscere, uno per il sangue, uno per l'oro e uno per l'amore.
Viserys che urla, oro liquefatto scorre giù lungo le sue guance, allagandogli la gola. Un lord dalla pelle bronzea e dai lunghi capelli argentei è in piedi a fianco del vessillo di uno stallone di fuoco, con una città in fiamme dietro di lui. Rubini schizzano via come gocce di sangue dal petto di un principe morente che si accascia nell'acqua, mormorando il nome di una donna.
Madre dei draghi, figlia della morte...
Scintillante come il tramonto, una spada rossa si solleva nel pugno di un re dagli occhi azzurri che non proietta alcuna ombra. Un vessillo rappresentante un drago garrisce nel vento davanti a folle giubilanti. Da una torre fumante, una grande bestia di pietra dispiega le ali, respirando fiamme di tenebra.
Madre dei draghi, sterminatrice della menzogna...
La sua cavalla argentea avanza al trotto nell'erba alta, dirigendosi verso un limpido torrente, al cospetto di una prodigiosa volta stellata. Un cadavere in piedi sulla prora di una nave, occhi che brillano nel volto livido, un sorriso triste sulle labbra grigie. Un fiore azzurro nasce da una cavità in una muraglia di ghiaccio, l'aria è piena di fragranza.
Madre dei draghi, sposa del fuoco...
Rapide, sempre più rapide vennero le visioni, l'una dopo l'altra, l'una dentro l'altra, fino a quando l'aria stessa parve diventare un'entità viva. Ombre che vorticano, che danzano all'interno di una tenda, prive di scheletro, evocatrici di qualcosa di terribile. Una bambina corre a piedi nudi verso una grande casa dalla porta rossa. Mirri Maz Duur urla avvolta dalle fiamme, e un drago esce dalla sua fronte. Un cavallo argenteo trascina il cadavere di un uomo nudo, ridotto a un cumulo di piaghe. Un leone bianco in corsa nell'erba, gli steli alti più di un uomo. Al cospetto della Madre della montagna, una fila di anziane nude esce dal grande lago e s'inginocchia davanti a lei, corpi tremanti, teste chinate. Diecimila schiavi innalzano mani lorde di sangue, Daenerys che galoppa davanti a loro come il vento. «Madre!» urlano. «Madre!» Cercano di afferrarla. La toccano, tirano la sua tunica, il bordo della gonna, il piede, la gamba, il seno. La vogliono. Hanno bisogno di lei, del suo fuoco, della sua vita. Daenerys spalanca le braccia per accoglierli, per nutrirli tutti...

Gli Eterni si presentano come individui di bell'aspetto e nel fiore degli anni, ma in realtà sono vecchi e avvizziti, con le carni di un blu violaceo: le unghie e le sclere dei loro occhi sono diventate blu per il consumo continuo di Ombra della Sera.

Eventi recenti

Lo scontro dei re
Su consiglio di Pyat Pree, Daenerys Targaryen decide di far visita agli Eterni nella loro dimora. Dopo averli cercati a lungo all'interno dell'edificio, Daenerys trova un gruppo di stregoni giovani e forti che le mettono a disposizione la loro conoscenza e le loro armi magiche. Drogon, però, cerca di dirigerla verso un'altra porta e Daenerys decide di seguire l'istinto del drago, allontanandosi da loro, mentre gli stregoni cercano di richiamarla con voci suadenti. La ragazza scappa e si trova in una sala cupa con al suo interno un tavolo di pietra e un cuore umano, blu dalla decomposizione, che vi aleggia sopra. Nell'oscurità, Daenerys percepisce la presenza dei veri Eterni, uomini e donne vecchi e decrepiti, con carni, labbra e occhi blu: nonostante siano immobili e non respirino, stanno comunque sussurrandole qualcosa. Gli Eterni le mostrano una serie di visioni del passato e del futuro, ma, mentre lo fanno, cercano di attaccarla per succhiarle via l'energia vitale. A quel punto, interviene Drogon, che li aggredisce salvando Daenerys.[1]

La danza dei draghi
Quaithe raccomanda a Daenerys Targaryen di ricordare ciò che le è stato detto dagli Eterni.[2]
Secondo Xaro Xhoan Daxos, gli Eterni di Qarth sono tutti morti.[3]

Quello di Daenerys nella casa degli Eterni è un capitolo importante e difficile. Certo, finisce in crescendo, ma all’inizio di azione ce n’è poca, solo immagini difficili da interpretare E quando David Benioff e D.B. Weiss hanno realizzato il corrispondente episodio nella seconda stagione di Il trono di spade hanno dovuto compiere delle scelte ben diverse rispetto a quanto narrato da George R.R. Martin in La regina dei draghi. Motivi economici, difficoltà a girare certe scene, la necessità di mostrare qualcosa di più “televisivo” e quella di evitare spoiler, l’impossibilità di mettere certi elementi perché gli spettatori non conoscevano tutti i retroscena che conoscevano i lettori… Le differenze sono tante, a partire dal perché Daenerys si reca in quella che è chiaramente una trappola. Nei romanzi la sua è una scelta, sa di correre un rischio ma vuole sapere ed essere padrona del suo destino. Nella serie televisiva è costretta a farlo perché le hanno rubato i draghi. I romanzi sono più statici, certo, ma il personaggio è anche più forte. Gli effetti speciali per realizzare i draghi costano molto più delle parole con cui Martin li descrive e quindi Benioff e Weiss li fanno vedere meno. Mezzi espressivi diversi, anche se il modo in cui muta il carattere dei personaggi dalla carta allo schermo in genere non mi piace.

Daenerys va, malgrado i consigli contrari e il precedente tragico con la maegi, e del resto qualcosa deve pur fare se vuole uscire dalla situazione di stallo in cui si trova. La Casa degli Eterni è un labirinto, anche se visto che è un labirinto magico non possiamo aspettarci che si comporti secondo le regole che conosciamo noi. E le istruzioni di Pyat Pree saranno corrette o saranno qualcosa di adattato ai suoi scopi? Se entrasse qualcun altro come si comporterebbe la Casa? Mi piace comunque l’immagine evocata da Pyat Pree:

Altre porte potrebbero aprirsi per te. Oltre di esse, potresti trovare visioni che ti turberebbero. Visioni di dolcezza e visioni di orrore, di meraviglia e di terrore. Immagini e suoni di giorni svaniti, di giorni a venire e di giorni che mai saranno. (pag. 215)

Questa è epica, ricordiamolo, è un canto di ghiaccio e di fuoco, e le visioni ne fanno parte.

Daenerys entra, e noi con lei. Non mi soffermo sugli arredi, le stanze chiuse, i rumori, perché ne sappiamo troppo poco, come sappiamo poco di determinate visioni. Cosa significa quella donna nuda su cui si trovano quattro piccolissimi uomini con la faccia da topo? Da qualche parte ho letto che la donna potrebbe rappresentare il continente di Westeros dilaniato da quattro re, ma è solo un’ipotesi. Poi c’è un’orribile carneficina, seguita da una delle tante libere interpretazioni di Sergio Altieri dei romanzi. Daenerys ha la visione della “casa con la porta rossa, la casa di Braavos” (pag. 217). Altieri, convinto che i lettori non avrebbero riconosciuto la casa in questione, ha sentito la necessità d’inventarsi una frase che in A Clash of Kings non c’è. Dopo “la casa di Braavos!” infatti lui ha aggiunto

Il luogo dove lei e suo fratello Viserys erano stati accolti da magistro illyrio prima che lei andasse in sposa a khal Drogo

dimenticandosi che magistro Illyrio vive a Pentos e non a Braavos, e che presso di lui Daenerys non si è mai sentita a  casa sua. Il traduttore ha pensato che noi potessimo confonderci, e così ha aggiunto una frase errata. Nelle ultime edizioni dei romanzi e nella versione ebook questa frase è stata tolta, cancellata grazie alle proteste mie e di altre persone, ma chi ha ancora la vecchia edizione si trova di fronte un errore.

Mi è capitato di leggere alcuni commenti su internet scritti da gente che dice che Martin non scrive neanche male ma che si contraddice un po’ troppo spesso. No, non è lui che si contraddice, è la traduzione che lo fa, ma parecchie persone attribuiscono allo scrittore colpe che non ha e magari usano questi errori come motivo per dire che gli autori fantasy non sono particolarmente seri e non si curano dei dettagli tanto i loro lettori accettano di tutto. Grrr…
Con la casa casa di Braavos siamo in vena di memorie, e già che ci stiamo tuffando nel passato vediamo un’altra scena interessante e un altro errore di Altieri. Ci sono il trono di spade (il “torreggiante trono irto di protuberanze”, pag 218) e quattro persone, due uomini, una donna e un neonato. Il vecchio riccamente vestito seduto sul trono è Aerys, il re Folle. L’uomo che si trova più in basso e che in un primo momento Daenerys prende per Viserys è Rhaegar, il maggiore dei figli di re Aegon e della regina Rhaella.Ce lo dicono il suo aspetto, le sue parole e il fatto che suona l’arpa, cosa che Rhaegar amava fare (anche se non ricordo se questo il lettore lo sa già o se lo scoprirà più avanti). È quest’uomo, e non il sovrano – il quale era folle e dubito che si interessasse di certe profezie come invece fa Rhaegar, ma tanto per cambiare la traduzione di Altieri attribuisce le parole alla persona sbagliata – a dire alla donna che il bambino si deve chiamare Aegon. Abbiamo già avuto la profezia sul figlio di Daenerys e Drogo che in teoria sarebbe dovuto essere lo stallone che monta il mondo, ma se Martin si diverte a distruggere i clichè del fantasy magari anche il fatto di non far avverare le profezie fa parte di questa sua abitudine di deludere le aspettative del lettore. Comunque il discorso del canto del ghiaccio e del fuoco ci riporta sul tema dell’epica di cui parlavo prima, aspetto sottolineato dal ricordo delle tre teste del drago.

L’incontro con gli Eterni per certi aspetti mi fa pensare agli Aelfinn descritti da Robert Jordan in L’ascesa dell’Ombra, anche se Martin ha un passato da scrittore di horror e la cosa di tanto in tanto affiora. Ritroviamo l’importanza del tre del folklore, delle fiabe e degli archetipi: tre teste del drago, tre fuochi (vita, morte e amore, e se il primo fuoco è quello che ha dato la vita ai draghi viene da chiedersi quali saranno gli altri due e quale prezzo dovrà pagare per accenderli), tre destrieri (piacere, terrore e amore), tre tradimenti (sangue, oro e amore, e l’amore è l’unica delle parole che si ripete in queste tre terne). E poi ci sono Viserys che urla, un lord dalla pelle bronzea e dai capelli argentei (il colore dei capelli è quello dei Targaryen, quello della pelle no. Rhaego, il figlio di Daenerys e Drogo, se fosse vissuto? Noi non sappiamo se le visioni riguardano passato, presente, futuro o un futuro che una volta era una possibilità e ora non più, e dobbiamo interpretare in base a pochi elementi), Rhaegar che muore facendo il nome di una donna (Lyanna, ovviamente, chi altri?), una spada rossa nel pugno di un re dagli occhi azzurri privo di ombra (gli occhi come come quelli di Stannis, anche se non siamo sicuri che il re sia lui, ma Stannis ha un rapporto molto particolare son la sua ombra, manco fosse Peter Pan), un vessillo rappresentante un drago mosso dal vento, una bestia di pietra che dispiega le ali (avete presente come è costruita Roccia del Drago?), la sua cavalla argentea, un cadavere in piedi sulla prora di una nave, un fiore azzurro che nasce da una cavità in una muraglia di ghiaccio (Lyanna amava i fiori azzurri, e l’unica muraglia di ghiaccio che mi viene in mente è la Barriera), e poi via, con visioni sempre più frenetiche, alcune delle quali chiaramente legate al passato. La cosa diventa insostenibile, fino all’intervento di Drogon che decide che è il momento di fare un bel barbecue.

Eccole qui le Nozze Rosse, Martin ce lo aveva detto con parecchio anticipo, anche se chi come me ha letto i libri all’epoca della loro pubblicazione (La regina dei draghi nell’ottobre del 2001, I fiumi della guerra nell’ottobre del 2002) ha fatto in tempo a dimenticare un bel po’ di cose. Cadaveri a mucchi, corpi muutilati, “un sontuoso banchetto tramutato in un orrido mattatoio”, anche se il banchetto offerto da Walder Frey non era poi tanto sontuoso, e su un trono un uomo morto la cui testa “era una testa di lupo. Portava una corona di ferro”. La corona di Robb per la verità è di bronzo (Il regno dei lupi, pag. 112), ma il sovrano è senza dubbio lui. In questo caso Benioff e Weiss sono stati obbligati a cambiare la visione, se Daenerys non ha mai visto Robb e per il personaggio descritto da Martin la ragazza vede semplicemente un uomo morto, noi avremmo certamente riconosciuto Richard Madden. Ha già sul corpo la testa di Vento Grigio? Avremmo riconosciuto pure lui, e quindi le Nozze Rosse della terza stagione avrebbero avuto sullo spettatore un effetto molto meno forte. E nel mattatoio probabilmente avremmo visto stemmi, quanto meno quelli di Stark e Frey. No, meglio eliminare la visione, anche se i lettori erano stati avvisati.

Rhaegar dice che il figlio è il Principe Promesso, e che sua è la Canzone del Ghiaccio e del fFoco. Con Aegon morto poteva sembrare un’altra profezia errata come quella dello stallone che monta il mondo, ma forse Aegon non è morto. Forse, non siamo certi che il giovane Griff sia davvero il figlio di Rhaegar ed Elia, anche se lui ne è convinto e anche se ha certamente sangue Targaryen nelle vene. Potrebbe essere un Targaryen del ramo Blackfire, e prima o poi dovrò parlare di questa ribellione, cresciuto nella convinzione erronea di essere stato scambiato in culla. In fin dei conti Le cronache del ghiaccio e del fuoco sono piene di burattinai che manovrano le persone per i loro fini e che fanno del loro meglio per ingannarci.