Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
mercoledì 21 ottobre 2015
martedì 20 ottobre 2015
Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 15. La terra promessa
<<Seguitemi>> disse Edwina indicando i lunghi corridoi dei sotterranei di Alfarian <<ma fate attenzione: questa cripta è più antica del castello e cela molti brutti ricordi>>
Una scalinata lunga e ripida, illuminata da torce verdastre, conduceva fuori dalla cripta del castello.
Le fiaccole sembravano vivere di vita propria e assumere forme strane.
<<Non guardate le luci!>> ammonì Edwina <<sono tenute accese da un potente incantesimo>>
Waldemar percepì la potenza della magia di Atar su quel luogo.
Edwina pareva quasi volare al di sopra di essa, tanto era agile e veloce nel salire.
Anche Greta Van Garrett dette prova di grande agilità, a differenza del resto dei compagni di spedizione.
<<Quando arriveremo al livello del piano terra, troveremo finestre da cui osservare il sole della Nuova Terra>> chiese Waldemar.
<<E' quasi l'alba>> rispose Edwina <<ed è estate. L'inverno del nostro scontento si è fatto estate sfolgorante, sotto i raggi di questo sole di York>>
<<Il sole della Nuova Terra è simile al nostro? La temperatura esterna è la stessa?>>
Edwina annuì:
<<Molto simile, ma più bianco. Alfarian è molto a nord e molto in alto, sui monti, per cui la temperatura è piuttosto fresca>>
Il Consigliere Albedo, noto per il suo perfezionismo maniacale, si preoccupò di alcuni elementi che non tornavano:
<<Mi pare che qui siamo più a nord, rispetto alla posizione di Burg Hohenzollern da cui proveniamo>>
<<I continenti della Nuova Terra non sono identici a quelli della vostra e questo può far sembrare diverse le posizioni dei reciproci varchi e di conseguenza anche il clima.
Per questo i ghiacci artici sono più estesi, per la gioia dei Conti di Gothian, che hanno la signoria oltre il circolo polare>>
Waldemar aveva studiato bene le mappe della Nuova Terra.
Il territorio destinato agli Alfar era notevole, più o meno grande quanto gli Stati Uniti d'America.
Arrivarono finalmente al piano terra e attraversarono un lungo corridoio in stile misto tra il neogotico e il liberty. Gli archi a sesto acuto erano infatti ingentiliti da un biomorfismo quasi vegetale e floreale che appariva piuttosto esotico.
<<E' un contributo dell'arte degli Svartalfar. Sono Elfi, del resto, e il loro senso estetico è davvero notevole>>
Le finestre, con ampie vetrate di alabastro, spesse e colorate, impedivano di vedere l'esterno, ma la luce era già intensa, anche se più bianca di quella della luce terrestre.
Terminato il corridoio, arrivarono in un salone da cui si dipartivano altre scale e numerose porte.
Edwina mostrò loro la Sala del Trono:
<<Qui in futuro siederanno i Re degli Alfar, discendenti di Atar e della secondogenita del nostro Waldemar, che si chiamerà Alice>>
Waldemar sapeva già tutto questo, ma non gradì affatto che persino il nome della sua futura secondogenita venisse pubblicamente annunciato come se fosse stato imposto dall'esterno.
Mi sta facendo fare la figura del burattino, ma io gliela farò pagare, prima o poi!
Per il momento si limitò a fare buon viso a cattivo gioco: non era certo il momento per aprire altri fronti di battaglia.
Edwina li guidò verso una veranda circolare, con un leggiadro colonnato.
Da lì si poteva osservare un ampio panorama, comprendente montagne e boschi, ruscelli e torrenti e valli incantate di elfi e funghi.
Waldemar, nella sua gioventù, aveva viaggiato per la Selva Nera, scalandone le vette, e aveva navigato per i grandi e vorticosi fiumi della Germania, la terra dei suoi antenati paterni.
Quel paesaggio gli ricordava la Selva Nera e i fiumi germanici, come dovevano essere ai tempi dei suoi antenati.
Gli tornò alla mente un pensiero che spesso si era ripetuto ogni volta che si trovava di fronte ai luoghi che gli ricordavano la grande tradizione del passato.
Rispetta i tuoi antenati, perché tu sei il frutto di mille e mille amori.
<<Che te ne pare?>> chiese Edwina.
<<E' un luogo meraviglioso>> rispose Waldemar
<<Tra due giorni rimpiangerai gli agi tecnologici della Vecchia Terra>> ribatté lei.
<<Sono sopravvissuto a mesi di prigionia ad Estgoth>> fece notare lui.
<<Non è la stessa cosa>> lo rimbeccò la Dama Gialla.
<<Lo vedremo!>> concluse Waldemar e rivolse istintivamente lo sguardo a Greta Van Garrett.
Conto sul tuo aiuto, Greta, se vogliamo far abbassare la cresta alla Dama Gialla!
La dottoressa Van Garrett annuì con decisione.
Edwina sorrise, accettando la sfida implicita, poi si volse al seguito:
<<Ora vi mostro gli alloggi a voi destinati. Sono dotati di tutti i comfort, grazie all'aiuto fornitomi dal Signore Atar, mio padre.
Troverete cibo e ristoro.
L'attraversamento del Varco comporta una perdita di energia di cui non ci si accorge subito. Forse ora incominciate a sentirvi logori per i viaggi e per la molta stanchezza, ma stanotte, almeno, dormirete in pace>>
Waldemar annuì, traendo forza dall'Anello del Fuoco donatogli da Jennifer, che portava sempre al dito, ma per un istante il suo pensiero tornò alle persone che aveva lasciato sulla Terra e si sentì improvvisamente lontano da loro.
Il suo viaggio era appena iniziato, eppure gli sembrava di venire da lontano, da un lungo cammino, iniziato tanti anni prima. Aveva lasciato Londra a diciannove anni, aveva viaggiato molto, senza trovare pace in nessun luogo. Il suo viaggio era incominciato allora, vent'anni prima: per questo sentì di essere giunto a un traguardo, ai confini di un altro mondo.
Si sentì come Alessandro davanti all'Oceano Indiano e gli tornarono alla mente alcuni versi di una poesia che amava.
Nella provincia di Estgoth, "aspra e montana, filavano le vergini sorelle pel Dolce Assente la purpurea lana". Le tre sorelle Burke-Roche.
"E il tempo passa, e passano le stelle"
Forse il momento di Jessica è arrivato.
Pensò a lei, e a sua madre, e alla bambina che stava nascendo, e si sentì in colpa per non essere con loro.
Sono fuggito ancora una volta dalla mia famiglia...
Gli parve di vedere sua madre, poi nulla, nell'ultima sera.
Helena, in uno sogno smarrita, ascolta il cupo mormorio di un fonte. Ascolta, nella cava ombra infinita, le grandi querce bisbigliar sul monte.
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